CRONACA EXTRAEUROPEA a cura di Antonella Cicogna e Mario Manica - antcico@yahoo.com
Il quartetto dell’Oscar verticale Settembre ha visto assegnare il prestigioso Piolet d’Or alle spedizioni alpinistiche 2019 ritenute più meritevoli per innovatività, esplorazione, rispetto per la montagna e stile. E la Piccozza d’oro, assegnata durante il Ladek Mountain Film Festival (Polonia), si è fatta letteralmente in quattro allora presidente del Gruppo di Alta Montagna Francese Jean Claude Marmier e Guy Chaumereuil, direttore della rivista Montagnes Magazine, avevano avuto un’idea. Assegnare un Piolet d’Or, una Piccozza d’Oro, all’impresa alpinistica più significativa e rappresentativa della stagione verticale appena conclusa. Un vero e proprio Oscar del verticale. Rispetto per la montagna, elevato livello tecnico e impegno, originalità nella scelta dell’obiettivo erano tra i requisiti nella selezione delle linee che, successivamente, sarebbero passate al vaglio finale della Commissione tecnica, presieduta da esperti alpinisti e giornalisti del settore.
L’
Il Ghm e Montagnes Magazin fungevano da collettori di imprese, immagini, relazioni quando ancora internet e i social media non erano tra noi. Le linee venivano presentate, discusse, analizzate. Circolavano idee, informazioni. Si conoscevano gli alpinisti. E, soprattutto nei primi anni di vita di questo premio di caratura internazionale, l’assegnazione della Piccozza d’Oro era occasione di ragionamenti e riflessioni sulle potenzialità dell’alpinismo del momento. Non immune da polemiche o controversie, dal 1992 ad oggi il Piolet D’Or ha passato in rassegna una moltitudine di salite europee ed extraeuropee. E anche l’edizione 2020 (per le salite del 2019) non è stata da meno. «Con un’attività molto diversificata e significativa. La vecchia guardia dell’alta quota accanto alle giovani leve della verticalità. Tutte proposte molto interessanti. Sceglierne le ambasciatrici non è stato facile», ha spiegato la Commissione 74 / Montagne360 / novembre 2020
composta dagli alpinisti Gerlinde Kaltenbrunner, Kazuaki Amano, Nikita Balabanov, Victor Saunders, Helias Millerioux, Enrico Rosso, Aleš Česen e Raphael Slawinski. Nel sito www.pioletsdor.net – stilato da voci eminenti dell’alpinismo quali Lindsay Griffin, Dougald Mac Donald e Rodolphe Popier – troviamo un elenco rappresentativo delle ascensioni innovative e significative realizzate nel 2019 in stile alpino e senza l’uso di perforatore. E va detto. Tra le 51 elencate, quelle italiane hanno saputo dire la loro. Prima tra tutte Cavalli Bardati alla Ovest del Bhagirathi IV 6193 metri (Matteo
Della Bordella, Luca Schiera, Matteo de Zaiacomo): 800 metri, 7b, due punti in A0, in giornata. A nostro avviso una salita che aveva tutte le caratteristiche per meritarsi un premio. Scelta dell’itinerario, difficoltà tecniche e oggettive davvero elevate, su un pilastro inviolato, sfruttando il poco tempo rimasto. In velocità. Effettuata da alpinisti giovani con un curriculum verticale notevole. India, Nepal, Pakistan, Cina, Kirghizistan, Russia, Alaska, Canada, Perù, Groenlandia, Norvegia, Alpi e Dolomiti sono stati i terreni delle imprese analizzate. Con 4 vincitrici parimerito. Due in Nepal, due in Pakistan.