magazine
n. 37 ottobre 2017
FARE FUTURO 37 ottobre 2017
Autorizzazione del Tribunale di Bologna n.6858 del 26.11.1998 - Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale 70% - Aut. MBPA/CN/BO/0008/2015.
Le idee e le proposte degli Imprenditori emiliani
SPECIALE
16.000 visitatori e 1.000 stand alla sesta edizione della due giorni delle imprese
ASSEMBLEA GENERALE
Giovani e formazione al centro della relazione del presidente Vacchi nella prima assemblea pubblica di Confindustria Emilia Area Centro
FAR VOLARE GLI ITI
Al via il progetto per il miglioramento delle strutture scolastiche promosso dall’Associazione
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sommario
Le idee e le proposte degli Imprenditori di Unindustria Bologna
numero 37 ottobre 2017 DIRETTORE RESPONSABILE Marzia Barbieri
EDITORE FARE S.r.l. via San Domenico, 4 - 40124 Bologna tel. 051 6317111 - fax 051 356118 DIREZIONE E REDAZIONE CONFINDUSTRIA EMILIA sede di BOLOGNA ART DIRECTOR Lorella Luccarini - Confindustria Emilia sede di Bologna STAMPA LABANTI e NANNI Industrie Grafiche Srl viale Marconi, 10 40011 Anzola dell’Emilia (BO) PUBBLICITÀ FARE S.r.l. via San Domenico, 4 - 40124 Bologna tel. 051 6317111 - fax 051 356118 PUBBLI’ concessionaria editoriale S.r.l. corso Vittorio Emanuele 113 41100 Modena tel. 059 212194 - fax 059 226627 pubbli@pubbli.it FOTO Archivio Confindustria Emilia - sede di Bologna Gaia Degli Esposti Giacomo Maestri
CONFINDUSTRIA EMILIA
AREA CENTRO: le imprese di Bologna, Ferrara e Modena
Presidente Alberto Vacchi Direttore Generale Tiziana Ferrari Sede legale e operativa: via San Domenico, 4 - 40124 Bologna tel. 051 6317111 - fax 051 356118 www.confindustriaemilia.it Autorizzazione del Tribunale di Bologna n. 6858 del 26.11.1998 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento Postale 70% Aut. MBPA/CN/BO/0008/2015. Gli articoli presentati possono non rispecchiare le posizioni di Confindustria Emilia che comunque li ritiene un contributo sul piano dell’informazione e dell’opinione
focus
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vita industriale
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di Tiziana Ferrari
di Marianna Saguatti e Marco Taddei
ICT, motore per l’innovazione
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Speciale
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Farete, un successo da 16 mila visitatori
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Un’industria a dimensione umana
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“In una società che invecchia puntiamo su giovani e formazione”
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Emilia 4.0 - 1° Wave Tour. Alla ricerca delle startup per innovare il manifatturiero
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Farete Scuola. Largo alle giovani menti
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Far volare gli ITI
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Less is more. Progetti d’impresa diversamente abile
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“Il sapere rende pacifica una società pluralista”
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rubrica a cura di Rete ICT
di Marco Taddei
di Marianna Saguatti
di Alberto Vacchi
di MS
di MT
Premio Estense 2017
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Revolutija. Avanguardie russe al MAMbo
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news emilia
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di MS, interviste a cura di Andrea Mainardi
di MS
di Marianna Saguatti e Marco Taddei
fare 3 Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana
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focus Abbiamo chiuso con successo la sesta edizione di Farete, la prima di Confindustria Emilia Area Centro. L’evento si è confermato una preziosa occasione di incontro per gli imprenditori emiliani e uno spazio di confronto prolifico su un tema strategico per l’Associazione: il rapporto tra giovani e cultura d’impresa. “Far volare gli ITI” è il progetto dell’Associazione per ristrutturare dodici Istituti Tecnici dei territori di Bologna, Ferrara e Modena che rende gli edifici sicuri, funzionali e dotati di laboratori e materiali adeguati. “Far volare gli ITI” è la convinzione che la scuola, intesa come comunità di buone pratiche, debba essere messa in condizione di emergere. Il valore nodale della formazione tecnica, del lavoro e dell’impresa è qualcosa da trasmettere alle nuove generazioni. Una priorità che, attraverso il progetto “S. e T. - Scuola e Territorio”, Confindustria Emilia Area Centro persegue ormai da anni mettendo in campo energie, idee e risorse. L’incremento delle iscrizioni agli Istituti Tecnici del territorio rappresenta un dato confortante e il suo miglioramento resta elemento centrale della nostra mission.
Tiziana Ferrari Direttore Generale Confindustria Emilia Area Centro
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Marianna Saguatti Marco Taddei
vita industriale
AEPI INDUSTRIE PROTAGONISTA ALL’IRAN FOOD+BEV TEC 2017 Dopo sei anni l’Italia è tornata ad essere il primo partner commerciale dell’Iran all’interno dell’Unione Europea: lo certificano i dati Eurostat che riportano un volume d’interscambio record di 1,2 miliardi di euro con Teheran. Le due nazioni, eredi dell’antica Persia e di Roma, che hanno proprio fatto della cultura in tutte le sue forme il terreno fertile per le loro relazioni, hanno messo a segno un nuovo record, l’ultimo di una lunga serie. Non a caso anche il Maestro Riccardo Muti ha scelto la capitale iraniana per il suo ultimo concerto in omaggio a Verdi. Le importazioni iraniane nell’ambito delle tecnologie dei settori food, beverage e packaging sono aumentate del 34% nel 2016 per un valore di 211 milioni di euro e, nel 2019, prevede SACE, le esportazioni dell’Italia verso l’Iran dovrebbero raggiungere il massimo con una cifra compresa tra i 2,5 e i 2,6 miliardi di euro. È in questo contesto che, dal 23 al 26 maggio scorsi, si è svolta a Teheran la ventiquattresima edizione dell’International Exhibition Food & Beverage Processing and Packaging, l’Iran Food + Bev Tec 2017, alla quale ha partecipato anche AEPI Industrie, guidata da Marco Gasparri, presidente della delegazione di Confindustria Emilia - Imola e board member di Confindustria Emilia. L’azienda imolese leader nel settore dell’automazione industriale, rappresentata dalla società di consulenza di diritto iraniano e business scouting I-Pars, è stata infatti protagonista della manifestazione che ha coinvolto 547 espositori provenienti da 28 Paesi i quali hanno potuto presentare le proprie innovazioni agli oltre 40.000 visitatori professionali della manifestazione, discutendo il business del settore agrofood. Sempre nell’ambito della fiera internazionale, nella splendida cornice del ristorante al ventiseiesimo piano dell’hotel Azadi, il più prestigioso della capitale, Aepi, I-Pars e Confindustria Emilia hanno collaborato per organizzare la cena di gala “ITALY-IRAN” alla quale hanno partecipato oltre 20 aziende
italiane, lo staff dell’Ambasciata, l’Ice, Alitalia e diversi importanti membri delle istituzioni governative e industriali iraniane, proprio per testimoniare la voglia di collaborare e sviluppare sempre di più le relazioni bilaterali. Presenti tra gli iraniani: Hossein Marashi (già vice presidente della Repubblica dell’Iran e capo dello staff presidenziale), Hossein Esfahbodi (vice ministro dell’industria, miniere e commercio, presidente del consiglio d’amministrazione e direttore generale della fiera internazionale iraniana), Ahmad Jamali (direttore generale degli investimenti esteri, OIETAI), Ahmad Morad Alizadeh (ceo of Mahan Air Group), Said Sanati (direttore generale della Kerman Development Organization). Tra gli italiani: Mauro Conciatori (ambasciatore italiano), Carmelo Ficarra (consigliere di legazione – ambasciata italiana), Tony Corradini (vice direttore ICE), Lucio Rigo (Alitalia area manager), Maria Perrone (Confindustria Emilia Area Centro).
Cina per i prossimi decenni continuerà ad essere una delle forze trainanti del settore luxury. AnnaRita N è un brand che da sempre si contraddistingue per il forte legame con il territorio, quello bolognese, ma questo è solo il punto di partenza. Nel corso di oltre vent’anni abbiamo saputo ottenere importanti successi e ad oggi guardiamo con fiducia al futuro, con una particolare attenzione per l’Oriente: con Shanghai il nostro obiettivo è quello di far comprendere al mercato orientale la vera identità del brand. Il nostro è un progetto ambizioso, ritengo che per avere successo sia necessario attuare un’espansione mirata da sviluppare in un’ottica di lungo periodo”, sottolinea Graziano Salvagno, sales manager di Borg Spa. Il brand tutto
ANNARITA N ALLA CONQUISTA DELL’ORIENTE Investire in Cina non è mai stato così strategico come in questo momento. Borg S.p.A., la società di Funo di Argelato, in provincia di Bologna, che produce e distribuisce le collezioni di AnnaRita N, il marchio di abbigliamento ready-towear femminile, ha aperto all’interno del mall Golden Eagle di Shanghai un corner destinato a diventare un monomarca e che prevede di inaugurare nuovi punti vendita a Pechino e Shenzhen entro fine 2018. “La
Graziano Salvagno, sales manager di Borg Spa
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si parte alla conquista del successo. Ecco cosa significa ‘Made in Italy’, puntare su professionisti seri e appassionati e mettere a loro disposizione materiali e idee in grado di andare incontro alle esigenze della donna di oggi. Ogni storia di successo nel campo della moda, poi, non può prescindere da uno spiccato spirito imprenditoriale che, spesso, va di pari passo con la creazione e la progettazione di una rete di negozi coerenti con l’identità del marchio. AnnaRita N non è solo moda, ma un modo di vedere il mondo e di interpretarlo con gli occhi della leggerezza e dello stile”.
OCEM SPIEGA LA RIVOLUZIONE DEI SUPERCONDENSATORI italiano nato nel 1995 e che prende il nome dalla sua creatrice, la stilista e visionaria imprenditrice Anna Rita Noviello, può oggi contare su una fitta rete di punti vendita plurimarca in Spagna, Austria, Giappone, Portogallo, Francia, Belgio, Grecia, Russia, CIS, Medio Oriente, Cina, Hong Kong e Taiwan. Dal 2015 l’azienda, che può già contare su una copertura capillare di punti vendita multibrand, 560 all’attivo di cui 170 dislocati all’estero, ha visto crescere i ricavi con continuità, passando da 10,7 milioni di euro - di cui il 75% derivante dall’Italia - agli 11 milioni del 2016, registrando tra l’altro un incremento del fatturato estero del 5%. Le previsioni relative al 2017, poi, toccano i 13 milioni di euro anche grazie ad una sempre maggiore focalizzazione del marchio bolognese sull’export, che entro i prossimi tre anni potrebbe arrivare ad incidere per il 50% sul giro di affari dell’azienda: “Tutto dipenderà dallo sviluppo del nostro business, con la previsione della crescita dei ricavi a quota 20 milioni di euro di fatturato entro il 2020”, continua Graziano Salvagno. Borg Spa con oltre 50 dipendenti ha potuto raggiungere obiettivi importanti grazie, soprattutto, ai preziosi investimenti nel campo delle risorse umane. Come spiegano dall’azienda, “è proprio dalle persone, dai talenti e dall’entusiasmo di ognuno che
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e agli importanti istituti di ricerca e università italiani è stata presentata una panoramica del presente e del futuro del mondo dei supercondensatori. La giornata ha inoltre rappresentato una preziosa occasione di confronto e scambio di idee per professionisti impegnati in campi correlati tra loro e interessati ai nuovi scenari resi possibili da questa tecnologia che, come spiega Gino Cocchi, fondatore di Aretè & Cocchi Technology, “vale già 2 miliardi di dollari a livello mondiale e si pensa possa raggiungere i 6 miliardi nei prossimi anni”. Le applicazioni di questa tecnologia, che in meno di dieci anni ha conosciuto uno sviluppo esponenziale e la conseguente riduzione dei costi, porteranno nei prossimi anni a straordinarie opportunità nel campo dei sistemi elettrici ed elettronici, sia per la ricerca che per le applicazioni squisitamente industriali. Offrendo un rilascio di energia istantaneo ma molto efficiente, infatti, il supercondensatore rappresenta una soluzione ottimale per alte richieste di energia in brevissimo tempo e sembra destinato a rivoluzionare i più svariati settori, dai trasporti alle telecomunicazioni, dall’elettronica di consumo alla movimentazione
Comprendere il presente e il futuro del mondo della ricerca applicata e degli utilizzi nel settore industriale dei supercapacitors, i condensatori elettrochimici a doppio strato, meglio conosciuti come supercondensatori, realizzati utilizzando nanotecnologie basate sul carbonio e in grado di accumulare e rilasciare, in tempi che vanno da qualche frazione di secondo a qualche minuto, quantità di energia elettrica fino a milioni di volte superiori a quella dei condensatori tradizionali. È stato questo il focus del convegno internazionale “Supercapacitors: on the pulse of a revolution” che Ocem Energy Technology, divisione di Aretè & Cocchi Technology, holding industriale impegnata sul fronte dell’innovazione e dello sviluppo tecnologico in diversi settori di business, ha organizzato nella propria sede di Valsamoggia, alle porte di Bologna, lo scorso 23 maggio in collaborazione con Enea - Agenzia Nazionale Italiana per le Nuove Tecnologie. Agli oltre 70 partecipanti provenienti da Giappone, Corea, Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania Gino Cocchi, fondatore di Aretè & Cocchi Technology
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industriale, dalle apparecchiature mediche a tutte le applicazioni di big science. “Il nostro obiettivo è quello di integrare i supercondensatori nei nostri sistemi per sfruttarne le incredibili potenzialità”, aggiunge Gino Cocchi. Nata nel 1943 a San Giorgio di Piano, Ocem Energy Technology è entrata a far parte del gruppo Aretè & Cocchi Technology nel 2011 ed è oggi composta da due divisioni, Ocem Airfield Technology e Ocem Power Electronics, che occupano complessivamente 103 dipendenti, di cui 57 ingegneri. L’azienda Ocem Power Electronics è specializzata nei sistemi di elettronica di potenza per laboratori della big science atti allo studio della fusione nucleare e fisica delle particelle, che trovano interessanti applicazioni nel campo medicale,
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industriale e scientifico. Tra le prestigiose collaborazioni scientifiche e tecniche Ocem annovera Enea, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, il Consiglio Nazionale delle Ricerche ed Elettra Sincrotrone di Trieste, il GSI Helmholtzzentrum für Schwerionenforschung, in Germania, il Cern di Ginevra, in Svizzera, il Brookhaven National Laboratory, negli Stati Uniti, e Jaea in Giappone, il Consorzio Europeo Fusion for Energy, Trenitalia, la Diamond Light Source di Oxford (UK), ed il CNAO, Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica.
LA RETE AUTEBO.NET INCORPORA 01NET La Rete d’imprese per la subfornitura meccanica e meccatronica Autebo.Net cresce e si rinforza grazie all’ingresso di due imprese, 01Wiring ed Elettrotecnica Imolese, appartenenti alla Rete per la subfornitura elettronica, elettrotecnica ed elettromeccanica 01Net che confluisce quindi in Autebo. Si tratta del primo caso di “incorporazione” di una rete da parte di un’altra, un processo frutto del lavoro sinergico e dell’esperienza acquisita dalle due realtà, nella convinzione che i clienti debbano avere un interlocutore
unico dal punto di vista meccanico ed elettronico in grado di offrire un servizio flessibile e competitivo. “Nasce così la prima Rete meccatronica, capace di esprimere al meglio i parametri della quarta rivoluzione industriale”, dichiara Ivano Corsini, fondatore di Autebo (Automation Technologies Bologna), la Rete nata nel 2013 dall’aggregazione di aziende compatibili per filiera e per settore di mercato con l’obiettivo di diventare il punto di riferimento, nel territorio bolognese e non solo, per la subfornitura meccanica e meccatronica. Nel corso degli anni la Rete Autebo.Net si è ampliata ed oggi, con l’ingresso delle due realtà provenienti da 01Net, è composta in totale da 15 aziende: 01Wiring, Angelo Zani & C., AU.TE.BO. Spa (organo comune della rete), AZ.M, Baldoni, Elettrotecnica Imolese, Francia, Funari & Gentilini, Gaser Bologna, Mancini Mec-Service, Meccanica2000, Mpc, Plasticenter, Sfem e Stima. “Il mercato chiede sempre di più aggregazioni di piccole imprese e capocommesse e/o capo-filiera perché sempre di più diviene necessario razionalizzare e condividere la filiera produttiva, che contestualmente incrementa la propria competitività sul mercato”, spiega ancora Corsini. Per questo Autebo ha sottoscritto un programma di rete che prevede, tra le altre cose, la condivisione e lo scambio di informazioni o prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica e tecnologica; la condivisione di strategie di marketing comuni, quali ad esempio la partecipazione a fiere o meeting per accrescere la capacità innovativa degli aderenti; la comune fruizione delle risorse aziendali e delle specifiche competenze tecniche al fine di poter meglio perseguire gli obiettivi strategici della Rete; la realizzazione di tutti gli investimenti utili a migliorare le capacità tecniche delle imprese aderenti; l’esercizio in comune di una o più attività; l’accesso facilitato a fondi comunitari e ad agevolazioni fiscali; il focus sull’innovazione dei processi di produzione secondo i principi dell’industria 4.0; l’incremento della competitività della Rete e dei singoli aderenti. Tra i servizi proposti, progettazione e produzione di automazioni, carpenterie e protezioni;
BONFIGLIOLI, PORSCHE E BNL: UNA SINERGIA PER LA FILIERA 4.0
Regina Corradini D’Arienzo, responsabile divisione corporate banking BNL Gruppo BNP Paribas, Alberto Vacchi, presidente di Confindustria Emilia Area Centro, Sonia Bonfiglioli, presidente di Bonfiglioli Riduttori, e Giulio Busoni, partner di Porsche Consulting, durante la conferenza stampa
Il primo caso italiano di filiera manifatturiera 4.0, che ha l’ambizione di diventare il modello di riferimento per altre filiere produttive, esportabile in catene del valore di molteplici settori. È il frutto della partnership virtuosa tra Bonfiglioli Riduttori, leader italiano della meccatronica e azienda capofila dell’iniziativa, e BNL Gruppo BNP Paribas, con la consulenza direzionale di Porsche Consulting, da anni supporto strategico di Bonfiglioli. Grazie al lavoro sinergico degli scorsi mesi, infatti, è stato presentato lo scorso luglio nella sede bolognese di Confindustria Emilia Area Centro il primo modello a supporto della quarta rivoluzione industriale che mette a sistema tutti i diversi attori di una intera filiera produttiva, dall’azienda capofila ai fornitori strategici, fino al sistema creditizio. L’idea è quella di agevolare i fornitori della multinazionale bolognese consentendo loro di ottenere finanziamenti destinati alle tecnologie digitali a condizioni più vantaggiose, considerandoli come componenti di una filiera che fa capo al Gruppo Bonfiglioli. Partendo dal presupposto che l’industria 4.0 esprime le sue reali potenzialità non nelle singole aziende, ma nella rete connessa e sinergica di tutta la catena produttiva, il primo passo di questo percorso - che mira a coinvolgere in futuro altri attori e altri comparti - è già stato compiuto con la definizione di una rosa di dieci imprese che saranno le prime a finanziarsi utilizzando il nuovo metodo, attraverso una valutazione creditizia elaborata su tre elementi: la strategicità dell’azienda, il rating finanziario e il livello di digitalizzazione attuale. Il modello prevede che il network di fornitori si comporti dunque come un’azienda virtuale end-to-end, idealmente priva di barriere di transazione, efficiente e solida.
“Si tratta di un progetto pilota molto importante che sarà fortemente sostenuto dall’Associazione, perché riguarda uno degli elementi cardine del nostro contesto territoriale, cioè la filiera. Anche in chiave futura, la nostra competitività è strettamente correlata alla capacità di gestire questo tema”, ha commentato Alberto Vacchi, presidente di Confindustria Emilia Area Centro, presentando in via San Domenico il modello di finanziamento e sviluppo della filiera manifatturiera 4.0 di Bonfiglioli, Bnl e Porsche Consulting. “Il Gruppo Bonfiglioli sta crescendo, si sta impegnando in un processo di sviluppo dove la digitalizzazione è un elemento portante e fondamentale. È una sfida unica che vogliamo cogliere e giocarci al meglio, ma tutto questo non può accadere se anche i nostri fornitori non seguono questa evoluzione: non possiamo andare a velocità diverse. Per questo il modello che abbiamo sostenuto è una grande opportunità, replicabile anche in settori diversi dal nostro, per fare sistema ed arricchire di competenze condivise tutta la filiera”, ha sottolineato Sonia Bonfiglioli, presidente del Gruppo. “La nostra visione è quella di creare una perfetta sinergia tra le aziende della filiera guidata da Bonfiglioli: esse agiscono in maniera coordinata come gli elementi di un’eccellente orchestra”, ha aggiunto Giulio Busoni, partner di Porsche Consulting, a cui ha fatto eco Regina Corradini D’Arienzo, responsabile divisione corporate banking BNL Gruppo BNP Paribas: “Crediamo nell’industria 4.0 come nuovo modello di produttività capace di consolidare il valore delle nostre filiere e rafforzare ulteriormente le imprese italiane, rendendole sempre più solide e competitive a livello globale”.
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Penske Automotive Italy rappresenta in Italia il più importante Dealer Automotive del segmento Premium. Penske Automotive Italy è composta da 16 sedi tra Emilia Romagna e Lombardia e vanta un team di più di 500 collaboratori. I marchi rappresentati sono BMW, MINI, Audi, Land Rover, Maserati, Porsche e Volvo. Il principale obiettivo è la soddisfazione del cliente, sempre al centro della strategia di gruppo. Per questo motivo l’azienda opera in strutture all’avanguardia, per poter mettere a disposizione dei clienti un’esperienza unica in materia di prodotti e di servizio, dalla vendita di vetture nuove e usate, all’assistenza. penskeautomotiveitaly.com
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asportazione truciolo, taglio laser e saldatura certificata; forniture tecniche commerciali; forniture di minerali metalliferi, metalli ferrosi, semilavorati e materie plastiche; trattamenti superficiali e verniciatura industriale; montaggio, assistenza e manutenzione; installazioni, avviamenti e collaudi; progettazione elettronica, hardware, software e plc; progettazione e produzione di impianti per automazione, quadri e bordo macchina; progettazione e produzione schede elettroniche, cavi speciali e stampa 3d.
STARTKUBE BY BIOSTILE E INCI, ATTREZZATI PER LAVORARE Trasformare un hobby in lavoro, far ripartire un’impresa o lanciare una nuova startup e ravvivare l’economia dei centri abitati, valorizzando la tradizione degli antichi mestieri. Con queste finalità dall’idea di Biostile, azienda specializzata nella progettazione e sviluppo di arredi dal valore estetico e sostenibile, nasce Startʞube, il container che diventa una vera e propria officina, arricchito da efficienza energetica e design italiano. Con dimensioni, arredi e attrezzi variabili, la ‘scatola’ con cui rimettersi in gioco sul mercato del lavoro è un contenitore di soluzioni e strumenti, con un ruolo chiave nella valorizzazione e connessione tra istituzioni, imprenditori e territorio, che offre un’opportunità concreta a quanti, giovani alle prese con il mondo lavorativo e adulti che per qualche ragione sono stati tagliati fuori, stanno cercando un’occupazione. Startʞube non è semplice arredo urbano. Paragonabile ad una cassetta degli attrezzi, può diventare la prima unità produttiva di un ramo aziendale, la ‘culla’ di una startup oppure può essere configurato nella più recente versione di ‘service’ (erogatore multi servizi): distributore d’acqua potabile, punto turistico di informazioni. Può trasformarsi in uno studio di registrazione o ancora in laboratorio, piccolo o grande di falegnameria o meccanica, in birreria artigianale. Nel suo complesso si compone di pannelli fotovoltaici e termici, con accumulo energetico: la parte elettrica e
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Startʞube quanto occorre in scala piccola sia economica che dimensionale con la massima attenzione all’ambiente e una progettazione sostenibile. L’impresa può avvicinare (km 0) senza l’utilizzo di infrastrutture pesanti, realtà artigianali ai luoghi di produzione delle materie prime di tipo agricolo, minerario ed ambientale. Startʞube unisce le tradizioni del nostro paese all’innovazione e sperimentazione”, spiega Roberto Ghisellini, ideatore e fondatore del marchio Biostile. Per informazioni: info@biostile.it o www. biostile.it
progettuale è realizzata da Biostile, mentre la parte strutturale è fornita da INCI, realtà d’eccellenza in soluzioni metalliche e antisismiche. L’innovativo container ha debuttato a Bologna, nel settembre FATTURATO IN CRESCITA 2016, a “Teen Parade” di Castel Guelfo in occasione del contest della web radio E 150 GIOVANI ASSUNTI RadioImmaginaria per avvicinare i giovani NEL 2016 DI CAMST al mondo del lavoro, con il primo prototipo “Startʞube RadioImmaginaria”. Dotato Un fatturato aggregato di Gruppo di di seduta circolare dove far accomodare 580 milioni di euro più 110 milioni di gli speaker, impianto di registrazione, portafoglio estero distribuito tra società regia, cuffie e microfoni, Startʞube in Spagna, Danimarca e Germania e RadioImmaginaria ha fatto tappa in diversi 9,1 milioni di euro di utile. Sono alcuni e prestigiosi eventi aggregativi per i giovani, dei numeri più significativi del brillante tra i quali nell’aprile scorso Inhabits 2016 di Camst, la cooperativa nata nel Design Village a Milano, l’esposizione 1945 a Bologna e leader nella ristorazione dedicata all’architettura e all’abitare collettiva, che lo scorso anno ha registrato urbano, e Darsena Pop Up, il villaggio da sola un fatturato di 508 milioni di euro dei container a Ravenna. Startʞube e 4,2 milioni di euro di utile, in crescita del nasce, in modo semplice e in tempi 4,4% (mentre il settore della ristorazione rapidi, anche per dar seguito a progetti in Italia ha fatto segnare un aumento dello imprenditoriali e ripopolare le economie 0,4%), e prodotto 116 milioni di pasti sul dei piccoli centri italiani, compromessi ad territorio nazionale. Nel 2016 sono stati esempio da catastrofi naturali. È il caso del previsti inoltre 25 milioni di investimento, piccolo borgo di Sarnano, in provincia di buona parte impiegati per lo sviluppo Macerata, colpito dal terremoto, dove è stata installata la redazione antisismica Startʞube RadioImmaginaria come dono ai giovani speaker marchigiani. “Startʞube è un progetto eco-innovativo che consente l’inserimento o il reinserimento nel mercato del lavoro di nuovi produttori e attori sociali. L’impresa che costruisce macchinari e impianti fornisce a Antonella Pasquariello, presidente di Camst
CALZONI VINCE SUL MERCATO E SI AGGIUDICA IL “PREMIO IXI”
Un riconoscimento alle imprese che hanno investito nell’innovazione a tutto tondo, interpretando il rinnovamento non solo in chiave tecnologica, ma anche relativamente alla gestione delle risorse umane, alla ricerca scientifica e agli approcci finanziari innovativi. Si tratta del Premio “IXI - Imprese per l’Innovazione”, che lo scorso 23 maggio a Roma, nella sede di Confindustria, è stato consegnato a ventuno aziende italiane che si siano distinte per il loro modo di mettere in pratica questa filosofia. Tra le premiate anche l’azienda bolognese Calzoni, storico esempio di eccellenza imprenditoriale, che si è aggiudicata la prestigiosa onorificenza per aver dimostrato di investire con successo in ricerca e sviluppo e di essere capace di accrescere il suo vantaggio competitivo sul mercato, proprio grazie a una visione innovativa a 360°. Un riconoscimento di grande valore per una realtà forte di oltre 180 anni di storia e ancora oggi in grado di distinguersi per essere rimasta al passo con tempi. Da anni, infatti, l’azienda fondata nel lontano 1834 da Alessandro Calzoni rappresenta una vera e propria fucina di brevetti e prodotti all’avanguardia per il settore navale e sottomarino, richiesti e adottati dalle marine militari in tutto il mondo (comprese quella statunitense, quella inglese e quella francese oltre, naturalmente, a quella italiana). Grazie a recenti partnership strategiche, come quella imbastita con la società bolognese Lighthouse, Calzoni è inoltre riuscita a consolidare la propria presenza e le proprie competenze in un mercato innovativo come quello dei droni marini comandati da remoto, ambito in cui ricerca e nuove idee sono cruciali per lo sviluppo e la competitività dei prodotti.
“Questa esperienza di mercato e la nostra longevità sono valide testimonianze di come Calzoni sia sempre in grado di vincere le sfide poste da un mercato in continua evoluzione. Siamo stati molto contenti e in parte anche sorpresi del premio, visti i nomi delle società che hanno partecipato all’evento, decisamente più grandi e strutturate di noi. Nel contesto tecnologico in cui operiamo, per noi il concetto di innovazione si declina sicuramente in ricerca e sviluppo, intesa come investimento in nuovi prodotti ed evoluzione di quelli esistenti. Un processo che ci ha permesso non solo di crescere nel nostro mercato, ma anche di muoverci in mercati adiacenti”, commenta Gianmatteo Barbieri, managing director dell’azienda, che ha personalmente ritirato a Roma il riconoscimento all’innovazione. “Ci sforziamo di introdurre l’innovazione anche nei processi aziendali. Dal punto di vista commerciale, cerchiamo strumenti e forme collaborative con clienti e partner per soddisfare il più possibile le necessità di chi sceglie le nostre soluzioni. Internamente, invece, ormai da vent’anni abbiamo sposato la lean production per rendere i processi produttivi più sicuri, più efficienti e caratterizzati da una qualità maggiore. Il WCM e la Industry 4.0, in questo senso, non sono altro che il naturale prosieguo di questo percorso: i mercati ci stanno dando ragione e noi continuiamo a crescere. Il vero motore di tutto questo, però, sono le persone, senza il cui apporto costante nulla funzionerebbe. Per questo stiamo continuando a rinforzare la nostra squadra, assumendo nuovo personale e dando risalto alle posizioni aperte”, conclude Barbieri.
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della ristorazione commerciale: il brand “Dal 1945 Gustavo Italiano”, lanciato sul mercato per offrire ai consumatori una nuova esperienza sostenibile e innovativa, all’insegna della qualità dei menu proposti, ha rafforzato la sua presenza nei centri commerciali e in alcune città del centronord. “Tavolamica”, brand leader in Italia per la ristorazione interaziendale, con punti self service pensati principalmente per la pausa pranzo dei dipendenti, ma aperti anche al pubblico, ha iniziato un percorso di rinnovamento del format con una speciale attenzione alla sostenibilità ambientale. “Camst sta realizzando il piano strategico presentato l’anno scorso con l’obiettivo di sviluppare la presenza in Europa: abbiamo infatti acquisito quote di società in Spagna e Danimarca investendo 10 milioni di euro. Con i brand Dal 1945 Gustavo Italiano e Tavolamica abbiamo ottenuto un aumento del margine di 2,2 milioni di euro tenendo conto che il comparto della ristorazione commerciale per Camst vale complessivamente 54 milioni di euro. Attraverso la fusione con la cooperativa Gesin di Parma, inoltre, è stata creata una business unit specializzata nel facility, in grado di offrire ai nostri
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clienti un ventaglio di servizi globale”, commenta Antonio Giovanetti, direttore generale Camst. “Da 38 anni Camst chiude il bilancio in positivo, è un segnale forte che sottolinea la solidità dell’impresa con l’elevata patrimonializzazione della cooperativa pari a 201 milioni di euro. Abbiamo intrapreso un percorso virtuoso sulla responsabilità sociale, con particolare attenzione al risparmio energetico, alla riduzione dello spreco di cibo e sensibile al benessere animale. Per noi questo significa essere percepiti come un gruppo che sa ascoltare e soddisfare i bisogni di lavoratori e consumatori, tendendo una mano a coloro che scelgono un marchio anche in relazione alla capacità di prestare attenzione non soltanto alle esigenze del singolo ma di un’intera comunità”, ha commentato Antonella Pasquariello, presidente di Camst. Un elemento rilevante riguarda anche l’occupazione che cresce con un saldo attivo di 174 occupati in più (+1,6%), un dato ampiamente superiore alla lieve crescita nazionale che è stata solo dello 1,1%. Spiccano soprattutto i giovani, infatti sono stati assunti 150 under 35, in prevalenza donne. La cooperativa presenta dunque ai suoi 7.373 soci lavoratori, in crescita del 5% rispetto all’anno precedente,
e ai suoi 4.247 soci sovventori un risultato economico positivo, raggiunto in un anno segnato da importanti sviluppi nei settori strategici di impresa.
BOLOGNA FOTOGRAFATA, TRE SECOLI DI SGUARDI La fotografia per raccontare una storia. Anzi, tante storie. Quelle di Bologna e dei bolognesi, dei loro volti e dei loro cambiamenti attraverso gli sguardi dei fotografi. Bologna fotografata, questo il titolo della mostra che la Cineteca di Bologna ha allestito nel Sottopasso di Piazza Re Enzo, nel cuore della città, dallo scorso 9 giugno e che sarà aperta al pubblico e disponibile anche per visite guidate fino al prossimo 7 gennaio. Centinaia di fotografie per attraversare le vicende storiche di Bologna e comporre un ritratto capace di attraversare, come recita il sottotitolo della mostra, “Tre secoli di sguardi”: l’Ottocento, tutto il Novecento, e il nuovo millennio. Un racconto vivo della città, della sua gente. È quello che può fare lo sguardo di un fotografo, testimone instancabile di tutto ciò che accade, della vita di tutti
CEFLA, 85 ANNI DI STORIA E UN FATTURATO DA RECORD Cefla Finishing è leader mondiale nella verniciatura, decorazione, stampa digitale del legno e dei suoi derivati ed è all’avanguardia anche nelle tecnologie dedicate ai settori della finitura di vetro, plastica, fibrocemento, materiali compositi e metallo. Cefla Shopfitting è uno degli interlocutori principali per il retail e la grande distribuzione nell’interpretare e anticipare i trend del mercato, coniugando design, innovazione, ergonomia, funzionalità e soluzioni di proximity marketing. Cefla Shopfitting è inoltre leader nella produzione di strutture e attrezzature per il punto vendita quali scaffalature, banchi cassa e carrelli spesa. Cefla Medical Equipment, con marchi prestigiosi come Anthos,
Cefla ha celebrato lo scorso giugno, con una grande festa all’autodromo “Enzo e Dino Ferrari” di Imola, i suoi 85 anni. Si è trattato di una delle molteplici iniziative che l’azienda ha programmato nell’arco di un anno. L’evento, che prevedeva oltre alla cena anche uno spettacolo comico di Paolo Cevoli con un gran finale a base di musica da ballo suonata dal vivo, ha visto la partecipazione di oltre mille persone, principalmente dipendenti e soci di Cefla. L’azienda ha voluto celebrare l’importante ricorrenza anche con la città di Imola organizzando, sabato 30 settembre, l’open-day delle sedi imolesi, al fine di sottolineare il forte legame con il territorio in cui, il 4 maggio 1932, nove soci fondatori avviarono la vicenda di questa industria multibusiness. Oggi Cefla conta quasi 2.000 addetti e una trentina di insediamenti in Italia e all’estero, circa la metà dei quali sono anche stabilimenti produttivi. A rendere la ricorrenza degli 85 anni ancor più significativa è il risultato record del 2016, con un fatturato che ha toccato quota 468 milioni di euro (+5,5% rispetto all’anno precedente) e un miglioramento della redditività che ha portato l’utile netto a 17,5 milioni (+9,4% rispetto al 2015), nonostante gli importanti investimenti fatti nell’arco di tutto l’anno passato. Si confermano quindi il trend di crescita intrapreso cinque anni fa e il ruolo di player di riferimento in tutti i mercati in cui Cefla opera con le sue business unit: Cefla Impianti, Cefla Finishing, Cefla Shopfitting, Cefla Medical Equipment e C-Led. Cefla Impianti è la più storica delle business unit e progetta, realizza e cura sistemi complessi di impiantistica civile e industriale. Da tre decenni, opera nel comparto energetico costruendo impianti di cogenerazione a gas naturale e produzione di energia, impianti di recupero termico e per la depurazione dei flussi gassosi. Nei settori dell’impiantistica civile e industriale, così come in quelli della produzione energetica e in quello oil&gas, Cefla svolge anche attività di service tecnologico e global service.
Castellini, Stern Weber, Victor, MyRay, NewTom e Mocom, è il primo produttore europeo di riuniti dentali e, grazie a una costante ricerca, è propulsore di innovazione in tutte le aree di competenza: riuniti, radiologia, sterilizzazione, accessori e strumentazione dinamica. C-Led, infine, è la nuova società di Cefla, inaugurata nella primavera del 2016, rivolta al business dell’illuminazione Led. Il target a cui si rivolge è quello delle imprese che operano nei settori dell’illuminazione industriale, del visual merchandising, dell’interior design e dell’illuminazione pubblica (outdoor). Questa nuova business unit di Cefla sta inoltre sviluppando prodotti in ambiti quali: tecnologie per il growing, lampade per utilizzi in ambito medicale, sistemi di illuminazione “intelligenti” in ambito di building automation, componenti per l’illuminazione nelle aree di vendita, sviluppo dei sensori beacon al servizio delle tecnologie di proximity marketing.
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i giorni, degli immensi cambiamenti che la storia ha impresso al secolo breve. Così, attraverso lo sguardo di molti fotografi, la mostra vuole ripercorrere la Bologna che si affaccia alla modernità, pur lasciando ancora all’obiettivo dei fotografi qualche scampolo di maestosa antichità (le mura) o un inimmaginabile profilo fluviale, che oggi riemerge agli occhi stupiti dei turisti che si affacciano alla finestrella sul Reno. La capacità unica della fotografia di cogliere e fissare le rivoluzioni urbanistiche a cavallo tra Otto e Novecento è la scintilla che innesca il lungo viaggio di Bologna fotografata, nel corso del quale il visitatore incontra personaggi e storie della città: dagli ultimi anni dello Stato Pontificio alla Prima guerra mondiale, con i grandi cambiamenti urbanistici che hanno trasfigurato il reticolato medievale del centro storico; dal fascismo alla Liberazione; la rinascita del Secondo dopoguerra; dal 1968 all’attentato alla stazione; uno sguardo al presente. Queste le macrosezioni lungo le quali si dipana un cammino che intreccia quello della fotografia stessa, arte e mestiere che a Bologna ha visto lavorare artisti come Enrico Pasquali, Aldo e Paolo Ferrari, Nino Comaschi, Walter Breviglieri, Antonio Masotti, Piero Casadei, Luca Villani, Enrico Scuro, Nino Migliori. La fotografia è allora anch’essa protagonista: non una semplice carrellata di foto, ma una messa in scena dell’immagine, nel suggestivo labirinto di uno spazio, restituito alla vita cittadina e riscoperto in tutta la sua bellezza, come il Sottopasso di Piazza Re Enzo. Ma protagonisti sono soprattutto tutte le bolognesi e i bolognesi: quelli ritratti nelle foto più antiche e tutti
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quelli che hanno voluto e vorranno contribuire all’arricchimento della mostra con le loro foto e le loro testimonianze. Il Sottopasso torna a essere - com’era pensato alla sua progettazione alla fine degli anni Cinquanta - luogo d’incontro e conoscenza: così la Cineteca di Bologna, che custodisce anche la memoria fotografica della città, entra in dialogo con i cittadini, alla ricerca dell’identità di Bologna. “Dopo il successo della mostra ‘Lumière. L’invenzione del cinematografo’, la Cineteca ha immaginato una mostra con lo stesso approccio di quella dedicata ai fratelli Lumière. Una mostra storica, formativa e divertente, che consente al pubblico di scoprire la città, la sua storia, le persone e i luoghi osservati da decine di fotografi. Una mostra realizzata in gloria degli archivi. Bologna è una città ricca proprio perché vi sono tanti archivi che si impegnano nell’opera così importante di conservazione della memoria”, racconta il direttore della Cineteca di Bologna, Gian Luca Farinelli. Per maggiori informazioni sulle convenzioni e le visite guidate riservate agli Associati di Confindustria Emilia: bolognafotografata@ cineteca.bologna.it
COMBO LAB, LA MANIFATTURA DEGLI EVENTI Il settore degli eventi in Italia è in continua evoluzione e in decisa crescita: nel 2016 si sono infatti svolti nel nostro Paese 387mila eventi che hanno visto la presenza di 28,1 milioni di partecipanti (+8,4% rispetto al 2015). Ugualmente positivi i trend di dimensione e durata degli eventi, che negli ultimi tre anni hanno fatto registrare il passaggio da 69 a 73 partecipanti in media per evento per una durata che è cresciuta da 1,2 a 1,4 giorni (dati dell’Osservatorio Italiano dei Congressi e degli Eventi). Il mestiere di organizzare eventi necessita dunque di professionalità sempre più
specializzate in grado di soddisfare, e molto spesso anticipare, le esigenze di ogni singolo cliente. Combo Lab - La Manifattura degli Eventi nasce con questo intento, ovvero progettare, organizzare e gestire eventi su misura: l’esperienza pluriennale in ambito fieristico ed un approccio estremamente operativo volto alla soddisfazione del cliente e alla cura dell’evento in tutti i suoi aspetti, sono i tratti distintivi del team. Nata a Bologna alla fine del 2015, Combo Lab sviluppa la sua attività a partire dal settore automotive, in cui lo staff ha maturato un know how pluriennale dando vita, nel suo primo anno di attività, a inedite iniziative legate al mondo della mobilità elettrica e attraverso la gestione della segreteria operativa dell’Associazione Motor Valley Development. “Automotive dunque, dal green ai brand che rappresentano l’emblema della sportività emiliano-romagnola, ma non solo: i professionisti del nostro team sono attivi nell’ideazione, organizzazione e gestione di eventi di ogni tipo, nella consapevolezza che ogni evento sia una potente forma di comunicazione live”, spiegano da Combo Lab. “I dati diffusi dall’OICE ci segnalano che il principale committente di eventi risulta essere il segmento aziendale con oltre la metà degli eventi svolti in Italia tra
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CEMASTIR CRESCE E INAUGURA LA NUOVA SEDE Cambio di sede per Cemastir, da oltre 40 anni specializzata nella progettazione e produzione di macchine lavametalli ad acqua altamente personalizzate per il trattamento di parti e componenti per l’industria, che nel maggio scorso ha inaugurato il nuovo stabilimento a Zola Predosa, in provincia di Bologna, con una cerimonia alla quale hanno preso parte tra gli altri il sindaco di Zola, Stefano Fiorini, l’assessore alle attività produttive, Alessandro Ansaloni, i collaboratori e i clienti. Un passo importante per un’azienda ambiziosa che punta a diventare leader di mercato nel proprio settore ed una eccellenza industriale italiana proiettata sui mercati internazionali. “Il costante aumento dell’attività registrato negli ultimi anni ha reso necessario l’allargamento degli spazi e quindi il trasferimento dalla storica sede di Castel Maggiore a quella nuova e più moderna di Zola Predosa. Le metrature e le strutture della realtà precedente non ci bastavano più e soprattutto non avrebbero consentito un ulteriore sviluppo, che è invece assolutamente una nostra priorità”, spiega Alberto Tromponi, amministratore delegato dell’azienda. E quello di Cemastir è un percorso di crescita che prosegue ininterrotto da ormai dieci anni, da quando Tromponi, allora impegnato nel settore commerciale, decise di rilevare e rilanciare l’impresa insieme ad alcuni investitori, facendole fare un importante salto di qualità. “Abbiamo fin da subito voluto preservare la storia e l’esperienza di Cemastir e basare la filosofia aziendale sullo sviluppo tecnologico e sulla flessibilità, rendendoli i tratti distintivi della nostra attività. Per le realtà di medie dimensioni che vogliono
convention, meeting e lanci di prodotto. La relazione con le aziende è dunque cruciale per un’agenzia. Combo Lab ha un approccio flessibile: può infatti occuparsi della produzione in tutte le sue fasi, a partire dall’ideazione e definizione del concept, fino al supporto al cliente nella realizzazione operativa, ma anche solo in uno degli aspetti che costituiscono un parziale tassello rispetto alla complessità di un evento”, continuano dall’agenzia. Per la promozione dell’evento, Combo Lab definisce format commerciali e di
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competere sui mercati internazionali è infatti fondamentale offrire un valore aggiunto, servizi che le grandi multinazionali non sono in grado di erogare. Per noi ‘flessibilità’ significa ascoltare il cliente e lavorare al suo fianco per creare macchine capaci di rispondere alle sue esigenze di lavaggio più specifiche e di integrarsi con le sue linee di produzione: quelli che escono dal nostro stabilimento sono davvero pezzi unici costruiti su misura per il cliente”, aggiunge l’ad di Cemastir. Grazie alle recenti acquisizioni dei marchi storici Ama Universal e Delfino, poi, l’azienda ha esteso la propria gamma ai solventi clorurati, all’alcol modificato e agli idrocarburi di classe AIII ed è oggi in grado di garantire un’offerta completa di impianti per il trattamento delle superfici a svariati settori industriali quali automotive, aerospaziale, metalmeccanica, elettromeccanica, elettronica, ottica e trattamenti termici. “Il nostro successo è dimostrato dai numeri di un fatturato in costante crescita e i risultati che stiamo ottenendo sono motivo di grande orgoglio. Siamo anche consapevoli che il merito sia soprattutto dei dipendenti, dei clienti e dei fornitori, nonché della comunità e delle famiglie che li sostengono. È sempre importante riconoscere il valore del lavoro di squadra, per questo non smettiamo di ringraziare chi ha creduto e crede in questo progetto. Nei prossimi anni ci aspettano sfide importanti, come la strutturazione del reparto assistenza post-vendita e l’ulteriore incremento del parco clienti. Ci siamo prefissati obiettivi molto ambiziosi di consolidamento e di crescita, ma siamo sicuri che lavorando insieme li centreremo!”, conclude Alberto Tromponi.
sponsorizzazione, realizzando attività di vendita oltre a supportare il cliente nella comunicazione attraverso la definizione dell’immagine coordinata, la gestione dell’ufficio stampa e PR etc. Combo Lab realizza inoltre roadshow, tour di promozione prodotto, fiere, convegni, eventi corporate, a partire dalle attività di segreteria passando a tutte le fasi organizzative: negoziazione con gli hotel, con i fornitori e con gli sponsor, redazione del budget e relativa promozione dell’evento. Nel portfolio della realtà
bolognese è possibile trovare anche attività di alta formazione e coaching, nonché di ideazione e realizzazione team building e incentive travel. “Cos’è importante nella realizzazione di un evento? Qualità, tempismo, competitività, insieme a una buona dose di creatività, sono caratteristiche fondamentali nel lavoro di un event planner. Lavoro che, se realizzato con professionalità, contribuisce a creare un importante indotto, generando un circolo virtuoso sul territorio”, concludono da Combo Lab.
CONSORZIO COLIBRÌ, ADERISCE ANCHE FONDAZIONE ANT
tumore”. ANT, proprio come il modello in grado di rispondere in modo unitario a integrato Colibrì, offre un supporto, di bisogni sempre più diversificati e complessi. cura e assistenza, nell’ottica del ‘benessere globale’ e di una ‘rete allargata’ anche al Cresce qualitativamente il Consorzio ruolo del territorio e delle istituzioni. Si Colibrì con l’ingresso di Fondazione ANT parla di approccio multidimensionale e STILE E PRESTAZIONI DUCATI Italia Onlus, accolta da qualche mese nella di un team di specialisti impegnati su più ALL’ARMA DEI CARABINIERI piattaforma regionale integrata di servizi fronti: dalla prevenzione all’assistenza, dalla sanitari e socio sanitari. La Fondazione ricerca alla formazione, all’innovazione Le Ducati Multistrada 1200 S e Multistrada ANT (Assistenza Nazionale Tumori), tecnologica. “L’ingresso di ANT rappresenta 1200 Enduro fanno il loro ingresso ufficiale avviata nel 1978 dall’oncologo Franco la conferma che questo nuovo modello di nel parco veicoli a disposizione dell’Arma Pannuti, oggi rappresenta la più ampia aggregazione, basato sulla condivisione dei Carabinieri. Le moto della Casa di realtà italiana non profit per l’assistenza di precisi valori etici e sulla ricerca della Borgo Panigale, infatti, vanno a rafforzare specialistica domiciliare ai malati di tumore massima qualità ed efficienza attrae partner il parco mezzi del servizio di pronto e la prevenzione gratuite. Oltre 120.000 prestigiosi e specializzati. Insieme ad ANT intervento e controllo del territorio dei persone (dato aggiornato a gennaio 2016) il Consorzio può progettare nuove forme nuclei radiomobili delle principali città di integrazione fra servizi a tutto italiane, a partire da Roma e Milano. vantaggio dei pazienti”, commenta Dopo la giornata di presentazione ufficiale la dirigenza del Consorzio Colibrì. dei motoveicoli organizzata a Roma lo Accomunano le due realtà l’impegno scorso 22 maggio nel parco interno alla costante nella ricerca scientifica, sede del comando generale dell’Arma, a la continuità dell’assistenza e la cui hanno preso parte l’amministratore formazione del personale sanitario delegato di Ducati, Claudio Domenicali, e socio assistenziale. Sono tutti il comandante generale di corpo d’armata, strumenti di crescita e rafforzamento Tullio Del Sette, e i vertici dello stato con l’obiettivo di garantire ai maggiore dei Carabinieri, è stato un evento pazienti alti standard qualitativi e di particolare importanza e risonanza a fondamentale e centrale in tutti i vedere il debutto delle moto, che sono processi rimane la figura del paziente state utilizzate infatti nel corso del G7 di e del cargiver. La strada già intrapresa Taormina, il 26 e 27 maggio scorsi. Le dal Consorzio Colibrì è quella di Multistrada 1200 S e Multistrada 1200 estendere il portafoglio delle sue Enduro sono state realizzate per l’Arma con attività in aree differenti dell’Emilia i colori e i loghi della livrea istituzionale e, grazie alla progettazione di Focaccia Averardo Orta, amministratore delegato del Consorzio Colibrì Romagna, non solo nella baricentrica sede bolognese, con l’obiettivo di Group Automotive, vantano lo specifico consolidare a livello regionale il allestimento previsto per questo utilizzo: sono state curate da ANT in 10 regioni processo di convergenza e integrazione tra sono state integrate con appositi dispositivi italiane: Emilia-Romagna, Lombardia, strutture diverse, sfruttare sinergie Veneto, Toscana, Lazio, Marche, Campania, possibili, costruire logiche e standard Basilicata, Puglia e Umbria. 520 tra professionali da condividere. In medici, infermieri, psicologi, nutrizionisti, futuro, nella progettazione dei nuovi fisioterapisti, farmacisti, assistenti sociali e servizi del Consorzio Colibrì, la cui operatori sono i professionisti che lavorano crescita è testimoniata dai numeri per la Fondazione che può contare inoltre (5.300 operatori, 232,9 milioni di sull’operato di oltre 2.000 volontari, fatturato, 349.200 mila utenti serviti, impegnati soprattutto in attività di raccolta 2.978 posti letti autorizzati), ANT fondi e di logistica nelle 120 delegazioni potrà avere certamente un ruolo ANT presenti in Italia. In merito all’adesione molto significativo. Le strutture di ANT al network regionale Colibrì, aderenti a Colibrì operano all’interno Raffaella Pannuti, presidente di Fondazione del sistema integrato di servizi ANT Italia Onlus, ha dichiarato: “Ci fa socio-sanitari e sanitari della regione piacere essere accolti in questo consorzio, Emilia-Romagna, ma non solo, che Claudio Domenicali, amministratore delegato Ducati Motor in cui speriamo di trovare nuovi stimoli per intende realizzare un nuovo welfare Holding, e Tullio Del Sette, comandante generale dell’Arma migliorare l’assistenza ai nostri sofferenti di di comunità locale e regionale che sia dei Carabinieri
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sonori e luminosi, equipaggiate di radio veicolare CC e predisposte all’alloggiamento per l’armamento di reparto. “Ducati è particolarmente orgogliosa di poter mettere a disposizione la tecnologia, lo stile e la qualità delle proprie moto all’Arma dei Carabinieri, che potrà contare sul meglio della tecnologia avanzata made in Italy a due ruote per il segmento dual touring. Con i suoi 160 CV la Multistrada è un veicolo eccezionale come combinazione tra prestazioni, indispensabili per i particolari impieghi a cui l’Arma dedica questi veicoli, comfort, guidabilità e capacità di carico. Sono davvero convinto che la tipica sportività Ducati combinata con la qualità e affidabilità del nostro marchio rappresentino una combinazione eccellente per questo impiego. A nome dell’azienda che rappresento e di tutti i lavoratori, ringrazio l’Arma dei Carabinieri per la fiducia e l’opportunità di offrire il nostro contributo al loro prezioso lavoro, combinando due eccellenze italiane”, ha commentato Claudio Domenicali, amministratore delegato di Ducati Motor Holding. “È motivo di grande soddisfazione e orgoglio che la Ducati abbia messo a disposizione dell’Arma questi gioielli dell’industria italiana delle due ruote. Sia la moto che la Casa rappresentano eccellenze italiane riconosciute a livello internazionale, dove anche l’Arma, soprattutto nel recente passato, esprime la sua cifra distintiva. Legare il nome dell’Arma dei Carabinieri
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al prestigioso marchio Ducati, con il suo glorioso passato di tradizione e successi, costituisce un evento di grande importanza storica che ha già dato importanti risultati in occasione del G7 di Taormina”, ha affermato il comandante generale dell’Arma, Tullio Del Sette.
UN 2017 DI STELLE E SUCCESSI PER DVP VACUUM TECHNOLOGY Una lunga scia di soddisfazioni e risultati in questa prima parte del 2017 per DVP Vacuum Technology, azienda che compete a livello mondiale nel settore delle pompe per vuoto e compressori. La scorsa primavera l’impresa di San Pietro in Casale, in provincia di Bologna, ha infatti suscitato un notevole interesse tra i visitatori della fiera mondiale delle tecnologie per l’industria Hannover Messe e dell’Interpack di Düsseldorf grazie al debutto della sua ultima creazione innovativa: StarLink, la pompa intelligente 4.0, prima piattaforma cloud integrata per il controllo remoto dei sistemi per il vuoto. “Con questo speciale dispositivo si possono controllare i parametri significativi della pompa per vuoto su una piattaforma web che riceve il segnale da StarLink direttamente su pc, tablet o smartphone. Temperature di lavoro, pressione dell’impianto, ore di esercizio della pompa, corrente
assorbita dal motore, livello dell’olio e di intasamento del filtro disoleatore diventano così disponibili e monitorabili più velocemente e al meglio”, spiegano da DVP Vacuum Technology. Disponibile sulle pompe per vuoto e i compressori DVP con un design tecnico industriale completamente rinnovato ideato dallo studio di consulenza Miquadra, StarLink permette infatti di evitare fermi-macchina imprevisti, pianificare la manutenzione e, grazie ad alert preventivi, di supervisionare i processi e controllarne i costi. Ma i motivi di orgoglio per DVP riguardano anche il capitale umano: risale al maggio scorso il conferimento, da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, del prestigioso riconoscimento “Stella al merito 2017” al responsabile montaggio Marco Gallerani. Nel corso della premiazione, avvenuta nella straordinaria cornice dell’Aula Magna di Santa Lucia a Bologna, Gallerani è stato scelto tra centinaia di candidati provenienti da tutta Italia, di cui 140 dall’Emilia-Romagna, e insignito del titolo di Maestro del Lavoro. Il testo con cui DVP lo ha presentato alla commissione apposita evidenziava come Gallerani abbia “seguito un percorso di esperienza e crescita professionale vedendo nella collaborazione e nel confronto con i colleghi e collaboratori un aspetto fondamentale. Divenendo negli anni punto di riferimento per l’azienda quanto a serietà e condivisione di valori, obiettivi e passione. Sempre pronto a mettersi in gioco, a cogliere le occasioni per sé ma soprattutto per i suoi collaboratori, per valorizzarne capacità e peculiarità”. E sono proprio la fiducia e la stima riposte nei propri dipendenti attuali e futuri che hanno portato DVP ad aderire al progetto di alternanza scuola-lavoro che, in partnership
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con l’Istituto Statale di Istruzione Superiore J. M. Keynes di Castel Maggiore, alle porte di Bologna, comporta l’attivazione di alcuni tirocini didattico-pratici. I primi ragazzi partecipanti, del quarto anno, sono entrati in azienda il 22 maggio scorso con l’obiettivo di confrontarsi in prima persona con il mondo del lavoro, di acquisire sul campo la capacità di lavorare in team e di analizzare i problemi, di approfondire interessi personali o scoprirne di nuovi. “Il tirocinio ha rappresentato un momento di apprendimento, interscambio e crescita per tutti. Per i ragazzi si è trattato di un percorso di formazione ad hoc, da condividere sia con il tutor aziendale che li ha affiancati in DVP, sia con il tutor scolastico e i compagni di classe. Per i dipendenti è stata invece una preziosa occasione per rinvigorire l’entusiasmo collaborando e insegnando a chi ha aspettative nei confronti del futuro”, concludono dall’azienda.
ERIDANIA DAL 1899 IL BRAND ITALIANO DELLA DOLCEZZA Oltre il 32% di quota di mercato a valore, seguita dalle private label con il 22,9% complessivo, mentre il primo follower di marca si ferma all’11,6% (fonte IRI tot. Italia - escluso discount - YTD aprile 2017). Sono i felici numeri di Eridania Italia, che conferma la propria leadership nel mercato dello zucchero e dei dolcificanti, con un portafoglio top brand nel quale spicca Eridania, storico marchio della dolcificazione italiana: nato nel 1899, con i suoi quasi 120 anni di vita e di prodotti innovativi l’azienda bolognese è espressione di una realtà di spicco dell’agroindustria
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italiana. Non a caso, dopo le celebrazioni per i 110 anni del marchio, che si sono svolte nel 2009 sul palcoscenico dell’Arena del Sole di Bologna, la società ha già messo in cantiere un grande evento in occasione dell’ormai prossimo traguardo dei 120 anni. Perfetto esempio di fedeltà ai valori della tradizione coniugata a una forte spinta all’innovazione, Eridania vanta un’elevatissima brand awareness (oltre il 90%) da parte dei consumatori. Se il mercato fotografa una situazione caratterizzata da una lieve flessione (-0,3% in valore, -1,6% in unità), alcuni segmenti sono in controtendenza: quello dello zucchero, le specialità (+3,4% in valore e +1,3% in unità) e, in particolare, lo zucchero di canna (rispettivamente +6,6% e +5,5%). Per quanto riguarda i dolcificanti, crescono invece i prodotti a base Stevia (+9,1% e +9,4%). I dati IRI confermano dunque che i consumatori si stanno sempre più orientando verso prodotti biologici, integrali, ipocalorici, salutistici e naturali. “Ecco perché Eridania Italia ha scelto di continuare a investire sulla diversificazione del portafoglio prodotti, innovando la propria offerta e orientandola sempre più alla soddisfazione dei trend di consumo che premiano salute e benessere. Inoltre, nel suo ruolo di leader, l’azienda mira a crescere creando valore per la categoria e per i partner della distribuzione. Ciò si traduce non solo in innovazione di prodotto, ma anche in un progetto di category che da anni Eridania Italia propone ai partner commerciali: una soluzione che parte dalla visione futura del mercato e, lavorando su un modello econometrico esclusivo dell’azienda, definisce una soluzione di scaffale
maggiormente performante in termini di vendite e di margini”, spiegano da Eridania Italia, oggi controllata al 100% dal gruppo cooperativo francese Cristal Union, uno dei maggiori poli saccariferi comunitari con 15 siti produttivi e un giro d’affari pari a 2 miliardi di euro, che conta 2.400 addetti e 1.500 clienti in 60 Paesi nel mondo. Category captain della dolcificazione, Eridania Italia occupa oltre 100 dipendenti tra la sede di Bologna e l’impianto di Russi, in provincia di Ravenna, e prevede per il 2017 un fatturato di oltre 200 milioni di euro, in crescita del 10% rispetto al 2016. L’azienda può contare su una dinamica struttura marketing, commerciale e supply chain, su un assortimento ampio e in costante evoluzione che comprende brand come Zefiro, Tropical e Truvia®, e su un centro di confezionamento retail tra i maggiori in Europa, con una potenzialità di oltre 130.000 tonnellate/anno.
ERRETI FESTEGGIA IL DECIMO COMPLEANNO Dieci anni nel mondo della ferramenta. La storia di Erreti, che lo scorso 24 giugno ha spento le sue prime dieci candeline nel corso di una giornata di festeggiamenti che ha coinvolto la clientela più fedele e previsto anche una serie di dimostrazioni da parte di alcuni fornitori, è iniziata nel 2007 quando il titolare, Riccardo Tavolazzi, ha rilevato una delle più vecchie ferramenta di Molinella, alle porte di Bologna. In breve tempo Erreti si è affermata sul territorio facendosi conoscere nelle province di Bologna e Ferrara e ampliando il proprio raggio di azione fino a Modena e Ravenna. Ben determinata a seguire con costanza lo sviluppo tecnologico del proprio settore di riferimento, negli anni Erreti ha implementato i servizi offerti anche nei rami dell’oleodinamica, pneumatica, antinfortunistica e giardinaggio. “Non siamo più solo una ferramenta. Dopo l’acquisto dei nostri prodotti, infatti, il cliente non viene abbandonato, ma è invece affiancato da un puntuale e preciso servizio post vendita che comprende consulenza, assistenza e riparazione in tutti
DEDAGROUP, TRA ACQUISIZIONI E RICONOSCIMENTI Soddisfazione doppia per Dedagroup, che nel giro di pochi mesi è stata insignita di due importanti riconoscimenti dedicati all’innovazione made in Italy e lo scorso maggio ha annunciato l’acquisizione di Officine Digitali, web agency di rilievo nazionale specializzata nella realizzazione di progetti digitali di alto profilo e sviluppo di soluzioni applicative per l’integrazione di contenuti su piattaforme tecnologiche. Officine Digitali è stata incorporata in Dedagroup Wiz, l’azienda del Gruppo specializzata nella progettazione di esperienze digitali, andando così a rafforzarne ulteriormente l’offerta e dando vita ad una realtà che sviluppa un fatturato di 5,5 milioni di euro, ha all’attivo oltre 500 portali gestiti e impiega 65 figure altamente specializzate nelle sedi di Bologna, Napoli e Lugano, in Svizzera. Fondata a Bologna nel 1997 da esperti di grafica digitale e di sviluppo software, Officine Digitali supporta i clienti del settore pubblico e privato nella realizzazione di progetti focalizzati sulla creazione di valore attraverso un’ampia gamma di soluzioni che soddisfano esigenze di digital & web design, e-commerce, content management, mobile applications e digital signage. L’acquisizione di Officine Digitali consolida la storica presenza di Dedagroup sul territorio bolognese - oggi forte di due sedi (Casalecchio e Castenaso) e oltre 150 collaboratori distribuiti tra tutte e 5 le proprie Business Unit - e contraddistinta dall’ esperienza e dal know-how garantiti da realtà come Dedanext e Idea Futura, confluite negli anni nel Gruppo. “L’operazione è un ulteriore passo che Dedagroup ha compiuto per aiutare i propri clienti a cogliere tutte le opportunità di crescita dell’era digitale. L’acquisizione di una realtà significativa come Officine Digitali rafforza il patrimonio di competenze, esperienze e soluzioni del Gruppo, in linea con la strategia di sviluppo che intendiamo perseguire nei prossimi anni, volta a posizionare Dedagroup come partner di aziende ed enti impegnati nella trasformazione digitale, fattore chiave di sviluppo dell’intero sistema Paese”, commenta Gianni Camisa, ceo di Dedagroup. “Con Officine Digitali Dedagroup Wiz aumenta le sue dimensioni rispondendo all’esigenza del mercato di interagire con soggetti robusti nella realizzazione di progetti digital importanti. Grazie alle competenze acquisite si rafforza la nostra capacità di affiancare le aziende medio-grandi nei loro progetti di innovazione digitale, straordinaria opportunità per ampliare il business”, sot-
tolinea Giovanni Scardovi, ceo di Dedagroup Wiz. A completare questo quadro favorevole, nel settembre 2016 l’azienda si è aggiudicata il premio “IXI - Imprese per l’Innovazione - Andrea Pininfarina”, il più importante riconoscimento dedicato all’innovazione made in Italy, ideato da Confindustria con la collaborazione dell’Associazione Premio Qualità Italia e della Fondazione Giuseppina Mai. Consegnato lo scorso 23 maggio nelle mani del presidente di Dedagroup, Marco Podini, presso la sede centrale di Confindustria in Viale dell’Astronomia a Roma, il Premio è conferito alle imprese capaci di accrescere il proprio vantaggio competitivo attraverso l’innovazione a 360 gradi. In virtù di questo importante riconoscimento, l’azienda è stata selezionata anche tra le assegnatarie del Premio nazionale per l’innovazione, il “Premio dei Premi”, ricevuto nel settembre 2016 al Quirinale alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del ministro della pubblica amministrazione, Marianna Madia, e dell’allora ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Stefania Giannini. La motivazione con cui il presidente Mattarella ha consegnato il premio a Marco Podini certifica che Dedagroup è caratterizzata da un “sistema di pianificazione e controllo dei progetti di innovazione sostenuto da una struttura organizzativa di coordinamento delle attività di sviluppo a livello internazionale”. “Siamo orgogliosi di questo doppio riconoscimento, che va a celebrare l’impegno e gli investimenti che hanno caratterizzato il nostro Gruppo in questi anni. Un successo che premia un modello di business capace di abbinare l’innovazione a una governance solida”, ha dichiarato Podini ritirando il Premio.
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i settori trattati”, spiega Riccardo Tavolazzi. È stata proprio la determinazione del titolare a favorire la crescita di Erreti, che oggi può contare su cinque dipendenti altamente qualificati, su un fatturato ormai consolidato di oltre 800.000 euro e su una ricca rosa di servizi proposti che comprende, ad esempio, duplicazione di chiavi e di telecomandi, la riparazione e manutenzione di pompe e motori oleodinamici, cilindri e valvole, la realizzazione di tubi raccordati a marchio Dunlop a disegno in tempi rapidi per tutti i tipi di applicazione, il montaggio e l’assistenza di compressori ABAC-FIAC, gli ampliamenti impianti aria compressa, la riparazione di tutte le macchine da giardino. L’azienda sviluppa inoltre insieme al cliente impianti di lubrificazione centralizzati
per apparecchiature industriali, macchine movimento terra e agricole. I 500 mq della superficie espositiva di Erreti sono suddivisi in diversi reparti: nel settore ferramenta è esposto tutto ciò che riguarda la bulloneria, la viteria, la minuteria, la mesticheria, l’utensileria e gli elettroutensili; l’area dedicata all’antinfortunistica accoglie scarpe con suola anti perforazione e punta rinforzata, guanti, occhiali, maschere, cuffie e tanti altri articoli dedicati alla sicurezza sul lavoro; il reparto giardinaggio ospita invece numerosi prodotti dedicati alla cura del giardino e al tempo libero, quali tagliaerba a spinta o elettrici, trattorini, motoseghe, tagliasiepi, zappe, vanghe e rastrelli. “I nostri obiettivi per il futuro spaziano dal perfezionamento della commercializzazione dei prodotti trattati, per andare incontro alle sempre più numerose richieste ed esigenze della clientela, all’aumento
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degli articoli inseriti in magazzino, fino al miglioramento dell’area espositiva del punto vendita e al potenziamento del sito web”, conclude Riccardo Tavolazzi.
EUROSYSTEM E CONSORZIO COLIBRÌ: L’UNIONE FA LA FORZA Comprendere che l’unione rappresenta un vantaggio per chi opera nello stesso settore. Questa la scelta strategica di Colibrì, consorzio bolognese senza fini di lucro che di recente, per centralizzare le operazioni di acquisto di tutti gli associati, ha implementato un portale web basato sulla soluzione gestionale Freeway® Skyline di Eurosystem, società trevigiana di consulenza informatica con una filiale a Bologna. “Perché non comprare con un nome unico, in modo tale da avere un maggior potere contrattuale con il fornitore? Con l’apertura ad altre strutture, la gestione degli acquisti è diventata la voce che si voleva implementare al meglio attraverso la centralizzazione, facilitando il processo degli ordini d’acquisto”, spiega infatti Luca Boschiero, responsabile amministrativo del Consorzio che, nato nel 2009 con l’obiettivo di ottimizzare le forze, le capacità e le potenzialità di chi ne facesse parte, riunisce oggi 17 strutture operative nel settore dei servizi sanitari e socio-sanitari privati ed accreditati, quasi tutti con sede in Emilia-Romagna. Non solo la gestione degli acquisti, ma anche il miglioramento della qualità dei servizi e della formazione erano tra le esigenze più sentite per Colibrì, che si è così adoperato per ricercare un partner IT e una soluzione tecnologica più evoluta, moderna e idonea a gestire le molteplici attività e la complessità di un ente aggregativo in costante crescita. “Il cliente ha avviato una software selection dalla quale siamo emersi vincitori. Abbiamo infatti dimostrato di poter fornire una
Stefano D’Incà, account manager di Eurosystem
soluzione applicativa estremamente valida e in grado di apportare benefici in termini di innovazione, facilità e velocità di utilizzo”, racconta Stefano D’Incà, account manager di Eurosystem. È stato così realizzato un portale web basato sul software gestionale Freeway® Skyline che ha agevolato la connessione tra i consorziati e semplificato loro il processo di acquisto. Nello specifico, come spiegano da Eurosystem, “oltre a favorire il processo di inserimento degli ordini a fornitore, il portale consente di ottenere in un unico archivio tutti gli ordini realizzati dai vari consorziati; raccogliere dati utili per costruire statistiche legate al volume di acquisto per consorziato o al volume d’acquisto complessivo del Consorzio; consultare il catalogo prodotti contenente le schede tecniche da cui oggi è possibile verificare, per ogni prodotto, prezzi, caratteristiche, quantità ordinabile, fornitore preferenziale, gestire contratti; condividere accordi per l’acquisto di materiali o servizi e consultare documenti. È stata inoltre predisposta una sezione social aziendale, grazie all’integrazione di Freeway® Skyline con un social di tipo enterprise, che ha permesso di creare gruppi di discussione, scambiare file, gestire e facilitare numerose attività favorendo la comunicazione tra le varie strutture”. “Proprio perché avevamo esigenze specifiche, Eurosystem ha adattato Freeway® Skyline alle necessità del Consorzio. Il risultato è un portale che corrisponde esattamente a ciò che cercavamo e di cui avevamo bisogno per facilitare la gestione degli ordini e la comunicazione tra i consorziati”, conclude Luca Boschiero. Per informazioni: www.eurosystem.it
CRYSTAL by bierrebi Italia s.r.l. Via Sagittario 23, 40037 Sasso Marconi (BO) – Italia Tel. +39 051 845 868 info@crystal-cut.it | www.crystal-cut.it
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Gestione dell’immagine e taglio piazzato (righe & quadri, stampe, etc.). Una applicazione hardware e software che posiziona automaticamente e taglia con estrema precisione. Una volta che il tessuto è sull’area di taglio, una camera ad alta risoluzione cattura l’immagine ed un software di ultima generazione crea automaticamente il migliore piazzamento possibile. Tutto ciò viene poi immediatamente convertito in un file e si procede con l’esecuzione del taglio.
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Un sistema automatico di scarico per aumentare la produttività di prototipi. Grazie alla lunga esperienza di bierrebi in macchine da taglio completamente automatizzate, Crystal ha sviluppato questo sistema per muovere e scaricare i pezzi tagliati. In pochi secondi è possibile ricominciare il processo mentre l’operatore recupera il materiale appena tagliato.
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Un modello di alta qualità per il taglio a strato singolo per il settore moda, automotive e arredamento, ora disponibile con due caratteristiche innovative, Vision e Slide Away.
OFFICINA MECCANICA ELMI HA SPENTO 60 CANDELINE
Grande festa per Officina Meccanica Elmi. L’azienda di Verzuno di Grizzana Morandi, alle porte di Bologna, nel 2017 ha infatti celebrato il sessantesimo anniversario dalla propria fondazione con una serata che lo scorso 25 giugno, in occasione della festa patronale dedicata a San Giovanni Battista, ha riunito in un clima conviviale un centinaio di persone presso la Parrocchia di San Giovanni Battista di Verzuno, nel territorio di Camugnano. Fondata nel 1957 in una posizione strategica dal punto di vista logistico, la torneria meccanica da barra Officina Meccanica Elmi è diventata, nel corso degli anni, un fornitore affidabile per un’ampia gamma di particolari speciali di minuteria meccanica che trovano applicazione in numerosi settori, dall’idraulico all’automotive fino all’oleodinamica, per molte imprese leader italiane ed estere quali Fiat, Piaggio, Weber, Same, Lamborghini, Ducati e Riva-Calzoni negli anni ’70 e Bosch Rexroth, Hp Hydraulic, Parker Hannifin attualmente. La serata di festeggiamenti è stata organizzata per celebrare questa longeva storia imprenditoriale così profondamente legata al territorio che da sempre la ospita e omaggiare il presidente dell’azienda, Giuseppe Elmi, grazie alla cui intraprendenza Officina Meccanica Elmi è riuscita ad affermarsi sul mercato internazionale e a dare occupazione, in questi sessant’anni, a quasi 500 persone dell’area appenninica che hanno così potuto
FITTINGS VOLA OLTREOCEANO CON I CERTIFICATI UL E CSA Nuovi importanti traguardi per Fittings, realtà bolognese affermatasi nella commercializzazione di articoli per componenti elettrici ed elettronici, da quasi 40 anni punto di riferimento per progettisti e laboratori di sviluppo e ricerca. L’azienda ha infatti ottenuto i marchi di approvazione necessari all’ingresso negli
rimanere nei loro paesi d’origine. Per l’occasione i rappresentanti dei tre Comuni di Grizzana Morandi, Camugnano e Castel di Casio hanno consegnato al fondatore di Elmi una targa che recitava: “Grazie per quello che hai fatto per le nostre comunità: chi dà non deve ricordare e chi riceve non deve dimenticare”. “Questo riconoscimento assolutamente inaspettato ci riempie di gioia”, ha commentato nel corso della serata la figlia di Giuseppe, Manuela Elmi, alla guida di Officina Meccanica Elmi da quando il fondatore le ha affidato la conduzione aziendale, nel 1990. “Giuseppe Elmi continua ad essere un autentico personaggio capace di fare la storia del nostro territorio. Il suo impegno ha permesso alla gente di rimanere in montagna, doveroso quindi il nostro riconoscimento”, ha dichiarato il sindaco di Camugnano, Alfredo Del Moro, mentre il sindaco di Castel di Casio, Mauro Brunetti, ha sottolineato che “l’indiscutibile successo dell’imprenditore è dovuto anche alla sua famiglia, alla moglie Elsa e alla figlia Manuela, che gli sono sempre vicine nel modo giusto”. “Il maggior merito di Giuseppe Elmi è stato quello di rendere possibile alle persone del nostro comprensorio di evitare il pendolarismo e di trovare invece un posto di lavoro vicino alle loro case”, ha dichiarato Franco Rubini, vicesindaco di Grizzana Morandi. Fa onore all’impresa di Verzuno, inoltre, la radicata convinzione che ognuno di noi abbia il dovere di preservare il nostro pianeta: già da svariati anni Officina Meccanica Elmi ha scelto di far pesare il meno possibile la propria attività produttiva sull’ambiente, realizzando investimenti e scelte importanti quali la riattivazione e il potenziamento, nel 2005, di una vecchia centrale idroelettrica che genera circa 500.000 kw annui, a fronte di un consumo aziendale annuale di circa 300.000 kw. Nel 2008 l’azienda ha inoltre installato un piccolo impianto fotovoltaico che produce altri 12.000 kw annui e nel 2011 ha realizzato un nuovo impianto di riscaldamento a cippato di legna. “Il nostro fabbisogno elettrico e termico sono interamente coperti dalle energie pulite e rinnovabili: evitiamo così l’utilizzo di qualsiasi combustibile fossile”, spiega infatti Manuela Elmi.
Stati Uniti e in Canada: le certificazioni UL (“Underwriters Laboratories Inc.”) e CSA (“Canadian Standards Association”). UL è uno dei numerosi NRTL (“Nationally Recognized Testing Laboratories”), vale a dire gli organismi che si occupano di certificazione di prodotto negli Stati Uniti. Pur non costituendo un’approvazione obbligatoria per tutte le categorie merceologiche, UL è il marchio più riconosciuto e accettato e, per questo, rappresenta un veicolo fondamentale per
l’esportazione nel mercato americano. Gli Stati Uniti e il Canada dispongono di vari organismi di certificazione indipendenti tra loro, operanti su standard nazionali: oltre a UL, un’altra importante organizzazione focalizzata sul settore elettrico ed elettronico e attiva nella realizzazione di severi test di conformità è la canadese CSA. Con il conseguimento di entrambe le assicurazioni di omologazione agli standard dei Paesi di arrivo, Fittings si è garantita un imprescindibile riconoscimento per poter
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LE ICONE-SIMBOLO DI FASHION RESEARCH ITALY SVELATE IN ANTEPRIMA
Settemila metri quadrati che ospiteranno aule didattiche, laboratori, spazi espositivi, un parco tecnologico per testare i più moderni sistemi di rappresentazione multimediale, un archivio di più di 30.000 disegni su carta e tessuto e una collezione di oltre 5.000 libri a disposizione di studenti e docenti. È la sede di Fashion Research Italy, il nuovo centro didattico e d’innovazione, polo espositivo e archivistico dedicato alla valorizzazione del settore moda, che lo scorso 22 giugno ha aperto le proprie porte per una visita esclusiva. In attesa del grand opening del 21 ottobre, infatti, sono state presentate in anteprima le sue due icone-simbolo: la Statua di donna e la Passerella multimediale, che rappresentano concretamente la filosofia di FRI. Nata nel 2015 dalla volontà di Alberto Masotti, ex patron de La Perla, la Fondazione ha infatti l’obiettivo di esercitare un ruolo ‘limbico’ di supporto e coordinamento dei vari attori del comparto moda che di volta in volta la animeranno, al fine di elaborare strade innovative da percorrere insieme attraverso la formazione di professionisti e imprenditori di oggi e di domani. “La formazione rappresenta uno degli asset fondamentali per garantire la competitività delle piccole e medie imprese del settore. La manifattura e il sapere artigianale devono cogliere nuove opportunità di crescita attraverso l’innovazione, la ricerca, la formazione, la memoria e l’internazionalizzazione: la moda deve trasformarsi in moda 4.0”, spiega il presidente di FRI. A cominciare, ad esempio, dalla modalità con cui pubblico, addetti ai lavori e buyer si approcciano alle collezioni: la Passerella multimediale è stata infatti ideata per consentire la creazione e la fruizione di sfilate di moda virtuali. L’allestimento multimediale, curato da Videoworks, si articola in 8 monitor 85” Samsung
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posizionati in modalità portrait - in modo da essere visibili come un unico lungo schermo da oltre 16 milioni di pixel - e da un potente sistema di diffusione sonora digitale ad alta definizione. “È un esempio di digitalizzazione e smaterializzazione. Fashion week e fiere di settore potrebbero dotarsene per contenere costi e impatto ambientale e i brand emergenti potrebbero farsi conoscere con sfilate virtuali nelle città e negli eventi di riferimento o approcciare mercati nuovi o più difficilmente raggiungibili”, continua Masotti. L’Icona di donna è invece una suggestiva statua di luce, cuore pulsante di FRI. Alta oltre 10 metri, sospesa nell’aria, è la protagonista dell’intero edificio ed è composta da 21.120 led inseriti all’interno di 5.280 sfere bianche opaline che, accendendosi al ritmo di un concerto digitale, la vestono come un tessuto di luce. Un software ad hoc controlla ogni singolo led per creare forme 3D che si fondono con le componenti sonore, sottolineando l’aspetto emozionale della statua. L’opera, che mira ad esprimere il valore dell’artigianalità coniugato a quello delle ultime tecnologie, è stata prodotta da Senso - Immersive Experience e ha richiesto quattro mesi di progettazione, uno di assemblaggio e uno di installazione. “L’Icona è il simbolo della donna, la vera protagonista delle manifatture del fashion, ed è dedicata alle donne che nel corso dei decenni hanno contribuito concretamente alla creazione di quello che è diventato il made in Italy. Ma è anche un omaggio speciale a Olga Cantelli, la più creativa e fascinosa stilista di La Perla, che contribuì in maniera decisiva allo sviluppo del brand nel mondo e a cui l’intera Fondazione è dedicata”, conclude il presidente di Fashion Research Italy.
euro donato alla Fondazione, il valore generato a beneficio della società è pari al doppio. Pensando al 2016 non possiamo poi dimenticare la sede inaugurata a Pieve di Cento, in provincia di Bologna, un luogo che vogliamo dedicare alla prevenzione, reso possibile da un generoso lascito e dal sostegno di realtà pubbliche e private”. Sono 10.218 i malati di tumore cui Fondazione ANT ha potuto offrire, lo scorso anno, cure specialistiche, gratuite e di livello ospedaliero a casa. La Onlus può contare su 228 medici, 96 infermieri e 30 psicologi che garantiscono assistenza domiciliare a 3.408 malati oncologici PRESENTATO IL BILANCIO ogni giorno, offrendo nel contempo sostegno psicologico a paziente e familiari, DI MISSIONE 2016 supporto e formazione ai caregivers, aiuto DI FONDAZIONE ANT nella gestione delle emergenze e della routine quotidiana tra medicazioni, esami Un anno positivo il 2016 per Fondazione specialistici e terapia nutrizionale. Il tutto ANT che il 7 luglio scorso ha presentato per un totale di oltre 1.200.000 giornate di a stakeholders e stampa il proprio bilancio cura erogate in un solo anno e quasi 120.000 di missione. Tanti i riconoscimenti ricevuti persone malate di tumore assistite dal 1985 e i traguardi raggiunti lo scorso anno dalla a oggi. La regione con il maggior numero Fondazione, la più ampia realtà non profit di assistiti nel 2016 è stata la Puglia (3.632 in Italia per le attività gratuite di assistenza persone curate in un anno), è cresciuto specialistica domiciliare ai malati di tumore l’impegno tra Napoli e Caserta, dove la e di prevenzione oncologica: da un lato il richiesta è altissima (+7% malati assistiti), protocollo d’intesa non oneroso siglato con mentre nella sola provincia di Bologna sono il Ministero della salute sui temi della legge stati oltre 3.100 i pazienti nel 2016 (quasi il 38 sul dolore, dall’altro la ricerca di Human 60% in convenzione con la ASL), per una Foundation secondo la quale, come spiega media di 1.300 al giorno, grazie a uno staff il presidente Raffaella Pannuti, “per ogni di 34 medici, 24 infermieri e otto psicologi. Tra i traguardi del 2016 è da segnalare anche l’avvio di una équipe sanitaria a Perugia. Intensa l’attività di ANT nella prevenzione oncologica che ha portato a offrire dal 2004 a oggi 148.288 visite gratuite in 78 province italiane (22.706 nel solo 2016) con i progetti Melanoma, Tiroide, Mammella, Ginecologia, Cavo Orale, Nutrizione. Formazione per Raffaella Pannuti, presidente di Fondazione ANT Italia Onlus, in un momento della presentazione del bilancio di missione 2016 operatori, cittadini internazionale. Ciò non soltanto grazie alle nuove linee prodotto, ma anche all’energia posta nel guadagnarsi una sempre più vasta fetta di mercato migliorando attraverso la rapidità della fornitura, anche personalizzata, distinguendosi per i servizi pre e post vendita in uno scenario in cui è sempre più richiesto un prodotto di qualità, con disponibilità rapidissima e con un prezzo altamente competitivo”, concludono dall’azienda.
essere annoverata tra i player di riferimento anche nel nuovo continente, a dimostrazione dello slancio e del dinamismo che da sempre contraddistinguono l’azienda di Calderara di Reno, in provincia di Bologna. “Il rafforzamento sul mercato internazionale è per Fittings ulteriormente agevolato dall’ampio ventaglio di clienti italiani costruttori ed esportatori di macchine per il settore medicale e per l’industria del bianco, oltre che dalla presenza di numerosi dealer già ben radicati al di là dell’Atlantico. La cura riservata al controllo qualità e la disponibilità di una vasta gamma prodotti per uso elettromeccanico ed elettronico ci hanno infatti garantito una crescita costante e una forte fidelizzazione della clientela”, raccontano dall’azienda. Contribuisce poi a questo importante risultato la realizzazione di una linea di produzione di connettori terminal block ancor più performanti, comunemente riconosciuti con la denominazione di “Quick-Fit”: modelli completamente inediti che concorrono allo sviluppo della realtà emiliana. “Se si aggiungono i rapidi tempi di consegna abitualmente garantiti alla clientela, la notevole flessibilità e l’efficiente servizio di stock, per Fittings si prospetta un periodo di forte ascesa a livello
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e studenti di ogni ordine e grado e ricerca clinica volta a migliorare i livelli di assistenza, anche con l’applicazione delle nuove tecnologie e della realtà virtuale, sono gli altri due pilastri dell’attività della Fondazione. Positivo il bilancio economico, chiuso molto vicino al pareggio (- 22.951 euro) dopo l’anno 2015 caratterizzato da un deciso segno negativo (- 2.760.820). Un recupero dovuto all’exploit del 5x1000 relativo all’anno fiscale 2014 (e accreditato dallo Stato nel corso del 2016) che ha visto ANT crescere di quasi un milione di euro in termini di valore (da 2.502.206 euro a 3.410.718 euro) e di quasi 10.000 preferenze (112.676 contro le 102.536 dell’anno prima). Grande impulso alla raccolta fondi è arrivato da lasciti del valore di 1.916.024 nel 2016 (circa 1.100.000 euro in più rispetto al 2015). Non va oltre il 15% invece, il contributo del settore pubblico e si registra anzi un piccolo calo nelle convenzioni strette con le ASL: da 3.426.529 nel 2015, si passa a 3.299.009 nel 2016. Dal punto di vista dei costi, dei 22.883.724 euro che ANT ha speso nel 2016, l’81% è stato investito nelle attività di assistenza, prevenzione, formazione e di gestione delle sedi.
IMA ACQUISISCE IL 60% DI EUROSICMA Il Gruppo Ima rafforza l’offerta nel settore dei macchinari per il confezionamento in flowpack e fold. A fine luglio, infatti, l’azienda ha perfezionato con la famiglia Redaelli il closing per l’acquisto del 60% delle azioni di Eurosicma, società con sede a Segrate, in provincia di Milano, che produce e commercializza macchine automatiche ed impianti per il confezionamento orizzontale in flowpack e fold per l’industria alimentare, cosmetica e farmaceutica. L’accordo era stato annunciato il 28 giugno 2017. Fondata nel 1965, Eurosicma è un’azienda storica del packaging italiano che ha nel tempo consolidato una leadership in alcune nicchie di mercato quali candies, biscotti in costa e noodles nel settore food, cerotti e bastoncini cotonati nel pharma e personal care. La società presenta una
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posizione finanziaria netta positiva pari a circa 7 milioni di euro e prevede per l’esercizio 2017 un fatturato di circa 27 milioni di euro e un Ebitda pari a 4,5 milioni di euro, con buone prospettive di crescita anche grazie al supporto complessivo che Ima potrà fornire a Eurosicma tramite l’integrazione della stessa nell’organizzazione del Gruppo. L’intervento finanziario di Ima è pari a circa 26 milioni di euro, interamente versati al closing. Ima ha inoltre sottoscritto contratti di opzione Put & Call sul restante 40% da esercitarsi entro il mese di aprile del 2027. “L’operazione è strategica e consentirà di rafforzare la leadership del nostro Gruppo nel settore delle macchine automatiche flowpack e fold ampliando la gamma prodotti attuale e creando significative opportunità sia produttive sia commerciali con le altre società del Gruppo. Con questa operazione Ima continua il percorso di valorizzazione di marchi leader di mercato rafforzando ulteriormente la propria presenza industriale in Italia”, commenta Alberto Vacchi, presidente e amministratore delegato di Ima. L’azienda di Ozzano dell’Emilia, in provincia di Bologna, è leader mondiale nella progettazione e produzione di macchine automatiche per il processo e il confezionamento di prodotti farmaceutici, cosmetici, alimentari, tè e caffè. Il Gruppo conta oltre 5.200 dipendenti, di cui oltre 2.600 all’estero, e si avvale di 40 stabilimenti di produzione tra Italia, Germania, Francia, Svizzera, Spagna, Regno Unito, Stati Uniti, India, Malesia, Cina e Argentina. “Questa operazione è per noi di grande soddisfazione: in Ima abbiamo individuato il miglior partner per proseguire il nostro percorso di sviluppo e per raggiungere ulteriori traguardi tecnologici e commerciali nel settore
flowpack e fold, che ci vede protagonisti da oltre 50 anni. La famiglia Redaelli resterà sempre in prima fila nella gestione operativa e strategica della società, con l’obiettivo di mantenere massimo l’orientamento al cliente”, sottolinea Marco Redaelli, amministratore delegato di Eurosicma.
TOTAL QUALITY ASSURANCE, LA REINVENZIONE DI INTERTEK Il contesto globale pone molteplici sfide che derivano dall’aumento della complessità, con nuovi livelli di rischio nella catena di fornitura e di distribuzione. Produzione decentralizzata, distribuzione multipla su differenti canali e l’immediato propagarsi di notizie sui social media stanno facendo registrare una crescita esponenziale dei rischi operativi. Il risultato di un mercato globale sempre più trasparente è quindi l’aumento della domanda di soluzioni di Total Quality Assurance (Qualità Totale). Ciò significa andare oltre la qualità o la sicurezza dei componenti, dei prodotti o degli assets fino ad includere e a massimizzare l’affidabilità dei processi e dell’organizzazione che li governa. Nel 2016, il Gruppo Intertek ha condotto una ricerca su oltre seicento clienti globali che si ritrovano oggi ad affrontare la sfida dettata dalla crescente complessità dalle catene di fornitura. Ed è emersa la necessità di una soluzione che vada oltre i servizi TIC (Testing, Ispezioni e Certificazioni) e che assicuri che i processi operativi e
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Byron Peasland, amministratore delegato Sud Europa di Intertek
sistemi di gestione della qualità funzionino correttamente, in modo più sicuro e con la massima efficienza. In una parola, Assurance. L’evoluzione dal tradizionale servizio TIC ad un servizio ATIC consente di identificare e adottare tempestivamente un piano d’azione per ridurre i rischi connessi al business, alle supply chains e ai sistemi di gestione (Assurance); di dimostrare la conformità dei prodotti agli standard di qualità, sicurezza, sostenibilità e performance in vigore (Testing); di convalidare le specifiche tecniche, il valore e la sicurezza delle materie prime impiegate, dei processi e degli assets (Ispezione); di comprovare la conformità dei servizi e dei prodotti commercializzati rispetto agli standard di mercato o interni ad un’organizzazione (Certificazione). L’innovazione risiede nel DNA dell’azienda da quando, nel 1879, Thomas Edison, uno dei padri fondatori di Intertek, cambiò il mondo radicalmente con l’invenzione della lampadina ad incandescenza. Il 7 marzo scorso Intertek ha presentato a tutto il mondo la nuova brand identity, che riflette l’impegno ad un servizio al cliente di livello superiore attraverso servizi di Total Quality Assurance. La nuova immagine aziendale si rifà alle origini, collegandosi appunto alla lampadina ad incandescenza di Thomas Edison, grazie al giallo, colore delle nuove idee e dell’innovazione. “Il nostro cambiamento è la prova del nostro impegno crescente, costante, preciso e rapido, a fornire soluzioni personalizzate ai clienti che consentano loro di operare
in modo sicuro e altamente efficiente, raggiungendo gli obiettivi prefissati”, spiega Byron Peasland, amministratore delegato Sud Europa di Intertek. “Fedeli alla nostra eredità storica, siamo costantemente alla ricerca di soluzioni innovative di Total Quality Assurance. Gli operatori di mercato richiedono soluzioni che vadano oltre ai servizi tradizionali di prove, certificazioni ed ispezioni e che riescano a ridurre i rischi offrendo ‘Assurance’ su processi operativi, complesse supply chains e sistemi di gestione qualità. Minimizzare il rischio è uno dei modi più sicuri per massimizzare l’opportunità”, conclude Peasland. Per maggiori informazioni: www.intertek.it o italia@intertek.com
MACRO ONE, CENTRO DI COMPETENZA PER L’INNOVAZIONE Un importante presidio per l’innovazione tecnologica delle PMI bolognesi che vogliono migliorare i propri processi gestionali e focalizzarsi maggiormente sullo sviluppo del business. Si tratta di Macro Group, che potendo contare su una forte specializzazione nel settore dell’industria meccanica così come su competenze ampie e trasversali, rappresenta per Bologna e provincia il centro di competenza per SAP Business One, il software ERP già scelto da 50.000 piccole e medie imprese in tutto il mondo, di cui 2.500 in Italia. “SAP Business
Andrea Anderlini, Ceo di Macro Group
One è una piattaforma dall’affidabilità provata sul campo, completa, adattabile, assolutamente orientata a velocizzare i processi: il risparmio di tempo è tangibile dopo pochissime settimane dalla sua implementazione. Ha un altissimo livello di personalizzazione e la capacità di estrarre dai flussi di lavoro analisi dei dati che aiutano i manager a prendere decisioni migliori e basate su elementi chiari ed oggettivi, dando così un contributo fattivo all’innovazione aziendale e allo sviluppo del business. Non sono solo parole, sono fatti concreti testimoniati dalla soddisfazione degli 800.000 utenti che utilizzano SAP Business One ogni giorno”, sottolinea Andrea Anderlini, ceo di Macro Group. Da oltre trent’anni l’impresa mira ad essere un consulente affidabile per l’innovazione e per l’ottimizzazione dei processi e non un semplice installatore di software. Per questo il suo obiettivo è fornire ai propri clienti miglioramenti concreti e misurabili. “Quando entriamo in un’azienda vogliamo migliorarne i processi in tutti gli ambiti: dalla contabilità e finanza alle vendite, dalla produzione agli acquisti, dal magazzino alla logistica, dal CRM al post-vendita. Se poi c’è l’esigenza di gestire gamme di prodotti a configurazione variabile, siamo in grado di intervenire con il nostro configuratore tecnico-commerciale, una soluzione evoluta destinata principalmente alla rete vendita che permette di individuare i materiali e i loro coefficienti di impiego, le lavorazioni necessarie e le relative tempistiche, il costo preventivo, il prezzo di vendita e il margine di contribuzione. Con un vantaggio facilmente immaginabile”, continua Anderlini. Nonostante la vasta competenza di Macro Group le consenta di intervenire in numerosi settori di mercato, la vocazione alla meccanica del territorio in cui opera impone all’azienda un occhio di riguardo per questo comparto. “Per questo motivo, in collaborazione con il nostro partner Eca Consult, con cui abbiamo partecipato a Farete 2017, abbiamo sviluppato delle verticalizzazioni per l’industria meccanica come Planning One,
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che estende le funzionalità di SAP Business One sulla produzione, pianificazione e schedulazione, in particolare quella per commessa o per magazzino. Abbiamo scelto Eca Consult come partner proprio per le sue competenze nel settore metallurgico e metalmeccanico, promuovendo la loro verticalizzazione Metal One dedicata alle fonderie e alle aziende che lavorano i metalli”, conclude il ceo di Macro Group. Per info: www.macro-one.com
IL GRUPPO MARPOSS CRESCE, ACQUISITA L’AZIENDA AEROEL Prosegue la politica di espansione di Marposs, fornitore di strumenti di misurazione e controllo ad elevata precisione, che lo scorso 1 giugno ha acquisito la proprietà di Aeroel, azienda italiana di Pradamano, in provincia di Udine, attiva nel settore della strumentazione di misura a luce laser di altissima precisione, in campo industriale. Nata nel 1978 da un’idea al tempo considerata pionieristica, Aeroel ricopre oggi un ruolo di primissimo piano a livello mondiale nel settore delle misurazioni di diametro senza contatto e di altissima precisione, in particolare nell’industria del filo metallico e presso i produttori di componenti rettificati e torniti per ambiti quali automobilistico, oleodinamica, elettrodomestici, aerospaziale. Il fondatore di Aeroel, Antonio Spizzamiglio, e con lui tutta l’azienda, ritiene che l’entrata nel
Il presidente di Marposs Stefano Possati
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gruppo Marposs porterà enormi possibilità di sviluppo del mercato mondiale e che le sinergie attivabili grazie alla collaborazione con le altre società del gruppo apporteranno notevoli benefici, anche in termini di servizio ed assistenza ai numerosi clienti distribuiti in tutto il mondo. Aeroel continuerà con immutato impegno e con la stessa dedizione ed attitudine a servire i suoi numerosi clienti nazionali ed internazionali e manterrà inalterato il suo staff e la sua struttura produttiva. Il presidente di Marposs, Stefano Possati, ha commentato l’acquisizione dichiarandosi certo dell’importante valenza sinergica tra i prodotti e le competenze tecniche di Aeroel e la struttura di vendita ed assistenza del gruppo Marposs: “Le soluzioni che Aeroel offre al mercato italiano ed internazionale, l’azienda esporta già oggi più del 60% della propria produzione, si integrano perfettamente con il portafoglio di proposte che oggi il gruppo Marposs promuove in numerosi settori di mercato; allo stesso tempo si apre la fantastica opportunità di iniziare attività di vendita in ambiti come l’estrusione plastica e la smaltatura di cavi in rame nei quali il gruppo è stato finora meno presente. L’acquisizione di aziende di qualità con prodotti complementari con quelli nostri tradizionali, è stata una delle chiavi principali della crescita del nostro gruppo negli ultimi anni, assieme agli investimenti in R&D ed al corrispondente potenziamento delle nostre strutture produttive e di vendita”. Marposs fu fondata da Mario Possati nel 1952 e in questi primi 65 anni di vita ha fornito soluzioni per il controllo qualità in ambiente d’officina, che vanno dalla misura di precisione di componenti meccanici prima, durante e dopo il processo di lavorazione, ai controlli dei processi di lavorazione e delle condizioni della macchina utensile, dai controlli di tenuta per tutti i settori industriali, a linee automatiche di montaggio e controllo. Marposs è fornitore primario dei
maggiori costruttori automobilistici, così come dei settori aerospaziale, biomedicale, dell’elettronica di consumo e del vetro; il gruppo conta oggi oltre 3.150 dipendenti a livello mondiale ed è presente con oltre 80 sedi proprie, in 25 diversi Paesi.
UN ASSAGGIO DI MEDHIARTIS A FARETE Anche quest’anno il team di Medhiartis ha rinnovato la propria partecipazione a Farete scegliendo la due giorni delle imprese organizzata da Confindustria Emilia per proporre alcune importanti novità. In particolare, ai visitatori della kermesse sono state presentate due recenti applicazioni, TdEditor e MemoryCase, studiate per facilitare la gestione della manualistica tecnica, e un concept rinnovato, simbolo della capacità di mescolare sapientemente diverse abilità per coprire più servizi. Un investimento importante in tecnologia e formazione per poter vincere le sfide proposte oggi dal mercato. “La fiera è stata un’occasione per presentare le tante sfaccettature di Medhiartis e per offrire un ‘assaggio’ dei nostri servizi. Proprio come in cucina, i manuali tecnici, i cataloghi e le traduzioni sono una ricetta da seguire passo dopo passo, con i tempi indicati e con una precisa metodologia per mescolare gli ingredienti ed ottenere un piatto riuscito. La comunicazione non è questione di gusti. I motori che muovono la macchina aziendale sono un conglomerato di idee ed energie che, seppur eterogenee, appaiono essenziali per garantire efficienza e originalità. Settori diversificati ma allo stesso tempo accomunati da competenza e professionalità”, commentano i soci fondatori Gianluca Ranieri e Nicola Ognibene. Oltre ai servizi riferiti alla documentazione tecnica (dalla redazione alla personalizzazione grafica), il team dell’agenzia si occupa anche delle successive traduzioni multilingua. I servizi linguistici si estendono anche alla localizzazione di software, interpretariato e traduzioni giurate. Per rispondere alle esigenze del cliente, ottimizzando tempi e costi, il settore delle soluzioni software supporta la
Il team di Medhiartis
gestione, la compilazione e la condivisione di tutta la documentazione tecnica, con una modalità dedicata al cliente specifico. Non manca, inoltre, una buona dose di creatività, che abita l’ufficio grafico, con esperti in web design, studio e creazione del corredo aziendale ed estro e fantasia caratterizzano, infine, l’ufficio comunicazione e marketing, che gestisce anche l’attività social di pagine aziendali. “La nostra forza è la capacità di coniugare la professionalità con quel pizzico di coraggio necessario per elaborare progetti ambiziosi. Oltre all’aspetto relazionale e al contatto diretto con i clienti, o potenziali. Siamo un’azienda giovane che ama le relazioni in tutti gli aspetti e desidera che il cliente ne tragga beneficio”, concludono Ranieri e Ognibene.
MG2, LA RICETTA DI UN BIENNIO STRAORDINARIO Un incremento del fatturato del 28% sul 2015, che va di pari passo con un aumento degli ordini e una politica di espansione sia in termini di assunzioni che di ricerca di nuovi mercati e soluzioni tecnologiche, e un trend di crescita che si riconferma anche nel 2017. È un bilancio molto positivo quello che MG2 può fare del biennio in
corso, avendo chiuso il 2016 con un fatturato di oltre 30 milioni di euro, 38,5 considerando anche la controllata statunitense MG America. Più di due terzi delle vendite dell’azienda di Pian di Macina di Pianoro, in provincia di Bologna, specializzata nella progettazione e commercializzazione di macchine opercolatrici e soluzioni per il fine linea, sono stati realizzati tra Europa e Nord America, ma MG2 continua ad operare in un’ottica globale, esprimendo grande interesse anche verso aree emergenti quali l’Asia e l’Africa, dove esistono nazioni con un ottimo potenziale di sviluppo. L’Egitto, ad esempio, ha più che triplicato il suo peso tra il 2015 e il 2016, mentre
nell’area asiatica l’India continua ad essere un mercato estremamente interessante, con una quota consolidata del 5% sul fatturato dell’azienda. “Relativamente all’area europea, attualmente assistiamo ad una ripresa di acquisti in Gran Bretagna e nella zona del Benelux, mentre resta saldo il posizionamento della Germania, al primo posto per quanto riguarda le esportazioni di opercolatrici. Le nostre prospettive per l’anno in corso sono rosee: prevediamo una crescita ancora a doppia cifra, che andrà di pari passo con altre azioni utili allo sviluppo di MG2”, spiega Manuela Gamberini, vicedirettore generale di MG2. Non di soli numeri e macchine, infatti, sono fatte le aziende. MG2, da sempre attenta a perseguire una politica di investimento sulle
proprie risorse umane, ha in programma di ampliare il proprio organico di circa il 10% puntando sull’assunzione di giovani progettisti e tecnici. Rivestono particolare rilevanza, poi, i progetti ispirati ai nuovi principi della produzione farmaceutica noti come ‘continuous manufacturing’, che sono in via d’implementazione in alcune realtà multinazionali europee ed americane e che richiedono la collaborazione di numerosi attori con diverse competenze: dai fornitori di macchinari e componentistica agli esperti di processi e tecnologie farmaceutiche. Prosegue inoltre la focalizzazione nell’ambito dei farmaci inalatori, dove MG2 è stata la prima al mondo ad offrire soluzioni di dosaggio specificatamente dedicate, e continua l’implementazione della Pharma Zone, la nuova area allestita all’interno dello stabilimento bolognese composta da tre clean room farmaceutiche in cui possono essere utilizzati, in completa sicurezza per ambiente e operatori, i farmaci attivi nelle condizioni reali di produzione. Tutto ciò procede di pari passo con una politica commerciale dinamica che implica la presenza di MG2 ai principali eventi fieristici globali. Tra questi, la fiera Interpack che si è svolta a Düsseldorf lo scorso maggio: “A Interpack, appuntamento imperdibile per le aziende del packaging farmaceutico a livello mondiale, abbiamo delineato una serie di progetti con concrete prospettive di sviluppo e ottenuto un grande apprezzamento delle macchine esposte”, conclude Manuela Gamberini.
NBI, IL FILO ROSSO DELL’INNOVAZIONE I care, ho a cuore. È una vera e propria manifestazione di cura e interesse, ma anche l’acronimo con cui NBI, azienda bolognese impegnata nei campi dell’impiantistica, della produzione di energia da fonti rinnovabili e delle manutenzioni, ha scelto di sintetizzare i valori con cui si presenta al mercato e ai propri stakeholder: I CARE come Integrità, Crescita, Appartenenza, Responsabilità ed Energia, le parole d’ordine con cui l’azienda mira infatti a costruire la propria identità. NBI è nata
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Luciano De Crecchio, amministratore delegato di NBI
nel 2011 da un accordo tra il Gruppo Astaldi, tra i più affermati contractor in Italia e nel mondo nei settori delle infrastrutture di trasporto, acqua ed energie rinnovabili, edilizia civile e industriale, con il cui modello organizzativo ha potuto coniugare il proprio know-how e le proprie competenze specifiche, e la Busi Impianti, da cui ha ereditato 50 anni di esperienza nel mercato impiantistico italiano. Oggi l’azienda sviluppa soluzioni integrate e chiavi in mano, dalla progettazione fino alla manutenzione di sistemi complessi, dedicandosi in particolare ai settori sanità, infrastrutture, direzionale-commerciale, industria, turistico-alberghiero, beni artistico-culturali. A legare le differenti aree d’intervento, il filo rosso dell’innovazione: in campo sanitario e ospedaliero, ad esempio, oltre all’impiantistica tradizionale NBI offre applicazioni tecnologiche
d’avanguardia come Etra, un sistema di controllo microclimatico dell’aria per sale operatorie e ambienti confinati di cui detiene il brevetto. Attraverso l’integrazione tra le diverse specializzazioni impiantistiche, poi, l’azienda opera nel mondo delle energie rinnovabili come EPC Contractor con garanzia di producibilità per la realizzazione di impianti eolici e fotovoltaici, mentre nel campo delle manutenzioni effettua interventi su impianti di ogni dimensione e tipo con un servizio attivo h24 vantando una grande esperienza nella gestione specialistica di asset tecnologici e utilities. Tra le più recenti e principali commesse di NBI, che ha chiuso il 2016 con un fatturato di oltre 110 milioni di euro e occupa più di 900 dipendenti, figurano la nuova stazione alta velocità di Napoli Afragola disegnata dall’archistar Zaha Hadid, per cui l’azienda ha progettato, realizzato e messo in servizio
FIVE, INAUGURATA LA NUOVA FABBRICA ULTRA GREEN Una fabbrica totalmente funzionante ad energia rinnovabile, realizzata seguendo i principi della logica ZEB (Zero Energy Building). È stato inaugurato lo scorso maggio a Bologna il nuovo stabilimento industriale di Five, Fabbrica Italiana Veicoli Elettrici, la prima startup ultra green dedicata alla mobilità elettrica made in Italy, alla presenza di Gian Luca Galletti, ministro dell’ambiente, Pier Francesco Caliari, direttore generale di Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo e Accessori), e Giorgio Giatti, presidente di Five. Il progetto è nato nel 2013 con il preciso intento di rilocalizzare, dalla Cina in Italia, la produzione di bici e ciclomotori elettrici in uno stabilimento industriale energicamente autosufficiente. Con un investimento di oltre 10 milioni di euro rappresenta la prima iniziativa in grado di coniugare efficienza energetica, produzione industriale e sostenibilità ambientale nella produzione dei mezzi Italwin, Momodesign, Wayel e di altri prodotti di aziende terze che si affideranno alla professionalità e alla qualità di Five. “La nuova fabbrica di Five è un grandissimo segnale di fiducia non solo per questo territorio, ma per l’intero Paese. Qui il rilancio industriale parla italiano e sceglie soprattutto il linguaggio della sostenibilità. Quando l’imprenditoria vede nell’ambiente e nel made in Italy i veri veicoli di competitività significa che si sta comprendendo il potenziale che può innescare l’economia verde abbinata all’eccellenza italiana. Alla Five c’è un grosso investimento innovativo in mobilità sostenibile, frontiera della sfida ambientale globale e strumento indispensabile per miglio-
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Fabio Giatti, amministratore delegato FIVE, Giorgio Giatti, presidente di FIVE, Gian Luca Galletti, Ministro dell’Ambiente, e Pier Francesco Caliari, direttore generale di Confindustria ANCMA
tutti gli impianti meccanici, elettrici e di supervisione e telecontrollo; il nuovo edificio di Gestione Sportiva (GeS) della Ferrari e i relativi ampliamento dei banchi motore e messa in servizio di impianti meccanici, elettrici e di supervisione e telecontrollo; l’ospedale Félix Bulnes di Santiago del Cile, di cui NBI è EPC Contractor e, per quindici anni, partner per la manutenzione delle opere civili e dell’impiantistica per una commessa di 90 milioni di euro. I principali mercati esteri dell’azienda bolognese sono quelli in cui la capogruppo Astaldi vanta una presenza ormai consolidata: Polonia, Romania, Russia, Turchia, Algeria, Venezuela, Cile, Stati Uniti e Canada. Di particolare rilievo, poi, la presenza di NBI in Turchia e in Cile dove ha aperto, rispettivamente, le nuove sedi NBI Elektrik Elektromekanik e NBI SpA Agencia. “Ci piace pensare
che a Bologna ci sia un altro tassello di quell’Emilia che cresce e che inorgoglisce chi popola questo territorio”, dichiarano da NBI.
UNA NUOVA ERA IN POGGI CON LA TECNOLOGIA P-DRIVE® Una vera e propria rivoluzione nel mondo delle trasmissioni meccaniche. È quella presentata da Poggi Trasmissioni Meccaniche in anteprima ad Hannover Messe 2017, la più importante vetrina mondiale dell’innovazione e opportunità unica per promuovere il proprio business. Nel maggio scorso, infatti, l’azienda, che dal 1958 propone al mercato internazionale pulegge, rinvii angolari e altri organi di trasmissione, ha lanciato una nuova gamma
rare le nostre città: ne abbiamo estremo bisogno ovunque, ma specialmente qui nella Pianura Padana”, ha dichiarato il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti in occasione dell’inaugurazione. “Crediamo che l’imprenditoria sia fatta di esperienza, visione e lungimiranza. Come azienda abbiamo sentito l’esigenza di avere un controllo qualitativo totale sulla produzione, garantire l’eccellenza del made in Italy e tempi di produzione congrui alla stagio-
di pulegge e cinghie sincrone, ancora più performanti e sempre più silenziose, con Poggi P-drive®, una tecnologia 100% made in Italy sviluppata da Poggi all’interno della propria sede di Villanova di Castenaso, in provincia di Bologna. “Poggi P-drive® è la risposta alla crescente richiesta da parte del mercato internazionale di applicazioni a bassa rumorosità e in grado di fornire prestazioni di altissimo livello. Pulegge e piastre di fissaggio sono disponibili in ghisa, acciaio, acciaio inossidabile e leghe di alluminio e il design è stato studiato per permettere il miglior funzionamento della puleggia e della cinghia dentata, tanto da ottenere il più basso livello di rumore tra tutti i sistemi di trasmissione di potenza che fanno uso di cinghie dentate. L’innovativa tecnologia non necessita di flange di contenimento e garantisce una più alta coppia trasmissibile, con maggiore
nalità dei nostri marchi. Alla somma di questi fattori si aggiunge il fatto che una produzione italiana 4.0 ha l’obiettivo di essere più competitiva anche dal punto di vista economico. Tutto questo ci ha portato a guardare al futuro e a pensare in grande: andare controtendenza e tornare in Italia, sviluppando opportunità e posti di lavoro nel nostro Paese e allo stesso tempo a farlo in maniera ecosostenibile e virtuosa”, ha spiegato il presidente dell’azienda, Giorgio Giatti. Nella sede, che si sviluppa su un’area totale di 7.100 mq tra le mura dell’ex stabilimento Magli in un concept di rigenerazione urbana e industriale, l’ambiente industriale entra in contatto con la natura tramite l’energia che si rinnova e non si consuma. L’intero complesso è infatti alimentato al 100% da energia rinnovabile nel ciclo dei propri consumi annuali. Il doppio impianto fotovoltaico impiantato sul tetto è in grado di produrre 238.600 kW/h all’anno, energia sufficiente non soltanto per garantire l’illuminazione e il comfort abitativo, ma anche per la produzione industriale. Five garantirà lavoro complessivamente a 50 persone e a pieno regime avrà una capacità produttiva di 35.000 veicoli elettrici all’anno, 160 al giorno. Il magazzino è composto da 860 postazioni in cui saranno stivati circa 3.200 mezzi. “Puntiamo a diventare un punto di riferimento in Italia e all’estero e abbiamo in serbo anche il lancio di Lockbike, un prodotto nato e pensato per Comuni, aziende e strutture ricettive in grado di fungere al tempo stesso da sistema di bike parking e di bike sharing ibrido”, ha concluso Giorgio Giatti.
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FONDAZIONE SERÀGNOLI, UN HOSPICE PEDIATRICO FIRMATO RENZO PIANO
Una “casa sull’albero” per accogliere piccoli pazienti colpiti da malattie incurabili e i loro familiari. È il progetto dell’hospice pediatrico destinato a sorgere accanto all’ospedale Bellaria di Bologna che la Fondazione Hospice MariaTeresa Chiantore Seràgnoli ha affidato a Renzo Piano, architetto tra i più noti a livello internazionale, con l’approccio con cui da sempre affronta il tema delle cure palliative: associare la funzionalità e l’alta qualità del servizio alla nobiltà della bellezza. La primissima idea progettuale è stata infatti quella di un edificio che si sollevasse dal terreno per abitare, idealmente, uno spazio leggero e luminoso, con gli occhi dei piccoli residenti all’altezza della chioma degli alberi. Come si legge nelle linee generali di progetto, l’idea di “sollevare” ha la stessa radice della parola “sollievo”: togliere peso al dolore. In fondo è proprio questa la ragione e la forza di umana pietas insita nell’idea di un hospice: alleviare il dolore di chi vi abita. E vivere tra gli alberi rimanda ai giochi e ai sogni dei bambini, alle case sugli alberi e alla loro potente idea di libertà creativa e profondamente legata al mondo naturale. Il complesso, immerso in un bosco, si svilupperà in più strutture connesse da leggeri collegamenti aerei al corpo centrale principale. Tutti i volumi appariranno come sospesi da terra mediante l’utilizzo di esili colonne a sezione circolare e i fronti degli edifici saranno ritmati dalla presenza di trasparenze vetrate e parti opache rivestite in legno. La struttura, di 4.500 mq, il cui inizio dei lavori è previsto per la fine di autunno 2017, accoglierà 14 came-
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re singole e 8 appartamenti a disposizione per i familiari, oltre ad aree dedicate a day hospice, ambulatori, équipe multiprofessionali, archivi e magazzini, attività ludiche ed espressive, formazione, cucina e sale ristoro, luoghi di preghiera interreligiosi e parcheggi. La copertura dei volumi principali avrà una sovrastruttura costituita da pannelli fotovoltaici che potrebbero assicurare una produzione energetica dell’ordine di circa 500.000 KWh annui e che rappresenterebbe circa un terzo del consumo annuo stimato per l’intero complesso. Promosso e sostenuto interamente dalla Fondazione, l’hospice pediatrico rappresenterà una struttura di riferimento per la Regione Emilia-Romagna. Al fine di divenire uno dei tasselli di una nascente rete di cure palliative pediatriche ed essere riconosciuto quale centro di riferimento regionale, verrà infatti inserito nei percorsi di accreditamento istituzionale. All’interno dei tre hospice per l’adulto in cui ormai da anni la Fondazione opera, l’offerta di assistenza proposta riguarda anche la dignità del paziente, ove il prendersi cura e l’aver cura rappresentano il senso profondo del processo terapeutico. L’attenzione indirizzata verso la creazione di un hospice pediatrico nasce con lo stesso disegno di ‘care’. La struttura è stata progettata e pensata per rispondere a un bisogno finora insoddisfatto e con il fine di migliorare la qualità della vita di bambini e adolescenti e delle loro famiglie, assistendoli non solo con efficienza, ma con il rispetto del particolare umano, in un luogo dedicato e pensato per l’età evolutiva.
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resistenza a invecchiamento e usura, idrolisi, raggi UVA, ozono e la maggior parte degli acidi e alcali, oli e grassi. I suoi campi di applicazione spaziano dal farmaceutico al food & beverage, dalle unità lineari agli impianti di sollevamento e immagazzinamento verticale, dalle porte automatiche alle linee industriali, dai pick and place robot al packaging”, raccontano da Poggi Trasmissioni Meccaniche. Il costante impegno dell’azienda in ricerca e sviluppo, l’aggiornamento delle strumentazioni impiegate e l’automazione dei processi produttivi le consentono di mantenere i più elevati standard qualitativi del settore. “Per rispondere alle esigenze della nostra clientela, progettiamo nuove soluzioni per prodotti ed applicazioni personalizzate, fornendo tutto il supporto tecnico necessario. Attraverso strumenti innovativi e annualmente certificati, effettuiamo avanzati controlli di precisione, testando tutti i prodotti al fine di garantirne l’affidabilità e l’efficienza e rappresentare l’alta qualità del made in Italy nel mondo”, concludono da Poggi Trasmissioni Meccaniche.
PROFILATI, EKU 50 GLASS UNA SOLUZIONE A PROVA DI TERREMOTO Una facciata in alluminio in grado di assicurare un’elevata flessibilità, adattandosi ai movimenti di assestamento di un edificio
in caso di fenomeni sismici e rispettando quanto prescritto dalle norme tecniche per le costruzioni (DM 14 gennaio 2008), ovvero che gli elementi costruttivi senza funzione strutturale devono mantenere la loro capacità autoportante nei confronti dei carichi verticali anche in condizioni fortemente deformate. Si tratta di Eku 50 Glass, il sistema a montanti e traversi prodotto dall’azienda Profilati di Medicina, in provincia di Bologna, da oltre 30 anni punto di riferimento europeo per l’estrusione e la lavorazione dell’alluminio, che il 24 maggio scorso è stato sottoposto con successo a prove sismiche con la nuova apparecchiatura in dotazione al laboratorio di componenti e sistemi edilizi dell’Istituto per le Tecnologie della Costruzione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ITCCNR) a San Giuliano Milanese, alle porte del capoluogo lombardo. Si tratta di un’attrezzatura scientifica fortemente innovativa, inedita a livello europeo, capace di sollecitare in modo sia statico che dinamico porzioni di facciata in scala reale, valutando le prestazioni agli agenti atmosferici esterni, pre e dopo simulazione sismica. La resistenza ai terremoti è uno dei criteri fondamentali che le costruzioni devono rispettare, prescritto anche da specifiche normative e il ‘sisma bonus 2017’, la nuova detrazione fiscale approvata dalla legge di Bilancio, si inserisce in questo contesto prevedendo la possibilità di fruire di un maggior incentivo nel caso in cui sull’abitazione (prima e seconda casa), sull’immobile adibito ad attività produttiva o sulle parti comuni dei condomini, si effettuino interventi di adeguamento sismico certificati. In presenza di un terremoto, per molti secondi e a volte anche più di un minuto, il suolo oscilla notevolmente e in modo ‘disordinato’. Le oscillazioni del terreno di per sé non costituiscono una minaccia: la causa dei disastri è dovuta al fatto che vengono trasmesse dal terreno agli edifici. In altre parole, dove le scosse sono molto forti, il
Marco Galliani, amministratore delegato di Profilati
pericolo maggiore per l’incolumità delle persone è rappresentato dal crollo degli edifici o di parti di essi, come pareti, finestre, vetri o porzioni di facciata. Valutare il comportamento di un edificio non solo nelle sue parti strutturali, ma anche nei singoli elementi che lo compongono, è dunque fondamentale per assicurare un adeguato livello di sicurezza. “Abbiamo accettato volentieri l’invito dell’ITC-CNR, i test eseguiti sul sistema Eku 50 Glass sono tra i primissimi effettuati con la nuova apparecchiatura. Ci tenevamo a dimostrare la capacità di resistenza della nostra facciata: avevamo la sensazione che si sarebbe comportata bene e il test è stato una felice conferma. Pur non potendo fare riferimento a un valore di magnitudo espresso attraverso la scala Richter, gli spostamenti ottenuti nella prova sono talmente alti che, sintetizzando al massimo, possiamo dire che la maggior parte degli edifici si troverebbe già fortemente danneggiata dal punto di vista strutturale, rendendo privo di significato l’ottenimento di prestazioni migliori della facciata. Con grande soddisfazione vorrei aggiungere inoltre che la nostra facciata è stata realizzata con i componenti standard previsti dal sistema: non era qualcosa di speciale, studiato apposta”, commenta Marco Galliani, amministratore delegato di Profilati. Per maggiori informazioni: www.eku.it
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LEONARDO AL TOP IN RICERCA E INNOVAZIONE COL “PREMIO IXI”
Un’organizzazione strutturata che investe in professionalità, in ricerca, nel controllo della sicurezza e nel rispetto dell’ambiente: per perfezionare la qualità dei propri risultati e renderli duraturi nel tempo, Leonardo, azienda specializzata in interventi di restauro e manutenzione, sta realizzando progetti di sperimentazione e valutazione di nuovi prodotti, tecniche e strumentazioni in vari campi della conservazione. È questa attitudine al miglioramento continuo che nel settembre 2016 è valsa all’impresa di Casalecchio di Reno, alle porte di Bologna, il Premio “IXI - Imprese per l’Innovazione - Andrea Pininfarina” che Confindustria, in collaborazione con la Fondazione Giuseppina Mai, Intesa Sanpaolo e con il supporto tecnico dell’Associazione Premio Qualità Italia (APQI), assegna ogni anno a 21 aziende che abbiano investito con successo in ricerca e innovazione. Il riconoscimento si distingue, tra l’altro, per essere il primo in Europa ad aver adottato i parametri sull’innovazione dell’European Foundation for Quality Management (EFQM). La cerimonia di premiazione si è svolta lo scorso 23 maggio a Roma, nella sede di Confindustria in Viale dell’Astronomia, alla presenza di Alberto Baban, vicepresidente e presidente della Piccola Industria di Confindustria, Giulio Pedrollo, vicepresidente per la politica industriale di Confindustria, e Andrea Bianchi, direttore delle Politiche Industriali di Confindustria, che hanno consegnato il premio a Rossana Gabrielli, socia fondatrice di Leonardo. Gran parte dell’attività di Leonardo, quella che non si vede, si
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svolge nei suoi uffici e laboratori. Non solo l’attività di ricerca, che può contare su una biblioteca interna con oltre 2.000 volumi perfettamente catalogati, ma anche la gestione e la progettazione degli interventi curate dall’ufficio tecnico, che si occupa della documentazione dei lavori, del reperimento dei finanziamenti e del coordinamento dei progetti di ricerca e sviluppo in collaborazione con varie università europee. “Leonardo impiega diverse tecnologie selezionando e calibrando gli interventi in relazione ai vari tipi di degrado: sistemi laser, sistemi di sabbiatura e microaeroabrasione ibix, generatori di vapore, atomizzatori di acqua, ablatori, sistemi di consolidamento sottovuoto (impiegato anche in ambito monumentale per ottenere una maggiore penetrazione e uniformità del consolidante), nanocalci e bario per le attività di consolidamento, enzimi e biotecnologie per la pulitura delle superfici pittoriche, fino ai trattamenti protettivi fotocatalitici in alternativa ai prodotti canonici”, spiegano dall’azienda. Il continuo contatto con importanti centri di ricerca italiani offre a Leonardo una conoscenza diretta delle metodologie più all’avanguardia nel campo della conservazione. Un esempio concreto, tra gli altri, è stato il restauro della facciata della Basilica di San Petronio a Bologna, dove la collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze ha permesso di procedere con tecniche innovative quali l’impiego di sistemi laser o la sperimentazione dei gel di agar e dei batteri solfatoriduttori per la fase di pulitura.
REDI, FIRMATO L’ACCORDO SUL PREMIO DI RISULTATO È un periodo di grande sviluppo e importanti risultati quello che Redi sta vivendo dal 2015, anche grazie al prezioso contributo dell’amministratore delegato Cristina Antoniazzi, già direttore Finance e da due anni a capo dell’azienda di Zola Predosa, in provincia di Bologna, che ha portato Redi a raggiungere obiettivi significativi. Tra questi la sottoscrizione, nel giugno scorso, di un accordo riguardante il premio di risultato che, in linea con il progetto “Go for Zero” del Gruppo Aliaxis - di cui l’azienda fa parte e presente con 100 unità produttive e distributive supportate da 15.000 dipendenti in 50 Paesi del mondo - prevede l’introduzione, tra i parametri, anche di quello relativo alla sicurezza sottolineando la massima attenzione verso il concetto di ‘safety behaviours’. “Tutto in linea con il progetto sulla sicurezza della nostra casa madre”, spiega Dario Gervasio, responsabile del personale di Redi. L’accordo presuppone inoltre la possibilità per i dipendenti di trasformare parte del premio in welfare attraverso una piattaforma dedicata messa a disposizione dall’azienda. Da oltre cinquant’anni Redi studia e fornisce le soluzioni migliori per il trattamento dell’acqua, dalla gestione interna degli edifici fino allo smaltimento in natura. L’azienda è specializzata nella produzione di sistemi specifici per l’intera filiera, dagli impianti di conduzione, adduzione dell’acqua sanitaria e distribuzione del gas, ai sistemi di scarico e drenaggio del suolo con le soluzioni antiriflusso, agli impianti per la depurazione delle acque reflue, meteoriche e per finire anche alla ventilazione e trattamento dell’aria. “Non una goccia si perde nel terreno, se trattata da Redi, che ha raggiunto negli anni importanti traguardi. È stata la prima azienda a introdurre il PVC nei sistemi di scarico delle acque; ha poi messo a punto i sistemi in polipropilene e successivamente ha brevettato il dBlue, l’applicazione in grado di resistere agli impatti delle basse temperature e di fonoassorbire i rumori. Anticipando le esigenze, con Phonoline
ha ottimizzato ai massimi livelli la fonoassorbenza dell’intero apparato”, sottolinea Gervasio. Lo sviluppo sostenibile e il rispetto del territorio intrapresi da Redi sono avvalorati dalla conformità alle normative europee, dalle certificazioni ambientali conquistate e, di recente, dalla partnership con Green Building Council Italia (GBC Italia), l’associazione che certifica che l’intera produzione di Redi risponda ai parametri di progettazione e realizzazione di edifici salubri, energeticamente efficienti e a impatto ambientale contenuto, previsti dal sistema di certificazione indipendente LEED® Leadership in Energy and Environmental Design.
UN CONCORSO DI IDEE PER IL NUOVO LOGO DI RETE 4TF
di 350 euro messo a disposizione dalle imprese di 4TF è stato Riccardo Branchini. Il bando di 4TF, che oggi aggrega otto aziende specializzate nel campo dei trattamenti superficiali su metalli e su legno, forniva alle classi coinvolte indicazioni precise: il marchio, destinato ad essere utilizzato come segno identificativo su tutti i veicoli di comunicazione riguardanti le attività delle rete, avrebbe dovuto essere “originale e sviluppato espressamente per il concorso, risultare distintivo, facilmente riconoscibile e di immediata comprensione, essere utilizzabile sia a colori che in bianco e nero, su supporto cartaceo così come in forma digitale ed evocare i valori relativi al committente attraverso l’iconografia, i caratteri tipografici, i colori e lo stile della rappresentazione grafica”. Le otto aziende che compongono la rete di imprese, il cui obiettivo è proporre alle officine meccaniche un unico partner in grado di offrire i trattamenti più svariati, sono Cromonichel, che opera nel settore della cromatura, nichelatura e doratura ed è specializzata nella lavorazione galvanica dell’alluminio; Gaser Bologna, specializzata in trattamenti galvanici ed elettrochimici su superfici metalliche; Gulinelli, che propone lavorazioni di
Inedito, versatile, chiaro e sintetico. Sono alcune delle caratteristiche che avrebbe dovuto presentare il nuovo logo istituzionale di Rete 4TF, per la cui realizzazione la rete di imprese ha indetto, la scorsa primavera, un concorso di idee dedicato agli studenti dell’Istituto Aldini Valeriani, con la collaborazione del docente Gastone Cantarini. Ad aggiudicarsi il premio
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trattamento superficiale su alluminio, inox, ferro, acciaio, rame, ottone, bronzo e materie plastiche; Lualma Anodica, la cui offerta comprende finiture e colorazioni per oggettistica d’arredo, illuminotecnica e automotive; M.F., specializzata nella verniciatura delle macchine automatiche, ma non solo, con vernici sia a liquido che in polvere, anche per ambienti speciali; MT Pallets, che per la realizzazione di pallets utilizza materiali quali pino, abete e faggio per i settori ceramico, metalmeccanico e produttivo allargato ed effettua il servizio di sterilizzazione legno HT FITOK ISPM15 anche conto terzi; Trame, che offre lavorazioni di zincatura elettrolitica, brunitura e fosfatazione al manganese; Verniciatura Industriale Imolese, che si occupa di verniciatura a polvere conto terzi di particolari metallici e serigrafia.
SIRMET ELETTRICA, TRASFORMATORI ELETTRICI E RISPARMIO ENERGETICO Un’esperienza quarantennale nel campo della trasformazione, del trasporto e della gestione dell’energia elettrica e un’attenzione particolare al tema del risparmio energetico. Sono i tratti distintivi di Sirmet Elettrica che, fondata nel 1974 e inizialmente specializzata nella riparazione di motori elettrici, trasformatori e impiantistica industriale, sulla base del know-how maturato negli anni ha dato il via alla propria produzione di trasformatori elettrici in olio minerale e in aria nel 1980
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e in resina epossidica nel 1995. Dal 2003, poi, grazie all’ampliamento degli spazi reso possibile dal trasferimento nella nuova sede di Sala Bolognese, in provincia di Bologna, l’azienda ha potuto aggiungere alla gamma dei propri prodotti anche i trasformatori AT/MT. Forte della propria esperienza e del supporto di esperti in gestione dell’energia, Sirmet ha scelto di affiancare i propri clienti nella valutazione dei possibili risparmi derivanti dalla sostituzione dei trasformatori. “Negli ultimi anni il costo dell’energia elettrica è diventato una delle voci di spesa più importanti per le aziende e, per restare entro i limiti stabiliti dal Protocollo di Kyoto, l’Italia si è attivata introducendo varie forme d’incentivazione, quali ad esempio i certificati bianchi o il conto termico. Tra le schede standardizzate degli interventi di efficienza energetica, però, non è presa in considerazione la possibilità di intervenire su quello che è il cuore del sistema energetico di un’azienda, ovvero il trasformatore della cabina di media tensione, perché i certificati bianchi non promuovono risparmi che si sarebbero comunque ottenuti tramite la normale evoluzione tecnologica”, sottolineano infatti da Sirmet Elettrica, nella convinzione che i risparmi ottenibili dalla semplice sostituzione del trasformatore in cabina con uno a minori perdite sarebbero talmente rilevanti da non avere neanche la necessità di essere incentivati. “Il trasformatore non ha parti in movimento, è meno soggetto a usura rispetto ad altri componenti ed è in pratica una macchina immortale, che anche dopo 30 o 40 anni di funzionamento lavora con rendimenti e caratteristiche simili a quelli di quando è stata acquistata. Proprio a causa della sua affidabilità l’azienda spesso ‘si dimentica’ di avere una cabina e non pensa a migliorarne l’efficienza. Anche un trasformatore dal rendimento molto elevato non è esente da perdite, che avvengono sia quando
è in funzione, come le perdite nel rame, sia quando i carichi sono staccati o l’azienda è chiusa per ferie, perché se il trasformatore è collegato alla media tensione si verificano comunque delle perdite nel ferro”, continuano da Sirmet. Dal 1° luglio 2015 i costruttori di trasformatori devono sottostare alla direttiva UE 548/2014, che stabilisce dei limiti massimi alle perdite dei trasformatori nuovi che sono, quindi, più efficienti rispetto a quelli costruiti in precedenza. “Per questo motivo la sostituzione dei trasformatori di vecchia generazione rappresenta potenzialmente un risparmio rilevante. L’acquisto di un trasformatore nuovo è infatti per l’azienda un investimento ammortizzabile in pochi anni: il rientro del capitale si può ottenere in un tempo massimo di sei anni per industrie che lavorano su un turno (2.000 ore/anno), o in meno di tre anni per industrie che lavorano su tre turni (7.680 ore/anno)”, concludono da Sirmet Elettrica.
TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA, L’ANTEPRIMA DELLA STAGIONE 2018 La stagione di opera e danza 2018 del Teatro Comunale di Bologna è contrassegnata da alcune linee guida che sostengono la successione dei titoli in programma: da un lato la scansione del cartellone è pensata per alternare opere di tradizione consolidata e titoli meno frequenti, ma di rilevante importanza musicale; dall’altro la presenza del direttore musicale Michele Mariotti è più intensa che mai, con tre nuove produzioni che punteggiano diversi momenti chiave della programmazione, come l’apertura e la chiusura. La bohème inaugurale (19-28 gennaio), oltre ad avere Mariotti sul podio che dirige per la prima volta un titolo pucciniano, sarà caratterizzata da un nuovo allestimento firmato da Graham Vick. La bohème, che rappresenta storicamente un capitolo importante nella narrazione delle tematiche
Pharmaceuticals with passion
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Dall’alto: Don Giovanni Festival Aix en Provence 2017 @Pascal Victor, Graham Vic e Michele Mariotti @Studio Amati Bacciardi, Simon Boccanegra
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sociali e umane che saranno proprie del Novecento, prelude al balletto Petruška di Stravinskij, presentato a febbraio in una nuova produzione del Comunale con la coreografia di Virgilio Sieni e la sua compagnia di ballo. Igor Stravinskij fu amico e consigliere di Francis Poulenc, la cui produzione operistica vede nei Dialogues des Carmélites il titolo di maggior successo, proposto a marzo nell’acclamato allestimento di Olivier Py, con la direzione di Jérémie Rhorer. Il cartellone prosegue ad aprile con la ripresa di un ormai storico allestimento del Comunale: quello del Simon Boccanegra di Verdi con la regia di Giorgio Gallione e la direzione di Andriy Yurkevych. In maggio ancora un dramma al tempo stesso politico e sentimentale: I Capuleti e i Montecchi di Bellini, compositore che, come farà più volte Verdi, ha saputo esaltare Shakespeare contribuendo a renderlo un’autentica icona della generazione romantica. Il nuovo allestimento del Comunale rientra nel progetto “Opera Next” che per il quarto anno dà spazio ai talentuosi interpreti provenienti dalla Scuola dell’Opera del teatro felsineo e che in questo titolo vede impegnati sul palco alcuni astri nascenti del Belcanto. Don Carlo, a giugno, è il secondo grande titolo verdiano della stagione: affresco storico, umano e politico, presentato nell’edizione in quattro atti in lingua italiana. Lo spettacolo è affidato alla direzione di Michele Mariotti, impegnato così in un secondo debutto. A luglio il capolavoro di Leonard Bernstein West Side Story rilegge invece in chiave musical la vicenda di Romeo e Giulietta, calandola in un modernissimo mondo multietnico dai colori, i timbri e i ritmi caleidoscopici. Lo spettacolo celebra il centenario della nascita di Bernstein con un nuovo allestimento del TCBO in collaborazione con BSMT Productions, diretto da Timothy Brock e con regia di Gianni Marras. La tragedia shakespeariana è simbolo anche degli eterni conflitti generazionali, di cui è lucida interpretazione Kraanerg di Iannis Xenakis, musica per danza del 1969, che verrà eseguita a settembre per la prima volta in Italia in forma scenica con la direzione di Yoichi Sugiyama. Questa produzione si inserisce in un progetto più ampio
MELICONI, 50 ANNI DI IDEE INTELLIGENTI
Soluzioni innovative ai problemi di tutti i giorni. Questa l’idea vincente alla base dei cinquant’anni di successi di Meliconi, azienda di Granarolo dell’Emilia, alle porte di Bologna, che lo scorso giugno ha festeggiato il suo primo mezzo secolo di attività con una grande festa che ha coinvolto tutti i dipendenti e i collaboratori e a cui ha preso parte anche il sindaco di Granarolo, Daniela Lo Conte. “Siamo presenti sul territorio dal 1967 e da allora, con intuizioni e oggetti utili e funzionali, accompagniamo nel quotidiano milioni di italiani che nella loro vita hanno posseduto almeno un prodotto di questa storica realtà bolognese”, ha sottolineato in occasione dei festeggiamenti Loris Meliconi, classe 1930, ceo e fondatore dell’azienda. È infatti da quando le case hanno iniziato a riempirsi di oggetti fino a poco prima impensabili che Meliconi si impegna nella soddisfazione di nuovi bisogni, introducendo sul mercato idee originali e alla portata di tutti per semplificare la quotidianità anticipando i desideri e le esigenze delle persone grazie ad un’ampia gamma di prodotti di qualità. Tra questi, numerosi articoli casalinghi come la prima linea di pattumiere in lamiera litografata con sollevamento del co-
dedicato al cinquantenario del Sessantotto, ideato e coordinato dal Teatro Comunale di Bologna, a cui partecipano molte altre istituzioni culturali e di spettacolo della città e del territorio. Anche La fille du régiment di Donizetti, a novembre con la direzione di Yves Abel e l’apprezzato allestimento del TCBO per la regia di Emilio Sagi, può essere letta come allusione alla dialettica tra genitori e figli che si
perchio a pedale, realizzata nel 1970, le prime centrifughe asciuga insalata, la custodia in gomma salva telecomando Guscio Tv, che nel 1987 riscosse talmente tanto successo da rendere Meliconi uno dei leader nel settore degli accessori audio-video, le presine salva dita in silicone Kippy, realizzate nel 1990, il telecomando universale GumBody, lo stendibiancheria verticale multipiano e salva spazio Stendimeglio, fino alla linea di supporti Ghost Design del 2009, pensata per contenere tutti gli apparecchi AV nascondendo fili e spine, e MySound, cuffie e auricolari studiati in particolare per il mobile. E sono solo alcuni dei frutti dello spiccato spirito imprenditoriale di Loris Meliconi, oggi affiancato alla guida dell’azienda dai figli Riccardo e Patrizia. “Se il marchio Meliconi è oggi diffuso in Italia e in Europa, il merito va al fortunato connubio tra affidabilità e qualità nella ricerca che ci contraddistingue, unito ad una forte componente innovativa sostenuta da investimenti in ricerca e sviluppo e dal supporto, negli anni, di famose campagne televisive che hanno consentito all’azienda di affermarsi sul mercato nazionale e internazionale, conquistando presso il consumatore finale elevatissimi livelli di notorietà”, ha proseguito il fondatore di Meliconi. L’azienda, che conta oggi 160 dipendenti e ha chiuso il 2016 con un fatturato di 36 milioni di euro, guarda al futuro con ottimismo: “Vogliamo continuare a crescere e a svilupparci in Italia e all’estero, consolidando la nostra rete di clienti e fornitori per creare insieme valore reciproco e duraturo. Grazie alla creatività, alla passione, all’attenzione alle esigenze del cliente e al potere inossidabile delle buone idee, continuiamo ad inventare un futuro migliore e sostenibile, per altri 50 anni di innovazioni”, ha concluso Loris Meliconi.
risolve, fortunatamente, con la sconfitta del conformismo e il trionfo delle ragioni del cuore. Ragione, sentimento, satira, ossessione, amore, cinismo, umorismo e pathos sono solo alcuni dei temi che fanno del Don Giovanni di Mozart uno dei vertici assoluti del repertorio operistico, le cui infinite implicazioni drammaturgiche e musicali saranno affidate, in dicembre, alla sempre
crescente maturità artistica di Michele Mariotti, impegnato nel terzo debutto della stagione, con il nuovo allestimento del TCBO realizzato in coproduzione col Festival di Aix-en-Provence, l’Opéra National de Lorraine e il Théâtres de la Ville de Luxembourg, per la regia di JeanFrançois Sivadier. Per maggiori informazioni: www.tcbo.it
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TEATRO DUSE, LA STAGIONE DI PROSA 2017/2018
Dall’alto: I Malavoglia, Laura Morante in Locandiera B&B, Lucia Poli, Marilù Prati e Milena Vukotic in Le Sorelle Materassi
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Il Teatro Duse sempre più palcoscenico per la prosa della città. È un cartellone ricco di grandi autori e interpreti quello proposto per la stagione 2017/2018, la settima firmata dalla nuova gestione del teatro. Una edizione con tanti classici - da Pirandello a Čechov, da Goldoni a Sofocle - ma senza dimenticare incursioni nella drammaturgia contemporanea. Il tutto per una proposta varia e di primissimo livello caratteristica del palco di via Cartoleria. Il protagonista della serata inaugurale della nuova stagione sarà Simone Cristicchi, che tornerà a Bologna il 14 ottobre con La Buona Novella, il classico di Fabrizio De André in una versione per orchestra e coro giovanile scritta da Valter Sivilotti. Pochi giorni dopo la stagione vera e propria si aprirà con Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia in Non mi hai più detto ti amo e poi con Alessandro Haber e Lucrezia Lante Della Rovere in Il Padre di Florian Zeller per la regia di Piero Maccarinelli. Un altro grande attore e un altro grande ritorno al Duse, Silvio Orlando, protagonista di Lacci di Domenico Starnone diretto da Armando Pugliese. Novembre porterà invece sul palcoscenico di via Cartoleria Laura Morante in Locandiera B&B di Edoardo Erba per la regia di Roberto Andò e anche un classico della letteratura gialla, Dieci piccoli indiani. La storia scritta da Agatha Christie sarà interpretata, tra gli altri, da Ivana Monti, Mattia Sbragia e Luciano Virgilio. A dirigere la pièce, lo spagnolo Ricard Reguant. Dicembre si aprirà con un classico del musical, Tutti insieme appassionatamente, con le coreografie e la regia di Fabrizio Angelini. Dopo il grande successo nella scorsa stagione, poi, I Legnanesi presenteranno il loro nuovo spettacolo Signori si nasce…e noi?. La leggerezza sarà invece la cifra dello spettacolo che chiuderà il 2017 del Duse: dal 29 al 31 dicembre Roberto Ciufoli, Gaspare e Max Pisu porteranno in scena Sabbie mobili - angeli & comici persi tra cactus sensibili e salotti mimetici per la regia di Alessandro Benvenuti. La stagione riprenderà in gennaio con Daniela Morozzi
METALCASTELLO, UNA GRANDE FESTA PER I 65 ANNI DI ATTIVITÀ
“È per me un onore immenso guidare questa azienda e festeggiare oggi insieme a tutti voi i 65 anni di storia di un marchio protagonista nel campo della produzione di ingranaggi per trasmissioni meccaniche riconosciuto in tutto il mondo”. Con queste parole Stefano Scutigliani, amministratore delegato di Metalcastello, ha dato il benvenuto agli oltre 1.000 partecipanti alla giornata di festeggiamenti tra dipendenti, famiglie e rappresentanti delle istituzioni civili, militari, scolastiche e religiose che lo scorso 14 maggio si sono riuniti nella sede storica di Castel di Casio, in provincia di Bologna, per celebrare il 65° anniversario della fondazione della multinazionale. In occasione della grande festa, Metalcastello, che conta oggi 260 dipendenti e un fatturato di oltre 47 milioni di euro, ha aperto le proprie porte agli ospiti esterni e dedicato loro un’esposizione dei macchinari e alcune visite dello stabilimento guidate dagli stessi dipendenti che, fieramente, hanno mostrato ai partecipanti le varie fasi dei processi produttivi dell’azienda dell’Alta Valle del Reno. A seguire, in tarda mattinata, un momento istituzionale ha visto alternarsi gli interventi del management dell’azienda e di alcune personalità tra cui Virginio Merola, sindaco della Città Metropolitana di Bologna, e Tiziana Ferrari, direttore generale di Confindustria Emilia Area Centro, che ha consegnato a Stefano Scutigliani una targa celebrativa dell’importante ricorrenza. “Nonostante i momenti difficili che abbiamo vissuto in passato, oggi Metalcastello è orgogliosa della propria storia e proce-
e Blas Roca Rey in La cena perfetta e con un grande del teatro italiano protagonista di un classico del palcoscenico: Carlo Cecchi nell’Enrico IV di Luigi Pirandello. Il mese successivo arriverà poi uno spettacolo cult del teatro comico, L’anatra all’arancia, con Chiara Noschese e Luca Barbareschi che firma anche la regia, mentre Lucia Poli,
de a testa alta guardando fiduciosa al mercato e puntando a crescere anno su anno, certa di poter contare su persone con elevatissimo know-how che lavorano con passione e determinazione e sulla giusta tecnologia volta alla continua innovazione dei processi e dei materiali. Questo è un anno cruciale, che ci vede celebrare i nostri primi 65 anni con importanti investimenti tecnologici, una trasformazione dei processi produttivi che mira alla digitalizzazione della fabbrica, così come una continua implementazione di sistemi di sicurezza sempre più sofisticati, al fine di garantire la tranquillità e l’incolumità dei nostri collaboratori”, ha commentato l’ad di Metalcastello. “I primi 65 anni di attività rappresentano un traguardo significativo per un’azienda e raggiungerli superando le sfide e gli ostacoli quotidiani, in un’area come quella dell’Appennino bolognese, toccata negli ultimi anni da una pesante crisi, rende il successo di Metalcastello ancora più importante”, ha sottolineato Alberto Vacchi, presidente di Confindustria Emilia Area Centro commentando l’importante anniversario. “In un territorio che ha elementi di debolezza come quello appenninico, la presenza di realtà imprenditoriali vivaci come Metalcastello costituisce una ricchezza per l’intera comunità. Formulo all’azienda e ai suoi dirigenti un augurio perché ci possano essere ancora margini di crescita in un clima di buone relazioni con il territorio e con i lavoratori; dal canto nostro l’impegno è garantire le migliori condizioni di contesto volte al sostegno e allo sviluppo”, ha aggiunto il sindaco Merola.
Milena Vukotic e Marilù Prati, dirette da Geppy Gleijeses, porteranno in scena Le sorelle Materassi dal romanzo di Aldo Palazzeschi ed Enrico Guarnieri proporrà il testo di un altro grande scrittore italiano, I Malavoglia di Giovanni Verga. La settimana successiva, un altro grande ritorno al Duse, Michele Placido che con Anna Bonaiuto
interpreterà Piccoli crimini coniugali di E. Emmanuel Schmitt. Marzo si aprirà con un testo immortale del teatro per iniziare un finale di stagione nel segno dei grandi classici: si parte con Zio Vanja di Čechov diretto da Vinicio Marchioni. Quindi, dopo il ritorno di un grande protagonista come Alessandro Preziosi che porterà in scena la
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storia del grande Van Gogh, la stagione di prosa 2017/2018 si chiuderà con due classici: La vedova scaltra di Carlo Goldoni, interpretata da Francesca Inaudi e Giuseppe Zeno per la regia di Gianluca Guidi, e l’Edipo di Sofocle, protagonisti Glauco Mauri e Roberto Sturno. Oltre alla grande prosa, poi, la stagione del Teatro Duse si arricchisce di tre importanti concerti: quello del grande violinista Ara Malikian, in novembre, e quelli di Cristiano De André e di The Harlem Gospel choir, in dicembre. Per maggiori informazioni: www. teatrodusebologna.it
TEATRO EUROPAUDITORIUM, AL VIA LA 42^ STAGIONE La 42^ stagione del Teatro EuropAuditorium di Bologna si apre con un’importante novità, il restyling della sala, che si rinnova e s’ingrandisce contenendo quasi 1.800 poltrone. Il Teatro vestirà dunque un nuovo look, divenendo per capienza il terzo a livello nazionale, ma resterà fedele alla sua inclinazione artistica fatta di musical, concerti, danza internazionale e grandi eventi. Dal 26 ottobre ad aprire il nuovo cartellone un successo assicurato, quello di Giuseppe Giacobazzi che, con Io ci sarò, intreccerà ancora una volta la messa in scena alle sue vicende autobiografiche: genitore a 53 anni, rifletterà insieme al pubblico sui suoi futuri eventuali nipoti e sulla speranza di poterli conoscere, viziare e ascoltare. Ad impreziosire il nuovo programma altri grandi showman: tra questi Massimo Ranieri, che in novembre sarà il protagonista del suo Sogno e son desto in viaggio, un inno alla vita, all’amore e alla speranza; Paolo Cevoli, che trascorrerà con il pubblico le ultime ore del 2017, la notte di Capodanno, con La Bibbia raccontata nel modo di Paolo Cevoli; Enrico Brignano, che in febbraio porterà in scena Enricomincio da me, una riflessione ironica e brillante sulla propria esperienza di vita e su quella di chi ha da poco varcato i 50 anni; Federico Buffa, che in marzo in A night in Kinshasa entrerà nel vivo, con lo stile che lo contraddistingue, dell’incontro di boxe tra Muhammad Ali e George Foreman, evento emblematico di
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Dall’alto: Grease @Francesco Prandoni, Dirty Dancing @Vito Renò e i Momix @Max Cucciariello
NUOVA STAR CELEBRA 50 ANNI DI LEGAME CON IL TERRITORIO
Il 30 giugno 2017 ha rappresentato una ricorrenza particolare per l’industria metalmeccanica bolognese. Ha infatti spento cinquanta candeline Nuova Star, azienda di Zola Predosa, alle porte di Bologna, leader di mercato per la progettazione, l’industrializzazione e la produzione di cerniere per elettrodomestici, che ha scelto di festeggiare con una cena dedicata a tutte le maestranze e ai collaboratori per ricordare insieme quanto fatto negli anni passati, consolidare gli obiettivi futuri e riconfermare la volontà di guardare avanti con gli stessi stimoli e lo stesso entusiasmo che l’hanno portata fino ad oggi. Si tratta in realtà della seconda vita della precedente Star Stampaggi Artigianali, che da impresa specializzata negli stampaggi di lamiera si è trasformata nel 1957 in un punto di riferimento nel campo delle cerniere per il mercato del bianco e che nel giro di circa dieci anni ha guadagnato un ruolo di primo piano del settore. È nata così l’esigenza di una vera e propria rinascita, prima guardando al solo mercato italiano, poi, nel giro di pochi anni, volgendo lo sguardo anche a quello europeo fino a diventare leader mondiale all’inizio degli anni Ottanta. “A renderci orgogliosi e felici di festeggiare la ricorrenza non è il semplice trascorrere del tempo, ma la consapevolezza di essere riusciti, anche dopo cinquant’anni, a tenere saldo il timone e a seguire la rotta tracciata dai soci fondatori, Angelo Vanini e Augusto Zanetti. L’arrivo in azienda di Marco Vanini e Mariangela Zanetti, seconda generazione, e di Luca Vanini, terza generazione, ci hanno aiutato a non perdere mai di vista i nostri obiettivi. Il mondo è cambiato e le sirene di aziende straniere che, come sta accadendo sempre più spesso anche nelle nostre zone, cercano di acquisire tecnologie e competenze italiane sono rimaste inascoltate e fermamente respin-
te. Quella perseguita da Nuova Star è una rotta che vede nella sua presenza sul territorio e nelle risorse umane che solo qui si possono trovare l’essenza della sua attività, lottando contro tutti, dalla burocrazia alla concorrenza dei Paesi a basso costo di manodopera, proprio grazie a tutte le persone che rappresentano il cuore pulsante di Nuova Star stessa”, dichiarano dall’azienda. Un importante prova dello stretto legame dell’impresa con il territorio, poi, sono il recente acquisto e la seguente rigenerazione, da parte di Nuova Star, di uno stabilimento di circa 10.000 metri quadrati a Casalecchio di Reno, in provincia di Bologna, già sede della storica azienda Thermomatic, che consentirà di pianificare attentamente gli sviluppi previsti per i prossimi anni. Anni che, a guardare i numeri di Nuova Star, sembrano promettere bene: nell’ultimo triennio l’azienda, impegnata nel percorso verso l’industria 4.0, ha registrato un incremento del 20% del proprio fatturato, che ha toccato i 30 milioni di euro con previsioni di crescita a doppia cifra per il 2017. Ed è cresciuto del 15% anche il numero dei dipendenti, che sono oggi 126.
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riscatto sociale. Imperdibile, poi, Queen at the Opera, spettacolare show che la notte di Halloween farà rivivere, con il talento degli artisti e gli effetti speciali, la musica e il genio di una delle band più apprezzate al mondo, gli storici Queen. In scena anche tanti musical, punta di diamante della programmazione del Teatro EuropAuditorium. Si comincia con un musical per la prima volta riadattato in Italia da Rocco Tanica, Monty Python’s Spamalot. I cavalieri della tavola molto, molto, molto rotonda!, che in novembre vedrà in scena Elio insieme ad un ricco cast, e si continua in dicembre con La Febbre del sabato sera, un’occasione unica per rituffarsi nelle atmosfere degli anni ’70 a più di 40 anni dall’uscita del celebre omonimo film. Durante le festività natalizie in programma per i più piccoli Madagascar. A musical adventure, tratto dal film della DreamWorks, e per tutti Grease, che vedrà la Compagnia della Rancia protagonista di una messa in scena speciale per i 20 anni della “Greasmania” in Italia. In gennaio La Regina di ghiaccio, una crudele e malefica sovrana vittima di un incantesimo per il quale nessun uomo potrà incrociare il suo sguardo, sarà Lorella Cuccarini, mentre Aggiungi un posto a tavola debutterà in una nuova veste con Gianluca Guidi, Enzo Garinei insieme a più di 22 artisti. A febbraio andrà in scena Mamma mia!, con Luca Ward, Paolo Conticini, Sergio Muniz e Sabrina Marciano, effetti speciali e un’orchestra dal vivo, mentre ad aprile sarà la volta di Dirty Dancing, che, dopo aver coinvolto nella stagione 2014/15 oltre 115.000 spettatori nei primi tre mesi di messa in scena, torna in teatro con una nuovissima versione per celebrare i 30 anni di un film cult per diverse generazioni. Da non perdere, infine, i grandi appuntamenti con la danza internazionale: i Momix, come sempre diretti dal geniale Moses Pendleton, porteranno in scena W Momix Forever riproponendo, in novembre, alcune delle più suggestive coreografie dei loro celebri spettacoli ed esibendosi in nuove creazioni, e a dicembre il Balletto di Mosca “La Classique” farà sognare il pubblico nelle atmosfere de Il Lago dei Cigni. Per maggiori informazioni: www. teatroeuropa.it
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TEATRO IL CELEBRAZIONI, SI ALZA IL SIPARIO SULLA NUOVA STAGIONE La 3^ stagione del Teatro Il Celebrazioni firmata Theatricon sta per cominciare confermando la sua attenzione rivolta alla contemporaneità nei diversi generi quali la prosa, la danza, la commedia e la musica. Dal 10 novembre alzeranno il sipario Lillo & Greg con L’uomo che non capiva troppo - La saga e la stagione di prosa continuerà
con altri riadattamenti teatrali di pellicole cinematografiche: in scena a novembre Il Sorpasso, con Giuseppe Zeno e Luca Di Giovanni, a dicembre Regalo di Natale, diretto da Marcello Cotugno con Gigio Alberti, Filippo Dini, Giovanni Esposito, Valerio Santoro e Gennaro Di Biase, mentre a marzo sarà la volta de La strana coppia con Claudia Cardinale e Ottavia Fusco. La letteratura è la fonte d’ispirazione per La guerra dei Roses con Ambra Angiolini e Matteo Cremon sul palcoscenico in dicembre e per Sogno di una notte di mezza
Sopra: il balletto di Roma in Giselle. Sotto: Lillo & Greg @Iwan Palombi
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PHILIP MORRIS INVESTE IN ITALIA PER UN FUTURO SENZA FUMO
Un investimento di ulteriori 500 milioni di euro circa per l’espansione della propria capacità produttiva, che va ad aggiungersi all’investimento iniziale, di pari valore, realizzato tra il 2014 e il 2016. È ciò che lo scorso 26 giugno ha annunciato Philip Morris International, che ha scelto di destinare l’imponente somma al proprio stabilimento per prodotti senza fumo a Crespellano, in provincia di Bologna, il primo per la produzione su larga scala di Heets, gli stick di tabacco usati con il dispositivo di riscaldamento elettronico Iqos. Completato nel settembre 2016, l’impianto attualmente impiega oltre 600 persone – che fanno parte delle oltre 1.000 impiegate dall’azienda considerando anche gli stabilimenti di Zola Predosa, appena fuori Bologna – altamente qualificate in settori quali la meccanica, l’elettronica e la chimica. L’ultimazione dell’espansione è prevista entro la fine del 2018 e fa parte dei piani dell’azienda per raggiungere una capacità installata totale annua di circa 100 miliardi di stick di tabacco riscaldato entro la fine del 2018. “L’apertura dell’impianto di Bologna rappresenta una tappa storica nell’impegno di Philip Morris International per sostituire le sigarette con alternative migliori, a beneficio dei fumatori, della salute pubblica e della società. Adesso espandiamo rapidamente la nostra capacità produttiva per i prodotti senza fumo, per soddisfare la crescente domanda dei fumatori adulti”, ha commentato Michele Cattoni, vicepresidente Technology & Operations per prodotti a potenziale rischio ridotto. Iqos e gli Heets sono disponibili per i fumatori adulti in Italia dal novembre 2014. Iqos è attualmente disponibile in città chiave di oltre 25 mercati in tutto il mondo ed è già stata scelta da più di
due milioni di persone. L’espansione dell’impianto di Bologna, poi, segue l’annuncio, sempre nel mese di giugno, dell’investimento di circa 320 milioni di dollari per l’impianto di produzione di Heets che Philip Morris International realizzerà a Dresda, in Germania, in aggiunta alla riconversione dei propri stabilimenti produttivi in Grecia, Romania e Russia. “Così come la realizzazione della nostra seconda fabbrica ‘greenfield’ a Dresda, l’espansione del primo impianto a Crespellano mostra il livello dei nostri attuali sforzi per trasformare in realtà, nel più breve tempo possibile, la visione di Philip Morris International di un futuro senza fumo”, ha dichiarato Frederic de Wilde, presidente della Regione Unione Europea per l’azienda. Iqos è una delle quattro piattaforme-prodotto scientificamente comprovate come “smoke-free” che Philip Morris International sta sviluppando per rispondere alla domanda dei fumatori adulti verso alternative migliori rispetto alle sigarette. Dal 2008, l’azienda ha assunto oltre 400 scienziati ed esperti e ha investito oltre 3 miliardi di dollari in ricerca, sviluppo e validazione scientifica dei prodotti senza fumo condividendo apertamente le proprie metodologie ed evidenze scientifiche per la revisione e la verifica indipendente da terze parti, e ha pubblicato i risultati della propria ricerca in oltre 200 articoli e pubblicazioni dal 2011. I risultati della ricerca scientifica condotta da Philip Morris International fino ad oggi indicano che Iqos può presentare un minore rischio di danno per i fumatori che passano a questi prodotti, rispetto alla persistenza dell’abitudine al fumo.
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Spellbound Contemporary Ballet in Rossini ouvertures @Alessio Amato
estate che in febbraio vedrà recitare insieme Stefano Fresi, Giorgio Pasotti, Violante Placido e Paolo Ruffini. La prosa sarà anche quella del duetto composto da Vito e Maria Pia Timo, che durante le vacanze di Natale faranno divertire il pubblico con L’Artusi, bollito d’amore, e poi in febbraio quella di Vincenzo Salemme con Una Festa Esagerata!, di Teresa Mannino con Sento la Terra girare, di Francesco Pannofino ed Emanuela Rossi con Bukurosh, mio nipote, di Geppi Cucciari sul palco in marzo con Perfetta, di Ennio Fantastichini e Iaia Forte con Tempi Nuovi, il nuovo lavoro di Cristina Comencini, di Ale e Franz con Nel nostro piccolo. Gaber, Jannacci, Milano e di Biagio Izzo con Di’ che ti manda Picone, ad aprile. Il Celebrazioni non è solo prosa ma anche comicità, satira e buon umore assicurati da tanti artisti tra cui Paolo Rossi, Paola Minaccioni, Pucci, Natalino Balasso, Drusilla Foer e Arteteca. Il Teatro ospiterà anche quest’anno i passi di danza di grandi compagnie italiane e straniere: il Balletto di San Pietroburgo si esibirà ne Lo Schiaccianoci in novembre, il gruppo Le Cirque With The World’s top Performers in Alis a dicembre, i Sonics proporranno Toren il mese successivo e poi Break the Tango e FlamenQue Vive con Anima e corpo. Vivir flamenco. In marzo e aprile il Teatro il Celebrazioni accoglierà il Balletto di Roma in Giselle e Spellbound Contemporary Ballet in Rossini ouvertures. Spazio anche alla musica con un concerto di Matthew Herbert, Enrico Rava e Giovanni Guidi organizzato nell’ambito del Bologna Jazz Festival 2017, in ottobre, con una tappa
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del tour di Edoardo Bennato in novembre, con le sonorità natalizie di The Harlem Spirit of Gospel Choir e con il Michael Jackson live tribute show con Sergio Cortés che andrà in scena ad aprile. Per i più piccoli, poi, diversi appuntamenti animano il calendario del Teatro: a novembre Baby BoFe’ - Bologna Festival, in collaborazione con Assiemi, porterà in scena con gli attori della Compagnia Fantateatro e la pianista Pina Coni il classico Un americano a Parigi, mentre in gennaio sarà la volta de I racconti di Masha, che riporteranno sul palcoscenico del Celebrazioni l’orsetto e la bimba più amati dai più piccini in uno show colorato con scenografie digitali e coreografie coinvolgenti, e de Il magico Zecchino d’Oro, un musical che il coro dei cori si regalerà e regalerà ai suoi fan per i suoi primi 60 anni. Per maggiori informazioni: www. teatrocelebrazioni.it
TENENGA ALLIANCE GROUP, SOLUZIONI PER RENDERE IL MONDO PIÙ SMART “Ci occupiamo di identificazione automatica e di gestione smart praticamente da sempre: siamo partiti più di vent’anni fa con sistemi legati alla tracciabilità e alla rintracciabilità di cose, animali o persone, specializzandoci su tutte le tecnologie di riferimento: dai codici a barre all’RFID/ NFC. Le prime applicazioni legate all’uso
della Radiofrequency IDentification sono state decisamente sfidanti: allora la tecnologia non era ancora matura ed eravamo davvero in pochi a conoscere veramente implicazioni, limiti e vantaggi legati all’uso di quei tag che oggi sono la base della Internet of Things”. Ubaldo Montanari, in qualità di ceo, descrive così le origini che hanno portato alla nascita di Tenenga, azienda che ha il suo quartier generale a Castel Maggiore, in provincia di Bologna. Come sottolinea il manager, Industria 4.0 e IoT non sono che gli ultimi capitoli tecnologici di un’evoluzione che sta traghettando la società verso una dimensione basata sull’uso di una sensoristica avanzata e di nuove piattaforme di gestione, tutte ad alta integrazione: “La IoT non è una soluzione che si vende a pacchetto: per funzionare deve essere calata sulle esigenze dell’organizzazione e adattata all’ambiente specifico: servono uno studio di fattibilità e un’analisi degli ambienti per capire come far funzionare al meglio la radiofrequenza, identificando sia i sistemi di lettura più adatti sia i tag, ovvero quei chip che rendono qualsiasi oggetto intelligente e comunicante”. Non a caso, Tenenga Alliance Group ha come suo acronimo TAG: un gioco di parole che è anche l’essenza della mission dell’azienda che progetta soluzioni di automazione in grado di offrire trasparenza dei dati, efficacia operativa e copertura funzionale, abbattendo tempistiche ed errori per garantire a imprese pubbliche e private risultati certi. “Una volta definita
Eccellenza dell’Anno
Leasing
Per le performance che fanno della società un punto di riferimento nel mercato del leasing italiano e per il modus operandi fatto di valori, quali trasparenza e correttezza nei riguardi della clientela, oltre che di un target costituito dagli operatori che rappresentano la spina dorsale dell’economia reale italiana www.societegenerale.com
TECNOTELAI, 50 ANNI DI ARREDI DI QUALITÀ
Una tradizione familiare nata nel 1967, costellata di soddisfazioni e traguardi raggiunti. Compie 50 anni Tecnotelai, consolidata realtà produttrice di arredi per l’ambiente industriale. È stata la prestigiosa cornice del Golf Club Casalunga, una location immersa nel verde alle porte di Bologna, ad ospitare lo scorso 7 giugno i festeggiamenti per l’importante ricorrenza. “Consideriamo questo anniversario un vero e proprio successo imprenditoriale e abbiamo deciso di celebrarlo insieme all’intero staff, i collaboratori, le famiglie, i fornitori e i clienti che in questi primi 50 anni di attività ci hanno seguiti e visti crescere. Per loro abbiamo voluto organizzare una serata indimenticabile, un momento di relax con sottofondo musicale jazz, cocktail e un menu creativo floreale”, racconta Silvia Mazzolini, amministratore delegato dell’azienda di Castel Maggiore, in provincia di Bologna. L’evento ha inoltre rappresentato l’occasione per rilanciare il marchio Dam, con cui anni fa il presidente di Tecnotelai, Daniele Mazzolini, propose una linea totalmente dedicata agli spazi ufficio. “Grazie ad un dipartimento progettazione altamente specializzato, oggi offriamo soluzioni moderne e distintive a chiunque cerchi il massimo in termini di funzionalità, convenienza e durata. Un team di esperti è costantemente impegnato a realizzare progetti e ambienti lavorativi, trovare nuove tendenze e produrre collezioni di tavoli riunione, librerie, cassettiere, armadi, sedie per ufficio e accessori che soddisfino le esigenze di un pubblico attento ai dettagli e alle soluzioni innovative”, aggiunge Silvia Mazzolini. L’esperienza maturata nel tempo consente infatti a Tecnotelai di rispondere con stile e pragmatismo alle necessità e alle preferenze di quasi tre generazioni di clienti e di un mercato in costante trasformazione. Da cinquant’anni, infatti, i materiali di pregio utilizzati, la produzione esclusivamente italiana, la cura dei dettagli, l’elevata praticità e l’attenzione per la sicurezza sono le caratteristiche ed i valori che hanno reso note in tutto il Paese le soluzioni industriali e d’arredo offerte dall’azienda, importante esponente della qualità made in Italy. Tra i punti di forza che da sempre caratterizzano Tecnotelai vi
sono inoltre l’ampia disponibilità dei prodotti in pronta consegna, un servizio di progettazione personalizzato degli spazi di lavoro unitamente ad un trasporto e montaggio garantiti da personale interno altamente qualificato. Oggi l’azienda, in continua crescita, propone carrelli elevatori, armadi industriali, portautensili, contenitori di piccole dimensioni, in plastica o metallici, banchi da lavoro, sedili, scaffali e carrelli, prestando un’attenzione globale al cliente per garantirgli la massima soddisfazione a lungo termine attraverso un servizio di consulenza che copre tutte le fasi commerciali, dalla pre-vendita, all’acquisto fino al servizio post-vendita. “Fieri del passato e del presente, ci prefiggiamo l’obiettivo di continuare a crescere, proiettando nel futuro una realtà forte della propria esperienza per far conoscere al mondo i prodotti dell’industria italiana”, conclude Silvia Mazzolini.
Silvia Mazzolini, amministratore delegato di Tecnotelai
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l’infrastruttura necessaria, bisogna integrare una componente applicativa al gestionale dell’azienda che, da quel momento in poi, potenzia processi e sistemi introducendo un’informazione di qualità e con una velocità in tempo reale. Lavorando con aziende di qualsiasi settore, abbiamo maturato un’esperienza molto dettagliata di tutti i processi che caratterizzano le filiere. Il nostro portafoglio di soluzioni include stampanti, etichette barcode, RFID e NFC, lettori di codici a barre 1D e 2D fissi e brandeggiabili, sistemi biometrici, sistemi AIDC (Automatic Identification and Data Capture), tunnel di lettura, totem interattivi nonché soluzioni biometriche, di geolocalizzazione e geofencing. Nel corso degli anni abbiamo realizzato tantissimi progetti IoT, anticipando i temi del Product Lifecycle Management e dell’informazione a portata di mano, ubiqua e pervasiva delle smart city”, prosegue Montanari. Il punto di forza dell’azienda? Un team di specialisti esperti di hardware, software, networking e servizi, ognuno con una competenza settoriale che permette di accelerare la reale comprensione dei problemi e la relativa risoluzione dei progetti. “La nostra collaborazione con un’azienda inizia solo una volta che si sono capite davvero le esigenze, definiti gli obiettivi, studiati gli ambienti in cui le tecnologie devono essere integrate. Innestiamo l’innovazione solo a seguito di un accurato lavoro di analisi, consulenza, progettazione e testing. Validate tutte queste fasi indispensabili alla buona riuscita dei nostri progetti, procediamo all’implementazione di una soluzione, offrendo supporto, formazione e assistenza, garantendo così il valore di una partnership votata alla concretezza dei risultati”, conclude Montanari.
VARVEL, NUOVA FILIALE NEGLI STATI UNITI Continua il processo di internazionalizzazione del Gruppo Varvel. La realtà bolognese specializzata in sistemi di trasmissione e potenza ha infatti annunciato la scorsa primavera la nascita di Varvel USA LLC, una nuova
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filiale in Georgia voluta per consolidare la propria presenza sul mercato americano a conferma del sempre più forte interesse nei confronti di un mercato fiorente quale è quello nordamericano e, più in generale, del grande slancio verso l’internazionalizzazione che da sempre caratterizza le strategie di Varvel. Nato nel 1955, il Gruppo Varvel ha iniziato, a partire dagli anni Sessanta, un importante processo di diffusione all’estero che ha permesso la creazione di una community che si estende attualmente in oltre 60 Paesi in tutti i continenti. L’inaugurazione della filiale statunitense segue quella della sede di Chennai che nel 2011, grazie ad una joint venture MGM-Varvel, segnò un primo esempio dell’impegno estero del Gruppo e dell’integrazione propedeutica allo sviluppo del business in un mercato molto interessante come quello indiano. Il nuovo stabilimento sorge a Peachtree Corners, Norcross, vicino ad Atlanta in Georgia, un centro logistico molto importante in tutto il Nord America. La sede è collegata con altri 27 magazzini e centri logistici in tutta la nazione e offre una grande disponibilità di prodotti a marchio Varvel. Da Varvel USA LLC, che può contare su una capillare rete commerciale e distributiva, verranno gestite tutte le attività post-vendita dedicate ai clienti negli Stati Uniti, dall’assistenza alla consulenza per la progettazione di soluzioni personalizzate per specifiche applicazioni. A completamento del servizio offerto al mercato statunitense, poi, il Gruppo ha stretto una partnership con uno dei più innovativi e dinamici distributori di motori elettrici del Paese, in modo da poter fornire motoriduttori completi con la massima garanzia di servizio. “Stiamo puntando all’estero senza mai dimenticarci che il nostro punto di forza è proprio l’italianità: continuiamo a credere fortemente nel made in Italy, ma siamo convinti che la qualità del nostro prodotto debba essere
riconosciuta anche oltreconfine”, dichiara il direttore generale del Gruppo Varvel, Mauro Cominoli. Anche il presidente Francesco Berselli commenta questo nuovo capitolo della storia aziendale: “Con l’apertura della nuova filiale negli Stati Uniti si consolida la nostra posizione nello scenario internazionale, un traguardo che premia gli sforzi di tutta la squadra e ci dona un nuovo impeto verso il futuro”. E proprio la grande attenzione riservata al futuro è valsa a Varvel un importante riconoscimento per l’impegno profuso nella formazione dei professionisti di domani. Anche quest’anno il Gruppo si è infatti aggiudicato il premio “Best stage” de “La Repubblica degli Stagisti” in occasione della quarta edizione degli AwaRDS Best Stage, ideati per valorizzare l’operato delle imprese che offrono ai giovani positive opportunità professionali attraverso un percorso virtuoso di inserimento e retribuzione, che lo scorso 20 giugno a Milano hanno premiato Varvel per le ottime condizioni proposte ai ragazzi che si affacciano al mondo del lavoro con un’esperienza di tirocinio in azienda. “Il futuro è in mano ai giovani ed è nostro compito offrire loro l’opportunità di esprimere il loro potenziale. La loro energia è una risorsa molto importante per il contesto produttivo nazionale, sempre più proiettato in un panorama senza confini e in rapida evoluzione”, evidenziano Cominoli e Berselli. © RIPRODUZIONE RISERVATA
CANTINA 5 DI VILLA ZARRI DIVENTA POLO DELL’ARTIGIANATO ALIMENTARE
Una struttura produttiva polifunzionale capace di proporsi anche come luogo di incontri culturali e di condivisione di pratiche alimentari sane e corrette, arricchita da un cuore pulsante dedicato alla birra. Questa la nuova vita a cui è destinato lo stabile di 3.000 mq di proprietà di Villa Zarri a Castel Maggiore, in provincia di Bologna, vincitore del concorso internazionale di idee “Ripartire dalla bellezza” che Unindustria Bologna aveva bandito nel 2016 per la riqualificazione di immobili industriali dismessi situati nell’area metropolitana della città. La ex cantina di invecchiamento del brandy Oro Pilla, che affaccia sul giardino di Villa Zarri, si chiamerà Cantina 5 e sarà un moderno mercato dell’artigianato alimentare all’interno del quale convivranno produzione, commercio e ristoro. Alla competizione, bandita nel settembre 2016 e chiusa lo scorso febbraio, in collaborazione con YAC - Young Architects Competitions, società leader nell’organizzazione e curatela di concorsi di architettura, hanno preso parte 350 studi di architettura di 89 Paesi di tutti i continenti, in particolare da Stati Uniti, Francia e Regno Unito, con 3.680 progettisti che si sono sfidati per tre mesi sul tema “Experiential beer garden” nella progettazione di spazi dedicati alla produzione artigianale e al commercio di prodotti alimentari che privilegiassero il biologico e l’origine territoriale (vini, gelateria, panetteria, pasticceria, torrefazione-caffetteria), strizzando un occhio, naturalmente, al tema della birra. “Un risultato incredibile per quello che tecnicamente si definisce un ‘patrimonio architettonico minore’. Ciò significa che l’Italia ha un grande appeal quando investe su food, ambiente e artigianalità”, evidenzia Alessandro Cecchini di YAC.
Ad aggiudicarsi il primo posto è stato il progetto di riqualificazione del team Dana, composto dai tre architetti spagnoli di 25 anni Álvaro Bermudo, Ignacio Calvo e Ainhoa Iglesias, che prevede un rivestimento della facciata del capannone in laminato d’ottone giallo e traforato per dare l’idea del colore e dell’effervescenza della birra. All’interno, ampi spazi per la degustazione dei marchi artigianali più pregiati e la produzione. “La posizione di Cantina 5, in uno snodo viario di grande importanza nell’immediata periferia urbana bolognese, è molto importante dal punto di vista commerciale e si può creare una sinergia con la villa. Terminata la fase di sviluppo delle idee entro in gioco io come imprenditore, per trasformare il progetto in realtà. Aprire il primo gennaio 2019 sarebbe bellissimo”, sottolinea Guido Fini Zarri, amministratore unico di Villa Zarri. E una prima occasione per dare forma concreta all’idea è stata un convegno organizzato lo scorso 13 giugno a Villa Zarri che ha visto lo stesso Fini Zarri, il presidente di Confindustria Emilia Area Centro Alberto Vacchi, il sindaco di Castel Maggiore Belinda Gottardi, gli enti promotori del progetto, le istituzioni, gli imprenditori e operatori dell’artigianato alimentare altamente qualificati confrontarsi in una tavola rotonda. Nella stessa giornata, inoltre, sono stati consegnati i premi ai primi tre progetti classificati e alle due “Menzioni gold”. Sul podio insieme al team Dana sono saliti gli italiani Semuarchitects e il team Raam, dai Paesi Bassi, rispettivamente secondi e terzi classificati, mentre hanno ricevuto le Gold mentions i francesi Lervta e i polacchi Wilgos and Eciak Architects.
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ICT, motore per l’innovazione
rubrica a cura di ReteICT
Gestire l’industria alimentare nel mondo 4.0 Siamo oramai giunti all’apertura di FICO, un progetto meraviglioso, unico nel suo genere, destinato a diventare il principale punto di incontro per presentare al mondo tutto ciò che di buono produce il nostro Paese nel campo agroalimentare. Un settore, quello agroalimentare, che nei decenni passati è stato a volte considerato marginale, ma che sull’onda di un rinnovato interesse per l’alta qualità italiana e per la ricchezza di proposte che derivano dalla tradizione e da competenze storiche difficilmente replicabili è oggi una delle bandiere più importanti del mondo produttivo nazionale. Coniugare qualità e tradizione con tutti gli altri fattori che consentono il successo sul mercato di un prodotto è stata la sfida che le imprese agro alimentari italiane hanno dovuto affrontare in questi anni, e ovviamente fondamentale è stato l’apporto che le nuove tecnologie industriali, gestionali e il mondo ICT hanno portato in questo settore. In particolare oggi le imprese alimentari possono gestire in modo ottimale tutte le esigenze legate all’acquisizione delle merci, al loro stoccaggio, alla loro trasformazione, ai controlli di qualità, alla rintracciabilità e alla tracciabilità alimentare (in piena conformità con la “food law” CE 178/2002) una completa gestione della logistica avanzata (con supporto degli standard INDICOD “UCC/EAN-128” “SSCC”), nonché certificare la qualità dei processi aziendali dei relativi prodotti in tutta la filiera integrata (ISO 2200), oltre naturalmente ai processi amministrativi e commerciali. Analizziamo quindi quali sono oggi gli strumenti fondamentali di gestione, se possibile integrati all’interno di un unico ERP, attraverso i quali le imprese del settore possono essere competitive su tutti i mercati. 1. Garanzia di Tracciabilità e Rintracciabilità In generale la qualità dei prodotti non è solo frutto di ottimi processi di produzione, ma anche della cura con cui vengono controllati l’origine e l’utilizzo delle materie prime. Per il settore alimentare questo è ancora più importante perché la perfetta conoscenza dei componenti impatta fortemente sulla tutela della salute del consumatore, e l’Italia, terra in cui storicamente qualità e creatività si riverberano in tutti i settori, ha più interesse di tanti altri paesi a difendere la certificabilità dei propri prodotti.
Utilizzando i potenti strumenti di rintracciabilità offerti da un ERP di ultima generazione è oggi possibile in modo semplice e automatico seguire il prodotto nella filiera, individuarne l’origine, raccogliere le informazioni qualificanti da evidenziare con marchi, etichette o certificazioni, garantire l’ottemperanza delle precise disposizioni sulla sicurezza alimentare e quindi il pieno soddisfacimento di parametri ben definiti, esclusivamente di natura salutistica, indicati nel regolamento europeo CE n. 178 del 2002. L’ambiente integrato di un ERP consente poi di utilizzare anche commercialmente le medesime funzioni di tracciabilità e rintracciabilità attraverso i propri portali operativi web; possono quindi immediatamente essere messe in evidenza, e a disposizione del consumatore, le caratteristiche qualitative di materia prima, semilavorati e prodotti finiti.
2. Logistica interna ed esterna (EAN, UCC, SSCC…), Etichettatura, Picking
All’interno dei plant aziendali è possibile l’identificazione e localizzazione immediata del prodotto, nonché ottimizzazione degli spazi e dei percorsi di movimentazione con relativo conseguente abbassamento dei tempi medi di preparazione ordini e miglioramento del servizio al Cliente grazie al drastico abbassamento delle non conformità dovute al picking. Ulteriori funzioni consentono la gestione vani e relative caratteristiche dimensionali e “anticontaminazione”, creazione e gestione delle UDC, etichettatura SSCC, Gestione DDT, Packing List, DESADV ecc.
3. Lotti e scadenze (shelf life, best before), FIFO e FEFO (first expire first out) Grazie alla completa configurabilità del “flusso dei materiali” è possibile gestire i lotti, con le relative date di produzione, shelf life e/o best before, per ogni materia prima, semilavorato o prodotto finito.
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La gestione di magazzini “silos” permette poi di ottenere automaticamente i lotti derivanti da miscelazioni, raffinazioni, tagli ecc., funzionalità indispensabili soprattutto per i liquidi (oli, vini, ecc) e per le granaglie (riso, grano, ecc).
4. Controlli Qualità (conferimenti, laboratori interni/esterni, HACCP, strumenti…)
L’integrazione delle norme ISO e Vision2000 nell’ERP permette di gestire in modo efficiente la Qualità aziendale durante i normali flussi operativi, senza operazioni aggiuntive o asincrone, in piena ottemperanza al controllo del prodotto (definizione dei Piani di Controllo per ogni articolo e in ogni fase). Altre funzioni utili per una completa gestione dei processi sono la possibilità di personalizzare i livelli di collaudo, di associare Criticità Prodotti e Classi dei Fornitori, o la configurazione degli automatismi per il passaggio di livello collaudo. Ogni conferimento di materia prima, ad esempio, può essere sottoposto a Misurazione e Analisi, nel laboratorio interno, con protocollazione della “staffetta”, eventuale apertura di Non Conformità automaticamente collegata al processo di acquisto (determinazione del prezzo in base alle caratteristiche rilevate, declassamento, ecc.) e alla contabilità fornitori.
5. Il controllo della produzione in tempo reale
La possibilità di gestire ricette (che non sono altro che l’analogo delle distinte base delle imprese manifatturiere), dei cicli di lavorazione, dei calendari fabbrica e delle manutenzioni permette un efficace pianificazione delle linee di lavorazione e delle fasi di conto terzi. Il MES (Manufacturing Execution System) consente poi di monitorare l’avanzamento di produzione integrando a “bordo linea” le funzioni relative ai cicli di campionamento e controllo qualità, mentre la gestione delle caratteristiche dei lotti permette di proporre sempre all’operatore l’utilizzo del materiale più idoneo. Il collegamento con magazzini automatici, celle di carico, magazzini “silos” e la gestione integrata delle movimentazione con terminali WiFi completano la gestione della produzione operativa.
6. La manutenzione degli impianti produttivi e Industria 4.0 Il concetto di Business Continuity, ossia la capacità di continuare a erogare prodotti o servizi senza interruzioni, è ancora più importante in un settore in cui oltre alla necessità di garantire tempi certi di produzione e consegna ai clienti si aggiungono anche quasi sempre problemi di deperibilità delle merci. La manutenzione predittiva o preventiva degli impianti è uno dei fattori che concorrono a diminuire il rating di rischio per ovviare a questa eventualità. Il CMMS (Computerized Maintenance Management System) consente di gestire la manutenzione degli impianti e delle attrezzature aziendali proponendo gli interventi di “revisione”, “sostituzione” o “riparazione” prima che si manifestino irregolarità di funzionamento e permettendo di pianificare per tempo i “fermi impianto” per le operazioni di manutenzione nei momenti più appropriati, ottimizzandone quindi l’utilizzo, in piena conformità con le direttive WCM (World Class Manufacturing). Se il CMMS è integrato con l’ERP tutto il flusso è automatico: al superamento dei limiti previsti il sistema propone o emette un ODM (Ordine Di Manutenzione), che a sua volta contiene la distinta base con le informazioni necessarie al manutentore per prelevare i ricambi ed eseguire i lavori (codice ricambi, tipologia lubrificante, tempo stimato per il lavoro, immagini o link a pagine web, specifiche tecniche, ecc.). Una delle cose importanti e più attuali di questa funzione software è che per essere efficace deve essere interconnessa con dispositivi elettronici (ad es. la scheda elettronica “Black Box C4” progettata da Centro Software) che consentono il dialogo in tempo reale tra l’ERP e gli impianti ed è quindi uno dei primi passi che le imprese possono fare per entrare nel mondo Industry 4.0, usufruendo inoltre dei super-ammortamenti.
7. Gestione processi di vendita (tentata vendita, SFA…)
La migliore integrazione della forza vendita all’interno dei processi di business aziendali si ottiene adottando le procedure di Sales Force Automation e Tentata Vendita. Questi strumenti consentono un forte recupero di efficienza nella condivisione dei nuovi “prospect”, dei “giri visita” e del recupero del credito. È inoltre possibile coinvolgere più facilmente la forza vendita nelle attività previste dal CRM aziendale (interviste, prenotazioni, canvass, ecc.). La disponibilità di un “sistema di vendita veloce” (Ordini, Fatture, DdT) che partendo dallo storico del venduto semplifica il riordino, oltre alla possibilità di elencare Articoli sostitutivi e Articoli Alternativi per ogni articolo, da usare in fase di vendita, può essere molto utile in tante situazioni, così come una gestione del magazzino “targa/furgone” con procedure di trasferimento rapido di quantità e lotti.
8. Rapporti con la GDO
Le complesse regole commerciali dei rapporti con la GDO possono essere riproducibili all’interno dell’ERP2, così come l’impostazione e la gestione compiuta di diversi livelli di applicazione di prezzi, sconti su riga, multi agente, promozioni sul documento, premi su periodo. La possibilità di posizionare campagne in periodi specifici e fissare target anche per mix di prodotti, oltre a rappresentare un eccellente strumento di gestione e controllo del prezzo reale di vendita, consente alla Direzione commerciale di guidare brillantemente la forza vendita. L’integrazione di tutti i principali standard EDI (Euritmo, Edifact...) permette di recuperare efficienza nella gestione dei flussi documentali limitando al minimo l’intervento manuale. Ing. Stefano Frascari Centro Software s.r.l. – www.centrosoftware.com
ReteICT è una associazione di imprese del settore ICT promossa da Confindustria Emilia
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un successo da 16 mila visitatori di Marco Taddei
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old out di espositori e ulteriore incremento di visitatori per Farete 2017, la due giorni delle imprese nata nel 2012, in collaborazione con Legacoop Bologna, giunta quest’anno alla sesta edizione, la prima targata Confindustria Emilia Area Centro, che si è tenuta il 6 e 7 settembre scorsi. La manifestazione, che si è confermata la grande vetrina delle eccellenze produttive e dei servizi del territorio e un’occasione concreta per sviluppare opportunità di business, è stata premiata ancora una volta dai numeri: quasi 700 aziende partecipanti, di tutti i settori merceologici, per un totale di 1.000 stand che hanno occupato una superficie espositiva di oltre 20.000 metri quadrati, e un numero di visitatori nei padiglioni 15 e 18 di BolognaFiere che ha sfiorato quota 16.000. “Farete è cresciuta ancora, anche grazie all’unione delle tre realtà di Bologna, Ferrara e Modena che certamente ha contribuito. Un dato di grande conforto che fa capire che c’è un’esigenza molto forte ed esplicita da parte delle nostre imprese di confrontarsi e condividere percorsi”, ha commentato il presidente di Confindustria Emilia Area Centro, Alberto Vacchi, chiudendo dal palco la due giorni. Ad inaugurare ufficialmente Farete mercoledì 6 è stata la prima Assemblea generale pubblica di Confindustria Emilia Area Centro, alla quale hanno preso parte quasi 3.000 ospiti, dedicata a un tema strategico quale il fare industria moderna, sostenibile, pulita e a dimensione umana, una missione centrale per realizzare la quale devono cambiare i modelli di business, ma non il ruolo centrale dell’impresa. Dopo la relazione del presidente Alberto Vacchi, sul palco sono saliti Kerry Kennedy, presidente del Robert F. Kennedy Center for Justice and Human Rights e presidente onorario della Robert F. Kennedy Foundation of Europe, Rodolfo Fracassi, co-fondatore e amministratore delegato di MainStreet Partners, e Noreena Hertz, autrice, economista, commentatrice radiotelevisiva e visiting professor all’University College
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di Londra. L’intervento del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha concluso i lavori dell’Assemblea che è stata presentata dalla coppia composta dal giornalista Simone Spetia e da Pepper, il robot dell’Innovation Center di Intesa Sanpaolo. A partire da mercoledì pomeriggio si è poi aperto il contenitore di Farete con un programma ricchissimo di iniziative ed eventi: sono stati oltre 3.000 gli appuntamenti b2b tra aziende prefissati online attraverso un’agenda elettronica, 88 i workshop tematici che hanno animato il calendario in nove sale diverse e più di 800 i colloqui one to one che si sono svolti nell’International Club tra le imprese manifatturiere e i 77 buyer internazionali provenienti da 22 Paesi (Argentina, Armenia, Azerbaijan, Cina, Emirati Arabi Uniti, Filippine, Georgia, Germania, Giordania, Iran, Kazakhstan, Kyrgyzstan, Malesia, Marocco, Oman, Polonia, Qatar, Singapore, Siria, Svizzera, Thailandia e Turchia). International Club che quest’anno ha ospitato anche il Bologna Suppliers Day del Gruppo Volkswagen, presente con 20 buyers interessati ad incontrare 98 nuovi fornitori. La due giorni bolognese ha rappresentato inoltre la tappa inaugurale della mostra “Il Design è nutriente”, un progetto internazionale con la direzione artistica di Open Design Italia sostenuto da Confindustria Emilia Area Centro e dall’Assessorato Cultura della Regione Emilia-Romagna. Attraverso questa mostra quindici giovani talenti creativi italiani portano avanti la promozione di un design di piccola serie dall’alto valore narrativo che evidenzia il gusto, le tradizioni e la progettualità italiana interpretandoli attraverso nuove declinazioni. Sempre da Farete ha preso il via “Emilia 4.0 - 1° Wave Tour”, lo scouting tour di Confindustria Emilia Area Centro, sviluppato da dpixel e con la partecipazione di Barcamper Ventures, che ha l’obiettivo di trovare studenti, startup e aziende innovative nel campo della nuova manifattura digitale e dell’industria 4.0 mettendole in contatto con gli imprenditori e le eccellenze produttive dell’Emilia-Romagna. Nell’ambito della due giorni è stata inoltre firmata dai presidenti di Confindustria Emilia Area Centro, Alberto Vacchi, e dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Bologna, Simona Tondelli, una convenzione finalizzata a fornire un contatto qualificato tra gli Ingegneri iscritti all’Ordine che risultino in possesso di specifiche competenze e le aziende associate che necessitino di perizie a supporto dei propri investimenti in chiave “Industria 4.0”. In contemporanea alla fiera del business i locali della Sala Opera hanno ospitato una delle novità di quest’anno: la Teen Parade di Radioimmaginaria, unica radio creata e gestita da teenager con le sue 40 redazioni in Italia e in Europa, volta alla contaminazione creativa di adolescenti e imprese. L’Alternanza Square ha ospitato l’incontro con i ministri dell’Istruzione, Valeria Fedeli, e del Lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, che hanno dia-
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Tiziana Ferrari, direttore generale di Confindustria Emilia Area Centro, Massimo Mezzetti, assessore alla Cultura della Regione Emilia-Romagna, Elena Santi e Laura Succini di Open Design Italia
Un momento del convegno “Welfare Aziendale: prospettive future e strumenti innovativi”
Alberto Vacchi, presidente di Confindustria Emilia Area Centro, e Simona Tondelli, presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Bologna
Gianni Morandi e lo youtuber Simone Paciello durante la Teen Parade di Radioimmaginaria
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logato con i ragazzi e con il collettivo bolognese de Lo Stato Sociale sul tema alternanza scuola-lavoro e ingresso degli adolescenti nel mondo dell’occupazione. Nella sala sono stati allestiti 20 Case Cubes con le creazioni innovative delle aziende e il Biblio-Palco ha accolto diversi ospiti tra i quali il cantante Gianni Morandi, il conduttore televisivo e radiofonico Rudy Zerbi, gli Youtuber Simone Paciello e Jack Nobile e la senatrice Elena Ferrara, prima firmataria della legge sul cyberbullismo. Il palco principale mercoledì 6 pomeriggio ha ospitato il convegno organizzato da Confindustria Emilia Area Centro e Legacoop Bologna “Welfare Aziendale: prospettive future e strumenti innovativi”. Dopo i saluti introduttivi del presidente di Confindustria Emilia Area Centro, Alberto Vacchi, e del presidente di Legacoop Bologna, Rita Ghedini, nel corso di una tavola rotonda, moderata da Federico Razetti del laboratorio di ricerca “Percorsi di Secondo Welfare”, sono intervenuti Adriano Turrini, presidente di Coop Alleanza 3.0, Gianmaurizio Cazzarolli, director, HR and site services per Tetra Pak Packaging Solutions, Franca Guglielmetti, presidente di Cadiai e Rete Come Te e Roberto Zucchini, presidente di DVP Vacuum Technology. La seconda giornata si è aperta, come di consueto, con lo spazio dedicato a Farete Scuola. Giovedì 7 la mattinata è stata dedicata a tutte le iniziative rivolte al mondo della scuola e della formazione promosse da Confindustria Emilia Area Centro tramite il progetto “S. e T. - Scuola e Territorio”, nato dall’intesa con l’Ufficio Scolastico Regionale, che nell’anno scolastico 20162017 ha coinvolto sul territorio bolognese 600 studenti di 23 classi di 6 Istituti Comprensivi tra scuole elementari e medie e circa 1.000 studenti di 5 Istituti Tecnici Industriali nell’ambito delle attività del Club dell’alternanza. Gli interventi sul palco di Tiziana Ferrari, direttore generale di Confindustria Emilia Area Centro, e di Stefano Versari, direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale Emilia-Romagna, hanno aperto l’evento al quale quest’anno hanno preso parte anche gli Istituti Tecnici Industriali di Ferrara e Modena e che ha ospitato le premiazioni delle diverse iniziative realizzate dall’Associazione con le scuole: “Eureka! Funziona!”, “Premio Like”, “Robotica”, “Fotografia”, “I speak English” e “Alternanza Scuola-Lavoro”. Giovedì pomeriggio Nomisma ha invece invitato a riflettere su “L’altro lato della sanità. I servizi come driver di innovazione e sviluppo economico”. Sul palco dopo la relazione di Luigi Scarola, responsabile sviluppo territoriale economia sociale di Nomisma, in una tavola rotonda moderata dal consigliere delegato per lo sviluppo strategico di Nomisma, Giulio Santagata, si sono confrontati il presidente di AIOP Emilia-Romagna Bruno Biagi, il direttore generale di Assobiomedica, Fernanda Gellona, il fondatore di Aferetica, Stefano Rimondi, l’assessore alle politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna, Sergio Venturi, e il direttore generale dell’Ospedale di Sassuolo, Bruno Zanaroli. A chiudere Farete “It’s a Wide Wild World - Fare impresa in un mondo difficile”, il convegno organizzato dal Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia Area Centro ai quali, come da tradizione, è stato affidato l’evento conclusivo della due giorni. Dopo i saluti introduttivi del presidente Marco Arletti, hanno dialogato nel corso di un dibattito moderato da Oscar Giannino di Radio24 l’amministratore delegato di Cremonini, Vincenzo Cremonini, il presidente del centro studi di geopolitica economica delle Università Luiss e Link Campus di Roma, Carlo Jean, il presidente di Nuovo Pignone - Baker Hughes, a GE Company (BHGE), Massimo Messeri, e l’amministratore delegato di Messori Uomo, Gianmarco Messori. Il saluto finale e la chiusura di Farete 2017 sono state affidate al presidente di Confindustria Emilia Area Centro, Alberto Vacchi.
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Un’ industria a dimensione umana
Kerry Kennedy, Rodolfo Fracassi e Noreena Hertz, ospiti dell’Assemblea Generale di Confindustria Emilia Area Centro, hanno parlato di diritti umani, sostenibilità e cambiamento di Marianna Saguatti
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a mano di un robot e quella di un umano che si stringono. In quest’immagine, scelta per la campagna di comunicazione di Farete 2017 e ricreata sul palco dal giornalista del “Sole 24 Ore-Radio24”, Simone Spetia, e Pepper, il robot dell’Innovation Center di Intesa Sanpaolo che insieme a lui ha presentato la prima Assemblea generale pubblica di Confindustria Emilia Area Centro, è sintetizzato uno dei messaggi principali
Human Rights e presidente onorario della Robert F. Kennedy Foundation of Europe, Rodolfo Fracassi, co-fondatore e amministratore delegato di MainStreet Partners, e Noreena Hertz, autrice, economista, commentatrice radiotelevisiva e visiting professor all’University College di Londra, intervenuti dal palco principale dopo la relazione introduttiva del presidente Alberto Vacchi, che hanno offerto agli imprenditori emiliani il proprio contributo su temi pregnanti quali la responsabilità sociale d’im-
ritti umani sono pericoli che rappresentano elementi fondamentali nella gestione e nel rischio degli investimenti. Non considerare questi aspetti equivale ad investire in una sorta di bomba a orologeria che prima o poi esploderà, per questo è importante che tutti noi contribuiamo al cambiamento e ci chiediamo quale sia l’impatto delle violazioni dei diritti umani o della corruzione sull’investimento. Ci sono minacce globali che continuano a ridurre lo spazio civico necessario ai diritti umani, alla democrazia.
Kerry Kennedy
Rodolfo Fracassi
Noreena Hertz
lanciati dalla nuova realtà associativa nata dalla fusione tra le territoriali di Bologna, Ferrara e Modena. L’unione di innovazione e persone capaci, di tecnologia e fattore umano, ben rappresenta il cuore dell’Emilia e costituisce una delle sfide più importanti per il futuro delle imprese. E proprio per affrontare le prove del futuro, il panorama manifatturiero emiliano ha bisogno di consolidare la propria identità definendo alcuni punti saldi del proprio operare. Da questi spunti hanno preso il via gli interventi di Kerry Kennedy, presidente del Robert F. Kennedy Center for Justice and
presa, la tutela dell’ambiente e il ruolo chiave delle nuove generazioni. “L’investimento sostenibile rappresenta un modo per investire nel futuro che ci rende orgogliosi del modo in cui realizziamo i nostri profitti”, ha sottolineato Kerry Kennedy nell’invitare la platea a guardare oltre i tradizionali algoritmi finanziari e a prendere sempre in esame i fattori di rischio ESG (Enviromental, Social and Governance) nell’impegnare il proprio denaro. “L’investimento in diritti umani non viene effettuato solo perché è moralmente giusto farlo, ma anche perché le violazioni dei di-
Impegnarci collettivamente per educare i giovani e dare loro gli strumenti necessari per affrontare queste sfide è il modo migliore per garantire un mondo più giusto, più equo e pacifico alle generazioni future”. Kerry Kennedy, che dal 1968 riunisce all’interno del Robert F. Kennedy Center for Justice and Human Rights leader di tutto il mondo accomunati dall’impegno nei confronti della giustizia sociale, ha offerto anche una panoramica del mercato dal punto di vista dei consumatori: “Uno su tre considera esclusivamente brand che garantiscono un comportamento virtuoso e
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un impatto positivo sul pianeta e il 90% di loro opterebbe per un marchio sostenibile”. Rodolfo Fracassi, che dopo un anno sabbatico speso per realizzare il proprio sogno di attraversare il Sud America in bici ha fatto fruttare l’esperienza acquisita precedentemente nel campo della finanza per fondare, nel 2008, una società di investimenti ad alto impatto sociale e ambientale in campi quali salute, educazione, alimentazione, ha confermato l’aumentata sensibilità globale: “Oggi i consumatori vogliono vedere l’impegno nei confronti della sostenibilità. È un aspetto che dovete tenere a mente sempre e comunque. Se guardate i numeri delle obbligazioni green, nel 2011 rappresentavano una piccolissima nicchia da 2 miliardi di dollari. Nel 2017 siamo arrivati a 200 miliardi: è una fetta di mercato enorme con la quale prima o poi dovrete confrontarvi. Non pensate che il comportamento virtuoso debba essere applicato da altri: come imprenditori dobbiamo costantemente accertarci che all’interno della nostra azienda vengano rispettati gli standard della sostenibilità e come investitori abbiamo non solo il dovere, ma anche il diritto di chiedere a chi gestisce il nostro denaro come questo verrà investito”, ha avvertito Fracassi. Quella raccolta da MainStreet Partners è, nel mondo della finanza di ieri e di oggi, una sfida imponente: “Non è facile persuadere gli investitori a cambiare marcia, convincerli che si può ottenere un rendimento anche prestando una fortissima attenzione alle variabili sociali e ambientali. Ma qualcuno deve farlo: se non si comincia, non succederà mai”. La lezione è puntare dritti al cambiamento, dunque, un cambiamento che, ha sottolineato Noreena Hertz, va però accompagnato e gestito con consapevolezza: “La storia non è un esercito che marcia in avanti e ciò che funzionava ieri non necessariamente funzionerà domani. Questo vale soprattutto in un mondo come quello in cui viviamo, così complesso e in rapida evoluzione. Nell’epoca dell’incertezza radicale, degli sconvolgimenti geopolitici, economici, tecnologici, sociali e ambientali, le vecchie regole del gioco non valgono più”. I nuovi trend sociali hanno una forza dirompente ma, secondo Noreena Hertz, che negli ultimi quattro anni ha realizzato uno studio
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BOCCIA: “CONFINDUSTRIA EMILIA, UN PICCOLO CAPOLAVORO PER AFFRONTARE INSIEME LE SFIDE DEL FUTURO” “Innanzitutto vorrei esprimere gratitudine e riconoscenza al Presidente Alberto Vacchi per ciò che ha realizzato con la nascita di Confindustria Emilia, un piccolo capolavoro in cui leggiamo il percorso che avete tracciato, quello di una categoria responsabile, coerente ed esemplare, che sa essere e fare sistema”. Ha aperto così il suo intervento sul palco di Farete il Presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, al quale erano affidate le conclusioni della prima Assemblea Generale di Confindustria Emilia Area Centro. “Sono orgoglioso di condividere con voi una visione del futuro che pone le imprese al centro dell’economia e le persone al centro della società. Un pensiero economico che sottintende una società aperta, inclusiva, in grado di accogliere i giovani nel mondo del lavoro e permettere loro di definire un progetto di vita, attivare la domanda all’interno del Paese e rendere più competitive le imprese che assumono. Nei fatti, non nei titoli. La crescita è per noi una precondizione per contrastare disuguaglianze e povertà, non un fine. Rappresentanza significa invece, per Confindustria, essere un ponte tra gli interessi delle imprese e gli interessi della società”. Il Presidente di Confindustria ha poi posto l’accento sul potere delle scelte di politica economica, determinanti per la competitività del Paese: “Sono convinto che esista una connessione tra gli strumenti di politica economica e la capacità di reazione delle imprese italiane, che diventa rilevante quando la politica economica interviene sui nodi di sviluppo. I dati sono positivi, il Pil cresce più delle aspettative, l’occupazione e gli investimenti riprendono. Ma dobbiamo essere chiari: siamo all’inizio di una inversione di tendenza, non a una ripresa costante e strutturale. Si parla ancora troppo di distribuzione e troppo poco di produzione, il fiore all’occhiello del nostro Paese”. La sfida da affrontare, secondo il Presidente di Confindustria, è quella tra Europa e mondo esterno, non quella tra Paesi europei: “Da secondo Paese industriale d’Europa non possiamo permetterci di utilizzare la questione europea quale alibi per non affrontare quella italiana. Tutti noi sappiamo che da soli possiamo fare tanto, nelle nostre fabbriche, insieme ai nostri collaboratori, ma da soli questa volta non ce la faremo. Abbiamo bisogno di un Paese e di un’Europa competitivi, di una politica integrata che sia all’altezza delle sfide che ci attendono”.
approfondito su una nuova generazione di consumatori, potrebbero non essere ancora comparsi chiaramente sui nostri radar. “È importante che siate consci del potere emergente di quella che ho chiamato Generazione K, che comprende i giovani dai 14 ai 22 anni e rappresenta un mercato in rapida ascesa che vale già 150 miliardi di euro in Europa. Un numero sempre maggiore di queste persone entrerà presto a fare parte della vostra forza lavoro, ma si tratta di una generazione completamente differente rispetto a quelle precedenti, plasmata dalla
tecnologia e dalle minacce esistenziali che è costretta a sperimentare. La Generazione K si preoccupa del cambiamento climatico, del terrorismo, dell’ambiente, e l’Italia è il Paese con la percentuale più elevata di giovani convinti che il mondo stia diventando un posto peggiore”. Numeri alla mano, ha spiegato Hertz, “al 60% di adulti che si fida delle multinazionali corrisponde solo un 6% di giovanissimi. Se il contratto sociale tra questi e le multinazionali si è rotto, come ripararlo deve essere una priorità sulla vostra agenda”.
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“In una società che invecchia puntiamo su giovani e formazione” di Alberto Vacchi Pubblichiamo alcuni passaggi della relazione presentata durante l’Assemblea Generale 2017 *
È
la prima volta che prendo la parola come Presidente di Confindustria Emilia e sento, anzitutto, il bisogno di esprimere la mia profonda gratitudine ai Colleghi di Bologna, Ferrara e Modena che hanno reso possibile, con lungimiranza e volontà, l’unione dei nostri territori. Con Valter Caiumi e Riccardo Maiarelli abbiamo condiviso un percorso, ma in realtà gli attori di questa unione sono stati molti oltre a noi, moltissimi. Siamo una realtà associativa nuova, grande. Tra le prime d’Italia, la seconda per dimensioni, e cercheremo di lavorare al meglio per offrire agli Associati ed alle Istituzioni le migliori progettualità, creando un contesto di collaborazione e di condivisione delle migliori “buone pratiche”, previste dalle regole anche superando le aspettative, proprio per generare qualità e creatività. Grazie per essere attori di un disegno “positivo proiettato all’ottimismo” che ha bisogno di organizzazione e che chiede politiche industriali e relazioni industriali moderne. Il tutto nella consapevolezza che il baricentro di una modalità di produrre ricchezza lecitamente, facendo business, si è spostato verso ciò che la società dell’informazione, dove tutto è collegato, richiede, con implicazioni sul piano ambientale, economico, giuridico e sociale. Noi di Confindustria Emilia, certamente presenti in tutti i mercati mondiali, dobbiamo guardare anche con occhio associativo ciò che giornalmente seguiamo come singole imprese. Dovremo anche cre-
are iniziative per continuare ad attrarre investitori qualificati, interessati a restare sui territori, a sceglierci, per usare durevolmente le reti e le filiere, in modo migliore per difenderci dalle delocalizzazioni. In questo quadro complesso lavoreremo per l’unione politica dell’Europa, e ci attrezzeremo per essere i migliori ambasciatori di noi stessi nel mondo. I catastrofisti non tengono in giusta considerazione quanto accaduto in passato, durante le prime tre Rivoluzioni Industriali, se vogliamo classificare quella che viviamo come quarta, quella che i tedeschi hanno chiamato 4.0. Quella del rapporto tra uomo e macchina è una storia antica. Da almeno tre secoli si discute del fatto che le innovazioni tecnologiche e le macchine possano sostituire l’uomo e quindi ridurre l’occupazione. In realtà la storia è molto più articolata e ci racconta che, su un orizzonte lungo, le innovazioni tecnologiche hanno
migliorato non solo la qualità della nostra vita, ma anche le prospettive occupazionali delle persone. Sempre a favore dello sviluppo bisognerebbe richiamare una riflessione: le professioni cambiano e lo fanno molto più rapidamente quando sono in corso grandi salti tecnologici. In un processo di vera e propria selezione naturale. Ogni cambiamento porta con sé difficoltà e sfiducia in chi riveste posizioni stabili e/o di rendita, eppure occorrerebbe solamente avere un po’ di pazienza per osservare i risultati positivi dei cambiamenti utili. Certo, per chi perde il lavoro, seppur non qualificato, ogni considerazione sugli effetti futuri della modernizzazione non ha valore, ma è proprio per questo che il processo va accompagnato da opportune politiche sociali e non da sterili discussioni di parte che lasciano le cose come sono e che anzi, se mal condotte, possono incrementare il conflitto sociale. Il progresso tecnologico nel
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lungo periodo ha prodotto nuove opportunità lavorative, migliorando il rapporto tra lavoro e tempo libero e aumentando il livello di benessere complessivo. Più macchine significano più produttività, più occupazione e tendenzialmente anche più salute. E quindi cosa ci aspetta oggi? Occorre riformare i programmi di studio, è necessario rilanciare la cultura tecnica, forse recuperando qualche modalità del passato rivista, penso agli Istituti Tecnici Industriali, ma lascio agli specialisti il compito di individuare le modalità; per noi conta avere persone qualificate e formate con programmi e contenuti nuovi. Confindustria Emilia vuole dare il suo contributo, stimolando aree di dibattito, aiutando le Istituzioni pubbliche e private della formazione ad identificare la domanda, i profili. Noi sappiamo che chi sa fare si forma in fabbrica, a contatto con i colleghi più ricchi di esperienza, di manualità e capacità di sintesi, respirando aria di lavoro. Lasciatemi dire nella cultura del lavoro. Ma è del tutto differente operare la formazione sul campo con giovani cresciuti nella scuola, proiettati verso una cultura tecnica con basi solide, con conoscenze linguistiche ed informatiche di base su cui articolare la propria crescita. Le nuove professioni saranno, per lo più, legate al mondo digitale: sarà una riconversione lunga e qualche “vittima” rimarrà sul campo, ma io continuo a pensare che le prospettive a lungo termine siano buone, soprattutto se lavoreremo in collaborazione con gli altri attori rilevanti, soprattutto, lo ripeto, con il mondo del lavoro. Inviteremo i Magnifici Rettori degli Atenei delle nostre città, le Amministrazioni comunali e le Organizzazioni sindacali per affrontare il tema della formazione, ai vari livelli. Per disegnare insieme nuovi progetti, adatti alle realtà industriali. È necessario che si sappia bene di cosa si parla, occorrono competenze concrete in chi progetta percorsi formativi identificando le relazioni formazione/ricerca/industria. Senza risposte adeguate ed in tempi brevi, avremo molte sorprese negative. Pensate al paradosso di una azienda che riceve ordini e non può dare risposte per mancanza di personale, più o meno specializzato. Consideriamo la formazione, il tema dei giovani da collocare vicino alle nuove tecnologie al primo punto della lista di quelli che chiamiamo i grandi motori di una strategia territoriale, capace di
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esaltare esperienze consolidate e, ripeto, di successo. Solo il 20% della competizione si gioca tra imprese, mentre l’80% avviene fra sistemi Paese che competono per attrarre investimenti, trattenere talenti, incentivare la ricerca ed applicare flat tax sulle aziende che esportano. Il sistema Italia è in ritardo nella applicazione di queste logiche. Secondo il Censis ci sono 114 miliardi di risparmi accumulati dalle famiglie che non trovano sbocchi, per paura o per mancanza di una prospettiva. Mentre tutto cambia ed abbiamo bisogno di teste giovani per i nuovi linguaggi, noi siamo una Società in cui gli anziani abbienti sono arroccati sui patrimoni, mentre i giovani vengono spinti nella marginalità. Il futuro è segnato senza inversione di tendenza o ricorso a nuovi strumenti. È una situazione che impone delle riflessioni alle imprese, a chi investe. Senza ricambi generazionali, come fare programmi duraturi? Forse dobbiamo cambiare atteggiamento verso l’immigrazione? Creando strumenti di qualificazione seria? Non sta a noi decidere il futuro del mondo, ma certo come imprese possiamo dire che senza giovani, senza il trasferimento delle capacità umane dei nostri territori in mano alle imprese ed al lavoro, sarà impossibile crescere e nella lunga scadenza sopravvivere come imprese. Abbiamo bisogno di giovani qualificati per rivelare tutto il potenziale positivo, dunque avanti con i cambiamenti. Una Associazione più grande, come è oggi la nostra, ha la massa critica per fare, con gli alleati pubblici e privati, iniziative utili che possono avvicinare le opportunità a risultati concreti. Su questo vorrei ricordare una iniziativa degli anni scorsi di cui oggi iniziano a raccogliersi i primi frutti. Mi riferisco all’investimento in Barcamper Ventures che sta attraendo a Bologna decine e decine di nuove imprese. E che con gli anni, dieci di vita del fondo, ci consentirà di fertilizzare il clima e contaminare gradualmente il manifatturiero con nuove idee digitali. Ma la nostra area si è ampliata, e Bologna è divenuta baricentrica di questo centro Emilia; per questo, a partire da oggi con un’operazione sul territorio nazionale, abbiamo lanciato una nuova chiamata alle tante start up italiane con il progetto “Emilia 1st Wave Tour”. Il nostro impegno per l’incubazione di imprese è ed è stato forte, con l’Alma Mater e con Barcamper, ed oggi ci vogliamo confrontare con il Wave Tour, un ulteriore tassello per dare segnali forti da un’area emiliana che potrebbe, per posizione geografica e morfologia delle imprese, candidarsi ad essere il polo nazionale delle start up italiane. Non lo diciamo noi, lo dicono i dati sui bandi di Horizon 2020. Se guardiamo gli ultimi 12 mesi, di 63 aziende italiane ammesse alla gara europea, 13 si trovano nella nostra regione, e ben 9 (il 70%) sono collocate all’interno della nostra area Emilia centro. La programmazione H2020 sta giungendo al termine, siamo già tutti al lavoro per indirizzare il nuovo programma 20212028, sette anni di lavoro importanti che potranno portare le nostre aziende ad essere nuovamente premiate su molti mercati. La nostra riflessione, una particolare attenzione per i giganti di casa nostra, che all’estero sono ritenute medie realtà manifatturiere: imprese che sono in quella fascia di fatturato dai 200 milioni sino a 1,5 miliardi, che hanno fatto la storia di molti territori italiani, che si sono rivelate spesso realtà fondamentali per l’intera comunità imprenditoriale. Sono più di 1.203 le imprese italiane private manifatturiere con fatturato compreso tra 200 milioni e 1,5 miliardi, che complessivamente sviluppano 552 miliardi di euro di fatturato. Solo nella nostra vasta area ne contiamo 65 per 29 miliardi di euro. Dall’Emilia e dagli imprenditori emiliani parte questa sollecitazione che si tradurrà nella costruzione di un’alleanza con altri imprenditori italiani, francesi, tedeschi, spagnoli, per elaborare un documento programmatico delle politiche industriali delle multinazionali tascabili europee, che con forza devono reclamare attenzione nella definizione dei programmi di ricerca di Bruxelles.
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I premiati
Le performance ottenute dal segmento Star, evidenziano con chiarezza che anche in Italia è possibile fare impresa ottenendo risultati di business importanti e riuscendo a convincere player stranieri ad investire nel Bel Paese. La sorprendente crescita dei valori di Borsa delle imprese italiane non dovrebbe derivare da motivazioni di carattere strettamente finanziario, ma potrebbe essere spiegabile piuttosto con i tratti industriali specifici di molte di queste quotate. Abbiamo, in altre parole, a che fare con imprese che hanno saputo combinare il meglio del DNA italiano - l’eccellenza produttiva - con una predisposizione naturale al cambiamento continuo - abbastanza inconsueta nelle nostre imprese, che tendono a riprodurre i comportamenti (di successo) del passato anche in contesti che sono evoluti - e con due caratteristiche dirompenti rispetto alla media: apertura alla partecipazione di terzi all’equity, e presenza di piani di sviluppo strutturati e di lungo periodo. Coniugare produzione e conservazione dell’ambiente è l’altro grande tema che le imprese debbono ormai far proprio, trasformando un limite, come spesso si dice, in opportunità. In questo primo anno di vita, ci impegneremo a dar luce alle iniziative virtuose del nostro sistema imprenditoriale, lo faremo raccogliendo testimonianze in modo strutturato e presentandoci poi alla comunità come portatori di un grande bilancio di sostenibilità. La scelta di essere imprenditori in Emilia è questa: avere una visione più ampia delle mura della propria fabbrica. Il futuro sarà di quelle aziende che riusciranno a prendersi cura di sé, dei propri clienti ma al contempo sempre più della collettività. Impegniamoci tutti per dare una svolta al processo formativo dei giovani, mentre affrontiamo l’evoluzione piena verso fabbriche e prodotti intelligenti. Credetemi, siamo molto più forti di quanto non si pensi, e se faremo circolare i flussi di informazione nelle filiere, rischiamo di fare un salto qualitativo eccezionale. La nostra manifattura è cresciuta più che negli altri Paesi virtuosi d’Europa; questo dimostra la tempra delle nostre aziende, svantaggiate dalle condizioni del Paese e da una pressione fiscale che assorbe troppe risorse, non solo ai profitti, ma soprattutto agli investimenti. Dunque ottimismo per una nuova Associazione che potrà fare molto, ma che non resterà passiva nella denuncia di tutte le inefficienze di un sistema che merita, per la capacità dei suoi imprenditori e dei suoi lavoratori, una posizione di maggior rilievo in Europa e soprattutto nel mondo.
http://farete.confindustriaemilia.it
Il presidente di Confindustria Emilia Area Centro, Alberto Vacchi, e i due vicepresidenti Valter Caiumi e Riccardo Maiarelli hanno consegnato durante l’assemblea una targa celebrativa a Vicky Galliani e al figlio Giorgio Leonardi per i 100 anni della Fabio Leonardi Srl di Anzola dell’Emilia, in provincia di Bologna, e a Claudio Stefani dell’azienda Gran Deposito Aceto Balsamico Giuseppe Giusti di Modena per i suoi 412 anni di storia. Premiata anche la Fava Spa di Ferrara per i suoi 80 anni, impossibilitata a ritirare il riconoscimento.
Arrivederci a Settembre 2018
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Emilia 4.0 - 1° Wave Tour Alla ricerca delle startup per innovare il manifatturiero Confindustria Emilia Area Centro, Barcamper Ventures e dpixel alleati per accelerare sull’industria 4.0
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partito ufficialmente a Farete 2017 “Emilia 4.0 - 1° Wave Tour”, il programma sviluppato da dpixel per Confindustria Emilia Area Centro e con la partecipazione di Barcamper Ventures, con l’obiettivo di trovare studenti, startup e aziende innovative nel campo della nuova manifattura digitale e dell’industria 4.0 mettendole in contatto con gli imprenditori e le eccellenze produttive dell’Emilia-Romagna. “Si tratta di un progetto pilota per l’industria manifatturiera emiliana, per contaminare le filiere tradizionali con quelle dell’innovazione. Emilia 4.0 - 1st Wave Tour farà incontrare industrie eccellenti con talenti di innovazione per potenziare il valore di entrambi. La competition, completamente gratuita per i partecipanti, si concentrerà su agritech, robotica, IOT ed elettromedicale e si concluderà a febbraio 2018”, ha spiegato Alberto Vacchi, presidente di Confindustria Emilia Area Centro. L’iniziativa prevede un percorso di selezione progressivo strutturato in tre fasi: scouting a bordo del Barcamper, l’ufficio mobile di dpixel con cui il team di investimento si sposterà in alcuni luoghi del territorio italiano, per incontrare i team e gli innovatori portatori di idee e progetti interessanti nel campo della nuova manifattura. Sono previste cinque tappe e chiunque sia interessato a incontrare il team di scouting di dpixel potrà prenotarsi una riunione direttamente online dal sito www.barcamper.it/tour/15 I migliori team selezionati durante lo scouting saranno supportati nel raffinare la propria idea e business plan, con percorsi di formazione che si terranno a Bologna,
Modena e Ferrara per aiutare le startup a presentare il proprio pitch in un evento finale aperto a tutti coloro che vorranno partecipare. Verranno anche aperti punti di ascolto e contaminazione per il confronto con la comunità imprenditoriale e l’avvio di collaborazioni sul territorio. Alla fine del percorso saranno 4 le startup che si aggiudicheranno il percorso di “accelerazione Barcamper Garage” dove, oltre a formazione, sono previste attività di mentorship, coaching e l’accesso a un network di associati Confindustria Emilia Area Centro e investitori pronti a valutare partnership industriali e possibilità di investimento. “Siamo orgogliosi della fiducia che Confindustria Emilia Area Centro ci ha accordato facendo nascere con noi Emilia 4.0, un programma che confermerà e consoliderà il ruolo di innovatore del tessuto imprenditoriale dell’Emilia-Romagna, che da sempre è al top delle classifiche sia per numero di startup innovative sia per aziende corporate che hanno investito in startup. Cercare innovatori nell’elettromedicale, robotica, industrial IOT e agritech sapendo che la
manifattura dell’Emilia saprà accoglierli, per noi significa non solo connettere innovazione ma anche generare risultati reali”, ha commentato Claudia Gottero, presidente di dpixel. II Barcamper, dopo la tappa inaugurale nella due giorni di Farete, proseguirà a novembre con le tappe di scouting a Bologna da AlmaCube e Università di Bologna, ad Ancona in collaborazione con il CLAB dell’Università Politecnica delle Marche, a Firenze con l’Incubatore Universitario Fiorentino, a Parma con Aster Area S3 e a Mirandola, in provincia di Modena, insieme alla Fondazione Democenter e al TPM, Tecnopolo di Mirandola della Rete Alta Tecnologia dell’Emilia-Romagna. “Siamo fieri di avere un investitore così proattivo e sensibile al valore che le startup e i giovani possono apportare al proprio territorio, ricco di imprese leader in molte filiere industriali e confidiamo di poter individuare tra le startup che parteciperanno al programma investimenti di interesse per il Fondo”, ha dichiarato Gianluca Dettori, general partner di Barcamper Ventures.
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Farete Scuola Largo alle giovani menti di MS
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untare su giovani, innovazione, formazione e futuro. Questo il cuore della relazione con cui il presidente Alberto Vacchi ha aperto l’edizione 2017 di Farete, tratteggiando un quadro delle necessità e delle priorità che caratterizzeranno i prossimi passi di Confindustria Emilia Area Centro; questa la molla che ormai da anni dà spinta ai numerosi progetti dedicati al mondo della scuola attraverso i quali l’Associazione mira a rafforzare i percorsi di istruzione in ambito tecnologico valorizzando la cultura tecnica e d’impresa. L’occasione per ripercorrere l’ultimo anno di attività si è presentata, per i 600 alunni di sei Istituti Comprensivi tra scuole elementari e medie e i circa 1.000 studenti di cinque Istituti Tecnici Industriali coinvolti, lo scorso 7 settembre proprio a Farete. Come da tradizione, infatti, il vociare disordinato e carico di entusiasmo dei ragazzi che si
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avvicinavano al palco principale del Padiglione 18 di BolognaFiere ha segnato l’inizio di Farete Scuola, lo spazio all’interno della due giorni di Confindustria Tiziana Ferrari, direttore geneEmilia Area rale di Confindustria Emilia Area Centro dedi- Centro cato al tema del rapporto tra scuola, impresa e territorio. “L’arrivo di Farete coincide con l’inizio del nuovo anno scolastico, che mi auguro sia per voi e per i vostri insegnanti denso di opportunità e stimoli. L’Associazione vi accompagna da ormai tre anni nei vostri percorsi scolastici facendovi studiare un po’ di più l’inglese, la matematica, l’informatica e
tante altre materie che spero siano di supporto alla vostra crescita futura. Per questo è con piacere che oggi vi faccio un grande in bocca al lupo per il nuovo inizio”, ha dichiarato Tiziana Ferrari, direttore generale di Confindustria Emilia Area Centro, dando il benvenuto alla giovane platea. Dopo la visione di un video realizzato da Federmeccanica e dal sistema Confindustria, pensato per chiarire le idee anche ai più piccoli delle scuole elementari e medie riguardo alla natura dell’alternanza scuola-lavoro, la mattinata è stata scandita dal ritmo serrato e coinvolgente della conduzione che, affidata agli speaker di Radioimmaginaria, ha accompagnato il pubblico composto da ragazzi, genitori, insegnanti e imprenditori lungo il ricco programma di Farete Scuola, dalla presentazione dei progetti a cui gli studenti degli Istituti Tecnici hanno lavorato durante l’anno fino alle premiazioni finali relative all’iniziativa “S. e T. - Scuola e Territorio”, nata dall’intesa
I vincitori Eureka! Funziona! V A dell’I.C. di Budrio - Gruppo Supercostruttori Premio Like: I A dell’I.C. San di Giorgio di Piano -Gruppo Boss Robotica: I B dell’I.C. 11 di Bologna -Gruppo Red Hacker I speak english: I A dell’I.C. di Rastignano - Gruppo Alien Fotografia: II A dell’I.C. di Calderara di Reno - Gruppo Stress PREMIO ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO Bologna: I.I.S. Giordano Bruno di Budrio - “Erogatore automatico di cocktail” Ferrara: I.S.I.T. Bassi Burgatti - “Progettazione di ‘valvola per alta pressione’” Modena: I.I.S. A. Ferrari - “Il Celerifero: come dall’alternanza scuola-impresa nasce l’impresa”
tra l’Associazione e l’Ufficio Scolastico Regionale. A sottolinearne ancora una volta l’importanza, le parole di Stefano Versari, direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale Emilia-Romagna: “Voi sapete cos’è un trasduttore? È semplice, è ciò che trasforma una grandezza fisica in un’altra. Pensate al funzionamento del termometro a mercurio: è tramite il trasduttore che il calore permette al mercurio di dilatarsi modificando il proprio volume a seconda della temperatura. Il calore diventa quindi una grandezza fisica che io posso vedere. Del resto, anche il nostro cervello funziona grazie a dei trasduttori. È infatti proprio tramite trasduttori che la nostra mente comunica con la realtà. Uno di questi è la vista: quando leggiamo un libro, che è ciò che normalmente
si fa a scuola, lo trasduciamo in conoscenza. Ma commetteremmo un grosso errore affidandoci esclusivamente agli occhi che, per fortuna, non sono l’unico trasduttore di cui possiamo avvalerci. Ne abbiamo degli altri, che ugualmente ci consentono di imparare. Le orecchie e le mani, ad esempio, trasformano ciò che sentiamo, manipoliamo e percepiamo in segnali diretti al cervello: i nostri trasduttori sono i nostri sensi, e attraverso questi noi impariamo. Per vivere la nostra vita e stare nella realtà, li dobbiamo usare tutti. Se fin da quando siamo piccoli non ci muoviamo, non usiamo le mani, non comunichiamo, se trascuriamo qualcuno dei nostri trasduttori, saremo adulti meno capaci di stare nella realtà. Ecco perché i progetti che avete realizzato nell’ambito di ‘S.e T. - Scuola e Territorio’
Stefano Versari, direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale Emilia-Romagna
rappresentano delle occasioni fondamentali per imparare: attraverso la manipolazione, la comunicazione, la costruzione materiale, la sperimentazione, attraverso appunto la trasduzione, noi apprendiamo e cresciamo. Ciò che avete fatto nel corso dell’anno, questo fare rete insieme e insieme incontrare anche il mondo del lavoro è importante perché vi consente di conoscere in una maniera diversa rispetto alla lettura di un libro, che è sì importantissima, ma non è l’unico modo per apprendere. Per questo siamo qui oggi: perché chi lo ha capito lo deve insegnare”.
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Confindustria Emilia Area Centro lancia il progetto per il miglioramento delle strutture scolastiche di MT
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ostruire un’immagine positiva dei percorsi di istruzione tecnica delle scuole, migliorando anche gli ambienti dove studiano i ragazzi rendendo gli edifici sicuri, funzionali e dotati di laboratori e materiali adeguati. È lo spirito alla base di “Far volare gli ITI”, il piano presentato lo scorso 11 settembre da Confindustria Emilia Area Centro e promosso nell’ambito del progetto di valorizzazione della cultura tecnica e d’impresa S. e T. Scuola e territorio “Istruzione tecnica: la scelta che rifarei”, lanciato lo scorso anno d’intesa con l’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna. All’iniziativa hanno aderito dodici Istituti Tecnici dei territori di Bologna, Ferrara e Modena (Aldini Valeriani Sirani e Belluzzi Fioravanti di Bologna, Giordano Bruno di Budrio, Bassi-Burgatti di Cento, Copernico-Carpeggiani di Ferrara, Alberghetti di Imola, Ferrari di Maranello, Fermi e Corni di Modena, Montessori-Da Vinci di Porretta Terme, Volta di Sassuolo e Levi di Vignola), per un totale di quasi 12 mila studenti coinvolti, che hanno presentato progetti per un valore complessivo di 500 mila euro. L’azione nasce dalla convinzione che inserire gli studenti in ambienti confortevoli, accoglienti e forniti di strumentazioni tecnologicamente avanzate sia importante per dare una immagine positiva agli Istituti Tecnici Industriali, ma anche dal
Riccardo Maiarelli, vicepresidente Confindustria Emilia, Stefano Versari, direttore generale Ufficio Scolastico Regionale E-R, Alberto Vacchi, presidente Confindustria Emilia, Tiziana Ferrari, direttore generale Confindustria Emilia e Valter Caiumi, vicepresidente Confindustria Emilia
punto di vista di una corretta educazione alla cittadinanza e del coinvolgimento dei giovani, affinché sviluppino un senso di appartenenza verso la scuola da cui nascerà il rispetto nei confronti dell’ambiente in cui sono inseriti. I progetti dovranno ora essere adottati e finanziati, attraverso attività di fundraising e micro-funding, dalle aziende associate che potranno usufruire di importanti benefici fiscali sotto forma di credito d’imposta (pari al 65% per le erogazioni effettuate nel 2017 e del 50% per quelle disposte nel 2018). A gennaio 2018, poi, Confindustria Emilia Area Centro integrerà l’ammontare dei contributi raccolti dalle imprese raddoppiando le risorse fino ad un tetto massimo di 200 mila euro.
L’avvio dei progetti è previsto per febbraio 2018, mentre “l’obiettivo è andare in classe a settembre del prossimo anno con parte del lavoro già conclusa”, come ha spiegato il direttore generale di Confindustria Emilia Area Centro, Tiziana Ferrari. “La promozione della formazione tecnica è l’obiettivo più sfidante dei prossimi anni per la nostra Associazione. Nell’ultimo anno abbiamo notato un’inversione di tendenza, i ragazzi sono tornati a scegliere i percorsi tecnici, ma non basta: l’offerta è ancora inferiore rispetto alla domanda”, ha spiegato il presidente di Confindustria Emilia Area Centro, Alberto Vacchi, aprendo la conferenza stampa in via San Domenico alla quale sono intervenuti anche
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i vicepresidenti Valter Caiumi e Riccardo Maiarelli. Un dato confermato anche dal direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna, Stefano Versari, che ha sottolineato: “In tutta l’E-
milia-Romagna si diplomano ogni anno 15.000 studenti tra tecnici e professionali: molti proseguono gli studi, ma in 5.000 trovano lavoro entro un anno dal diploma, un numero, però, che non basta a coprire il
turn over e la richiesta delle aziende”. Codice IBAN per effettuare la donazione: IT40H0100003245348013362600 Per info: www.confindustriaemilia.it/farvolaregliiti
I 12 progetti IIS Giordano Bruno - Budrio Automazione ed Innovazione (Cod. C3) Obiettivo: Potenziamento e ampliamento del nuovo indirizzo di automazione e robotica con nuove dotazioni strumentali e tecniche in grado di garantire agli allievi una preparazione di alto livello e all’avanguardia con obiettivi specifici. Budget richiesto €. 20.200 Cod. Fisc. 80074410376 IIS Belluzzi Fioravanti - Bologna Aula laboratorio a geometria interna variabile (Cod. C3) Obiettivo: Trasformare il modello trasmissivo della scuola caratterizzato dall’erogazione della lezione dalla cattedra verso modalità di apprendimento attivo, anche con l’ausilio di simulazioni, giochi didattici ed attività hands on. Budget richiesto €. 28.000 Cod. Fisc. 91337340375 IIS M. Montessori - L. Da Vinci - Porretta Digitalizzazione aule e ampliamento parco macchine nel laboratorio macchine utensili (Cod. C3) Obiettivo: Ripensare l’approccio didattico con la digitalizzazione delle aule, in modo che la tecnologia possa contribuire a rendere più stimolante ed efficace l’apprendimento, e allo stesso tempo incrementare il parco macchine nel laboratorio di Macchine Utensili. Budget richiesto €. 30.000 Cod. Fisc. 80071330379 IIS Alberghetti - Imola Facciamo spazio ai periti (Cod. C2) Obiettivo: Adeguare i locali della scuola per accogliere le nuove classi prime in aumento. Budget richiesto €. 85.000 Cod. Fisc. 02103431207
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IIS Aldini Valeriani - Sirani - Bologna Nuova sala docenti “G. Sedioli” (Cod. C2) Obiettivo: Dotare le Aldini di una nuova sala docenti da 300 posti. Creare uno spazio a disposizione dei partners per la convegnistica. Creare un nuovo spazio di aggregazione per il quartiere. Budget richiesto €. 100.000 Cod. Fisc. 02871181208
ITIS Enrico Fermi - Modena Rinnovo strumentazione laboratori Corso Elettronica e realizzazione di un laboratorio di informatica (Cod. C1) Obiettivo: Aumentare la disponibilità della strumentazione per le esercitazioni di laboratorio e la disponibilità di spazi laboratoriali. Budget richiesto €. 63.000 Cod. Fisc. 94138800365
IIS N. Copernico - A. Carpeggiani - Ferrara Industri-amo la scuola 4.0 (Cod. C3) Obiettivo: Introdurre gli studenti alle tecnologie abilitanti della smart factory migliorando strutture, ambienti, laboratori e attrezzature in funzione di didattiche innovative che orientino gli studenti all’utilizzo di tecniche di problem solving per far emergere il pensiero critico e la creatività. Budget richiesto €. 30.000 Cod. Fisc. 93082990388
IIS A. Ferrari - Maranello Sviluppo e controllo di un drone (Cod. C2) Obiettivo: Il progetto consiste nell’utilizzo di un drone utilizzato come strumento di apprendimento trasversale-disciplinare per tutti gli indirizzi il cui scopo, mediante anche lo sviluppo di casi pratici, è l’apprendimento di robotica, automazione e tecniche di volo. Budget richiesto €. 12.000 Cod. Fisc. 93038910365
ISIT Bassi Burgatti - Cento Potenziamento laboratorio macchine a CNC (Cod. C3) Obiettivo: La finalità del progetto è quella di integrare la formazione e le competenze degli allievi del corso di meccanica e meccatronica, per la programmazione delle macchine a controllo numerico. Budget richiesto €. 50.000 Cod. Fisc. 81001250380
IIS Primo Levi - Vignola Industry 4.0 scuola, competenze (Cod. C2) Obiettivo: Analizzare, seguendo una didattica laboratoriale le caratteristiche essenziali degli azionamenti moderni che risultano sempre di più sintesi di dispositivi meccanici, elettromeccanici e di elettronica di controllo gestiti via software. Budget richiesto €. 11.028 Cod. Fisc. 94058180368
IIS A. Volta - Sassuolo Grafica digitale e photoshop (Cod. C2) Obiettivo: introdurre gli studenti all’apprendimento delle metodologie digitali per l’innovazione e per una didattica all’avanguardia che risponda alle esigenze più volte evidenziate dal mondo produttivo del distretto. Budget richiesto €. 20.000 Cod. Fisc. 93038930363
IIS F. Corni - Modena Potenziamento sussidi tecnologici (Cod. C2) Obiettivo: Promuovere una didattica interattiva fondata sull’uso delle nuove tecnologie. Budget richiesto €. 15.000 Cod. Fisc. 94177210369
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sociale
Less is more Progetti d’impresa diversamente abile
Marco Palmieri, presidente della Fondazione Famiglia Palmieri, di Piquadro e The Bridge, descrive l’iniziativa con la quale la Fondazione mira a sostenere nuovi progetti di business che aiutino a vincere la sfida dell’inserimento e dell’autonomia a chi si trova a vivere in un difetto di integrazione
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residente Palmieri, dal 2009 la valorizzazione delle diversità e l’integrazione delle persone diversamente abili nel mondo del lavoro sono gli ambiziosi obiettivi della Fondazione da lei creata, insieme a sua moglie Beatrice, per dare continuità alla vostra attività filantropica. Quali sono le sue principali attività e cosa c’è nel futuro della Fondazione Famiglia Palmieri? La Fondazione, di fatto una sola cosa con Piquadro, ha un approccio piuttosto originale al mondo del “charity” poiché non è una realtà puramente assistenzialistica ma, al contrario, persegue il suo obiettivo di aiutare le persone diversamente abili sostenendo nuovi modelli di business che permettano loro di inserirsi nel mondo del lavoro. La Fondazione promuove quindi progetti volti a stimolare la creatività e renderla profittevole introducendo nel mercato imprenditoriale le realtà no-profit che ospitano persone con disabilità. Inizialmente ha utilizzato i disegni realizzati da ragazzi disabili per la realizzazione di borse, zaini e ombrellini i cui proventi della ven-
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dita sono andati interamente a centri socio riabilitativi. Successivamente si è pensato di indire concorsi e vere e proprie call per startup, per attingere nuove idee di business con la stessa finalità. Il più recente progetto della Fondazione, il concorso Less is more indetto ad ottobre dello scorso anno, è stato concepito come una iniziativa a favore di disabili finanziata da disabili. Persone con disabilità hanno infatti disegnato una miniserie di simpatiche borse poi prodotte da Piquadro e vendute tramite Coop Alleanza 3.0. Il ricavato è stato utilizzato per premiare tre progetti imprenditoriali che impiegano disabili. È in questa direzione che vogliamo andare coinvolgendo sempre nuovi partner ed elevando sempre più la qualità dei progetti e del supporto che intendiamo dare, così da creare un network di attività solidali che possano dare continuità, anche in autonomia, al sostegno di questi ragazzi. Il valore aggiunto della Fondazione è il suo approccio imprenditoriale e non meramente assistenziale alla beneficenza, pensato per offrire opportunità concrete a quelle persone che vivono un disagio di integrazione. I risultati confermano la bontà dell’idea? Noi ne siamo convinti, a giudicare dall’entità del contributo economico che siamo riusciti a dare e dall’entusiasmo che abbiamo riscontrato non solo da parte delle persone diversamente abili con le quali abbiamo collaborato, ma anche da parte di chi ha partecipato alle nostre iniziative come partner o concorrendo con idee imprenditoriali. Il concorso Less is more, rivolto a tutti coloro che desiderino sviluppare iniziative imprenditoriali di natura sociale valorizzando, attraverso il lavoro, talenti e competenze che altrimenti non verrebbero colti, è giunto alla sua seconda edizione. Quanto è prezioso il contributo dei giovani nell’ideazione di progetti di impresa sociale? Riteniamo che sia molto utile coinvolgere i giovani per raccogliere le idee più fresche e innovative. Nessuno meglio di loro è in grado di offrire un contributo di creatività libero da preconcetti per innovare l’approccio ai modelli di business e di integrazione.
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TRE LE STARTUP SOCIALI VINCITRICI DELLA SECONDA EDIZIONE DI LESS IS MORE Sono stati premiati lo scorso giovedì 29 giugno nell’Aula Magna della Clinica Neurologica dell’Università di Bologna i tre progetti vincitori della seconda edizione del concorso “Less is more” che, promosso dalla Fondazione Famiglia Palmieri in collaborazione con Piquadro e Coop Alleanza 3.0 e con il patrocinio dall’Università di Bologna, ricerca le idee più innovative per l’inserimento lavorativo delle persone disabili. L’obiettivo dell’iniziativa è creare nuove imprese sociali per la produzione e commercializzazione di beni o servizi in cui possano essere sviluppate e valorizzate le capacità e competenze lavorative di chi, per condizione fisica o psichica, vive un disagio di integrazione. Durante la cerimonia di premiazione sono stati presentati i sei progetti finalisti di startup sociali e, tra questi, le tre proposte più innovative sono state individuate da una giuria composta dal Rettore dell’Università di Bologna Francesco Ubertini, dal presidente di Confindustria Emilia Area Centro Alberto Vacchi, dall’assessore regionale alle attività produttive Palma Costi, dal disability manager del Comune di Bologna Egidio Sosio, dal direttore dei servizi della Cooperativa Bologna Integrazione ANFFAS Onlus Gaspare Vesco, dal professore di Strategia e imprenditorialità dell’Università di Bologna & City University London Simone Ferriani, dal cantautore Francesco Guccini, dal presidente Coop Alleanza 3.0 Adriano Turrini e dal presidente della Fondazione Palmieri, di Piquadro e The Bridge Marco Palmieri. “Local to you”, “Egg” e “Marakanda” sono i progetti vincitori dell’edizione 2017 del concorso: al primo classificato, Local to you, è stato assegnato un contributo economico del valore di 15.000 euro mentre il secondo, Egg, ha ricevuto una somma di 10.000 euro. Entrambi avranno inoltre la possibilità di svolgere un percorso di formazione in Silicon Valley per rendere concreta l’idea vincente alla base del progetto. La terza classificata, Makaranda, ha ricevuto un contributo in denaro di 10.000 euro. Le tre startup avranno infine l’opportunità di ricevere altri 20.000 euro da Piquadro qualora, dopo sei mesi dall’assegnazione del premio, dimostrino tangibili possibilità di successo e, in aggiunta, verranno inserite nell’acceleratore Barcamper grazie all’intervento di Confindustria Emilia Area Centro e Università di Bologna.
I PROGETTI PREMIATI Local to You è una piattaforma di e-commerce per la vendita di beni agricoli biologici di alta qualità, prodotti tramite il lavoro di persone svantaggiate. Egg è un progetto di smarthome dedicato ai non udenti che si basa su un software capace di riconoscere tutti i suoni e notificarli in real time all’utente attraverso smartphone, smartwatch o pc. Marakanda, premiato a sorpresa dalla giuria che ha deciso di aggiungere un terzo premio, è un progetto che propone un laboratorio di serigrafia per la realizzazione di una linea di tessili da arredo progettati e prodotti affidandosi alle competenze di persone con disabilità.
A sinistra la giuria e i tre premiati, a destra Marco Palmieri premia il vincitore Local To You
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eventi
“Il sapere rende pacifica una società pluralista” Alberto Melloni, segretario della Fondazione per le scienze religiose, racconta l’esperienza di Ex Nihilo, la “Conferenza zero” della European Academy of Religion
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rofessore, a partire dal 2016 la Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII (FSCIRE) ha avviato la costruzione di un network e istituito la European Academy of Religion (EUARE), lanciata ufficialmente nel dicembre scorso a Bologna. Quali obiettivi si propone questo consorzio di ricerca e scambio? Dal 1996 avevamo lavorato a creare delle reti di collaborazione fra grandi istituzioni di ricerca del settore storico religioso: eravamo e ci siamo sempre più convinti che la risorsa sapere sia essenziale a rendere pacifica una società pluralista. Ce ne siamo resi conto a partire da una esperienza di collaborazione molto vasta che era stata ed è da sempre una delle caratteristiche dell’attività di Fscire: in questa piccola ma operosa officina di san Vitale 114 sono state realizzati grandi partenariati per fare la storia del concilio Vaticano II, l’edizione dei concili delle grandi chiese, il dizionario del sapere storico religioso, la storia dell’ecumenismo, la storia della interpretazione, Lutero, Benedetto XV e non ultima la rivista fondata da Giuseppe Alberigo e attiva da 38 anni. Così, avendo a disposizione un capitale di credibilità non piccolo su scala internazionale abbiamo provato ad invitare le grandi società scientifiche, le reti progettuali, gli editori, i dipartimenti universitari di Europa, Mediterraneo, Medio Oriente, Caucaso, Balcani e Russia. Abbiamo avuto una risposta travolgente: 507 istituzioni hanno
aderito come fondatori, e il commissario europeo alla ricerca Moedas, l’uomo nelle cui mani c’è la politica della innovazione europea, ha dato il suo sigillo ad una iniziativa che ha fatto valere il principio che il sapere deve trovare uno suo spazio in uno spazio nel quale il “mercato del dialogo” ha premiato la ostentazione di amicizie spesso sincere rispetto alla ricerca degli snodi dinamici delle comunità di fede. Dal 18 al 22 giugno scorsi a Bologna si è svolta “Ex Nihilo - A Zero Conference on Research in the Religious Fields”: cinque giorni di seminari scientifici, lezioni e dibattiti su temi diversi legati all’esperienza religiosa in tutta la sua varietà. Che bilancio fa di questa prima esperienza? Ci ha sorpreso il successo del kickoff, e non di meno le mille persone registrate alla “conferenza zero”, che ha votato uno statuto ed avviato una esperienza con una sua dimensione istituzionale autonoma. Tutti hanno convenuto che per qualche anno almeno la EUARE abbia sede a Bologna anche per il clima unico di questa città, che possiede e attrae da secoli la materia prima
più pregiata che è l’intelligenza umana e che, a chi viene, appare accogliente e stimolante. Abbiamo avuto un numero di panels e di relatori già grande e ci aspettiamo che possa crescere: il che richiede a tutti di riflettere su come fare ad accogliere una “fiera del sapere” nel cuore della città. Quali iniziative ha in serbo per il futuro la European Academy of Religion e in che modo la proposta di questa nuova piattaforma può integrare le attività con le istituzioni di ricerca che già operano in questo ambito?
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La fondazione della European Academy of Religion ha avuto immediati effetti positivi su più piani: ha smussato l’atavico sospetto che divide storici e teologi, ha creato occasioni di scambio e di progettazione. Ad esempio durante la conferenza zero si è molto discusso di un bando europeo su “religious diversity” al quale sono state presentate 148 proposte. Per parte nostra, come fondazione per le scienze religiose è stato il momento in cui abbiamo definito e valutato un progetto europeo di collaborazione con guida a Bologna (un Infraia) e abbiamo impostato una proposta per iscrivere nella roadmap delle infrastrutture di ricerca europee una infrastruttura europea delle scienze religiose che, grazie all’apporto anche finanziario del Miur e della Regione, vuole creare nuove vie del sapere. Da decenni noi vediamo proliferare interpretazioni farlocche del terrorismo islamico: una perversione del “vero” islam che è invece è buono? Il disvelamento della “vera” natura dell’islam? Senza renderci conto che la violenza religiosa è una malattia che hanno o hanno avuto tutte le fedi: che si cura non con la “moderazione”, ma con una riflessione più profonda, e faccia capire che una fede vissuta nella mitezza è più autentica e non più moderata di una violenta. Ma questo richiede una semina di sapere storico-critico che deve far circolare metodi, libri, idee, percorsi dottorati. È questa la prospettiva che vuole immaginare un futuro di pace innaffiata dalla pensosità, e impedire un futuro violento innaffiato dalla ignoranza.
Ex Nihilo – A Zero Conference on Research in the Religious Fields Si è chiusa il 22 giugno la “Conferenza zero” della European Academy of Religion, una piattaforma che ha proposto alle grandi società scientifiche, ai centri di studio, alle riviste e alle biblioteche di convergere, per confrontarsi in uno spazio aperto e inclusivo, su quelle che sono le molte dimensioni del fatto religioso e dell’esperienza religiosa in tutta la sua varietà. Giuristi, storici, filosofi, filologi tra cui Heinz Schilling, Dina Porat, Franco Cardini, Olivier Roy e Pierre Gisel (solo per citarne alcuni) dal 18 al 22 giugno, a Bologna, si sono scambiati idee e hanno presentato il risultato dei loro lavori scientifici in un programma di appuntamenti molto denso, che ha dato risultati indubbiamente positivi, in termini di visibilità sui media, di partecipazione degli specialisti e di coinvolgimento della città. Circa mille partecipanti accreditati per oltre 600 interventi, sette sedi tra le più prestigiose del centro storico di Bologna, 133 panel e oltre 200 sessioni di lavoro, lezioni, seminari scientifici, dibattiti e dispute, per un evento unico in Europa. Durante i cinque giorni si è tenuta anche l’Assemblea generale della European Academy of Religion, il cui Board e gli iscritti hanno approvato lo Statuto, di fatto dando forma giuridica a questo nuovo soggetto scientifico, un vero e proprio network internazionale di ricerca e studi sul tema dei saperi sulle culture religiose. L’appuntamento è per la prossima edizione, che sarà nuovamente a Bologna, dal 5 all’8 marzo 2018, sotto la direzione scientifica dell’Università di Aberdeen.
Sopra: Romano Prodi e Alberto Melloni durante una lectio nell’ambito della Ex Nihilo Zero Conference 2017
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cultura
Premio Estense 2017 Aquila d’oro a Giovanni Bianconi di MS, interviste a cura di Andrea Mainardi
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“L’assedio. Troppi nemici per Giovanni Falcone” il titolo del libro con cui Giovanni Bianconi si è aggiudicato la prestigiosa Aquila d’oro per la prima edizione del Premio Estense targata Confindustria Emilia Area Centro. A contendersi il podio con lui, gli altri volumi finalisti della 53^ edizione del riconoscimento nato dall’intento dell’allora presidente degli industriali ferraresi, Giorgio Piacentini, che dal 1965 celebra l’eccellenza del giornalismo italiano per raccolte di articoli che riflettano la realtà in cui viviamo: “Poteri forti (o quasi)” di Ferruccio de Bortoli, “Trita Carne” di Giulia Innocenzi e “Punto” di Paolo Pagliaro. A decretare il vincitore nel corso della cerimonia di premiazione al Teatro Comunale di Ferrara “Claudio Abbado”, lo scorso 23 settembre, l’analisi congiunta della giuria tecnica presieduta da Guido Gentili, direttore de Il Sole 24Ore, e composta da Andrea Cangini, Aldo Cazzullo, Alberto Faustini, Laura Lorenzi, Folco Quilici, Alessandra Sardoni, Marcello Sorgi e Luca Traini, e di quella popolare formata da 40 lettori ferraresi. Giovanni Bianconi raccoglie il testimone da Sabrina Pignedoli, che si è aggiudicata il Premio Estense nel 2016 con il suo “Operazione Aemilia”, un coraggioso reportage con cui la cronista de “Il Resto del Carlino” ha ricostruito le trame dell’infiltrazione della ‘ndrangheta in Emilia-Romagna. Nel corso della cerimonia è stato inoltre consegnato a Giovanni Floris il 33° “Riconoscimento Gianni Granzotto. Uno stile nell’informazione”, istituito nel 1985 in memoria di Gianni Granzotto, presidente delle Giurie dell’Estense per 20 anni.
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Il vincitore del Premio Estense 2017, Giovanni Bianconi, il direttore de “Il Sole 24Ore”, Guido Gentili, il presidente e il vicepresidente di Confindustria Emilia, Alberto Vacchi e Riccardo Maiarelli
La giornalista Cesara Buonamici, Riccardo Maiarelli, il vincitore del Riconoscimento Gianni Granzotto, Giovanni Floris, e Renzo Iorio, presidente del Gruppo Tecnico Cultura e Sviluppo di Confindustria
L’eredità del giudice Giovanni Falcone “Le dita di Brusca spingono la levetta verso il basso. Un boato squarcia l’aria, il fumo nero che immediatamente si leva dalla strada non consente di vedere più nulla. Sono le ore 17.56 minuti e 48 secondi del 23 maggio 1992”. A 25 anni dalla strage di Capaci, Giovanni Bianconi, scrittore e giornalista del Corriere della Sera, fa un quadro che si discosta dalle celebrazioni seguite alla morte del giudice Giovanni Falcone: “Ho voluto raccontare una storia che avevo imparato attraverso il mio lavoro negli anni in cui Falcone è stato osteggiato. Aveva intrapreso il contrasto alla mafia come una missione, in questo però ha trovato molti ostacoli, sia da parte della politica, che della magistratura. Non è sempre stato considerato un eroe”. Bianconi, quali sono stati gli ostacoli maggiori? È stato considerato prima uno sceriffo, poi uno che serviva una o l’altra parte politica. All’interno della magistratura ha subito tante umiliazioni, dovute alle invidie dei colleghi e alla difficoltà a riconoscerne la leadership. Non è stato nominato ‘consigliere istruttore’, neppure ‘alto commissario antimafia’. Non è stato eletto al CSM e non sarebbe stato nominato ‘procuratore nazionale antimafia’. E poi c’erano i mafiosi che, dall’inizio del ‘Maxi Processo’, hanno cercato di ucciderlo. Quali cambiamenti ha portato la strage di Capaci nella lotta alla mafia? Il paradosso di questa storia è che solo dopo la morte di Falcone sono stati messi in campo quegli strumenti antimafia che lui avrebbe voluto: dalla super procura, alla legislazione speciale tuttora in vigore, dalla legge sui pentiti al carcere duro. Questo in qualche modo attenua la tesi sugli stretti legami tra politica e mafia? Lo Stato si è mosso perché costretto a reagire. Dopo la strage di Capaci fu scritto il decreto legge sul carcere duro e la legislazione sui pentiti, ma se non ci fosse stata
la strage di via D’Amelio, probabilmente sarebbe scaduto o approvato in modo molto edulcorato. Quindi che la politica non fosse particolarmente entusiasta delle leggi antimafia è un dato di fatto. Che cosa l’ha colpita di più della personalità di Giovanni Falcone? Io l’ho conosciuto in particolare nel periodo romano, quando veniva accusato di essersi venduto alla politica e di avere abbandonato la frontiera della lotta alla mafia. Di questo soffriva molto, però aveva anche molta ironia. Resisteva a questi attacchi, aveva una grande determinazione che soltanto mezza tonnellata di tritolo è riuscita a spezzare. Lei parla di tanta solitudine, di tanti nemici, però c’erano anche degli amici, oltre a Paolo Borsellino. Chi erano? L’hanno sostenuto in tanti, anche all’interno della magistratura: Ilda Boccassini, il CSM, Gian Carlo Caselli, Pietro Grasso, Piero Vigna. Tra i politici, nell’ultimo periodo sicuramente Martelli. Sul piano personale, a Roma aveva sviluppato amicizie nuove anche nel mondo dello spettacolo e della cultura, per esempio con Renzo Arbore, e con lo scrittore e giornalista Mario Pirani. Quanto ha inciso la reazione dell’opinione pubblica alla morte di Falcone? Penso tanto. La mafia contava sulle opinioni contrastanti sul suo conto, che avrebbero limitato lo sdegno. Invece, nonostante maldicenze e isolamento, soprattutto dopo la strage di via D’Amelio, si è verificato un tale sdegno nell’opinione pubblica, al quale la politica non ha potuto non dare seguito. Aveva ragione Falcone: “Per essere credibili bisogna essere ammazzati, in questo Paese”? È andata esattamente così. Solo dopo la sua morte è riuscito ad essere credibile e a far realizzare, almeno in parte, quello che predicava.
Giovanni Bianconi
L’ASSEDIO - TROPPI NEMICI PER GIOVANNI FALCONE Einaudi
Nel 25° della strage di Capaci, il giornalista e scrittore Giovanni Bianconi ricostruisce l’ultimo periodo della vita di Giovanni Falcone, attraverso i documenti e i ricordi dei protagonisti. Un’indagine nella storia, che rivela la condizione di accerchiamento vissuta dal giudice palermitano, stretto tra mafiosi, avversari nel mondo della magistratura e della politica e individua coloro che lo contrastarono e tentarono di delegittimarlo e isolarlo. Rendendolo così un bersaglio perfetto per i corleonesi di Totò Riina.
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Ferruccio De Bortoli
POTERI FORTI (O QUASI) La Nave di Teseo
Il diario, anche autocritico, dell’ex direttore del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore. Oltre quarant’anni di storia del nostro Paese e del mondo vissuti da uno speciale punto di osservazione. Scena e retroscena del potere in Italia, dalla finanza alla politica e alle imprese, dai media alla magistratura, con i ritratti dei protagonisti, il ricordo di tanti colleghi, episodi inediti, fatti e misfatti, incontri, segreti, battaglie condotte sempre a testa alta e personalmente: per la prima volta Ferruccio de Bortoli, un punto di riferimento assoluto nel giornalismo internazionale, racconta e si racconta. Con molte sorprese. “I buoni giornalisti, preparati, esperti, non s’inventano su due piedi. Ci vogliono anni. Cronisti attenti che vadano a vedere i fatti con i loro occhi, non fidandosi dell’abbondanza di video, sms, tweet e post su Facebook. Giornalisti indipendenti, con la schiena dritta, che non cedano alla comoda tentazione del conformismo”.
“Ecco perché il Paese ha bisogno di poteri forti che rispettino le regole” Quarant’anni di giornalismo da leggere d’un fiato, ritratti di grandi protagonisti di quei ‘poteri forti (o quasi)’, come titola l’ultimo libro di Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera dal 1997 al 2003 e dal 2009 al 2015. “Il dramma è che non esistono più, ne avremmo bisogno. I poteri forti del passato avevano molti difetti e diverse colpe. Ma esprimevano un senso di responsabilità nazionale”. De Bortoli, perché rimpiangere quei ‘poteri forti (o quasi)’? La forza e il prestigio di un Paese dipendono anche dai propri poteri forti. Non possiamo negare, per esempio, che la Volkswagen sia un potere forte tedesco, cosi come la Deutsche Bank. Un Paese che ha poteri forti che rispettano le regole e hanno un senso di responsabilità nazionale esprimono una certa leadership, e sono in grado di difendere al meglio i propri interessi. Qual è l’intervista a cui è più legato affettivamente? È difficile da dire, posso citare quella con Papa Francesco che ha fatto anche discutere, perché vi si individuavano le linee del pontificato. Ne ricordo una con Giovanni Agnelli, alla quale sono particolarmente legato. Perché? Con Agnelli ho avuto un rapporto sincero. Aveva aspetti, da un lato mitici, dall’altro un po’ scostanti. Però era interessante intervistarlo perché era fonte di definizioni che avrebbero fatto la storia del costume italiano. Era anche molto interessato a fare un certo effetto e aveva un senso estetico della parola e non soltanto dello stile. E poi rispondeva a tutte le domande, per educazione. Parliamo del giornalismo in Italia. I social l’hanno rivoluzionato, lei però definisce ‘surfisti della realtà’ coloro che usufruiscono del web come unica fonte di notizie. Non c’è il rischio, per la stampa tradizionale, di combattere una battaglia di retroguardia? Io sono grande frequentatore dei social,
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amo Twitter forse più di Facebook; sono su Instagram. Sono una grande occasione di libertà. Gli user-generated content sono una forma di giornalismo dal basso che, a volte, è più efficace di quella professionale. Arricchiscono il linguaggio, non lo impoveriscono. E penso che la diffusione della rete faccia emergere dei talenti che prima non eravamo in grado di scorgere. Soprattutto rappresenta una possibilità di certificare ed esercitare un controllo sulla certezza delle notizie. Detto questo, dobbiamo guardarci dai pensieri unici e dalle conseguenze indesiderabili di un conformismo che la rete tende a creare per la sua struttura algoritmica, mettendo insieme le persone che la pensano allo stesso modo e disabituandole a un esame critico della realtà. Per informarsi bisogna fare un po’ più di fatica, non si può essere dei soggetti passivi, se si è passivi si è più sudditi e meno cittadini. Nel suo libro cita alcuni episodi della sua carriera, come il furto della fotografia sulla scena di un omicidio, per poter pubblicare l’articolo, e di alcuni piccoli o grandi rimorsi. Come l’hanno cambiata questi episodi? Il giornalismo si accompagna ad un certo cinismo di fondo, a un’immagine vicina al detective della letteratura di genere, che ne ha viste di tutti i colori e non si emoziona davanti a nulla. Credo invece che un buon giornalista debba anche emozionarsi e partecipare ai drammi dell’umanità. Penso che un’etica professionale sia più importante dei ferri del mestiere, come una certa spregiudicatezza dell’agire. Una delle più grandi giornaliste di cui lei è stato direttore è stata Oriana Fallaci. Come ricorda il vostro rapporto? Oriana è stata una grande scrittrice. Aveva un carattere impossibile, ma aveva la forza d’animo, una lingua straordinariamente ricca e la capacità dei grandi intellettuali di vedere le linee che stanno sotto la superficie della realtà. E lei lo ha fatto, dividendo. Oriana era una persona che divideva, perché quando si hanno passioni forti si divide, non si unisce. E questa è una grande qualità.
Il Made in Italy alla prova del mattatoio Un ricovero in ospedale per un’infezione al rene e la lettura di un libro che le cambia la vita: Se niente importa di Jonathan Safran Foer, che racconta le vite terribili degli animali negli allevamenti intensivi negli Usa. “Ho deciso di scoprire se anche in Italia è così e purtroppo ho scoperto di sì”. Parte da qui l’inchiesta di Giulia Innocenzi, giornalista e scrittrice che ha scoperchiato una realtà di “luoghi orribili in cui costringiamo gli animali a vivere in condizioni da incubo”. Purtroppo il Made in Italy di cui siamo tanto orgogliosi spesso nasce da qui.
telecamere nascoste abbiamo mostrato un’illegalità costante nella macellazione di questi cuccioli, con delle immagini letteralmente atroci. Purtroppo oggi quel macello è aperto e la Procura di Frosinone, nonostante sia stata presentata denuncia e portato il materiale delle immagini andate in onda, ha preferito mettere sotto inchiesta chi aveva messo le telecamere anziché i proprietari del macello. Finché non verrà aperta l’indagine nei confronti delle persone che torturavano gli animali e che forse ancora li torturano, davanti ai veterinari della Asl, io non avrò pace.
Innocenzi, la situazione che descrive riguarda tutto il nostro Paese? Oltre l’80% della carne e del formaggio Made in Italy, tra cui molti dei consorzi di eccellenza, vengono dagli allevamenti intensivi, dove alcuni animali sono ancora più sfortunati di altri, come il 99% dei conigli, che vive in gabbie e passano la vita con le zampette su un reticolato. E l’Italia è il secondo produttore al mondo di carne di coniglio. O come le povere scrofe, costrette a vivere in gabbie quasi più piccole di loro. I numeri sono impressionanti.
Suo padre è cacciatore, ha avuto dei conflitti in famiglia dopo il suo cambiamento, o hanno cambiato idea i suoi familiari? I miei non sono assolutamente cambiati, a differenza delle mie amiche che hanno rivoluzionato la loro alimentazione, anche se nessuna è diventata vegetariana o vegana. Invece mio papà, mentre si mangia una fettina di prosciutto, mi dice che ho assolutamente ragione e che gli allevamenti intensivi andrebbero tutti chiusi. Però intanto la mangia… (sorride).
Da quando hai condotto questa inchiesta ha dovuto affrontare insulti, querele… Ho avuto querele, insulti di allevatori, insulti sui social. Però ho avuto anche delle belle soddisfazioni, come le tantissime persone che, grazie al mio lavoro, hanno aperto gli occhi e hanno rivalutato le proprie scelte alimentari: chi riducendo la carne, chi addirittura diventando vegano. Un’altra soddisfazione è stata la collaborazione con il comandante dei NAS dell’epoca, Claudio Vincelli, grazie al quale quasi tutti gli allevamenti che ho mostrato sono stati sanzionati o sequestrati. Su altre questioni purtroppo ho l’amaro in bocca…
Un amante della carne che voglia tenere conto delle sue scoperte, senza però rinunciare a mangiarla, come può fare? Sicuramente è meglio un allevamento estensivo di uno intensivo, dove almeno l’animale può vivere all’aria aperta. Purtroppo però, al momento, in Italia, non ha nessuna possibilità di sapere a livello certificato se il prosciutto o il salame che vuole mangiare viene da un allevamento intensivo o estensivo. Perché manca l’etichettatura trasparente dei metodi di allevamento, una misura a costo ‘0’ che però difficilmente verrà adottata, perché i produttori non hanno alcun interesse a far sapere la verità al consumatore.
Quali? Per esempio quella del macello di bufalini in provincia di Frosinone. Grazie alle
Giulia Innocenzi
TRITACARNE Rizzoli
In un’inchiesta senza precedenti sull’industria italiana della carne e dei formaggi dell’eccellenza “Made in Italy”, Giulia Innocenzi affianca animalisti, veterinari e allevatori per svelare un mondo oscuro in cui gli animali sopravvivono a malapena in spazi microscopici, sporchi, senz’aria; costretti a vere e proprie torture, malati e imbottiti di antibiotici che finiscono sulle nostre tavole. Come possiamo mangiare tranquilli sapendo che tutto ciò ci si ritorce contro, con crisi sanitarie occultate di continuo? Qual è il costo dei nostri piatti? Possiamo scegliere di aprire gli occhi e cambiare le nostre abitudini alimentari. Perché, sostiene la giornalista riminese, mangiare con consapevolezza può salvare la nostra vita. E il nostro mondo.
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Paolo Pagliaro
PUNTO - FERMIAMO IL DECLINO DELL’INFORMAZIONE il Mulino
L’epidemia che ha investito l’intero sistema dei media sembra inarrestabile, ma invece può essere arginata e persino sconfitta. Fact-checking e verifica dei fatti vs bufale. Colonizzato dai social network, il terreno dell’informazione è minato da post-verità. Contano più le emozioni che i fatti. Più le suggestioni che i pensieri. Più lo storytelling che le storie. Più la propaganda che le notizie. E dunque più le bugie che il racconto veritiero dei fatti. È un virus che infetta la rete, l’informazione, la politica – ridotta a comunicazione – e l’etica pubblica. Ma arginare e sconfiggere questa deriva si può. Come? A partire dal sistema dell’editoria professionale, che deve conquistare il terreno dell’informazione digitale, a cominciare dagli smartphone dei più giovani.
“L’informazione? Non è un fatto spontaneo che può essere sostituito dallo smartphone” Post-verità, storytelling, fake news. Ci interessa ancora scoprire la verità? Secondo Paolo Pagliaro, giornalista, coautore di Otto e mezzo, nella comunicazione dei social network ormai contano più le emozioni dei fatti, la propaganda delle notizie. Pagliaro, perché bisogna diffidare dai social? Non contrappongo i social all’informazione tradizionale. Dico che c’è un problema generale che riguarda sia i new media che gli altri. Si tratta della crescente irrilevanza della verità, sostituita dalla post-verità e comunque dall’emozione; lo storytelling, il sensazionalismo, il bisogno di acchiappare l’attenzione di chi ci legge per poi monetizzare l’attenzione attraverso la pubblicità. È un meccanismo in cui i social e il web fanno da amplificatori. Contesto che la disintermediazione sia stata un passo avanti. E come se ne esce? Facendo sì che l’editoria professionale incominci a utilizzare la rete e la faccia propria. Il problema è che attraverso il web circolano contenuti molto inaffidabili semplicemente perché l’editoria professionale lascia sguarnito il campo. Già nel mondo ci sono esempi positivi in tal senso, come il Washington Post, l’esperienza tedesca del Gruppo Springer, che dimostrano che se l’editoria si declina attraverso i nuovi canali digitali, la qualità migliora. Il nostro problema è che sugli smartphone non arrivi solo porcheria, ma anche notizie strutturate, secondo i canoni del giornalismo. Quindi secondo lei anche i nostri grandi quotidiani sono indietro in questo? Sì, sono indietro perché non arrivano sul cellulare dei nostri ragazzi. Anche se questa assenza ora si sta un po’ riducendo. L’informazione non è un fatto spontaneo che può essere sostituito dallo smartphone.
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Perché si è arrivati a questo disinteresse per la verità? È solo un problema di comodità? Non solo. Internet è un mercato in realtà molto ben organizzato, per garantire il profitto di dieci, forse anche meno, grandi player industriali. Di tutto il resto non ci si preoccupa, come del fatto che sui social vengano veicolate quantità impressionanti non solo di fake news, ma anche di minacce e attività spesso al di là della legge. E nessuno ne risponde, questo è il problema. I nostri ragazzi sono totalmente indifesi di fronte a questo bombardamento, spesso di sciocchezze. Io chiedo solo che di questi nuovi canali faccia uso anche l’editoria professionale, che si declini anche al digitale, conquistando quegli spazi e non facendosene conquistare, come sta accadendo ora. Come affronta questa sfida nel suo lavoro quotidiano di giornalista? Per me la sfida principale è verificare se la realtà e la percezione che ne abbiamo sono la stessa cosa. Siccome questo non è frequente, occorre ridare contezza ai dati oggettivi, ai numeri e al lato nascosto, per mettere in discussione la percezione che è di tipo emotivo o comunque politicamente deviata della realtà. Bisogna cercare di capire se quello che diciamo è vero. Ci sono argomenti come il nostro rapporto con l’Europa, l’immigrazione, la sicurezza, sui quali si raccontano un sacco di balle. Ciò non vuol dire che non c’è un problema sicurezza, che non c’è un problema immigrazione: certo che ci sono, però non sono quelli che ci dicono. L’Italia non è sola di fronte al problema immigrazione. Nel libro cito alcuni dati: l’Ungheria, ad esempio, in rapporto alla popolazione ha quindici volte il numero di immigrati rispetto a noi. La Svezia, l’Austria, la Germania, l’Olanda il Lussemburgo, la Finlandia il Belgio… In Europa sono almeno una dozzina i Paesi che negli anni trascorsi hanno assorbito un numero di rifugiati, in proporzione alla popolazione, molto superiore a quello dell’Italia. Questo è un dato che nessuno sa.
Premio Gianni Granzotto 2017 Il giornalismo alla prova, tra velocità ed esattezza A pochi giorni dal debutto della nuova stagione del talk show su La7, “Di Martedì”, Giovanni Floris racconta cosa significa e come si è trasformato in pochi anni il mestiere del giornalista. In un tempo in cui tutti vivono in diretta, non solo chi fa televisione. Floris, che importanza ha per lei ricevere questo premio legato alla sua attività giornalistica? Un premio così autorevole, consegnato da una giuria così autorevole, non può che darmi una grande soddisfazione. Com’è cambiato il suo mestiere nell’era dei social media? Tornerebbe indietro o è meglio oggi di ieri? Indietro non si torna mai. Ma il giornalista non cambia lavoro con l’avvento dei social network. Se vuole svolgere bene il suo compito diventa però più rigoroso. Eppure è cambiato un mondo... Il giornalista è stato tale con l’arrivo della radio, della tv, fa il suo lavoro anche con internet. Cambiano però alcuni metodi di lavoro, cambia la facilità di accesso alle fonti, si complica e diviene più delicato il lavoro di verifica. Oggi si comunica in maniera estremamente veloce e frammentata, il ciclo delle notizie e delle informazioni è attivo 24 ore su 24 e passa dai cellulari, dalle tv all news, da internet, ma il giornalista fa sempre (e se è bravo fa solo) il giornalista. Le notizie arrivano subito, e subito bisogna classificarle e selezionarle: è necessario essere sempre pronti, non puoi prenderti troppo tempo per ragionare. Tutti vivono in diretta, non solo chi fa tv. Ci sono dei rischi per l’informazione? La velocità della comunicazione e l’aumentare del numero delle fonti disponibili
tende a ridurre in tutti noi la soglia di attenzione. Il bravo giornalista la deve invece sollevare. Nel mondo della rete veloce e sempre aperta ci si rischia di distrarre, di selezionare poco, di credere a molto. La nostra pazienza si esaurisce, non si sta molto ad ascoltare. Non c’è più tempo, si chiedono risultati subito, ed è giusto che sia così. Non si può e non si deve scegliere tra velocità ed esattezza, tra modernità e credibilità. La sfida del giornalista è garantire tutto ciò, ma in fondo lo è sempre stata. La ricerca della verità è ancora interessante per il pubblico? Oppure ci si accontenta di storie ‘verosimili’ e talvolta di ‘bufale’? Cosa significa per lei cercare quotidianamente la verità? Cercare la verità vuol dire orientarsi in una giungla di possibili verità. Tenere la mente aperta, essere critici con se stessi e con gli altri. Praticare il dubbio, mettersi alla pro-
va. Sono sicuro che la verità esiste, ma in realtà non possiamo mai essere totalmente sicuri che sia quella che stiamo raccontando noi. Dice la verità chi prende in considerazione la possibilità di poter essere smentito, prima o poi. Ha recentemente criticato e definito immaturi i politici 40enni di oggi: perché è così difficile il passaggio generazionale? C’è qualche eccezione? Le generalizzazioni sono sempre sbagliate. Io ho parlato del rischio che possa passare un’immagine di questo tipo. Che alcuni atteggiamenti della classe dirigente più in vista possano far pensare che i 40, 50enni siano poco preparati, approssimativi, sempre in cerca di una soluzione veloce e semplice a problemi complessi. Non credo siano tutti così, penso anzi che il tratto della generazione formatasi negli anni ‘80 sia diverso, con un pragmatismo attento e consapevole.
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cultura
Revolutija
Avanguardie russe in mostra al MAMbo di MS
L’
arte delle avanguardie russe è uno dei capitoli più importanti e radicali del modernismo. Il periodo compreso tra il 1910 e il 1920 ha visto nascere, come in nessun altro momento della storia dell’arte e a un ritmo vertiginoso, scuole, associazioni e movimenti d’avanguardia diametralmente opposti l’uno all’altro. Raccoglierli in un unico grande contenitore e raccontarli è il prezioso obiettivo della mostra “Revolutija - da Chagall a Malevich, da Repin a Kandinsky. Capolavori dal Museo di Stato Russo di San Pietroburgo” che il MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna ospiterà dal 12 dicembre 2017 al 13 maggio 2018. L’esposizione, prodotta e organizzata da CMS.Cultura in partnership con il Comune di Bologna e l’Istituzione Bologna Musei e realizzata in collaborazione esclusiva con il Museo di Stato Russo di San Pietroburgo, sarà inoltre affiancata da alcune iniziative collaterali e manifestazioni cittadine legate al centenario della Rivoluzione di Ottobre, che avranno appunto nella mostra il proprio fulcro. “Il nostro proposito è mettere in luce quante e quali arti, così diverse tra loro, nacquero in Russia tra i primi del Novecento e la fine degli anni ’30 e anche riportare all’attenzione non tanto della critica o degli addetti ai lavori, quanto del pubblico, la produzione di artisti come Repin, Petrov-Vodkin o Kustodiev, rimasti nell’ombra a causa
Kazimir Malevich, Sportsmen, olio su tela, 1930-31 ©State Russian Museum, St. Petersburg
dell’enorme successo di altri quali Chagall, Malevich o Kandinsky, che pure sono presenti in mostra. Chagall e Kandinsky hanno lasciato la Russia nel 1922 e sono quindi stati i primi ad essere conosciuti in Europa, mentre Malevič ha acquisito notorietà perché le sue opere sono state prima
portate in Europa e poi, nel 1955, esposte al Guggenheim di New York. Altri, rimasti in Russia, negli anni ’30 erano considerati formalisti e la loro produzione non veniva esibita neanche in patria. La prima mostra di Petrov-Vodkin, ad esempio, è stata allestita nel 1966 al Museo di Stato Russo a
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Sopra: Natan Altman, Ritratto della poetessa Anna Akhmatova, olio su tela, 1915 ©State Russian Museum, St. Petersburg, Vassilij Kandinsky, Su bianco (I), olio su tela, 1920 ©State Russian Museum, St. Petersburg
Ilya Repin, 17 ottobre 1905, olio su tela, 1910 ©State Russian Museum, St. Petersburg A sinistra: Marc Chagall, Promenade, olio su tela, 1917 ©State Russian Museum, St. Petersburg
San Pietroburgo e, pronta da sei mesi, non ha potuto aprire al pubblico perché il potere centrale non era abituato a promuovere opere che non fossero sociorealiste, così come imposto dal regime dal ’32 in poi”, spiega Evgenia Petrova, vicedirettore del Museo di Stato Russo. Oltre 70 opere, capolavori assoluti provenienti da San Pietroburgo, racconteranno dunque gli stili e le dinamiche di sviluppo di artisti quali Nathan Altman, Natalia
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Goncharova, Kazimir Malevich, Wassily Kandinsky, Marc Chagall, Valentin Serov, Alexandr Rodchenko e molti altri, per dar conto della straordinaria modernità dei movimenti culturali della Russia d’inizio Novecento: dal primitivismo al cubo-futurismo fino al suprematismo costruendo, contestualmente, un parallelo cronologico tra l’espressionismo figurativo e il puro astrattismo. Ad affiancare l’esposizione, in tutta Bologna, un ricco programma collaterale a cui prenderanno parte, in primis, l’Università degli Studi di Bologna e le principali istituzioni culturali cittadine. “La mostra rappresenta l’occasione per accendere i riflettori su una città che si presenta per la prima volta come un grande laboratorio in grado di lavorare su un tema comune e affrontarlo da molteplici punti di vista. L’esposizione e i temi che implicitamente questa propone saranno sviluppati in tutta la città da istituzioni, associazioni, commercio e realtà produttive, per attivare e valorizzare il territorio medesimo. Un articolato progetto a cura del Dipartimento educativo MAMbo, in collaborazione con Senza Titolo e CMS. Cultura, è in fase di sviluppo per soddisfare il pubblico delle scuole, delle famiglie e dell’utenza libera in un rapporto di partnership pubblico/privato per la definizione di best practice”, commentano gli organizzatori di Revolutija.
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La quarta rivoluzione industriale, così come promette capovolgimenti dell’organizzazione del lavoro e delle competenze per figure operative e specialistiche, avrà un impatto “disruptive” anche sui livelli dirigenziali. Si profilano tempi duri per le posizioni di middle management che rischiano di essere superate dai nuovi modelli organizzativi che si andranno a delineare. Alcune caratteristiche di verticalità tipiche lasceranno spazio ad una orizzontalità complessa da gestire.
Diventare (non gestire) il cambiamento
Stiamo (già) vivendo il passaggio da un’epoca dove prevalevano modelli di leadership basati su una struttura di potere di tipo gerarchico e/o di tipo tecnocratico ad un‘epoca che vedrà necessariamente prevalere una struttura di potere centrata sull’azione. Nelle imprese più innovative vediamo già affermarsi un modello di leadership dialogica, dove il livello di delega, autonomia e corresponsabilizzazione assicura una comunicazione fluida, circolare, in veloce e continua alternanza fra i capi e i team, sempre più spesso virtuali e delocalizzati.
Sappiamo che in passato il compito del manager era pianificare, organizzare, decidere e controllare, in sostanza gestire dati e risorse in un quadro di riferimento tendenzialmente stabile.
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In questo scenario i tradizionali modelli di competenza e di individuazione dei talenti non sono più praticabili perché sono figli di un’altra era industriale, e risultano poco adeguati per affrontare un mondo sempre più V.U.C.A. (terminologia tratta dagli studi strategici militari per descrivere lo scenario internazionale caratterizzato da Volatility, Uncertainty, Complexity, Ambiguity).
Il quantum leap cognitivo necessario per assestarsi a livello professionale e mantenere un ruolo da protagonista nell’era 4.0 non richiede di imparare a gestire il cambiamento bensì di “diventare il cambiamento”, modificando il punto vista.
STRATEGIC THINKING
INTRAPRENEURSHIP
1. soggettiva, che scaturisce dalle conoscenze in possesso e dalle esperienze rielaborate secondo i propri orientamenti valoriali, bisogni, interessi, motivazioni. 2. relazionale, che scaturisce dal dialogo e dall’interazione con gli altri. 3. sistemica, che scaturisce dalla lettura dai macro-fattori “ambientali” e definisce l’ampiezza della propria “visione” d’insieme.
AZIONE
Siamo al passaggio dalla gestione efficiente delle risorse assegnate alla creazione di nuove visioni, di concepire nuovi schemi di gioco, per rispondere proattivamente ad un mondo sempre più mutevole e incerto. Le persone, i capi in primis, saranno perciò sempre più chiamate ad interpretare e fronteggiare le situazioni integrando “in tempo reale” 3 prospettive:
soluzioni concrete ed efficaci. Un mix di capacità e attitudini che delineano il profilo di riferimento composto da 4 macro fattori, come sintetizzato dalla figura seguente. Un protagonista di Industry 4.0, che sia un project manager, il capo di una funzione aziendale o di un’area di business, dovrà misurarsi con la sua flessibilità reattiva nel passare da una posizione all’altra. Saper fornire una visione strategica (Strategic Thinking) ma anche saper prendere decisioni agili in un quadro dinamico e ambiguo (Agility). Mostrare doti di intraprendenza e orientamento al rischio (Intrapreneurship) ma anche competenze di coaching e facilitazione del dialogo all’interno dei proprio gruppo di lavoro (Commitment). In sintesi, dovrà saper bilanciare al meglio la Visione e l’Azione.
COMMITMENT VISIONE
Si tratta di una sfida avvincente e Fondazione Aldini Valeriani, da anni all’avanguardia negli strumenti di Assessment delle competenze e delle potenzialità professionali, ha elaborato un nuovo modello di diagnosi e valutazione specifico denominato UDrive® 4.0. Il modello è declinato sui comportamenti attesi dai capi e dai leader protagonisti di Industry 4.0, e nasce integrando il focus sulla qualità delle interazioni e sulla leadership dialogica con gli strumenti cognitivi necessari per trattare la complessità, tollerare le ambiguità, gestire problemi definiti in modo incompleto ed, in questo quadro, identificare
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news emilia
Marianna Saguatti Marco Taddei
CIAO JIMMY Lo scorso 1° agosto ci ha lasciato Roberto Jimmy Kerkoc, già vicepresidente vicario di Unindustria Bologna e membro del Consiglio di Presidenza di Confindustria Emilia Area Centro. Dall’unione dei Consorzi Energia, di cui era presidente, al supporto costante per la media impresa che ha presieduto dal 2007 fino al 2011 con un importante impegno personale; dal coinvolgimento nel territorio nazionale con Federlegno Arredo, alla partecipazione attiva in qualità di vicepresidente di BolognaFiere, Roberto, con un’incessante perseveranza, ha condiviso e finalizzato tutti gli obiettivi associativi, sempre attento alla crescita dei nostri territori. L’Associazione vuole anche ricordare l’imprenditore vivace ed il socio impegnato, ma soprattutto lo spessore morale di una persona veramente buona di cui sentiremo tutti la mancanza. Foto di Elisabetta Baracchi
INDUSTRIA 4.0 IN DIECI PUNTI Il termine Industria 4.0 è oramai ampiamente diffuso, anche se non sempre è chiaro nel concreto quali tecnologie vi siano alla base e quale impatto esse avranno sulle imprese. Forse considerarla una rivoluzione industriale può sembrare eccessivo, ma il po-
tenziale cambiamento che si cela dietro questa espressione dovrebbe essere compreso da tutti, al fine di guidare la propria azienda attraverso questa trasformazione. Per questo motivo con la guida interattiva “Industria 4.0 in dieci punti” Confindustria Emilia Area Centro supporta le aziende associate nella comprensione di
questo paradigma e le aiuta ad orientarsi in modo semplice e immediato. Per informazioni: Area Ricerca e innovazione Confindustria Emilia Area Centro Filippo Forni e Francesca Baccolini tel. 051 6317209.
LIMES: IL POSTO DELL’ITALIA TRA USA E GERMANIA In collaborazione con Limes, rivista Italiana di geopolitica, lo scorso 22 giugno presso la sede bolognese dell’Associazione sono stati presentati due numeri della rivista: “A chi serve l’Italia” e “Usa-Germania: duello per l’Europa”. È stata infatti proposta una ricerca condotta da Limes sulla simbiosi economica dell’Italia del Nord con la Germania. Il Settentrione fa parte della sfera geoeconomica tedesca, incidendo così un limes germanico nella penisola italiana, separando un Nord integrato nell’Europa tedesca da un Centro-Sud che non ha valore agli occhi di Berlino. Inoltre, in ottica germanica, il triangolo industriale che conta non è Milano-Torino-Genova, ma Milano-Bolzano-Bologna. Proprio la nostra
città chiude un’area in cui si concentra il 60% dell’interscambio totale fra il nostro Paese e la Germania. Tanta dipendenza rischia però di avere forti conseguenze strategiche. Lo scontro, ormai palese, fra Trump e Merkel è solo la punta dell’iceberg di un duello fra Stati Uniti e Germania che va preparandosi da tempo. Berlino, preso atto del fallimento dell’UE, vuole tutelare la propria economia consolidando la sua sfera d’influenza. Washington è contraria all’emersione di un egemone in Europa e risponde rabbiosa. L’Italia si trova nel mezzo, strattonata e indecisa fra l’atlantismo e le convenienze economiche tedesche. Per discutere questo scenario Confindustria Emilia Area Centro ha messo attorno a un tavolo gli autori della ricerca di Limes, Dario Fabbri e Federico Petroni, con una rappresentante dell’economia bolognese, Sonia Bonfiglioli, presidente del Gruppo Bonfiglioli, un esponente della politica regionale, Ruben Sacerdoti, responsabile di Sprint-ER, che si occupa dell’internazionalizzazione delle imprese emiliano-romagnole, e Guido Caselli, dirigente di Unioncamere Emilia-Romagna.
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PIETRO FERRARI NUOVO PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA EMILIA-ROMAGNA Lo scorso 17 luglio Pietro Ferrari è stato eletto presidente di Confindustria Emilia-Romagna per il quadriennio 2017-2021. Il Consiglio di Presidenza di Confindustria regionale, composto dai presidenti delle organizzazioni territoriali Confindustria Emilia Area Centro, Confindustria Romagna, Confindustria ForlìCesena, Confindustria Piacenza, Unindustria Reggio Emilia e Unione Parmense degli Industriali, nonché dai Presidenti dell’Ance Emilia-Romagna, di Confindustria Ceramica, della Piccola Industria e dei Giovani Imprenditori lo ha eletto all’unanimità. Pietro Ferrari succede a Maurizio Marchesini, che è stato alla guida degli industriali dell’Emilia-Romagna dal giugno 2012. Nato a Modena nel 1955, laurea in Ingegneria civile edile all’Università di Bologna, Ferrari è presidente dell’azienda familiare Ing. Ferrari Spa, che festeggia in questi giorni i primi 100 anni di attività. Vicepresidente di Confindustria Emilia-Romagna dal 2002 al 2008 e presidente di Confindustria Modena dal 2008 al 2014, Ferrari è componente dal 2015 del Consiglio Generale di Confindustria e, dal 2016, del Gruppo tecnico credito e finanza di via dell’Astronomia.
L’EMILIA DEI MOTORI UNA FILIERA CHE GUARDA AL FUTURO Lo scorso 7 giugno, nell’Aula Magna dell’Accademia Militare di Modena, Confindustria Emilia Area Centro - in collaborazione con la Fondazione Cassa di risparmio di Modena e la Fondazione Democenter - ha organizzato un convegno per analizzare le strategie di sviluppo della competitività della filiera automotive regionale, oggi molto frammentata, fortemente concentrata sulla meccanica e in grado di collaborare con gli OEM su produzioni di piccola serie. Si è trattato della seconda edizione dell’ap-
puntamento sul distretto motoristico “Emilia dei motori” che quest’anno si è concentrato sull’importanza della filiera. Dopo i saluti istituzionali e l’apertura dell’amministratore delegato di Hpe Coxa, Andrea Bozzoli, esponenti del mondo industriale ed accademico si sono confrontati in due distinte tavole rotonde “L’importanza della filiera: crescere insieme per crescere tutti” e “Università: quale formazione per il capitale umano della filiera”, moderate da Ilaria Vesentini, giornalista de “Il Sole 24 Ore”, sui principali obiettivi di sviluppo della filiera. A chiudere i lavori Palma Costi, assessore alle Attività produttive della Regione Emilia-Romagna, che ha analizzato un progetto di sistema per il futuro dell’automotive.
ADDIO A BRUNO NIGELLI È mancato lo scorso 22 giugno, all’età di 75 anni, Bruno Nigelli, imprenditore e collezionista di motociclette d’epoca. Fondatore della Nifo, azienda meccanica di Monte San Pietro, in provincia di Bologna, di cui aveva già lasciato le redini al figlio Roberto, Nigelli aveva unito alla vocazione per la produzione di componenti meccanici destinati a grandi case automobilistiche e motociclistiche la passione per i marchi più importanti della storia motociclistica bolognese, di cui raccoglieva i pezzi più gloriosi all’interno della sua officina-museo di San Martino in Casola, divenuta meta di visitatori ed appassionati del settore.
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LA NUOVA MISSION DI CONFINDUSTRIA EMILIA AREA CENTRO Al via il 16 ottobre il piano di comunicazione, interna ed esterna, per la promozione della mission di Confindustria Emilia Area Centro e la diffusione del nuovo brand dell’Associazione. “Cuore manifatturiero d’Europa. Valori, Innovazione, Persone per accelerare la crescita”: questo il testo scelto per evidenziare la forza e le peculiarità di Confindustria Emilia Area Centro, una grande aggregazione di imprese che rappresenta uno dei principali distretti manifatturieri economici del Paese e un’eccellenza che vince anche sui mercati europei e internazionali. Valori, innovazione e persone sono caratteristiche che fanno parte del DNA del nostro territorio e il riferimento all’accelerazione della crescita vuole richiamare il senso di dinamicità dell’azione quotidiana svolta dall’Associazione. Nella pagina a fianco, l’immagine scelta per la campagna di comunicazione e il piano di affissioni su tutta l’area vasta.
a p o r u E ’ d o r e i r u t t a f i n a m e r o u C Persone e n o i z a v o Valori Inn re la crescita a r e l e c c a r pe
www.confindustriaemilia.it
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