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VACCINAZIONE ANTINFLUENZALE, PERCHÉ QUEST’ANNO VA FATTA SENZA TENTENNAMENTI

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ANDREA PALAZZO

Parte in un clima di grande attenzione la campagna vaccinale antinfluenzale 2020. Quest’anno, infatti, si tratta di un argomento molto delicato perché vaccinarsi contro l’influenza di stagione, soprattutto per la popolazione anziana, è considerato fondamentale dai medici di base anche in funzione anti-Covid. E’ notizia di questi giorni di alcuni studi che dimostrano come il vaccino antinfluenzale sia in grado di ‘allenare’ il sistema immunitario e quindi proteggere in qualche modo la persona anche da altre infezioni, Covid 19 compreso. Di più: la scorsa primavera ci sarebbe stata una correlazione positiva proprio fra i territori con copertura antinfluenzale maggiore e la resistenza al Covid 19 stesso. In buona sostanza chi era vaccinato si è protetto di più e nei territori con maggiore copertura vaccinale il virus è circolato molto meno. Vaccinarsi contro l’influenza per contrastarne la morbosità e le complicanze che possono rivelarsi letali nei soggetti fragili come gli anziani, dunque, soprattutto in questa fase storica che stiamo affrontando di convivenza forzata con il Covid-19, è quest’anno un imperativo categorico. Sono le ragioni che guidano la Campagna di vaccinazione antinfluenzale 2020/2021 già messa in atto dal Ministero della Salute, in anticipo rispetto alle precedenti annate.

Tra bilanci e obiettivi. Nell’ultima stagione, secondo i dati pubblicati dal Ministero della Salute, la vaccinazione antinfluenzale pur in crescita ha raggiunto appena il 16,8% della popolazione italiana. Spostando il focus sul target meno giovane la copertura si attesta al 54,6%: ancora troppo poco se si considera che per ottemperare alle indicazioni provenienti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale anche nel nostro Paese il range stimato dovrebbe oscillare tra un 75% come obiettivo minimo perseguibile e un 95% come obiettivo ottimale negli ultrasessantacinquenni.

Perché è importante. Il vaccino influenzale per le categorie considerate a rischio per ragioni anagrafiche, come quelle dei Pensionati, può rappresentare un vero salva-vita. Troppo spesso sottovalutata, l’influenza rappresenta un serio problema di sanità pubblica e una rilevante fonte di costi diretti e indiretti per la gestione dei casi e delle complicanze della malattia e l’attuazione delle misure di controllo. Si tratta di una tra le poche malattie infettive che di fatto ogni uomo sperimenta più volte nel corso della propria esistenza indipendentemente dallo stile di vita, dall’età e dal luogo in cui vive. L'influenza è una malattia respiratoria che può manifestarsi in forme di diversa gravità che in alcuni casi, possono comportare il ricovero in ospedale e anche il decesso. Proprio le fasce di popolazione degli anziani vengono considerate tra quelle maggiormente a rischio di gravi complicanze come polmonite virale, polmonite batterica secondaria e peggioramento delle condizioni mediche sottostanti.

E poi c’è il Covid. Quest’anno si aggiunge un motivo in più che spinge alla vaccinazione: nella situazione epidemiologica di circolazione di SARS-CoV-2 è importante che soprattutto le persone anziane si vaccinino non potendo escludersi una co-circolazione di virus influenzali e SARS-CoV-2 nella stagione influenzale 20202021. La vaccinazione antinfluenzale, infatti, permette di semplificare la diagnosi e la gestione dei casi sospetti, dati i sintomi simili tra

COVID-19 e influenza, di limitare le complicanze da influenza nei soggetti a rischio e, dunque, di ridurre gli accessi al pronto soccorso. Immunizzarsi per avere meno malati e minore pressione sul sistema sanitario potrebbe rilevarsi un vantaggio incredibilmente prezioso.

Gratis e facile. Il Ministero della Salute ha già emanato le linee guida per la campagna di vaccinazione antinfluenzale 2020/2021 che abbassano a 60 anni l’età per usufruire dell’offerta attiva e gratuita e raccomandano fortemente la vaccinazione anche a tutti quei soggetti suscettibili di entrare in contatto con gli anziani e i soggetti fragili: i bambini da 6 mesi a 6 anni, i familiari e i caregiver, gli operatori sanitari. Si tratta di uno scudo, in sostanza, per proteggere le persone più vulnerabili che hanno pagato il tributo più alto durante la pandemia di Covid-19 in termini di contagi, ospedalizzazioni e decessi.

Come funziona. Per le categorie più a rischio come anziani e Pensionati la vaccinazione viene richiesta dal medico di famiglia che si occupa anche di effettuarla. Per raggiungere l’obiettivo di massima protezione degli anziani, alcune Regioni stanno pensando di rendere l’immunizzazione obbligatoria per gli over65 residenti nei rispettivi territori. E se non rientrate nelle cosiddette fasce protette, tutti i cittadini dai 6 ai 60 anni di età che vogliano vaccinarsi potranno comunque acquistare il vaccino presso le farmacie, previa la prescrizione del medico di famiglia ed effettuare la vaccinazione presso gli studi medici.

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