INTERVISTE
La forma del vuoto Si intitola Dal fondo del pozzo ho guardato le stelle – Memorie di un esploratore ottimista e ribelle l’ultima fatica di Andrea Gobetti, arrampicatore, speleologo e scrittore di Luca Calzolari
È
in libreria da una manciata di settimane il nuovo libro di Andrea Gobetti, speleologo fuori dagli schemi, alpinista, scrittore e libero pensatore. Gobetti, nato a Torino nel 1952, ha cominciato prestissimo ad arrampicare in montagna ma soprattutto a esplorare abissi. E a scrivere. Tra i suoi libri precedenti ricordiamo Una Frontiera da immaginare, L’ombra del tempo e Le radici del cielo, a cui si aggiunge, ora, Dal fondo del pozzo ho guardato le stelle - Memorie di un esploratore ottimista e ribelle (edito da SEM), in cui raccoglie avventure e riflessioni sul buio, sulla vita e sulla realtà. Abbiamo chiacchierato con lui come si chiacchiera con un amico, senza mai dimenticare il motivo della nostra conversazione. Come i precedenti anche questo ultimo libro prende le mosse e corre lungo una vita fatta di speleologia,
48 / Montagne360 / gennaio 2021
di esplorazioni, di avventure, di bande di ribelli e di montagna. Di amici. E di ulivi. Quelli della casa di Matraia dove Gobetti vive e da cui trae l’olio. In questo libro scrive che “arrampicare gli ulivi è una vacanza senza vette né burroni”. E gli ulivi, sveliamolo subito, hanno qualcosa a che fare anche con questa chiacchierata più volte rinviata. Andrea, raccontaci com’è andata l’ultima vacanza sugli ulivi? «Male. Ti ricordi l’ultima telefonata mentre ero in ospedale? Meno male che l’intervista non l’abbiamo fatta appena caduto da un ulivo, ancor grazie vicino a casa e non da un precipizio in località “Chissà dove”. S’è rotto un ramo, si sono rotte delle costole; magari a scrivere tanto bene della mia ginnastica arboricola, me la sono tirata addosso».