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2.5 Evoluzione umana e benessere

tecniche: dinamiche di gruppo, autoriflessione, relazione dialogica, gioco, etc..

Deve essere ulteriormente affermato che oltre alle implicazioni antropologiche che l’educazione emozionale possiede, ad essa si riconducono anche elementi di natura etica e morale.

Molti autori, infatti, nelle loro ricerche hanno posto l’accento sul fatto che una corretta educazione ai sentimenti è diretta conseguenza e causa di una società fondata sui principi etici e morali. Un vero e proprio “emotivismo morale”23, dichiarano Ayer e Stevenson.

Già da Aristotele è possibile rilevare l’importanza di una vita moralmente virtuosa, decifrandola come azione eudaimonia, cioè corretta. Per il filosofo greco, infatti, il termine felicità indica “l’attività umana secondo virtù”, che in quanto non innata richiede costantemente di essere educata e formata.

Dello stesso parere sono le riflessioni espresse da Spinoza e Hume i quali considerano il sentimento alla base del comportamento etico e morale.

L’educazione, così, si dà come “processo volto a facilitare l’approccio della persona che si istruisce con il complesso universo simbolico della cultura umana, e (...) stabilisce percorsi omogenei, quantunque flessibili, volti a conseguire un traguardo formativo che si esprime attraverso una produzione creativa e l’assunzione di comportamenti liberi tuttavia provvisti di una forte carica etica e morale”.24

La necessità di indagare circa i valori etici, normativi e morali è descritta ottimamente da Amartya Sen, la quale chiarisce che “nel mondo contemporaneo c’è un impellente bisogno di porre domande non solo sull’economia e la politica della globalizzazione, ma anche

23 Ayer, A. J., (1954). On the analysis of moral judgments, in Philosophical Essays, London: MacMillan, - Stevenson, C. L. (1959). The emotive meaning of ethical terms, in Ayer, A. J. (1959). Logical Positivism, Glencoe: Free Press. 24 Rosati L. (2002) Il metodo nella didattica. Brescia: La scuola .

sui valori e sull’etica che formano la nostra concezione del mondo globale”25 .

L’educazione ai sentimenti diviene principio e finalità dell’agire etico, stella polare per una evoluzione soggettiva e comunitaria fondata su valori e principi di “senso”.

Tali riflessioni trovano una sintesi nel pensiero di Prinz26, il quale afferma che non c’è educazione emozionale senza educazione morale e viceversa.

La difficoltà realizzativa di quanto espresso risiede principalmente nel fatto che fino ad ora nessuna generazione ha potuto tramandare per intero il suo credo educativo alla generazione successiva, si voglia per i mutamenti culturali che si sono susseguiti dal dopo guerra in poi, oppure per l’umana necessità di cambiare e modificare. Questa parziale possibilità di travasare tutto il contenuto da una generazione all’altra, però, era comunque sorretta da valori ed agenzie che legittimavano le nuove proposte.

Oggi, pur continuando nel moto che vede l’impossibilità di assoggettare i vecchi modelli ai nuovi, si è anche assistito allo sgretolamento di quelle istituzioni che confermavano l’opera di trasformazione. Anzi in alcuni casi è proprio il nuovo che detiene il potere conoscitivo, come nel caso delle nuove tecnologie.

Si è assistito alla perdita di “segreti” che, spesso, delimitavano la profondità del sapere. Ogni persona, così, è costretta a sviluppare principi morali in totale solitudine, a partire dal benessere emozionale e la realizzazione di se stesso, in quanto impossibilitato a confrontarsi con quelli di ieri.

Si tratta, allora, di sperimentare e vivere con pienezza, ma anche pensare e comprendere il valore delle emozioni quale sorgente etica.

25 Sen, A. (2003). Etica ed economia. Bari: L’altezza. 26 Prinz, J. J. (2008). The emotional costruction of morals. Oxford : Oxford press.

A supporto di tali tesi le neuroscienze evidenziano che nel giudizio morale si attivano sia aree del cervello limbico, deputate al “sentire”, sia della corteccia prefrontale quale sistema di organizzazione sociale, confermando l’ipotesi che la morale appartiene alla struttura cerebrale nel suo complesso ed in modo olistico.

Nel riassumere è possibile affermare che l’educazione emozionale non è solo accompagnata da principi etico-morali, piuttosto quest’ultimi possono essere considerati come lo stesso aspetto del medesimo progetto.

Empatia, compassione, amore, etc. sono alla base di ogni società. Solamente a partire da un comportamento moralmente accettabile è possibile sviluppare un “benessere ed un equilibrio emotivo”, per dirla con le parole di Levin, “sentirsi bene”.

Palomera27 presenta una lista di raccomandazioni e di “buone pratiche” per la realizzazione del benessere e per il raggiungimento della felicità:

- dare e prendersi spazio e tempo per la ricerca del benessere; - sperimentare ed esprimere emozioni; - manifestare gratitudine e rispetto verso gli altri; - dedicare i primi e ultimi cinque minuti del giorno a se stessi.

Questi consigli si traducono in valori specifici: silenzio, calma, tranquillità, rispetto, solidarietà, introspezione, meditazione etc..

Creare un ambiente entro cui si sviluppi benessere psico-fisico significa far confluire sicurezza, dinamiche gruppali positive ed organizzazioni flessibili degli apprendimenti basati sui bisogni individuali.

27 Palomera, R. (2009). Educare alla felicità. in Fernendez-Abascal, E. G., a cura di, Emozioni positive. Madrid: Piràmide

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