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Capitolo sesto
Dopo un po’ entrammo nel pollaio. Matteo aveva il compito di mettere le uova, appena calde, nel cestino: – Da oggi in poi le sistemerai tu, caro cugino – mi disse.
Ma alcune non riesco proprio a prenderle perché sono troppo sporche. E allora…
Mettile in lavatrice! – esclamò Matteo aggrottando la fronte. – E fai attenzione a Penelope: lei non sopporta i maleducati. Se le dai il fondoschiena, quella te lo becca e te lo riduce ad un colabrodo.
Penelope era una gallina bella grassa e aveva il becco robusto e appuntito:
“Scommetto che lo usa a mo’ di trapano” mi dissi. Poi vidi le sue zampe e i suoi unghioni, che mi fecero una certa impressione; scorsi anche Filiberto, il gallo tenore, con tanto di cresta e bargigli, che mi guardava con aria un po’ sospetta.
“Scommetto proprio che questo tipo ha un bel caratterino!” pensai e ne ebbi la conferma, quando mi avvicinai ad una gallinella.
Il gallo mi raggiunse subito, allargò le ali e, agitandole, fece vento; poi, muovendo a scatti la testa, si gonfiò tutto: – Potresti esplodere, brutto pallone gonfiato! –esclamai. – Calmati e lasciami passare, se non vuoi finire in pentola con la cara Penelope.