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Lo “stato” della natura n sostanza le nuove generazioni potrebbero avere la sfortuna di trovarsi ad abitare in un Pianeta molto diverso da quello attuale e nel quale sono vissute le generazioni passate, e molto più inospitale». Luca Calzolari prende in prestito le parole del fisico e direttore della struttura idro-meteo-clima di Arpae Emilia-Romagna, Carlo Cacciamani, per chiudere la sua rubrica (“Paesi sommersi”, Montagne360 di novembre 2020). L’articolo parla dell’ultimo disastro idrogeologico verificatosi in Piemonte ai primi di ottobre. Vivo in Valsesia, dove dopo un giorno di piogge torrenziali fino in alta quota, l’acqua si è portata via strade, ponti, fette di territorio e persino una vita umana. L’alluvione del 2010 si verificò dopo una settimana di piogge e non fece tutti questi danni. Questo mi spinge a pensare che il clima sia più violento e che l’uomo non stia facendo niente per metter rimedio a questo grave fenomeno. Tanti buoni propositi, poche azioni concrete. La valle in cui abito si potrebbe chiamare “la valle delle ruspe”. Dalle pendici del Monte Rosa fino alla pianura è visibilissimo l'intervento di pesanti mezzi da movimento terra che continuamente sconquassano il territorio per motivi privati, non tenendo conto che la terra è un bene comune, quindi proprietà di tutti. Ad Alagna lo scorso anno è stata creata una pista da sci in un terreno ripido e soggetto a caduta valanghe. Quest’anno, proprio lì vicino, è stato creato un bacino per la raccolta dell’acqua necessaria all’innevamento artificiale. E pensare che Alagna è un “sito di interesse comunitario”. Chi si lamenta per la fusione dei ghiacciai non si rende conto che sta tenendo acceso il fuoco. A volte mi assale il dubbio che alcuni amministratori di beni pubblici o non abbiano le giuste competenze o siano mossi solo da interessi privati. Scendendo lungo la valle scopro che è stata autorizzata la creazione di strade in ogni dove, spesso per servire alpeggi senza mucche. Dentro il fiume Sesia, all'altezza del ponte di Aranco, città di Borgosesia, era in costruzione una centrale idroelettrica e il fiume ha detto che quella era casa sua. Poco più a valle c'è una zona industriale costruita su quella che un tempo era una laguna,
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e non a caso è stata inondata per l’ennesima volta. Ora hanno costruito un capannone di 5000 metri quadri, a dimostrazione che il valore della memoria (e il buonsenso) non appartiene ai più. I grossi incendi partono sempre da una scintilla e i fiumi nascono da piccole sorgenti. Sta alla nostra intelligenza e cultura fare in modo che questo bene, essenziale alla nostra vita, non diventi il nemico. Il dissesto è dovuto all’abbandono dei territori montani, quindi o ci decidiamo a intervenire in maniera radicale oppure dovremmo abituarci alle devastazioni. L’ormai eterno problema dei sentieri trasformati in piste da cross, i boscaioli che abbattono piante distruggendo il suolo con i loro trattori e la cementificazione sono temi che dovrebbero stare a cuore a chi ama la montagna e la natura intera. Confido che il Cai prosegua e rafforzi il suo impegno in tal senso, facendo valere il proprio peso verso le istituzioni. Vede, quando ero bambino mi hanno insegnato a usare la zappa per difendere qualche fazzoletto di terra e renderlo produttivo. Serviva alla mia famiglia per sopravvivere. Adesso la uso per puro diletto, per difendere un pezzettino di terra dal degrado. È giunto il momento di prendere a prestito la frase di John Fitzgerald Kennedy: “Non chiederti cosa può fare lo stato per te, ma cosa puoi fare tu per lo stato”. Cambierei la parola “stato” con “natura”. Dino Deiana Cai Varallo Sesia (VC) Caro Dino, grazie per aver condiviso con tutti noi la sua preziosa riflessione. Abbiamo deciso di pubblicarla integralmente - seppur con qualche piccolo e necessario intervento dettato dai bisogni redazionali - perché nel suo racconto non c'è solo lo sfogo di una persona che ha a cuore il proprio territorio. No, lei ci regala una fotografia - reale e a tratti spietata - del paesaggio che cambia a causa di scriteriati o eccessivi interventi umani. Mi auguro che la sua testimonianza sia da esempio e aiuti a meglio comprendere certe correlazioni. Luca Calzolari Direttore Montagne360 gennaio 2021 / Montagne360 / 87