amarcord
di Vanni Zagnoli
La scomparsa di un mito
Ho visto Maradona È morto Maradona, per i più è stato il più grande calciatore di ogni tempo, assieme a Pelè. Aveva compiuto 60 anni meno di un mese fa, poi era stato operato alla testa, sembrava che fosse in buone condizioni e invece gli è stato fatale un arresto cardiorespiratorio, a casa. Era nella villa del Barrio San Andrés di Benavides, a Tigre, nella parte settentrionale dell'area metropolitana della grande Buenos Aires, sono arrivate 9 ambulanze per tentare di rianimarlo, tutto inutile. Sono arrivate presto l'ex moglie Claudia Villafane e le figlie Dalma e Giannina, poi la sua ultima fidanzata, Veronica Ojeda. In Argentina sono stati proclamati tre giorni di lutto nazionale. Qui selezioniamo una serie di ricordi fra le migliaia di messaggi arrivati, alcuni raccolti dall’agenzia di stampa Ansa. Partiamo dal Napoli, su twitter una foto di Diego che esulta in maglia azzurra e la scritta “Per sempre” con un simbolo del cuore in azzurro. “Tutti si aspettano le nostre parole. Ma quali parole possiamo usare per un dolore come quello che stiamo vivendo? Ora è il momento delle lacrime. Poi ci sarà il momento delle parole. Diego nel cuore”. E a Napoli si pensa subito di intitolargli lo stadio San Paolo, è d’accordo anche il presidente Aurelio De Laurentiis. “Non riesco a parlarne”, dice con voce tremante Ottavio Bianchi, l’allenatore che costruì attorno al suo talento la squadra del primo scudetto, della coppa Italia e della Uefa. “Napoli perde un figlio” - gli fa eco Giuseppe Bruscolotti, capitano di quel Napoli del 1986, che poi cedette a Diego la fascia. “Mi aspetto un lutto cittadino, anzi il lutto dovrebbe essere di tutto il mondo”. Centravanti del Napoli del secondo scudetto era Antonio Careca: “Sono senza parole, il nostro amico e fratello se n’è andato. È stato e sarà sem-
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pre speciale per tutti noi”. Lorenzo Insigne, capitano del Napoli di oggi. “Dal primo giorno in cui sei arrivato nella nostra amata Napoli, sei diventato un napoletano doc. Hai dato tutto per la tua gente, hai difeso questa terra, l'hai amata. Ci hai regalato la gioia, i sorrisi, i trofei, l’amore. Sono cresciuto sentendo i racconti della mia famiglia sulle tue gesta, vedendo e rivedendo le tue infinite partite. Sei stato il più grande giocatore della storia, sei stato il nostro Diego. Ho avuto la fortuna di incontrarti, parlarti, conoscerti e non ti nego che mi tremavano le gambe. Per me hai sempre avuto belle parole, parole di conforto che non potrò mai dimenticare e che custodirò per sempre dentro di me. Da tifoso, da napoletano, da calciatore: Grazie di tutto D10S. Ti ameremo per sempre”. Michel Platini, ex presidente Uefa e bandiera della Juventus. “Con Diego, ci siamo visti, affrontati tante volte. Avevo una grande ammirazione per lui, poi, certamente, c’era la rivalità. Non si può essere al vertice entrambi, giocare coppe del mondo per vincerle, giocarsi i campionati con Juve e Napoli e non essere rivali. La prima parola che imparai arrivando in Italia fu la parola 'sfida': Maradona sfida Platini, Platini sfida Zico… Negli anni Ottanta vivevamo di rivalità. Sono molto, molto triste, c'è la nostalgia di un'epoca che è stata bella. È morto Cruyff, è morto Di Stefano, è morto Puskas, tanti grandi giocatori che hanno segnato la mia giovinezza e la mia vita. Si arriva a un'età in cui vedi tanta gente andarsene”. Paulo Roberto Falçao, ex regista della Roma. “Maradona è stato un semidio del calcio. Con la palla, era un dio, senza la palla, è stato umano. Ho avuto il privilegio di vedere il suo immenso talento in campo e posso testimoniare la sua genialità. Don Diego sarà sempre tra i ricordi migliori degli appassionati di calcio”.
Bruno Conti, responsabile del settore giovanile della Roma: “Ciao Grande Diego. Rip”. E’ stato suo grande rivale in tante sfide fra Roma e Napoli e fra Italia e Argentina, come quella epica dei Mondiali del 1982 in cui l'azzurro divenne 'Marazico'. Franco Baresi, vicepresidente onorario del Milan: “È una notizia che mi ha sconvolto, mi piange il cuore. È una leggenda, un mito, uno dei più grandi della storia del calcio o, possiamo dirlo, il più grande di tutti. Ci ha fatto soffrire, ci ha fatto un sacco di gol. A volte gli si faceva fallo, lui prendeva le botte ma senza mai lamentarsi. In campo era leale. Era amato dai suoi compagni, perché non faceva pesare la sua grandezza, e dalla gente, che andava allo stadio per le emozioni che regalava”. Paolo Rossi, capocannoniere del mondiale vinto dall’Italia, nel 1982: “Diego è stato il genio del calcio mondiale, un talento ineguagliabile. Assoluto. Una gioia per tutti quelli che amano il calcio. Mancherà. Ciao Diego”. Claudio Gentile, terzino di quella Italia, lo fermò nel girone al mondiale del 1982. “Lo fermai e non accettò la sconfitta: non volle darmi la maglia e al Mondiale non si fa. Mi deluse. Con Zico ci fu a fine partita il tradizionale scambio di maglie a fine partita, nonostante l’avessi scambiata con lui e non con l'argentino, come molti erroneamente ricordano. Diego doveva essere la ciliegina sulla torta dell'Argentina campione, non accettò la sconfitta. Mi accusò di averlo picchiato: ma in tutta la mia carriera non sono mai stato espulso. Lui, in quel Mondiale, sì. Come giocatore è stato il più grande di tutti. Riposi in pace”. Stefano Tacconi, ex portiere della Juve, anni ‘80. “Aver preso gol da Diego Armando Maradona per un portiere è un orgoglio, non una sconfitta. Sono 35 anni che viene ricordata la rete che Diego mi fece su punizione con il pallone all'interno dell'area di rigore in