l'Artugna

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1972 · 2022 ANNO LI/ AGOSTO 2022 / NUMERO 156 PERIODICO DELLA COMUNITÀ DI DARDAGO / BUDOIA / SANTA LUCIA S p e d i z i o n e n a b b o n a m e n t o p o s a l e a r 2 , c o m m a 2 0 , e t t e r a C e g g e n 6 6 2 / 9 6 F a l e d P o d e n o n e

Anche la nostra zona sta dando ospitalità a famiglie fuggite dalle zone di guerra. Come già ricordato nell’Editoriale dello scorso numero de l’Artugna, le Parrocchie di Dardago, Budoia e San ta Lucia, coadiuvate da alcune Associazioni, hanno messo in piedi un sistema per fornire ai profughi in ne cessità, generi alimentari e vestiario La Parrocchia di Dardago ha aperto un conto corrente bancario per raccogliere offerte destinate ad una digni tosa accoglienza a queste nostri fratelli in necessità Parrocchia Santa Maria Maggiore codice IBAN IT 56 Z 05336 64770 000030670195 Credit Agricole Friuladria Aviano Per offerte dall’estero è necessario indicare anche il codice BIC BPPNIT2P004 Chi desidera collaborare con un’offerta può fare un bonifico su tale conto intestato a: Che il Signore illumini le menti dei potenti.

L’ EDI TO RIALE di Roberto Zambon Purtroppo in questo mondo, abitato da quasi otto mi liardi di uomini, ci sono alcune persone che hanno il potere di portare morte e distruzione Cosa può suc cedere se le loro menti vengono offuscate dalla mania della potenza e della ricchezza? Lo stiamo vedendo, purtroppo, in questi mesi. Un ve ro scandalo Ma, come dice Papa Francesco, «Di fronte allo scan dalo della guerra non c’è da fare considerazioni: c’è da piangere, soccorrere e convertirsi» C’è da piangere per le vittime e il troppo sangue spar so, la morte di tanti innocenti, i traumi di famiglie e di un intero popolo: quanta sofferenza in chi ha perso gli affetti più cari ed è costretto ad abbandonare la pro pria casa e la propria patria! C’è poi da soccorrere questi fratelli e sorelle: è un ri chiamo alla carità che, in quanto cristiani, siamo te nuti a esercitare nei riguardi di Gesù migrante, pove ro e ferito Ma c’è anche da convertirsi per capire che le conqui ste armate, le espansioni e gli imperialismi non hanno nulla a che vedere con il Regno annunciato da Gesù, quel Gesù che nel Getsemani ordinò ai discepoli di ri nunciare alla violenza, di rimettere la spada al suo po sto «perché tutti quelli che prendono la spada, di spa da moriranno». Quello che si apprende dalla stampa e dai telegiornali ha dell’incredibile: bombardamenti di grandi città, con l’obiettivo (o la scusa) di neutralizzare mezzi e strutture militari Spesso portano alla distruzione di grandi pa lazzi abitati, supermercati, talvolta ospedali si fa fati ca a credere che si tratti sempre di errori! Mentre sto scrivendo queste righe, sento alla televi sione che i Russi hanno lanciato bombe a grappolo su una città del Donetsk, uccidendo e ferendo molte p e r s o n e Q u e s t e b o m b e s i c h i a m a n o c o s ì p e rc h é , d o p o i l l a n c i o , s c o p p i a n o q u a l c h e m e t ro p r i m a d i t o c c a re t e r r a , s o p r a l a t e s t a d e i p a s s a n t i c o m e i fuochi di artificio e causano la morte di chi si trova nelle vicinanze. [ Ad un passo dalla guerra A G O S T O 2 0 2 2 / 1 5 6 2

La sete di potere annebbia la mente e succede che uomini potenti, oligarchi spesso molto ricchi, direi troppo ricchi, nella loro superbia pensano di aver il di ritto di vita e di morte e di poter operare a proprio van taggio anche contro gli interessi della maggioranza, eliminando chi e cosa possa ostacolarli. Preghiamo perché il Signore «disperda i superbi nei pensieri del loro cuore e rovesci i potenti dai loro troni» Dai primi gior ni dell’invasione, per chiamare le cose c o n i l l o ro n o m e , m o l t e f a m i g l i e u c r a i n e h a n n o a b bandonato le loro case per cercare rifugio in vari Pae si europei

La processione era talmente sentita ed importante che veniva effettuata con la preziosa statua di Maria Assunta che sovrasta l’Altare Maggiore. Prelevare la preziosa statua del 1745 era molto difficile e rischioso. Era necessario farla passare sopra il tabernacolo costruito nel 1767, ed adagiarla alla base dell’altare Lo stretto spazio di manovra consentiva la presenza di un solo uomo che a forza di braccia doveva effettuare l’operazione Negli ultimi anni, in cui si è svolta la processione con la statua della Madonna, questa fatica e questo «onore» erano riservati ad Angelo Zambon Rosit La processiòn de la Sunta... a cura del diacono Lorenzo Agnolin LA LET TERA DEL PLEVÀN www.parrocchie artugna.blogspot.com rezione di Maria Santissima (potremo dire così) e la sua Assunzione alla gloria del cielo in anima e corpo. Già la fede delle comunità cristiane dei primi secoli, come testimoniano vari Padri della Chiesa, era alimentata dalla convinzione che la Vergine Santa, al termine della sua vita terrena, non subì la corruzione del sepolcro, ma che al momento della morte fosse stata direttamente condotta in cielo, appunto in anima e corpo, e assunta alla gloria celeste accanto al Suo Fi glio quale Regina dell’ Universo Tale realtà teologica in apparenza po trebbe rimanere astratta e separata dalla vita di fede di ciascun cristiano, potrebbe essere ritenuta una pura professione di fede, quasi una formu la incomprensibile perché non spie gabile e dimostrabile dal ragiona mento umano. In realtà l’Assunzione della Vergine Maria al cielo, che pure rimane un dogma teologico, riguarda e ha qual cosa da dire per la vita di un creden te La festa infatti richiama ciascuno di noi non solo a contemplare le real tà ultime della vita, ma a vivere il no stro cammino terreno con la certezza che al termine della vita saremo chia mati a condividere quella gloria e beatitudine eterna che già vive in pie nezza la Vergine Santa. In altre parole la Solennità dell’Assunzione ci fa in travedere che, dove ora si trova Maria Santissima, lì saremo anche noi, insieme a tutti i Santi e a tanti fratelli e sorelle che ci hanno preceduto nel cammino di fede e ora vivono la gioia eter na contemplando Dio «faccia a faccia», come ricorda San Giovanni apostolo Con questa certezza e con questa speranza anche quest’anno ci prepa riamo a vivere con intensità e con gioia la festa patronale dell’Assunta, insieme al caro e vivo augurio che questo tempo estivo di riposo, allieta to dalla celebrazione di questa festa, sia un momento importante di ricreazione e coesione di tutta la comunità, per una nuova ripartenza delle varie attività Buona estate a tutti!

A Dardago, ai tempi di don Romano Zambon (prima metà del secolo scorso) l’Assunta veniva celebrata con particolare solennità Il pievano, nei suoi appunti del 1920, scrisse: «La processione riuscì splendida Numero sterminato di forestieri» Oltre alla processione anche la Santa Messa Solenne (la seconda della mattinata) era adeguata alla grande importanza della festa. Con il Pievano, celebrarono il Curato di Budoia, quello di Santa Lucia, un certo don Favero (oratore) e don Vittorio Sala, Curato di Mezzomonte. Circa 150 il numero delle Comunioni. ***

Santa Maria Assunta Cari Dardaghesi, anche quest’anno ci approssimiamo alla data del 15 di agosto, data parti colarmente significativa per la Chiesa universale e per la nostra comunità parrocchiale in particolare. Questa festività religiosa viene celebrata in modo sentito e partecipato non soltanto dai residenti abituali di Dardago, ma pure dai dardaghesi che negli scorsi decenni sono emigrati a Venezia oppure in varie parti d’Italia, di Europa e del mondo e che sono soliti rientrare nel paese d’origine per le ferie estive E certamente un moti vo importante del loro ritor no estivo in Dardago è legato alla celebrazione della festa patronale dell’Assunta Questa festa viene celebrata dalla Chiesa come la «Pasqua dell’estate», secondo un’espressione utilizzata da un teologo, in quanto ricorda la Risur

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Alessia Sarri Liceo Scienze Umane Leopardi Majorana Santa Lucia Martina Zoni Liceo Scienze Umane Pujati Dardago Laurea Joelle Bianchi Carióla Laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche Università Cattolica Sacro Cuore Milano

D E F U N T I Riposano nella pace di Cristo Condoglianze ai famigliari di Noemi Alberta Panizzut ved Boschin di anni 100 Budoia Marcello Zambon di anni 91 Dardago Pietro Quaia di anni 91 Budoia Silvana Simioni in Cattelan di anni 63 Dardago Rosa Palma ved Talamini di anni 79 Budoia Anna Maria Busetti ved Madormo di anni 75 Dardago Alda Rigo ved Del Maschio di anni 96 Dardago Luigino Zambon Pala di anni 83 Dardago Milano Miranda Rizzo ved Zambon di anni 91 Budoia Bruno Zambon di anni 80 Dardago Elda De Cesaro ved Carlon di anni 86 Budoia Cesare Fossa di anni 90 Budoia Giuseppina Molinaris in Fort di anni 98 Santa Lucia Mirella Zambon Pinal ved Nazzari di anni 88 Dardago Montecatini Guido Biscontin di anni 80 Venezia Budoia Laura Zambon Scroc di anni 85 Dardago Milano Iole Burigana ved Dedor di anni 97 Budoia Mario Santin Tessèr di anni 84 Dardago Bruna Zambon Luthol di anni 92 Dardago I M P O R T A N T E Per ragioni legate alla normativa sulla privacy, non è più possibile avere dagli uffici comunali i dati relativi al movimento demografico del comune (nati, morti, matrimoni) Pertanto, i nominativi che appaiono su questa rubrica sono solo quelli che ci sono stati comunicati dagli interessati o da loro parenti, oppure di cui siamo venuti a conoscenza pubblicamente Naturalmente l’elenco sarà incompleto Ci scusiamo con i lettori Chi desidera usufruire di questa rubrica è invitato a comunicare i dati almeno venti giorni prima dell’uscita del periodico

N A S C I T E Benvenuti! Abbiamo suonato le campane per l’arrivo di Elia Lachin di Stefano e di Sara Tamai Dardago Aurora Fucci di Matteo e di Martina Capovilla Budoia M AT R I M O N I Felicitazioni a Elisa Sonego e Valerio Adore Budoia Susanna Bortolini e Mauro Pedretti Budoia Chiara Baracchini e Riccardo Zambon Momoleti Budoia Maria Candia e Thomas Cosmo Fontanafredda Nozze d’oro Francesca Catullo (Parmesan Danùt) e Mario Asti Mestre Venezia Dardago Anna Maria Angelin e Giuseppe Carlon Budoia Liliana Bocus e Armando Colomberotto Sacile D I P L O M I , L A U R E E Complimenti! Scuola Primaria Matteo Agostini, Mattia Bocus, Anna Brotto, Rocco Brunetti Fisher, Christian Emanuele Cannavò Capcha, Nicolò Canzian, Edoardo Colussi, Luca Dalto, Sophia De Val, Olive Silas Degenhardt, Amri Demiri, Giovanni Di Fusco, Alina Dmytroichuk, Karin Fioranzato, Alessandro Giaretta, Manuel Helena Mejia Ratziel, Valerio Magris, Francesca Manieri, Dionisia Peto, Margherita Tonus, Filippo Verardo, Davide Zambon, Matteo Zambon, Valentina Zoni Scuola Secondaria di primo grado Anna Maria Andreazza, Giulia Bufalo, Andrea Campagna, Gabriele Castellet, Leonardo Cauz, Pietro Del Maschio, Nicolas Fioranzato, Pietro Fucile, Zoe Marson, Samuele Modolo, Agata Moretton, Edoardo Paganini, Giorgia Piccoli, Leonardo Presotto, Andrea Zaccaria, Ludovica Zanottini Diploma di maturità Andrea Braido Liceo Classico Leopardi Majorana Budoia Antonio Callegari ISIS Sacile Brugnera Budoia Luca Cesaro ISIS Mattiussi Pordenone Dardago Alex Damuzzo ISIS Sacile Brugnera Budoia Mattia Missionato ISIS Marchesini Sacile Budoia Andrea Pauletti ISIS Sacile Brugnera Dardago Alexandru Mihai Pintilii ISIS Sacile Brugnera Santa Lucia

LA RUOTA DELL A VITA A G O S T O 2 0 2 2 / 1 5 6 4

28 La Maria Roca di Fernando Del Maschio 29 Lasciano un grande vuoto 33 La Cronaca 36 L’inno alla vita 38 Accompagnano le offerte Il bilancio 39 Programma Dardagosto 2 Ad un passo dalla guerra di Roberto Zambon 3 Santa Maria Assunta a cura del diacono Lorenzo Agnolin 4 La ruota della vita 6 Le nostre parrocchie 100 anni fa di Roberto Zambon 8 Il valore di una stretta di mano, di un bacio, di un abbraccio di Vittorio Janna Tavàn 11 I tempi cambiano? Anche i nonni si aggior nano! di Adelaide Bastianello 14 In fondo ad un cassetto di Pietro Ianna 17 Prima Comunione 2022 di Emanuela, catechista 18 Archivio a cielo aperto di Vittorina Carlon 23 Scavi archeologici a Ronzadelle, breve intervista al Sindaco a cura della Redazione 24 Università e territorio, un connubio vincente di Mario Povoledo 26 dal Comùn di Pietro Ianna 26 Pro Loco Budoia, nuova segnaletica sui «percorsi pedemontani» di Alessandro Baracchini Autorizzazione del Tribunale di Pordenone n 89 del 13 aprile 1973 Spedizione in abbonamento postale Art 2, comma 20, lettera C, legge n 662/96 Filiale di Pordenone Tutti d ritti sono riservati È vietata la r produzione d qua siasi parte del periodico foto inc use senza i consenso scr tto del a redazione, degli autori e de proprietari del materiale iconografico Direzione, Redazione, Amministrazione Via della Ch esa, 1 33070 Dardago [Pn] Conto Corrente Postale 11716594 IBAN IT54Y0533665090000030011728 dall’estero aggiungere il cod ce BIC/SWIF T BPPNIT2P037 Direttore responsabile Roberto Zambon cell 348 8293208 Per la redazione Vittorina Carlon Impaginazione Vittorio Janna Contributi fotografici Archivio de l’Artugna, Gruppo Cammino, Vittorio Janna, Rita Marson, Mario Povoledo, www artugna t Hanno collaborato Leontina Busett , Francesca Janna, Espedito Zambon Stampa S ncromia Roveredo in Piano/Pn L’ ARTUGNA PERIODICO DELLA COMUNITÀ DI DARDAGO BUDOIA / SANTA LUCIA IN COPERTINA Acqua, bene primario prezioso. «La pioggia (che la Terra assetata attende) nella prospettiva giudaico cristiana è un simbolo altamente religioso perché è qualche cosa che scende dal cielo sulla terra dopo esservi arrivata dalla terra sotto forma di nubi Quindi, per la tradizione giudaico cristiana, viene direttamente da Dio per dissetare gli uomini Nella essenza biblica, quindi, la pioggia ha una simbologia altissima: è il simbolo del legame tra Dio e l’uomo» [ Vittorio Messori, biblista ] 156 ⁄ ANNO LI / AGOSTO 2022 IN QUESTO NU MERO www issuu com/artugna facebook com/ArtugnaPeriodico direzione artugna@gmail com @ DARDAGO BUDOIA SANTA LUCIA A G O S T O 2 0 2 2 / 1 5 6 5

Il 1921 si chiude con una notizia quasi incredibile: il 18 dicembre venne celebrata la Santa Messa di Prima Comunione per ben 63 bambini dardaghesi (28 fanciulli e 35 fanciulle) Numeri ben diversi da quelli attuali se pensiamo che, quest’anno, i bambini che hanno ricevuto la Prima Comunione sono stati, complessivamente, 16 ap partenenti alle parrocchie di Dar dago, Budoia e Santa Lucia Il mese di gennaio del 1922 fu caratterizzato dalla morte del Pa pa Benedetto XV avvenuta alle 6 di domenica 22 «Si suonarono le campane a morto per un quarto d’ora alla mattina, a mezzogior no e alla sera per tre giorni consecuti vi». Lunedì 6 febbraio venne eletto il nuovo Sommo Pontefice: Pio XI Il giorno dopo le campane suona rono a festa. Il 1922 fu un anno in cui don Romano ricorda molti spostamen di Roberto Zambon ti da Dardago, spesso a piedi co me espressamente indicava nei suoi appunti Ad esempio, il 5 febbraio, dopo la Messa mattutina, si recò a Ca stello d’Aviano per «l’ingresso e la presa di possesso del neo pieva no don Antonio Santin»; il 9 feb braio, dopo la celebrazione della Messa mattutina, si portò a Santa Lucia per l’assistenza ad un Terzo (Messa, particolarmente solenne, celebrata da tre sacerdoti). Termi nata la cerimonia, si recò a Porde none, a piedi, come espressa mente indicato nel diario, per richiedere informazioni sullo stato di avanzamento delle pratiche per il «rimborso delle spese di colloca mento delle campane» Poi con «freddo intenso» ritor nò a casa passando per Aviano Venti giorni dopo dovette ritor nare a piedi a Pordenone Sul registro viene anche ricor In numeri precedenti de l’Artugna abbiamo avuto modo di accennare agli appunti ed ai commenti che il pievano don Romano Zambon riportava nei Registri delle Sante Messe. Questa volta ci soffermiamo sul quader no compilato cento anni fa. dal Registro delle Sante Messe Celebrate le nostre parrocchie 100 anni fa

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Queste processioni avevano come meta San Tomè e San Martino Nel 1921, prima di metà luglio, si fece anche un «triduo di esposizione per la pioggia».

Tenne un appropriato discorso Se rafino Ponte che fu applaudito. Talvolta, don Romano affronta v a a n c h e v i a g g i p i ù l u n g h i I l 1 6 febbraio celebrò la Santa Messa a Treviso per ricordare il sacerdote defunto Antonio Tubello e il 3 apri le, dopo la Santa Messa a Darda g o p a r t ì p e r U d i n e , d o v e g i u n s e verso le ore 16. «Trattai circa il pa gamento della collocazione delle campane col Ministero delle Terre Liberate» Il gior no successivo ce lebrò la Santa Messa nella chiesa d e l l a M a d o n n a d e l l e G r a z i e d i Udine La domenica successiva, 9 aprile, celebrò a Dardago e, dopo i Vesperi, si portò a Polcenigo per la solenne processione in occasione del primo ingresso nella Chiesa Arcipretale, restaurata ed illumina ta a luce elettrica. Il 21 aprile troviamo questo ap punto: «Per me previa una Co munione di 262 fedeli confessati ier sera dai MM RR Sac Antonio Santin, Paolo Fabbris, Egidio Rosa e da me» Il 23 aprile, dopo i Vesperi, ini ziò la Benedizione delle Case, per correndo le contrade Vendramin, Rivetta, Dolfin, Vettor e Piazza (cioè tutta la via Rivetta, la piazzet ta del Cristo, la parte bassa di via San Tomè e la Piazza) Non sempre è possibile rispet tare i programmi Per il 25 Aprile (San Marco) era prevista la pro cessione della Rogazione fino a San Tomè, ma a causa di una giornata piovosa, fredda, ventosa, infernale si dovette celebrare solo in chiesa Bel tempo, invece, dieci gior ni dopo 5 maggio, per la tradizionale processione dei torcoli (torcui, maggiolini) la quale, però, non soddisfò molto il pievano che scrisse «Moltissimi fedeli, poco or dine e meno divozione» Il mese di Maggio fu caratteriz zato dalla visita ai nostri paesi dal prelato Mons Comin, originario di Santa Lucia, Vescovo e poi Vicario Apostolico in Equador Don Romano fu molto impe gnato per la buona riuscita del l’evento L’11 maggio si recò a Mogliano Veneto per attendere l’arrivo del prelato presso il locale Istituto Sa lesiano. Il giorno successivo cele brarono insieme prima di partire per il seminario di Pordenone.

data la benedizione della prima pietra dell’attuale teatro, sorto co me «Salone Arte e Mestieri»: nel pomeriggio di domenica 12, ci fu la benedizione della «prima pietra»

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La sera del 13 maggio, dopo una celebrazione nel seminario di Pordenone, ci fu l’ingresso trionfa le in Santa Lucia Il giorno seguen te don Romano annotò che, dopo le due messe celebrate a Darda go, fece «assistenza al Pontificale celebrato da Mons Comin in San ta Lucia» Seguì il pranzo Il 17 maggio, a Dardago, Mons Comin cresimò ben 32 bambini! Al termine ci fu un pranzo con la par tecipazione di 11 sacerdoti «Ri masi soddisfattissimo» annottò sul registro La soddisfazione venne rovina ta qualche giorno dopo, il 21 mag gio, quando don Romano, annot tò una brutta notizia: «Questa notte ebbi i ladri in casa che mi asportarono un biglietto da 1000 lire, altri spiccioli e tre forme di for maggio» Durante il suo soggiorno, Mons. Comin celebrò in tutte le parroc chie del Comune Il mese di maggio 1922 si chiu se con le tre Rogazioni (processio ne e Santa Messa) nei giorni prima della solennità dell’Ascensione: il lunedì a San Tommaso (San To mè), il martedì ed il mercoledì a San Martino Il 25 maggio (giovedì) si celebrò l’Ascensione con la Santa Messa e la Benedizione degli animali La pioggia, specialmente nella nostra zona, è indispensabile per l’agricoltura e per un clima mite: lo stiamo constatando in questo periodo di perdurante siccità. Fino a non molti anni fa, venivano effettuate processioni per richiedere la grazia della pioggia. Il 1921 fu un anno particolarmente secco.

A testimonianza di ciò, le numerose processioni «ad petendam pluviam» per richiedere, scongiurare la pioggia, indispensabile per i nostri terreni sassosi e poco fertili.

Il 14 luglio, finalmente, don Romano poté scrivere – in un latino non proprio classico che la pioggia «ad vesperas cadit abbundanter».

di Vittorio Janna Tavàn il valore di una stretta di mano, Pandemia, paura di contagio, isolamento, timore del prossimo. Tutto ciò come ha condizionato, condiziona e condizionerà il nostro modo di vivere? Cosa abbiamo perso? È arrivato il COVID 19. Nessuno immaginava la sua pericolosità, la sua velocità di propagazione. Ricordiamo tutti il termine lockdown. Bloccati in casa. Città deserte, immerse in silenzi irreali; chiusura delle scuole, delle aziende e degli uffici. Per paura dell’altro abbiamo eliminato anche i saluti ravvicinati. Le strette di mano e gli abbracci sono stati surrogati da ‘gomitate’ e da sguardi... ‘mascherati’. Abbiamo cercato di rispettare le regole d’igienizzazione e stabilito limiti di sicurezza per un ‘distanziamento sociale’ sicuro Allontanandoci dal prossimo, senza saperlo e senza volerlo, piano piano ci siamo ritrovati in un’altra crisi, definita dagli studiosi «touch crisis», privazione cioè del contatto fisico Ci siamo allontanati dagli altri Contagio e paura continuano anche in questa torrida estate 2022 e pare che con questo virus si debba ancora convivere a lungo. Non voglio parlare di Covid, ma di ciò che ci è venuto e continua a mancare di un bacio,

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I l b a c i o s u l l a g u a n c i a è u n a p o t e n t e f o r m a d i c o m u n i c a z i o n e di un abbraccio non verbale, con cui esprimiamo s e n t i m e n t i d i a ff e t t o , t e n e re z z a , amicizia. Quello dato da una mamma o da un papà ai propri figli è un mes saggio sincero di affetto: «ti voglio bene»; mentre quello che ci si scambia tra parenti indica appar tenenza, simpatia e rispetto Il bacio sulla fronte dona invece una sensazione di amore pieno, in

Che bello, salutarsi a tu per tu e stringersi la mano quando ci s’in contra! Se il saluto poi è accom pagnato da un sorriso garbato e uno sguardo sereno, quell’occa sione ci regala un momento di vita positivo E se quel saluto fosse anche solo ‘formale’ rimane co munque un segno di dialogo, di apertura Il saluto, unito alla stretta di ma no, non costa nulla, ma è ricco di valori È vivere uno straordinario momento di unione sociale sia quando si porge come quando si riceve. Stabilisce un ‘ponte’ di at tenzione, che ci aiuta a convivere meglio N o n è s o l o u n a d o v e ro s a e b u o n a a b i t u d i n e , m a è u n a n e cessità di vita. Non esistiamo per n o i s t e s s i , m a s o l o i n re l a z i o n e con gli altri Si rimane male, quando una persona non ricambia il saluto o, ancor peggio, quando quella per sona decide volutamente di evitarci Ricordo che da bambino mio nonno Sante m’insegnava che era doveroso salutare ma ancor più salutare, per primo, se incontravo una persona più anziana. Risento ancora con simpatia le sue parole rivolte verso qualche scontroso: «Chel, no ’l saludha mai, al è inra biàt co ’l mondo intiero» E quante volte, attraversando il bosco in ... e alòra, comót ela? Sóto rivàt?... Sant’Agnol, il nonno m’invitava, in segno di rispetto, a salutare ed abbracciare una grande e mae stosa quercia Diceva che mi avrebbe trasmesso la sua forza Quella forza che da sempre gene rosamente la Natura sprigiona Salutare quindi tutti e tutto. Sa lutare indistintamente uomini, ani mali, piante e fiori perché con lo spirito con cui salutiamo riceviamo e riempiamo di bellezza la nostra giornata Oltre allo sguardo, alle parole e a l t o n o d i v o c e , n e l s a l u t o è i m p o r t a n t e s t a b i l i re i l ‘ c o n t a t t o ’ e l’esempio eloquente è la stretta di mano Anche se solo per pochi se condi la stretta ‘parla’ e ‘dice’ mol to. Può essere forte, autorevole, schietta, sincera; oppure sfuggen te, melliflua o di circostanza Sono segnali importanti Attraverso la mano stabiliamo adesione, supe riamo la soglia della prossimità, valichiamo il confine oltre al quale esiste la persona con tutta la sua individualità. Se la stretta di mano è anche accompagnata da un bacio, il sa luto diviene ancor più espressivo e assume significati diversi secondo i momenti o le situazioni.

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Questa pandemia ci ha tolto tutte le occasioni di saluto che ri chiedevano il contatto Ci ha di stanziato, ci ha tolto il piacere pri mordiale di poter comunicare con il corpo. Ci è venuta in aiuto la tecnolo gia con inter net, whatsApp, face book o altri social Siamo stati ‘costretti’ a dover gestire in modo ‘artificiale’ la co municazione Abbiamo trasmesso immagini e documenti, lavorato, commerciato, studiato e sostenu to prove d’esame, senza la pre senza fisica del docente. A b b i a m o c o s t r u i t o u n ‘ p o n t e e l e t t ro n i c o ’ v e r s o l ’ a l t ro , s e n z a p e r ò p o t e r b e n e f i c i a re d e l s u o s g u a rd o , d e l s u o t o c c o , d e l s u o abbraccio Il modo comportamentale è mutato definitivamente? Si perderà la relazione verbale e quella sensoriale? Nell’attesa di trovare l’equilibrio armonico tra tecnologia e corpo re i t à , r i p e n s i a m o a l l e p a ro l e d e l poeta Pablo Neruda: «Un abbrac cio è staccare un pezzettino di sé per donarlo all’altro affinché pos sa continuare il proprio cammino meno solo» gio Profughi in fuga da dramma t i c h e e s p e r i e n z e d i g u e r r a , c h e dopo lunghi gior ni si ricongiungo no. Persone scampate a disastri n a t u r a l i c o m e f r a n e , a l l u v i o n i o terremoti Quegli abbracci, spesso ac compagnati da lacrime, sorrisi, baci e promesse, si pongono co me atti di grande reciprocità Il contatto non è più solo fisico, è scambio di energie positive, è trasmissione di sentimenti in liber tà, di forza spirituale Le persone si abbracciano così intensamente per sentirsi ancora vivi... o come diceva la poetessa Alda Merini: «Ci si abbraccia per ritrovarsi interi!» «Un abbraccio è staccare un pezzettino di sé per donarlo all’altro affinché possa continuare il proprio cammino meno solo». PABLO NERUDA

condizionato e di grande rispetto Sia la ‘stretta di mano’ che il ‘bacio’ impiegano il senso del tat to, quello che abbiamo appreso come prima forma di linguaggio e con il quale abbiamo incominciato a conoscere il mondo È qualcosa di profondo e radicato, indispen sabile al nostro equilibrio mentale Il tatto (come pure olfatto e gu sto) sollecita l’intelligenza emotiva che stimola il cervello e aiuta a di s t i n g u e re l a re a l t à d a l s o g n o , l a ver it à d alla f in zion e, molt o p r ima di elaborare un vero e proprio ra g i o n a m e n t o P e rc e p i s c e e t r a smette stimoli, sui quali istintiva m e n t e f a c c i a m o a ff i d a m e n t o . C i fa sentire vivi, a volte ci avverte di u n p e r i c o l o o c i t r a n q u i l l i z z a , a volte ci fa sorridere La più intensa e la più completa forma di saluto è e rimane, senza dubbio, l’abbraccio Non quello di chi vuol ‘simulare’ affetto e nemmeno quello di circo stanza praticato in certe cerimo nie, ma quello con il quale coinvol giamo tutto noi stessi anima e corpo Con quell’abbraccio vo gliamo dire: «Finalmente ci siamo ritrovati», «Ora sono qui con te», «Non sei una minaccia per me», «Ci sono con tutta la mia amici zia e solidarietà» Tutti noi, anche in questi ultimi tempi, portiamo nel cuore le nu merose scene trasmesse dai tele gior nali. Persone che si ritrovano e si abbracciano dopo un naufra ***

A G O S T O 2 0 2 2 / 1 5 6 11 I TEMPI CAMBIANO? di Adelaide Bastianello si aggiornano!

La realtà del «Gruppo Cammino» “ „ S

ono venuta a conoscenza da mia cugina Daniela, di una bella iniziativa nata spontaneamente a Dardago tra alcuni pensionati Tutto è probabilmente scaturito anche per compensare la mancanza di luoghi di riunione pubblici che in questi ultimi anni ha colpito il nostro paese. Le persone sentivano la voglia di stare insieme per ritrovarsi, socializzare e fare un po’ di sana attività motoria per mantenersi in salute divertendosi, anche perché a causa del Covid palestre e piscine, che alcuni erano soliti frequentare, erano chiuse Ogni giovedì mattina alle 8 30 in piazza, nel periodo estivo, e alle 9 00 nel periodo invernale, un gruppetto di persone principalmente, come dicevo, nonni, pensionati liberi da impegni lavorativi, si ritrovano per andare a camminare o nei boschi di Dardago o verso Castello d’Aviano o verso Budoia. È una camminata tranquilla di circa 4 6 km che viene fatta in un paio d’ore. Silvana ha aperto una chat su whatsapp e il mercoledì «messaggia» al gruppo per comunicare anche i nonni...

Buon pomeriggio a tutti. Domani ci troviamo alle 9.00 al laghetto Pinal a camminare lungo il Rujal. Noi siamo in piazza alle 8.50 per chi avesse bisogno di un passaggio o di indicazioni... a domani muniti di bastoncini, acqua e tanta allegria... il percorso scelto in base al tempo e alla stagione La mattina successiva si incontrano e partono per l’escursione Il gruppetto è formato da una quindicina di persone del Comune ed alcuni provenienti anche da fuori; la partecipazione è aperta a tutti, libera e gratuita Dopo la passeggiata è buona abitudine la sosta caffè per continuare le ‘ciacole’ o per festeggiare un compleanno o il car nevale o una ricorrenza, come gli anniversari Tutto questo ovviamente è un bene per la salute del corpo e del cervello, è socializzazione indispensabile per mantenersi in forma mentalmente, è combattere l’isolamento e la solitudine della «terza età». In questi ultimi due anni il Covid ha ridimensionato NEL NOSTRO TERRITORIO

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un pochino il numero dei partecipanti, soprattutto ha annullato completamente i «ristori», ma le camminate all’aria aperta sono continuate sempre mantenendo le distanze come da regolamento Ora tutto è tornato a pieno ritmo e se vi capitasse di andare nei boschi il giovedì mattina troverete compagnia e divertimento e se avrete la fortuna di capitare nel giorno giusto anche una fetta di torta o qualcosa di appetitoso Dopo questo «svago» settimanale i nonni riprendono l’evoluzione del nonno Guardando questi «nonni sprint» che hanno imparato a utilizzare lo smartphone, la mail e le nuove applicazioni digitali, che saggiamente organizzano le loro passeggiate sportive per mantenersi in salute, il mio pensiero non può non andare ai nonni settantenni dei mitici anni 50/70. Nonni che avevano passato due grandi guerre e portavano sulle spalle il peso di quei periodi. Guerre che avevano forgiato il carattere ed il corpo Caratteri resi duri dalle sofferenze, fatiche e povertà, così pure i corpi forti sì per riuscire a sopravvivere in mancanza di cibo, vitamine e malattie spesso senza poterle curare a dovere, ma divenuti fragili per le privazioni subite Erano gli anni della guerra, della migrazione, dell’abbandono dei lavori agricoli per cercare fortuna altrove, questi nonni con i figli lontani che abitualmente le loro attività quotidiane tra casa e orti, coltivando tutto ciò che può piacere a figli e nipoti, hobby, ma in primo piano c’è il sostegno quotidiano ai figli, un «alter ego» accudendo i nipoti nelle necessità giornaliere È ormai risaputo che i nonni oggi sono coloro che spesso salvano l’economia delle famiglie e dell’Italia stessa Senza di loro le giovani mamme non potrebbero andare al lavoro e contribuire così al benessere della casa passavano la loro vecchiaia in serenità e semplicità in attesa delle rare visite dei figli distanti L’unica certezza che avendo avuto molti figli capitava spesso di avere la visita o di uno o dell’altro. E chi invece aveva la fortuna di vivere in famiglia con i figli, pur nel rispetto della loro età, avevano comunque un ruolo di secondo piano, ma anche qui nonno e nipote spesso si ritrovavano vicini e si facevano compagnia, il nipote imparava dal nonno i segreti della natura ed il nonno trasmetteva usi e costumi che anche a lui avevano insegnato Fra cinquant’anni, quando i nostri nipoti diventeranno nonni a loro volta, cosa potranno raccontare, che altra visione o ricordo avranno dei loro nonni perchè tutto cambia ma non sempre in meglio!

Alcuni ‘nonni’ del Gruppo Cammino lungo il Rujal in Ciàmpore

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Perché Tu, o Signore, non domanderai quanta strada avrà fatto per il mondo, ma chiederai se compì onestamente il suo dovere e se l’animo suo fu costante nell’amore alla famiglia lontana! Col tuo sguardo, o Signore, proteggi ancora i tanti e tanti nostri emigranti che si affaticano in terra straniera. E quando la campana dell’«Ave», con le ombre del giorno che muore, fa sorger più intensa la nostalgia del paese lontano; O Signore, consola il loro cuore, sostieni la loro debolezza, dà pace ai loro pensieri e, dopo il meritato riposo, indirizza le loro forze alla conquista del Bene migliore! Così sia! Di frequente aiutano anche economicamente i figli e sono loro di supporto. I nonni oggi, ove necessario, sono impegnatissimi tutta la settimana a fare da bambinai ai loro nipoti e sono sempre pronti ad accompagnarli ovunque, all’asilo, scuola, palestra, sport Questo vale sia per coloro che vivono in città che coloro che abitano nei piccoli centri o nei paesi ... proteggi i nostri nonni emigranti davanti al ‘castelletto’ in compagnia per festeggiare compleanni o ricorrenze

DAGLI SCRITTI DEL MAESTRO GIACOMO ZANCHET

O Signore, che riempi ogni luogo con la Tua presenza, accompagna nostro padre nel suo viaggio; proteggilo durante il lavoro e guidalo presto al ritorno tra noi!... Fa che i suoi sacrifici siano a Te bene accetti...

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Sempre in fondo al cassetto della mia vecchia libreria ho trovato una storia inedita Don Andrea Cardazzo (che da ora chiamerò semplicemente con il nome di don Andrea) ci racconta minuziosamente la storia della co struzione in pietra del ruial de s Tomè così come a noi è pervenu to Dalla lettura emergono una particolare arguzia e una pungen te ironia nei confronti dei suoi compaesani budoiesi, pure a lui affidati alla cura delle loro anime. A noi è nota la storia della vec chia canaletta in tavole di legno costruita nel 1669 per portare l’acqua dalla Val de Croda fino all’edificio situato di fronte alle scuole di Dardago per alimentare l’orsoglio alla bolognese che con la forza dell’acqua torceva il filo di seta Questo filatoio era il più anti co del Friuli S c r i v e d o n A n d re a n e l s u o l i bro, che negli anni 1865 1867 fu costruito anche l’acquedotto del quale «mi è d’uopo far menzione sia perché per questo pure ebbi a s o ff r i re d e l l e m o l e s t i e c o m e a n che cagione di litigi fra le frazioni» di Pietro Ianna in fondo ad un casset to L’antico acquedotto del 1667, da più anni, era andato in rovina (era durato quasi 200 anni) e a Dardago e Budoia mancava fre quentemente l’acqua, special mente nelle stagioni estive ed in ver nali, tanto che era necessario procurarsela con i carri: Dardago sotto Castello e Budoia a San Gio vanni Nel 1859 fu dato l’incarico della realizzazione del progetto all’inge gner Quaglia Con la sua consueta ironia, don Andrea aggiunse «per mala sorta» «Questo il fece prosegue don Andrea ma con tutti quei malan ni che di seguito accennerò e che in parte resteranno a sua perpetua infamia» Budoia era quella che aveva più bisogno di acqua ma invece di favorire l’esecuzione pose in esse re ogni mezzo per ostacolarla e continuava a trovare pretesti per non eseguire un lavoro radicale Tra tutti si distingueva ancora una volta il Frate che giunse al punto di implorare il commissario affinché nominasse un altro inge gnere al tempo di massima siccità ad osservare la sorgente per di chiarare l’inutilità dell’intervento in quanto questa era a secco Venne questo ingegnere ma di chiarò tutto l’opposto e vennero esposti gli avvisi d’asta. Ben sei avvisi d’asta andarono deserti e la delegazione, sospet tando che questo era dovuto alla tenuità della somma messa a di sposizione, attraverso il commis sario invitò l’ingegnere a riordinare le idee ed aggior nare il capitolato di spesa. L’importo venne aumen tato del 15% e si affissero nuovi avvisi d’asta V i furono dei concorrenti che vennero in sopralluogo, ma ve dendo che non veniva calcolato né lo scavo né il trasporto dei ma teriali non parteciparono all’asta Av v i l i t o , l ’ i n g e g n e re c e rc ò d i sollecitare alcuni paesani Si rivol se anche al parroco affinché as sumesse lui la realizzazione della c a n a l e t t a , p ro m e t t e n d o g l i u n i n g e n t e g u a d a g n o a f a v o re d e l l a c h i e s a o d e l c a m p a n i l e M a , a v veduto qual era, don Andrea non si fece accalappiare. Ciò infastidì molto l’ingegnere la costruzione in pietra del Ruial de San Tomè fatti, abusi, irregolarità E R Z A PA R T E

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Dopo alcuni gior ni, il lavoro fu assegnato ad un certo Reghini di Udine Tutti, fino al momento del l’approvazione del contratto, erano all’oscuro di come questo fosse accaduto e a che condizioni: sem plicemente invece dei 7 400 fiorini iniziali ne vennero offerti 9 000 Don Andrea commenta affer mando che in questo lavoro furo no commesse, dalla delegazione e dall’impresa, abusi, irregolarità, ridicolaggini tali da muovere la bile e la nausea e descrive i principali errori commessi da ciascuno di questi personaggi Relativamente all’impresa Re ghini che ricevé in consegna il la voro il 15 maggio del 1864 e do v e v a c o m p i r l o i n 2 0 0 g i o r n i lavorativi, don Andrea commentò che «sarebbe un prodigio se si ve desse compiuto al termine dell’an no 1867» Incominciò il lavoro dalla briglia del torrente in Val de Croda, que s t a d o v e v a e s s e re p ro f o n d a t re metri e più se non si avesse tro vato terreno solido, roccia o argil la, che impediva il trafello dell’ac q u a . D o v e v a e s s e re p o s t a p e r c i n q u a n t a c e n t i m e t r i i n c i m e n t o idraulico e alla base doveva avere t re m e t r i d i l a r g h e z z a D o n A n drea più volte avvertì l’ingegnere d i e s s e re o c u l a t o i n t a l e l a v o ro poiché da qui verrà «che ci darete l ’ a c q u a o c e l a t o g l i e r e t e p e r sempre». Ma ecco come venne ascoltato Il Reghini mandò due muratori e un tagliapietre che si intendeva no di scavi meno di chi fa una fos sa da morto: non li for nì né di macchine ma neppure di una grossa leva di una fune Prosegue don Andrea: Avrei sfidato Giobbe ad osservarli per un’ora senza per dere la pazienza vedendo tanti inutili sforzi e nessuna direzione Non si fece una rosta per de viare l’acqua dal lavoro, non si al largò in modo di avere campo per maneggiare le pietre, ai lati si sca vò in profondità per solo due metri e nel centro ove l’acqua tende si collocarono le pietre non solo su un terreno ghiaioso ma sopra l’ac qua che correva non essendo stati capaci di arginarla L’effetto di tale balordaggine lo vedremo più avanti Don Andrea si pone legittima mente una domanda «ma chi pre siede e dirige i lavori?» Sicuramente non il Reghini, perché troppo distante e non gli conveniva: l’impresario si vide solo due volte e poi nominò due uomini del luogo che non si intendeva no di nulla nelle persone del l’agente comunale e di un deputa to (assessore) di Budoia i quali vista la loro carica dovevano fare l’interesse del Comune e invece erano pagati per fare l’interesse dell’impresa Il tutto con il bene stare del commissario il quale li di fese anche dai reclami innalzati dalla popolazione Il Reghini aveva dato loro pieno mandato specialmente all’agen te Stefinlongo il quale per prima cosa fece un contratto con Zam bon Giuseppe Lopa per la cessio ne di un terreno ad uso cava in lo calità Thengle a queste condizioni: due Napoleoni, per solo provare, e otto se fosse risultato buono co me cava Pose a lavorare quattro uomini del paese guidati dal tagliapietre foresto il quale anziché porsi dove si era già scavato la pietra per il campanile, si pose in altro luogo con l’amaro risultato che dopo ventiquattro giorni non si era sca vata una sola pietra Avvilito l’impresario rimise tutto allo Stefinlongo il quale gli suggerì di comperare le doce (singoli pezzi ad U della canaletta) un tanto al metro lasciando a lui la facoltà di stringere i contratti I poveri artieri (coloro che face vano le Doce) e i muratori ebbero a soffrire di diverse angherie: gli artieri, oltre ad essere tiran neggiati nel prezzo, dovevano da re a lui un grosso interesse e ai muratori che avevano un con tratto per un quarto di fiorino al metro chiedeva il 5% e a chi non ci stava abbassava il prezzo al metro Il lettore si immagini come do veva riuscire un lavoro così tiran neggiato e mal diretto Gli operai per non morir di fame dovettero sacrificare l’esattezza e la solidità, anche perché chi dove va controllare non era mai presen te ed era privo di ogni cognizione e l’ingegnere non veniva per dise gnare le linee C o l v e c c h i o a c q u e d o t t o l ’ a c q u a v e n i v a t r a d o t t a a l d i l à d e l t o r re n t e s o p r a g ro s s i t r a v i a f o r ma di cavalletti: ora era desiderio del Comune che venisse costrui to un ponte della larghezza di un m e t ro p e r c o n s e n t i re , i n c a s o d i montana, il transito a chi ne fosse bloccato L’ingegnere non volle assoluta mente aderire a questa richiesta e progettò i tubi di ghisa che costa rono 1000 fiorini cioè di poco infe riore al costo del ponte Disegnò e prescrisse che le do ce di pietra lungo la linea fossero

Canalette in pietra momentaneamente rimosse per i lavori di restauro del ruial effettuati qualche anno fa Si tratta delle canalette installate, tra molte polemiche come racconta don Andrea in sostituzione delle precedenti in legno, risalenti agli anni ’70 del 1600

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Ascolti il lettore «sterco di bue che tosto si fece apparecchiare» Se si fossero posizionati sassi lunghi 30 centesimi ben presenti sul luogo, non sarebbero stati sconnessi dal ghiaccio ne sarebbe occorso tanto cimento con il risul tato di un’opera più duratura Non aver fatto la docia profon da 25 in modo da poter evitare la posa di sassi e cimento: l’opera sarebbe stata eterna, non ci sa rebbe stata dispersione d’acqua la spesa uguale perché i tagliapie tre che la fecero per un fiorino al metro per un e cinquanta avreb bero fatto anche quest’ultima che era uguale al valore della calce e dei sassi posi in opera La poca professionalità nell’eseguire i lavo ri, la sovrintendenza concessa all’agente comunale malvista ed letta fino a Santa Lucia che lo de siderava. Lo stesso Reghini aveva invitato lo Stefinlongo a pensarci prima di ordinare i tubi Anche don Andrea lo invitò alla riflessione, ma lui gli rispose che il lavoro lo faceva per la magra e non per la piena; alla fine lo fece passare come fo mentatore del popolo dipingendo lo per tale anche presso il dirigente commissariale Don Andrea ritor na al 1865 quando si costruì la briglia e l’effet to che si ebbe nel vedere i sui primi lavori. «Il settembre 1865 corre una pioggia e questa bastò per l’acqua la quale per lo innanzi anche nelle massime siccità arrivò fino a metà Cengle, restasse al di la della bri glia, e fu mestiere che Manajo por Rosta del rujal Le roste erano costruite per rallentare la velocità dell’acqua Sulla destra si può notare la briglia di presa Per circa 200 metri il rujal scorre murato all’interno di un anfratto della roccia Si può notare la muratura di tamponamento Si incominciò quindi l’escavo «senza verun strumento idraulico: fu allora che si conobbe l’abbon danza dell’acqua che sortendo da tutte le parti impediva il lavoro qua lora non fosse asciugata con gran di stantuffi, ma questi non avendo si tentò di asciugare con le secchie finché giunse una gran montana che li fece desistere. E così dopo aver sprecato a carico del comune ben 60 fiorini abbandonarono il la voro lasciando quasi al fondo aperto il foro praticato per cui si aggiungerà un nuovo malanno».

A G O S T O 2 0 2 2 / 1 5 6 16 della profondità di soli 5 cent e lar ghe 10 e fu somma sventura: es sendo d’incomodo ai tagliapietre il costruirle piccole si offrirono di farle al doppio della dimensione prevista quindi 10 e 20 allo stesso prezzo L’ingegnere stabilì poi che so pra di queste venissero posti dei sassi saldati a cimento idraulico e per formare tutto un pezzo e per mise si ponesse nelle fessure ogni piccolo ciottolo Fin dai primi mesi si videro gua sti che andavano via via crescen do. Si temeva che le piogge ero dessero tutto e rimanesse solo la docia Quindi due furono gli errori madornali che si commisero: impugnata dal popolo avevano di sgustato non solo Budoia, ma an che Dardago Fu commesso anche un tal er rore che rimarrà a perpetua infa mia dell’ingegnere: sopra il mulino la canaletta era delle dimensioni di 35 centesimi, il tubo in ghisa che porta l’acqua al di qua del torrente ne porta 15 centesimi e in tempo di piogge copiose e abbondanza di acqua, metà si versa nel torren te dalla parte di Dardago dopo aver percorso dentro la canaletta ben 2000 metri. Con questo spreco si potrebbe annaffiare per due parti Dardago e per il resto continuare con la cana tasse 25 passi di gorna di legno per tradurre almeno una picciola quantità oltre l’abisso formato» Si iniziano le chiacchiere e le im precazioni dei paesani e lui per la vergogna non si fece veder per gior ni Venne, finalmente, ma non potendo evitare l’evidenza dei fatti ordinò che si scavasse subito una nuova fossa al di sopra della briglia per poter «profondarsi» e edificare un muro a ridosso delle fonda menta oppure otturare le fessure e rendere compatto e solido il suolo «con pellegrina materia».

Dopo questo, ogni lavoro restò sospeso fino a marzo 1866

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La Prima Comunione rappresenta un momento fon damentale nella vita di un credente ricco di emozione che quel giorno si percepiva nell’aria; la Chiesa era ad dobbata di splendidi fiori bianchi e gremita di parenti ed amici che facevano corona ai bambini raggianti che indossavano le loro tonache bianche ed entravano in chiesa in processione con una calla bianca in mano, simbolo della purezza che li contraddistingue.

Culmine della celebrazione è stato il momento in cui i bambini si sono accostati alla Santa Comunione: erano composti e felici di ricevere il Corpo di Gesù Essi si so no preparati a questo giorno attraverso un cammino ca techistico, tutti i sabati a partire dalla seconda elemen tare e durante il quale hanno vissuto momenti di gioia, condivisione, fatica, vivacità e riflessione. Le tappe principali della loro formazione sono state: il 6 giugno 2021 presso il santuario Madonna del Monte, con la presenza di don Vito e don Kiran, dove hanno ricevuto il sacra mento della Riconciliazione; la partecipazione al rito del la lavanda dei piedi il Giovedì Santo 2022 e, il 14 maggio scorso, il ritiro spirituale presso il convento dei Frati Mi nori, al Santuario di Motta di Livenza, ha concluso la preparazione tra preghiera e momenti di svago, insieme ai genitori. Un ringraziamento va a don Davide che ha presiedu to l’Eucarestia, al Maestro Roberto Cauz con gli stru mentisti Leonardo al Cajon e Paolo alla chitarra, che in sieme ai coristi hanno imparato e cantato un ricco repertorio di canti bellissimi completamente nuovi An che i bimbi al termine della S. Messa hanno contribuito alla riuscita della festa, cantando il brano «Cantiamo a te Gesù» E, infine, un grazie a chi si è adoperato per l’allestimento della chiesa perché fosse così bella Al termine della celebrazione i ragazzi hanno ricevuto una pergamena a ricordo di questo importante momen to della loro vita, un piccolo Vangelo e una clessidra simbolo del tempo di preghiera da dedicare a Dio. È stata davvero una giornata gioiosa che è e sarà per sempre un ricordo importante, indelebile, che accompagnerà ognuno di loro nel corso della vita. L’augurio che desidero rivolgere ai fanciulli, è quello di conservare sempre nel cuore la purezza e il candore di questo gior no perché tanto più pura sarà l’anima tanto più luminoso e felice sarà il cammino E come ho detto in quel gior no: «Gesù è come il cielo azzurro, esi ste sempre! Anche se ci sono gior ni con le nuvole che ostruiscono la vista e non si vede, non per questo il cielo azzurro non esiste più Sta a noi guardare oltre le nuvole» Siate sempre luce riflessa dell’Amore di Dio da portare alle persone che incontrerete nella vostra vita Cari bambini, per me condurvi per mano a questo incontro speciale è stato un dono grande San Francesco diceva «è dando che si riceve», e voi mi avete dato molto in affetto ed esperienze che hanno contribuito a rafforzare la mia fede Io ho cerca to, nel mio piccolo, di farvi comprendere la diffe renza tra il bene e il male, di farvi capire i principi fondamentali della comunione cristiana, amore, carità, fratellanza, perdono, per poi farvi cono scere Gesù, fine e scopo della nostra vita, la cui presenza rende la vita più piena

Prima Comunione 2022 di Emanuela, catechista Il 29 maggio, sedici bimbi delle nostre comunità hanno fatto la Prima Comunione nella Chiesa di Santa Maria Maggiore di Dardago, ecco i loro nomi: Adele Campana, Alessandro Carlon, Alessia Fedrigo, Andrea Carlon, Andrea Minatel, Brenda Marson, Elia Moretton, Emma Carbonera, Evita Marson, Filippo Quaia, Francesco Burigana, Gabriele Bitto, Gabriele Del Puppo, Giulia Agostini, Giulia Toffolet to, Riccardo Del Puppo.

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Si tratta di un’area ricca di storie di famiglie e di mestieri artigianali Dal secolo XVII ad oggi vi si succe dettero due importanti casate: i Cardazzo Martin e i Bernardis. L’edificio abitativo risale alla fine del Settecento su insediamento sei centesco (se non precedente), te stimoniato dalla data 1674 inci sa sulla colonna destra del portone d’ingresso Appartiene ai Ber nar dis, famiglia agiata di origine purli liese che ereditò nella metà dell’Ot tocento i fabbricati con l’esteso brolo (podere cintato adibito a frut teto e a orto) dal benestante casa to dei Cardazzo Martin, a seguito delle nozze di Teresa Cardazzo con Domenico Bernardis Vi abitarono persone influenti nella vita del paese, tra cui l’importante figura ecclesiastica di don Andrea Cardazzo Martin, pievano di Dar dago per oltre mezzo secolo, e i di Vittorina Carlon, per la redazione de l’Artugna Sintesi in parlata di Fernando Del Maschio Continua il progetto di valorizzazione del patrimonio archivistico per conoscerci e farci conoscere in collaborazione con il Comune di Budoia, l’Ecomuseo Lis Aganis, l’Artugna, la Società Filologica Friulana archivio a cielo aper to AT 8 – AM 3 Case Cardazzo Bernardis AT 9 A 1 – T 1 ’l Ciasal AT 10 AM 4 A 2 Case Tres e Santin, Casa Fullini AT 11 AM 5 SR 1 Case Fullini, Cardazzo Remondin e Burigana, Del Maschio Munar, Conti Polcenigo AM Percorso Arti e mestieri AT Antroponimico – toponomastico A Acqua T Tradizioni SR Segni religiosi Il percorso lungo i paesi si arricchisce di altri quattro nuovi pannelli informativi; quest’anno a beneficiar ne è il capoluogo. Il primo verrà installato dal Comune in via Cardazzo, nei pressi della casa di Florio Ber nardis; il secondo all’incrocio tra le vie Cardazzo e Casale; il terzo in via Casale in prossimità dell’incrocio con via Roma; il quarto all’inizio di via Conditta.

AT 8 – AM 3 Case Cardazzo-Bernardis

Fonti Archivio Storico della Pieve di Santa Maria Maggiore di Dardago Archivio di Stato di Pordenone Archivio di Stato di Venezia Bibliografia Alessandro Fadelli, Storia di Budoia, Por denone 2009 Le opere e i giorni Budoia: una storia per immagini, a cura di Antonio Giusa, testi di Antonio Giusa e Nancy Michilin, Comune di Budoia e Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia 2002 la fotografia, che ’l à lassat tante lastre co ritrati e sene de la vita de ’na volta I Cardath Martin i era mi stri muradors e scarpelins e le so imprese in tel 1700 le à laorat in te la Glesia de Santa Maria a Sathil e in te chele de Sandan e de Da vian Tacat a la ciasa ’l é un porte go co le colone tonde de piereco te (unico a Budhuoia) Stacadha da la ciasa ’l é la botega undulà che i Bernardis i laora anciamò adess (thincue generathions de marangons)

nipoti don Pietro, cappellano a Dardago, e Angelo Bernardis, fale gname di professione ed appas sionato di fotografia che ci tra mandò scatti di vita ottocentesca del paese e dei luoghi limitrofi I Cardazzo Martin si distinsero per le loro abilità edili (impresari edili, l a p i c i d i ) , c o n l a re a l i z z a z i o n e d i edifici privati e religiosi In partico lare nel Settecento alcuni membri o p e r a ro n o n e l l a c h i e s a d i S a n t a Maria degli Angeli di Sacile, nella progettazione e riedificazione del la chiesa di San Giovanni di Pol cenigo e in interventi al duomo di Aviano. Nell’ampio cortile, si è attratti, oltre che dai fabbricati abitativi, da un basso porticato retto da colonne arrotondate di mattoni con basa mento di pietra (unicum in Budo ia), adibito probabilmente a fale gnameria negli anni Sessanta dell’Ottocento: struttura che uni sce l’abitazione ad un opificio mo dificato rispetto all’originario (orso glio alla bolognese?), alimentato un tempo dall’acqua proveniente dalla via pubblica, incanalata nel retro dell’edificio Dal lato opposto, isolato dalla ca sa padronale, sorge un portico sorretto da colonne lapidee, co struito all’inizio del secondo de cennio del Ventesimo secolo e de stinato a falegnameria, tuttora attiva La famiglia Bernardis detie ne, infatti, il primato della più lon geva attività artigianale del legno in paese, esercitata da ben cinque generazioni A fine Ottocento, esisteva un col legamento con l’area confinante a nord ovest, in cui sorgevano una fucina e una filanda appartenenti ad altre proprietà, le cui notizie storiche verranno proposte in un altro pannello informativo. *** Dal 1500 ’l é stat dentro doe fa mee: i Cardath Martin e i Bernar dis. La prima ciasa segura l’era del 1600 o ancia pi vecia (comot che se veith su la colona de le porte 1674). Adess le ciase (1700) ’l é dei Bernardis, famea vignudha da Porthie e che ’l à redhitat in tel 1800 ciase e brolio co le nothe de Menego Bernardis co la Geia Car datha. In te ste ciase i é nassudhi el Plevan vecio de Dardac, don Andrea Cardath, e i so nevodhi: don Piero, capelan, e Andol Ber nardis, marangon co la passion de Incisioni sulla colonna destra del portone d’ingresso

Angelo Bernardis (1844 1937) Budoia 1896 ca Il fotografo ritratto al centro con i suoi dipendenti, davanti alla falegnameria (Cortesia di Florio Bernardis)

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Nella parlata locale, la zona circo stante è denominata ’l Ciasàl os sia il ‘casale’, il cui significato subì, per evoluzione semantica, un mu tamento nel tempo: da luogo con una o poche case non molto di scoste dal centro abitato ad area non assai estesa attigua ad abita zioni rurali, coltivata a orto, frutteto o a semina, com’era in effetti il ter reno, nei secoli scorsi Dagli anni Cinquanta dell’Ottocen to, in quest’area era installato un lavatoio di pietra, alto qualche decina di centimetri da terra, che raccoglieva l’acqua del torrente Artugna condotta attraverso il ruial, un manufatto di conci di pie tra che dalla Val de Croda (Darda go) solcava l’intero territorio co munale I lavatoi, solitamente collocati in prossimità degli incroci e nella piazza principale, erano vivaci centri di aggregazione femminile, in cui le donne s’incontravano con i loro cesti colmi di capi da lavare e con tante notizie da raccontare, e anche punti d’incontro per i ragaz zini che con i loro giochi ravvivava no la crosera In inverno, si diverti vano a scivolare con gli zoccoli di legno chiodati lungo il ruial gelato, o saltare la vasca o spingersi tra loro provocando spesso qualche bagno fuori stagione Fino agli anni Sessanta del Nove cento, funzionava una pompa a getto continuo con vasca, ali mentata sempre dall’acqua del l’Artugna convogliata attraverso una conduttura in acciaio Si trat tava di una delle prime dodici fon tane situate lungo le vie principali dell’intero territorio comunale, se condo il progetto dell’ingegnere Ugo Granzotto, risalente al 1906 ma attuato soltanto nel 1916, allo scopo di for nire la popolazione di acqua potabile per usi domestici e per l’abbeveraggio del bestiame. Con gli anni la quantità delle fonta ne aumentò: solamente nel capo luogo si raggiunse la dozzina cir ca. Purtroppo i manufatti non esi stono più, sopravvivono solo nella memoria collettiva delle persone anziane *** ‘Na volta ciasal voleva dise ciasa un po’ distante da chele altre Su chista crosera l’era una de le prime dodese pompe del comun col laip par beverà le bestie e ‘na vasca raso tera, co l’aga del ruial, undulà che le femene le resentava la lissia e intant le ciacolava tra lor e magare le nore le diseva mal de le madone e viceversa D’inver par i canais l’era un spasso sbrissà coi thocui sul glath che se formava in te la vasca Nella memoria collettiva la strada è denominata via Tres, come già ap pariva nell’ottocentesca mappa austriaca: Strada Comunale detta dei Tressi (comprendente le attuali vie Casale e Roma) dal nome dell’importante clan di lapi

Come si presentava ’l Ciasal a inizio Ottocento (Mappa del Catasto Napoleonico) ’l Ciasal Fonti Archivio della memoria Testimonianze di persone anziane, raccolte negli anni Set tanta del Novecento Archivio di Stato di Pordenone Archivio di Stato di Venezia Bibliografia Giancarlo Bastianello, Acquedotto comu nale Cronistoria di una vita travagliata in l’Artugna a VI agosto 1977 n° 22, pp 8 9 10 – AM 4 – A 2 Case Tres e Santin, casa Fullini cidi insediatisi nel secolo XV nella centa omonima, ubicata alle spalle della chiesa e chiusa da un’alta muraglia di sasso Il casato estese i suoi possedi menti anche sul lato opposto della via come documenta il disegno

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Il rettilineo della strada dei Tres (ora via Casale) con l’alta muraglia di sasso che delimita la centa omonima (Cartolina d’epoca viaggiata, inizio anni Venti del Novecento, collezione privata) pat el soranon de Tres Intant la ve cia famea l’era fenidha Matio Tres ‘l à cambiat el progeto de la Glesia de Budhuoia, in tel 1832 Tra chele de Tres el veva ‘na ciasa (fitadha) el conte Tita Fulin, paron del Mulin de Bronte e de tant altre In tel curtif de le ciase Santin Zambon se pol vedhe un poth co la vera de piera, un dei tanth del paes L’aga dei poth co chela de Fontana l’era l’unica che i doprava i nostre veci ‘na volta.

Fonti Archivio Storico della Pieve di Santa Maria Maggiore di Dardago Archivio di Stato di Pordenone Archivio di Stato di Venezia Archivio della memoria Testimonianze di persone anziane, raccolte negli anni Set tanta del Novecento tali con oriundi di Mezzomonte tra i quali i Santin/o, pure lapicidi che unirono al loro cognome quello dei Tres adattandolo a soprannome, finché il casato originario non si estinse. Tra i Tres si annovera il lapicida Mattio che modificò in fase di co struzione il progetto della chiesa di Sant’Andrea apostolo, nel 1832 Nel cortile delle case dei Tres/San tin (ora proprietà Santin/Zambon) esiste ancora il pozzo con vera di pietra, uno dei tanti esistenti in paese da cui si estraeva dal sotto suolo l’acqua delle falde acquifere *** I Tres i era ‘na famea de scarpelins che la steva in te ste ciase dal 1400 Dopo i à comprat ancia de là de la strada ( ‘na volta Via Tres) In tel 1700 i Tres i se à inparentat coi Santin de La Mont che i à cia della mappa settecentesca del Catasto della pieve di Santa Maria Maggiore di Dardago, in cui si deli neano case, cortile con terreno at tiguo adibito a pascolo, già esi stenti nel secolo precedente; il complesso risulta cintato e chiuso da un arco con portone L’attestazione del documento: Un pezzo di terra sedime con corti vo e casa il tutto posto in Villa di Budoja in Rodolo 1642 n° 81, aquistato dalla famiglia Maschio per gli Autori d’essi Tressi [ ], coll’obligo di pagare alla Chiesa vi no secchi 4, confina a mattina par te a Lunardo quondam (fu) Mattio Tres, in luoco Santin, e parte An drea quondam Bartolomio Tres e consorte, a mezodì strada publica, a sera Zambatta quondam Valen tin Signor Possede parte Andrea quondam Bortolo Tres e parte Consorti quondam Bartolomeo Nell’area cintata, tra le abitazioni d e i Tre s è p re s e n t e l a p ro p r i e t à d e l c o n t e G i o : B a t t a F u l l i n i ( n ° mapp le 193), costruttore del mu lino a nord di Dardago, nel 1776: s i t r a t t a v a d i u n o d e i s u o i e d i f i c i nobiliari presenti nel territorio, adi bito a sua residenza o, più proba b i l m e n t e , a s s e gnato alla popola zione in concessione, in cambio di prestazioni d’opera e/o di canoni Non era l’unico nobile a possedere case e terreni in Budoia (lo scopri remo durante il percorso) Già nei primi anni del Settecento, i Tres intrecciarono relazioni paren Mappa tratta dal Catastico generale della Veneranda Chiesa di Santa Maria Maggiore di Dardago, 1757

Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un complesso di nuclei abitativi ‘fortificati’, a corte. Sia gli edifici a fronte strada verso via Ro ma sia gli inter ni appartenevano prevalentemente ai Del Maschio Munar fin dal XVII secolo, mentre i due fabbricati con gli accessi in via Conditta erano di proprietà del ca sato benestante dei Cardazzo Remondin e, dall’Ottocento, dei Burigana Remondin Le ciase in via Roma le era dei Del Maschio Munar fin dal 1600 Le doe ciase co le entradhe in via Condita le era prima dei Cardath e dal 1800 dei Burigana Remondin Dei Fulins ‘l era chela che fa cian ton tra via Roma e via Condita Ta cadha a le ciase de Remondin ‘l era na ciasa del conte Checo de Polthenigo, butadha dho e rifata stacadha. De là de strada, undulà che ‘l é la madhonuta sul mur, scominthia le ciase dei Carlon Ros vignudhi a sta unlì dopo la division de la famea granda de la Contrada Longia. In mieth a la crosera l’era stat me tut la pesa publica (spostadha da la platha). La base de la pesa (de lenc e de fer) la cuerdheva ‘na busa co dentro le leve e altri atressi colega dhi co la stadhiera che l’era in te na pithola costruthion Su la pesa se podheva pesà ciars, carete, rimor chi e pithui camions ‘Na volta dhuth i ciars e le carete le veva ‘na tabeluta col peso tara.La casa dei nobili Fullini, nel secolo scorso Case Fullini, Cardazzo Remondin e Burigana, Del Maschio Munar, Conti Polcenigo c o m p o s t a d i u n a p i a t t a f o r m a d i a s s i d i a c c i a i o e l e g n o , a f i l o d e l f o n d o s t r a d a l e , a l l o r a b i a n c o e p o l v e ro s o , s u c u i s a l i v a i l m e z z o meccanico (carro, camion ) con la merce da pesare. I l b a s a m e n t o c o p r i v a u n a f o s s a p ro f o n d a u n m e t ro c i rc a , c o n t e nente una serie di leve e di con trappesi di elevata precisione col legati alla stadera, installata fuori terra, all’inter no di una piccola co Fonti Archivio Storico della Pieve di Santa Maria Maggiore di Dardago Archivio di Stato di Pordenone Archivio di Stato di Venezia Archivio della memoria Testimonianze di persone anziane, raccolte negli anni Set tanta del Novecento Nel complesso ‘residenziale’ non mancavano edifici di proprietari illustri Ai nobili Fullini apparteneva il ca seggiato ad angolo tra via Roma e via Conditta, tramandato dalla me moria collettiva come Ciasa de Fulin, sebbene ad inizio Ottocento già proprietà dei Del Maschio Un altro nobile, il conte France sco Polcenigo di Ottavio, risulta va possessore dell’ultima casa, verso via Conditta, dal secolo scor so ricostruita ed isolata dal com plesso Al lato opposto si trova la prima ca sa dei Carlon Ros, edificata ad ini zio Novecento a seguito della divi sione della Fameia granda; da allora le abitazioni si moltiplicarono dando vita al nucleo dei Ros N e g l i a n n i C i n q u a n t a d e l N o v e cento, al centro dell’incrocio ven n e i n s t a l l a t a l a p e s a p u b b l i c a , struzione dove vi accedeva un in caricato che registrava peso e im p o r t o d a p a g a re a l d a z i e re p e r l’introduzione della merce nel co mune. Il manufatto pubblico era utilizzato anche dagli abitanti per la vendita di legna, pietre, fieno ed altro ma teriale

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Il portone di Pietro Burigana Remondin come si presentava decenni fa A lato Il segno sacro nel porticato della casa di Pietro Burigana Remondin come appariva negli anni Settanta del Novecento Era consuetudine creare segni religiosi di carattere privato a protezione della casa e dei suoi abitanti Si può notare un altro sacro (nicchia) nella casa dei Carlon Ros, alle spalle

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1. Dopo tre anni di scavi archeologici nella zona di Ronzadelle finanziati dall’Amministrazione Comu nale e coordinati dal dott Gianfranco Valle con il supporto del Gr.A.Po di Polcenigo, l’Amministra zione ritiene di sostenere il progetto anche nell’an no in corso? Il Comune per quest’anno, vista la situazione eco nomico finanziaria di totale incertezza nella quale vi viamo, non può sostenere il progetto nell’anno in cor so Personalmente credo che il lavoro fatto finora, grazie alle iniziative del Gr A Po, sia stato del tutto ap prezzabile per aver permesso di capire che trattasi di un sito articolato e importante per la comprensione dell’espansione e della decadenza romana lungo la fascia pedemontana Deve essere chiaro che, sicco me la piena comprensione del sito si potrà avere solo con scavi stratigrafici estensivi e profondi, non possia mo continuare a lavorare in modo del tutto artigianale e non può essere l’Amministrazione Comunale a farsi carico di costi e spese al momento non quantificabili Sarà necessario interessare direttamente la Sovrin tendenza per i beni archeologici che deve prendersi la responsabilità decisoria sul da farsi Mi risulta che a Settembre verrà fatto un convegno sulla «Località Roncadel» e spero che il tutto venga chiarito in modo definitivo scavi archeologici a cura della Redazione 2. Data la straordinarietà e unicità delle scoperte effettuate, non sarebbe auspicabile che il sito di venisse un importante punto di interesse storico, culturale e, perché no, anche turistico per il no stro Comune e per l’intera area pedemontana re gionale, procedendo con una estesa campagna di scavi? Concordo con quanto indicato, ma tutto dipende dall’indirizzo che vorrà dare la Sovrintendenza crean do una progettualità definita per un eventuale prosie guo dei lavori 3 Quali sono i consigli dell’esperto archeologo per il futuro del sito? Credo che l’Archeologo sarà presente al convegno di Settembre e quindi potrà rispondere direttamente a questa domanda. Ringraziamo il Sindaco per aver consentito l’intervi sta e rimaniamo in attesa dell’incontro settembrino A seguito del ritrovamento di interessanti reperti archeologici, argomento trattato più volte nei numeri precedenti del periodico, rivolgiamo una breve intervista al Sindaco per conoscere gli ultimi sviluppi sull’interessante campagna di scavi. a Ronzadelle breve inter vista al Sindaco

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ccompagnati dal loro docente d i P a r a s s i t o l o g i a e M a l a t t i e P a r a s s i t a r i e , A n t o n i o F r a n g i p a n e d i Regalbono, ordinario presso il Di partimento di Medicina Animale, Produzioni e Salute (MAPS), gli studenti hanno fatto visita a un gregge di pecore di razza Alpago ta, di proprietà delle aziende del Comune di Budoia «Le Grave», «Verdi Monti» e «Bravin» Nel cor Università e territorio s o d e l l a m a t t i n a t a g l i s t u d e n t i hanno avuto modo di ascoltare il s i gnor Fabio Damuzzo, titolare dell’azienda «Le Grave», che ha descritto le principali caratteristi che di una razza ovina tutt’oggi considerata a rischio di estinzione, rustica, frugale, particolarmente adatta all’ambiente montano e in grado di sfruttare al meglio anche le superfici pascolative più povere di Mario Povoledo Gli studenti si sono impegnati con entusiasmo, discutendo con il si gnor Damuzzo e il loro docente su vari aspetti riguardanti il manage ment aziendale e la gestione sani taria degli animali, concentrandosi in particolare sulla diagnosi e il controllo delle principali malattie sostenute da diversi parassiti che, se presenti oltre certi livelli, sono in grado di compromettere sensibil un connubio vincente piacevole e formativa per un gruppo di studenti del quarto anno Lo scorso 7 giugno gli alpeggi

sono stati teatro di una gior nata decisamente del corso di Laurea Magistrale a ciclo unico in Medicina Veterinaria dell’Università degli studi di Padova. della dorsale Cansiglio Piancavallo A

mente il benessere e la produttivi tà degli animali Terminata la di scussione sono iniziate le attività di campo con tutti gli studenti che, suddivisi in piccoli gruppi, si sono dedicati attivamente al prelievo di campioni biologici da destinare al le analisi di laboratorio Terminati i lavori di campo, il gruppo ha proseguito in direzione Valle Frith per una breve visita alla Busa del Glath, una grotta carsica utilizzata in passato dai malgari per la conservazione degli alimen ti, per poi raggiungere Malga Campo, restaurata e inaugurata dal Comune di Budoia poco più di 10 anni fa Qui, accolti dalla ospi tale Signora Sabrina Staffus, han no potuto godere della cucina di prodotti tipici locali e dello splendi do colpo d’occhio sulla pianura, per poi riprendere con il loro do cente la via del rientro. A l d i l à d e l l a s e m p l i c e n a r r a z i o n e d i u n a g i o r n a t a r i s u l t a t a estremamente piacevole per tutti i protagonisti, questa esperienza evidenzia come il dialogo tra Uni versità e Territorio rappresenti un aspetto unico e irrinunciabile, per ché ricco di quei valori culturali e sociali che attraverso confronti, scambi di competenze e di espe rienze, conducono verso un futuro di sviluppo reciproco Grazie ai rapporti tra Università e territorio si creano infatti quelle collaborazioni utili sia alle realtà locali, che benefi ciano di consulenze e del ritorno di un patrimonio di conoscenze, sia alla formazione universitaria che, menti Sociali), sono prova dell’ele vato standard qualitativo dell’offer ta didattica del Corso di Laurea in Medicina Veterinaria dell’Università degli studi di Padova Studenti e studentesse si sono dichiarati unanimemente soddi sfatti della esperienza vissuta, con la piena consapevolezza di essere stati i protagonisti principali di un piccolo ma importante esempio di quelle attività indispensabili sia alla loro professione futura, sia al man tenimento e alla valorizzazione dei patrimoni naturali e culturali dei nostri territori montani, dei nostri pascoli e delle nostre casere. Ci auguriamo che dopo questa prima, positiva esperienza, il con nubio tra l’Università e i nostri terri tori possa proseguire e consoli darsi nel futuro prendendo come esempio il corso di Laurea in Medicina Veterinaria, p u ò t r a s m e t t e re c o n m a g g i o re e ff i c i e n z a a i « l a u re a t i d e l p r i m o g i o r n o » q u e l l e c o m p e t e n z e t e o r i c o pratiche indispensabili per svolgere al meglio la professione nella cura degli animali, nel pro muoverne la salute e il benessere, nel garantire la qualità e la sicurez za degli alimenti e, di conseguen za, nel tutelare anche la salute dell’uomo La certificazione del l’EAEVE (European Association of Establishments for Veterinary Edu c a t i o n ) o t t e n u t a n e l 2 0 2 0 , c o s ì come il costante posizionamento a l p r i m o p o s t o n e l l a c l a s s i f i c a C E N S I S ( C e n t ro S t u d i I n v e s t i Esperienze vissute dai giovani studenti universitari patavini

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...dal Comùn di Pietro Ianna Assessore Lavori Pubblici, viabilità ed urbanistica nuova segnaletica sui «percorsi pedemontani»

Altro obiettivo è quello di predisporre un quadro organizzativo degli interventi di cui il Comune di Budoia abbisogna e che si andranno a realizzare nel breve, medio e lungo periodo nell’ambito della viabilità evitando interventi puntuali e disorganizzati Il tutto se le risorse finanziarie di cui dispone il Comune lo permetteranno Dall’analisi fatta dai progettisti, coadiuvati dalla Polizia Comunale e dall’Ufficio Tecnico, sono emerse diverse criticità alle quali con il presente piano si cerca di dare una soluzione positiva. Per mancanza di spazio non mi è possibile elencare tutte le criticità rilevate e le soluzioni proposte Ci riserveremo di dare in altra sede una comunicazione più dettagliata. Ringrazio il periodico l’Artugna per la cortesia riservataci. località che hanno saputo mantenere integre le pecu liarità dei loro territori. Alcuni anni fa, la Pro Loco di Budoia, consapevole di operare in un ambito collinare e montano integro, ricco di percorsi tracciati per collegare i poderi, in tem ASSOCIA ZIONI di Budoia

Non è facile reperire carte sentieri che indichino per corsi dedicati a quella grossa fascia di persone che desiderano passare una giornata o qualche ora fuori dall’ambiente cittadino o dalla routine quotidiana, pas seggiando in località tranquille, immerse nel verde in di Alessandro Baracchini L’Amministrazione Comunale di Budoia ha ritenuto dotarsi del piano generale del traffico urbano (PGTU) anche se non previsto dalla legge in quanto l’obbligo è per i comuni sopra i 30.000 abitanti. Mercoledì 6 luglio ha presentato in sala consigliare tale piano alla popolazione: numerose le persone presenti ed interessanti e proficui il dibattito che ne è conseguito e le proposte formulate. Con il PGTU l’Amministrazione si pone come obiettivo quello di migliorare lo stato della circolazione nel territorio comunale per tutte le tipologie di utenze, garantendo in particolare le migliori condizioni di sicurezza alle categorie «deboli» Altro obiettivo è quello di porre le basi affinché Budoia e le sue frazioni siano pronte a rispondere alle esigenze del nuovo tipo di turismo (cicloturismo, turismo naturalistico, brevi soggiorni ) che si sta sviluppando sfruttando le bellezze e le particolarità che il nostro territorio offre.

LE

Comune

Pro Loco Budoia

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pi in cui l’economia agricola prevaleva e prevedeva l’utilizzo del territorio per lo sfalcio, la pastorizia e la coltivazione del bosco, ha ritenuto opportuno colmare questo vuoto, commissionando la carta sentieri Ta bacco «BUDOIA POLCENIGO AVIANO PIANCA VALLO», in scala appositamente dimensionata dal l’editore, e riportando su di essa quindici itinerari, collegati fra loro e sparsi sui Comuni di Budoia, Polce nigo ed Aviano, dando loro l’appellativo di «PERCOR SI PEDEMONTANI» I tracciati sono anche visibili da tutti su appositi tabelloni prodotti dai Comuni di Budo ia e Polcenigo e dislocati in vari punti dei loro territori. Oggi la «Pro», perseguendo l’obbiettivo di promuo vere un turismo sostenibile sul territorio, si è fatta cari co di una spesa di oltre 5 000,00 Euro per dotare due di questi percorsi, di appositi segnavia che faciliteran no la loro percorrenza anche al camminatore più sprovveduto I tracciati interessati si snodano a cavallo fra i terri tori dei Comuni di Budoia e Polcenigo e sono denomi nati Circuito dei Colli di Santa Lucia D* e «Circuito di Mezzomonte F*. Il primo è accessibile da Budoia (Fontana), da San ta Lucia, da San Giovanni di Sopra e da Polcenigo Partendo dalla località Fontane a Budoia scende a Gor, entrambe zone umide immerse in un ambiente di rara bellezza, di interesse turistico e naturalistico Pro seguendo arriva in Piazza Plebiscito a Polcenigo per poi prosegue verso San Giovanni (Cial de Brent) e svolta subito a sinistra sotto un portico per trovarsi dopo pochi metri già sul sentiero che sale rapidamen te di quota donando la panoramica di tutto l’abitato di Polcenigo, la collina con il Castello e appena sotto i piacevoli giardini di palazzo Scolari. Prosegue sul Col delle Razze e continua su una piacevole stradina che passa sul Col Pizzoc, sopra la chiesetta di S Lucia ri torna a Budoia Il secondo è accessibile da Budoia (Madoneta de Costa), da Mezzomonte, da Gorgazzo, Partendo dal capitello della Madoneta de Costa a Budoia imbocca la strada bianca fino alla Panerata per poi salire sul sentiero che esce sulla vecchia strada bianca che por ta a Mezzomonte Da qui ridiscende sulla stessa stra da fino all’abitato di Range e raggiunge Gorgazzo per poi avanzare verso Polcenigo e prima di entrare nel vecchio borgo imbocca a sinistra la strada che porta sulle Pendee per poi raggiungere il Rui de Brosa in prossimità della strada provinciale Pedemontana (sot to il ponte), risale quindi attraversando il Ciampestrin per ritornare a Budoia Il prossimo obbiettivo della Pro Loco è quello di ap porre la segnaletica sui Percorsi Pedemontani deno minati «Attorno alla Valle delle Salere G*» e «Attorno al Col Sant’Angelo M*» comprendendo i collega menti che interessano l’Area Pic nic di Ciampore ed il già segnalato Percorso Circolare «Attorno al Torrente Artugna I*». L’intervento comporterà un onere finanziario che l’associazione non è in grado di sostenere, per questo richiederà apposito contributo straordinario all’Ammi nistrazione Comunale (*) lettera di riferimento sulla Carta sentieri Tabacco «BUDOIA POLCENIGO AVIANO PIANCAVALLO» in vendita nelle edicole locali

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SERIE DI RACCONTI E ANEDDOTI IN PARLATA LOCALE, ACCADUTI NEI NOSTRI PAESI ADHÉS

VE CONTE a Maria Roca l’era de la famea dei Cardath del Ghet, fia de Encio e de la Gigia, maridhadha co Ta nasio, Candido Mos’cion Fin da dhovena la veva un caratere scherthoso e alegro No la veva nissuna pura dei biss; spess d’istat te la vedheve co un carbonat o ’na len tiss intor al col e dopo i li butava in tel ort parhè i magnass i sordhith e le giambresse. No la manciava mai de fa el vecio e la vecia da mete in thima al panevin, la vecia co unlì ’na pantiana e el ve cio ’na panola. L’era brava da contà bar selete, un po’ sporciute, cuan che torneane dai pe legrinagi Don Alfredo: «Maria, Maria! Varda che de ga da confessarte» E liena pronta: «El le ga sentie anca lu e alora non ocore che me con fessi» D’istat se ciateane de sera su la crosera del Ghet ancia ’na vente na de noi Fra la Maria, la Malia e la Rosina Lossa in saltava fora de dhute le sort Cuan che passava cualchedhun che non cognossea ne la Maria la feva come so pora nona: «Te me somee dhut to pare, ma non me pense pì de chi che te so fiol» E a mi pian: «Cossì vignon a savè chi che l’è» ’Na sera ve dhon vignì avanti un siorut che no cognosseane e la Maria i fa la di Fernando Del Maschio

Continua la pubblicazione dei racconti in parlata budoiese na Lossa e so suor Giola Lopa l’è dhudhe a la Santissima la prima duminia de setembre Dopo mes sa la Giola l’à un bisoin ledhier e el bar l’è plen de dhent. Allora le dhoe furbe i dhiss: «L’è meio che dhon par de là in tel prat, noi se fermon prima e te fon senc se cualchedhun pol vedhete». Le passa el pontesel, la Giola la va in font al prat e la se volta ver so le dhoe che i fa senc de dhi anciamò pi indavuor La Giola la se sposta rathacul fin che la riva dongia un ba rut de ortie, ma liena no i le veit. «Eco Giola te pol fa!». Ve lasse imaginà el rest No volarave però che ve fessadhe ’n’idea de la Ma ria Roca dhuta scherthi e alegrie. L’era ’na femena positiva, l’à arlevat tre bravi fioi e l’à vardhat el so on fin che l’à podhut. No i à manciat de segur le dificoltà de la vita, frontadhe sem pre con tan coraio Se te veve bi soin de un piather, l’era sempre pronta Purtropo l’è manciadha anciamò dhovena par chei soliti mai L’era in cura col professor Carlon e la penultima volta che l’è vignudha via da l’ospedal de Pa dova i à dhit: «Me sa, professor, che la prossima volta vadhe fora co un capoto de lenc!» Vera l’è stadha stessa dimanda E lui: «È molto improbabile che Lei abbia visto mio padre, che non si è mai mos so dalla Francia!» E dopo el ne à dhit che l’era un bel po’ de ains ch’el steva in Italia (el capeva par fin el nostre parlà), che l’era el pa ron de ’na grossa dita de Fontan freda che la vendeva samenthe e che i plaseva ciaminà de sera in tei paesuth come Budhuoia De rif o de raf a la Maria no i sciampava nissun. A oselà Tanasio el veva ciapat un croat che l’era deventat mestego e el diseva parfin qualche parola come «mama», imparadha dai fioi de la Maria, e ancia ’na bestema, imparadha dal so paron che l’era dhut un rosare Par fa scherthi la Maria l’era pro prio brava ’Na volta liena, la Rosi » la Maria Roca « L

Maddalena Vettor

L ’ A R T U G N A P O R G E L E P I Ù S E N T I T E C O N D O G L I A N Z E A I F A M I G L I A R I L A S C I A N O U N G R A N D E V U O T O

Pur consapevole della sua drammatica situazione, la mamma ha vissuto l’ultimo periodo della sua vita con grande forza e dignità, senza perdersi di coraggio, lottando e cercando di non far sentire a noi il peso della sua sofferenza Fin da bambina è sempre stata d’aiuto ai suoi genitori, nostri nonni, nell’attività agricola di famiglia, sempre impegnata tra casa e chiesa Rendendosi sempre disponibile alle persone, da giovane ha partecipato all’Azione Cattolica e ha insegnato il catechismo ai bambini negli anni in cui è sorto l’asilo parrocchiale di Dardago. Ha frequentato i corsi di taglio e cucito presso l’asilo di San Giovanni di Polcenigo, dedicandosi quindi al mestiere di sartoria Di seguito, ha formato e cresciuto la famiglia che ha sempre desiderato ed amato, un amore trasmesso anche agli animali che ci hanno fatto compagnia e a tutta la natura che ci ha sempre circondato Un particolare ringraziamento vogliamo darlo alle parrocchie e al coro parrocchiale ai quali fin da giovane ha sempre partecipato con grande passione. Meravigliosi sono stati l’insegnamento e l’educazione che ci ha trasmesso, frutto della fede cristiana, dei quali le saremo sempre riconoscenti e che non dimenticheremo mai I FIGLI ULISSE, PAOLO E GABRIELE ANGELIN

Anche tu papà non sei più nella tua casa. Materialmente non sei lontano, pochi passi ci dividono da te e mamma, ma la vostra energia è qui fra questi muri, testimoni del vostro sacrificio, del vostro esempio, potente lascito che ci ricorderà sempre da dove veniamo NADIA E LORIS

Marcello Zambon Rosìt

Desideriamo ricordare nostra mamma Maddalena Vettor che, venuta improvvisamente a mancare, ha lasciato un grande vuoto e dolore a noi figli e famigliari, e a tutti coloro che l’hanno conosciuta ed amata.

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A G O S T O 2 0 2 2 / 1 5 6 30 Pietro Quaia L A S C I A N O U N G R A N D E V U O T O

Pietro Quaia era nato a Polcenigo il 21 novembre 1930 (giorno della Beata Vergine Maria), il più giovane di sei fratelli, orfano del papà, che faceva il portiere d’albergo a Milano, a soli quattro anni Frequentò la prima classe elementare a Polcenigo e poi trasferito dalla sorella a Milano a causa delle difficoltà economiche della mamma rimasta vedova Causa il suo stato di salute, su consiglio medico, fece ritorno a Polcenigo dove completò le elementari a San Giovanni I fratelli lavoravano negli alberghi, due all’albergo Gallia di Milano, mentre il primogenito (classe 1908) all’Hotel Savoia di Trieste Raccontava che durante la guerra questo fratello fu trasferito in campo di concentramento in Germania dove riuscì a scappare e, attraversando le Alpi a piedi, rientrò a casa Già da piccolo aveva la passione per la meccanica, ruffianandosi con le maestre riparandone le biciclette Imparò poi il mestiere nell’officina di Marco Quaia, e vide nascere i due figli di Marco, Zefferino e Otello, oggi mons Otello Quaia Raccontava sempre che durante la guerra, partiva da San Giovanni in bicicletta per raggiungere Vittorio Veneto, caricava una bicicletta sulle spalle alla fabbrica Carnielli; rientrava in officina, smontavano le due camere d’aria e le coperture e il resto della bicicletta andava in soffitta, perché durante la guerra non si trovavano (camere d’aria e coperture) Un giro alla mattina e uno al pomeriggio Dopo anni di gavetta, nel 1951 si trasferì a Budoia, per avvicinarsi alla «morosa» Nadia Lachin (figlia di Pietro Lachin che gestiva il bar in piazza dove poi arrivò Renè), aprendo la propria prima officina vicino alla Un ricordo di papà le ore del giorno e della notte, 365 giorni all’anno Si sposò nel 1956 e l’anno successivo si trasferì in piazza con la conosciuta officina e distributore Agip, dove lavorò per quasi cinquant’anni Negli anni, nella sua officina passarono molti garzoni, Remigio Ianna, Riccardo Fort, Nino Burigana Poe, Salvatore, Giocondo e Raimondo da San Giovanni e altri. Con il servizio taxi era presente nella stazione ferroviaria, all’arrivo di tutti i treni, tutto l’anno 365 giorni all’anno, per il trasporto dei pendolari, che lavoravano a Venezia e oltre, a Budoia e Dardago e viceversa Anche in pensione, per molti anni era presente nella sua vecchia attività, la sua vita, ora del figlio Elio e dei suoi figli chiesa, dove ora trova posto l’attività delle sorelle Polonia (Dolce Salato) e la prima pompa di benzina sotto il campanile Iniziò a vendere biciclette e i primi motorini (Garelli, Vespa, Lambretta e altre) Nel 1953 comprò la prima automobile una Fiat 1100 di colore nocciola con le frecce a bandiera, per iniziare anche la professione di noleggio di rimessa (taxi), con la quale tra l’altro, in quel periodo, portò negli ospedali vicini (Aviano e Sacile) tutte le partorienti del Comune, in quanto pochi avevano l’automobile, e veniva chiamato a tutte Nella sua vita aveva un saluto per tutti, anche negli ultimi anni di vita, con la sua carrozzina a spasso per Budoia con la badante, salutava qualsiasi persona incontrasse VANNI

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Guido Biscontin Era stato alpino nel battaglione Tolmezzo ed era iscritto al gruppo Alpini di Budoia Ha passato gli anni spensierati della giovinezza tra Val de Croda, Piancavallo, Barcis e il Gorgazzo insieme ad amici locali che ancora frequentava e ricordava con grande affetto Si teneva aggior nato anche grazie alla rivista l’Artugna, della quale non mancava un numero Aveva iniziato da diversi anni la tradizione di ritrovarsi in primavera con i Biscontin nei terreni di sua proprietà in Val de Riva, per la raccolta delle ‘sparesee’ e per un pranzo conviviale nelle amate terre friulane Il 22 giugno scorso, a seguito di complicanze da Covid durate più di un anno, è mancato il prof Guido Biscontin Tra i pionieri della chimica del restauro in Italia, è stato il fondatore della Scuola di Chimica per la Conservazione all’Università Ca’ Foscari di Venezia e del primo corso di laurea in Italia di Scienze e tecnologie chimiche per la conservazione e il restauro Ricordiamo tra i diversi interventi che lo hanno portato in numerosi siti nel bacino Mediterraneo, quello sul Tempio di Amenophis IV (Luxor, Egitto), sulle mura della città di Rodi in Grecia, sulla Cappella della Natività a Nazareth in Israele e sulla Cappella della Sacra Sindone a Torino Nato a Budoia in via Longa il 16 agosto 1942 da Angelo Biscontin Mastela e Ines Silverio, è sempre rimasto legato al suo paese di origine Guido, un vero budoiese Le figlie Giulia e Giovanna, i fratelli Adriana e Andrea, e la moglie Nadia lo ricordano con amore e ringraziano i budoiesi per la vicinanza Ci mancherà soprattutto per il suo spirito gentile e allegro, la sua conoscenza e curiosità e per la sua dirompente simpatia

Un’altra persona che ha servito la comunità se ne è andata Pietro Quaia, Piero mecanico, persona nobile, sorridente e spontanea che è vissuto a Budoia e si è speso per aiutare tutti, nei lunghi anni di vita Garbato nei tratti e nel portamento, che vestisse la tuta blu da lavoro o l’abito della festa, Piero ha visto nascere e crescere intere generazioni, come ricorda il figlio Vanni ed era presente nella vita della comunità, in tutte le sfaccettature, consapevole di essere stato, senza mai ostentarlo, un budoiese doc Vero credente, non mancava mai, specialmente negli ultimi anni, dopo la pensione, alla Messa domenicale ed elargiva ogni anno oblazioni sia per la chiesa che per l’oratorio Ultimamente, nonostante il declino fisico, Piero ha custodito intatto il sorriso e lo stile garbato, salutando con l’ampio gesto della mano, tutti coloro che incontrava sul suo cammino e avendo per tutti una parola buona La comunità lo ha accompagnato all’estrema dimora, consapevole di essere privata dalla presenza fisica di Piero, ma, altrettanto consapevole che il suo ricordo resterà per sempre nella memoria Alessandro Manzoni, nel capitolo XI de «I promessi sposi», scrive che una delle più grandi consolazioni di questa vita è l'amicizia Ecco una delle doti di Piero, la grande amicizia per tutti Grazie Piero, riposa in pace MARIO POVOLEDO Piero Quaia, mecanico

A G O S T O 2 0 2 2 / 1 5 6 32 L A S C I A N O U N G R A N D E V U O T O

Ho sempre paragonato la nostra Berta ad un grande libro, purtroppo si è chiuso l’ultimo capitolo. Se ne è andata dolcemente, con Pierluigi e Rosanna accanto a lei. Ci addolora la sua perdita, ma ci consola la consapevolezza che la sua lunga vita sia stata ricca di affetti, di vicende e di occupazioni che hanno arricchito i suoi giorni Avendo visto trascorrere un secolo, era la memoria non solo del paese di Budoia, ma degli accadimenti del mondo Si è dedicata totalmente alla famiglia e Pierluigi era il suo «Capolavoro», era orgogliosa di quel ragazzo studioso e intelligente con cui intavolava giornalmente dialoghi mai banali, discutendo, anche animatamente, se i pensieri non erano univoci Era la sua più grande compagnia, espressa con meticolosità e grande perizia Un lavoro che io ritengo vicino all’arte, preziosissimo, è stato il restauro degli arredi e paramenti sacri della chiesa di Budoia Anche il tappeto steso sotto il suo feretro è stato ideato e cucito a mano da lei, che, presi un foglio e una matita, ha copiato il motivo a greche guardando in televisione il Papa, affacciato al balcone, sul quale era drappeggiato un bellissimo manufatto Ci sono voluti ben 11 rocchetti da 100 metri l’uno Ha cercato con Mario i filati più adatti, ha riparato ciò che pensavamo irrecuperabile con amore e maestria, restituendo il tutto alla primitiva bellezza. Ha consegnato alcune sue riflessioni e ricordi al periodico l’Artugna Desiderava trasmettere ai lettori quanto riteneva importante, purtroppo solo in pochi articoli Sarebbero stati innumerevoli gli argomenti che avrebbe potuto trattare, ma come sempre accade, noi che ascoltiamo speriamo sempre che queste persone così ricche siano immortali e possiamo attingere alle loro menti per un tempo infinito. Purtroppo non è così e giunge il momento in cui ci dobbiamo dire addio e soprattutto GRAZIE Non ti dimenticheremo e finché vivrai nel nostro cuore non te ne sarai andata definitivamente

Alberta Noemi Panizzut

GABRIELLA PANIZZUT Il marito Umberto, spesso assente per lavoro, ha intessuto con lei una fitta corrispondenza, che la metteva a conoscenza dei viaggi e delle meraviglie che incontrava in paesi lontani Rosanna e i tre nipoti sono stati il coronamento del suo sogno per la vita di Pierluigi In secondo luogo, ma importantissima, è stata la passione per il cucito

LA DELLA

COMUNITÀ DI DARDAGO / BUDOIA / SANTA LUCIA

Camilla, una dolce cagnolina Questa è Camilla: dal 28 giu gno non c’è più Aveva 16 anni Da molto tempo ormai era cieca, sorda, affetta dal morbo di Parkin son, recentemente era stata so praggiunta anche dalla demenza senile Tentava di alzarsi e camminare gi rando attorno alla sua cuccia, ma le zampine non la sostenevano; per questo Bianca le aveva com prato i calzini antiscivolo per quelle posteriori e con queste riusciva, tutta compiaciuta, a fare qualche giretto, anche se per gli sposta menti più prolungati bisognava portarla in braccio Bianca faceva tutto questo con pazienza Molto spesso Camilla si svegliava di notte e Bianca cerca va di interpretare ogni lamento o segnale di desiderio di spostarsi o uscire Non la lasciava mai sola; da qual che anno Bianca non si allontana va da casa e, quando lo faceva, era solo per le spese essenziali Se Bianca ora è un po’ più sola, h a c o n s é l ’ i n t i m a g i o i a d i a v e r Alla presenza di amici e com paesani riuniti in piazza a Dardago, sabato 4 giugno, è partito per una coraggiosa e memorabile impresa su due ruote Paolo Bastianello Fu In bicicleta... fin a Capo Nord sèr, con destinazione Capo Nord Un’avventura in solitaria che è du rata alcune settimane con un mez zo che è divenuto negli ultimi anni l’emblema di una mobilità più so stenibile e di una rivoluzione cultu rale, sociale ed economica, oltre che ambientale Abbiamo seguito Paolo via etere, in attesa del rientro con il suo nutri to bagaglio di profonde emozioni e di intensi vissuti che condividerà con la comunità Nel prossimo numero contiamo di ricevere direttamente da Paolo un racconto più dettagliato d a t o a l l a s u a c a g n o l i n a a ff e t t o , a s s i s t e n z a , c u re m e d i c h e ; s o p r a t t u t t o , C a m i l l a l e h a l a s c i a t o dolcissimi ricordi L B

CRONACA

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A G O S T O 2 0 2 2 / 1 5 6 34 San Tomé, Festa de la Famea La prima domenica di luglio, è diventata da qualche anno la Festa de la Famea da trascorrere i n s i e m e n e l l a s u g g e s t i v a z o n a d i San Tomé, caratterizzata dall’anti ca chiesetta e dalla maestosa pa rete di roccia (il Crep) Il bel tempo ha permesso a molti f e d e l i d i r i s p e t t a re q u e s t a n u o v a t r a d i z i o n e P e r l a S a n t a M e s s a , celebrata dal parroco don Davide, i fedeli hanno riempito la chieset t a G r a z i e a g l i a l t o p a r l a n t i , m o l t i hanno potuto partecipare alla ce r i m o n i a a l l ’ e s t e r n o , r i p a r a t i d a l c a l d o s o l e g r a z i e a d u n p a i o d i gazebi e agli alti abeti che caratte rizzano la zona D o p o i l r i t o re l i g i o s o , l a f e s t a è continuata intor no ai tavoli imban diti da un gruppo di volontari, gio vani e meno giovani L’incasso, al netto delle spese, è stato devolu to alla parrocchia per contribuire Prima dell’inizio della Santa Messa, la chiesetta è ormai colma: si trova ombra anche sotto i gazebi Un particolare del pranzo in compagnia all’ombra degli abeti Associazione Alpini Gruppo «Bepi Rosa» Foto 1 2. Il 24 aprile, dopo due a n n i d i f e r m a p e r i l C o v i d 1 9 i l Gruppo ha ripreso la tradizionale f e s t a i n P i a z z a a B u d o i a , c o n l a consegna di due tessere a nuovi iscritti: Luca Buffo e Carlo Babuin. Dopo la Messa nella Parrocchiale è s e g u i t o u n b r i n d i s i , p re p a r a t o dal nostro Vice Capogruppo Bep 1 2 3

ha augurato un

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la v o ro a s e r v i z i o d e i n o s t r i p a e s i M P 4 5

A CURA DI MARIO POVOLEDO ne senza dubbio, ma un piacere per tutti quelli che passano accan to: anche se non condividono le loro scelte, a loro un sincero grazie per l’immagine che ci offrono L B alle spese sostenute per la sosti tuzione del batocchio della cam pana grande Barbier pa’ on e femena Nel negozietto di proprietà Pol lonia, di fronte alla chiesa parroc c h i a l e d i B u d o i a , h a a p e r t o l a nuova attività di parrucchiere per uomo e donna Giuseppe Cassara con la moglie Francesca Durante 4 Sindaco buon

Passion pa’ i flors, un giardino spiritoso Di fronte al supermercato Visot to di Budoia c’è un giardino che non può passare inosservato Ce spugli di fiori di vario tipo e diversi colori, un’ampia vasca di ninfee, zampilli d’acqua che escono da statue di dimensioni e forme dalle più strane e insolite alle più spirito se, due mulini a vento in miniatura, vezzosi putti in pietra. Ogni volta che lo si guarda si coglie un sog getto nuovo che forse era sfuggito all’attenzione immerso in quella gran quantità Sempre curato, cu rati i passaggi per arrivare ad ogni pianta o aiuola Possiamo solo im m a g i n a re l ’ i m p e g n o d e l s i g n o r Novino e della signora Loredana al cui giardino, ne sono certa, de dicano molto tempo Una passio p i n o e d a l l a m o g l i e A n n a M a r i a Carlon Foto 3. Il Gruppo ha partecipato alla 93 a Adunata Nazionale a Ri mini con un bel numero di parte c i p a n t i . I n p r i m o p i a n o l ’ a l f i e re Beppino Carlon con il gagliardetto del Gruppo di Budoia Foto 4. In occasione del 150° an niversario di costituzione del Cor po degli Alpini, è transitata per il capoluogo la staffetta alpina, con tedoforo il Col David Colussi, Co mandante dell’8° Reggimento Al pini Accolti dal Sindaco e da una delegazione dei Gruppi di Budoia, Polcenigo e Caneva Foto 5 Carlon Sergio, classe 1930, ha ricordato i 92 anni con una rappresentanza del Gruppo di Budoia, dove è iscritto dal 1952; 70 anni di militanza e di presenza Auguri da tutti gli Alpini del grup po «Bepi Rosa».

l ’ i n a u g u r a z i o n e , i l 1

m a g g i o , i l

Il 4 giugno 2022 è nata Aurora Fucci, per la gioia della sua mamma Martina e del papà Matteo Susanna Bortolini e Mauro Pedretti si sono uniti in matri monio, celebrato dal parroco don Davide, sabato 4 giugno 2022 nella chiesa parrocchiale di Budoia Elisa Sonego e Valerio Adore, uniti in matrimonio il 3 giu gno 2022 nella chiesa parrocchiale di Cordignano (Treviso) dal loro amico sacerdote don Emanuele Il 15 luglio 2022 Joelle Bianchi Cariola si è laureata con 110 in Scienze e Tecniche Psicologiche presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano Questo è solo il primo passo di Joelle nel suo percorso di studi in Psicologia, le premesse sono ottime buona for tuna e buono studio per il tuo futuro Joelle! Dai il massimo come hai sempre fatto e i risultati non ti deluderanno W gli sposi

A G O S T O 2 0 2 2 / 1 5 6 36 L’ INNO ALLA VITA A U G U R I D A L L A R E D A Z I O N E !

Il 10 luglio 2022, Anna Maria Angelin e Giuseppe Carlon, attor niati dai loro cari, hanno ricordato il 50mo di nozze Don Vito, anche a nome della comunità, ha augurato altri lieti traguardi, in prosperità e salute Chiara Baracchini e Riccardo Zambon Momoleti si sono uniti in matrimonio a Palazzo Scolari in Polcenigo circondati dalla gioia di parenti ed amici, il 5 giugno 2022 Con gioia ed emozione abbiamo festeggiato il 27 maggio scorso il bel traguardo di 50 anni di matrimonio dei nostri nonni Francesca e Mario Dapprima abbiamo ringraziato il Signore, durante la Messa, per il dono di questi 50 anni di vita insieme, chiedendo che continui a benedire la loro unione affinché possa portare ancora molti frutti di bene Poi abbiamo proseguito in allegria la festa attorno ad una ottima tavola imbandita, assieme alle persone più care che li circondano Noi siamo orgogliosi della loro testimonianza di amore e fedeltà e auguriamo loro ancora tanti anni di vita assieme I NIPOTI SIMONE, LUCIA, IRENE, RACHELE CON PAPÀ GIONATA E MAMMA ELISABETTA

A G O S T O 2 0 2 2 / 1 5 6 38 IL BILANCIO NUMERO 155 Situazione economica del periodico l’Artugna entrate uscite Costo per la realizzazione 3.437,00 Preconfezionamento e spedizione 360,00 Entrate dal 01 04 2022 al 06 07 2022 2 829,00 Totale 2.829,00 3.797,00 Fiume Veneto, aprile 2022 Cari amici della redazione, in questi momenti di profondi interrogativi, di paura e incertezza, desideriamo trasmettervi un messag gio d’amore, di stima e amicizia Vi arrivi, attraverso questo piccolo contributo, il no stro grazie per l’amore e la dedizione nel continuare a seguire l’amata rivista Amata Dardago, sei ricordo dolce dei momenti spensierati della nostra infanzia Sei pace, mentre camminiamo fra le tue vie Sei fonte, quando saliamo fra i tuoi sentieri Sei amicizia, famiglia e accoglienza ogni volta che torniamo (Pietro Zambon) Con stima e affetto PIETRO, PIERINA E ANNA ZAMBON Venez a, 8 marzo 2022 Pro l’Artugna, grazie di tutto CATERINA BURIGANA, VENEZIA Venez a, 12 febbraio 2022 Ringraziandovi sempre per il vostro gradito lavoro FAMIGLIA ZAMBON RIZIERI Torino, 20 maggio 2022 Per l’Artugna che ricevo sempre con piacere LAURA ZAMBON Budoia, 10 luglio 2022 Per l’Artugna, in occasione del 50 mo anniversario di matrimonio ANNA MARIA E GIUSEPPE CARLON ACCOMPAGNANO LE OFFERTE ’L ’RUIAL L RUIAL sabato 6 agosto 2022 ore 19.00 Dardago ex scuole elementari P R O G R A M M A PRESENTA ZIONE DELL’EDIZIONE ARTISTIC A diario di un tempo che fu… testi di Ruggero Zambon illustrazioni di Luigina Zambon prefazione di Andrea Maggi Presentazione libro Esposizione dipinti olio su tela Mini mostra di oggetti della civiltà contadina

www.dardagosto.it - info@dardagosto.it - www.facebook.com/dardagosto diComuneBudoia dwwwversamenecom Mercoledì 10/8 La strada dei libri passa da… dalle ore 17.00 a GiovedìCiampore11/8 apertura Pesca di Beneficenza Serata Giovani con DJ Bensina dalle ore 21.30 in area festeggiamenti BAR APERTO Venerdì 12/8

Insieme a contare le stelle cadenti dalle ore 20.00 a Ciampore Serata danzante con Oro Puro ore 21.00 in area festeggiamenti CHIOSCO APERTO Sabato 13/8 15^ Marcia sul Percorso del Torrente Artugna dalle ore 17.00 partenza dalla piazza Serata Rock con Lucio e i Robusti dalle ore 21.30 in area festeggiamenti CHIOSCO APERTO Domenica 14/8 DardArtisti Sóte i Portóns Artigianato e agroalimentare in piazza, mostre di artisti nei portoni, saltimbanchi, musica, giochi per bambini, balfolk, laboratori artistici per adulti e bambini dalle 10.00 alle 22.00 per le vie del paese CHIOSCO APERTO Lunedì 15/8 ore 11.00 in chiesa Santa Messa dell’Assunta ore 16.30 Giochi popolari ore 20.00 Spiedo paesano su prenotazione: in pesca di bene cenza e alimentari in piazza Serata latino americana con Federico Havana DJ dalle ore 21.00 in area festeggiamenti CHIOSCO APERTO Per tutta la durata della festa sarà aperta la Pesca di beneficenza Con la gentile e apprezzata collaborazione di: 2022da oltre 40 anni NEW S ACILESE di A STRONOMIA ASSOCIAZIONE

Gruppo “Bepi Rosa“ - Budoia Sezione di Pordenone

* Le Litaniae Maiores, il 25 aprile; le Litaniae Minores, i tre gior ni che precedevano l’Ascensione, la Sensa [ foto di Vittorio Janna]

L’estate torrida 2022 La prolungata siccità di questo periodo ha bruciato anche un ‘nostro’ noce e così tante altre specie di alberi ❖ Da mille e più anni per vincere la siccità i fedeli hanno ce lebrato riti ed innalzato preghiere a Dio che purtroppo la riforma liturgica ha soppresso, perché ritenuti da molti li turgisti cerimonie di origine pagana Ma le preghiere di invocazione per la pioggia, per il bene dell’intero Creato non erano un effetto del paganesimo I riti delle Rogazioni * con i loro canti delle Litaniae dei santi e l’invocazione contro le calamità naturali, ed altre processioni di emergenza per la richiesta d’acqua (per le nostre comunità le mete erano la Santissima di Coltura, San Tomè o anche luoghi molto più lontani) avevano origi ni certamente dalla tradizione pagana, ma rispondevano a un profondo bisogno religioso dell’uomo Invocare Dio per il bene dell’acqua fa parte anche della tradizione biblica; infatti nel Libro Sacro si fa riferimento alla pioggia almeno duecento volte, soprattutto nell’Anti co Testamento, come riferisce il biblista Vittorio Messori. [ la Redazione]

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