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Intervista con Giuseppe Rinaldi, presidente Gruppo Chimica, Gomma e Plastica di Confindustria Salerno
PLASTICA: RINCARI FINO AL 130%
Lo scenario che emerge genera preoccupazione soprattutto in un territorio, quello salernitano, in cui sono ubicate circa 250 aziende, che occupano oltre 5mila lavoratori, producendo ricavi che superano il miliardo di euro
I
l comparto delle imprese trasformatrici di materie plastiche è uno dei più colpiti dall’aumento del prezzo delle materie prime e l’allarme rincari riguarda, ovviamente, anche le aziende cui lei dà voce. Cosa sta succedendo e cosa, in un più lungo periodo, potrebbe accadere? Il rialzo dei prezzi delle materie prime ha raggiunto un record storico: dopo l’ennesimo aumento di marzo, una nuova impennata è stata registrata nel mese di aprile colpendo in modo significativo e il comparto delle imprese trasformatrici di materie plastiche. Come presidente del Gruppo Chimica, Gomma, Plastica di Confindustria Salerno e Ad Isolkappa, società-simbolo nella lavorazione del polistirene espanso, ho riscontrato un aumento dei prezzi delle materie prime anche superiore al 100%; in alcuni casi gli aumenti hanno sfiorato il 130%. Se a ciò
aggiungiamo anche la scarsità di reperimento delle materie prime, lo scenario che emerge - aggravato sicuramente ma non esclusivamente dalla pandemia - genera preoccupazione soprattutto in un territorio, quello salernitano, in cui sono ubicate circa 250 aziende, che occupano oltre 5mila lavoratori, producendo ricavi che superano il miliardo di euro. Mentre in Italia si stima che siano circa 3mila le aziende, con più di 50mila occupati e un PIL prodotto vicino ai 12 miliardi di euro. Rincari e scarsità di materie prime rischiano, dunque, di compromettere forniture di prodotti rilevanti in diversi settori. La situazione - che ha origini lontane e caratteristiche strutturali - è però da leggersi su scala globale. Mi riferisco al mercato europeo e alla inferiore capacità degli impianti di produzione dei polimeri rispetto alla richiesta del comparto di trasformazione. Condizione generatasi negli ultimi decenni per effetto
dell’inferiore competitività. I dati indicano come l’Europa sia meno competitiva del Medio Oriente, dove il costo dell’energia e delle materie prime è risultato essere nettamente inferiore. Con la conseguenza che le imprese trasformatrici hanno cominciato a fare acquisti anche fuori dall’area europea. La minor richiesta di acquisto ha portato pian piano le aziende produttrici a ridurre gli impianti nel continente, fino al punto di non coprire più le necessità interne. Negli anni 2019-2020 il 15% delle materie prime veniva importato in Europa dalle aziende di trasformazione. A questo nodo strutturale, che ha provocato una riduzione degli impianti di produzione nel Continente, si sono aggiunti eventi che hanno generato incertezza su più fronti: dalla pandemia al ritrovato potere d’acquisto della Cina che, uscita per prima dalla emergenza sanitaria ed economica, ha fatto man bassa delle
giugno | luglio 2021
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