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6.3 Tecniche e strumenti neutrali
Tali concezioni hanno avuto un inevitabile eco anche a livello pedagogico. Infatti, attraverso Luigi Stefanini, Flores d’Arcais, Enzo Giammancheri, Mauro Laeng, Marcello Peretti e molti altri, il personalismo si è andato a strutturare come vero e proprio modello pedagogico, pur con le molteplici sfumature individuali.
Per questo appare fondamentale rintracciare i punti di contatto tra le due “estremità” del sapere, al fine di percepirne meglio i contorni e renderli aperti al fabbisogno dell’educatore.
Ancora freschi appaiono i contributi di Worthen e Sanders76, i quali sostengono che i due approcci possono essere considerati “compatibili e complementari”, soprattutto alla luce degli studi della “Commission Behavioral and Science and Education” di Council.
Le proposte dei due scienziati americani fanno il paio con le parole espresse da Italo Calvino, quando riflette sulla creatività massificata: sono piuttosto diffidente, afferma il noto scrittore italiano, “con questo imperativo della creatività. Io credo che per prima cosa ci vogliono delle basi di esattezza, metodo, concretezza, senso della realtà. La fantasia è come la marmellata, bisogna che sia spalmata su una solida fetta di pane”.
In un mondo in cui dobbiamo trascinare una “cassetta degli attrezzi” sempre più pesante, l’adeguamento educativo stenta a prendere visione dell’impossibilità a continuare su questa strada. Occorre quantomeno adeguare l’accesso alla conoscenza, sviluppare competenze che siano spendibili in un mercato del lavoro in profonda trasformazione, ideare una società che non oscuri ed opprima gli elementi individuali ma valorizzi socialmente ciascun cittadino ed, infine, dotare ogni soggetto di “strumenti” il più possibile olistici e flessibili. Una conoscenza che non è più situata, bensì in ogni dove, basta avere una connessione ed il gioco è fatto.
76 Worthen B. R., Sanders J. R. (1987). Educational evaluation:alternative approaches and pratical guidelines. New York: Longman.
Questo è il contesto del “pensiero creativo”, strumento essenziale per far progredire la scienza e con essa l’uomo e la società. Paradossalmente, infatti, il pensiero analogico non corre verso un prodotto o in vista di un traguardo, piuttosto adempie la sua funzione attraverso la stessa volontà di esprimersi in quanto autoreferenziale. Una spinta interna diremmo, la quale autorizza un’acquisizione di informazioni, a volte in modo involontario o apparentemente superficiale, ma che comunque si traducono in lampi di intuizione.
5.2 Formae mentis creativa
Il termine creatività spesso può generare fraintendimenti, in modo particolare nel momento in cui si collega alle più svariate abilità cognitive o, come espresso, al termine stesso di intelligenza.
Comunemente essere creativi, infatti, significa avere la capacità di produrre qualcosa che prima non esisteva, relazionando la creatività con lo spirito di innovazione e trasformazione, oppure saper risolvere un problema in maniera diversa dagli altri.
La creatività, infatti, nel suo compimento “assume quel nobile aspetto del fare umano e cioè la creazione. Creare non è difatti semplicemente un fare o un riprodurre determinati movimenti ed azioni nel corso del tempo. Esso è uno sforzo di gran lunga maggiore rispetto alla semplice azione, è una pro-azione, in quanto risulta irripetibile ed unica, un’intuizione pratica felice e risultato creativo. Quale prodotto “diverso” ed innovativo, il risultato della creazione è tanto inaspettato quanto imprevedibile, di certo funzionale ed efficiente. Creare, dunque, come atto e proclamazione del sé, opera compiuta e concepita quale passaggio dal nulla all’essere e al concreto.
Anche se presuppone una materia preesistente nella quale l’uomo sbizzarrisce il proprio essere, è nella creazione che si riscontrano le più alte speculazioni pragmatiche che danno vita ad un mondo ide-
ale, il quale spesso risulta più ordinato e conciliante del mondo reale stesso, di cui successivamente ne farà parte compiuta”77 .
In senso lato non tutta l’attività innovativa può ritenersi creativa, così come non tutte le trasformazioni avvengono per mezzo di un pensiero divergente.
Tra gli addetti ai lavori si è ampiamente dibattuto sopra il fatto che tutte le persone sono creative. Si è diffusamente dimostrato che ognuno di noi, in qualche modo, possediamo spinte che potrebbero avvicinarci alla “creazione divina”, a patto che questa potenzialità umana sia insegnata ed appresa, studiata e ricercata, sedimentata ed educata, come qualsiasi altra singolarità umana.
Sulla scorta delle riflessioni sollecitate da De Bono, Rafael Yus Ramos (1999) afferma che la creatività possiede determinate caratteristiche:
a - prerogativa naturale;
b - qualità propria di chi riesce a “guardare il mondo” attraverso un pensiero divergente;
c – attività che investe tutto il cervello. Si è largamente dimostrato, infatti, che per esprimersi si necessita della partecipazione olistica del cervello;
d – non è solo una capacità o caratteristica degli artisti. Anche se la creatività è qualcosa che è stata associata da sempre al mondo dell’arte, essa appartiene a tutti coloro che con impegno e dedizione vogliono esprimere la loro parte più naturale ed individuale;
e – è possibile solo se ci liberiamo di pregiudizi. Al fine di generare nuove idee è necessario, infatti, liberarsi di tabù, preconcetti, inibizioni e paure, nonché educare il cervello ad uscire dai modelli precostituiti del mondo esterno e vedere le varie problematiche con occhi diversi;
77 Mancini R., (2012).
f – un’azione che si lega sia all’intuizione/fantasia, sia alla conoscenza delle questioni poste in essere. L’intuizione, quale “visione del tutto”, gioca un ruolo importante nel processo di creazione, ma questa risulterà asettica ed inefficace se non sorretta da una puntuale conoscenza.
Secondo De Bono, la creatività segue la logica dei sistemi di orientamento, vale a dire auto-organizzazione. Una sintassi logica che sfocia in una semantica che offre significato alle cose ed agli eventi. Questa caratteristica evidenzia la facoltà umana nel apprendere informazioni e renderle fruibili e funzionali per il proprio agire.
In questo sistema le informazioni in entrata andranno ad arricchire l’esperienza soggettiva di conoscenza, in una sequenza di stati ed attività che diventano anche una sorta di via per accedere successivamente a quelle stesse informazioni.
In tale modo la creatività può essere descritta come la capacità di fare una deviazione laterale delle “creazioni”, e quindi cambiare la nostra percezione delle cose attraverso il “pensiero laterale”.
Su tali assunti Rafael Yus Ramos78 enuncia le fonti caratterizzanti l’atto creativo:
a - Semplicità. L’idea creatività spesso non nasce da ragionamenti troppo laboriosi, ma è una idea naturale, spendibile nell’immediato ed immediatamente fruibile da tutti. Spesso, infatti, se non si conosce la procedura standard nella risoluzione di un problema, probabilmente si è più inclini a produrre una nuova idea, semplice nella sua pertinenza ed efficienza;
b- Esperienza. L’esperienza, anche se svolge un ruolo fondamentale nel processo formativo, sovente può essere interpretabile come
78 Yus Ramos R. (2001). Educatiòn integral. Una educaciòn holìstica para el siglo XXI, Bilbao: Desclèe De Brouwer.