FARE n. 38 - DICEMBRE 2017

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sport

“Il nostro progetto SPAL dedicato alla città”

Il patron Simone Colombarini descrive la storia di successo che ha caratterizzato gli ultimi quattro anni della gloriosa società calcistica ferrarese

C

olombarini, nell’estate 2013 la vostra famiglia ha acquistato la SPAL, Società polisportiva Ars et Labor, che attraversava un momento buio. Nel giro di quattro anni è stata scritta una storia di successi sportivi sul campo che vi ha portato a festeggiare nel 2017 una fantastica promozione in Serie A dopo 49 anni. Quali sono le caratteristiche e i segreti del modello di successo, sportivo e societario, da voi proposto? Quando nel 2013 abbiamo accettato l’invito che giungeva da più parti, istituzionali e non, di assumere le redini di questa prestigiosissima società, abbiamo deciso di continuare a seguire il modello organizzativo che avevamo adottato nella gestione della Giacomense, società che abbiamo gestito per ben 6 anni in Lega Pro. Il modello organizzativo è piuttosto semplice: i punti saldi sono la proprietà e il presidente Walter Mattioli, senza il quale non avremmo di sicuro intrapreso questa avventura. Insieme al presidente si pianifica il budget della stagione e si sceglie il direttore sportivo, al quale viene indicato il budget destinato al monte ingaggi per i giocatori e lo staff tecnico. A lui si chiede allestire la miglior rosa possibile compatibile con il budget a disposizione senza mai indicare un obiettivo da raggiungere “a tutti i costi”. Da questo punto in avanti il compito della proprietà è quello di garantire le opportune coperture economiche, mentre il presidente ha il compito di assicurare che tutto fili per il verso giusto e che ognuno in società svolga a dovere il proprio compito. Né la proprietà né il presi-

dente entrano in questioni tecniche che sono sempre lasciate a direttore sportivo e allenatore. Il vostro primo obiettivo una volta prese le redini della SPAL è stato quello di avvicinare il pubblico e la città alla sua squadra, puntando su valori umani e sociali e aprendosi al territorio e alle sue aziende. Con quali progetti e investimenti lo avete fatto? La SPAL veniva da una serie di gestioni fallimentari sia dal punto di vista economico che dei rapporti con la tifoseria. Il primo messaggio rivolto alla città è stato quello di sottolineare che la nostra presenza alla guida di questa società non aveva nessun fine economico, anzi eravamo consapevoli del fatto che avremmo dovuto investire risorse significative, e che avremmo continuato a farlo se avessimo visto unità attorno alla squadra da parte della città intera. Sapevamo però che le parole da sole non potevano essere sufficienti e abbia-

mo quindi cominciato ad investire sul settore giovanile, intervenendo sulle strutture di allenamento, e affiancando numerose associazioni benefiche del territorio sostenendole nei loro progetti a favori delle fasce più deboli e dei meno fortunati. Il pubblico ha risposto alla grande fin da subito mentre al tessuto imprenditoriale è stato necessario un po’ di tempo in più per capire il messaggio che il nostro progetto era interamente

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