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5.2 Formae mentis creativa
processi di cambiamento se diventa sede di conferma, di validazione e, quando necessario, di trasformazione”64 .
Gli obiettivi di un apprendimento così delineato possono essere enucleati nel seguente modo:
- Conoscenza: affinché ogni soggetto diventi “esperto” in un determinato settore del sapere occorre, prima di tutto, essere motivati ad apprendere. Tale stato determina la netta differenza che passa tra un apprendimento “non sentito” e “non motivato” ad uno basato sullo sviluppo di abilità relazionali ed emotive. Accodandoci al pensiero di Kessler per conoscenza è lecito intendere la capacità di connettersi a qualcosa al di là della mera accumulazione di informazioni. L’apprendimento emozionale mira a promuovere la scoperta e la creazione di connessioni significative, traducendosi in una maturazione del “pensiero critico” e di apertura agli elementi essenziali del dialogo;
- Responsabilità: diventare “responsabile” dovrebbe essere una delle principali finalità di ogni intervento educativo-formativo. L’apprendimento sociale ed emotivo si collega a doppio filo al senso di responsabilità, generando capacità di risoluzione dei problemi e di processi decisionali volti a gestire se stessi e le proprie azioni;
- Consapevolezza: essere in grado di indirizzare le nostre azioni verso la soddisfazione dell’Io sociale crea i presupposti per la “consapevolezza”. Questo obiettivo, comunque, è integralmente legato alla acquisizione di conoscenze e al corretto sviluppo della responsabilità. Imparare a stare in “contatto” con la zona prossimale è la base per una cittadinanza responsabilmente attiva. Essa è una competenza fondamentale nella creazione di relazioni sane e sostenibili.
I programmi di apprendimento sociale ed emozionale eviden-
64 Fabbri L. (2007). Ibidem.
ziati da Kessler sul finire dello scorso secolo si basano su una serie di principi olistici. È ampiamente dimostrato, infatti, che questi apprendimenti devono essere affrontati secondo un approccio globale ed integrato.
Tuttavia le acquisizioni avvengono solo attraverso programmi che forniscono un’azione coordinata e continuativa nelle diverse fasi dello sviluppo umano.
Affinché le nuove competenze, i valori e gli atteggiamenti siano assimilati negli schemi di comportamento quotidiano, questi hanno l’obbligo di divenire modelli culturali di vita e non “informazioni volatili”.
Ciò può avvenire solo grazie al rafforzamento della collaborazione tra docente e discente, dello spirito di gruppo, del rispetto e promozione di tutti i domini del sapere e dei diversi stili di apprendimento. Questi nel loro naturale sviluppo daranno luogo ad ambienti ricchi di stimoli e ad un coinvolgimento responsabile ed attivo da parte del soggetto, in modo tale da sviluppare una “comunità autentica”.
Ogni programmazione scolastica, quindi, dovrà essere in grado di offrire un giusto equilibrio tra la costruzione di abilità e il proporre esperienze dirette destinate ad incoraggiare un cambiamento positivo.
Seguendo le indicazioni di Kessler, Rafae Yus Ramos (2001) indetifica l’apprendimento sociale ed emotivo sviluppato in dodici fasi:
1. - Definizione dell’identità e dell’autostima: permettono la convalida del sé nella relazione con il mondo;
2. - Capacità di comunicazione: quale azione volta a fomentare le abilità di ascolto e di espressione. Al centro di questi programmi risiede l’adesione volontaria a canoni e valori di una determinata area geografica, creando, così, un clima di fiducia, di aiuto disciplinato, di rispetto, di scelta e di salvaguardia della diversità umana;
3. - Controllo dello stress: è strettamente legato al senso di responsabilità personale. La gestione dello stress, infatti, implica prima di tutto imparare a controllare la propria vita e le proprie emozioni;
4. - Educazione emozionale e salute psico-fisica: aiuta ogni soggetto a ridurre il distacco tra il corpo e la mente attraverso tecniche di rilassamento. Queste aiutano ad avere un maggiore controllo su se stessi e, di conseguenza, avere un consolidamento dell’autostima e dell’auto-comprensione;
5. – Educazione alla prevenzione: oltre ad un intervento diretto per la risoluzione delle problematiche individuali nelle fasi acute e conclamate, occorrono piani di aiuto preventivo capaci di indirizzare, precauzionalmente, verso la salvaguardia degli elementi naturali appartenenti ad ogni persona e alle possibili variabili negative che potrebbero insorgere;
6. – Svago e divertimento: occorre riconoscere l’importanza del momento ludico per lo sviluppo. Il gioco, in particolare nell’infanzia, è elemento centrale sia per la crescita integrale della persona, sia per distanziarsi dagli elementi stressanti presenti nella società.
Pardo (1994) comprende il gioco secondo due prospettive: attività motoria spontanea e proposta pedagogica offerta al bambino.
Il gioco spontaneo è importante, ma se esso è realizzato secondo i crismi pedagogici assume maggiore efficacia. In ogni caso, per assicurare che questa attività assuma un significato logico e psicologico, dobbiamo lavorare con la totalità del bambino. Secondo Ortega e Lozano65 l’importanza del gioco non può essere compresa senza analizzare gli elementi conoscitivi relativi alle componenti emotive, affettive, e soprattutto ai fattori di spontaneità, di creatività e di proiezione della propria autonomia personale;
65 Ortega, R., Lozano T. (1996). Especios de jueco y desarrollo de la autonomia e la identidad en la educacion infantil, Aula de innovacion educativa, n° 52/53.