SCIENZA
I 90 anni del Comitato Scientifico Centrale Istituito nel 1931, il Csc ha rappresentato la consapevolezza che la relazione esistente tra alpinismo e natura fosse imprescindibile e, con le sue strutture periferiche, ha prodotto un’impressionante mole di studi e ricerche di Giovanni Margheritini*
N
el 2021 ricorre il 90° del Comitato Scientifico Centrale del Cai, istituito nel 1931 per iniziativa dell’allora Presidente generale, sostenuto dal regime, Angelo Manaresi, che in tal modo intendeva riconoscere lo stretto rapporto da sempre esistente tra alpinismo e ricerca scientifica. Nel suo editoriale dal titolo “Alpinismo e scienza”, che fu pubblicato sulla Rivista, Manaresi ricordava «che gli scienziati erano stati i fondatori del Sodalizio», sottolineando come fosse erronea ogni concezione unilaterale dell’alpinismo e ribadendo l’importanza fondamentale del “conoscere” per tutti coloro che frequentano l’ambiente montano. Con questa iniziativa, Manaresi istituzionalizzava una delle fondamentali componenti che sin dalle sue origini caratterizzò il Club alpino, ovvero lo strettissimo connubio che legava al Cai alcuni tra i più importanti “uomini di scienza” italiani. Emblematica a tale riguardo la stessa figura del fondatore del Cai, Quintino Sella eminente politico e scienziato mineralogista, che promosse anche la istituzione della Società Geologica Italiana e la rifondazione della Accademia dei Lincei. Viene spontaneo chiedersi il perché di questo singolare e indissolubile abbinamento tra Cai e scienza: la risposta è insita nell’epica scalata del Monte Bianco, avvenuta l’8 agosto del 1786, che non soltanto sancì la nascita dell’alpinismo, ma fu promossa con precisi intenti di studio 62 / Montagne360 / gennaio 2021
dal naturalista ginevrino Horace-Bénédict de Saussure. Nel 1931 a presiedere il Comitato Scientifico Centrale fu chiamato il geologo Ardito Desio, cui succedette dal 1947 al 1951 il geografo Giuseppe Morandini, successivamente avvicendato sino al 1985 dal geografo e naturalista Giuseppe Nangeroni. Nel 1985 gli subentrò Bruno Parisi, pure geografo, sino che nel 1995 Claudio Smiraglia assunse le redini del Comitato. Negli anni Ottanta entrarono in vigore le nuove regole del Cai, che per le cariche associative imponevano mandati triennali: per tale motivo nel volgere di pochi anni si assistette a un notevole ricambio ai vertici del Comitato Scientifico Centrale. Nel 2002 a Claudio Smiraglia succedette l’archeologo Antonio Guerreschi, primo tra i presidenti a non appartenere all’indirizzo scientifico fisico-geografico, seguito da Giorgio Vassena, Mattia Sella, Carlo Alberto Garzonio e dal 2016 l’attuale presidente Giuliano Cervi. LA TUTELA DELL’AMBIENTE A partire dagli anni Settanta il Comitato Scientifico ebbe un ruolo di precursore contribuendo notevolmente a far crescere all’interno del Cai la sensibilità nei confronti della tutela dell’ambiente naturale, che in quegli anni stava coinvolgendo strati sempre più vasti delle frange giovanili della popolazione italiana partendo dall’assioma che la conoscenza è il fondamentale presupposto per la
consapevolezza e conseguentemente per la tutela. Con questo intendimento furono promosse alcune innovative iniziative editoriali che letteralmente plasmarono intere generazioni di alpinisti, ponendosi come una fondamentale dotazione per tante biblioteche sezionali. Sulla falsariga dello “storico” Manualetto di istruzioni scientifiche per alpinisti, edito nel 1934, che per la prima volta fece delle discipline scientifiche un preciso supporto all’attività escursionistica, prese avvio 1972 la collana degli Itinerari Naturalistici e geografici attraverso le Montagne Italiane, che costituì un autentico punto di svolta nel settore della divulgazione scientifica, di sensibilizzazione nei confronti della tutela del patrimonio naturalistico-culturale delle montagne e di avvicinamento al Cai di numerose giovani qualificate competenze nei diversi campi delle scienze della montagna. Questa collana fu accompagnata nel 1976 da una un’altra importante pubblicazione, intitolata: Aspetti naturalistici caratteristici delle montagne lombarde, che letteralmente schiudeva anche ai non specialisti le basi fondamentali per comprendere in modo facile ma rigoroso