“Università e startup sono una priorità. Abbiamo recentemente promosso uno studio clinico per migliorare il parto con la nostra partecipata svedese Dilafor, società spin off dell’università di Stoccolma. Stiamo investendo in una società del Regno Unito per studiare nuove indicazioni su eparine modificate per il trattamento di patologie del tratto respiratorio. Abbiamo inoltre in sviluppo altre molecole complesse per il trattamento di malattie rare”.
Perché proprio l’eparina? “Puntiamo alla complessità che significa valore aggiunto. Siamo concentrati su molecole complesse, e l’eparina fa parte di questa categoria. C’è ancora tanto da scoprire e molto potenziale inespresso nel nostro mercato di riferimento. Nostra mission è intercettare questo potenziale, e metterlo a disposizione dei clienti affinché siano disponibili nuovi approcci terapeutici a beneficio dei pazienti per migliorare la qualità della vita, oppure nei casi più gravi, per salvaguardarla”.
Avete dimensioni internazionali… “Sono necessarie, se si vuole competere in un mercato divenuto globale. Gli approvvigionamenti di materie prime da società da noi controllate o collegate vanno dalla Cina, all’Europa e al Messico. I clienti dal Giappone agli Stati Uniti, all’Australia, senza considerare molti Paesi europei. Siamo però profondamente orgogliosi delle nostre radici modenesi e formiginesi”.
LA SCHEDA Fatturato 171 milioni Trecento dipendenti Sono 300 i dipendenti Opocrin. Fatturato globale: il Forecast consolidato 2021 del gruppo Opocrin è 204,6 milioni (+19,2% sul 2020) nel 2020 si attesta sui 171,6 milioni (+75,4% sul 2019). La quota export e del 33% (forecast consolidato 2021) e 29% (consolidato 2020): il Forecast consolidato 2021 del gruppo è 67,6 milioni (+36,3% sul 2020); quello 2020 è di 31,4 milioni. Export: Spagna, Austria, Usa, Giappone, Grecia, Svizzera, Australia, Turchia, Germania, Francia. Consociate: Yino Pharma Ltd.
Che effetto ha avuto la pandemia? “Pro e contro. Alcuni prodotti hanno subito un impatto negativo per effetto del minor utilizzo da parte di talune categorie di pazienti. Produciamo farmaci salvavita spesso impiegati in interventi chirurgici che sono stati rinviati, per fare spazio alla gestione dell’emergenza e limitare le occasioni di contagio. Altri prodotti hanno controbilanciato questo trend. Tutto sommato l’impatto è stato contenuto”.
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