ARRAMPICATA 360° a cura di Antonella Cicogna e Mario Manica - antcico@yahoo.com
Ghisa Caldo Sudore Al grottone di Hanshelleren, nella norvegese Flatanger, Stefano Ghisolfi realizza la prima ripetizione di Change 9b+: 55 metri per 185 movimenti. Al suo secondo 9b+, l’atleta delle Fiamme Oro entra nella triade dei più forti scalatori al mondo con Adam Ondra e Alex Megos ervono anche quelli. 9000 chilometri sulle quattro ruote, due viaggi e oltre un mese e mezzo di super lavoro, per chiudere quel capolavoro in una giornata dalle prese umide e poco clementi, sotto il sole. «Come fossi in una bolla chiusa, concentrato il più possibile su quello che devo e sto facendo». Stefano è ritornato così a Flatanger con Sara, alla grotta di Hanshelleren. E il 28 di settembre scorso ha messo insieme il puzzle. Nessuno aveva pensato di confrontarsi con il 9b+ di Change, dopo la FA dello scalatore di Brno (le vie di 9b+ al mondo sono attualmente quattro). E dopo sei 9b e il 9b+ di Perfecto Mundo in Spagna, Ghisolfi ha voluto provarci. «È la prima volta che mi trasferisco sotto una linea». E via, dentro la pancia di Hanshelleren. Che per la verità Change è lunghissima, 55 metri, con i primi 20 metri fino alla prima catena di 9a+/b super boulderosi, e la seconda parte più di continuità e da pompare. E a pulirla pure è lunga, Change. «Perché era abbastanza abbandonata dopo otto anni». I primi di agosto Stefano arriva così a Flatanger con Sara. Formano una coppia straordinaria. Complementare. Il rene per il suo trapianto Sara l’ha ricevuto il febbraio di tre anni fa. E sempre, prima e dopo l’intervento, con la frontale, il piumino, sotto il sole o l’ombrello. Dentro le grotte, e pure in questa, di Hanshelleren, lei c’è a condividere con Stefano. E una volta entrati in bocca a Hanshelleren, il mondo prende un altro ritmo. Hanno percorso 2668 km col loro furgone, per fare campo base all’imbocco della strada che porta ai piedi del grottone, sul terreno dell’ospitale Olav Strøm. Ginocchiere lacerate, perchè su vie così strapiombanti come qui in grotta, per poter riposare avambracci e mani, il kneebar, l’in-
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castro di ginocchio che Ondra aveva iniziato in quegli anni su roccia, è d’obbligo. Ghisolfi ha lottato giorni per mettere insieme la prima parte della linea. «Dopo un boulder di 7c con un dinamico, un riposo di ginocchio, da lì parte il primo crux di Change». Quello in cui lo stesso Adam ha avuto il suo da fare per figurarsi la sequenza. E a fine agosto quel primo crux, un boulder spietato che sputa fuori Ghisolfi all’infinito, lui lo doma pezzo dopo pezzo. Precisione, incastro di ginocchio e uno swing incredibile e durissimo. Fino alla prima catena è fatta! Giornate di lavoro fisico e mentale pesantissimo. Sara lo incoraggia. Stefano memorizza. Appeso, rigettato, voli su voli. Spazzola, pulisce. In metri letteralmente metri strapiombanti di roccia varia e particolare,
ogni appoggio, presa, rughetta, stondato, crux, riposo, viene introiettato, assorbito da cervello e corpo. E quindi concatenato a quello che c’è prima e viene dopo. La sezione più dura del secondo tiro è su un ripido traverso, molto tecnico con tallonaggi e agganci di punta precisi. «Un perfetto mix di potenza, resistenza, e tecnica. Movimenti incredibili. Risolto il punto chiave, però, è ancora una lunga cavalcata fino all’uscita. Con varie possibilità di cadere», ricorda Stefano. L’ha scalato quel secondo crux partendo dalla prima catena. Ora è tempo di provare tutto da terra. «Ma quando avrei potuto, è iniziato il troppo caldo. E il 5 settembre sono dovuto tornare in Italia per le gare. Ma se il meteo tiene...», risponderà al microfono di Simone Raina durante i Cam-