SCIENZA
Tra terra e cielo Lungo l’Appennino il limite superiore del bosco di faggio caratterizza il paesaggio montano, delimitando il confine tra bosco e praterie. Sebbene le attività silvo-pastorali dei secoli passati ne abbiano abbassato il limite altitudinale, in lembi remoti il bosco chiuso di faggio giunge oltre i 2000 metri di Giuliano Bonanomi*, Emilia Allevato**, Luigi Saulino**, Antonio Saracino**
L
e escursioni in Appennino sembrano seguire sempre lo stesso copione: dopo un lungo percorso all’interno del bosco, quest’ultimo improvvisamente scompare ed è sostituito dalle praterie e dalle ampie vedute panoramiche. Durante l’estate, la fresca ombra delle chiome dei faggi lascia spazio alla vista di assolate, sassose e aride vette. Solo in pochissimi casi il bosco avvolge le cime delle montagne, anche quando queste raggiungono quote tutt’altro che eccezionali. La quota massima raggiunta dagli alberi viene definita “limite superiore”, in lingua anglosassone “treeline” o linea degli alberi. Il limite superiore degli alberi è un elemento paesaggistico che caratterizza la maggior parte dei gruppi montuosi del globo terrestre. Le specie di alberi che raggiungono le quote più elevate si trovano in Himalaya dove un ginepro (Juniperus tibetica) supera la quota di 4900 metri. Sulle Alpi, alcune conifere, tra cui il pino cembro (Pinus cembra) e il larice (Larix decidua), raggiungono i 2300 metri. Il limite del bosco è il riflesso della temperatura media del luogo: più questa è bassa, minore è la quota altimetrica raggiunta dagli alberi. Procedendo idealmente dall’equatore verso i poli, il limite superiore del bosco riduce progressivamente la quota a cui si colloca dai 4000 metri nei tropici, fino a raggiungere il livello del mare alle latitudini estreme della Norvegia e del Canada nell’emisfero boreale e della Terra del Fuoco in quello australe. 58 / Montagne360 / novembre 2020