Bergamo Salute - 2022 - 69 - novembre/dicembre

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Novembre/Dicembre 2022 | Bergamo Salute | 1 8 Ortopedia PLASMA ARRICCHITO DI PIASTRINE. QUANDO SERVE DAVVERO 18 Stili di vita IL DECALOGO PER RISPARMIARE LUCE E GAS 26 Psicologia COSÌ FAI CRESCERE LA TUA AUTOSTIMA 22 Alimentazione VOLETE DIMAGRIRE? OCCHIO ALLE CALORIE VUOTE Bergamo Salute è sempre con te: leggila integralmente dal tuo computer, tablet o smartphone www.bgsalute.it 14 Maria Beatrice Stasi Il Papa Giovanni compie dieci anni. Ora le case di Comunità e un ospedale per bambini

numero

) EDITORIALE

5 2023. Un altro anno insieme

) SPECIALITÀ A-Z

6 Oculistica

Cheratocono. Vecchio nemico, nuove sfide 8 Ortopedia

Plasma arricchito di piastrine. Quando serve davvero

10 Urologia

Tumore del rene. I vantaggi della chirurgia laparoscopica

) PERSONAGGIO

14 Maria Beatrice Stasi

Il Papa Giovanni compie dieci anni. Ora le case di Comunità e un ospedale per bambini

) IN SALUTE

18 Stili di vita

Il decalogo per risparmiare luce e gas 22 Alimentazione

Volete dimagrire? Occhio alle calorie vuote 24 Dattero. Un inconfondibile aroma e tanti benefici

) IN ARMONIA

26 Psicologia

Così fai crescere la tua autostima

30 Coppia

Calo del desiderio. 5 consigli per riaccendere la passione

Anno 12 Novembre | Dicembre 2022

) IN FAMIGLIA

32 Dolce attesa

Baby blues e depressione post-partum a confronto 34 Bambini

Sinusite nei più piccoli. Come riconoscerla e curarla 36 Ragazzi Crisi epilettiche a scuola: come comportarsi

) RICETTA

38 Zucchette ripiene di risotto al taleggio

) IN FORMA 44 Fitness Fitball. Per allenare tutto il corpo divertendosi

) RUBRICHE 46 Animali Patologia cardiaca nel cane: i segnali per accorgesene 49 Altre terapie La teoria polivagale come meccanismo di cura 52 Guida esami Actigrafia. Per studiare quantità e qualità del sonno

) DAL TERRITORIO

54 Farmacie Fuoco di Sant’Antonio: il vaccino dimezza il rischio di contrarlo 56 News

60 Terzo settore InsiemeAte Onlus e Fondazione Tender To Nave Italia Onlus

63 Malattie rare Sindrome del nevo epidermale 64 Il lato umano della medicina Ho scoperto il tiro con l’arco studiando Alessandro Magno 68 Testimonianza Ho vinto la sfortuna con due ori mondiali

) STRUTTURE 70 Rsa Verdello

) PROFESSIONI SANITARIE 72 Come diventare tecnico ortopedico

) REALTÀ SALUTE

75 Alp Life impresa sociale 77 Centro Dipendiamo 79 Tecno System 81 Cooperativa In Cammino

Allegato centrale: Amici di Bergamo Salute

PARTECIPANTI ALLA FONDAZIONE ITALIANA PER L’EDUCAZIONE ALIMENTARE

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Salute | 3
Novembre/Dicembre 2022
Bergamo
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mac aone per questo Natale regala piccoli sogni

Macaone è una sinergia di Laboratori esperienziali che promuovono la trasformazione dai progetti riabilitativi a progetti di vita ed integrazione sociale, in un dialogo diretto con la Comunità e il territorio.

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2023 Un altro anno insieme

Fine anno. Tempo di bilanci, anche per Bergamo Salute. Il 2022, inutile negarlo, non è stato un anno facile, per noi e per tutti voi. Speravamo potesse essere davvero un anno di “ripartenza”. Un anno in cui metterci finalmente alle spalle il Covid e tutte le difficoltà ad esso legate. E invece le “code” della pandemia che ancora – anche se sempre meno –condiziona le nostre vite, la guerra in Ucraina che destabilizza umanamente e politicamente, la crisi energetica che pesa sulle nostre bollette, hanno influenzato anche il 2022. E questo vale anche per Bergamo Salute, con l’incertezza della situazione economica e l’aumento delle materie prime (carta compresa) in primis. Nonostante tutto però, anche quest’anno, non abbiamo mollato: pur nelle difficol-

tà abbiamo continuato a credere in quello che facciamo, ovvero impegnarci per offrire ai nostri lettori un’informazione free, accessibile a tutti, ma allo stesso tempo seria e affidabile. Un’informazione che possa “fare compagnia”, educare a stili di vita corretti, dare speranza. Perché questa, da quando è nata Bergamo Salute, è la nostra mission. Una mission che perseguiamo con entusiasmo e passione, pagina dopo pagina e che, nei 12 anni di vita della nostra rivista, è stata supportata da tutti coloro che hanno creduto in noi: il Comitato Etico e il Comitato Scientifico che vegliano sulle informazioni che vengono veicolate, in termini di coerenza etica e deontologica e di correttezza dell’informazione medico-scientifica, le strutture sanitarie e gli specialisti che collaborano

con noi offrendoci contenuti e informazioni utili e “certificate” e voi, i nostri lettori, che ci seguite sempre con attenzione e affetto. È grazie a tutti voi se possiamo guardare al 2023 che sta arrivando con rinnovata fiducia, con la voglia di fare ancora meglio e portare la nostra rivista ad ancora più persone. Un obiettivo che, ancora una volta, potremo raggiungere solo insieme.

Buone Feste!

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EDITORIALE
Adriano Merigo

Cheratocono Vecchio nemico, nuove sfide

Il cheratocono (dal greco keratos,“cornea”, e konos “cono”)

è una patologia degli occhi a carattere degenerativo, caratterizzata dal progressivo assottigliamento e sfiancamento della cornea (solitamente localizzati nella porzione inferiore), che con il tempo si deforma assumendo una forma irregolarmente appuntita, a “cono”. Malattia con un importante impatto sociale, secondo le più recenti stime ha un’incidenza di un caso ogni 2.000 nati all’anno, dato che però potrebbe essere anche maggiore poichè spesso non diagnosticato nelle fasi iniziali.

UNA DISTORSIONE DELLE

IMMAGINI E UNA VISIONE CONFUSA CHE PEGGIORANO NEL TEMPO

Le modificazioni nella forma della cornea dovute alla malattia provocano progressivi cambiamenti dello stato refrattivo dell’occhio (ovvero della capacità visiva), che generalmente portano alla com -

parsa di un astigmatismo irregolare, miopia e successivo graduale peggioramento dell’acuità visiva. In genere colpisce entrambi gli occhi, anche se spesso in misura diversa. Negli stadi iniziali, i difetti di rifrazione risultano parzialmente correggibili con occhiali e lenti, mentre negli stadi più avanzati la correzione con ausili ottici risulta più difficile e spesso non attuabile.

LE CAUSE: NON ANCORA DEL TUTTO NOTE

Il cheratocono è una patologia multifattoriale ossia, le cause e i meccanismi all’origine, ancora non del tutto chiari, presentano una base genetica (è più frequente in persone con parenti già affetti da cheratocono), sulla quale intervengono fattori di origine ambientale (ad esempio l’abitudine, nelle persone che soffrono di cheratocongiuntiviti allergiche di strofinarsi gli occhi con le mani, che può contribuire alla degenerazione del tessuto corneale).

UNA MALATTIA “GIOVANILE”

L’età di insorgenza interessa, solitamente, la fascia di età preadolescenziale. In seguito, la patologia progredisce fino alla terza o quarta decade di vita per poi arrestarsi spontaneamente. Sono descritti casi di cheratocono a esordio precoce che presentano un andamento maggiormente aggressivo e sono più frequenti nei giovani maschi.

COME INDIVIDUARLA

La visita oculistica è sempre raccomandata sin dai primi anni di vita, in particolare se è presente familiarità per malattie dell’occhio. Inoltre, l’improvvisa insorgenza di calo visivo o di riferiti fastidi oculari esterni devono indurre il genitore a sottoporre i figli a una visita oculistica specialistica. La diagnosi di cheratocono può essere posta attraverso l’utilizzo di: > uno strumento che analizza i valori diottrici e la curvatura corneale centrale (autorefrattometria e oftalmometria);

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SPECIALITÀ A-Z OCULISTICA
∞ A CURA DI FABIO MAZZOLANI

La cornea, tessuto trasparente che riveste la superficie anteriore dell’occhio, è la prima lente che i raggi luminosi incontrano nel loro percorso verso la retina ed è responsabile per circa l’80% della messa a fuoco delle immagini”

> uno strumento computerizzato ed estremamente preciso che analizza le diverse sezioni della cornea, ovvero la tomografia corneale. La scansione computerizzata tomografica analizza i vari strati corneali dall’interno all’esterno fornendo una valutazione della forma della cornea e delle sue caratteristiche di curvatura e spessore.

LA TERAPIA: DAL CROSSLINKING CORNEALE AL TRAPIANTO DI CORNEA

In presenza di cheratocono evolutivo o nei casi in cui la correzione ottica con occhiali o lenti a contatto non garantisca più un’accettabile qualità visiva, tanto più se la diagnosi è in età pediatrica o comunque in persone molto giovani, è possibile ricorrere a una prima terapia parachirurgica, il cosiddetto cross-linking corneale.

Questo trattamento permette di irrobustire le lamelle corneali (ndr. le strutture cellulari che compongono lo stroma) ritardando o bloccando il progressivo sfiancamento della cornea, attraverso l’irradiazione della porzione centrale corneale, detta stroma, con raggi ultravioletti UVA, associata

all’instillazione di un collirio a base di Vitamina B2 o riboflavina. Non particolarmente invasivo, viene eseguito in anestesia locale e dura alcuni minuti.

Il trattamento di cross-linking corneale può essere completato da un ulteriore approccio terapeutico chirurgico attraverso il posizionamento di anelli intrastromali o la cheratoplastica, ossia il trapianto di cornea. Le tecniche chirurgiche attuali consentono di essere minimamente invasivi e nel caso degli anelli intrastromali, si utilizzano dei microinserti che permettono la stabilizzazione dello sfiancamento corneale con riduzione dell’astigmatismo irregolare. Nel caso del trapianto di cornea, la chirurgia è sempre più mirata alla sostituzione della sola porzione alterata della cornea, con il vantaggio di ridurre il rischio di rigetto.

Nei casi più gravi, in cui l’assottigliamento del tessuto corneale diventa estremo con rischio di perforazione, si rende necessario, infine, il classico intervento chirurgico di trapianto di cornea, chiamato cheratoplastica perforante, in cui si effettua un trapianto di cornea per tutto il suo spessore con utilizzo di una cornea da donatore.

L’IMPORTANZA DI UN APPROCCIO “INTEGRATO”

Per la gestione ottimale del cheratocono è necessaria la collaborazione tra le figure professionali coinvolte nel mondo della visione: oculista, ortottista e ottico/optometrista”. L’oculista si occupa di porre diagnosi e monitorare la progressione della malattia scegliendo i presidi visivi correttivi e il timing delle cure, l’ortottista esclude alterazioni neuromuscolari che possano ulteriormente deteriorare la vista e l’ottico si occupa della scelta e applicazione delle lenti a contatto valutandone forma, dimensioni e materiali.

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DOTT. FABIO MAZZOLANI Specialista in Oculistica Direttore Sanitario Centro Oculistico Bergamasco

Plasma arricchito di piastrine Quando serve davvero

Si chiama PRP (acronimo di Platelet Rich Plasma - plasma arricchito di piastrine) ed è una tecnica di medicina rigenerativa sempre più diffusa negli ultimi anni in molti ambiti, dall’odontoiatria alla medicina estetica. In campo ortopedico il plasma arricchito di piastrine viene utilizzato da tempo sia nel caso di patologie degenerative delle articolazioni sia nel trattamento delle tendinopatie.

IL PROPRIO SANGUE COME TERAPIA

Il PRP si ottiene utilizzando il sangue della stessa persona, prelevato e opportunamente trattato. Una piccola quantità di sangue viene prelevata, con un semplice prelievo venoso, e centrifugata in una speciale strumentazione che separa i globuli rossi dalla parte contenente plasma e piastrine.

Quest’ultima parte viene successivamente isolata e combinata con un attivato piastrinico. Al termine del procedimento si ottiene una sostanza gelatinosa, il gel piastrinico, ovvero plasma ad alto contenuto di piastrine. Questo gel viene poi re-iniettato nell’area da trattare con micro-iniezioni sottocute.

PER LA RIGENERAZIONE E RIPARAZIONE DI TENDINI, OSSA E MUSCOLI

Il plasma arricchito di piastrine è un potente concentrato di fattori di crescita in grado di stimolare la rigenerazione dei tessuti. In ambito ortopedico le piastrine vengono utilizzate per ridurre l’infiammazione, favorire i processi di guarigione dei tessuti muscolo-scheletrici, rigenerare tessuti danneggiati e stimolare la crescita cellulare.

In particolare trova indicazione per il trattamento di:

> traumi acuti e lesioni sportive (distorsione del ginocchio, rottura di legamenti, stiramento muscolare);

> tendinopatie (gomito del tennista, infiammazione del tendine di Achille, dolore al tendine rotuleo del ginocchio, fascite plantare);

> patologie degenerative (artrosi dell’articolazione di ginocchio, anca e caviglia);

> fratture, per accelerarne il processo di guarigione.

Per quanto riguarda le tendinopatie, ovvero le patologie acute o croniche che coinvolgono i tendini (ad esempio il “gomito del tennista”, il dolore al tendine d’Achille, la fascite plantare etc.), il trattamento PRP agisce da un lato riducendo l’infiammazione, causa del dolore,

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SPECIALITÀ A-Z ORTOPEDIA
∞ A CURA DI FLAVIO CIVIDINI

dall’altro migliorando la qualità e la resistenza del tendine sofferente.

I fattori di crescita contenuti nel PRP, opportunamente iniettati nelle zone da trattare, aiutano la rigenerazione della cartilagine. Stimolano infatti i condrociti, cioè le cellule che producono la cartilagine, inducendoli a produrre collagene e altre sostanze del tessuto connettivo che contribuiscono al mantenimento del trofismo, dell’idratazione e dell’elasticità della cartilagine. Ques’azione si traduce nell’attenuazione del dolore, riduzione dell’infiammazione, la progressiva riduzione del processo di erosione dell’osso e la graduale ripresa di funzionalità dell’articolazione. Ovviamente questo è possibile quando l’artrosi non è in uno stadio avanzato, ma in fase iniziale.

PROTOCOLLI DIVERSI A SECONDA DELLA LESIONE

In genere vengono consigliate tre o quattro sedute con cadenza mensile, seguite da un mantenimento periodico. Sarà comunque lo specialista, a seconda del tipo e del grado di patologia, a definire il protocollo terapeutico e la cadenza di trattamento più indicato. Ogni seduta ha una durata di circa 30-45 minuti e si svolge in anestesia locale. Prima di sottoporsi al trattamento è consigliato effettuare le analisi del sangue per verificare che i valori siano corretti e si possa procedere con l’intervento.

GLI EFFETTI MIGLIORANO NEL TEMPO

L’infiltrazione di PRP non dà risultati immediati: i meccanismi di riparazione infatti richiedono tempo. Uno studio pubblicato sull’American Journal Sports Medicine evidenzia il 46% di miglioramento della sintomatologia dopo 4 settimane, il 60% dopo 8 settimane, l‘81% dopo 6 mesi.

Le piastrine sono componenti del sangue che svolgono un ruolo fondamentale nella coagulazione e nel controllo del sanguinamento in caso di traumi o ferite. Questo è possibile perché le piastrine producono alcuni fattori di crescita che stimolano la guarigione dei tessuti e agiscono modulando l’infiammazione

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DOTT. FLAVIO CIVIDINI Specialista in Ortopedia e Traumatologia Life Clinic Health Connections Bergamo e Policlinico San Pietro di Ponte San Pietro
Utilizzando il sangue del paziente stesso, il PRP non presenta rischi di allergia o altri effetti collaterali. È fondamentale però, essendo un emoderivato, che la preparazione sia effettuata in conformità ai requisiti di sicurezza previsti dalla normativa”
Un concentrato di fattori di crescita

Tumore del rene I vantaggi della chirurgia laparoscopica

L’adenocarcinoma, la forma più comune di tumore del rene, rappresenta circa il 2% di tutte le neoplasie e colpisce soprattutto il sesso maschile: dei 4.000 casi che si registrano ogni anno nel nostro Paese, i due terzi sono uomini. L’intervento chirurgico, che rappresenta l’unica forma di terapia efficace, oggi può essere effettuato per via laparoscopica con notevoli vantaggi e identico risultato rispetto alla chirurgia tradizionale.

UNA MALATTIA “SILENZIOSA”

Il tumore del rene presenta un picco d’insorgenza intorno ai 60 anni d’età, anche se è sempre più frequente osservarlo in quarantenni e cinquantenni. Questo anche grazie al miglioramento delle tecniche diagnostiche e alla sempre più estesa applicazione dell’ecografia, che consente di individuare il tumore del rene in fase iniziale e in pazienti asintomatici, spesso come riscontro occasionale nel corso di un esame all’addome effettuato

per altri motivi. Il tumore al rene è, infatti, di solito asintomatico. Solo in fase avanzata si manifestano i sintomi tipici della malattia, ovvero massa palpabile nell’addome, sangue e coaguli nelle urine e dolore localizzato a livello lombare. Esistono poi altri sintomi non specifici che possono comparire in caso di tumore al rene, tra cui perdita di peso, marcata stanchezza, febbriciattola, anemia, ipertensione e ipercalcemia (condizione di aumentato calcio nel sangue).

I DIVERSI TIPI

Esistono diversi tipi di tumore al rene.

> A denocarcinoma: trae origine dalle cellule che rivestono i tubuli interni dell’organo, che hanno il compito di filtrare il sangue per eliminare le sostanze tossiche e i rifiuti prodotti dall’organismo.

> Sarcoma: più raro, si origina in tessuti diversi, ad esempio nella capsula che circonda il rene.

> Nefroblastoma: è il tumore del rene più diffuso in età infantile.

COME SI DIAGNOSTICA

Ecografia e TAC sono gli accertamenti normalmente utilizzati per la diagnosi di questo tipo di tumore. La TAC (Tomografia Assiale Computerizzata), in particolare, oltre a contribuire alla definizione della natura benigna o maligna della massa, fornisce informazioni sull’estensione locale del tumore e sulla presenza e sede di eventuali metastasi che si originano principalmente nel polmone, nel

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SPECIALITÀ A-Z UROLOGIA
DOTT. ALESSANDRO PICCINELLI Specialista in Urologia Responsabile Urologia II Policlinico San Marco Zingonia

Telecamere 3D e verde di indocianina per interventi ancora più mirati

Recentemente, nell’ambito della chirurgia laparoscopica, sono state introdotte due nuove tecnologie che consentono, utilizzate insieme, di ottenere una precisa topografia della vascolarizzazione renale e dei margini del tumore consentendo al chirurgo di essere più preciso, radicale e con minor numero di complicanze:

> le telecamere intraoperatorie miniaturizzate 3D che offrono una visione tridimensionale del campo operatorio;

> la Near-infrared fluorescence con uso di verde di indocianina, un colorante fluorescente somministrato al paziente durante l’intervento e visualizzabile a livello renale, che funziona all’interno dell’addome come un tracciante che guida il chirurgo durante l’intervento.

fegato, nelle ossa, più raramente nel surrene, nell’altro rene, nel cervello, nella milza, nell’intestino e sulla cute. La Risonanza Magnetica, invece, riveste in questo campo un ruolo molto limitato, e si rivela utile nei pazienti allergici al mezzo di contrasto e per definire particolari aspetti diagnostici in casi selezionati.

IL FUMO: IL PRINCIPALE FATTORE DI RISCHIO

Il principale fattore di rischio per la comparsa del tumore del rene, come per altre forme di malattie oncologiche, è il fumo di sigaretta. Altri fattori di rischio sono il sovrappeso, l’esposizione prolungata ad alcuni metalli e sostanze come il piombo, il cadmio, la fenacetina e il torio. Esistono, inoltre, rare forme di tumore renale nell’ambito di sindromi genetiche, prima fra tutte la sindrome di Von Recklinghausen.

I VANTAGGI DELLA CHIRURGIA LAPAROSCOPICA

La terapia del tumore del rene è

rappresentata esclusivamente dalla chirurgia che riveste un ruolo fondamentale sia nelle forme tumorali localizzate sia in quelle localmente avanzate e metastatiche. In quest’ultimo caso, successivamente all’asportazione del rene, il paziente viene sottoposto a terapie farmacologiche oggi molto efficaci, alcune delle quali mirano ad attivare il sistema immunitario del paziente contro il cancro. Generalmente l’intervento chirurgico prevede l’asportazione completa del rene malato (la cosiddetta nefrectomia radicale). In alcuni casi, però, quando il tumore è periferico e di diametro non superiore a 4 centimetri, è possibile eliminare solamente la parte malata dell’organo (in questo caso si parla di nefrectomia parziale).

In entrambi i casi, l’intervento chirurgico tradizionale, detto a “cielo aperto”, prevede incisioni cutanee ampie, che comportano dolore post-operatorio e una degenza prolungata, una lenta e graduale ripresa della vita sociale e lavorati-

va. Oggi però, la nefrectomia può essere eseguita per via laparoscopica, cioè con tecnica mini-invasiva, accedendo alla cavità addominale mediante tre piccoli fori attraverso i quali, con strumenti particolari tra cui una telecamera miniaturizzata detta laparoscopio, si esegue l’intervento chirurgico.

Questa tecnica garantisce gli stessi risultati in termini di efficacia oncologica, come documentano ormai numerose pubblicazioni scientifiche, e presenta indubbi vantaggi per il paziente: netta riduzione dolore post-operatorio, rapida ripresa dell’attività fisica, anche di tipo sportivo, e lavorativa in tempi molto più brevi.

Senza dimenticare il vantaggio estetico derivante dall’assenza di cicatrici addominali. Per queste ragioni la chirurgia laparoscopica del tumore renale rappresenta la prima scelta terapeutica come indicato anche dalle linee guida della società scientifica europea di urologia, l’European association of Urology

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Il Papa Giovanni compie dieci anni

Ora le case di Comunità e un ospedale per bambini

Intervista al Direttore generale Maria Beatrice Stasi che ci parla della battaglia contro il Covid, dei tanti riconoscimenti e del futuro dell’ospedale bergamasco

Intervista al Direttore generale Maria Beatrice Stasi che ci parla della battaglia contro il Covid, dei tanti riconoscimenti e del futuro dell’Ospedale bergamasco: trentacinque milioni di prestazioni ambulatoriali, 1 milione di pazienti curati in pronto soccorso, 450 mila ricoveri, 2.800 trapianti di cui 300 pediatrici, 345 mila interventi chirurgici, 40 mila nascite, 51 milioni di euro di investimenti in attrezzature sanitarie, 2 mila studi clinici effettuati, 3.339 pubblicazioni scientifiche, 100 milioni di ore lavorate dai 4.600 operatori, 7500 rico -

verati per il Covid. Questi, in sintesi, i numeri dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII negli ultimi dieci anni, da quando il 15 dicembre 2012, sotto la neve, i vecchi Ospedali Riuniti si trasferirono nella nuova sede alla Trucca. Medici e infermieri non si sono mai fermati, soprattutto da quando la pandemia da Covid-19 ha colpito in modo così drammatico la Bergamasca. Hanno alzato una barriera contro il virus assistendo migliaia di ammalati. Un fiore all’occhiello della sanità pubblica, con riconoscimenti internazionali come quello che lo pone tra i 300

ospedali più tecnologici al mondo per imaging digitale, robotica e intelligenza artificiale, e ai primi posti per quanto riguarda la cardiologia, la cardiochirurgia e la gastroenterologia. Da quattro anni il Direttore generale è Maria Beatrice Stasi. Con lei ripercorriamo la storia del Papa Giovanni, un ospedale fatto di spazi avveniristici e di alta tecnologia, di infrastrutture d’avanguardia e di grandi professionalità.

«La celebrazione dei 10 anni di vita del “Papa Giovanni” è stato un tributo doveroso per tutta la

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Ph : Giovanni Diffidenti PERSONAGGIO MARIA BEATRICE STASI

Grandi Insieme

Sono tanti i successi dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII negli ultimi dieci anni, da quando si è trasferito nella nuova sede. Non c’è mai stata un’inaugurazione ufficiale, ma i primi dieci anni di attività sono stati celebrati con una cerimonia e la campagna di comunicazione “Grandi insieme”.

Cominciamo dall’ultimo proprio di questi giorni.

> Test Rna o screening del Papilloma virus, attraverso test mai utilizzati prima in Italia. La novità riguarda per il primo anno circa 12800 donne di 63 e 64 anni. Serve per prevenire il tumore della cervice uterina.

Ma vediamo qualche tappa significativa, da record.

> 2014 febbraio nascita di 4 gemelle.

> 2015 Stent nel cuore di un feto di 33 settimane.

> 2016 Pacemaker più piccolo al mondo a un paziente di 75 anni.

> 2017 Avvio scuola di medicina in inglese. I primi laureati nel 2023.

> 2018 Separata coppia di gemelline siamesi.

> 2019 Impiantato il pacemaker più piccolo al mondo.

> 2020 Millesimo trapianto di cuore.

> 2021 Al via la chirurgia robotica per tumore al colon.

> 2022 Al via la chirurgia robotica per interventi pediatrici.

> Settembre 2022 L’Ospedale Papa Giovanni XXIII è selezionato dal “World’s Best Smart Hospitals” tra i primi 300 ospedali al mondo per tecnologia digitale, robotica, sistemi di intelligenza artificiale ed automazione. Un importante riconoscimento che il Direttore generale commenta così: «Puntiamo molto sull’aggiornamento tecnologico. L’attrezzatura all’avanguardia, unita al valore e all’esperienza dei nostri professionisti, è tra i fattori che rendono una cura sempre più precisa e personalizzata per i nostri pazienti e ci permette di mantenere negli anni posizioni di tutto rilievo nel panorama internazionale».

un mosaico variegato di competenze, tutte indispensabili per far funzionare un’azienda che offre

servizi socio-sanitari anche molto complessi, tutti i giorni dell’anno, 24 ore su 24» commenta la dottoressa Stasi. E aggiunge: «Il mio pensiero va alle direzioni che mi hanno preceduta, ai primari emeriti, ai collaboratori in pensione che sono stati con noi nei momenti più difficili, ai collaboratori in attività che mostrano ogni giorno un forte senso di appartenenza, ai nostri infaticabili volontari, insomma a tutto quell’”ecosistema” che gravita dentro e fuori l’ospedale, fatto di legami basati sull’etica, il senso di unità e la massima professionalità. Sono stata molto felice e onorata di festeggiare questo compleanno anche se negli ultimi anni, poco dopo che sono arrivata qui quattro anni fa, è scoppiato il finimondo con il Covid. Giorni in cui l’ospedale è stato al centro del mondo. Nella prima ondata, nella primavera del 2020, abbiamo curato quasi 3 mila malati, molti in terapia intensiva. Momenti e giorni che mi suscitano ancora grande commozione. Ma tutto il personale, insieme con le associazioni di volontari, ha saputo muoversi per salvare vite umane. Inoltre abbiamo ricevuto tante donazioni, anche in denaro che abbiamo investito in nuove apparecchiature, in dispositivi, nella ricerca. È stata dura, mi sono ammalata anche io con altri dirigenti, ma non abbiamo mai mollato. Abbiamo mostrato al mondo quello che stava succedendo e quello che stavamo facendo: siamo passati da 40 letti destinati alle malattie infettive a 450, finché tutto l’ospedale Papa Giovanni e l’Ospedale di San Giovanni Bianco sono diventati quasi interamente dedicati al Covid, abbiamo allestito un nuovo modulo di terapia intensiva e un nuovo impianto di ossigeno in una giornata, abbiamo aperto il presidio alla Fiera, lo abbiamo gestito per 16 mesi come ulteriore presidio ospedaliero della ASST Papa Giovanni, e abbiamo dato il via alla campagna vaccinale.

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squadra: medici, infermieri, tecnici, amministrativi e tutte le varie professionalità che compongono Ph : Giovanni Terzi

Abbiamo ricevuto tanti messaggi da tutto il mondo. Quello che più mi ha colpito è arrivato dall’Irlanda. Ci ringraziavano per aver dato loro tempo per prepararsi a quello che poi sarebbe successo anche negli ospedali irlandesi. Abbiamo salvato vite, indirettamente, anche lontano da Bergamo. Ma attenzione, il Covid non è ancora sconfitto. Bisogna vaccinarsi, credere nei progressi e nelle ricerche della Scienza. Grazie alla Scienza e ai vaccini infatti molte malattie sono state debellate e sarà così anche per il Covid. Noi ne abbiamo fatti 600 mila, ma è ancora presto per dire che si tratti di una semplice influenza». Sulle vaccinazioni il Direttore generale è irremovibile. Ripete: «Bisogna vaccinarsi, soprattutto le persone più fragili. Oggi abbiamo ancora ricoverate una quarantina di persone, anche persone piuttosto giovani che non si son sottoposte al vaccino forse non credendo nei progressi scientifici».

E per il futuro? «Stiamo recuperando le prestazioni perse nei mesi più difficili dell’emergenza» dice il Direttore generale «anche se nonostante la pandemia, abbiamo sempre curato infartuati, traumatizzati, donne incinte e bambini. E stiamo investendo sulle tecnologie, sulla chirurgia robotica, su macchinari di

ultima generazione. Intanto stiamo portando avanti tanti altri progetti, di cui due mi stanno particolarmente a cuore. Il primo riguarda la valorizzazione della nostra vocazione pediatrica, in virtù della quale al Papa Giovanni di fatto esiste un ospedale dei bambini all’interno di un grande ospedale generalista. L’altro progetto riguarda l’attuazione del PNRR attraverso le Case di Comunità, l’Ospedale di Comunità e le Centrali operative territoriali». Al momento sono già attive le Case di Comunità di Borgo Palazzo e Sant’Omobono, entro fine anno ci sarà quella di Villa d’Almè e l’Ospedale di Comunità a San Giovanni Bianco. «È una sfida sul territorio» spiega il Direttore generale «con nuovi modelli organizzativi che coinvolgono anche i Comuni. Bisogna costruire oggi un’alternativa all’ospedale che consenta la presa in carico dei malati cronici e dei fragili per garantire loro continuità di cura e attivazioni di reti. Un grande lavoro di organizzazione al quale ci auguriamo concorrano con noi tutti gli attori coinvolti, a partire dai medici di famiglia».

Maria Beatrice Stasi ha le idee chiare. È da trent’anni nella sanità lombarda. Laureata in scienze politiche con il sogno di dedicarsi al giornalismo, Master in mana-

gement delle Aziende Sanitarie in Bocconi, è una delle sei donne su 40 direttori generali in Lombardia. A proposito dice: «Per far carriera le donne devono essere brave tre volte più degli uomini. Ma le quote no, occorre valorizzare le doti di leadership femminili senza frapporre ostacoli in un mondo che sta aprendo alla donne tante possibilità, non dimenticando se si parla di sanità che tre quarti della forza lavoro è femminile» Lei è cresciuta a Mandello del Lario e ha cominciato all’Asl di Lecco, quindi a Milano dove ha curato il coordinamento e la realizzazione del documento di programmazione dei servizi socio sanitari per il 2010 e 2011, poi alla Azienda Ospedaliera Valtellina e Chiavenna come Direttore amministrativo e poi Direttore generale e infine Direttore generale dell’ATS della Montagna. È sposata, ha un figlio ingegnere elettronico che lavora all’Apple in California ed è nonna di una bella bambina che è Il suo amore, anche se purtroppo la vede solo tre volte all’anno, l’altra passione è il Lago di Como. Vive a Calolziocorte sull’Adda e appena può si rifugia sul Lario dove ama camminare, leggere e ascoltare musica. «Amo molto viaggiare, l’acqua è la mia grande passione. Ma il mio lago è sempre il luogo meraviglioso a cui ritornare».

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MARIA BEATRICE STASI
PERSONAGGIO
Novembre/Dicembre 2022 | Bergamo Salute | 17 SOLUZIONI IMPLANTOLOGICHE STUDIATE PER OGNI SITUAZIONE PROTESI FISSE E MOBILI ALL-ON-FOUR ESTETICA DEL SORRISO SBIANCAMENTO RADIOFREQUENZA FACCETTE ORTODONZIA TRADIZIONALE INFANTILE INVISIBILE IGIENE ODONTOIATRIA CONSERVATIVA RIABILITATIVA LASER SEDAZIONE COSCIENTE GNATOLOGIA POSTURALE Stop alla paura del dentista Denti mancanti addio, una soluzione per tutti Uno studio per tutta la famiglia E se quel dolore alla schiena dipendesse dai denti? Un bel sorriso è il tuo miglior biglietto da visita Dal 1988 Uno staff di odontoiatri, igienisti e assistenti sempre aggiornato sulle ultime novità tecnologiche dell’odontoiatria e dell’ortodonzia www .pianetasorriso.it Direttore Sanitario Dott. Maurizio Maggioni PIANETA SORRISO Via Zelasco 1 - Bergamo info@mauriziomaggioni.it PREVENTIVI GRATUITI 035 213009 Tutte le maggiori convenzioni Prezzi accessibili Pagamenti personalizzati ODONTOIATRIA FORENSE

Il decalogo per risparmiare luce e gas

Bollette di luce e gas alle stelle. Ormai da mesi l’aumento del costo dell’energia si sta facendo sentire nelle tasche degli italiani, non solo di quelli che hanno attività commerciali o industriali, ma anche dei comuni cittadini. E le prospettive per l’inverno appena iniziato non sono confortanti. Esistono però alcune strategie che possono aiutare a risparmiare energia e quindi denaro e che ognuno di noi può mettere in pratica quotidianamente. Come quelle suggerite nel “Decalogo del Consumo Energetico”, messo a punto dal Dipartimento Unità Efficienza energetica dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA): 10 regole per un uso in -

telligente dell’energia, altre 10 per il riscaldamento. Vediamone alcune, quelle più facilmente applicabili (l’elenco completo si può trovare sul sito www.enea.it).

1.UTILIZZARE LAMPADINE A RISPARMIO ENERGETICO

La tecnologia LED permette un grande risparmio energetico in quanto, a parità di potenza assorbita, produce una luce 5 volte superiore rispetto alle classiche lampadine a incandescenza e alogene.

La vita di esercizio di un LED a luce bianca è di circa 15.000 ore; mettendolo a confronto con le lampadine fluorescenti (7.500 ore di esercizio) e con le lampadine alogene (750 ore), si può notare

il risparmio in termini di manutenzione nel tempo.

2.RIDURRE L’UTILIZZO DI ACQUA CALDA

Fare il bagno rispetto a fare una doccia implica un consumo di acqua di quattro volte superiore. Infatti il consumo medio di acqua per fare il bagno è di 120 -160 litri, mentre per fare una doccia di 5 minuti è stimato un consumo di 75-90 litri e per una di 3 minuti 3550 litri. Per ridurre ulteriormente i consumi è importante chiudere l’acqua quando ci si insapona o quando si fanno trattamenti tipo balsamo o maschere; un ulteriore risparmio si può ottenere installando frangigetto o riduttori di flusso su rubinetti e doccette.

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3.PREFERIRE APPARECCHI ELETTRONICI DI CLASSE ENERGETICA SUPERIORE

I consumi elettrici delle abitazioni sono riconducibili per il 58% agli elettrodomestici ed è grazie alla sostituzione di questi ultimi che si può ottenere una sensibile riduzione dei consumi energetici. Per esempio, sostituendo una lava -

Termostato a 19 gradi? Il parere del medico

Il piano del Governo per il risparmio energetico prevede la riduzione di un’ora al giorno dell’orario di accensione dei riscaldamenti per il periodo invernale. Inoltre viene fissato a 19°C il limite a cui poter regolare i termosifoni, 1°C in meno rispetto alle precedenti disposizioni. Molte persone temono che questa riduzione di temperatura possa esporre al rischio di avere freddo e a una maggiore vulnerabilità a raffreddori e influenza. «Il calo o l’aumento della temperatura esterna è qualcosa che avvertiamo immediatamente sul nostro corpo. Una diminuzione delle temperature ha effetto soprattutto sull’apparato cardiovascolare: il nostro organismo reagisce facendo aumentare la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca» spiega il professor Fabrizio Pregliasco, Direttore scientifico di Osservatorio Influenza, Professore Associato di igiene generale ed applicata presso la sezione di Virologia del Dipartimento di scienze biomediche per la salute dell’Università degli studi di Milano e Direttore Sanitario I.R.C.C.S. Ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio di Milano. «È stato dimostrato come vivere regolarmente in un ambiente troppo freddo abbia un effetto negativo sulla salute ed è noto che vivere in case in cui il termostato indica valori troppo bassi concorra a causare un aumento delle malattie e dei decessi durante l’inverno. Nel passaggio da 20 a 19 però i rischi per la salute sono contenuti. Anzi, in realtà, tenere un grado in meno in casa, non solo fa risparmiare ma è la temperatura perfetta. In linea generale, nessun timore. Se si ha freddo basta vestirsi un po’ più pesanti. Gli unici che potrebbero risentirne a livello di salute sono i soggetti fragili, a partire dalle persone più anziane. Con l’avanzare dell’età il nostro sistema di termoregolazione si deteriora: ecco perché molti anziani avvertono maggiormente il freddo e possono rischiare fenomeni di ipotermia senza accorgersene È a loro che bisogna pertanto porre maggior attenzione nei mesi freddi»

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trice di 20 anni fa con una odierna in classe A si potrebbe ottenere un risparmio di energia elettrica del 35%; prendendo invece in considerazione la sostituzione di un frigorifero si potrebbe arrivare fino al 40%.

4.UTILIZZARE LE CIABATTE MULTIPRESA

Mediamente la televisione o qualsiasi apparecchiatura elettronica in stand-by, cioè con la luce rossa accesa, assorbe una potenza da 1 a 4 Watt (dipende da marca e modello). Se moltiplichiamo questo dato per 24 ore, risulta che sono stati consumati tra i 24 e i 96 Wh. Questo dato diventa impressionante se moltiplicato per l’intero anno: un consumo inutile stimato tra gli 8.760 Wh e i 35.040 Wh.

Se presenti in casa non solo il televisore in stand-by ma anche un lettore dvd, un decoder, uno stereo oppure un computer, la situazione risulta ancora peggiore.

La soluzione potrebbe essere riunire tutte le spine degli apparecchi elettronici in una ciabatta multi-presa con un interruttore annesso, in modo da poter spegnere tutti con un unico gesto se non utilizzati, senza più lasciarli in stand-by.

5.NON LASCIARE LA LUCE ACCESA INUTILMENTE

Durante la sera è bene tenere accesa in casa solo la luce della stanza che si sta occupando e, man mano che ci si sposta all’interno dell’abitazione, è sempre buona abitudine spegnere la luce e tutti gli apparecchi elettronici che si stavano utilizzando. Durante il giorno invece è importante sfruttare al massimo la luce del sole, cercando di tenere il più possibile le luci spente. Attualmente cominciano ad essere presenti sul mercato dei sistemi di controllo da remoto, che permettono di spegnere e accendere le luci con il proprio smartphone.

Esistono inoltre da tempo sistemi di domotica più sofisticati per la gestione non solo di luci ma anche, ad esempio, di tapparelle e tende.

6.CONTROLLARE LA TEMPERATURA DEGLI AMBIENTI

Avere in casa temperature estive nella stagione più fredda è uno spreco, inoltre l’aria calda e secca nuoce alla salute. 19°C sono più che sufficienti a garantire il comfort necessario. Ogni grado in più comporta consumi di energia significativi, con conseguente aggravio in bolletta

7.FARE

ATTENZIONE

ALLE ORE DI ACCENSIONE DEI RISCALDAMENTI

È inutile tenere acceso l’impianto termico di giorno e di notte. In un’abitazione efficiente, il calore che le strutture accumulano quando l’impianto è in funzione garantisce un sufficiente grado

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STILI DI VITA

di comfort anche nel periodo di spegnimento. Il tempo massimo di accensione giornaliero varia per legge a seconda delle 6 zone climatiche in cui è suddivisa l’Italia.

8.SCHERMARE LE FINESTRE DURANTE LA NOTTE

Chiudendo persiane e tapparelle o mettendo tende pesanti si riducono le dispersioni di calore verso l’esterno.

9.EVITATE OSTACOLI DAVANTI E SOPRA

I TERMOSIFONI E NON LASCIARE

LE FINESTRE APERTE A LUNGO

Collocare tende, mobili o schermi davanti ai termosifoni o usarli come

stendibiancheria è fonte di sprechi in quanto ostacola la diffusione del calore. È invece opportuno inserire un pannello riflettente tra parete e termosifone, specie nei casi in cui il calorifero è incassato nella parete riducendone spessore e grado di isolamento.

Anche un semplice foglio di carta stagnola contribuisce a ridurre le dispersioni verso l’esterno. Inoltre, per rinnovare l’aria di una stanza è sufficiente tenere le finestre aperte pochi minuti, mentre lasciarle troppo a lungo comporta solo inutili dispersioni di calore.

10.DOTARE IL PROPRIO IMPIANTO DI UNA CENTRALINA DI

REGOLAZIONE DELLA TEMPERATURA

È indispensabile dotare il proprio impianto di una centralina di regolazione automatica della temperatura che evita inutili picchi o sbalzi di potenza. La possibilità di programmazione oraria, giornaliera e settimanale garantisce un ulteriore risparmio energetico. Anche la domotica aiuta a risparmiare: cronotermostati, sensori di presenza e regolatori elettronici permettono di regolare anche a distanza, tramite telefono cellulare, la temperatura delle singole stanze e il tempo di accensione degli impianti di riscaldamento.

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TEMPL

Volete dimagrire?

Occhio alle calorie vuote

Siete a dieta eppure non riuscite a perdere peso o peggio lo vedete aumentare inspiegabilmente? Potrebbe essere colpa delle cosiddette “calorie vuote”, ossia di tutti quegli alimenti poveri di nutrienti che non fanno altro che far ingrassare e che spesso si sottovalutano. Come riconoscerle ed evitarle allora? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Sabrina Oggionni, dietista.

Dottoressa Oggionni, cosa si intende per calorie vuote?

Per calorie vuote si intendono quelle calorie presenti in alcuni alimenti che non possiedono un adeguato livello nutritivo cioè che contengono nutrienti, ma sono spesso pieni di grassi “cattivi”, zuc-

cheri semplici, conservanti e altri additivi. E per questo hanno uno scarso valore nutrizionale. La caloria vuota in altre parole è uguale a una caloria tradizionale, ma per via della bassa percentuale nutritiva non può essere considerata altrettanto salutare.

Quali sono le principali fonti di calorie vuote?

Tra i prodotti più diffusi e consumati con “calorie vuote” ci sono le bibite zuccherate e l’alcol.

Le prime, infatti, hanno uno scarso valore nutrizionale dovuto all’elevata presenza di zuccheri semplici, conservanti e additivi.

Caso più eclatante di calorie vuote è rappresentato dalle bibite presenti in commercio, sia gasate

che non. Ad esempio: in una lattina sono contenuti circa 30 grammi di zuccheri, ma il quantitativo di fibre, proteine, amminoacidi essenziali, vitamine e minerali rasenta lo zero. Per quanto riguarda l’alcol, invece, il contenuto di calorie dipende dalla gradazione alcolica, ma si tratta comunque di calorie vuote: tante calorie e nessun nutriente essenziale; nonostante l’etanolo fornisca energia pari a 7kcal/g, non apporta nutrienti importanti per il nostro organismo. In riferimento alle calorie dell’alcol l’aggettivo vuoto è molto appropriato: apporta energia utilizzabile, ma nessuno degli elementi nutritivi necessari alla costruzione o al rinnovamento delle strutture cellulari. Altri alimenti ricchi di calorie vuote sono anche, ad esempio,

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snack, patatine e caramelle.

Quali sono i rischi di un’alimentazione che contempla troppe calorie vuote? È necessario partire dal presupposto che i cibi che contengono calorie vuote in realtà non saziano: ingerire molta energia non significa ingerire la quantità necessaria di nutrienti per il nostro organismo. La conseguenza primaria, quindi, è quella di ingrassare. Non pensiamo quasi mai che anche i liquidi possono contenere calorie, ma il consumo di bevande zuccherate è una delle maggiori cause di obesità tra i bambini e gli adolescenti. Proprio perché assunte in forma liquida, infatti, non aiutano a raggiungere la sazietà e quindi non vengono percepite.

Quali sono le strategie per limitarne l’assunzione? Dobbiamo cercare di privilegiare alimenti con proprietà “salutistiche” che apportano un adeguato livello nutrizionale e di sazietà e eliminare tutti i cibi che contengono calorie vuote o, almeno, ridurne il consumo. Per farlo è importante imparare a leggere le etichette degli alimenti, così da sapere nel dettaglio cosa contengano i prodotti che stiamo acquistando.

Perché è così importante prestare attenzione alle indicazioni delle etichette alimentari?

Le informazioni poste sulle confezioni sono importanti perché permettono di conoscere ciò che stiamo acquistando, gli ingredienti che lo compongono, il luogo in cui è stato prodotto e le informazioni sul produttore. Inoltre consentono di scegliere il prodotto più adatto alle nostre esigenze - per esempio, se soffriamo di allergie possiamo trovare l’elemento scatenante elencato elencato nella lista ingredienti - e di conoscerne la natura, le caratteristiche e il quantitativo netto, dati che permettono di effettuare una comparazione con altri prodotti simili.

Spesso sui cibi sono riportate anche tabelle nutrizionali. Come le dobbiamo leggere?

Le tabelle nutrizionali sono utili perché forniscono un’idea dei diversi apporti forniti da prodotti della stessa categoria, apparentemente simili, ma che possono essere diversi in calorie, grassi e zuccheri. È fondamentale capire se la tabella nutrizionale riportata si riferisce a 100 grammi di prodotto o a una sua porzione media. Le tabelle possono essere semplici – quando indicano solo calorie, zuccheri, grassi e proteine – oppure più dettagliate, quando indicano anche le quantità di alcuni sali minerali e vitamine o specificano la tipologia di zuccheri e grassi presenti. Il consiglio è prestare attenzione a quanto c’è scritto sulle confezioni, ma anche “come” sono scritte le indicazioni. La grammatica, anche in questo caso, è molto importante. Facciamo un esempio: la scritta “crostini all’olio d’oliva” è ben diversa da “crostini con olio d’oliva”. Nel primo caso si dice che quello d’oliva è l’unico olio presente, nel secondo questo tipo di olio è mischiato con altri, di diversa qualità…”. Imparare a leggere le etichette è quindi, senza dubbio, il primo passo per imparare a mangiare bene e ad essere consapevoli di quello che si mangia.

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Dattero Un inconfondibile aroma e tanti benefici

Demonizzato per anni perché ricco di calorie, in realtà il dattero, come sottolineano molteplici ricerche scientifiche, è un frutto che offre molti benefici al punto di essere stato ribattezzato un “superfood ” alleato della nostra salute. Vediamo nel dettaglio perché con l’aiuto della dottoressa Daria Fiorini, dietista.

1UN PIENO DI ANTIOSSIDANTI

La polpa carnosa vanta numerosi antiossidanti (polifenoli e flavonoidi) che contrastano gli effetti dei radicali liberi e dell’invecchiamento cellulare e che migliorano memoria, capacità cognitive e ansia.

2TANTI MINERALI ANCHE PER GLI SPORTIVI

Ricco di minerali, il dattero è un’ottima fonte di energia immediata, utile in caso di affaticamento, debilitazione o post attività fisica in cui si verifica un’abbondante sudorazione. Spiccano soprattutto potassio (benefico in caso di crampi muscolari), manganese, selenio (importante per la salute della tiroide), zinco, calcio (utile per il benessere di ossa e articolazioni), fosforo (per potenziare le funzioni cerebrali), ferro (per avere energia e contrastare eventuali carenze) e magnesio (importante per sentirsi rilassati e riposare bene). L’alta concentrazione di potassio

IDEALE PER COMINCIARE LA GIORNATA CON ENERGIA

Sicuramente, nella versione secca, non è ipocalorico (apporta 260 Kcal ogni 100 g), però nella versione fresca risulta più “leggero” con 140 calorie per la stessa dose. Il contenuto di fruttosio, uno zucchero semplice, nel dattero è molto elevato, motivo per cui un consumo eccessivo può causare problemi a coloro che devono tenere sotto controllo i livelli di glicemia (come chi soffre di diabete). Però, se assunto nel momento giusto (colazione e prima parte della giornata), abbinato nel modo corretto (con una fonte proteica e vegetali ricchi di fibre) e assunto senza eccedere (2-3 datteri al giorno), può rappresentare lo starter ideale per una giornata piena di energia. Un ultimo accorgimento è quello di evitare i datteri conservati con additivi artificiali e sciroppi di glucosio, prediligendo quelli essiccati al sole e non trattati con sostanze industriali per la conservazione.

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IN SALUTE ALIMENTAZIONE

(2,5 volte più alta di quella delle arance e più che doppia rispetto a quella contenuta nelle banane) e la scarsità di sodio, rendono il dattero ideale per regolare la pressione sanguigna e salvaguardare il cuore da patologie cardiovascolari.

3 4UNA FONTE PREZIOSA DI VITAMINE

Il dattero è ricco di vitamine, in particolare quelle del gruppo B (B1, B2, B3, B5 e B6) che aumentano la concentrazione e la prestazione mentale, vitamina C (corazza per il sistema immunitario), vitamina A e vitamina K.

AMICO DELL’INTESTINO GRAZIE ALLE FIBRE

Le fibre contenute risultano preziosissime per regolare il transito intestinale, per contrastare la stipsi, favorire una buona qualità del microbiota, ridurre l’assorbimento di zuccheri e di colesterolo e donare all’organismo una sensazione di appagamento e sazietà che consente di evitare di piluccare fuori pasto e, quindi, prevenire sbalzi glicemici.

Il dattero maturo si raccoglie a fine ottobre, ma si può consumare durante tutto l’anno in versione secca, ovvero disidratato tramite un processo di essiccazione naturale (al sole o in apposite stufe) per eliminare tutta la parte acquosa e mantenere intatto il patrimonio nutritivo (tranne la vitamina C)”

DOTT.SSA

Dietista

A Bergamo Villaggio degli Sposi

5AL POSTO DELLO ZUCCHERO COME DOLCIFICANTE

Sano, gustoso, dolce e ricco di sostanze benefiche, nelle ricette che prevedono lo zucchero, il dattero può essere utilizzato come sostituto salutare nella stessa dose.

Due idee per assaporarlo in modo diverso

La pastosità del dattero lo rende ideale per essere trasformato in creme dense, da usare in sostituzione dello zucchero o altri dolcificanti per dessert, per lo yogurt della colazione, da spalmare sul pane integrale e per dolcificare le bevande calde.

Datterina (o crema di datteri)

Ingredienti: 10 datteri e una scodella di acqua calda Private i datteri del nocciolo e metteteli in ammollo in acqua calda per 20 minuti. Frullate i datteri scolati, aggiungendo poca acqua d’ammollo, fino a ottenere una crema. Conservate in frigo in un barattolo di vetro con chiusura ermetica per tre mesi. Dal momento dell’apertura, si mantiene per quattro giorni in frigorifero.

Dattericotta Ingredienti: datteri, ricotta e cacao amaro. Frullate i datteri denocciolati con la ricotta e il cacao. Conservate in frigorifero, in un contenitore di vetro con chiusura ermetica e consumatela entro pochi giorni.

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DARIA FIORINI

Così fai crescere la tua autostima

È una delle componenti fondamentali per stare bene con se stessi e con gli altri, per poter crescere, imparare e raggiungere i propri obiettivi. Parliamo dell’autostima, ovvero la considerazione che ciascuno ha di sé. «L’autostima è la consapevolezza di essere capace, degno di valore e adatto alla vita. Si tratta di credere nelle proprie possibilità e mettersi alla prova per sviluppare nuove capacità. Una sana autostima permette di superare le avversità e i momenti difficili. Inoltre non si ha bisogno di emulare gli altri per sentirsi importanti: ci si accetta per quello che si è e si apprezza la propria unicità» spiega la dottoressa Enrica Des Dorides, psicologa e psicoterapeuta.

Dottoressa Des Dorides, quali sono gli elementi che contribuiscono alla formazione dell’autostima?

In generale possiamo dire che sono

due. Il primo riguarda il confronto tra i risultati che la persona ottiene e le sue aspettative (che devono essere realistiche e appropriate alle proprie capacità); il secondo deriva dalle interazioni con gli altri, sotto forma di riscontri oggettivi (ad esempio studio e prendo un bel volto nell’interrogazione) o di ipotetici giudizi, non espressi, che gli altri potrebbero avere nei nostri confronti.

È da questi due elementi che si “plasma” la consapevolezza di sé che sta alla base dell’autostima.

La percezione che ciascuno ha di sé è stabile o può variare nel tempo?

L’autostima non è sempre stabile, può avere alti e bassi, generati da eventi che accadono in noi o fuori di noi durante il corso dell’esistenza. Inoltre non si tratta di un concetto generalizzato, ma di un “valore” che può variare a seconda degli ambiti della vita.

È importante quindi prendere in considerazione tutte le aree che ci riguardano: aspetto fisico, abilità cognitive, capacità pratiche, competenza affettiva relazionale, gestione emotiva, stile di apprendimento, caratteristiche caratteriali e cosi via, per poi valutarle con obiettività e distacco, dando un voto realistico a ogni settore. Ad esempio potrei essere una brava cuoca nel preparare l’arrosto e una frana nel fare i dolci, oppure potrei essere brillante sul lavoro ma impacciata nelle relazioni affettive.

Non possiamo ambire ad avere dieci in tutti i campi e neanche assegnare un quattro nella mag -

“Quando sei contento di essere semplicemente te stesso e non fai confronti e non competi, tutti ti rispetteranno”

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A CURA DI CLAUDIO GUALDI
∞ LAO TZU IN ARMONIA PSICOLOGIA

gioranza degli ambiti considerati. Dobbiamo quindi imparare a valorizzare i punti di forza e provare a migliorare in alcune competenze che vorremmo potenziare, senza pretendere di eccellere in tutto.

Una sana autostima è la chiave per stare bene, eppure capita spesso di non averne abbastanza, in generale o in momenti particolari della vita. Quali sono le cause più frequenti di una bassa autostima?

La cause che possono concorrere a una bassa autostima sono svariate:

> problemi infantili nei rapporti con genitori, persone importanti e significative Durante la crescita il bambino si forma un’idea di se stesso anche sulla base di ciò che gli viene restituito dall’esterno. Quando i genitori sono troppo critici e richiedenti oppure

hanno eccessive aspettative, potrebbe succedere che il bambino tenda a uniformarsi ai desideri degli altri, a compiacere i propri genitori per sentirsi amato e accettato, mettendo in secondo piano le proprie esigenze, rinunciando a essere pienamente se stesso. Nell’adolescenza le cattive compagnie possono avere un impatto sull’autostima. Ci si può sentire insicuri e sbagliati quando ad esempio si viene esclusi dal gruppo dei pari, presi in giro o non rispettati.

> Violenze fisiche o psichiche. Esperienze traumatiche come abusi di natura psicologica, fisica, emotiva possono suscitare emozioni di colpa e vergogna. La vittima potrebbe convincersi di non essere degna di amore, con ripercussioni sulle relazioni future.

> Tradimenti affettivi, rifiuti e abbandoni. Possono mettere a dura prova la stima che abbiamo nei nostri confronti e minare profondamente la nostra capacità di fidarci ancora degli altri.

> Insuccessi Fallire o non centrare un obiettivo che ci si era posti, può erroneamente

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DOTT. SSA ENRICA DES DORIDES Psicologa e Psicoterapeuta A Bergamo, Seriate, Gorlago e Trescore

farci pensare di non poter raggiungerne altri e di non essere sufficientemente capaci. > Costante confronto con modelli imposti dalla cultura e dalla società (attraverso la tv, i social network etc.). Più discrepanza c’è tra il sé percepito e quello ideale, cioè tra ciò che vorrei essere e ciò che ritengo di essere, più rischio di sentirmi insoddisfatto. La valutazione oggettiva di sé è il primo passo verso il benessere.

Quali effetti crea una bassa autostima?

La devalorizzazione di sé può creare un’enorme sofferenza in quanto la persona non dà rilevanza ai risultati raggiungi ed è fortemente critica nei propri confronti. Una bassa autostima impedisce di perseguire i propri sogni perché porta a rinunciare alle prime difficoltà, con la convinzione di non essere sufficientemente bravi o capaci. Nel confronto con gli altri si esce sempre perdenti perché non ci si ritiene mai all’altezza. Questo atteggiamento di demotivazione e sfiducia può riflettersi in tutti gli ambiti della vita, creando aspettative negative su tutto quello che si fa. Limitando le proprie esperienze e impegnandosi poco per timore di sbagliare, deludere o fallire si rischia di non ottenere ciò che realmente si desidera.

Che cosa si può fare per potenziare la propria autostima? Innanzitutto bisogna cominciare a invertire il senso di marcia sostituendo tutte le abitudini radicate che affossano la nostra autostima, con comportamenti virtuosi e atteggiamenti potenzianti.

Le frasi che ogni giorno diciamo a noi stessi rischiano di essere un boomerang di negatività che non ci permette di esprimere al meglio

le nostre potenzialità. Ecco allora qualche consiglio da cui partire.

> Smettere di criticare noi stessi e cominciare a incoraggiarci e motivarci con pazienza e amorevolezza. Non importa se sbagliamo. Possiamo correggerci, riprovare, imparare e migliorare. Ecco la frase potenziante: “Io miglioro di giorno in giorno, imparo e cresco tramite la mia esperienza”.

> Imparare a pensare con la propria testa e a non farsi condizionare dal giudizio degli altri. Evitiamo quindi di fare confronti. Quando ci sentiamo liberi di essere noi stessi ci sentiamo bene. Ecco una frase da ripetersi come un mantra ogni volta che appare l’insicurezza: “ il mio valore è imprescindibile e non dipende dal giudizio degli altri ”.

> Accogliere il buono e il bello che capita nella vita. Quando qualcuno vi rivolge un complimento imparate a dare valore a

ogni apprezzamento su voi stessi e sul vostro operato, accogliendolo con gioia e gratitudine. La parola magica è semplicemente: “Grazie”.

> Accettare se stessi, sia i pregi sia i difetti, valorizzando i punti di forza che rendono unici. Ecco la frase da ripetersi: “Io mi amo e mi accetto esattamente così come sono”.

> Chiedere aiuto. Può capitare a tutti di vivere momenti di fatica e difficoltà in cui ci si sente bloccati o incapaci di vivere al meglio la quotidianità. In questo caso non c’è niente di male a rivolgersi a uno psicoterapeuta che può dare il giusto supporto e indicare strategie efficaci per potenziare l’autostima.

Le sfide della vita possono fortificarci e farci crescere se sappiamo trarne il giusto insegnamento. In questo modo possiamo imparare a non mettere mai più in discussione il nostro valore personale

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IN ARMONIA PSICOLOGIA

QUANDO LEGGI

O SCRIVI...

Tieni una distanza dal libro di almeno 40cm.

Quando scrivi, non inclinare il foglio.

Mantieni SEMPRE la schiena dritta.

Prenditi delle pause. Guarda un punto lontano ogni 20 minuti.

Calo del desiderio 5 consigli per riaccendere la passione

Mantenere viva la fiamma della passione in una relazione non è sempre facile. Può infatti accadere che l’entusiasmo della novità venga meno con il passare del tempo e lo stabilizzarsi della relazione possa provocare un calo del desiderio e della libido.

Questo fenomeno, che può riguardare sia le donne sia gli uomini, a lungo andare può minare il naturale equilibrio della coppia, mettendone a rischio la stabilità. Scopriamo allora come riconoscerlo e affrontarlo insieme al dottor Massimo Masserini, psicologo, psicoterapeuta e sessuologo clinico.

Dottor Masserini, quando il calo della libido in una coppia può diventare preoccupante?

Quando persiste per più di sei mesi e causa un disagio significativo della sfera sessuale. Questa sintomatologia può evolvere in quelli che vengono identificati dal Manuale Diagnostico-Statistico dei disturbi mentali (DSM – V) quali disturbo da desiderio sessuale ipoattivo e disturbo da avversione sessuale Nel primo caso la persona presenta un ridotto interesse per l’intimità e l’attività sessuale, nel secondo caso vi è una vera e propria avversione ed evitamento nei confronti della sessualità. Questa condizione può essere situazionale se compare in

determinati contesti o con un partner specifico o generalizzata se si manifesta in tutte le circostanze e con tutti i partner.

Ma quali sono le cause?

Non è semplice identificare i fattori poiché in genere il disturbo ha un’origine multifattoriale. Tra le motivazioni fisiologiche più comuni vi sono squilibri ormonali o malattie croniche (come uremia, diabete o insufficienza epatica) o neurologiche (sclerosi multipla e disfunzione del midollo spinale).

Per la donna, in particolare, il calo dell’interesse sessuale può essere legato a cause organiche quali la presenza di dolori durante il rappor-

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IN ARMONIA COPPIA

to sessuale (dispareunia) o la contrazione involontaria della parete vaginale che rende impossibile la penetrazione (vaginismo). La diminuzione del piacere può anche essere associata a fattori di natura psicologica. L’atto sessuale è spesso legato a un aspetto prestativo (legato alla prestazione), che può provocare preoccupazioni sulla durata dell’atto, sulla mancanza di competenze sessuali e sulla capacità di provocare piacere al proprio partner. Anche la paura di gravidanze o di contrarre malattie sessualmente trasmissibili possono influenzare negativamente il desiderio sessuale. Non deve inoltre essere sottovalutata la dimensione relazionale: una comunicazione reciproca non efficace, conflitti di coppia e la scarsa variabilità degli stimoli sessuali possono provocare una drastica riduzione della libido. Infine, possono incidere fattori esterni o situazionali, come eccessivo stress, problematiche lavorative o eventi avversi.

Quali sono quindi gli step per risolvere il problema?

Nel caso in cui il disturbo si dimostri particolarmente invalidante sia per la persona sia per la coppia sarà necessario rivolgersi a un medico per verificare l’eventuale presenza di problematiche di natura organica. Se non vi sono difficoltà fisiologiche o biologiche sarà necessario approfondire la dimensione psicologica e relazionale del disagio. In questi casi è buona prassi rivolgersi a uno specialista (sessuologo clinico o terapeuta specializzato): attraverso la consulenza si potranno comprendere più approfonditamente le cause del disagio e mettere in atto le strategie necessarie a ritrovare il proprio benessere psicofisico.

In generale, c’è qualcosa che i partner possono fare per riaccendere la passione?

> Migliorare la relazione di coppia dal punto di vista affettivo, relazionale e comunicativo Una condivisione adeguata dei propri pensieri e proprie difficoltà aiuta i partner ad acquistare reciprocamente la fiducia. Attraverso un dialogo aperto si potranno inoltre individuare gli stimoli sessuali appropriati per ciascuno. Se la coppia ha figli è molto utile creare una “serata della coppia”, allontanando i figli per ricreare l’intimità perduta nella routine familiare.

> Comprendere le dinamiche relazionali e rispettare sempre lo spazio privato dell’altro È necessario garantire e richiedere la propria autonomia e trovare il giusto equilibrio tra identità individuale e di coppia. Rispettare i confini personali del partner è molto importante, poiché gli permetterà di vivere con maggior serenità il rapporto di coppia, anche da un punto di vista intimo. L’intesa di coppia si raggiunge solamente attraverso una

soddisfazione e un rispetto reciproci; prevaricare il partner o annullare se stessi per l’altro non può che avere esiti negativi per la coppia.

> Coltivare la consapevolezza di sé e del proprio corpo

La dimensione prestativa dell’atto sessuale può impattare in maniera negativa sulla percezione dello stesso. Il piacere va in secondo piano ed emergono preoccupazioni che non permettono di vivere l’esperienza con serenità.

Lavorare sulla consapevolezza e sull’autostima è fondamentale per correggere le proprie convinzioni disfunzionali e approcciarsi alla dimensione dell’intimità con meno timore. Poiché nella sessualità la dimensione individuale e quella di coppia sono fortemente intrecciate, prendersi cura di sé e delle proprie emozioni è un passo importante per la costruzione di un’intesa funzionale.

> Accettare i momenti difficili. Eventi non prevedibili possono creare disagi che influiscono negativamente sulla dimensione intima di uno o di entrambi i partner, minando la solidità della coppia e rompendo il funzionale equilibrio che si è creato in anni di relazione. In queste situazioni è necessario dare tempo al tempo ed essere accoglienti con noi stessi e supportivi nei confronti del partner.

> Mantenere accesa la fiamma È utile e “salutare” cambiare le solite routine e sperimentare qualcosa di nuovo e diverso, utilizzare la creatività per spezzare l’abitudine e coinvolgere il partner cercando di esaudire, sempre con rispetto, le reciproche fantasie sessuali.

Novembre/Dicembre 2022 | Bergamo Salute | 31
DOTT. MASSIMO MASSERINI Psicologo e Psicoterapeuta, Sessuologo clinico MindFit Clinic Bergamo

Baby blues e depressione post-partum a confronto

Il maternity blues, meglio conosciuto come baby blues è un termine coniato dal pediatra e psicoanalista britannico Donald Winnicott per rappresentare la malinconia che le neomamme possono sperimentare nei primissimi giorni di vita del neonato”

La nascita di un bambino rappresenta un evento molto delicato, soprattutto nella vita di una donna, con profondi e molteplici cambiamenti da un punto di vista fisico, psicologico e relazionale oltre a nuove responsabilità. Per questo nel periodo successivo al parto non è infrequente che la donna si senta emotivamente instabile, fragile e nutra sentimenti di confusione nei confronti del proprio neonato. In alcuni casi possono anche insorgere patologie depressive più o meno gravi, dal baby blues alla depressione post partum. Come riconoscerle? E soprattutto come affrontarle? Ne parliamo con la dottoressa Michela Gritti, psicologa.

Dottoressa Gritti che differenza c’è tra baby blues e depressione post partum?

Il baby blues è la forma depressiva più lieve e più comune (riguarda circa l’85% delle donne) e si manifesta con sintomi quali la facilità a lasciarsi andare a crisi di pianto, una tristezza immotivata, paura

e ansia, ma anche nervosismo e irritabilità, mancanza di concentrazione e sensazione di dipendenza. Chiamato anche maternity blues è considerato un disturbo transitorio, di breve durata, dovuto al crollo ormonale degli estrogeni e del progesterone conseguente al parto e ai diversi cambiamenti che la donna deve affrontare. Potremmo quindi dire che si tratta di una condizione fisiologica. Il suo esordio avviene nella prima settimana dopo la nascita e può perdurare fino a tre settimane, regredendo poi in modo autonomo. Questo periodo si può considerare una sorta di “tempo di latenza” affettivo necessario per realizzare la rottura del legame fusionale con il feto e iniziare la relazione col bambino reale e i suoi bisogni. Proprio per il suo carattere transitorio, il baby blues non necessita di interventi specifici, generalmente informazione, supporto e rassicurazione sono sufficienti per la cura di questo disturbo. Smaltito lo stress legato al travaglio e al parto, nonché ai cambiamenti ormonali e a quelli

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A CURA DI ELENA BUONANNO
IN FAMIGLIA DOLCE ATTESA

dovuti ai nuovi ritmi di vita dettati dalle esigenze del nuovo arrivato, la neomamma infatti raggiunge un nuovo equilibrio che le permette di riacquistare uno stato di tranquillità tale da potersi rasserenare e godere dei momenti unici con il proprio bambino.

Differente per entità e per sintomatologia è invece la depressione postnatale, comunemente conosciuta come depressione post-partum, che in genere si manifesta 4-6 settimane dopo il parto.

Come riconoscere i campanelli d’allarme della depressione postnatale?

Il DSM-V (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) indica che per poter effettuare una diagnosi di depressione postnatale la neomamma debba presentare un umore depresso e una significativa diminuzione dell’interesse verso le attività di piacere, quasi ogni giorno per un periodo di almeno due settimane. Devono inoltre essere presenti almeno cinque o più dei seguenti sintomi, perduranti per un periodo di almeno due settimane: significativa perdita o aumento di peso, diminuzione o aumento dell’appetito, insonnia o ipersonnia, agitazione o rallentamento psicomotorio, faticabilità o mancanza di energia, sentimenti di autovalutazione o di colpa eccessivi e inappropriati, capacità ridotta di pensare o di concentrarsi, pensieri periodici di morte, ricorrente idea suicidaria. Tutto questo porta spesso a un distacco affettivo della

mamma dal suo bambino e alla dolorosa incapacità di interpretare i suoi segnali e prendersi cura di lui.

A differenza del baby blues, questa forma di depressione non è transitoria e può persistere con vari livelli di intensità anche per diversi anni.

Quali sono le cause?

Come tutte le forme depressive, la depressione postnatale non è provocata da un’unica causa ma esistono svariati fattori di rischio, di cui i principali sono: eventi di vita stressanti; difficoltà familiari o di coppia; scarso sostegno sociale; fattori di personalità, atteggiamenti e abilità; storia personale o familiare di depressione; temperamento del bambino; esperienze infantili.

La nostra società e il senso comune sono abituati a concepire la gravidanza e la maternità come degli eventi puramente gioiosi, ignorando tutti i vissuti emotivi anche difficoltosi che questa nuova avventura può provocare. Per questo motivo quando una donna ha delle difficoltà a adattarsi al ruolo di madre si sente fallita e incapace, e questa percezione di sé facilità la comparsa della depressione.

Cosa si può fare per aiutare una neomamma che soffre di depressione? Innanzitutto è fondamentale rendere le donne consapevoli che ciò che stanno sperimentando rappresenta una condizione frequente, più di quanto si pensi, e far sì così che non nascondano i loro sintomi depressivi per vergogna e/o paura

del giudizio altrui. Molto importante, ovviamente, è il sostegno del partner e la rete di supporto sociale. Il compagno o marito deve aiutarla nella gestione del piccolo/a, contribuire alle faccende domestiche, essendo presente sia a livello fisico sia emotivo. Parenti e amici, invece, possono aiutare i neo genitori, rendendosi utili nel modo più “congeniale” alle esigenze della nuova famiglia e sempre nel rispetto della loro privacy. È bene, invece, che si astengano da consigli e giudizi non richiesti sulla cura dei bambini. Ovviamente, in caso di forme depressive gravi, è sempre consigliabile chiedere l’aiuto di professionisti (psicologo e psichiatra) per ottenere un intervento tempestivo che contribuisca alla diminuzione della sofferenza emotiva.

DOTT.SSA MICHELA GRITTI

Psicologa Clinica, Master in Valutazione multidimensionale e Tecniche per il cambiamento Amae studio professionale a Casazza

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Sinusite nei più piccoli Come riconoscerla e curarla

È un disturbo piuttosto comune anche nei bambini, soprattutto in questo periodo, e molto fastidioso. Se negli adulti si manifesta spesso anche con il mal di testa, nei bambini i sintomi “tipici” sono invece naso chiuso che cola e febbre, rendendola così più diffi-

cile da distinguere dal semplice raffreddore.

Parliamo della sinusite. Come riconoscerla allora? Cosa fare per curarla? Lo abbiamo chiesto al dottor Sergio Clarizia, pediatra.

Dottor Clarizia, innanzitutto, cosa si intende per sinusite?

favorendo così la proliferazione dei batteri che possono dare origine all’infezione.

Quali sono le cause?

La sinusite è un’infiammazione della mucosa che riveste i seni paranasali, ovvero le cavità piene d’aria che si trovano nella fronte e ai lati del naso, dietro le guance e in mezzo al cranio, e hanno la funzione di riscaldare e di umidificare l’aria che respiriamo. In condizioni normali, le secrezioni prodotte da questa mucosa, ovvero il muco, sfociano nelle cavità nasali. Quando però si verifica un’infiammazione i canali che le veicolano all’interno del naso si ostruiscono e il muco si accumula nei seni paranasali, ristagnando e

Nella maggior parte dei casi la sinusite è di origine virale ed è conseguenza di un raffreddore, in altri casi è invece batterica. Tra le altre cause ci sono: allergie, infezioni dei denti dell’arcata superiore, malformazioni nasali dalla nascita come deviazioni del setto nasale, malformazioni o varianti anatomiche nella via di drenaggio fra seni paranasali e naso.

Quali sono i sintomi più frequenti nei bambini?

I bambini più piccoli mostrano più spesso sintomi simili al comune raffreddore, come naso chiuso che cola e leggera febbre, che in genere si sviluppa 5-7 giorni dopo

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IN FAMIGLIA BAMBINI
DOTT. SERGIO Specialista in Pediatria Pediatra di famiglia a Bergamo e presso Politerapica Seriate

diche. Quando però è presente una sinusite batterica è necessario ricorrere a una terapia antibiotica. Se il bambino migliora già entro la prima settimana di trattamento, è importante comunque completare la terapia antibiotica. In generale, spray cortisonici nasali e/o lavaggi nasali salini possono essere utili per accelerare il decorso, mentre sono da evitare decongestionanti da banco e antistaminici. In caso di infezioni ricorrenti, legate a situazioni anatomiche predisponenti, può essere considerata l’eventuale

ne è utilizzare un umidificatore per mantenere l’umidità domestica tra il 45% e il 50%.

Lavaggi nasali frequenti e terapie steroidee nasali periodiche, su indicazione del medico e soprattutto nei bambini particolarmente predisposti, possono essere efficaci nella prevenzione della sinusite acuta ricorrente.

Come si può prevenire?

La prevenzione si basa prima di tutto sulla corretta igiene ambientale, in particolare evitando di trascorrere lunghi periodi in ambienti molto secchi o fumosi; in entrambi i casi infatti il rischio è quello che si irritino le mucose paranasali rendendole più vulnerabili all’infezione. In inverno, ad esempio, una buona abitudi-

La sinusite può essere classificata come “acuta” quando i sintomi si risolvono entro le 12 settimane; “cronica” quando la durata dei sintomi supera le 12 settimane; “ricorrente” quando si hanno più di tre o quattro episodi l’anno”

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Crisi epilettiche a scuola: come comportarsi

Quasi la metà degli insegnanti italiani ha o ha avuto, nella propria classe, un bambino con epilessia. Eppure, più di 1 docente su 2, non saprebbe comportarsi in modo corretto nel caso uno dei suoi studenti avesse una crisi in aula. E non è tutto: solo nei 2/3 dei casi i docenti sono stati informati dalla famiglia della malattia. Sono questi alcuni dei dati emersi da recente indagine della LICE – Lega Italiana Contro l’Epilessia. «Esistono e sopravvivono ancora troppi falsi miti e luoghi comuni legati all’epilessia e alle crisi epilettiche soprattutto su cosa fare quando si assiste a una crisi convul-

siva, ma anche sulle presunte conseguenze che questa condizione avrebbe sulle capacità cognitive di un bambino» osserva il professor Oriano Mecarelli, Past President LICE. «Questa condizione, infatti, risente moltissimo dei pregiudizi e delle paure degli altri ed è ancora diffusa, per esempio, l’idea che l’epilessia riduca la capacità di apprendimento, che il bambino con epilessia necessiti di un supporto scolastico, che possa avere disturbi del comportamento o problemi di relazione con gli altri bambini. Nella maggior parte dei casi non è così, tranne che nelle forme più gravi, l’epilessia non incide sulle

capacità di apprendimento o su quelle relazionali, e il bambino può prendere parte a tutte le attività che vengono svolte in classe e fuori classe».

Ecco allora i consigli della LICE per affrontare in modo adeguato ed efficace una crisi epilettica a scuola.

> Il 90% delle crisi epilettiche dura meno di due minuti. In alcuni casi possono durare di più ma solo molto raramente è necessaria un’assistenza medica urgente e il ricovero in ospedale. Chiamare un’ambulanza non è quasi mai necessario, mentre

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IN FAMIGLIA RAGAZZI

la priorità per chi assiste a un episodio convulsivo è quella di non commettere errori nei soccorsi.

> La maggior parte degli episodi non necessita di manovre particolari, ma solo della vicinanza al bambino durante l’episodio critico e subito dopo, in attesa che si riprenda. La classe va tranquillizzata e invitata a prendersi cura del compagno insieme all’insegnante.

> Nei casi in cui le crisi comportino una caduta a terra, rigidità, scosse agli arti e forte salivazione, introdurre, per esempio, le mani o un oggetto nella bocca non è manovra consigliabile né tantomeno utile, pericolosa sia per chi la pratica sia per chi la subisce. È un falso mito, infatti, che vi sia necessità di afferrare la lingua ed estrarla dalla bocca per evitare la sua discesa verso le cavità aeree rendendo così impossibile il respiro.

> È errato trattenere o cercare di immobilizzare il bambino, pensando di arrestare o di rendere la crisi meno forte. È invece consigliabile mettere qualcosa di morbido sotto il capo per evitare eventuali contusioni, togliere gli occhiali, slacciare vestiti stretti e girarlo su un fianco appena possibile per facilitare la respirazione e la fuoriuscita della saliva. Bisogna poi attendere che la crisi si concluda e offrire sostegno e aiuto.

Seppur si possa presentare a qualsiasi età, nella grande percentuale dei casi l’epilessia - che in Italia riguarda 500mila persone - si manifesta entro i 12 anni. Se si interviene con una corretta e precoce diagnosi e una terapia adeguata la patologia può essere tenuta sotto controllo in circa il 70% dei casi”

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Zucchette ripiene di risotto al taleggio

INGREDIENTI per 4 persone

4 Zucche Delica piccole (400-450 g) 300g Riso bianco o semintegrale per risotti 1,5l Brodo vegetale 50ml Vino bianco 150g Taleggio a dadini 30g Burro

1 Cipolla tritata 4 Rametto di rosmarino qb Olio extravergine sale e Pepe

PREPARAZIONE

Lavare le zucche. Con un coltello togliere delicatamente la calotta e, con un cucchiaio, eliminare la parte interna con i semi. Con uno scavino estrarre anche una buona parte di polpa sia dalla calotta che dal corpo della zucca. Salare l’interno ed infornare le zucche a 180°C per 20-30 minuti, devono essere cotte ma non stracotte, per mantenere la loro forma. Preparare un risotto nella maniera classica. In una casseruola versare l’olio e rosolare la cipolla tritata a fuoco dolce fino a che non appassisce, aggiungere la polpa di zucca a dadini e lasciar insaporire per qualche minuto. Aggiungere il riso, tostare e sfumare con il vino. Portare a cottura mescolando, aggiungendo brodo caldo mano a mano che si asciuga. Quando il riso sarà cotto mantecare con taleggio e burro. Riempire le zucche col risotto bollente, poggiarvi sopra un rametto di rosmarino e coprire con la calotta. Servire le zucchette ricordando che la buccia della Delica è buonissima da mangiare!

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Primopiatto Difficoltà di preparazione Facile Tempo di preparazione 30 minuti Calorie a persona 470 Kcal FABRIZIO MARTINELLI Cuoco
Presso il Ristoro de Il Sole e la Terra di Bergamo

ALBINO

Caredent Albino

Viale Stazione, 4

Centro Prelievi Bianalisi Albino Via Volta, 2/4

Foini Dimensione Casa Via Provinciale, 37/a Social Care Piazza Carnevali, 6 Teleserenità Via Matteotti, 38 ALMÈ

Farmacia Visini Via Italia, 2

Lavorare Insieme Coop. Sociale Passaggio della Costituzione, 1 ALZANO LOMBARDO Ospedale Pesenti Fenaroli / Asst Bergamo Est Via Mazzini, 88 AZZANO SAN PAOLO Iro Medical Center Via del donatore Avis-Aido, 13 Studio Odontoiatrico Dott. Campana Marco Via Castello, 20

BAGNATICA

Centro Prelievi Bianalisi Bagnatica Piazza Gavazzeni BERGAMO 20 Fit Via Broseta, 27C

ASST Papa Giovanni XXIII Piazzale OMS, 1

ATS Bergamo Via Borgo Palazzo, 130 ATS Bergamo - Sede Via Galliccioli, 4 Ambulatorio For.US di Coop. RUAH

Via Daste e Spalenga, 15 Associazione Mosaico Via Scuri, 1/c

Asst Papa Giovanni XXIII Piazza OMS, 1 Athaena

Via Ronzoni, 3

Avis Monterosso

Via Leonardo da Vinci, 4 Blu Fit Redona Via Gusmini, 3

Cartolombarda

Via Grumello, 32

Centro Acustico Italiano Via San Bernardino, 33/c

Centro Medico Boccaleone Via Capitanio, 2/e

Centro Sportivo Piscine Italcementi Via Statuto, 41

Centro Terza età / Boccaleone

Via Rovelli, 27

Centro Terza età / Borgo Palazzo Via Vivaldi, 5

Centro Terza età / Colognola Via dei Caravana, 7

Centro Terza età / Loreto Via Pasteur, 1/a

Centro Terza età / Monterosso Via Leonardo Da Vinci, 9

Centro Terza età / Redona Via Leone XIII, 27

Centro Terza età / San Colombano

Via Quintino Basso, 2

Centro Terza età / Villaggio degli Sposi

Via Cantù, 2

Cooperativa Sociale Alchimia Via Boccaleone, 17c

Dipendiamo - Centro per la cura delle New Addiction

Via Torquato Taramelli, 50

Domitys Quarto Verde

Via Pinamonte da Brembate, 5 Dott. Barcella Antonio c/o Centro Don Orione

Via Don Orione, 6

Dott. Ghezzi Marco

Via Zambonate, 58

Farma Logica

Via Promessi Sposi, 19/C Farmacia Conca Verde Via Guglielmo Mattioli, 24

Farmacia Santa Lucia Via Dello Statuto , 16

Farmacia Sella Piazza Pontida, 6

Fisioforma

Via Pitentino, 14/a

Forneria Rota

Via Silvio Spaventa, 56

Foto Cine Ottica Skandia

Via Borgo Palazzo, 102/104

Happy Friends

Via Meucci, 2

Il Bio di Francesca nel Borgo

Via Borgo Santa Caterina, 9/d

La Terza Piuma

Via Divisione Tridentina, 6/b

Medical Farma

Via Borgo Palazzo, 112

Methodo Medical Center

Via San Giorgio, 6/n

Milano Senza Glutine - Bergamo Via Sant’Ambrogio, 19

Monica Vitali - Centro Italiano Pavimento Pelvico

Via Betty Ambiveri, 11

GLI AMICI DI BERGAMO SALUTE

DOVE PUOI TROVARE LA RIVISTA IN DISTRIBUZIONE GRATUITA

OPI

Via Rovelli, 45

Ordine Medici Bergamo Via Manzù, 25

Ordine Medici Veterinari Bergamo Via Daste e Spalenga, 15 Ottica Gazzera

Via Gasparini, 4/e Palamonti/CAI Via Pizzo della Presolana, 15 Prenatal

Via Camozzi, 95 Privatassistenza Via Dello Statuto, 18/D Residenza Anni Azzurri Via Colognola ai Colli, 8 Selene Centro Medico Via Puccini, 51

Smuoviti Be Well Viale Giulio Cesare, 29 Solaris

Via Sempione, 7/B

Studio Dentistico Previtali Via Broseta, 112

Studio Dott. Crescini Claudio Via Diaz Armando, 23 Studio Odontoiatrico Dott. Maggioni Maurizio - Pianeta Sorriso Via Zelasco, 1 Studio di Podologia Via Suardi, 51 Triciclo Bergamo Via Cavalieri di Vittorio Veneto, 14 BONATE SOPRA Ortopedia Tecnica Gasparini Via Milano, 57

BREMBATE DI SOPRA Piscine Comunali Via Bruno Locatelli, 36

CALCINATE

Ospedale F.M. Fassi / Asst Bergamo Est Piazza Ospedale, 3

CASAZZA

Centro Prelievi Bianalisi Casazza Piazza della Pieve, 2 Istituto Polispecialistico Bergamasco Via Nazionale, 89

CASNIGO

Centro Sportivo Casnigo Via Lungo Romna, 2 Il Casaro Bianco Via Lungo Romna, 51

CHIUDUNO

Centro Prelievi Bianalisi Chiuduno Largo Europa, 3 Giacomo Strabla Centro Sportivo Via Martiri della Libertà

CLUSONE

PreSST Bergamo Est / Clusone Via Somvico, 2 COSTA VOLPINO

Centro Prelievi Bianalisi Costa Volpino Via Marco Polo, 2 CURNO

Bongiorno Antinfortunistica Via Enrico Fermi, 10

Caredent Curno Via Enrico Fermi, 5 Dm Drogerie Markt Curno Via Enrico Fermi, 39

Dott. Leonino A. Leone Via Lungobrembo, 18/A For Me Centro Medico Via dell’Aeronautica, 19

Il Sole e la Terra Via Enrico Fermi, 56 ItalianOptic Via Bergamo, 32 DALMINE

Animal Center Strada Statale 525, 29 Farmacia Ornati Dott. De Amici Via Papa Giovanni XXIII, 11 Farmacia all’Università Via Marconi, 9

Istituto Medico Sant’Alessandro Via Cavagna, 11

PreSST Bergamo Ovest / Dalmine Viale Betelli, 2 Teleserenità Via Manzoni, 32 Viktor srl Via Pasubio, 5 GAZZANIGA

Ospedale Briolini / Asst Bergamo Est Via Manzoni, 130 GORLAGO

Namasté Salute Piazza Gregis, 10/a GORLE

Casa di Riposo Caprotti Zavaritt Via Arno, 14

Centro Medico MR Via Roma, 28

GRASSOBBIO

Centro Prelievi Bianalisi Grassobbio Via Fornacette, 5 Farmacia Brizzi Via Cristoforo Colombo, 2

GRUMELLO DEL MONTE Four Dental Via Marconi SNC

40 | Bergamo Salute | Novembre/Dicembre 2022

LOVERE

Ospedale SS. Capitanio e Gerosa / Asst Bergamo Est Via Martinoli, 9

PreSST Bergamo Est / Lovere Piazzale Bonomelli, 8

MOZZO

Sportindoor All in One Via Fausto Radici, 1

NEMBRO

Bergamo Sanità Via Roma, 43

Centro Medico Santagostino Via Cascina Colombaia, 3 Farmacia San Faustino Via Europa, 12

OLTRE IL COLLE Alp Life Via Drago, 1760

OSIO SOTTO Studio Kinesi Via Milano, 9

OSPITALETTO

Dott.ssa Seiti Mara

Via Famiglia Serlini Trav III, 16

PALAZZAGO

Il Forno delle Bontà Via Briantea, 46

PEDRENGO

Cooperativa ProgettAzione Via Moroni, 6

PIARIO

Ospedale M.O. A. Locatelli / Asst Bergamo Est Via Groppino, 22

PONTE SAN PIETRO

Centro Medico Ponte Via S. Clemente, 54 Nonni e Bimbi - Delizia Point Via Papa Giovanni XXIII, 33 PreSST Bergamo Ovest / Ponte San Pietro Via Caironi, 7

ROGNO

Centro Prelievi Bianalisi Rogno

Via Giardini, 3

ROMANO DI LOMBARDIA

Avalon

Via Rinaldo Pigola, 1 Caredent Romano di Lombardia SS 498 (c/o Centro Comm. Il Borgo)

Farmacia Comunale Via Duca D’Aosta

Ospedale SS. Trinità / Asst Bergamo Ovest

Via S. Francesco d’Assisi, 12 ROVETTA

Centro Sportivo Rovetta Via Papa Giovanni XXIII, 12/f SAN GIOVANNI BIANCO

Farmacia Contenti Via Carlo Ceresa, 44

Ospedale Civile / Asst Papa Giovanni XXIII

Via Castelli, 5

SAN PAOLO D’ARGON

Centro Prelievi Bianalisi San Paolo d’Argon

Viale delle Rimembranze Insieme a te Via Francesco Baracca, 28

SAN PELLEGRINO TERME

In Cammino Coop. Sociale Via de Medici, 13

Istituto Clinico Quarenghi Via San Carlo, 70

SARNICO

PreSST Bergamo Est / Sarnico Via Libertà, 37

SCANZOROSCIATE

Centro Prelievi Bianalisi Scanzorosciate Piazza della Costituzione SEDRINA

Farmacia Micheli Via Roma, 71/a

SERIATE

Caredent Seriate Via Italia, 131 Istituto Ottico Daminelli Via Italia, 74 Ospedale Bolognini / Asst Bergamo Est Via Paderno, 21

Politerapica -Terapie della Salute Via Nazionale, 93

PreSST Bergamo Est / Seriate Via Paderno, 40

SPIRANO

Euphoria Sport Dance A.S.D. Viale Lombardia, 15 STEZZANO

Caredent Stezzano Via Guzzanica, 62/64 (c/o Centro Comm. Le Due Torri) Dm Drogerie Markt Stezzano Viale Industria, 293 Farmacia San Giovanni Via Dante Alighieri, 1 TELGATE

Centro Prelievi Bianalisi Telgate Via Roma, 48

TORRE BOLDONE Top Line Via Leonardo Da Vinci, 7 TRESCORE BALNEARIO

Caredent Trescore Balneario Via Nazionale, 44 Consultorio Familiare Zelinda Via Fratelli Calvi, 1 Ospedale S. Isidoro / Asst Bergamo Est Via Ospedale, 34 PreSST Bergamo Est / Trescore B. Via Mazzini, 13 TREVIGLIO Caredent Treviglio Via Roma, 2/a Dm Drogerie Markt Treviglio Via Baslini

Krioplanet Via Pontirolo, 18/c

Ospedale di TreviglioCaravaggio / Asst Bergamo Ovest Piazzale Ospedale Luigi Meneguzzo, 1 PreSST Bergamo Ovest / Treviglio Piazzale Ospedale Luigi Meneguzzo, 1 Tecno System

Via Madreperla, 12/b

TREVIOLO

Farmacia Bianchi Via Roma, 73/b

URGNANO

Antica Farmacia Via Papa Giovanni XXIII, 435 VALBREMBO Engim Lombardia Via Sombreno, 2 VERDELLO

Casa Mia Verdello Via XXV Aprile, 9 VERTOVA

Dott. Barcella Antonio c/o Centro Medico Valseriana Largo Vittorio Veneto, 29 VILLA D’ALMÈ

Caredent Villa d’Almè Via Roma, 20/d Farmacia Donati Via Roma, 23 Ortopedia Fagiani Via Fornaci, 6/f

PreSST Papa Giovanni XXIII / Villa d’Almè Via Roma, 16 ZANICA

Farmacia Gualteri Piazza Repubblica, 1 ZOGNO

PreSST Papa Giovanni XXIII / Zogno Piazza Bortolo Belotti, 1/3

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Fitball Per allenare tutto il corpo divertendosi

Creata negli anni Sessanta come gioco dal designer e inventore italiano Aquilino Cosani, la fitball o swissball è una palla gonfiabile di circa 60 centimetri di diametro ormai diffusa nelle palestre di tutto il mondo. Se all’inizio era un semplice giocattolo (si rimbalzava seduti sulla palla che aveva anche una maniglia), oggi la fitball viene utilizzata in diversi ambiti, sia del fitness sia della riabilitazione fisioterapica. Ce ne parla Daniele Bosio, personal trainer

Quali caratteristiche particolari ha la palla come attrezzo per allenarsi?

Sembra banale, ma la prima osservazione da fare è che la palla è tonda, quindi rotola. Questo significa che quando facciamo un esercizio appoggiando sulla palla ad esempio mani, braccia, piedi o gambe, se non distribuiamo uniformemente lo sforzo sui due arti la palla tenderà a muoversi da un lato. Chi esegue l’esercizio ha quindi subito una risposta dall’attrezzo per

capire se lo sta eseguendo in modo simmetrico e può correggersi da solo finché raggiunge l’equilibrio. Questo non significa che l’esecuzione degli esercizi non necessiti di un supervisore almeno all’inizio: è comunque possibile che il movimento non venga eseguito nel modo corretto per raggiungere i risultati che ci si prefigge anche se la palla resta in equilibrio. Un’altra caratteristica è che la palla, seppur morbida, offre resistenza quando vi siamo appoggiati con le diverse parti del corpo. Questo è molto importante soprattutto negli esercizi in cui si appoggia la schiena, sia con la palla sul pavimento sia contro una parete. Non potendo vedere con gli occhi la nostra schiena non siamo coscienti dei movimenti che facciamo con essa, ma la palla attraverso il tatto ci fornisce delle informazioni. Questo attrezzo educa quindi alla propriocezione, cioè quel sofisticato meccanismo che fornisce al sistema nervoso centrale precise informazioni sul nostro movimento (velocità, for-

za, direzione, accelerazione) e sui cambiamenti che si verificano a livello di muscoli, tendini e articolazioni coinvolti nel movimento. Sempre per la sua forma instabile la palla obbliga continuamente a piccoli movimenti, a eseguire accomodamenti, per cui anche una posizione che potrebbe sembrare statica è in realtà sempre dinamica.

Quali risultati si possono ottenere eseguendo esercizi con la fitball?

La palla è un ottimo attrezzo per la mobilizzazione anca – pelvi – lombare e aiuta a prendere coscienza della muscolatura profonda. Gli esercizi possono portare ad aumentare il range di movimento, sia come estensione sia come difficoltà. È molto utile per allenare il core, come si definisce il “nucleo del corpo”, cioè la zona compresa tra il busto e il bacino. La palla è anche stata proposta come seduta, fuori dall’ambito fitness, ad esempio per lavorare alla scrivania. Sedere sulla palla, a differenza di una sedia che

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IN FORMA FITNESS
∞ A CURA DI LELLA FONSECA

ha un equilibrio stabile, obbliga a usare molti più muscoli, a eseguire continui aggiustamenti e cambiare la postura più frequentemente. È stato valutato che sostituire la sedia da lavoro con la palla può alla fine di una giornata sedentaria aumentare il consumo di calorie.

In pratica che esercizi si possono fare con la palla?

La palla si presta a “varianti” dei più classici esercizi a corpo libero: il plank per i muscoli addominali, che si può eseguire appoggiando gli avambracci oppure le caviglie sulla palla; il ponte per l’allenamento dei glutei che si esegue con il tronco appoggiato a terra, le ginocchia flesse con i talloni appoggiati sulla palla per poi sollevare il bacino e riscendere; il ball squat che si esegue in piedi mettendo la palla dietro la schiena contro una parete per poi scendere piegando le gambe mentre la palla

rotola lungo il dorso; il crunch che si esegue appoggiando il bacino/schiena sulla palla e le gambe piegate con i piedi a terra. Il sollevamento delle spalle e della testa si può effettuare con diverse posizioni delle braccia e contemporaneamente si può fare un certo rotolamento della palla.

Ci sono corsi specifici di fitball in cui per tutta la lezione si utilizza la palla, sono utili?

Dipende dal motivo per cui si fanno gli esercizi e da quali sono gli obiettivi che ci si prefigge. Se lo scopo è solo fare del movimento queste sessioni con fitball vanno benissimo, così come può essere adatta la corsa, il ballo e molte altre attività motorie. Come l’Organizzazione Mondiale della Sanità ci insegna, per una vita sana è raccomandato fare movimento più volte alla settimana e una lezione di fitball può benissimo rispondere a questa

esigenza, con il vantaggio, se ben pianificata, di utilizzare tutti i distretti del corpo. Se invece ci si prefigge un obiettivo specifico, che può essere di recupero, mantenimento o potenziamento di determinate aree del corpo servirà un piano di esercizi personalizzato che potrà prevedere la fitball, ma anche altri attrezzi, per ottenere i risultati desiderati in modo efficace.

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Patologia cardiaca nel cane: i segnali per accorgesene

Circa il 10% dei cani soffre di disturbi cardiaci. Le cardiopatie possono essere congenite, ovvero presenti dalla nascita, o acquisite nel corso della vita e spesso legate all’invecchiamento, proprio come succede nell’uomo. Oggi, grazie ai progressi diagnostici e terapeutici della medicina veterinaria, è possibile individuarle e trattarle molto più tempestivamente di quanto succedesse in passato. Ne parliamo con il professor Stefano Faverzani, medico veterinario.

Professor Faverzani, perché le patologie cardiache sembrano sempre più diffuse tra i nostri amici animali?

Non direi che sono più frequenti, quanto piuttosto che oggi sono più diffuse e approfondite sia le conoscenze in tema di cardiologia del cane, sia la disponibilità di strumenti diagnostici fondamentali per la diagnosi e il monitoraggio delle patologie cardiache del cane, come l’elettrocardiografia, l’elettrocardiografia holter, l’ecocardiografia doppler e color-doppler, la misurazione della pressione con meto -

di non invasivi, oltre a altri presidi diagnostici e terapeutici dedicati specificatamente a queste specie animali. A ciò si deve aggiungere anche una maggior conoscenza epidemiologica delle cardiopatie: oggi sappiamo che molte cardiopatie si presentano più facilmente in alcune razze di cani e alcune possono presentare caratteri ereditari per cui, attraverso la collaborazione con allevatori particolarmente attenti e sensibili a una corretta selezione e l’esecuzione di esami di monitoraggio dei riproduttori, si punta a ridurre l’incidenza di tali patologie in molte razze. Un ruolo molto importante è poi da riconoscere anche alla maggiore sensibilità dei proprietari: identificare l’esistenza di una malattia cardiaca prima che si instauri uno stato di “insufficienza cardiaca” è fondamentale per poter preservare il più a lungo possibile la qualità di vita dei nostri pet. Infine la conoscenza dei parametri strumentali ecocardiografici specifici per alcune razze consente una più corretta valutazione della funzionalità cardiaca e il monitoraggio dell’evoluzione di

alcune malattie in queste razze. Citiamo a titolo di esempio la stenosi subaortica nei cani di razza Boxer, Pastore tedesco, Golden retriever, la displasia mitralica e tricuspidale nei Golden e Labrador retriever, Boxer e Pastore tedesco etc.. Una diagnosi e un trattamento precoce è fondamentale perché la malattia cardiaca è la causa che, a lungo andare, porta all’insufficienza del cuore il quale finisce per non riuscire più a pompare il sangue in modo adeguato per portare ossigeno e nutrimento ai tessuti dell’organismo, con esiti fatali e con scarsa possibilità di aiuti terapeutici tardivi.

Quali sono i campanelli d’allarme di una malattia cardiaca nel cane?

Occorre fare innanzitutto una distinzione di età. Nei cani di media età ed anziani è possibile sospettare una cardiopatia se: > aumenta la sensazione che il cane sia affaticato durante la corsa, la passeggiata, se è riluttante al gioco o al movimento, impiega più tempo a percorrere lo stesso tragitto,

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RUBRICHE
ANIMALI
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RUBRICHE ANIMALI

si siede più frequentemente, cammina invece di trottare o correre incontro per fare le feste;

> aumenta il tempo del ritorno a una normale frequenza respiratoria dopo stimoli, stress e attività fisica;

> aumenta la frequenza respiratoria anche quando non si richiede il dispendio di grandi energie (piccoli spostamenti, momenti di rilassamento, sonno);

> compaiono episodi sincopali, cioè svenimenti improvvisi mentre sta giocando, o perché tira al guinzaglio con il collare, o mentre sta facendo uno sforzo, anche di minore intensità;

> si verifica un’ascite, ovvero un accumulo di liquidi in addome, che potrebbe essere causato da un stasi venosa, ossia una minore capacità del cuore di far rientrare il sangue nelle sue camere ed essere poi ripompato fuori;

> si instaura una tosse secca, stizzosa, prevalentemente notturna (potrebbe essere associata a insufficienza cardiaca, anche se, ovviamente, potrebbe essere dovuta anche ad altre malattie dell’albero respiratorio).

In tutte queste situazioni, la visita del medico veterinario permetterà di escludere altre cause (ad esempio patologie articolari del cane anziano, malattie primarie dell’apparato respiratorio etc.). Nei cani giovani, soprattutto sotto l’anno di età, invece, sarà fondamentale valutare eventuali predisposizioni di razza e conoscere l’anamnesi familiare e prestare attenzione in

particolare se si verifica una crescita stentata, una scarsa vivacità un’aumentata affaticabilità, sincopi e stanchezza immotivata.

Tutti questi sono segni sospetti di possibile malattia cardiaca già presente alla nascita, secondaria a malformazione, che devono invitare a portare il proprio animale dal veterinario per approfondimenti.

La precoce diagnosi, infatti, in questi casi può letteralmente salvare la vita all’animale.

Si possono curare, quindi, le patologie congenite?

Sì, la maggior parte delle alterazioni congenite si possono correggere in via definitiva con interventi chirurgici o di radiologia interventistica oggi disponibili (anche se ancora in pochissimi centri) anche in medicina veterinaria.

Come si possono tenere sotto controllo invece le malattie cardiache acquisite?

Senza entrare nello specifico della terapia delle molteplici malattie del cuore, bisogna tenere presente che la terapia con i farmaci non

è praticamente mai una terapia volta a guarire dalla malattia quanto piuttosto un supporto per far “lavorare” meno e meglio il cuore. Di conseguenza si tratta di terapie che evolvono e si modificano con il progredire della malattia. Per questo i cani cardiopatici devono essere sottoposti a monitoraggio periodico.

Presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari Provincia di Bergamo

Professore associato di Clinica Medica Veterinaria - Dipartimento di Medicina Veterinaria e Scienze Animali Università degli Studi di Milano

Attenzione al soffio al cuore

Capita che, durante una visita di controllo dal medico veterinario, venga riscontrato un soffio all’auscultazione cardiaca: si tratta molto spesso di un sintomo di malattia delle valvole cardiache o del miocardio (il vero e proprio “muscolo” cardiaco). Anche se la gravità può essere molto variabile e l’animale non presenta alcun segno di malessere, è sempre opportuno eseguire una visita cardiologica completa per stabilire se siano già attivi meccanismi di compenso del cuore e per avere una valutazione cosiddetta “basale” utile qualora, nei controlli periodici successivi, dovesse rendersi necessario il ricorso a un supporto farmacologico.

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PROF. STEFANO FAVERZANI

La teoria polivagale come meccanismo di cura

Tendiamo a pensare che il cervello sia una specie di burattinaio che muove i fili del resto del corpo. Invece anche il resto del corpo manovra il cervello con gli stessi fili. « Come spiega il padre della teoria polivagale, il neurofisiologo americano Stephen Porges, la comunicazione tra cervello e corpo è bidirezionale e reciproca. Attraverso il sistema nervoso autonomo, i nostri visceri, cuore, polmone, intestino etc., controllano il nostro comportamento almeno quanto la nostra mente, se non di più » confermano la dottoressa Monica Vitali, ostetrica e osteopata, e Raffaella Isoardi operatore di Somatic Experiencing®. Approfondiamo allora la cosiddetta teoria polivagale e i suoi campi di applicazione.

Cosa si intende per teoria polivagale?

La teoria polivagale è una teoria sul legame mente-corpo, che si propone di spiegare i meccanismi neurofisiologici sottostanti, dando un significato a tutto ciò che regola lo stato fisiologico dell’organismo per garantirne la sopravvivenza e affrontare tutte quelle condizioni che etichettiamo come “stress”. In altre parole, mira a spiegare le reazioni dell’uomo in situazioni di pericolo. Sentirsi al sicuro è uno dei bisogni fondamentali per gli esseri umani. Da un punto di vista neurofisiologico, la capacità di cogliere i segnali di pericolo e attivare risposte che ci permettano di sopravvivere è un compito affidato al Sistema Nervoso Autonomo. Alla base c’è l’idea che siamo programmati per vivere in connessione con gli altri,

IL SISTEMA NERVOSO AUTONOMO

Controlla le funzioni dell’organismo a riposo e le reazioni riflesse. Per farlo agisce sui muscoli lisci (ad esempio quelli nella pelle attorno ai follicoli piliferi, quelli attorno ai vasi sanguigni, quelli nell’occhio e quelli dello stomaco, dell’intestino e della vescica) e su quello cardiaco.

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RUBRICHE ALTRE TERAPIE

attraverso meccanismi di coregolazione reciproca, che sostengono il nostro senso di appartenenza e sicurezza nei rapporti sociali. Lo stato che si attiva in questa condizione di calma e sicurezza è quello ventro-vagale. Quando, invece, entrare in relazione con gli altri non è più percepito come sicuro, si attiva il sistema simpatico, che mette in moto una reazione di mobilizzazione, attacco o fuga per difenderci dal pericolo. Se la minaccia infine è tale da vanificare qualsiasi reazione, prevale lo stato dorso-vagale che porta a immobilizzazione e collasso come ultimo baluardo per la sopravvivenza. Secondo Porges, queste tre reazioni fisiologiche si innescano in modo gerarchico e si alternano a seconda del contesto ambientale e relazionale in cui ci troviamo.

Da dove arrivano, in particolare, i segnali di pericolo che possono mettere in allerta il nostro sistema nervoso autonomo? Il nostro sistema nervoso autonomo valuta in ogni momento della vita, rispondendo alla domanda “Sono al sicuro?”, tutte le informazioni provenienti: > dall’interno, ovvero da cosa accade nel corpo (battito cardiaco, ritmo respiratorio, azioni muscolari, organi e in particolare digestione);

> dall’esterno, cioè dall’ambiente in cui siamo fisicamente e che abbiamo più vicino;

> dalle relazioni, ovvero dal modo in cui il nostro sistema comunica con altri sistemi, reagendo ai movimenti, vocalizzazioni, espressioni facciali, gesti, suoni.

Conoscere questi meccanismi, può aiutare ad affrontare meglio lo stress e le situazioni di pericolo? Quali applicazioni può trovare questa teoria in un ambito terapeutico?

La teoria polivagale può essere applicata non solo a disturbi psicologici, ma alla salute in generale, all’oncologia, alle malattie autoimmuni, alla fibromialgia. Favorendo una maggiore connessione mente-corpo, si può imparare a riconoscere e regolare i propri stati autonomici, in modo da arrivare a percepire un senso di sicurezza. Durante la terapia basata sulla teoria polivagale, in una prima fase, si propongono una serie di esercizi atti a riconoscere e trasformare le risposte fisiologiche disadattive e a tracciare una mappa del profilo personale delle proprie modalità abituali di reazione. Una volta acquisita la dimestichezza con le risposte fisiologiche del proprio corpo, è possibile aiutare a promuovere la condizione di calma e

connessione sostenuta dallo stato ventro-vagale. I successivi esercizi possono essere volti a facilitare una comprensione più profonda delle risposte di sopravvivenza e a rimodellare risposte abituali di difesa. L’obiettivo è aumentare la capacità della persona di sintonizzarsi in modo non critico sui propri stati corporei, apprezzare l’utilità dei diversi stati di attivazione e accrescerne la flessibilità in modo da raggiungere una regolazione più funzionale e adattiva. All’interno di questo percorso terapeutico, l’attenzione al linguaggio del corpo ha

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RUBRICHE ANIMALI ALTRE TERAPIE

una grande importanza nel favorire la costruzione di un ambiente sicuro. È importante quindi monitorare continuamente i segnali autonomici che la persona invia, quali sguardo, sorriso, gesti, ma anche l’ambiente fisico che lo circonda. Se i segnali sono di sicurezza, il Sistema Nervoso Autonomo si calma portando a una coregolazione e a un ingaggio attivo nel processo terapeutico, altrimenti sarà facile che si mobilitino risposte di protezione che non permetteranno il processo trasformativo verso il senso di sicurezza personale e interpersonale. Concludendo, possiamo dire che le implicazioni di questa teoria sono diverse. Innanzitutto che per essere in buona salute è importante avere buone relazioni sociali (con

gli altri e con noi stessi), che attivano il nostro sistema ventro - vagale favorendo uno stato fisiologico sano. La seconda è che grazie alla bidirezionalità del sistema, lo stato dei nostri organi viscerali condiziona la nostra vita sociale. Ma soprattutto, come raccomanda Porges, che “più che trattare le malattie con farmaci e chirurgia, orientati verso il singolo organo, la medicina dovrebbe riorganizzare un corretto stato fisiologico generale dell’organismo tenendo in considerazione mente e corpo”.

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Actigrafia Per studiare quantità e qualità del sonno

L’actigrafia è uno dei principali esami diagnostici per lo studio del sonno. Esame semplice e non invasivo, viene effettuato con un particolare strumento detto actigrafo, che ha la forma e la dimensione di un normale orologio da polso. Ma in quali casi in particolare può essere utile? Ce lo spiega il dottor Alberto Lerario, neurologo.

Dottor Lerario, a che cosa serve l’actigrafia?

L’actigrafia è un metodo convalidato per misurare oggettivamente l’attività motoria media durante il sonno, e in quanto tale, può essere più utile dei diari del sonno nella valutazione dei pazienti affetti da alcuni tipi di disturbi del sonno. L’actigrafo è composto da sensori molto sensibili al movimento che permettono di distinguere periodi con presenza o assenza di movimento. Gli actigrafi clinicamente convalidati, infatti, generalmente vengono forniti con un software che utilizza un algoritmo per classificare i dati di movimento come “sonno” o “veglia”. Oltre a identificare le fasi di sonno e veglia, registra anche altri

dati, come la temperatura corporea periferica e i livelli di rumore e luce circostanti, consentendo così di valutare anche l’ambiente in cui si dorme.

In quali casi, in particolare, può essere utile?

L’utilizzo principale degli actigrafi validati (la maggior parte dei dispositivi di utilizzo comune non sono validati e non possono essere utilizzati per la diagnosi o il trattamento dei disturbi del sonno) è quello di misurare oggettivamente i cicli sonno-veglia in pazienti con: > disturbi del ritmo sonno-veglia circadiano, come il disturbo della fase sonno-veglia ritardata o il disturbo del lavoro a turni; > insonnia. L’actigrafia può essere utilizzata per confermare o escludere un sonno insufficiente;

> monitoraggio della risposta al trattamento. L’actigrafia di follow-up può essere molto utile per misurare oggettivamente la risposta al trattamento e migliorare l’educazione del paziente

sottoposto a terapia cognitivo comportamentale per insonnia.

Quali fasce di età interessa?

In generale i risultati sono più accurati negli adulti sani. Il dispositivo è utilizzabile anche per i minorenni: in questo caso genitori e operatori sanitari dovrebbero essere inclusi nella discussione relativa allo scopo dell’actigrafo e alla sua cura. Nei bambini solitamente si posiziona il dispositivo alla caviglia, se possibile.

Come si svolge l’esame?

Basta indossare l’actigrafo come un orologio sul polso non dominante.

Quanto dura?

In generale l’actigrafia dovrebbe essere utilizzata per una o due settimane per monitorare l’attività sia durante i giorni lavorativi sia quelli non lavorativi. Il periodo di registrazione dovrebbe escludere le vacanze e i viaggi, a meno che lo scopo dell’utilizzo dell’actigrafia non sia quello di monitorare la sindrome da jet lag frequente.

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RUBRICHE GUIDA ESAMI

Bisogna seguire una preparazione particolare?

I dispositivi sono relativamente facili da usare e richiedono pochissima preparazione. Ai pazienti devono essere fornite istruzioni scritte sull’uso e la cura dell’actigrafo. Dovrebbe essere inoltre fornito un registro per segnare le attività svolte. Se rimosso, il dispositivo actigrafico deve essere riposizionato sullo stesso polso. La resistenza all’acqua deve essere annotata e affrontata in modo appropriato con il paziente. Se viene utilizzato un sensore di luce, i pazienti devono assicurarsi che gli indumenti non coprano il sensore.

Ci sono controindicazioni?

Ci sono poche controindicazioni per l’actigrafia nei bambini o negli adulti. Raramente, i pazienti possono sviluppare irritazione cutanea

locale o ipersensibilità ai materiali nel dispositivo.
I dati raccolti con l’actigrafia devono essere interpretati con cautela poiché i dispositivi si basano su misure indirette del sonno e alcuni dispositivi sono più accurati di altri”
DOTT. ALBERTO LERARIO Specialista in Neurologia Santagostino - La tua salute

DAL TERRITORIO FARMACIE

Fuoco di Sant’Antonio: il vaccino dimezza il rischio di contrarlo

Nella comunità scientifica è chiamato Herpes Zoster ma, nella tradizione popolare, è noto come Fuoco di Sant’Antonio. Tutti noi lo abbiamo sentito nominare nel corso della nostra vita ma siamo sicuri di sapere di cosa di tratta? «L’Herpes Zoster è un’infezione virale conseguente alla riattivazione del virus Varicella Zoster, responsabile della Varicella, malattia infettiva altamente contagiosa molto comune nell’infanzia» spiega la dottoressa Astrid Malighetti, farmacista. «Una volta contratta la Varicella, il virus infetta i

gruppi di cellule nervose, chiamate gangli, dei nervi spinali o cranici dove vi rimane generalmente per tutta la vita in uno stato inattivo (quiescente o latente). Tuttavia può riattivarsi dopo molti anni provocando il noto Fuoco di Sant’Antonio. L’età avanzata, lo stress e l’immunodeficienza sono tra i fattori scatenanti più noti della patologia virale. A differenza della Varicella, l’Herpes Zoster è difficilmente contagioso in quanto la trasmissione potrebbe avvenire tra un paziente affetto dal Fuoco di Sant’Antonio e una persona che

non hai mai contratto la Varicella e che non sia stata vaccinata. Dal 2017 la vaccinazione per la Varicella è obbligatoria per i nuovi nati»

Dottoressa Malighetti come si manifesta l’infezione da Herpes Zoster?

Nella fase di riattivazione, si accusa dolore e una sensazione di formicolio o prurito localizzate su un’area limitata di pelle in corrispondenza delle fibre nervose infette. Successivamente, su questa striscia di pelle si sviluppa un’eruzione a grappolo fatta di piccole

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vescicole ripiene di liquido contornate da una piccola area arrossata. In genere, le vescicole compaiono sul tronco, solitamente su un solo lato ed è proprio in questa fase che spesso la persona si presenta in farmacia mostrando a noi farmacisti le dolorose vescicole. Una nostra tempestiva identificazione della probabile causa delle eruzioni cutanee è fondamentale affinché il paziente si rivolga il prima possibile a un medico per la diagnosi.

VACCINAZIONE GRATUITA

PER I NATI NEL 1957

Le persone nate nel 1957 e residenti nel territorio di competenza della ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo (tutti i comuni degli ambiti della Val Brembana, Val ImagnaVilla d’Almè e i comuni di Bergamo, Gorle, Orio al Serio, Ponteranica, Sorisole e Torre Boldone) possono prenotare gratuitamente la vaccinazione contro l’Herpes Zoster che verrà somministrata al centro vaccinale allestito nell’area esterna del Pronto soccorso dell’Ospedale di Bergamo (con accesso da via Brambilla). In quella sede verrà programmata anche la successiva dose, che verrà somministrata sempre gratuitamente dopo almeno due mesi dalla prima.

Si può curare? In cosa consiste la terapia?

Se confermata la diagnosi di Herpes Zoster, l’utilizzo immediato di antivirali aiuta ad alleviare i sintomi e a risolvere più rapidamente la patologia. Aciclovir, Famciclovir e Valaciclovir sono tra i più utilizzati e la loro prescrizione è rimborsata dal SSN. Spesso però sono necessari anche farmaci antidolorifici: antinfiammatori non steroidei (FANS), paracetamolo oppure oppioidi. Inoltre, per evitare che si sviluppino infezioni batteriche, è necessario mantenere la pelle colpita pulita e asciutta ed evitare di grattare le vescicole. Nella maggior parte dei casi il dolore regredisce nel giro di 3-5 settimane e le vescicole solitamente non lasciano cicatrici. Purtroppo però può capitare che le persone affette da Herpes Zoster continuino ad accusare dolore per molto tempo anche dopo la risoluzione dell’eruzione cutanea. Questa grave e spesso invalidante condizione è nota come Nevralgia Posterpetica ed è più frequente tra gli anziani. Anche il mondo naturale offre validi aiuti nella battaglia contro l’Herpes Zoster che possono essere affiancati alla terapia farmacologica. Il binomio vincente è rappresentato dall’uso di integratori a base di Lisina associati all’assunzione di micronutrienti quali Vitamina C, Vitamina B12, Echinacea Calcio e Magnesio. La Lisina è un aminoacido essenziale strutturalmente simile all’Arginina, un altro amminoacido essenziale. L’Arginina in particolare promuove la replicazione virale, cioè la moltiplicazione del virus, per cui aumentando la biodisponibilità di Lisina con l’assunzione di un integratore, essa andrà a contrastare

l’azione dell’Arginina, inibendone la sua attività. La Vitamina C è una vitamina idrosolubile delle importanti proprietà antiossidanti e immunostimolanti. La Vitamina B12, anch’essa idrosolubile, svolge un’azione neuroprotettiva. Calcio e il Magnesio, infine, sono coinvolti nella trasmissione neuronale, mentre l’Echinacea è nota per le sue proprietà antinfiammatorie e immunostimolanti.

Ma è possibile prevenirla?

Come per tutte le patologie virali, la miglior cura è la prevenzione. La vaccinazione dimezza la probabilità di ammalarsi e riduce drasticamente la probabilità di sviluppare una manifestazione nevralgica. L’immunizzazione preventiva è quindi opportuna e vantaggiosa, in particolare per i pazienti che hanno raggiunto i 65 anni di età e per gli immunocompromessi, come le persone affetta da infezioni da HIV, da malattie del sistema immunitario o da tumori.

Novembre/Dicembre 2022 | Bergamo Salute | 55
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Le sigarette elettroniche?

Non aiutano a smettere di fumare

Uno studio prospettico italiano, primo in Europa, coordinato dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, l’Università di Pavia e l’ISPRO di Firenze, mostra che le sigarette elettroniche e i prodotti a tabacco riscaldato non aiutano i fumatori a smettere di fumare. Al contrario, emerge che portano i non-fumatori, soprattutto i più giovani, a iniziare a fumare sigarette tradizionali e gli ex-fumatori a ricadere nella dipendenza da tabacco. I risultati di questa ricerca, realizzata grazie a un importante finanziamento dell’AIRC, sono stati pubblicati sull’autorevole rivista Tobacco Control. La ricerca è stata resa possibile grazie a fondi ottenuti tramite bandi competitivi e presenta nuove evidenze nella letteratura scientifica, già “contaminata” da risultati fuorvianti che derivano da studi con conflitti di interesse con l’industria del tabacco spesso non dichiarati.

La danza come terapia per il Parkinson

Classi di danza dedicate a persone con Parkinson all’interno dell’Accademia Carrara condotte da insegnanti certificati, a contatto con le opere d’arte. Si chiama “DANCE WELL – Ricerca e movimento per Parkinson” ed è un’iniziativa nata a Bassano del Grappa e poi diffusasi in Italia e all’estero, ottenendo il riconoscimento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per i suoi benefici. A Bergamo è l’Associazione Immaginare Orlando insieme all’Accademia Carrara, e con il supporto dell’Associazione Italiana Parkinsoniani sezione Bergamo, a proporre questa pratica. Fino a dicembre DANCE WELL si svolge tutti i mercoledì dalle 10.30 alle 11.30 al Palazzo del Podestà di Bergamo, prima di tornare in Accademia Carrara.

Per informazioni: https://www.orlandofestival.it/it/ eventi/dance-well-bergamo-al-museo-delle-storie

NEWS
DAL TERRITORIO NEWS

Al Papa Giovanni XXIII il test a RNA nello screening contro il Papilloma virus (HPV)

All’interno del programma di screening che Regione Lombardia ha avviato per la prevenzione del tumore del collo dell’utero attraverso l’analisi del DNA, l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo ha introdotto la ricerca dell’infezione da Papilloma virus (HPV) attraverso test mai utilizzati prima in Italia, che si basano sull’analisi dell’RNA. L’affidabilità del test, in uso negli Stati Uniti e in altri otto Paesi, è stata di recente riconosciuta anche in Italia proprio su iniziativa dell’Ospedale Papa Giovanni, che può così ottimizzare l’impiego di due potenti macchinari introdotti durante la lotta al coronavirus e utilizzati per l’analisi dell’RNA virale nei tampo -

ni molecolari. Il test a RNA ha un maggiore valore predittivo positivo, in quanto fornisce indicazioni più dettagliate sul rischio effettivo che il virus possa generare lesioni neoplastiche. Nulla cambia rispetto a DNA HPV test per quanto riguarda la modalità di prelievo delle cellule della cervice uterina.

Le destinatarie di questo primo anno della campagna di screening attraverso l’analisi dell’RNA nei laboratori del Papa Giovanni XXIII sono circa 12.800 donne residenti in tutta la provincia di Bergamo, nate nel 1958 o nel 1959.

La campagna di screening prevede in aggiunta l’invito a effettuare il tradizionale pap test per le donne nate

nel 1997, che non risultino coperte dal vaccino contro l’HPV.

Tutte le donne coinvolte della provincia stanno ricevendo in queste settimane da ATS Bergamo una lettera con i dettagli dell’appuntamento organizzati dalla azienda socio sanitaria di riferimento.

Per quanto riguarda l’ASST Papa Giovanni XXIII, sono cinque le sedi in cui avverrà il prelievo di cellule del collo uterino: a Bergamo in ambulatorio all’Ospedale Papa Giovanni e nel consultorio di Borgo Palazzo; nei consultori di Villa d’Almé e di Sant’Omobono; a San Giovanni Bianco nell’ambulatorio ospedaliero.

Progetto Rocco: i risultati

A un anno dal Covid il 50% dei pazienti ha ancora difficoltà a respirare o stanchezza, mentre il 24% prova ancora dolore. E ancora il 59% riferisce ancora un peggioramento della qualità di vita rispetto a prima del Covid.

Sono questi alcuni dei dati emersi dallo studio scientifico curato dal dottor Dario Bugada, anestesista rianimatore del Papa Giovanni XXIII, che ha coinvolto 720 pazienti bergamaschi, monitorati e supportati dall’esordio della malattia fino ai 18 mesi seguenti.

Lo studio si inserisce all’interno del Progetto ROCCO (acronimo di Registry Of Coronavirus Complications), nato a giugno 2020,

in memoria dell’Ingegner Rocco Bettinelli mancato nel mese di marzo 2020 a causa del Covid, con il supporto di Rotary Distretto 2042 e la partnership tecnico economica e scientifica di AIOLA.

L’iniziativa, sociosanitaria e di ricerca, con lo scopo di valutare e monitorare le conseguenze a lungo termine nella popolazione colpita da Covid 19 è unica nel panorama internazionale.

Il progetto di ricerca, in particolare, si proponeva, attraverso la collaborazione con il centro di ricerca croato Genos e Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, di studiare in tutti i pazienti il profilo glicoproteico (la glicoproteina è

uno degli elementi fondamentali attraverso cui il virus infetta le cellule) per valutare se esistessero dei markers che potessero predire non solo la suscettibilità all’infezione, ma anche la suscettibilità di sviluppare a lungo termine effetti collaterali di diverso tipo non solo polmonari. I risultati dello studio, in questo senso, sono stati incoraggianti: la glicomica ha permesso infatti, almeno in fase di malattia acuta, di identificare dei possibili marcatori che possono aiutare a definire il rischio di malattia grave. Il gruppo Genos sta valutando gli ultimi risultati per evidenziare se vi siano anche marcatori per il long Covid. Il secondo obiettivo era

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quello di studiare gli effetti a lungo termine non solo a livello respiratorio ma anche a livello muscolare e di dolore cronico. Per farlo i partecipanti allo studio sono stati suddivisi in cinque gruppi, a seconda della lievità o gravità della malattia. I risultati emersi confermano l’esistenza della sindrome da Long Covid non solo nei mesi immediatamente successivi alla malattia ma fino a un anno, con effetti che influiscono in molti casi pesantemente sulla vita di chi ne soffre.

Il secondo progetto, socio-sanitario, che ha coinvolto più di 100 pazienti, si proponeva invece non solo di valutare le complicazioni dopo esposizione/infezione a Covid 19 a lungo termine, ma anche di porre particolare attenzione al percorso riabilitativo. I sintomi accusati all’inizio del percorso erano di affaticamento, difficoltà di concentrazione e una riduzione

dell’autonomia. Dopo un mese di cure fisiatriche e riabilitative è stato osservato un miglioramento della forza fisica e, più in generale, della qualità della vita.

Il progetto ROCCO ha ottenuto il patrocinio di ATS Bergamo, del Comune di Bergamo, della Provincia di Bergamo, dell’Ordine dei Medici di Bergamo, Ordine delle Ostetriche di Bergamo, AREU 118, Istituti Ospedalieri Bergamaschi, Vecchia Bergamo, UniAcque, Croce Rossa Italiana Comitato di Bergamo. Sponsor: Planetel, ATB, L’eco di Bergamo, Qui Bergamo e Bergamo Salute.

Lo studio sociosanitario e di ricerca ROCCO, con lo scopo di valutare e monitorare le conseguenze a lungo termine nella popolazione colpita da Covid 19, è unico nel panorama internazionale”

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di allenamento

InsiemeAte Onlus e Fondazione Tender To Nave Italia Onlus

Insieme per un viaggio unico all’insegna dell’entusiasmo e dello stupore

Un viaggio sul brigantino della Fondazione Tender To Nave Italia Onlus, con l’equipaggio della Marina Militare Italiana. È questa l’esperienza unica, sia a livello nazionale sia internazionale, a cui ha partecipato con alcuni dei suoi assistiti (anziani affetti da demenza) InsiemeAte Onlus, associazione che promuove un progetto innovativo di assistenza domiciliare secondo i protocolli di Optimus Domi, ovvero una metodica assistenziale che deriva dall’approccio Person Centred Care (PCC) di Kitwood e dall’esperienza ventennale di contatto quotidiano con le situazioni di bisogno. Obiettivo principale di questo progetto di Public Engagement, nel quale InsiemeAte Onlus è stata coinvolta dal Centro Ricerca Innovative Elder

Research e in collaborazione col Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università degli studi di Bergamo, è stato quello di integrare l’esperienza del viaggio con momenti di trattamento non farmacologico al fine di incrementare il benessere emotivo, le possibilità di coinvolgimento sociale e le abilità psico-motorie nelle persone anziane con decadimento cognitivo moderato conseguente a patologia neurodegenerativa .

«Il viaggio (solitamente proposto alle persone con demenza in contesti virtuali all’interno di istituti di ricovero e cura), in particolare, ha consentito di sviluppare con la persona con demenza un percorso di reminiscenza guidata attraverso l’esperienza del “qui ed ora” inte-

grandola con le residualità della memoria che la patologia consente. Questo approccio ha mostrato di avere una potenzialità importante nel consentire alla persona con demenza di raggiungere un ottimale stato di benessere psico-fisico aumentandone la qualità di vita» racconta Paola Brignoli, direttore di InsiemeAte Onlus. «Hanno partecipato cinque persone anziane con demenza di grado lieve/moderato, con buona mobilità anche se rallentata e decadimento cognitivo agli esordi, selezionate dagli specialisti psicologi dell’Associazione InsiemeAte Onlus. Il viaggio è stato studiato in modo tale che ogni attività programmata fosse fattibile e attuabile. Sono stati messi in atto momenti dedicati alla reminiscenza attraverso il viaggio, intervallati

60 | Bergamo Salute | Novembre/Dicembre 2022
DAL TERRITORIO TERZO SETTORE
∞ A CURA DI SARA CARRARA

con trattamenti non farmacologici, specificatamente focalizzati nei domini cognitivo, sensoriale-emotivo, e socializzazione».

L’intero progetto ha visto una fase preparatoria durante la quale tutti i partecipanti sono stati coinvolti in più incontri per la preparazione del materiale di ricerca, la formazione degli operatori coinvolti e la conoscenza delle persone con demenza coinvolte, oltre a incontri con i familiari per spiegare come si sarebbe svolto il viaggio e le aspettative. È seguita poi la fase di attuazione con il “viaggio”, con giornate scandite da molte attività sia di socializzazione sia di sperimentazioni di terapie non farmacologiche, e infine la fase post-imbarco che prevede la rielaborazione dei dati raccolti durante la fase del viaggio.

«I dati raccolti saranno divulgati a

cura di Innovative Elder Research e Università di Bergamo attraverso pubblicazioni scientifiche di rilevanza nazionale ed internazionale, oltre che attraverso la partecipazione a convegni.

Le aspettative di questo viaggio erano sicuramente positive ma il risultato è stato molto più che soddisfacente. Se inizialmente i nostri “ragazzi” erano un po’ spaesati, il coinvolgimento e la socializzazione hanno fatto sì che tutti si siano sentiti accolti e incoraggiati e questo ha favorito il riemergere delle capacità residue e una partecipazione attiva. Tutte le attività sono state fatte in completa sicurezza

con la grande collaborazione da parte di tutti gli operatori coinvolti e da parte dell’equipaggio della Marina Militare Italiana sempre presente e rispettoso dei tempi degli ospiti protagonisti dell’avventura. La cosa meravigliosa è stata lo stupore, per noi e per loro, nello scoprire che potevano fare cose che mai avrebbero immaginato di poter fare, come il bagno in mare aperto o salire a riva. La promessa è di rivederci tutti presto! Sono, infatti, in previsione nuovi incontri con tutta la “ciurma” perché il percorso fatto non deve rimanere un’esperienza isolata ma l’inizio di nuovi viaggi» conclude il direttore.

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A.R.M.R.

Fondazione Ricerca Malattie Rare INSIEME CONTRO LE MALATTIE RARE

Le Malattie Rare sono un ampio gruppo di patologie (circa 7.000 secondo l’OMS), accomunate dalla bassa prevalenza nella popolazione (inferiore a cinque persone per 10.000 abitanti secondo i criteri adottati dall’Unione Europea). Con base genetica per l’80-90%, possono interessare tutti gli organi e apparati dell’organismo umano.

Incontri con i sostenitori e gli amici di A.R.M.R.

VENERDÌ 2 DICEMBRE

19:00 Sede A.R.M.R. Via Salvioni 4 Bergamo. Conferenza della Ricercatrice A.R.M.R. dott.ssa Elena Romano

MARTEDÌ 20 DICEMBRE

20:00 Cena di Natale con i Donatori, Sostenitori e Amici della Fondazione. Hotel San Marco Piazza della Repubblica Sala dei Mille. Prenotazione obbligatoria alla Segreteria A.R.M.R. cell. 351 7379867

SABATO 14 GENNAIO

10:00 Cerimonia Consegna Borse di Studio A.R.M.R. 2023. Centro Congressi Giovanni XXIII

MERCOLEDÌ 18 GENNAIO

18:00 Sede A.R.M.R. Via Salvioni, 4 Bergamo. Conferenza della Ricercatrice A.R.M.R. dott.ssa Marisa Nardiello

SINDROME DEL NEVO EPIDERMALE

Codice esenzione. RN1660 Categoria. Malformazioni congenite Definizione. Il termine indica l’associazione tra un nevo epidermico e una significativa anomalia scheletrica, neurologica o oculare.

Epidemiologia. Colpisce maschi e femmine in eguale misura; ne sono stati descritti circa 450 casi.

Segni e Sintomi.. Le manifestazioni cutanee vengono ricondotte fondamentalmente a cinque tipi di amartomi (formazione tumorale benigna), visibili o meno alla nascita: il nevo verrucoso, il nevo sebaceo, il nevo comedonico, il siringocistiadenoma capillifero, il wolly hair naevus. Si può verificare la trasformazione maligna di tali lesioni. Sono descritte anche alterazioni cutanee minori quali chiazze caffelatte, nevi ipocromici, emangiomi infantili, nevi melanocitari congeniti, nevi di Spitz È possibile l’interessamento mucoso. Si possono poi associare anomalie extracutanee (tranne nel caso del nevo verrucoso): anomalie scheletriche (cifosi, scoliosi, cisti, sindattilia e altre malformazioni), neurologiche (convulsioni, ritardo mentale, emiparesi e tetra paresi spastica, anomalie strutturali del sistema nervoso centrale) od oculari; è stata descritta anche l’associazione con disturbi endocrini, sordità neurosensoriale, anomalie cardiache e genitourinarie.

Eziologia. È sconosciuta; si è ipotizzato un meccanismo di cosiddetto mosaicismo genetico.

Diagnosi. È solo clinica.

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Terapia. Non esistono terapie, ma solo interventi palliativi. Le piccole lesioni cutanee possono essere rimosse chirurgicamente; per le altre possono essere utilizzati retinoidi sistemici o per via generale. Per le anomalie associate scheletriche, neurologiche e oculari vanno presi in considerazione interventi specifici.

Novembre/Dicembre 2022 | Bergamo Salute | 63
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Dottor Angelo Serraglio Vice Presidente della Fondazione A.R.M.R

Ho scoperto il tiro con l’arco studiando Alessandro Magno

Chiara Cortiana, biologa nutrizionista, ci racconta la sua passione per questo sport

Tante volte in allenamento o dopo le gare ha cercato di convincere qualche collega arciere, un po’ robusto, a cambiare abitudini nutrizionali, ma senza risultati. I risultati invece li ottiene con i suoi veri pazienti che vogliono cambiare stili di vita, alimentazione, perdere qualche chilo di peso. Lei, la dottoressa Chiara Cortiana, 43 anni, è una biologa nutrizionista che tra i suoi hobby ha il tiro con

l’arco, i viaggi, lo yoga (ne è istruttore). È un vulcano, non si ferma mai. Ha sempre nuovi progetti di viaggi. La incontriamo al Centro Daina di Nembro dove ha lo studio e ci riceve subito dopo la visita di un paziente e in attesa di una ragazza con qualche problema di linea. Uno dei suoi motti l’ha mutuato da Jim Rohn, un imprenditore e motivatore americano. E l’ha riportato sulla sua pagina Facebook :

“Abbi buona cura del tuo corpo, è l’unico posto in cui devi vivere”. E spiega: «La finalità del nutrizionista non è solo il raggiungimento del peso ideale, ma anche e soprattutto un’educazione alimentare che consenta di mettere in evidenza e, quindi abbandonare, le abitudini sbagliate e dannose evitando così le complicanze dovute al sovrappeso. Una corretta educazione alimentare può migliorare sensibil-

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DAL TERRITORIO IL LATO UMANO DELLA MEDICINA

mente il proprio stato di salute fisica e mentale, aumentare le energie, aiutare nella cure di determinate patologie, alleviare sintomi cronici che si trascinano da anni, migliorare il rendimento sportivo».

Lei stessa mette in pratica tutti questi concetti: yoga, viaggi, dieta vegetariana, una vita più rilassata possibile e il tiro con l’arco. Quest’ultima sembra una passione un po’ strana per una biologa nutrizionista. Ma lei ci spiega: «Oltre alla biologia, che grazie a una bravissima professoressa alle superiori mi ha affascinato tanto che ho deciso di iscrivermi a Biologia all’Università laureandomi a pieni voti, ho un grande interesse per la storia in modo speciale per quella greca ellenistica. Sono innamorata

di dare vita a un vasto impero che andava dalla Macedonia all’India. Alessandro Magno morì a soli 33 anni nel 323 a.C. dopo una vita di conquiste. «Stravedo per lui. Ho organizzato tanti viaggi per visitare dal vivo alcuni luoghi del suo impero. Sono stata in Grecia ad Atene e Salonicco e in Iran nella meravigliosa Persepoli, e sono rimasta affascinata dalle foto, dalle sculture e dai libri che riportavano gli arcieri, i soldati che tiravano l’arco. E ho voluto provare. Ho scoperto così che a Bergamo c’era la Compagnia arcieri di Malpaga e ho frequentato uno dei corsi, quattro lezioni con garetta finale. Ho vinto io la coppettina, ma che emozione, che soddisfazione immensa, anche se allora ho tirato con un arco sgangherato, quello che danno ai principianti. È stata

che mi ha portato anche a vincere un titolo regionale».

«Ma il Covid, negli ultimi anni mi ha bloccato. Prima mi allenavo quattro volte a settimana. Tiro con l’arco nudo, come quello che usavano i greci anche se più moderno o addirittura quello riportato in un graffito di circa trentamila anni fa. Lo usavano per la caccia o nelle guerre come i soldati di Alessandro Magno, io invece lo uso per centrare i bersagli. Per due anni però ho usato poco l’arco, ma ora ho ripreso: mi alleno due volte a settimana e devo dire che sto migliorando, sto tornando quella di prima. E sto ritrovando i miei compagni. Insieme ci si diverte, il nostro è un ambiente gradevole, scherziamo, si fa amicizia e quasi sempre dopo le gare, alla

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In questa rubrica gli operatori sanitari (medici, infermieri etc.) si raccontano, facendo conoscere oltre al loro lato professionale la loro attività di artisti, volontari, atleti...

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Rimini dove avevamo partecipato al Rimini Challenge che si disputa il giorno prima dei campionati italiani. E purtroppo al ritorno abbiamo sentito per radio che a Codogno c’era stato il primo caso di Covid. Il giorno dopo la pandemia è arrivata a Nembro con centinaia di morti e la chiusura di ogni attività e di noi tutti reclusi in casa. Ora sembra ci sia una tregua e finalmente sono potuta tornare a tirare con il mio arco nudo che non cederò mai». Oltre all’arco nudo cioè senza stabilizzatori e mirini, esistono altre due specie: l’arco olimpico e il compound. Questi tre stili, nonostante abbiano alcune cose

in comune, si differenziano sotto molti aspetti. Per quanto riguarda l’arco nudo gli allenamenti in palestra si fanno da una distanza di 18 metri, all’aperto, d’estate, invece si può arrivare fino a 50 metri. Per gli altri tipi le regole sono diverse, per alcuni si pratica una caccia simulata con i bersagli di animali in 3D, poi ci sono gli archi olimpici che abbiamo visto alle Olimpiadi di Tokyo con gli italiani in gara, super attrezzati con mirini di precisione.

Tutti gli arcieri si devono comunque proteggere braccia e mani. Si indossano infatti il parabraccio, la patella (tre strati di cuoio sulle tre dita che tirano la corda per evitare abrasioni e microfratture causate dal rilascio) e la dragona per non far cadere l’arco.

Intanto la dottoressa Chiara sta già pensando a un altro viaggio, questa volta in Egitto, ad Alessandria, dopo quelli fatti per scoprire l’impero di Alessandro Magno e quelli in Bosnia, a Sarajevo, in America e in tanti altri luoghi, molti in solitaria. E contemporaneamente si mantiene in splendida forma con lo yoga e le camminate. Legge anche molto, soprattutto libri legati all’ecologia e alla scienza. L’ultimo è «La comunicazione mente-pancia. Come la conversazione nascosta nel nostro corpo influenza scelte, umore e stato di salute» di Emeran Mayer, direttore esecutivo dell’Oppenheimer Center for Stress and Resilience e codirettore del Digestive Diseases Research Center presso la California University a Los Angeles, che studia da quarant’anni le interazioni tra corpo e cervello, con particolare attenzione al legame mente-pancia. Un’altra passione della dottoressa è infatti l’asse intestino-cervello e come questi due splendidi e complessi organi si influenzano a vicenda: un altro bellissimo viaggio di scoperta (stavolta senza aereo!)

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DAL TERRITORIO IL LATO UMANO DELLA MEDICINA

Ho vinto la sfortuna con due ori mondiali

È riuscita a battere la sfortuna e gli incidenti, i problemi al cuore, il Covid, le cadute e la frattura alle vertebre. E ha vinto due medaglie d’oro ai Mondiali di ciclismo, su pista, da sola e nella prova a squadra. Lei è Martina Fidanza, 23 anni compiuti il 5 novembre, di Brembate Sopra: era la campionessa del mondo in carica di Scratch Poi però per tutta una serie di problemi, ha vissuto un anno tribolato. «Prima mio padre ha lottato con il Covid ed è stato salvato per miracolo» ci dice la campionessa, «poi mi hanno dovuto operare al cuore con un’ablazione all’atrio destro con le radiofrequenze per eliminare delle aritmie. Il mio cuore arrivava fino a 245 battiti, ma non ci avevo mai fatto caso». Poi però il suo staff si è accorto di questi problemi cardiaci e Martina è stata operata all’Ospedale universitario Lancisi di Ancona dal prof. Antonio Dello Russo e dal

dottor Roberto Corsetti. E ha potuto cominciare la riabilitazione: e finalmente la bici da corsa, i primi allenamenti. Ma la sfortuna era dietro l’angolo. «Mi sono dovuta fermare di nuovo, sono risultata positiva al Covid anche se ero stata tra le prime cicliste a vaccinarmi. È stata una bella tegola sul capo. Ero a terra, senza forze, ma non ho mollato. Ho superato anche questo e sono tornata in bici, ma a marzo, quando ormai credevo di essere fuori dalle rogne, sono caduta durante una corsa e mi sono fratturata due vertebre». Allora si sfogò «Ora dovrò ascoltare il mio corpo e recuperare il più presto possibile…».

Ma il destino evidentemente non aveva fatto i conti con questa ragazza alta un metro e 70, 60 chilogrammi di peso, capelli castano biondi, sempre sorridente anche nelle sventure ma con un carattere

determinato e una voglia di vittoria. Sette mesi dopo la caduta Martina Fidanza trionfa nella prova iridata dello Scratch mettendo in fila tutte le avversarie e qualche giorno dopo vince anche la gara a squadre insieme con Vittoria Guazzini, Chiara Consonni ed Elisa Balsamo. «Èstato un trionfo» ci dice ora «ero sicura della vittoria con le ragazze, avevamo il miglior tempo, mentre nell’altra gara dove ho bissato il mondiale del 2021, non nutrivo molte speranze. Se mi avessero detto il giorno prima che avrei vinto non ci avrei creduto».

Martina forse fa un po’ la ritrosa perché quest’anno, nonostante i tanti problemi ha vinto due campionati mondiali, sei titoli italiani in varie discipline in pista (Scratch, Madison, Velocità, Inseguimento, Kerin, Eliminazione e altri trofei). Ora si sta riposando. È appena tornata da Sharm El Sheikh con il suo fidanzato

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A CURA DI LUCIO BUONANNO
DAL TERRITORIO TESTIMONIANZA
Martina Fidanza campionessa di ciclismo in pista si racconta: “Ho battuto Covid, aritmia e due vertebre rotte”

Stefano Moro, anche lui bergamasco e campione di ciclismo su pista. «Poi fra due settimane ricomincerò gli allenamenti. La prossima stagione correrò con mia sorella Arianna che è stata campionessa del mondo nel 2018 nella squadra tedesca Ceratizit. Arianna ha quattro anni di più ed è stata un esempio per me. Avevo 14 anni, ero a casa con mamma e papà e guardavo la vittoria di mia sorella alla Coppa del mondo su pista di Glasgow. In quel momento capii che anch’io volevo raggiungere quell’obiettivo». La passione per il ciclismo è infatti una questione di famiglia: Martina è figlia di Giovanni Fidanza, anche lui ciclista (professionista dal 1988 al 1997, vincitore di tappe al Giro e al Tour e della Maglia Ciclamino al Giro d’Italia), e di Nadia Baldi, una delle prime donne professioniste a mettersi in luce con le due ruote, e sorella di Arianna, élite dal 2014. «Sono nata in una famiglia di ciclisti, già a cinque anni ero sulla mia prima bici da corsa. La passione mi è stata trasmessa da papà Giovanni e da mia sorella. Negli anni è stata lei la mia forza. Mi dava la carica per andare avanti» racconta. «Ma la passione è cresciuta con il tempo, ho provato anche altri sport come la pallavolo, la ginnastica artistica e

il pattinaggio ma poi sono sempre tornata al ciclismo. E ho deciso di investire tutta me stessa nello stesso sport: ho sentito di voler seguire quella strada con tutte le mie forze. Poi tre anni fa sono entrata nelle Fiamme Oro, la squadra atleti della Polizia di Stato, e così il ciclismo è diventato la mia professione. Era un sogno che avevo perché osservavo le compagne che ne facevano parte e mi sembrava un modo per essere considerata una delle atlete migliori d’Italia. In un momento successivo ho realizzato che è anche una possibilità per praticare l’attività in modo più tranquillo e avere una stabilità economica». La vita di una ciclista, a differenza dei colleghi uomini, è infatti abbastanza dura sia per la fatica sia per gli ingaggi: allenamenti quotidiani in palestra, in pista, in strada, gare alla domenica, ma pochi soldi. Martina è riuscita a mediare tra sport e studio quando era una studentessa al liceo artistico. «Fino al quinto anno però il tempo per uscire con gli amici era quasi assente» rivela «però ho avuto la fortuna di avere amici sportivi o che comunque capivano le mie esigenze». Del liceo artistico le rimane la passione per l’arte e per il disegno. Ma ora è la regina della pista, anzi dello Scratch, gara su pi-

In questa rubrica pubblichiamo la storia di una persona che ha superato un incidente, un trauma, una malattia e con il suo racconto può dare speranza agli altri.

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sta che per le donne si disputa sulla distanza di dieci chilometri, 40 giri di pista in gruppo fino a un massimo di 24 atlete alla volta. «Richiede una grande capacità tattica» spiega la nostra campionessa «bisogna calibrare le energie. Ci sono continue fughe e volate e quindi devi valutare quando scattare». E lei ha usato la testa e le gambe per vince un’altra medaglia d’oro ai mondiali. Tra qualche giorno la potremo incontrare sulle strade della nostra provincia mentre si allena per la prossima stagione e per il Giro d’Italia femminile. Complimenti e auguri Martina!

Novembre/Dicembre 2022 | Bergamo Salute | 69

La “terapia del sorriso” di RSA Casa Mia Verdello

«Oggi, dopo due anni faticosi stiamo tornando finalmente alla normalità. Nonostante le difficoltà siamo impegnati a organizzare iniziative e progetti mirati al benessere dei nostri ospiti, come visite a parchi e cascine, gite e molto altro. Tutto per regalare ai nostri ospiti un po’ di buonumore, con una sorta di “terapia del sorriso”». Chi parla è Egidio Passera, direttore di Casa Mia Verdello, residenza per anziani di Orpea Italia specializzata nella riabilitazione funzionale e nella cura delle patologie cognitive.

Ci racconta qualcuno di questi progetti?

Per Natale riproponiamo l’iniziativa “I nipoti di Babbo Natale”, a cui Casa Mia Verdello partecipa dal 2018, per realizzare i desideri di Natale degli ospiti delle case di riposo di tutta Italia. Da settembre e per tutto il periodo natalizio le nostre educatrici sono impegnate nel progetto, in collaborazione con la Onlus “Un sorriso in più”, raccogliendo i desideri da parte degli anziani, mettendoli in contatti con

i donatori (nipoti di Babbo Natale) e consegnando i regali. Un piccolo gesto che si trasforma in qualcosa di magico, poiché si crea una relazione di amicizia tra “nonno” e nipote che dura nel tempo. Abbiamo poi in atto collaborazioni con il prezioso tessuto sociale Verdellese, sempre attento a sostenere le nostre iniziative, come il Gruppo Alpini, il Gruppo dei Bersaglieri, Unitalsi, la Scuola secondaria Don Milani (con l’iniziativa Nonni Forever) e la Scuola dell’Infanzia Paolo VI (con l’incontro tra i bambini e gli ospiti dell’RSA in occasione della festa dei nonni). Non mancano ovviamente i progetti interni: l’Ortoterapia, CASA MIA Caffè, Laboratorio cucine, Due passi al mercato, Laboratorio di stimolazione cognitiva, Mercatino di Natale, la realizzazione da parte degli ospiti del “Calendario dell’Avvento” e non da ultimo la sorpresa della Pet Therapy.

A chi si rivolge in particolare questa attività? Possono beneficiarne tutti gli ospiti? Riconosciuta come cura con decreto del Presidente del Consiglio

dei Ministri del 28 febbraio 2003, la Pet Therapy si è dimostrata estremamente efficace, in abbinamento ad altri trattamenti sanitari, nella cura delle persone anziane, anche affette da demenza, per la sua funzione equilibratrice e di sostegno. Il rapporto con gli animali infatti genera stimoli sensoriali e innalza il buonumore, richiama ricordi piacevoli, ne crea di nuovi, migliora le capacità relazionali e comunicative e accresce l’autostima, facendo sentire l’anziano utile nella presa in cura di un altro essere vivente. “Amici a quattro zampe”, questo il nome del progetto, viene svolto grazie alla collaborazione con BMyFriend, un team di professionisti qualificati nello sviluppo e nel riequilibrio della persona attraverso l’attività referenziale, osservativa e interattiva con animali. Tutte queste attività ricreative e le cure giornaliere (con medici, Infermieri, fisioterapisti, educatori, ASA e OSS e la preziosa presenza dei volontari della nostra associazione Peppino Brolis) rallegrano la quotidianità e riescono a riscaldare l’atmosfera, donando serenità ai nostri ospiti.

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COMPETENZA · PASSIONE DEDIZIONE · PROFESSIONALITÀ Richiedi un appuntamento Chiama lo 035.5472560 Scrivi allo 339.4626824 O INQUADRA IL QR CODE Unservizio perall’avanguardia tutteleetà · VISITE OCULISTICHE · ANALISI VISIVE OPTOMETRICHE · VISITE ORTOTTICHE · VISITE OCULISTICHE PEDIATRICHE · TOMOGRAFIE OTTICHE (OCT) · RETINOGRAFIE DIGITALI · CAMPO VISIVO
nel miglior modo possibile. Ci impegniamo quindi ogni giorno a garantire il tuo benessere, offrendoti
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e la prevenzione di tutte le patologie oculari. Il nostro centro è,
i
luogo.

Come diventare tecnico ortopedico

Professionista sanitario sempre più richiesto, il tecnico ortopedico collabora e affianca gli specialisti nella realizzazione di protesi, ortesi e ausili sostituivi, correttivi e di sostegno all’apparato locomotore, unendo competenze di anatomia e fisiologia ad abilità manuali e tecniche di grande precisione

Ma come si diventa tecnico ortopedico? Quali sono gli ambiti in cui può lavorare? Ne parliamo con Luca Lutti, tecnico ortopedico.

Come si diventa tecnico ortopedico oggi?

Per diventare tecnico ortopedico oggi è necessario completare un percorso di laurea triennale in Tecniche ortopediche presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia e, successivamente, superare l’esame abilitante all’esercizio della professione. L’accesso al corso di laurea è a numero chiuso e il numero dei posti viene programmato annualmente a livello nazionale. L’ammissione avviene sulla base della graduatoria stilata in seguito all’esame unico di ammissione alle lauree sanitarie (che generalmente

Che tipo di materie si studiano durante il percorso universitario?

In linea di massima, il percorso di laurea prevede l’approfondimento di alcune aree che possono così essere sintetizzate:

> nel primo anno vengono acquisite conoscenze essenziali sulla struttura e funzione dei sistemi biologici, anatomia e fisiologia degli organi di movimento, meccanismi patologici e patogenetici di base, principali patologie di interesse specifico. Si apprendono anche i principi di base delle discipline psicopedagogiche per la comprensione di sé e del proprio ruolo all’interno dei rapporti con l’assistito.

> Nel secondo anno, previo un maggior approfondimento dei casi clinici connessi con le patologie dell’apparato locomotore in ambito medico/chirurgico e dei relativi interventi terapeutici e di riabilitazione, si viene introdotti nell’ampia gamma dei dispositivi medici, delle ortesi, degli ausili, delle protesi.

> Nel terzo anno, lo studente è portato ad effettuare un’analisi

dei problemi connessi ai processi organizzativi, produttivi, legislativi, economici, contrattuali e deontologici. Vengono approfondite anche le metodologie di esercizio della professione, la disciplina del lavoro in contesti articolati tra ambito produttivo e sanitario oltre all’approfondimento dell’utilizzo di strumenti tecnici e scientifici della professione.

Durante tutti i tre anni sono previsti tirocini professionalizzanti, fondamentali per la preparazione pratica, con il supporto di tutori qualificati.

Dove è possibile frequentare il corso di studi vicino a Bergamo? All’Università degli Studi di Milano. Il rapporto di Almalaurea conferma un livello di occupazione molto elevato per i laureati in tecniche ortopedico in questa università.

Molto in breve, da quando il percorso è questo? Che cosa era richiesto in precedenza?

Il percorso di formazione del tecnico ortopedico, al pari di quello di tutte le altre professioni sanitarie, è diventato universitario a seguito della riforma del SSN intervenuta

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si svolge i primi giorni di settembre).
GUIDA ALLE PROFESSIONI SANITARIE
A CURA DI MARIA CASTELLANO

con Decreto legislativo 502/1992. Il profilo professionale del T.O. istituito con DM 665/1994 ha infine sancito questo passaggio.

In quali contesti opera il tecnico ortopedico?

Il Tecnico ortopedico esercita la sua attività professionale in strutture sanitarie, pubbliche o private, in regime di dipendenza o libero-professionale.

Quali sono le sue mansioni?

Il Tecnico ortopedico innanzitutto valuta il paziente, nel rispetto dell’indicazione medica, prendendo in considerazione aspetti come autonomia, comorbilità, condizioni sociali, abilità residue, attività lavorativa, attitudini e stile di vita, intolleranze, insufficienze, allergie, etc.. Successivamente progetta, fabbrica, adatta e/o personalizza

il dispositivo medico occorrente: dispositivi medici esoscheletrici, di natura funzionale, posturale ovvero correttiva, sostitutiva, compensativa e di sostegno dell’apparato locomotore, compresi gli ausili tecnici e i sistemi di seduta, che possono essere azionati per forza meccanica e/o mediante energia esterna e/o mista corporea ed esterna. che previa la puntuale valutazione tecnica conoscitiva del paziente (autonomia, comorbilità, condizioni sociali, abilità residue, attività lavorativa, attitudini e stile di vita, intolleranze, insufficienze, allergie, etc.. A completamento dell’attività sanitaria in senso stretto, il Tecnico ortopedico, nella sua qualità di fabbricante, redige e compila il fascicolo tecnico del dispositivo medico, certifica l’attestato di conformità ai fini della immissione in commercio e in servizio. Si cura

Presidente per i tecnici ortopedici presso Ordine dei Tecnici Sanitari di Radiologia e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione della Provincia di Bergamo

altresì di istruire adeguatamente il paziente o chi per lui all’uso e alla manutenzione del presidio al fine di mantenerne lo stato di funzionalità e integrità.

- DIAGNOSTICA PER IMMAGINI

ECOGRAFIA

epato-bilio-pancreatica, internistica urologica, mammaria, muscolo scheletrica, tiroide e ghiandole endocrine

ECOCOLORDOPPLER

tronchi sovraortici, arterie e vene arti superiori e inferiori e arterie renali /grossi vasi doppler penieno dinamico

ECOCARDIOGRAFIA

ecocardio colordoppler grafia cardiaca MOC (mineralometria ossea a raggi X)

RISONANZA MAGNETICA ARTICOLARE (con apparecchiatura dedicata) articolazione: spalla, gomito, polso, coxo femorale (anca), ginocchio e caviglia

MAMMOGRAFIA

RADIOLOGIA TRADIZIONALE radiografia scheletro radiografia torace

- VISITE SPECIALISTICHE

chirurgia vascolare dermatologia diabetologia endocrinologia endocrinologia pediatrica ginecologia ostetrica /urologica medicina interna neurochirurgia oculistica ortopedia otorinolaringoiatria pediatria psicologia psicoterapia /sessuologia urologia andrologia

- CARDIOLOGIA

visita specialistica eletrocardiogramma a riposo elettrocardiogramma dinamico sec. Holter monitoraggio continuo della pressione 24 h

- GERIATRIA

visite specialistiche valutazione multidimensionale finalizzata al riconoscimento dell’indennità di invalità, di accompagnamento e legge n° 104

Resp. Sanitario dott.ssa Sara Oberti

VIA NAZIONALE, 89 CASAZZA (BG) - Per informazioni e prenotazioni tel. 035 810249 lun-ven: dalle 8:30 alle 12:30 e dalle 14:00 alle 18:30 - sabato: dalle 8:30 alle 12:00

LUCA LUTTI
IPB
ISTITUTO POLISPECIALISTICO BERGAMASCO
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Attività motoria e training cognitivo: significativi benefici per persone affette da morbo di Parkinson

Sempre maggiori evidenze cliniche sottolineano, anche in caso di malattia di Parkinson, l’importanza del ruolo dell‘esercizio fisico moderato, ma soprattutto ad alta intensità. E questo vale sia nel contenere la gravità dei sintomi sia nel ritardare l’evoluzione della malattia. «I percorsi specialistici di intervento attivati presso la palestra neuroabilitativa di ALP Life rilevano sempre più che l’esercizio finalizzato ad un’attività motoria e realizzato con precisi protocolli porti a un maggiore controllo della deambulazione (migliorando l’ampiezza, la cadenza del passo e la velocità del cammino)» confermano il dottor Sandro Feller e la dottoressa Claudia Maggio, psicoterapeuta di ALP Life - realtà nata da un’iniziativa del Gruppo IN che raccoglie l’esperienza socio-sanitaria delle cooperative Contatto, La Bonne Semence e ProgettAzione - che propone un modello di cura e assistenza post-o-

spedaliera per persone in condizioni di disabilità fisica, psichica, sensoriale e comportamentale attraverso nuove tecniche per la verticalizzazione e la mobilità. Conosciamo meglio insieme a loro la patologia e questi benefici offerti dall’esercizio fisico.

Qual è l’impatto del morbo sulla vita di chi ne soffre? Il Parkinson, il più frequente dei cosiddetti “Disordini del Movimento”,

è una malattia neurodegenerativa cronica ad evoluzione lenta, ma progressiva, che coinvolge principalmente alcune funzioni: il controllo dei movimenti e dell’equilibrio. I principali sintomi motori sono tremore a riposo, rigidità, bradicinesia e in una fase più avanzata, instabilità posturale. Anche apatia, umore depresso e/o ansioso sono spesso presenti nella sfera emotiva delle persone colpite da Parkinson. L’evoluzione della malattia compor-

ta, inoltre, la comparsa di sintomi non motori: alterazioni del sonno e delle funzioni cognitive, aspetti che si mostrano spesso con segnali iniziali di lieve entità (cali di memoria e concentrazione, distraibilità, rallentamento dei riflessi etc.).

Come il movimento può aiutare?

Poter ritornare a uno stile di vita attivo è fondamentale per contrastare gli effetti negativi di questa condizione clinica sulla dimensione emotivo-affettiva della persona: permette di acquistare una maggiore fiducia e sicurezza nei propri spostamenti (anche riducendo il timore del rischio di caduta), evita l’instaurarsi di situazioni di chiusura e isolamento sociale. Molte persone colpite da Parkinson infatti provano imbarazzo e vergogna nel muoversi in contesti esterni; la scelta può allora diventare quella di limitare la propria quotidianità sempre di più all’interno del contesto domestico. Restituire loro o comunque rallentare la condizione degenerativa influisce inevitabilmente anche sull’assetto psicologico. Diventa fondamentale, quindi, la progettazione di interventi cognitivi che possano essere attivati in maniera sinergica con l’attività motoria. Lavorare contemporaneamente su più aree di fragilità migliora la capacità delle persone di pianificare e progettare la propria vita nei diversi impegni e compiti di ogni giorno. In conclusione è importante attuare un intervento che oltre alla rieducazione del passo, della respirazione e dei rischi di caduta si occupi sin dall’inizio del monitoraggio e di interventi per la dimensione cognitivo-intellettiva.

ALP LIFE

IMPRESA SOCIALE

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MISURAZIONE GRATUITA PRESSIONE ARTERIOSA e determinazione del braccio dominante ideale per il controllo del rischio di Fibrillazione Atriale

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La dipendenza sessuale

Quando il sesso è l’unica cosa che conta

« …Sono mesi che non sfioro M. Ma poi, se ne sarà accort*?

Non penso proprio, tanto gliene importa poco. La palestra o il traffico intenso sono buoni alibi per i miei ritardi. Il telefono non lo lascio mai in giro e la cronologia la cancello ogni due giorni. Che fatica! Ogni volta devo ricominciare da capo ma gli incontri sempre nuovi per un po’ riescono a saziarmi. Certo mi dispiace per M. ma, quando arrivano quei pensieri non li posso controllare, devo agire. Poi dopo mi sento uno schifo ma almeno sul momento tutto svanisce e posso abbandonarmi a un minimo di piacere». «Questo flusso di pensiero rappresenta in modo esemplificativo quanto sperimenta una persona con dipendenza sessuale, una New Addiction molto diffusa ma non facilmente riconoscibile. L’ambivalenza delle sue riflessioni evidenzia il conflitto interiore in atto tra l’incapacità di tenere sotto controllo pensieri faticosi legati al sesso e i vissuti di vergogna, senso di colpa e disprezzo di sé quando questi pensieri sono concretizzati» commenta il dottor Giancarlo Paterlini,

New Addiction

psicologo del Centro “Dipendiamo” di Bergamo.

Dottor Paterlini, cosa si intende con il termine New Addiction?

Una serie di condotte disfunzionali nelle quali l’oggetto della dipendenza non è una sostanza (ad esempio nicotina, alcol…) ma un comportamento lecito o socialmente accettato.

In costa consiste nel dettaglio la dipendenza sessuale?

Una relazione sofferente con il sesso che ha lo scopo di permettere alle persone (in particolare uomini) di alleviare lo stress, rifuggire sentimenti dolorosi e rapporti intimi che non sono capaci di gestire. Questa relazione diviene un bisogno fondamentale rispetto al quale tutto è a tal punto sacrificato (salute, lavoro, amicizie…) che le altre persone sono considerate come meri oggetti sessuali. Un dipendente sessuale mantiene segreto il suo rapporto con il sesso per nascondere quel profondo senso d’inadeguatezza e disvalore che ha imparato essere alla base della sua incapacità di ricevere amore e di essere rifiutato dagli altri. Quanto più cerca di

mantenere il controllo sulla propria vita per garantirsi il piacere sessuale, tanto più la fatica di questa gestione e la paura di perderne il controllo aumentano. Il rapporto sessuale, vissuto poi con un forte senso di colpa e doloroso rimorso, diventa sia il bisogno più importante sia un modo per garantirsi piacere e godimento nel rapporto con l’altr*. Vi è quindi una così profonda confusione tra la cura di sé e il sesso che aspetti come l’affetto e l’amore sono sessualizzati. Solo il sesso riesce a dargli qualcosa, anche se per poco. Riconoscersi in questa forma di sofferenza potrebbe portare le persone a isolarsi, essendo il sesso un tema faticoso da affrontare.

Come è possibile uscirne?

Le New Addiction si sviluppano come tentativo di colmare un “vuoto” interiore che la società contemporanea tende ad amplificare attraverso l’offerta continua di oggetti e attività che creano l’illusione di placare disagio e insicurezza. Il Centro Dipendiamo si propone di intervenire su questo “vuoto” offrendo percorsi finalizzati al recupero della capacità di riconnettersi al proprio mondo interiore e a quello dell’altro.

La psicoterapia (individuale, di gruppo e di coppia) è una risorsa fondamentale: può fornire uno spazio sicuro e protetto in cui iniziare ad affrontare i propri pensieri disfunzionali legati al sesso, a entrare in contatto e accogliere quei vissuti emotivi troppo dolorosi da affrontare.

CENTRO DIPENDIAMO

Via Clara Maffei, 2 Bergamo Whatsapp 035 0868258 info@centrodipendiamo.it www.centrodipendiamo.it

Novembre/Dicembre 2022 | Bergamo Salute | 77
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REALTÀ SALUTE

Bergamo via Zanica, 67

Servizio Didattico Servizio Etnoclinico

Servizio Legale Servizio Temporary Management Servizio Di Case Manager

I servizi offerti si rivolgono a: enti pubblici (CPS, neuropsichiatrie, SerD, servizi comunali, tutela minori, istituti comprensivi, tribunale ordinario e dei minorenni),  privato sociale (associazioni, cooperative, consorzi, fondazioni) e privati cittadini.

Bergamo via Daste e Spalenga, 15

Servizio Logopedico Servizio Pedagogico Servizio Psicologico e Psicoterapeutico

Servizio Neuropsichiatrico e Psichiatrico

I servizi offerti dal centro presso l’ambulatorio socio-sanitario autorizzato Fo.R.Us si rivolgono a bambini, preadolescenti, adolescenti, giovani, adulti e anziani.

035.5900008 (da lunedì a venerdì dalle h 9:00 alle 18:00) segreteriacentroforme@cooperativaruah.it www.cooperativaruah.it

DAE: costa come uno smartphone ma vale una vita

Ogni anno in Europa si verificano circa 400mila arresti cardiaci, di cui 60mila in Italia e si stima che solo nel 58% dei casi chi assiste intervenga con le manovra salvavita (massaggio cardiaco, ventilazioni) e nel 28% dei casi con il defibrillatore. « Si tratta di una percentuale assolutamente troppo bassa: solo il 4% dei colpiti da arresto cardiaco, infatti, riesce a sopravvivere. Un progetto di cardio protezione efficace, invece, potrebbe alzare questa percentuale intorno 70%, permettendo così di aumentare considerevolmente il numero delle persone salvate» dice Federico Pelicioli, istruttore BLSD di Tecno System, azienda specializzata nell’assistenza e vendita di apparecchiature elettromedicali. «Per questo è importante non smettere di sensibilizzare tutta la popolazione sull’importanza dell’utilizzo del DAE, ovvero il Defibrillatore Semiautomatico Esterno, dispositivo salvavita quando una persona è colpita da Arresto Cardiaco Improvviso (ACC)».

Quali sono le azioni che si possono mettere in campo per migliorare la situazione?

Da qualche anno in Italia, grazie alla legge DDL S. 1441, “Disposizioni in materia di utilizzo dei defibrillatori semiautomatici e automatici in ambiente extraospedaliero”, l’obbligo di DEA è stato esteso anche alle sedi della pubblica amministrazione con almeno quindici dipendenti

e aperte al pubblico, come scuole, istituzioni educative, aziende e amministrazioni di stato a ordinamento autonomo, Regioni, Province, Comuni, Comunità Montane, consorzi, associazioni, università, etc.. E poi, aeroporti, stazioni, porti, aerei, treni, navi, centri commerciali, condomini, alberghi etc.. A oggi, però, non si ha ancora un vero e proprio censimento dei DAE presenti sul territorio, cosa che sarebbe invece indispensabile: renderli facilmente individuabili per intervenire in caso di arresto cardiaco improvviso garantirebbe una maggior tempestività dell’intervento e quindi una maggiore possibilità di salvare vite. Importante, poi, sarebbe formare quante più persone possibili al suo utilizzo. Il soccorso a una persona colpita da AAC può essere necessario dovunque: a casa, per strada, a scuola, sui trasporti, in contesti sportivi o di lavoro etc.. L’arresto cardiaco, infatti, può colpire tutti, atleti super controllati, bambini, giovani, anziani.

Ma chiunque può usare un DAE?

La legge n. 116 del 2021 prevede l’utilizzo del DAE in caso di emergenza cardiaca anche da parte di persone che non necessariamente hanno avuto una formazione specifica all’attività di cardioprotezione senza gravare in termini di responsabilità sul possibile soccorritore. Questo a patto che venga prima chiamato il 112, i cui operatori sono in grado di guidare il soccorritore

anche se inesperto. È comunque auspicabile che sempre più cittadini si formino con un corso BLSD, che insegna a riconoscere i sintomi in una persona colpita da AAC, le manovre di rianimazione e l’utilizzo del DAE.

È una spesa accessibile per un privato cittadino?

Se volessimo fare un esempio, il costo di un DAE è paragonabile a quello di uno smartphone. Non è inaccessibile e, magari, invece che causarci a volte un po’ di stress, può salvarci la vita.

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Novembre/Dicembre 2022 | Bergamo Salute | 79
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Il Metodo Vitali si caratterizza da un team di specialisti che opera con l’obiettivo di riportare il paziente al benessere psichico, fisico ed emotivo con un approccio di medicina funzionale integrata.

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Macaone, l’atipica boutique della Cooperativa In Cammino

Macaone, l’atipica boutique della Cooperativa In Cammino Una boutique dal nome evocativo, Macaone, con prodotti di sartoria, cartonaggio e bigiotteria frutto del lavoro delle persone che, in modo diverso, hanno incrociato le progettualità che la Cooperativa In Cammino ha sviluppato nel corso degli anni. «Il nome Macaone fu dato a un tipo di farfalla, dagli splendidi e inconfondibili colori, dal medico naturalista botanico Carl Nillsson, ispirandosi al personaggio mitologico greco Macaone, guaritore del corpo e dispensatore di libertà. Abbiamo scelto questo nome per uno dei nostri servizi, perché ci identifichiamo nei processi di trasformazione che avvengono nella vita di questo meraviglioso lepidottero» spiega Annamaria Gervasoni, coordinatore di In Cammino, cooperativa sociale da quasi trent’anni al servizio del territorio della Val Brembana e dei suoi bisogni, con particolare attenzione alla fragilità in tutte le sue forme e sfaccettature e con progetti di reinserimento sociale e lavorativo. «La buotique Macaone è infatti la sinergia e il frutto di laboratori

esperienziali che promuovono la trasformazione dai progetti riabilitativi a progetti di vita e integrazione sociale, in un dialogo diretto con la Comunità e il territorio». Grazie alla collaborazione di numerose persone prendono vita oggetti unici, prodotti interamente a mano su uno studio della forma e con l’utilizzo di materiali di riciclo, donati da realtà produttive presenti sul territorio provinciale, in un armonioso e originale processo di creazione. «Questo ci permette di considerare le opere realizzate dei concetti e non degli oggetti, nell’alveo della creatività caratteristica del made in Italy, che coniuga fantasia, rispetto dell’ambiente e soprattutto valorizzazione della persona, nella sua unicità generativa. Da qui nascono le nostre linee di bigiotteria, con le originali collane, di sartoria, con la linea di grembiuli che possono essere utilizzati come abiti, vestiti per bambini, accessori funzionali per future mamme come i cuscini utilizzati per la ginnastica pre-parto e riutilizzati poi per l’allattamento del piccolo. E non è tutto. Realizziamo il kit “scuola materna” per i bambini della prima infanzia

costituito dallo zainetto con bavaglia e salviettina, copertine in lana foderate con tessuti morbidi e delicati, sciarpe rinnovate nella forma e nei materiali con l’utilizzo di lana per la parte esterna e tessuto in cotone o lino per la fodera interna. Mani esperte e delicate danno vita anche a oggetti realizzati a tema come addobbi natalizi eseguiti esclusivamente con tessuti e rivisitazioni del classico presepe che ci permettono di esprimere in modo privato e personale la gioia che questo simbolo rappresenta. Non ci sono limiti alla fantasia e all’intuizione nel trasformare oggetti all’apparenza banali, dando loro vita con tutto l’amore che il team mette nel processo creativo» conclude Annamaria Gervasoni.

COOPERATIVA IN CAMMINO

Via De’ Medici 13

San Pellegrino Terme (BG)

Tel 0345 22636

segreteria@coopincammino.it www.coopincammino.it

Novembre/Dicembre 2022 | Bergamo Salute | 81
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INFORMAZIONE
REALTÀ SALUTE

Bergamo Salute anno 12 | n° 67 Novembre | Dicembre 2022

Direttore Responsabile Elena Buonanno

Direttore Editoriale Claudio Gualdi

Redazione Rosa Lancia redazione@bgsalute.it

Grafica e impaginazione Andrea Meschiari Edimen Srl

Fotografie e illustrazioni

Shutterstock, Adobe Stock, Unsplash, Pixabay, Envato Elements, Giovanni Terzi, Giovanni Diffidenti, Adriano Merigo

Stampa Elcograf S.p.A Via Mondadori, 15 - 37131 Verona (VR)

Casa Editrice

Devon Srl

Via Libertà, 29 - 24068 Seriate Tel. 035 0770219 - info@devonsrl.com

Pubblicità luciano@bgsalute.it

Hanno collaborato

Lucio Buonanno, Maria Castellano, Rita Compostella, Viola Compostella, Lella Fonseca, Giulia Sammarco, Claudio Gualdi, Sara Carrara

Iscr. Tribunale Bergamo N°26/2010 del 22/10/2010 Iscr. ROC N°25539. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche se parziale, di qualsiasi testo o immagine. L’editore si dichiara disponibile per chi dovesse rivendicare eventuali diritti fotografici non dichiarati. I contenuti presenti su Bergamo Salute hanno scopo divulgativo e non possono in alcun modo sostituirsi a diagnosi mediche.

Canali di distribuzione:

• Abbonamento.

• Spedizione a diverse migliaia di realtà bergamasche, dove è possibile leggerla nelle sale d’attesa (medici e pediatri di base, ospedali e cliniche, studi medici e polispecialistici, odontoiatri, ortopedie e sanitarie, farmacie, ottici, centri di apparecchi acustici, centri estetici e benessere, palestre, parrucchieri etc.)

• Distribuzione gratuita presso le strutture aderenti alla formula "Amici di Bergamo Salute".

COMITATO SCIENTIFICO

• Dott. Diego Bonfanti - Oculista

• Dott.ssa Maria Viviana Bonfanti Medico Veterinario

• Dott. Rolando Brembilla - Ginecologo

• Dott.ssa Alba Maria Isabella Campione Medicina Legale e delle Assicurazioni

• Dott. Andrea Cazzaniga Idrologo Medico e Termale

• Dott. Sergio Clarizia - Pediatra

• Dott. Marcello Cottini - Allergologo Pneumologo

• Dott. Giovanni Danesi - Otorinolaringoiatra

• Dott. Adolfo Di Nardo - Chirurgo generale

• Dott. Nicola Gaffuri - Gastroenterologo

• Dott.ssa Daniela Gianola - Endocrinologa

• Dott. Antoine Kheir - Cardiologo

• Dott.ssa Grazia Manfredi - Dermatologa

• Dott. Massimo Masserini - PsicologoPsicoterapeuta - Sessuologo clinico

• Dott. Roberto Orlandi Ortopedico Medico dello sport

• Dott. Paolo Paganelli - Biologo nutrizionista

• Dott. Antonello Quadri - Oncologo

• Dott.ssa Veronica Salvi - Ostetrica

• Dott. Orazio Santonocito - Neurochirurgo

• Dott.ssa Mara Seiti - Psicologa - Psicoterapeuta

• Dott. Sergio Stabilini - Odontoiatra

• Dott. Giovanni Taveggia Medicina Fisica e Riabilitazione

• Dott. Massimo Tura - Urologo

• Dott. Paolo Valli - Fisioterapista

COMITATO ETICO

• Dott. Ernesto de Amici Presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Bergamo

• Gianluca Solitro Presidente OPI Ordine delle Professioni Infermieristiche di Bergamo

• Dott. Andrea Poerio e Dott.ssa Diana Prada Referenti territoriali di Bergamo e Provincia OPL Ordine Psicologi Lombardia

• Dott. Stefano Faverzani Presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari di Bergamo

• Ordine dei Tecnici Sanitari di Radiologia e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione della Provincia di Bergamo nella persona del Dott. Angelo di Naro

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www.centroacusticoitalianobg.com Novità per l’Udito “Sento ma non capisco le parole” BERGAMO Via S. Bernardino, 33/C Nuova tecnologia microCIC, scompare nel condotto uditivo PER APPUNTAMENTO 035 224884 PRESTAZIONI SENZA PRECEDENTI Gestione di oltre 500 milioni di calcoli al secondo Straordinaria risoluzione a 64 bande frequenziali Analisi ambientale più di 100 volte al secondo PROVA GRATUITA

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