LIBRI a cura di Linda Cottino con Anna Girardi
Andare a piedi nel mondo di oggi Tre nuove proposte per ritrovare spazi, tempi e natura: Luigi Plos, Torbjørn Ekelund e A.H. Sidgwick ci forniscono gli spunti per (ri)prendere il cammino LUIGI PLOS
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amminare, in Italia, sempre più si afferma come un atto rivoluzionario. All’inizio magari inconsapevole, ma che si insinua nell’animo e mette radici. Diventa un bisogno come l’aria. Ma un atto tanto semplice e normale come può essere divenuto rivoluzionario? Di fatto oggi, all’alba del terzo millennio, è più che mai un atto di volontà; perché ci costringe a lasciare la nostra confort zone, perché riportandoci al cuore del territorio ci sbatte in pieno volto la disintegrazione delle bellezze paesaggistiche avvenuta con l’industrializzazione della seconda metà del Novecento; e perché poi questa rinata consapevolezza può indurci a modificare almeno un po’ i nostri stili di vita. A ben guardare è una tendenza che si è affermata già da qualche tempo, ma in questo “anno del virus” la spinta a esplorare i paraggi delle nostre case si è come rinsaldata, è divenuta un bisogno primario – di movimento, di impressioni incontaminate, di libertà. Luigi Plos l’aveva già sperimentato tre anni fa, quando iniziò a percorrere sentieri e viottoli nella campagna a nord di Roma, subito a ridosso del famigerato raccordo anulare, riscoprendo opere mangiate dalla natura e paesaggi fascinosi divenuti invisibili, cascate, cave, acquedotti, vestigia dell’impero romano, insediamenti medievali dimenticati dal tempo. Ne ha scritto innanzitutto sul suo blog, pubblicando poi guide online che hanno avuto grande successo e si sono infine materializzate sulla carta come opera corale: la folta comunità di escursionisti che si è formata traendo ispirazione dalla sua iniziativa ha infatti imbracciato la roncola e ha liberato nuovi itinerari a nord e a sud della capitale. È stato poi lo stesso Plos a verificare le proposte e a riportarle per scritto in due volumi usciti pochi mesi prima del confinamento Covid. Nel novembre 2019 l’autore le lanciava così: «L’avventura a chilometro zero. Un mondo di magia e di avventura che pensi esista solo in luoghi esotici, ma che troverai vicino a una grande città». Un’iniziativa di estremo interesse, 78 / Montagne360 / novembre 2020
che ha trasformato residenti passivi in vere e proprie sentinelle del territorio, presidi attivi di attenzione e tutela. E se in Italia muoversi a piedi si può considerare una riscoperta recente, all’estero la situazione non è molto diversa. Anche negli Stati più votati alla natura, al rispetto per l’ambiente, alle pratiche meno inquinanti, il camminare non è realtà così diffusa come siamo abituati a credere. O meglio, lo è come attività sportiva, rigenerante, persino spirituale, ma nel quotidiano è l’automobile a regnare. Così scrive nelle prime pagine del suo ultimo libro Torbjørn Ekelund, scrittore norvegese, giornalista e fondatore di Harvest, magazine online dedicato all’ambiente e alla natura: «Quand’ero bambino, i sentieri erano una costante della mia vita. Camminare era parte integrante del fatto di esistere, non c’erano altre possibilità: i sentieri erano dappertutto. Poi sono cresciuto e ho trovato un lavoro d’ufficio. I sentieri sono scomparsi dalla mia vita, e con loro anche il movimento. Erano i cartelli a dirmi dove dovevo andare. E l’asfalto faceva in modo che ogni passo fosse uguale al precedente. Niente più scoperte. Una vita in movimento era diventata una vita sedentaria. Andavo sempre in macchina». Finché, per una crisi epilettica, la patente gli viene ritirata: «A quel punto è successa una cosa che mi ha riempito di meraviglia, e che ancora oggi mi stupisce: avevo una nuova identità, e ho impiegato solo qualche giorno ad abituarmici. Non ero più un automobilista: ero un pedone. Ma, contrariamente a quanto avevo temuto, la cosa non mi esasperava, anzi, mi dava un senso di libertà. Ho cambiato abitudini, senza provare alcuna nostalgia di quelle vecchie. I ritmi si sono distesi, il battito cardiaco ha rallentato, e il mondo mi si è rivelato come non mi capitava dall’infanzia. Dovunque dovessi andare, ci andavo a piedi. È stato così che i sentieri sono tornati a far parte della mia vita. Se erano in piano e asciutti, il tragitto era veloce. Se erano ripidi e bagnati, il tragitto era lento. Il tempo che impiegavo perdeva
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