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1.1 Livelli identitari della pedagogia olistica

ordinamenti, del percorso di studi, delle risorse disponibili (ambiente, corpo docente, spazi, orari ecc.), del rapporto tra i costi e i benefici e di quale sia il grado di relazione che intercorre tra gli scopi prefissati e il loro raggiungimento. Sotto tali aspetti gli insegnanti devono essere dotati di competenze tecniche volte al controllo dell’efficacia del percorso di studi (Tyler, 1973 e Bloom, 1975). Si tratta, quindi, di un orientamento comune a tutti i sistemi educativi ed è particolarmente ricercato dai governi in un periodo di costrizione economica. La crudezza delle misure adottate in tali circostanze ha permesso, però, di sottolineare la necessità di un equilibrio e di un orientamento olistico. In teoria, la qualità nella formazione olistica porterebbe ad un equilibrio tra quantità e qualità, tra economia ed ambiente, tra persona e società, etc. senza la necessità di interventi urgenti.

5 - La prospettiva cognitiva, sottolinea la esigenza di formare il soggetto da un punto di vista cognitivo, cioè capace di risolvere problemi che mano a mano gli si presentano nel suo vivere quotidiano. Ogni agenzia formativa ha l’obbligatorietà di agevolare la persona nello sviluppare le abilità, ricorda Eisner. Questo comporta la messa in opera di piani di intervento volti a dotare ogni soggetto di un marcato senso critico e creativo, così da rendere possibile il passaggio da un piano prettamente teorico a quello empirico appartenente ai problemi della “vita reale”. Il principio dell’equilibrio dell’educazione olistica trova terreno fertile in questa impostazione cognitiva, in quanto porterebbe a rilevare le capacità razionali e quelle intuitive necessarie per risolvere i problemi. Di qui la connessione tra il pensiero lineare e l’importanza di coltivare l’intuizione nell’acquisizione di nuova conoscenza.

In sintesi, le cinque prospettive delineate da Jackson offrono un’immagine della persona spiritualmente, realisticamente e profondamente connessa con se stessa, con la comunità e con l’ambiente.

I principi su cui si erige l’olismo consentono di dare vita a piani educativi capaci di contrastare l’isolamento e l’esclusione dell’uomo moderno, nonché i problemi sociali che offuscano l’orizzonte sociale.

1.1 Livelli e identità della pedagogia olistica

Sviscerando la proposta pedagogica che si è sviluppata durante il decorso del XIX e XX Secolo si possono distinguere sentieri che portano alla presa in carico di paradigmi epistemologici indispensabili per una visione corretta dello sviluppo umano, ma che a volte sono costruiti su fondamenta sabbiose che minano la percezione della complessità della persona. Anche se la scienza ha da tempo messo in discussione l’universalità del pensiero newtoniano e degli studi meccanicistici, essi dominano ancora nel mondo accademico e politico, tanto da essere stati soggetti a mutazioni e ripensamenti per poter essere rivenduti.

Certamente occorre una nuova prospettiva, diremmo olistica, che si maturi secondo due direzioni:

 La base di conoscenze: deriva dalla comprensione della connettività degli eventi e delle cose. Un tipo di conoscenza, quindi, generativa che poggia il suo essere nella soggettività creativa e sintetica. Una teoria che si rifà necessariamente alla filosofia kantiana, nella sua idea di unità nel molteplice, o hegeliana capace di richiamare la necessità di raccogliere le differenze nel tutto;

 Le competenze: sono necessarie per rendere un qualunque apprendimento significativo e funzionale. Questo presuppone oltre che competenze specifiche (lettura, scrittura e calcolo), anche competenze olistiche (sistemi di pensiero, creatività, risoluzione dei problemi, pensiero critico e la capacità di prende le decisioni). Un “trattamento paideico” che non è di certo rivolto all’acquisizione di elementi professionalizzanti specifici, ma che accolga e valorizzi “esperienze dell’anima”.

Il “dualismo” esposto si plessa, oggi più che mai, nella diade mente e cervello. Se quest’ultimo regola il funzionamento biologico e chimico dell’essere umano e di ciò che è il processo cognitivo, la mente si astrae verso un mondo metafisico, appunto il pensiero, quale garante di acquisizione di competenze specifiche.

Il rapporto che ne deriva tra corpo – il cervello- e pensiero – la mente- è, secondo Ruggieri, “assimilabile al rapporto che c’è tra uno strumento musicale e la musica. La musica è infatti una funzione dello strumento! Non è immaginabile un suono di un violino senza il violino, così come è difficile immaginare di poter pensare senza il cervello o poter camminare senza le gambe. A nessuno però verrebbe in mente di dire che la musica è il violino o che camminare è le gambe mentre molti studiosi, specie biologi e fisiologi, non esitano ad affermare che il cervello è il pensiero”6 .

Mente e cervello sono in un relazione biunivoca, ma non possono essere la stessa cosa. La mente può oltrepassare il muro della fisicità umana e dirigersi verso quegli apprendimenti e quelle coscienze che risiedono all’interno dello spirito umano. Se allora il cervello può essere descritto come “pilota automatico”, la mente può rappresentare la direzione dell’automatismo, ed essere descritta come “scatola magica”. In tale modo l’espressione personale avviene attraverso la condivisione di competenze e conoscenze olistiche. Non a caso insegnare agevola la costruzione di relazioni, sulla base della reciprocità e del riconoscimento dei legami sinaptici ed empatici.

Un aspetto fondamentale di ciò è rappresentato dal “connessionismo neuronale”, cioè la capacità che il cervello possiede nel mettere in rete i vari neuroni: creare cioè le sinapsi. “L’architettura del nostro cervello, con la sua dotazione genetica iniziale, ci fornisce una base di connettività necessarie, predisposte per il futuro. L’incremento delle connessioni dipende dalle risposte che saranno fornite alle sollecitazioni che provengono dall’ambiente. Durante la

6 Ruggieri, V. (2004). Mente corpo malattia. Roma: Il pensiero scientifico.

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