Quindi, i vostri prodotti sanno essere eleganti, ma riescono pure a essere funzionali? “Puntare sul gusto non significa per forza anteporre l’aspetto all’utilità. E, infatti, il design tutto italiano delle nostre creazioni, con le macchine e le procedure di registrazione costose di cui hanno bisogno, non impedisce che queste presentino un rapporto pesodimensione ottimale. E neppure che l’acciaio inossidabile 188 di cui sono fatte sia testato tanto nelle sue origini quanto nella sua qualità finale”.
Poi, c’è il capitolo ecologia. Che non si limita alle premesse, ma investe anche la produzione. “Essere ecologici, in un modo e nell’altro, è la nostra vera mission. Per questo, dal momento che la neutralità carbonica non è più un’opzione ma una necessità, ci assicuriamo di piantumare alberi che rigenerino esattamente la stessa quantità di Co2 che immettiamo nell’aria con le nostre lavorazioni”.
Forse è anche per questo che siete stati scelti come partner da tanti soggetti di prestigio. “Siamo cresciuti costantemente, fin dal principio, e stiamo crescendo ancora. Uno dei mondi che più ci ha premiato è quello della moda, attivo come noi tra ciò che è sostenibile e ciò che è bello, con brand come Dior, Fendi, Emilio Pucci e Vivienne Westwood. Poi, un’altra partnership importante è stata quella, più casalinga, con l’automotive di Automobili Lamborghini”.
LA SCHEDA Fatturato 15,9 milioni Il 52% viene dall’export Nato nel 2013 a Villanova di Castenaso, cintura bolognese, il marchio 24Bottles® ha una rete di 24mila punti vendita e una efficiente rete distributiva online. Sviluppa, oggi, un fatturato di 15,9 milioni, calato solo dell’1,3% durante un 2020 di pandemie e balzato in avanti, tra il 2018 e il 2019, del 187,5%. I dipendenti di un gruppo che investe l’1% dei ricavi in Ricerca e Sviluppo e batte all’estero (in oltre 65 Paesi europei ed extraeuropei) più della metà dei propri scontrini (8,3 milioni, il 52% del totale) sono invece 30 (+11 unità sul 2019).
Il futuro, invece, dove vi porterà? “Siamo leader italiani e leader europei di settore, dopo essere partiti da zero, e adesso, con 65 Paesi già serviti, manca solo il mondo. Lo stesso mondo che, tutti insieme, dobbiamo rendere migliore”.
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