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1.2 Radici olistiche
vita di ciascun individuo, dotazioni genetiche ed esperienze interagiscono per formare lo sviluppo”7 .
Così come la biologia dota l’uomo di capacità di connessioni generando un organo completo e funzionale all’evoluzione umana, anche queste attività devono provvedere ad instaurare legami con e tra gli eventi. Il passaggio concreto tra una prospettiva analogica ad una digitale appare l’unica via attraverso cui è possibile una evoluzione equilibrata e di senso.
Il cervello umano si forma e si trasforma in base alle necessità ed alle sollecitazioni che provengono dall’ambiente, tale da rendere l’educazione di fondamentale importanza. Di qui un ulteriore aspetto nella meccanica cerebrale: il principio degli “effetti delle emozioni”.
Il ruolo svolto dalle emozioni, dichiara l’Ellerani, “è particolarmente importante nel guidare i processi cognitivi durante le esperienze, che vengono tradotte in segnali per le sinapsi. […] Le neuroscienze confermano che la dimensioni emotive e cognitive sono intrecciate”8 .
Purtroppo tali condizioni non sempre si riscontrano nei vari curricula. Spesso, infatti, essi sono incentrati sul dare un valore quantitativo al patrimonio conoscitivo, mentre raramente si chiede di condividere le nostre emozioni, sogni, speranze e pensieri. “Si conosce il prezzo di tutto ma il valore di niente”, dichiara Oscar Wilde. Insegnare senza la partecipazione e condivisione di esperienze, sentimenti e pensieri significa limitarsi a trasmettere delle informazioni fredde e sterili, sicuramente poco funzionali.
7 Ellerani, P. (2012). Metodi e tecniche attive per l’insegnamento. Creare contesti per imparare ad apprendere. Roma: Anicia 8 Ellerani P. (2012). op. cit.
1.2 Radici olistiche
Come è facile dimostrare l’Educazione olistica, affondando le sue radici nelle teorie “romantiche” di Jean Jacgues Rousseau, Pestalozzi, Rudolf Steiner e Johan Friedrich Froebel, trova spinta propositiva tanto nell’idealismo e nel trascendentalismo, quanto in alcune forme di esistenzialismo e misticismo. Questa sua caratteristica dona la capacità di accreditare una “saggezza perenne” che, a partire dai “Lumi” fino a giungere a Gandhi, si pone come trasformazione e miglioramento sociale ed individuale.
D’altra parte, l’olismo evita l’isolamento relativistico e pragmatico ed accetta i valori come ruolo centrale dell’umano vivere.
Tuttavia, lo stesso J. Miller riconosce che il curriculum olistico e la filosofia perenne non sono immuni da problemi, soprattutto per quello che concerne la polisemica e la traduzione empirica. Termini come anima, spirito, potenziale, coscienza e pensiero si dirigono verso un approccio sovra-concettuale, che ha bisogno di essere alimentato continuamente da fede, volontà, credenza e dogmi.
L’educazione olistica così si diversifica, pur incorporandole, dalla segmentazione comportamentista e cognitivista, avanzando la categoria traspersonale e la percezione di un sé totale.
A ragione di ciò sono le idee espresse dello psicologo americano William James, il quale sottolinea che i limiti delle nostre esperienze sono solo da rintracciarsi nella cieca dimensione di vita fenomenica e logica. Nel momento in cui si oltrepassa tale “stato”, ci si addentra in un “mondo” meramente invisibile, il quale risulta impossibile da analizzare, esaminare e scrutare analiticamente e sperimentalmente, ma che comunque produce effetti nella “realtà” sensibile.
Similarmente J. Miller cita il pensiero della psicoterapeuta Vaughan, secondo la quale ci sono diversi livelli di esistenza: