Italia Publishers - Anno XXX - n° 04/2018 - Prezzo euro 10,00 - Iscrizione al ROC n° 26062 del 23/11/2015 Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LOM/MI
MEETING LEADERS
Tecnologie e valori solidi. Komori conquista i forward thinkers del printing STRATEGIE
Poligrafico Roggero e Tortia: ancora una volta primi nell’innovazione con Ricoh Pro VC60000 TECNOLOGIE
Xerox Iridesse: più valore per stampatori e brand owner con il “beyond CMYK”
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©2018 Xerox Corporation. Tutti i diritti riservati. Xerox® e Xerox and Design,® Iridesse e “Set The Page Free” sono marchi di Xerox Corporation negli Stati Uniti e/o in altri Paesi.
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sommario 04
EDITORIALE
5 |
Se il digitale matura, l’analogico si fa virtuoso
NEWS
6 |
Novità, tecnologie e tendenze dai player del mercato digitale
MEETING LEADERS
10 |
Tecnologie e valori solidi. Komori conquista i “forward thinkers” del printing
STRATEGIE
16 |
Ordini online e tirature entro le 1.000 copie: così LegoDigit conquista gli editori italiani
22 |
L’inkjet di Heidelberg è pronto a cambiare le regole nel settore del packaging
28 |
Responsabilità sociale e Industry 4.0: risposte solide alle nuove sfide del printing
30 |
L’inkjet a bobina di Xerox regala un nuovo volto alla comunicazione one-to-one
34 |
Qualità, produttività ed economicità: così Kodak vede il futuro della stampa a foglio
38 |
Le soluzioni di finishing di Neopost per un reparto digitale a prova di futuro
40 |
Poligrafico Roggero e Tortia: ancora una volta primi nell’innovazione con Ricoh
44 |
L’inkjet di grande formato affianca l’offset e reinventa l’industria cartotecnica
48 |
Sostenibile, efficiente, digitale: così la produzione di parati secondo Veika
52 |
Il digitale rinnova il look di Tipografia San Martino
56 |
L’inkjet si affianca al toner e decreta il successo dei professionisti del marketing
10
TECNOLOGIE 60 |
Due cutter in uno? Elitron riduce i colli di bottiglia e apre nuovi scenari nel taglio
62 |
Una storia di design italiano come emblema della diversity tecnologica di Ricoh
64 |
L’inchiostro che “accende” la stampa apre nuovi orizzonti nell’in-store marketing
68 |
Xerox Iridesse: più valore per stampatori e brand owner con il “beyond CMYK”
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Italia Publishers – Anno XXX – n° 04 2018 Registrazione: Tribunale di Milano n. 74 del 12/2/94 Iscrizione al ROC n° 26062 del 23/11/2015 Direttore responsabile Silvia Guglielmi silvia@densitymedia.com
Redazione Caterina Pucci caterina@densitymedia.com
Co-editore Lorenzo Villa lorenzo@densitymedia.com
Collaboratori Ernesto Brambilla
di Lorenzo Villa // lorenzo@densitymedia.com
Se il digitale matura, l’analogico si fa virtuoso
Responsabile operativo Gabriele Lo Surdo gabriele@densitymedia.com Pubblicità marketing@densitymedia.com Amministrazione amministrazione@densitymedia.com Copertina Sara Ciprandi www.saraciprandi.com
editoriale
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Sepolta l’ascia di guerra e abbandonate anche le ultime ritrosie dei più “duri e puri” dell’una e dell’altra parte, sembra davvero che le Arti Grafiche guardino con maggiore serenità ad un futuro popolato di tecnologie e modelli di business analogici, digitali e ibridi. Un futuro fatto anzitutto di imprenditori e aziende, a partire da quelle più intrise di qualità e tradizione, che sono uscite da un decennio tempestoso rinsaldate nella propria vocazione all’eccellenza. È il caso di imprese iconiche come Stamperia Artistica Nazionale e Tipografia San Martino, che abbiamo visitato e di cui vi parliamo a pagina 38 e 52. Ma è anche il futuro di chi ha scelto una digitalizzazione più spinta, e vede il web e la gestione dei dati come pezzi del proprio ecosistema: i report delle nostre incursioni da LegoDigit e Irisco a pagina 16 e 56 sono anch’essi emblematici. Queste e le molte altre storie che incontrerete nelle prossime pagine continuano ad avere la tecnologia e le sue implicazioni applicative come ingrediente comune. Nonostante siano stati i principali responsabili delle rivoluzioni che hanno cambiato il volto di questa industria, gli investimenti in tecnologie più qualitative, efficienti e differenzianti restano una via segnata per gli imprenditori del nostro settore. Un mantra per alcuni, una schiavitù per altri. Ma comunque una dinamica comune a qualsiasi stampatore sulla faccia della terra. Salvo, naturalmente, non occuparsi di stampe d’arte realizzate con il torchio e i caratteri mobili. Chi si domanda quale sia l’investimento giusto, fermo restando un modello di business credibile, oggi più che mai ha solo l’imbarazzo della scelta. Da un lato i costruttori dell’analogico – in questo numero vi parliamo di due mostri sacri come Heidelberg e Komori – sviluppano un’offerta sempre più ibrida e vocata alla sostenibilità. Dall’altro i grandi brand del digitale sentono l’esigenza di ampliare le possibilità applicative per gli stampatori, a volte in modo estremo. Mentre player vecchi e nuovi del finishing e della nobilitazione esprimono un’offerta sempre più ricca, matura e appetibile, al punto da trasformarsi talvolta nei veri “game changer”.
news Dopo Fedrigoni, anche Cordenons nelle mani di Bain Capital Dopo aver assunto il controllo di Fedrigoni, gloria nazionale delle carte speciali, Bain Capital Private Equity si aggiudica un altro gioiello della produzione cartaria nazionale. Ad annunciare la cessione è stato lo stesso Ferruccio Gilberti, dal 1984 alla guida di Gruppo Cordenons, che vanta oggi uno straordinario portfolio di 2.500 prodotti, due stabilimenti produttivi, 300 dipendenti, una produzione di circa 40 mila tonnellate/anno e un fatturato di 89 milioni di euro (2017), con una quota export del 70%. L’obiettivo dell’operazione, come spiega
il Direttore Commerciale di Cordenons, Matteo Suardi, è dare vita a un’entità leader di mercato nel campo delle carte grafiche di alta gamma. “Questo accordo arricchirà ulteriormente le nostre risorse, attraverso la condivisione di competenze a tutti i livelli, mantenendo la nostra identità e valorizzando gli elementi distintivi che ci caratterizzano. Gruppo Cordenons continuerà, infatti, a operare come azienda indipendente garantendo la continuità del proprio business” – ha affermato Enrico Caviglia, Direttore Generale di Gruppo Cordenons. cordenons.com
|| La cartiera di Cordenons, storico sito produttivo del gruppo
|| Il quartier generale di Digitalia a Padova
Euroscreen acquisisce Digitalia Non si ferma il vortice di acquisizioni e fusioni che sta generando un forte consolidamento nella distribuzione nazionale di materiali e tecnologie per il wide format. E l’ultima operazione, forse la più pesante degli ultimi anni, è ancora una volta targata Euroscreen. Dopo la fusione con Montplast nel 2015 e la recente acquisizione della marchigiana Eurotech, è infatti la padovana Digitalia SpA a entrare (a sorpresa) nell’orbita del gruppo di Sassuolo. La notizia è di calibro, soprattutto per la dimensione aziendale di Digitalia, che in
meno di due decenni si era attestata tra i fornitori nazionali più grandi e capillari, movimentando enormi volumi di consumabili e di hardware per la stampa e il finishing. Se il peso specifico di Euroscreen era già imponente, con questa operazione nasce di fatto un “mega dealer”, destinato a incidere sulle dinamiche di fornitura e di approvvigionamento del settore. Gianfranco Faggian e Marino Rossetti, soci e volti di riferimento di Digitalia, continueranno a far parte della nuova organizzazione. euroscreen.it
Liyu Italia pronta a svelare il suo potenziale nel wide format Il debutto del marchio Liyu sul mercato italiano lo scorso autunno, accompagnato da una vecchia gloria del wide format come Paolo Littamè, aveva destato una certa curiosità. Un brusìo che è proseguito negli ultimi mesi, in attesa che la giovane entità – il cui portfolio prodotti è mutuato dalla capogruppo asiatica Liyu International – definisse con più forza la propria strategia e identità sul mercato italiano. Oggi l’azienda sembra pronta a manifestarsi con maggior forza
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e rivolge un invito deciso agli operatori del settore a scoprire tutto il potenziale delle sue tecnologie presso il centro demo di Peschiera Borromeo, a est di Milano. La gamma Liyu include numerosi modelli di stampanti wide format, sia roll-to-roll che flatbed, con tecnologia UVcurable (LED e a bulbo) ed ecosolvent, equipaggiate con teste Konica Minolta 1024i. Nel Nord e Centro Italia Liyu può inoltre contare sulla grande e capillare organizzazione di ColorCopy. liyuprinter.it
|| Presso il centro demo di Liyu Italia a Peschiera Borromeo sono installate tutte le attrezzature roll-to-roll e flatbed del costruttore asiatico
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Piccole e Medie serie? Produrre in casa è facile e redditizio!
Con gli EDP Awards 2018 premiata l’innovazione digitale Sono state 29 le tecnologie premiate con l’edizione 2018 degli EDP Awards, il premio istituito oltre un decennio fa dalla European Digital Press Association, che oggi riunisce le 21 riviste europee più rilevanti nell’industria della stampa digitale. Tra cui la nostra Italia Publishers, che dell’associazione è stato uno dei fondatori nel lontano 2006. I premi, che prevedono la candidatura volontaria del costruttore e del suo prodotto, sono assegnati sulla base di differenti criteri, in differenti categorie e sulla base delle valutazioni di un comitato tecnico. Quest’anno a
trionfare sono state aziende già note e pluripremiate, come EFI con Nozomi C18000 nella categoria “corrugated” e Durst nella categoria “flatbed/hybrid” con la nuova P5. Ma anche autentici outsider come CloudLab per il suo software di design 3D, Tilia Labs nella categoria delle applicazioni speciali e la lituana Veika per la sua Dimensor nella categoria “wallpaper”. Riconosciuta ancora una volta la portata innovativa del progetto GAIA, sviluppato dall’italiana Uteco in collaborazione con INX e ebeam Technologies. edp-award.com
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|| In alto, il co-editore di Italia Publishers Lorenzo Villa assegna il trofeo EDP a Marco Zanella e Stefano Rogora di INX International EMEA, in basso con Frank Mallozzi di EFI, che ritira il trofeo per Nozomi C18000
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news Il Latex di HP si è fatto ibrido! Molti ne auspicavano la venuta già da qualche anno e il suo debutto a FESPA ha convinto gli end user. La nuova HP Latex R2000 rende l’esclusiva chimica d’inchiostro a base acqua di HP, sin qui utilizzabile su un’enorme gamma di materiali flessibili, utilizzabile su una moltitudine di materiali rigidi, dai PVC espansi al cartone, dal polipropilene all’alluminio, fino al legno, al vetro e tanti altri. La macchina è apparsa immediatamente ben progettata e ben costruita, con una serie di accorgimenti che potranno farne un vero game changer. L’ink set
utilizzato su R2000 (lo stesso sia per rigido che per flessibile) produce una qualità eccellente e un ampio gamut cromatico, che consente di riprodurre cromie estreme come il rosso Coca Cola e il blu elettrico. Tra i plus del Latex l’assenza di spessore e la garanzia di ottenere un effetto lucido su supporti gloss e un effetto opaco su supporti matt, oltre a una straordinaria coprenza del bianco sui materiali scuri. R2000 stampa su supporti di larghezza fino a 2,5 m, con una produttività massima di 88 m2/ora. hp.com
|| HP Latex R2000 è la prima stampante ibrida basata sulla tecnologia Latex di HP
Neolt Factory torna a innovare e cresce nel taglio automatizzato
|| Barbara Gallo, Marketing Manager di Flexa, sullo stand Flexa e X Pro a FESPA 2018
Flexa accoglie la sfida del finishing digitale entry level Tra i costruttori italiani che più hanno saputo ritagliarsi spazi anche al di fuori dei confini nazionali – l’export pesa già il 50% del fatturato – c’è la veneta Flexa, guidata dal suo energico fondatore Massimo Vettorazzo. L’azienda, che quest’anno festeggia il 25° anniversario, ha sin qui scelto di presidiare la fascia medio-alta del mercato, con un’ampia gamma di tecnologie di finishing per il wide format. Laminatori, taglierine e una gamma di calandre progettate e costruite in Italia, contraddistinte da
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grande produttività, durevolezza e performance. Le pressioni di una rete vendita globale in continua crescita e desiderosa di continuare a scegliere l’Italian Style per servire clienti con esigenze più contenute, hanno indotto Flexa a elaborare una nuova linea di macchine denominate X Pro. Costruite in Asia ma progettate, messe a norma e certificate in Italia, le nuove laminatrici e calandre entry level sono disponibili in diversi formati e garantiscono un’ottima stabilità di processo. flexa.it
La storica azienda bergamasca, leader mondiale nelle taglierine e nota per le tecnologie di finitura, può a buona ragione dire di essersi lasciata alle spalle un lungo periodo di crisi e, già da qualche anno, è tornata a riaffacciarsi sui mercati internazionali con ritrovata energia. Ciò che più depone a favore del futuro successo di Neolt Factory è stata ed è la ferma volontà della proprietà – oggi a guidare l’azienda è la quarta generazione di Pontiggia – di continuare a sostenere la società, le sue risorse migliori e il suo apparato industriale.
Al punto da aver investito in un completo rinnovamento della sede, in nuovi impianti e in un nuovo centro dimostrativo, oltre ad aver iniettato importanti risorse in R&D per lo sviluppo di nuove macchine. A FESPA 2018 è stata accolta con grande favore la nuova XY Matic Trim Plus, che in un body solido e curato coniuga automazione, alta produttività e precisione. Quest’ultima è garantita da una nuova tecnologia proprietaria per compensare le asimmetrie della stampa, già sottoposta a domanda di brevetto. neoltfactory.com
|| Edoardo ed Ettore Pontiggia di Neolt Factory con la nuova XY Matic Trim Plus
La “generation 3” di swissQprint porta qualità e velocità oltre il top Ma swissQprint non esprimeva già una qualità impareggiabile nel suo segmento? – si domanderà qualcuno. Ebbene, sembra che il produttore svizzero abbia trovato nuovi margini di miglioramento. Insieme al suo partner italiano Fenix Digital Group, swissQprint ha introdotto a FESPA le nuove versioni Oryx, Impala e Nyala LED, che prevedono una serie di aggiornamenti, sia strutturali che estetici, forse non troppo evidenti ma assolutamente rilevanti. A bordo della serie 3 ci sono nuovi computer a 64 bit e una nuova elettronica di gestione, sia delle lampade che della movimentazione. Oltre a un nuovo motore di seconda generazione per l’asse Y, che migliora ulteriormente la
precisione di scrittura. Una novità che acquisisce ulteriore importanza sulle versioni 3S, dove “S” sta per “speed”. Le prestazioni sono rimarchevoli e raggiungono i 370 m2/ora su Nyala 3S e 317 m2/h su Impala 3S. Nuovo anche il piatto teste, che vede ora un posizionamento speculare per le 16 teste (4 per colore), con una configurazione CMYK-KYMC, che sostanzialmente azzera i fenomeni di banding legati a scrittura e asciugatura. Su 3S è inoltre presente la modalità “billboard”, che abilita la stampa 1-pass. Infine un nuovo sistema roll-to-roll, che aumenta la capacità di trascinamento sui materiali pesanti e introduce l’alimentazione della doppia bobina. fenixdigitalgroup.com
|| In alto, la nuova Nyala 3S dimostrata per la prima volta a FESPA Berlino. In basso Federico Musaio di Fenix DG, che ci ha illustrato le novità swissQprint
meeting leaders Il brand giapponese ha stregato stampatori commerciali, leader del packaging e online printers con tecnologie efficienti, progettate mettendo il cliente al centro
Tecnologie e valori solidi. Komori conquista i “forward thinkers” del printing di Lorenzo Villa // lorenzo@densitymedia.com
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ell’impossibilità (momentanea, è una promessa) di volare una settimana in Giappone per carpirne ogni più recondito segreto, abbiamo ugualmente voluto indagare sulle ragioni che hanno permesso a Komori di diventare in pochi anni il vero game changer nel campo della tecnologia offset. Se fino a pochi anni fa lo stimato brand nipponico era infatti considerato da molti
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un’opzione «da amatori», gli ultimi anni hanno segnato una crescita della sua reputazione e dei numeri impressionante. Non solo tra le vecchie glorie dell’offset commerciale, ma soprattutto presso due categorie iper-esigenti per motivi diversi. Da un lato i professionsiti della cartotecnica, che non transigono sulla qualità e richiedono alti livelli di ricercatezza e nobilitazione. Dall’altro gli online printers che, più di altri, esprimono istanze di efficienza, automazione,
riduzione dei tempi di avviamento e un uptime complessivo delle attrezzature che non ammette compromessi né errori. Per potervi raccontare consapevolmente questa storia abbiamo incontrato alcuni degli interlocutori chiave che hanno reso grande Komori in Europa, e hanno permesso al marchio di attestarsi come numero due anche in un Paese tradizionalmente legato ai brand tedeschi, come l’Italia. La prima doverosa attività è stata un’incursione a
Maastricht, poco fuori Amsterdam, dove nel 1988 Komori ha stabilito la propria filiale europea Komori International. Un continente da conquistare con spirito di servizio Già in tempi non sospetti, precorrendo i tempi rispetto ad altri brand suoi connazionali, Komori ha scelto di servire la clientela europea stabilendo con il nostro mercato un legame solido,
meeting leaders || Nella pagina accanto, il Komori Graphic Center di Utrecht (Paesi Bassi). A destra, uno scorcio del moderno stabilimento Komori di Tsukuba, uno dei tre del gruppo.
duraturo e fiduciario. Questo si è tradotto, già negli anni ’80, nell’assunzione di personale europeo nell’area tecnica e commerciale, ma anche nell’apertura di filiali nei principali mercati europei. Quasi in contemporanea sono nate infatti Komori Italia, Komori France – responsabile anche per Spagna e Africa – e Komori UK, che accorpa l’Irlanda. Il resto della regione EMEA è servito direttamente dalla sede di Komori International in Olanda, che si avvale di un network di 27 distributori tra Europa, Emirati Arabi e alcuni Paesi dell’Africa. È importante sottolineare come anche ai propri partner commerciali Komori imponga standard qualitativi e di servizio elevatissimi, a partire dai programmi di formazione e certificazione dei tecnici addetti all’assistenza. «Uno dei programmi chiave che contraddistingue la nostra offerta è Komori Kare, un ombrello sotto cui poniamo tutti i programmi di assistenza, formazione, fornitura di pezzi di ricambio in tempi ridottissimi, ma anche retrofitting, test di carte e supporti speciali, sviluppo di nuove funzionalità sulla base delle esigenze di singoli clienti – spiega Peter Minis, Marketing Manager di Komori International – sebbene il cervello di Komori Kare sia basato in Giappone, è un’organizzazione mondiale che agisce localmente, centralizzando poi la propria base di informazioni e risorse per renderle rapidamente disponibili ad ogni singolo cliente». Un futuro digitale? L’approccio dei costruttori di macchine offset alla stampa digitale è storicamente contraddistinto da luci, ombre e qualche ambiguità e questa – lo confessiamo – è una delle ragioni del nostro viaggio. Anche su questa controversa area,
Passione di famiglia e attenzione per l’ambiente da 95 anni A svelarci uno degli ingredienti che rende unica Komori, non solo tra i costruttori dell’offset ma anche tra i brand giapponesi della tecnologia, è a sorpresa Silvano Bianchi, CEO di Komori Italia. «Lo sapete cosa ci differenzia da grandi marchi come OKI, Canon, Seiko e altri, che in qualche caso portano ancora il nome del loro fondatore ma sono oggi aziende finance-driven o quotate in borsa? – chiosa orgoglioso Bianchi – ebbene, la nostra azienda è ancora oggi posseduta e guidata da Yoshiharu Komori, discendente del fondatore». Nonostante il costruttore giapponese abbia avviato l’attività nel 1923 e conti oggi 2.200 dipendenti, con vendite che sfiorano il miliardo di euro, quello di Komori resta un family tuttavia, Komori sembra avere una visione chiara. Anzitutto è stato uno degli ultimi player ad arrivare e certamente sta dimostrando di essere uno dei più concentrati e collaborativi, nonché tra i meno autarchici. Se già a drupa 2012 il costruttore giapponese aveva lanciato il primo concept di macchina in formato B2, solo nel 2016 Komori ha effettivamente lanciato Impremia IS29 come sistema funzionante e disponibile per la vendita, grazie anche al lavoro congiunto con Konica
business a tutti gli effetti. Tra i fiori all’occhiello del costruttore giapponese, per volere del suo stesso proprietario, ci sono i tre modernissimi siti produttivi, in testa quello di Tsukuba, con i suoi 60.000 m2 coperti. Il sito, che integra produzione, assemblaggio, test, ricerca e sviluppo, dimostrazione e formazione, è stato commissionato e progettato con una grande attenzione all’ambiente. A partire dalla riduzione dei consumi di energia elettrica e dall’attenuazione del rumore. Le emissioni di CO2 in particolare sono state ridotte grazie all’uso di energie rinnovabili come quella solare e, seppure su piccola scala, quella eolica. Cui si aggiunge un sistema di condizionamento dell’aria alimentato a gas.
Minolta. «Dal 2012 al 2016 i nostri manager e ingegneri si sono concentrati unicamente sul rendere stabile la tecnologia, senza perseguire derive commerciali e senza snaturare la nostra immagine di costruttore di macchine offset – chiarisce Peter Minis – un atteggiamento che ci ha consentito di portare sul mercato un prodotto stabile, che già oggi conta 50 installazioni nel mondo, di cui 7 solo in Europa, con clienti che hanno già acquistato la terza unità». Andando un po’ oltre,
questa filosofia è stata adottata anche per la nuova B1 inkjet, sviluppata questa volta in collaborazione con Landa e la cui strategia di lancio è necessariamente più cauta e dilatata nel tempo. Dimostrazione e validazione: due pilastri del metodo Komori La vendita «a pacche sulle spalle», magari sulla scorta di una certa notorietà del marchio, non è SEGUE A PAG. 14
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meeting leaders
intervista a Silvano Bianchi CEO di Komori Italia
“La nostra è stata e continua ad essere una crescita lenta, che ci porta a consolidare in modo sistematico i risultati, senza escalation.”
intervista a Robert Holscher Sales Director Digital & Finishing Equipment, Komori International
“Nella diatriba offset vs digitale, Komori resta agnostica...”
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Come nasce Komori Italia? Tra Komori e il sottoscritto c’è un legame profondo. Ho avviato l’attività nel 1986 nell’orbita di Bancolini, che ai tempi rappresentava il marchio insieme ad altri brand giapponesi. Avevo 30 anni, ero un tecnico e vivevo in Giappone, dove lavoravo per Nebbiolo, un leggendario marchio italiano dell’offset. Fu proprio Komori a introdurmi a Bancolini per far partire il business, che dal 1990 è confluito in Komori Italia. Cos’hanno in comune Komori e Silvano Bianchi? Sia la mia personale estrazione che l’impostazione del business di Komori sono sempre state e restano profondamente tecniche. Per quanto mi riguarda, culturalmente parlando mi sento mezzo giapponese, e questo mi porta ad apprezzare l’essenzialità. Che si traduce in un approccio al mercato basato sulle cose certe: anzitutto proporre solo tecnologia funzionante, su cui fondare una crescita a piccoli passi.
continua ad essere una crescita lenta, che ci porta a consolidare in modo sistematico i risultati, senza escalation. Forse per questo abbiamo sofferto meno di altri e oggi, in Italia, siamo il secondo fornitore di macchine da stampa. Sia come numero di macchine che come fatturati. La stampa commerciale è senz’altro il segmento che ha perso di più, mentre editoria e cataloghi si sono stabilizzati. Ma oggi a fare la parte del leone – neanche a dirlo – sono il packaging e il web-to-print.
Come avete vissuto e superato la crisi dell’offset del 2010? Come dicevo, la nostra è stata e
Gli stampatori online sono tra i vostri più grandi estimatori... Komori ha semplicemente pensato di offrire risposte chiare a bisogni precisi. Se gli stampatori online esigono macchine da stampa facili da usare, veloci e altamente produttive, chi fa commerciale e cataloghi necessita invece di valore aggiunto. Con il lancio dell’H-UV sei anni fa, è nata una nuova generazione di macchine, con un uptime straordinario, ma al tempo stesso capaci di stampare su ogni supporto ed esaltare la bellezza della stampa. Così abbiamo reso anacronistico l’UV tradizionale.
Chi sono i vostri interlocutori? E quali le loro sfide? Abbiamo due principali tipi di clienti. I primi sono specificatori all’interno di grandi gruppi, che non sono concentrati sulla tecnologia e non necessariamente sono aziende di stampa. Spesso non sanno neppure cosa succede sulla macchina e si focalizzano sull’efficienza del workflow: sullo start-to-finish. Se poi c’è una macchina da stampa in mezzo bene, ma non è interessante per loro. Poi c’è chi ci mette alla prova su idee e soluzioni: questi sono i veri tecnici, cui spesso dobbiamo proporre soluzioni tailor made, che abbinano efficienza e creatività. La combinazione delle tecnologie Komori con carte di pregio, supporti speciali e sistemi di nobilitazione come Highcon ci permette di assecondare questa domanda in modo unico.
Quali sono i selling point che rendono unica la vostra offerta? Inclusa quella digitale ovviamente... Il DNA di Komori è molto tecnico e ci piace andare in profondità sulle singole caratteristiche di ogni macchina, ma senza mai perdere di vista il flusso nella sua integrità. La tecnologia digitale oggi può rappresentare una buona integrazione dell’offset nelle basse tirature, ma siamo convinti che il suo valore vada ben oltre questo e risieda soprattutto nella possibilità di aprire nuovi mercati e applicazioni. Nel fashion e nell’industria, per esempio, il digitale agevola la riproduzione di colori speciali, metalli, tessuti e altri dettagli. Parliamo di brand-owner che spendono budget astronomici per le loro immagini e che potrebbero ottenere risultati qualitativi straordinari.
Qual è il principale plus tecnologico di Komori? Senza dubbio l’affidabilità del mezzo, che abbiamo acquisito in questi 30 anni in Europa e in Italia. È un plus comune ai prodotti giapponesi e non è casuale che Komori sia molto legata al mondo Toyota, con cui abbiamo realizzato lo stabilimento di Tsukuba. Come le prime automobili giapponesi, ad esempio, oggi offriamo la garanzia più estesa sul mercato. In che modo il team di Komori incarna la filosofia aziendale? Abbiamo sposato la filosofia delle cinque S. Seiri: separare quello che serve dal superfluo, sinonimo di essenzialità. Seiton: riordinare, tenere il posto di lavoro in ordine. Seiso: pulire sistematicamente. Seiketsu: razionalizzare e standardizzare. Shitsuke: diffondere e sostenere la conoscenza, che non è di mia proprietà esclusiva. Infine c’è il Kaizen, la politica del miglioramento continuo, del lavorare sistematicamente per trasferire internamente le informazioni, sempre con un profilo basso. In Komori non vige la logica del leader, ma quella del gruppo. Vuoi dire che la qualità digitale può superare quella offset? Una cosa è certa: mantenere la stabilità cromatica di un engine digitale è davvero molto semplice. Ma non è questione di qualità tout-court, quanto piuttosto di progetti speciali. Il digitale va interpretato come un modo per uscire dalla commodity, per proporre stampati unici, in pezzi singoli e su formati ad oggi impensabili. In Cina, ad esempio, abbiamo un cliente che stampa photobook in formato B2 con marginalità elevatissime. Una Komori sempre più digitale, quindi? Nella diatriba offset vs digitale Komori resta agnostica. Potendo mettere tutto sotto lo stesso tetto, desideriamo solo che il cliente possa accedere facilmente alla soluzione di cui ha davvero bisogno.
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meeting leaders Inkjet UV, toner, Highcon e Landa: la “digital way” secondo Komori Il portfolio di soluzioni digitali Komori è ampio e in larga parte maturo. A partire dalla stampa. Qui la punta di diamante è Impremia IS29, costruita da Komori con gli stessi criteri delle proprie tecnologie offset, dal mettifoglio al percorso carta. Avvalendosi poi dell’expertise di Konica Minolta per il motore di stampa inkjet UV, che consente di alimentare gli stessi materiali in uso sulle macchine offset e ottenere un matching qualitativo totale, senza pretrattamenti. A
completare la gamma verso il basso ci sono poi le macchine a toner in formato SRA3 della stessa Konica Minolta, mentre per il formato B1 il costruttore giapponese ha siglato una partnership con Landa per Impremia NS40, attualmente in una fase di testing avanzato. Fiore all’occhiello sul fronte della fustellatura e cordonatura digitale è la partnership con Highcon (presso il KGC di Utrecht è sempre installata una Euclid III) di cui Komori è distributore europeo.
modo per poter fare demo di ogni applicazione, e dare una prova tangibile della flessibilità del nostro engineering». A supportare il messaggio di eccellenza e automazione dei propri sistemi, la presenza di sofisticati sistemi di ispezione e controllo della densità a bordo della Lithrone installata, dietro cui spiccano la Impremia IS29 e una nuovissima Lithrone GX40 6 colori ancora in fase di montaggio, in questo caso montata su plinti rialzati e sistema nonstop feeder per aumentarne capacità e uptime nelle applicazioni cartotecniche. Oltre a una testa di numerazione inkjet, la GX40 è equipaggiata con un sistema di rilevazione automatica del foglio, che lo compara in tempo reale al PDF originale e rileva qualsiasi difformità. «A fronte di tirature sempre più brevi ridurre gli scarti, avere tempi di avviamento fulminei e limitare l’impegno degli operatori è l’obiettivo che i nostri clienti si prefiggono e il motivo per cui vengono qui con il loro lavori più problematici – conclude Ekelschot – per esempio i clienti del web-to-print danno ormai per scontata la qualità della tecnologia Komori, mentre si concentrano in modo maniacale sul fattore tempo e sulla velocità di produzione complessiva». Integrare per vincere
SEGUE DA PAG. 11
Peter Minis Marketing Manager di Komori International
“Dal 2012 al 2016 i nostri manager e ingegneri si sono concentrati unicamente sul rendere stabile la tecnologia.”
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un’opzione per il brand giapponese. Per questo la fase dimostrativa riveste per Komori un’importanza fondamentale. Presso il Komori Graphic Center (KGC) di Utrecht sono sempre installate le più evolute piattaforme di stampa del gruppo, in combinata con differenti tecnologie di curing, prestampa e finishing. KGC è il luogo destinato alle demo per tutti i clienti europei, ma anche ai programmi di training per la formazione di tecnici e operatori macchina. «La formazione degli operatori è una delle attività più frequenti – ci spiega Ad Ekelschot, responsabile del KGC – ma investiamo moltissimo tempo anche
in sessioni di R&D su inchiostri e consumabili. Una delle nostre mission è offrire a partner tecnologici e fornitori informazioni precise per ottimizzare i loro prodotti per le macchine Komori». Al momento della nostra visita, in effetti, il Graphic Center è in piena attività e nelle diverse zone sono in corso dimostrazioni con clienti finali, mentre alcune nuove macchine sono in fase di installazione. «Stiamo testando la Lithrone GL-529 H-UV a 5 colori più coating, che qui è presente in una versione speciale che può produrre in modalità convenzionale, H-UV e LED – spiega Ekelschot orgoglioso – Non è comune che un cliente ordini tutte e tre le opzioni, ma per noi è un
Komori è cosciente che l’hardware di stampa sia solo una delle componenti di uno stampato di successo. Per questo, già da tempo, l’azienda ha avviato lo sviluppo di una gamma di sistemi di finishing a proprio marchio, come i tagliacarte della serie Apressia. Ma soprattutto investe ingenti risorse nella ricerca e sviluppo delle tecnologie di asciugatura della stampa «low-energy», di cui H-UV è l’ideale portabandiera. Per questo l’isola centrale del Graphic Center, concepita come spazio espositivo e formativo, ospita tutte le tipologie di lampade di asciugatura e consumabili, tra cui caucciù di verniciatura e una gamma di inchiostri sviluppata appositamente per Komori.
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strategie La stampa digitale ha portato una rivoluzione nel settore dell’editoria libraria, sia nella produzione che nella distribuzione. Abbiamo visitato uno degli innovatori del settore
Ordini online e tirature entro le 1.000 copie: così LegoDigit conquista gli editori italiani
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ino a un paio di anni fa, si pensava che la popolarità di ebook e audiolibri avrebbe continuato a crescere fino a rendere i libri di carta un prodotto di nicchia. Oggi però i dati ci dicono che probabilmente questa previsione non si avvererà mai. Nel report “Il mercato del libro in Italia nel 2017” (pubblicato dall’ufficio studi dell’Associazione Italiana Editori, AIE), il fatturato derivante dalla vendita di ebook nel 2017 risulta essere cresciuto
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solo del 3,2% rispetto al 2016. Un dato rilevante, se pensiamo che dal 2011 al 2016 lo stesso fatturato era cresciuto con un CAGR del 21,11%. Inoltre, sebbene i fruitori ebook e audiolibri siano in aumento, essi rappresentano solo il 4% dei lettori totali (nel 2014 erano il 3%). Il 40% dei lettori sceglie invece un mix di libri cartacei, ebook e audiolibri, mentre ben il 56% dei lettori legge solo libri cartacei. Dunque l’ipotesi che questi ultimi possano uscire di scena è quantomai remota.
Nell’ultimo decennio, la stampa digitale si è fatta strada in questo mercato e lo ha trasformato radicalmente. Lo abbiamo constatato visitando LegoDigit, piccola azienda di Lavis (TN) che dal 2013 produce esclusivamente libri per editori medio-piccoli, utilizzando tecnologie Xerox. I fondatori Giulio e Giovanni Olivotto, Alessandro Leto e Marcello Predelli hanno riconosciuto anzitempo i plus che la stampa digitale poteva offrire all’editoria libraria. Così si sono specializzati nella produzione
di piccole tirature (fino a 1.000 copie), in bianco/nero o a colori, caratterizzate da un costo copia competitivo e tempi di consegna estremamente ridotti (5 giorni). Oggi l’azienda ha clienti in Italia e all’estero e ha chiuso il 2017 con un fatturato di 3,2 milioni di euro. || In alto a sinistra, LegoDigit stampa libri in digitale con tre macchine inkjet a bobina Xerox. Nella foto una delle tre Xerox Impika installate in azienda. In alto a destra, un manuale stampato con Xerox Trivor 2400.
strategie Quale futuro vedete per il libro stampato in digitale? Lo stampatore digitale diventerà il “magazzino virtuale” dell’editore. Tutti i clienti chiedono la stampa digitale, è un requisito fondamentale del loro fornitore di servizi di stampa. Il settore ha capito che può ottenere interessanti vantaggi dalle micro-tirature, che permettono notevole risparmio sui costi di magazzino e logistica.
intervista a Marcello Predelli Direttore vendite LegoDigit
“La stampa digitale sta trasformando il mondo dell’editoria libraria. Il mercato delle micro tirature sotto le 50 copie è in forte crescita.” Da reparto sperimentale ad azienda autonoma La storia di LegoDigit inizia all’interno di L.E.G.O. – storica industria vicentina, attiva dai primi del Novecento nell’ambito della legatoria editoriale e, dagli anni Novanta, in quello della stampa. Nel 1999, L.E.G.O. avvia un reparto interno di stampa digitale, per la produzione di basse tirature in bianco e nero con tecnologia IBM Infoprint 4000. Nello stesso anno, da una partnership con Gruppo Messaggerie ed Editrice Bibliografica, nasce il progetto “Lampi di stampa”. L’obiettivo è far rivivere vecchi titoli, ormai fuori commercio, rendendoli disponibili per l’ordine in copia singola (book-on-demand). Nel 2007, L.E.G.O. esce dal progetto “Lampi
Anche il dato variabile è una caratteristiche che rende interessante la stampa digitale. Avete richieste in questo senso? La variabilizzazione dei contenuti o delle copertine viene richiesta, ma solo in pochi casi. Per lo più si tratta di personalizzare porzioni di tiratura. A chiederlo sono gli editori di manuali tecnici, che magari vendono alcune copie del loro prodotto a un ente o a un ordine professionale e vogliono che la copertina e parte del contenuto siano personalizzati per di stampa”, preferendo impiegare la capienza produttiva del suo reparto digitale per rispondere alle esigenze dei suoi clienti storici. Il mercato editoriale sta cambiando. I grandi editori ordinano sempre più spesso ristampe sotto le mille copie; i nuovi editori che si affacciano sul mercato approfittano dei vantaggi del digitale per limitare la loro esposizione economica. Gestire un reparto digitale interno,
quello specifico cliente finale. Pensiamo a un prontuario farmaceutico sponsorizzato o a un libro di pediatria inviato ai medici di una determinata area geografica. Come valutate la formula del book-on-demand “puro”, ossia del libro stampato in singola copia solo al momento dell’ordine del cliente finale? È ancora presto perché sia una realtà economicamente sostenibile. Forse lo è per stampatori che riescono a fare forti economie e a tenere il prezzo molto basso, ma c’è poco margine per stampare davvero in copia singola. Piuttosto si può pensare di ragionare su micro-tirature da 10-20 copie. Non è detto che non inizi a funzionare nel prossimo futuro, ma per il momento è un mercato allo stato iniziale. Parlando dei vostri processi, come gestite il controllo dei file in ingresso? Il numero di clienti e di commesse in una realtà delle dimensioni di L.E.G.O., non è però facile. Così, nel 2013, nasce LegoDigit. Due dei suoi fondatori sono Alessandro Leto, e Marcello Predelli, entrambi ex manager L.E.G.O. e oggi rispettivamente amministratore delegato e direttore vendite di LegoDigit. L’azienda si concentra sulla produzione di tirature da 100 a 1.000 copie di libri stampati in digitale e rilegati con brossura cucita.
è tale da poterci permettere di intervenire manualmente in molti casi. Delle 16 persone che lavorano in LegoDigit, tre sono addette al reparto prestampa. Tuttavia abbiamo implentato una soluzione basata su Enfocus PitStop per il controllo dei file caricati sul sito dai clienti. Poi un sistema di hot folder movimenta i file pronti per la stampa. Infine con Freeflow di Xerox elaboriamo l’imposition. Quanto è importante la collaborazione con L.E.G.O.? Si tratta di una partnership strategica. Proprio perché per gli editori ha senso stampare in offset in grandi volumi e in seguito integrare con le mini-tirature digitali, succede spesso che forniamo L.E.G.O. come terzisti. La scelta di tenere le attività digitali in un’azienda completamente separata paga. Anche perché la stampa digitale è un mondo diverso e si trae maggior vantaggio da una struttura snella che sappia capirne e sfruttarne tutte le specificità. Dalla bobina al libro cucito Sin dagli inizi della sua attività, LegoDigit ha scelto di lavorare con tecnologie Xerox. Nel 2013 il suo parco macchine da stampa era composto da due Xerox 1300 a bobina, per la stampa degli interni in bianco/nero, e da una Xerox iGen4 per la stampa delle copertine a colori. Poco dopo l’azienda ha ampliato la propria
|| A destra, LegoDigit mette a disposizione dei suoi clienti un portale web dove questi ultimi possono generare preventivi, effettuare ordini e tracciare lo stato delle lavorazioni già in produzione.
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strategie La parola agli editori: come cambiano produzione e distribuzione del libro “Nel 1976 stampammo 20.000 copie di un manuale di coniglicoltura. Hanno occupato il nostro magazzino per anni, le abbiamo esaurite da poco”. Marco Borello, responsabile acquisti di Hoepli, cita questo esempio per farci capire come sia cambiato il mondo della stampa per l’editoria libraria. Oggi Hoepli, cliente di LegoDigit ed editore di riferimento in Italia per la manualistica tecnica e l’editoria scolastica, vive principalmente di catalogo: nel 2017 ha pubblicato 300 novità e circa 600 ristampe, un terzo delle quali
stampate in digitale con tiratura media di 300 copie. Niente più casi come quello dei conigli. “Una parte del nostro catalogo, con titoli molto ricercati da tecnici e appassionati, vive proprio grazie alle micro-tirature che ci consente la stampa digitale”, spiega Borello. “Se prima una ristampa era tarata sul fabbisogno di almeno un anno, oggi è sui 4-5 mesi, con rilevanti risparmi per magazzino e logistica. Quest’ultimo è un aspetto in evoluzione: vorremmo, in futuro, far arrivare le piccole tirature direttamente alle librerie o
ai clienti finali, saltando il nostro magazzino”. Per un editore piccolo come Esculapio, casa editrice bolognese che pubblica testi didattici scientifici in ambito universitario, la stampa digitale è addirittura imprescindibile. “Senza non esisteremmo e non potremmo pubblicare i contenuti di qualità che offriamo, e neppure osare con titoli che sono “scommesse” editoriali”, ci spiega Alessandro Parenti, ad di Esculapio, un altro cliente di LegoDigit. “Abbiamo un catalogo di 5-600 titoli, il 95% dei quali stampati in digitale. La tiratura
capacità produttiva installando la sua prima stampante inkjet fronte/retro a colori: una Xerox Impika Compact 24/24, che ha sostituito una delle due Xerox 1300. L’anno successivo (2014) una seconda stampante inkjet Xerox,
stavolta bianco/nero, è entrata in azienda: una Xerox Impika Compact 11/11, che ha sostituito l’altra delle due Xerox 1300. Infine, nel 2018, la Xerox iGen4 ha lasciato il posto a una nuova iGen5 e le linee di stampa inkjet sono
diventate tre, con l’introduzione di una Xerox Trivor 2400. Di pari passo con gli investimenti nelle tecnologie di stampa, l’azienda ha potenziato le sue linee di finitura. La scelta di realizzare esclusivamente libri con brossura
media è intorno alle 100 copie. Il magazzino peserebbe troppo dal punto di vista finanziario. In più, grazie alla stampa digitale diamo la possibilità agli autori di intervenire ogni sei mesi sui loro testi, per aggiornarli o correggerli. Di LegoDigit apprezziamo particolarmente il rapporto costi/qualità della loro offerta e il sistema di inserimento ordini via web, che ci facilita di molto il lavoro”. || Qui sotto, libri editi da Hoepli (a sinistra) e manuali didattici editi da Esculapio (a destra).
cucita è stata portata avanti con convinzione. «Fin dall’inizio della nostra attività, produrre libri cuciti ci ha fatto guadagnare il consenso della clientela. – spiega Alessandro Leto, amministratore delegato di LegoDigit – In molti erano scettici riguardo l’abbinamento tra brossura filo refe e stampa digitale. Noi abbiamo intrapreso questa strada convinti che un libro stampato in digitale debba essere un prodotto di qualità, tanto quanto uno tradizionale». Così, oggi l’azienda dispone di tre linee di finitura, ciascuna con caratteristiche ideali per gestire al meglio un diverso tipo di libro, ma tutte configurate per rilegare esclusivamente con brossura cucita. L’ultima linea introdotta è Universe Sewing web-fed di Mec|| Per stampare le copertine dei volumi prodotti in inkjet, LegoDigit utilizza la tecnologia a toner Xerox iGen 5
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LA CLASSE REGINA P5 250 HS SURCLASSA GLI ATTUALI STANDARD VelocitĂ (2-pass)
Massima risoluzione
Misura minima delle gocce
Tempo sostituzione materiali
Manutenzione delle teste di stampa
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strategie || A sinistra, la linea di cucitura a filo refe Universe Sewing webfed di Meccanotecnica. In basso, un dettaglio del processo di applicazione delle copertine.
accorti che possono realizzare le ristampe in digitale, azzerando i costi di magazzino». Altro vantaggio: meno costi di pick up dei libri e possibilità di far arrivare le tirature stampate in digitale direttamente ai canali di vendita, alle fiere o alle presentazioni. In questo modo si stampa e si movimenta solo quello che serve. Le copie stampate digitali costano unitariamente più di quelle stampate in offset, ma diventano competitive se si considera l’abbattimento dei costi di logistica, magazzino e macero. Ordini via web e progetti di integrazione
Alessandro Leto Amministratore delegato di LegoDigit
“Il mercato non associava la qualità del libro in brossura cucita alla stampa digitale, ma noi ci distinguiamo proprio per questo.”
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canotecnica. Un sistema capace di confezionare libri cuciti partendo da materiale in bobina, compatibile con grammature di carta molto basse (fino a 40 g/m2). Negli ultimi quattro anni (20132017) LegoDigit è cresciuta con un CAGR del 9% e, nel 2017, il suo fatturato ha superato i 3,2 milioni euro. Tecnologie di stampa e finitura di ultima generazione hanno permesso all’azienda di avvicinare importanti editori, italiani ed esteri, di manualistica, di scolastica, nonché di volumi religiosi. Il nuovo paradigma produttivo e distributivo Il cliente ideale della stampa digitale è l’editore medio-piccolo con la necessità di realizzare tirature
contenute. Lo confermano i dati sulle commessere realizzate da LegoDigit nel 2017: la media di copie stampate per commessa è 238, in calo rispetto agli anni precedenti. Ma anche editori con un approccio più tradizionale si stanno accorgendo dei vantaggi di questa tecnologia. Per loro, infatti, cresce la necessità di ridurre i costi di stoccaggio e snellire la logistica. «Fino a pochi anni fa – ci spiega Marcello Predelli, sales manager di LegoDigit – gli editori di scolastica stampavano in offset sia la prima tiratura che le ristampe. Ma stampare in offset impone tirature minime abbastanza alte e così si ritrovavano a dover stoccare le copie eccedenti fino all’anno successivo. Oggi si sono
LegoDigit ha scelto di gestire l’inserimento degli ordini esclusivamente tramite una piattaforma web dedicata. L’obiettivo è rendere il cliente completamente autonomo nell’inserimento di tutte le specifiche dell’ordine e, al contempo, avere un flusso di lavoro più efficiente, con un minore rischio di errore. L’interfaccia utente è snella e il processo molto semplice: l’editore si registra sul sito legodigit.it, seleziona le specifiche richieste, visualizza il preventivo, carica il file da stampare, sceglie la data di consegna e paga. Il sistema tiene in memoria preventivi e ordini. In pochi clic, il cliente può ordinare ristampe o inserire numerosi ordini differenti. In caso di problemi con il file o errori nell’ordine viene contattato via mail o telefonicamente. «Nel digitale, avere un flusso di lavoro efficiente è fondamentale. – conclude Predelli – Il nostro software ha ormai cinque anni. Stiamo sviluppandone una nuova versione che offra una migliore esperienza d’uso ai clienti e, al contempo, automatizzi e semplifichi il percorso dell’ordine all’interno dei vari reparti dell’azienda, dalla prestampa alla spedizione».
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DISTRIBUTORE ESCLUSIVO PER L’ITALIA
strategie Siamo entrati nel sito dove il colosso tedesco ha avviato la produzione in serie della sheet-fed digitale Primefire 106, presentata a drupa 2016. E abbiamo trovato una tecnologia che sembra finalmente pronta ad aggredire il mercato
L’inkjet di Heidelberg è pronto a cambiare le regole nel settore del packaging di Ernesto Brambilla // ernesto@densitymedia.com
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er gli addetti ai lavori, fa un certo effetto leggere “Heidelberg goes digital” tra gli intenti strategici del grande costruttore tedesco. Sebbene l’azienda che più ha fatto la storia della stampa offset guardi da tempo al mondo digitale. Già dai primi anni 2000, quando il costruttore sviluppa NexPress in partnership con Kodak – salvo poi uscire dalla collaborazione pochi anni dopo – è parso chiaro
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che quello digitale non ha rappresentato per Heidelberg un ramo strategico, ma piuttosto una tecnologia accessoria. Che oggi, tuttavia, è tornata di prepotenza nei piani di sviluppo del brand. C’è poi un ulteriore cambio di paradigma: per Heidelberg le stampanti digitali non sono più costosi giocattoli con cui testare le potenzialità di una tecnologia, tenendo intanto i piedi ben saldi nelle scarpe offset. Il mercato si è evoluto, ha raggiunto
una maturità a lungo attesa che spinge i costruttori a realizzare piattaforme industriali anche in questo campo. Ed è proprio per cercare conferma a quell’aggettivo “industriale” che ci siamo spinti fino al cuore del gigante tedesco, a Wiesloch-Waldorf, a sud di Francoforte. Ad attenderci c’è Primefire 106, la macchina da stampa inkjet a foglio per il settore del packaging presentata a drupa 2016 e ormai sviluppata, al punto da trovarsi agli inizi della
produzione in serie. In effetti un intenso vociare ha accompagnato lo sviluppo di questa macchina: azzardo o realtà? Tecnologia pronta per il mercato o ancora acerba? Abbiamo voluto toccare con mano, parlando con chi, in || In alto, a sinistra, la Primefire 106 installata del Print Media Center Packaging di Wiesloch (Germania). A destra, campioni di stampa che dimostrano le performance cromatiche della macchina.
strategie
Heidelberg, ha sviluppato la piattaforma e con chi sta rimodellando la strategia del gruppo verso il digitale. E, naturalmente, partecipando ad alcune sessioni dimostrative su Primefire. Il partner d’elezione dei tipografi nasce 160 anni fa Parlando di Heidelberg bisogna tenere in considerazione più di 160 anni di storia industriale. Le origini della società ci portano indietro al 1850, quando Andreas Hamm fondò una fabbrica di macchinari a Frankenthal, poi trasferitasi nella cittadina di Heidelberg. È negli anni ‘60 del Novecento che si costruisce l’identità che oggi conosciamo. In azienda si abbandona definitivamente la stampa tipografica per buttarsi nell’offset. Heidelberg diventerà in breve tempo il faro di moltissimi stampatori commerciali in tutta Europa, anche e soprattutto grazie al successo di modelli divenuti pezzi di storia dell’industria del printing. Nel 2013, all’annuncio dello stop della produzione della Printmaster GTO 52, si contavano 106.000 macchine di questo modello vendute in tutto il mondo. Una fortuna, quella della Printmaster, che durava dal
1972. Negli anni, tra sforzi di innovazione, acquisizioni strategiche e avvio della produzione di macchine di finitura, Heidelberg ha consolidato la sua leadership ed è diventato un marchio globale. Oggi può vantare una quota di mercato pari al 40%, con vendite consolidate per 2,5 miliardi di euro (dati 2016), il 30% dei quali in Paesi emergenti. L’azienda serve 170 Paesi con 250 unità locali e ha più di 11.000 dipendenti. I tre pilastri dell’offerta Oggi l’offerta di Heidelberg è suddivisa in tre segmenti: macchinari, consumabili, servizi. Gli ultimi due, come tiene a spiegarci il management team durante il nostro incontro, non sono affatto subordinati al primo. Heidelberg punta all’espansione delle vendite di consumabili, con piena consapevolezza della loro importanza, almeno pari a quella dell’hardware. Nel campo dei servizi è stato sviluppato un portfolio che comprende sia i servizi tecnici, sia quelli legati allo sviluppo delle performance (dal training al color management, dall’ottimizzazione alla pianificazione degli investimenti). L’obiettivo, oggi, è sfruttare al massimo l’ingente
mole di dati provenienti dalle oltre 10.000 macchine installate in tutto il mondo. Quello che l’azienda ha denominato Heidelberg Cloud è lo spazio virtuale in cui questa enorme massa di dati incontra i sistemi di elaborazione. Una piattaforma che rende accessibile tutta la conoscenza acquisita a oltre 3.000 tecnici, che erogano i servizi di sviluppo delle performance. Infine, sul lato macchinari, troviamo una Heidelberg convinta di poter dire la sua nel campo del digitale. Pur continuando a consolidare l’offerta tecnologica nella stampa a foglio, da sempre il mercato di riferimento del costruttore tedesco. Nessuno, insomma, si sognerebbe mai di mettere in dubbio il futuro della famiglia Speedmaster. Negli anni, tuttavia, Heidelberg si è ritagliata uno spazio nel digitale con i modelli Versafire, per la stampa commerciale, e Labelfire, per la stampa in bobina di etichette, quest’ultima sotto l’egida della leggendaria Gallus. I due segmenti strategici individuati dal management come aree di possibile espansione sono proprio quello delle etichette e quello del packaging, dove il digitale trova un terreno più che mai fertile. Del resto sono gli stessi stampatori, i clienti
di Heidelberg, a vedere in questi mercati interessanti opportunità di crescita. Per servire al meglio l’esplosivo mercato dal packaging, Heidelberg ha infine sviluppato Primefire 106. || In alto, l’engine di stampa di Primefire 106. A macchina ferma, le sette barre di teste (sullo sfondo) stazionano in una posizione di standby. Durante la produzione, esse si spostano sopra il cilindro che movimenta i supporti (in primo piano).
Bernhard Schaaf Product Management & Business Development, Primefire
“Il digitale deve poter convivere con l’offset: per questo abbiamo scelto di adottare soluzioni derivanti dal mondo Speedmaster.”
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strategie
intervista
a Kerstin Haase Head of Packaging Segment, Customer Segment Management Heidelberg
Cosa ha indotto Heidelberg ad alzare la posta sul fronte del digitale? Heidelberg è da sempre un’azienda guidata dalla tecnologia e focalizzata sulla produzione. Eppure lo sviluppo di macchine digitali non è il nostro unico obiettivo oggi: in parallelo vogliamo sfruttare le potenzialità del software e dei sistemi di raccolta e analisi dei dati, perché in questo modo possiamo sviluppare un’offerta di servizi di alto valore per i nostri clienti nel commercial printing e nel packaging, interessati anzitutto a migliorare performance ed efficienza. Questo è forse il tema chiave della rivoluzione digitale.
“Vogliamo sfruttare le potenzialità del software e dei sistemi di raccolta e analisi dei dati per sviluppare servizi di alto livello per i nostri clienti, interessati a migliorare performance ed efficienza.”
Quali trend ritenete stiano guidando il mercato? La stampa è ormai una commodity, qualcosa che si ordina su Internet con tempi di consegna rapidissimi. Le singole commesse sono sempre più piccole e impongono grande flessibilità allo stampatore, che deve garantire qualità e reattività nelle consegne. Parallelamente, le normative ambientali si fanno sempre più restrittive. Nei Paesi emergenti c’è ancora poca specializzazione, con una notevole presenza di operatori generalisti, ma i brand
Non prove e prototipi, ma vere tirature digitali
nel gigantesco padiglione del packaging – ma vere e proprie unità produttive dove eseguiamo dimostrazioni su tirature medie e alte. I nostri clienti chiedono sempre più spesso di poter eseguire veri test di produzione delle loro commesse. Vogliono vedere i risultati, acquisire competenze e sentirsi rassicurati». Qui i visitatori possono testare le funzionalità del software, confrontare i risultati di stampa su diversi materiali, misurare la produttività effettiva della tecnologia, valutare le peculiarità dell’intero processo, effettuare comparazioni con produzioni realizzate in offset. Primefire 106 è in funzione quando la raggiungiamo e assistiamo a una produzione di prova per un importante gruppo
Viene il momento di fare sul serio: andiamo a mettere gli occhi sulla macchina. Per raggiungerla dobbiamo attraversare parte della cittadella industriale di WieslochWaldorf, storico sito produttivo di Heidelberg a pochi chilometri dall’omonima località, sede del gruppo. Qui lavorano circa 4.000 persone e sono stati allestiti due centri dimostrativi. Uno dedicato alla stampa commerciale e uno al packaging. Ricreano un ambiente produttivo completo, che include anche tecnologie offset e sistemi di finitura. «Non sono vetrine per i media e i clienti – ci spiega il product manager Bernhard Schaaf mentre ci introduce
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internazionali pretendono di interfacciarsi con fornitori locali che possano garantire standard qualitativi omogenei in ogni parte del pianeta. Primefire 106 è pensata per l’industria del packaging: quanto è grande la potenzialità di questo mercato? Quello del packaging è un mercato in crescita e comprende diverse famiglie di prodotto. Dopo lo sviluppo della gamma Labelfire per la stampa inkjet di etichette in bobina, ci stiamo concentrando sugli astucci in cartone teso. Stando alle nostre previsioni, il mercato dovrebbe raggiungere i 95 miliardi di euro di valore nel 2022. Qui la stampa digitale apre nuove opportunità e anzi possiamo dire che sta già favorendo la nascita di nuovi modelli di business, come il web-to-pack. Non solo un prodotto – Primefire 106 – ma anche servizi: su cosa si basa l’offerta di Heidelberg per il settore del packaging? Oltre a spingere il digitale come facilitatore di nuove opportunità di business – pensiamo a scatole personalizzate o estrema variabilizzazione delle grafiche – stiamo cartotecnico europeo. Il meglio dell’offset incontra il meglio del digitale Heidelberg ha scelto la tecnologia inkjet Fujifilm Samba per l’engine di stampa a 7 colori di Primefire (quadricromia + arancione, verde e viola), che consentono di “coprire” il 95% della gamma di colori Pantone. La macchina gestisce fogli di formato compreso tra 470x480 mm e 750x1.060 mm, grammatura compresa tra 170 e 450 g/m2 e spessore compreso tra 0,2 e 0,6 mm. La risoluzione massima è di 1.200×1.200 dpi, la velocità massima si attesta sui 2.500 fogli/ora. Il design è famigliare, ed è evidente come in Heidelberg abbiano
investendo nella digitalizzazione del workflow, con lo studio di sistemi di trasferimento delle informazioni “machine-to-machine”, e nella creazione di strumenti che aiutino la gestione del business da parte del cliente, come Heidelberg Assistant. È il nostro servizio di supporto tecnico: il cliente accede al suo profilo e trova tutti i dati relativi alla manutenzione delle sue macchine, incluso un programma di manutenzione preventiva basato sull’incrocio dei dati, l’analisi delle performance e la connessione all’e-shop per l’acquisto dei consumabili. Crediamo poi nello sviluppo di modelli di subscription, che danno grande flessibilità al cliente nei suoi processi di sviluppo del business. Di cosa si tratta? È un contratto “pay-per-use”, per mezzo del quale Heidelberg fornisce macchine, software, consumabili e servizi di consulenza e di training, a fronte del pagamento di un canone in parte fisso e in parte variabile, legato ai volumi. È una formula che semplifica l’esperienza d’acquisto del cliente: gli consente di concentrarsi sul suo business e sulla sua produttività, e di avere comunque tutta l’assistenza di cui necessita. puntato nettamente sull’integrazione di questa tecnologia con il mondo offset. «È una precisa richiesta del mercato – ci spiega Schaaf – il digitale deve convivere con l’offset, condividendo la medesima operatività, i medesimi controlli, la medesima compatibilità degli stampati con i sistemi di finitura. Non è stato semplice raggiungere questo obiettivo, perché alla base c’è una tecnologia del tutto differente. Ma siamo riusciti a integrare soluzioni ingegnerizzate in diversi dipartimenti, sfruttando le nostre competenze nel carico e scarico dei supporti, nello sviluppo di un front-end unico basato sul nostro software Prinect e sulla condivisione di sistemi di color management». Il mettifoglio proviene dalla Speedmaster
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La rivoluzione dell'inkjet è iniziata Best Performance, Fastest Output. Riso ComColor GD Series, il punto di partenza per i sistemi integrati di i più competitivi del mercato, collocano la nuova serie di stampanti inkjet di Riso a ruolo di protagonista nei sistemi moderni di stampa digitale. Negli ultimi anni, la crescita delle tecnologie di stampa digitale è stata incentivata dalla riduzione delle tirature, dalla personalizzazione e dalla
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strategie XL 106 e consente agili operazioni di carico, con il semplice posizionamento di un bancale di fogli impilati. «Non vogliamo costringere i nostri clienti a comprare carte diverse da quelle che usano sulle macchine offset», spiega il product manager. Infatti Primefire non richiede carte con trattamenti speciali per l’inkjet, ma permette di stampare su qualunque supporto. Questo grazie a un primer depositato in linea, che previene un assorbimento incontrollato dell’inchiostro da parte del supporto, ottimizza il posizionamento della goccia e limita il dot gain. Meccanica raffinata per massima precisione e sicurezza Il cuore della macchina è l’engine di stampa inkjet, condizionato e isolato dall’ambiente esterno. Vedere in funzione l’imponente tamburo centrale, che accompagna in totale sicurezza i fogli in formato B1 lungo il percorso di stampa, dà un’impressione di grande solidità e affidabilità. Le sette barre ospitano ciascuna 25 teste inkjet industriali. È la tecnologia drop-on-demand Samba di Fujifilm, con goccia variabile. All’avvio della stampa le barre si spostano dalla posizione di standby e si collocano sopra il cilindro che movimenta il supporto. «Le teste sono a meno di un millimetro dal foglio durante la stampa – ci spiega Bernhard Schaaf – per questo il suo posizionamento deve essere perfetto e sicuro. Un foglio danneggiato, infatti, potrebbe toccare le teste e causare problemi. Per questo abbiamo installato un sensore che individua eventuali irregolarità nei supporti: in quel caso la stampa si ferma e tutte le barre si spostano in posizione di sicurezza». Anche le operazioni di normale pulizia sono automatizzate. Ogni 2.000 fogli stampati ha luogo un cleaning automatico dell’engine di stampa. «Gli inchiostri sono a base acqua – spiega ancora il product manager – quindi dopo la stampa necessitano di una fase di asciugatura in una drying unit derivante anch’essa dalla Speedmaster».
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Un occhio attento alle esigenze dei brand e del web-to-pack A impressionarci positivamente, una volta di più, ci sono i bancali di stampati in coda a Primefire 106. Ogni singolo foglio analizzato ci parla della qualità di stampa estrema che Heidelberg è riuscita ad ottenere con questa tecnologia. Il vero valore della macchina, però, sta nell’asservire un tale potenziale alle esigenze degli stampatori. Per chi è pensata? Chi potrà trarre massimo vantaggio da Primefire? «Il suo terreno è quello delle tirature basse, sotto i 3.000 fogli per commessa – conclude Schaaf,
«soprattutto laddove vi sono esigenze di personalizzazione e dati variabili. Pensiamo al packaging per l’industria farmaceutica, per quella cosmetica e per tutti i lavori in cui il design varia su ogni singola scatola prodotta. Primefire si adatta bene anche alla produzione di materiali per il punto vendita, ma strizza soprattutto l’occhio agli stampatori interessati al webto-pack, con scatole personalizzate in tirature medio-piccole». Un futuro non troppo lontano, come possiamo testimoniare grazie alla fugace occhiata che ci viene concessa da Bernhard Schaaf nell’area alle spalle del
|| In alto, un operatore carica una pila di fogli nel sistema di alimentazione della Primefire 106, mutuato dalla famiglia Speedmaster. Qui sopra, una vista del demo center packaging.
Print Media Center. Oltre la parete c’è lo stabilimento di produzione. Qui abbiamo potuto intravedere almeno quattro Primefire 106 in costruzione, giunte alle ultime fasi di assemblaggio. Si tratta di macchine pronte per i test o per il viaggio verso il sito di destinazione. «La capacità produttiva è già satura per tutto il 2019», conferma il nostro accompagnatore.
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strategie MCA Digital arricchisce il portfolio prodotti, ma investe per costruire un’offerta moderna, che va oltre brand, tecnologia, prezzi e incentivi economici
Responsabilità sociale e Industry 4.0: risposte solide alle nuove sfide del printing
L
’ultimo decennio è stato per distributori, rivenditori, dealer e VAR (o come preferite chiamarli) un periodo di sfide epiche, in alcuni casi per conquistare margini di crescita, in altri per garantirsi la mera sopravvivenza. Sfide in alcuni casi parzialmente vinte, in altri sfociate in fusioni e acquisizioni. Pochissime sono state invece le aziende che hanno investito nel ridefinire i propri processi, ridisegnare la
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propria identità, delineare e comunicare in modo chiaro le proprie scale di valori. MCA Digital, la cui genesi è incontrovertibilmente legata alla crisi e alle sfide di cui accennavo, è senza dubbio uno dei pochissimi operatori del canale graphic arts ad aver condotto con successo un processo di profonda introspezione, che ha portato l’azienda ad esprimere un’identità forte e virtuosa. Artefici di questa evoluzione sono stati anzitutto i soci dell’azienda – un gruppo di
venditori esperti – spronati (e talvolta “domati”) dalle competenze e dall’indole ispirata di Cristina Del Guasta, co-fondatrice e autentica guida di MCA Digital, autrice di progetti ambiziosi come il Bilancio di Sostenibilità. La tre giorni organizzata per i propri clienti lo scorso maggio è stata l’occasione per toccare con mano i valori che l’azienda propugna, e per approfondire un tema che appare ormai ineludibile anche per gli imprenditori del printing: l’Industria 4.0.
Una risposta a sfide concrete La partecipazione all’evento di un numero rilevante di aziende (42 ragioni sociali, dal Piemonte al Lazio) è la prova dell’oggettivo interesse del mercato per le dinamiche di trasformazione tecnologica || In alto, a sinistra, Giusy Tallarico di WarrantGroup, spiega il piano nazionale Industria 4.0. A destra, un momento del “Training Esperienziale del centro stampa 4.0” di MCA Digital.
strategie
intervista a Cristina Del Guasta Socio Fondatore di MCA Digital
“Il cambiamento implica l’uscita da una comfort zone, prima di tutto per noi. Ai partner stiamo facendo una proposta di cambiamento...”
Quello della Industry 4.0 è un tema un po’ abusato ultimamente. In che modo avete pensato di essere originali? Prima di tutto sviluppandolo con serietà, senza usarlo come pretesto per incentrare la conversazione su temi meramente economici. Investire sui contenuti, su una tecnologia proprietaria e sul coinvolgimento di esperti in campo tecnico, normativo e finanziario, nasce dal desiderio di creare con i clienti un rapporto del tutto diverso da quello classico fornitore-cliente. Questo è parte del cambio di paradigma che vi siete imposti? Sì, ed è solo la naturale prosecuzione di un percorso iniziato già da qualche anno, cui vogliamo dare ulteriore concretezza. Anche quando non si parla di tecnologia, devo fare ogni sforzo per capire il mio cliente, le sue ambizioni, le sue ansie e criticità. E devo supportarlo con azioni pratiche e misurabili nei processi di apprendimento e di e interconnessione tra piattaforme, che sono alla base del 4.0. Un entusiasmo in parte scatenato dalle ormai note agevolazioni economico/finanziarie, ma in una certa misura attinente ai reali benefici che la produzione interconnessa può generare. Per questo motivo il dealer padovano ha profuso ogni sforzo per dare sostanza al discorso. In primis, in collaborazione con il partner tecnico Stefano Spagnol, MCA Digital ha creato una vera e propria “app” che consente allo stampatore di creare una connessione bidirezionale tra le proprie attrezzature e la supply chain ad esse correlata. Ad esempio inviando informazioni sul consumo di inchiostro e sullo stato della macchina e attivando così la procedura d’ordine per i consumabili in esaurimento. Ciliegina sulla torta, il coinvolgimento di un’organizzazione esperta come Warrant Group, che per bocca della consulente Giusy Tallarico ha supportato i presenti nell’interpretazione
crescita, in una logica di affinità. Due anni fa avete pubblicato il vostro primo bilancio di sostenibilità. Quali i risultati e quali le implicazioni concrete nel quotidiano? La responsabilità sociale d’impresa è un tema fondamentale, per cui mi sono sempre battuta. All’inizio i miei soci erano convinti che fosse una mia visione poetica, ma a consuntivo il bilancio di sostenibilità si sta rivelando uno strumento rilevante nel dialogo con i nostri stakeholder, a partire dalle banche e dai fornitori. In Italia il peso specifico di certe iniziative è sottostimato, mentre all’estero anche banche e istituzioni ne comprendono bene il valore già da anni. Qual è il feedback dei clienti? Quali i risultati concreti? Posso affermare che accudire il cliente e occuparsi di lui è sempre un buon investimento. Una storia tra tutte è quella di una piccola concessionaria di affissioni, che abbiamo voluto supportare in un di leggi e regolamentazioni correlate al piano governativo di Industria 4.0. Un’iniziativa lodevole e incoraggiante, che offre un primo livello di supporto su una materia complessa, per cui gli stampatori necessitano di consulenti esperti e su cui il rischio di incorrere in errori e sanzioni è elevato.
percorso di apprendimento sui rudimenti della stampa. Alla fine, inaspettatamente, hanno investito con noi 500 mila euro in nuova tecnologia. Già da tempo, comunque, lavoriamo insieme ai clienti, facciamo le fiere con loro, costruiamo percorsi di apprendimento, testing e validazione congiunti. Per molti di loro è qualcosa di inedito, come lo è stato per noi, che apre nuovi scenari nella nostra relazione e ci permette di colmare distanze un tempo siderali. All’atto pratico cosa significa lavorare insieme al cliente? Quando uno stampatore approccia un brand owner è spesso chiamato ad aderire a richieste e capitolati specifici, che a volte possono includere l’uso di materiali inediti, come il tessuto. Proprio nell’area dei tessuti, ad esempio, abbiamo avviato un processo di analisi, ricerca, testing e consulenza, che ci ha permesso di raggiungere i risultati e i parametri richiesti, portando il cliente ad acquisire la commessa. Insomma, è una relazione win-win. controllo remoto, telediagnosi e messaggistica. Tra le stampanti che più hanno attirato interesse c’è HP PageWide XL 8000, che ha introdotto nuovi livelli di produttività nella stampa roll-to-sheet di alta qualità in alti volumi.
Ma tecnologie e prodotti restano protagonisti In un settore technology-driven come quello delle graphic arts, è tuttavia impensabile smarcarsi dalla tecnologia e dai costruttori che più incentivano la trasformazione tecnologica della nostra industria. Quale partner di prim’ordine di HP, era inevitabile che MCA Digital partisse proprio dalla rinnovata gamma Latex, inclusa la nuova ibrida HP Latex R2000, e dalla potente piattaforma software PrintOS per dimostrare i vantaggi pratici di funzionalità come
Alberto Agostini Socio e Sales Director, MCA Digital
“La sfida è abilitare gli stampatori a garantire qualità e tempestività, automatizzando i processi e integrando periferiche di stampa e finishing.”
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strategie La belga Vprint, leader nella stampa per campagne direct marketing, è stata la prima azienda europea a installare Xerox Trivor 2400 con inchiostri High Fusion
L’inkjet a bobina di Xerox regala un nuovo volto alla comunicazione one-to-one
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el corso degli anni 2000, la diffusione degli e-commerce ha portato a una contrazione del mercato delle vendite per corrispondenza. Le aziende di stampa che servivano questo settore si sono dovute reinventare. È il caso di Vprint, storica realtà belga cresciuta rapidamente negli anni ‘80 e ‘90, proprio specializzandosi nella stampa di cataloghi per la vendita per corrispondenza. Alla riduzione dei volumi di
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stampa richiesti dalla sua clientela storica, Vprint ha risposto riposizionandosi nell’ambito del direct mailing. Ampliando il proprio parco tecnologico e sviluppando nuove competenze, l’azienda si è resa competitiva ed è riuscita ad affermarsi a livello europeo. Il suo successo è dovuto a una combinazione di fattori: da una parte, investimenti in soluzioni di stampa, finitura e gestione dei dati variabili di ultima generazione; dall’altra, competenze ed esperienza, acquisite in oltre
mezzo secolo di attività. Vprint è stata in grado di comprendere le esigenze dei brand interessati ad approcciare clienti e prospect mediante mailing one-to-many o one-to-one. Di conseguenza, ha costruito la sua offerta intorno a elementi per loro imprescindibili: qualità di stampa, personalizzazione, gestione del dato variabile e tempi di consegna rapidi. Nel 2017, Vprint è la prima azienda al mondo a installare Xerox Trivor 2400 con inchiostri High Fusion. Oggi, grazie a questa soluzione, è
in grado di stampare medie tirature completamente personalizzate, con una qualità di stampa elevata; il tutto senza essere vincolata all’utilizzo di carte naturali o costosi supporti pretrattati per l’inkjet, né dover utilizzare alcun tipo di primer. || In alto, a sinistra, Xerox Trivor 2400 HF; a destra, alcuni prodotti realizzati dall’azienda. Nella pagina a fianco, uno dei gruppi di teste di stampa Kodak Versamark per la personalizzazione in quadricromia.
strategie
intervista a Thierry Ngoma Plant Manager di Vprint
“Con i nuovi inchiostri High Fusion, possiamo stampare su carte offset standard, senza bisogno di primer. È un vantaggio per i clienti e una semplificazione per il nostro workflow.”
Ripensare il direct mailing a partire dalla personalizzazione Vprint nasce più di ottant’anni fa come tipografia, a Mouscron, in Belgio. Nel corso degli anni si specializza nella stampa di prodotti per la vendita per corrispondenza. Per far fronte agli elevati volumi di stampa che questo settore richiede, Vprint si dota di un imponente parco macchine roto-offset. A partire dalla fine degli anni Duemila, tuttavia, la vendita per corrispondenza subisce un declino in termini di volumi. Vprint decide allora di orientarsi al direct mailing, dotandosi di nuovi strumenti di stampa e finitura, per assicurare un più alto grado di personalizzazione. Sulle linee di finishing, installa le prime teste di stampa inkjet Kodak Versamark per variabilizzare parti di testo. In seguito, aggiunge ulteriori gruppi di teste per la personalizzazione in quadricromia. Intanto, l’avvento del
Ha ancora senso, oggi, investire nel direct mailing? Ne sono convinto. Le attività di promozione offline aiutano a fidelizzare il cliente e, in molti casi, accrescere il traffico online. Una campagna di marketing one-toone, se indirizzata al giusto target, ha un potenziale di coinvolgimento maggiore di una newsletter. Un messaggio promozionale online è facilmente aggirabile e, grazie ai sempre più sofisticati sistemi anti-spam, viene cestinato velocemente. Un pieghevole o un opuscolo hanno un ciclo di vita più lungo. Come ogni attività pubblicitaria, però, anche il direct mailing si evolve. Quando abbiamo introdotto le teste di stampa Kodak Versamark, negli anni Novanta, personalizzare anche una semplice stringa di testo era considerato un grande traguardo. Oggi è la norma e il mercato richiede di aggiornarsi e introdurre strumenti al passo con i tempi. È per questo che avete deciso di introdurre Xerox Trivor 2400? I brand continuavano a chiederci campagne sempre più web marketing rende sempre più obsolete le forme di direct mailing tradizionale. La clientela di Vprint chiede strumenti più efficaci per promuovere i propri prodotti, in linea con le proprie campagne tramite email e social network. Cresce quindi la richiesta di personalizzazione e, nel 2017, Vprint installa Xerox Trivor 2400 HF, che permette di realizzare prodotti
targettizzate sulla base delle esigenze e delle abitudini di acquisto dei clienti. I moduli di teste inkjet a bordo delle linee di finitura erano in grado di variabilizzare solo parzialmente, mentre Xerox Trivor 2400 HF permette di realizzare un prodotto a colori, completamente digitale. Abbiamo scelto gli inchiostri Xerox High Fusion perché sono in grado di stampare su diversi supporti, senza bisogno di pre e post trattamenti. La macchina, in abbinamento con le nuove chimiche, ci ha permesso di andare incontro a ogni tipo di richiesta e abbiamo potuto apprezzare i risultati di questa scelta sin da subito. I nostri clienti hanno notato un aumento nei tassi di conversione delle campagne di marketing realizzate con la nuova tecnologia inkjet. Come dicevo, un prodotto accattivante e studiato sulle esigenze del singolo induce un maggior coinvolgimento dell’utente e rafforza la percezione del marchio. Quanto conta l’uso del software nella personalizzazione dei prodotti stampati interamente in digitale senza limitazioni alla personalizzazione di contenuti. La gestione di lavori complessi impone un parco macchine all’avanguardia Con una media di 3 milioni di pezzi al giorno e un fatturato di circa 25 milioni, Vprint è oggi
destinati al direct mailing? Nel nostro lavoro, la criticità principale è data dalla necessità di processare una mole di dati consistente in maniera efficiente, sicura e ripetibile. È necessario, quindi, dotarsi di strumenti all’avanguardia, in grado di semplificare la gestione dei lavori complessi. Ogni giorno i clienti ci inviano, separatamente, i dati personali dei destinatari delle varie campagne e i file di stampa, definendo di volta in volta i criteri di variabilizzazione di ciascun documento. Per elaborare le informazioni e realizzare i PDF definitivi, ci affidiamo, ormai da 15 anni, a GMC Inspire Designer, un software studiato per la comunicazione one-to-one. Un team di sei persone è incaricato di preparare i file, che vengono successivamente inviati agli engine di stampa Kodak e Xerox. Queste operazioni richiedono solitamente 6-8 ore, ma ci stiamo attrezzando per velocizzarle. Dovendo gestire grandi quantità di dati e assicurare ai clienti tempi di reazione rapidi, per noi la potenza di calcolo è un fattore chiave. leader nel settore del direct mailing personalizzato. Attualmente l’azienda impiega 135 persone e opera su una superficie di 15.000 m², cui entro la fine dell’anno si aggiungeranno 4.000 m² di nuovi reparti produttivi. Il parco macchine ospita 3 stampanti roto-offset Goss M-600 e 16 linee di finitura. Su queste ultime sono montate 100 teste di stampa Kodak
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strategie || A sinistra, all’interno del reparto di prestampa, un operatore si occupa della variabilizzazione di una campagna. In basso, la app per la realtà aumentata sviluppata da Vprint.
strategia comunicativa efficace. Essere presenti sul territorio permette di fare un’analisi approfondita del target che, ovviamente, ha preferenze e gusti diversi anche a seconda del luogo in cui vive. Perché Xerox Trivor 2400 HF?
Versamark utilizzate per la personalizzazione, mono e multicolore, di testi e immagini. Oggi, a queste soluzioni si affianca la nuova stampante Xerox Trivor 2400 HF. Sul fronte del software, Vprint utilizza GMC Inspire Designer, che prepara i file per la stampa, inserendo i dati variabili. Raphaël Baillieul Sales Manager di Vprint
Anche l’occhio vuole la sua parte
“Non ci limitiamo a mostrare al cliente un catalogo di prodotti, ma lavoriamo al suo fianco per creare una strategia di comunicazione curata in ogni aspetto.”
I clienti di Vprint sono principalmente grandi brand che, attraverso il direct mailing, vogliono comunicare la propria offerta in maniera unica. Marginalmente, l’azienda continua poi a servire anche aziende specializzate nella vendita di prodotti per corrispondenza. Il portfolio di prodotti che Vprint offre è quindi molto
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variegato. Si spazia da buste, lettere e cartoline, ad applicazioni con tripla piega; dalle pochette personalizzate con strisce di chiusura staccabili alle etichette autoadesive, nonché copertine di cataloghi. Vprint offre un servizio all-in-one, assiste il cliente sin dalle fasi di progettazione e si occupa di tutte le operazioni successive: gestione dei dati variabili, impaginazione, stampa, finitura e postalizzazione. Nel marketing one-to-one la prossimità al cliente conta Per dialogare con i propri clienti, Vprint ha sedi in diversi Paesi d’Europa. La vicinanza geografica permette di rispondere in maniera rapida e puntuale alle richieste; ma soprattutto, è utile a delineare una
Il rapporto tra Vprint e Impika (poi divenuta Xerox Impika) è iniziato circa vent’anni fa, quando il costruttore francese sviluppava le teste Versamark per Kodak. Installata nel 2017, Xerox Trivor 2400 HF ha una luce di stampa di 474 mm e può alimentare materiali in bobina larghi fino a 510 mm. La macchina raggiunge una velocità massima di 76 m/min, sia in modalità solo fronte che in fronte/retro. La risoluzione massima è di 1.200x600 dpi. Vprint ha scelto di utilizzare i nuovi inchiostri Xerox High Fusion: un’innovativa chimica base acqua che permette di stampare su carte naturali o patinate non trattate per l’inkjet, senza bisogno di primer. Oltre ad assicurare una qualità dell’immagine elevata, gli inchiostri High Fusion sono formulati per garantire un’asciugatura rapida anche alle alte velocità. Realtà aumentata: il futuro del direct mailing? L’integrazione tra strumenti online e offline può decretare il successo di una campagna e aumentare, di conseguenza, i tassi di conversione. Consapevole di ciò, già da un anno Vprint ha sviluppato la propria applicazione per la realtà aumentata. Scaricando la app e inquadrando il prodotto con lo smartphone, è possibile accedere a una serie di contenuti multimediali e promozioni extra, che regalano un’esperienza unica al destinatario della campagna e aiutano a rafforzare la brand identity.
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strategie Lo scorso maggio Kodak ha lanciato Nexfinity, nuova generazione di soluzioni sheetfed che eredita le funzionalità di NexPress e aggiunge alcune importanti novità
Qualità, produttività ed economicità: così Kodak vede il futuro della stampa a foglio di Caterina Pucci // caterina@densitymedia.com
I
l 23 e 24 maggio, Kodak ha invitato la stampa internazionale a prendere parte al lancio della nuova generazione di macchine da stampa a foglio Nexfinity. L’evento si è svolto a Groningen, Paesi Bassi, presso la sede di Fotofabriek, azienda specializzata nella stampa di applicazioni fotografiche e sito beta europeo della piattaforma. Disponibile sul mercato a partire da questa primavera, Nexfinity si presenta come una versione
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potenziata della storica serie di soluzioni Kodak NexPress. Con questa piattaforma, Kodak ha cercato, a partire dal 2002, di incoraggiare la transizione al digitale degli stampatori offset, fornendo soluzioni affidabili e facilmente integrabili all’interno dei flussi di lavoro tradizionali. Oggi, la nuova macchina, rinnovata anche nel nome, conferma questa volontà e fa un ulteriore passo in avanti. Nexfinity, infatti, si pone l’obiettivo di realizzare il sogno di ogni stampatore: ottenere un’ottima
qualità di stampa, mantenendo produttività elevata e costi di esercizio ridotti. Nel corso dell’evento di lancio, il team Kodak ha mostrato ai presenti tutte le principali funzionalità della macchina. A partire dal nuovo sistema di imaging, passando per l’estensione del formato stampabile, per finire con la possibilità di personalizzare la sequenza con cui vengono depositati sul supporto i vari colori. All’approfondimento di carattere tecnico, è seguita una visita del reparto di produzione di
Fotofabriek. L’azienda ha installato Nexfinity all’inizio del 2018, desiderosa di perfezionare ulteriormente i risultati già raggiunti con le sue due Kodak NexPress, e al contempo esplorare nuove possibilità applicative. || In alto a sinistra, la nuova piattaforma a foglio Kodak Nexfinity. In alto a destra, un esempio delle sfumature realizzabili con la Dynamic Imaging Technology. Nella pagina a fianco, la sede di Fotofabriek, sito beta europeo della macchina.
strategie
intervista a Stephan De Vries CEO di Fotofabriek
“Nexfinity assicura una qualità costante. Questo significa che la percentuale di stampe vendibili è molto alta.”
Nexfinity porta a un livello superiore l’offerta di tecnologie a toner di Kodak Agli inizi degli anni Duemila, Kodak lancia NexPress 2100 per intercettare le esigenze degli stampatori offset pronti a trasferire una parte dei propri volumi di produzione su una soluzione digitale. Negli anni successivi, il costruttore si è posto obiettivi più ambiziosi, sviluppando piattaforme in grado di accogliere volumi di stampa crescenti. Un traguardo raggiunto e superato con NexPress ZX, che alla produttività di 3.240 fogli B3 all’ora, associa una qualità di stampa sempre più in linea con gli standard dell’offset. Oggi, Nexfinity si propone di alzare ulteriormente l’asticella. La macchina, che della serie precedente condivide tutti i pregi, introduce una serie di importanti novità su diversi fronti: produttività, qualità, riduzione dei costi. Nella configurazione standard, Nexfinity è in grado di raggiungere una velocità di 3.273 fogli B3 all’ora. Il sistema di scrittura
Quali caratteristiche della Nexfinity state apprezzando maggiormente? Direi la bassa manutenzione e i ridotti costi di gestione. Al mattino, accendiamo la macchina da stampa e siamo pienamente operativi in meno di un quarto d’ora. Anche durante la giornata lavorativa, le interruzioni dovute alla manutenzione non superano mai i 15 minuti. E quando parlo di bassi costi di gestione non mi riferisco solo al costo per click. Nexfinity assicura una qualità di stampa costante. Questo significa che la percentuale di stampe vendibili, ovvero prive di alcun difetto, è molto alta. Un dato importante se, come nel nostro caso, lavori in un mercato B2C con ordini e tirature che partono dalla singola copia.
Gli inchiostri speciali più compatibili con il tipo di applicazioni che realizziamo sono il Light Black e il Clear. Il primo si è rivelato molto utile nell’ambito della fotografia professionale. Grazie al Light Black, siamo in grado di riprodurre il grigio freddo, che è un colore difficile da ottenere con la semplice quadricromia. L’applicazione del Clear ci permette di ottenere, all’occorrenza, effetti lucidi. Il toner trasparente funge, inoltre, da protettivo, assicurando maggior durevolezza agli stampati.
al mondo del retail. Dai poster di medio formato ai sagomati di cartone appesi al soffitto, fino ai piccoli imballaggi.
La macchina consente di utilizzare una varietà di colori speciali? Quali utilizzate e per che tipo di applicazioni?
La flessibilità di formato si è rivelata strategica per il vostro business? La possibilità di gestire formati carta più lunghi di 50 cm ci ha permesso di estendere la gamma di applicazioni che realizziamo. Restiamo focalizzati principalmente sulla realizzazione di applicazioni fotografiche, ma abbiamo introdotto alcuni prodotti speciali destinati, per esempio,
Quali software utilizzate in combinazione con Nexfinity? È stato facile integrare la macchina da stampa all’interno del vostro flusso produttivo? Il cuore del nostro workflow è un gestionale sviluppato internamente che ci permette non solo di sapere l’esatta posizione di ogni lavoro, ma anche di gestire ogni aspetto relativo alla produzione. L’integrazione tra il nostro software e il front-end digitale di Kodak è stata immediata, come era già avvenuto con le piattaforme NexPress. Inoltre, Nexfinity supporta gli standard JDF e JMF. Questa funzionalità ci permette di avere una mappatura automatica dei dati di produzione, che includono anche le informazioni relative alla logistica.
LED multi-bit assicura una risoluzione di 1.200 dpi e fino a 256 livelli di esposizione. La qualità è garantita anche dalla Dynamic Imaging Technology, che analizza il file in tempo reale e sceglie il sistema di retinatura più consono a ogni area dell’immagine. Ne deriva una maggiore definizione dei testi e una riproduzione più accurata delle sfumature
all’interno dello stesso stampato. L’Intelligent Calibration System controlla e corregge il comportamento della macchina da stampa durante la produzione, garantendo un elevato livello di uniformità e, di conseguenza, riducendo i costi di esercizio. Il nuovo sistema di imaging porta vantaggi anche sul fronte dell’affidabilità. “Tutte le componenti principali di
Nexfinity sono studiate per avere un ciclo di vita più lungo. Questo contribuisce a massimizzare l’uptime della macchina e ad abbatterne i costi di gestione. – spiega Leonard Christopher, Product Manager di NexPress e Nexfinity – Inoltre, Nexfinity è equipaggiata con un set di ricambi standard che l’operatore può utilizzare in autonomia,
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strategie || A sinistra, Stephan de Vries, CEO di Fotofabriek, a fianco della Kodak Nexfinity installata in azienda all’inizio dell’anno. In basso, alcune applicazioni fotografiche realizzate con la nuova macchina.
senza bisogno dell’intervento di un tecnico”. Come tutte le NexPress, Nexfinity dispone di una quinta stazione colore che può ospitare toner supplementari per riprodurre una gamma di colori più ampia (con rosso, verde, blu e rosso fluo), migliorare le sfumature in produzioni bianco/nero e a colori (con il Light Black), o creare effetti speciali sugli stampati (con bianco, oro e trasparente). La principale novità consiste nella possibilità di personalizzare l’ordine dei canali colore, scegliendo in quale sequenza depositare i toner in base all’esigenza del momento. In configurazione standard, Nexfinity può gestire supporti con una dimensione massima di 340x512 mm e con uno spessore
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massimo di 457 g/m2. Il sistema di alimentazione prevede quattro cassetti con una capacità totale di 11.000 fogli e un impilatore con una capacità di 5.000 fogli. Due dispositivi opzionali permettono di estendere la capacità della macchina in termini di formato. Si tratta del Long Sheet Feeder, che alimenta fogli fino a 1,2 m di lunghezza e dello stacker Multigraf Long Sheet Delivery, che gestisce fogli fino a 1 m di lunghezza. Come tutte le soluzioni a foglio della famiglia NexPress, infine, anche Nexfinity utilizza il digital front-end di Kodak, che grazie all’intuitiva interfaccia grafica semplifica la gestione di tutte le operazioni di stampa. La piattaforma è inoltre compatibile
con gli standard JDF e JMF, che permettono di normalizzare le operazioni ripetitive, riducendo il rischio di errori. L’attività di stampa può essere monitorata da remoto utilizzando un qualsiasi browser di ultima generazione. Inoltre, un’applicazione client da remoto abilita il reparto di prestampa a preparare job ticket, stimare l’utilizzo di inchiostro e svolgere molte operazioni dalle proprie stazioni di lavoro. Qualità e integrazione: come Fotofabriek ha scelto Nexfinity Nel 2008, l’agenzia pubblicitaria olandese Chris Russell fonda il portale online Fotofabriek. Il suo core business sono le applicazioni
fotografiche. Fotofabriek offre ai clienti un servizio completo, garantendo qualità e puntualità anche per micro ordini con un alto grado di personalizzazione. Il successo dell’azienda è il risultato di una strategia che ruota intorno a quattro aspetti fondamentali: valorizzazione del capitale umano, investimento in tecnologie all’avanguardia, sviluppo di un workflow “intelligente” e servizio impeccabile. “Il nostro flusso di lavoro è predisposto per gestire picchi o produzioni urgenti con tempi di consegna estremamente brevi. – spiega Stephan de Vries, CEO di Fotofabriek – Abbiamo stabilito la soglia di utilizzo dei macchinari intorno al 20-30% della loro produttività complessiva.” Per Fotofabriek, un altro fattore non trascurabile è il rapporto di trasparenza con i clienti. Questi ultimi in qualsiasi momento possono ricevere informazioni sullo stato di lavorazione degli ordini effettuati. Il monitoraggio costante della produzione è reso possibile dalla perfetta integrazione tra le piattaforme di stampa e il gestionale sviluppato internamente. L’organizzazione meticolosa è supportata da un parco macchine aggiornato, che attualmente ospita due Kodak, una NexPress 2500 e una SX 3300, nonché la nuova Nexfinity, installata all’inizio del 2018. “Grazie a NexPress, ci siamo aggiudicati, per cinque anni di fila, diversi premi. – prosegue de Vries – Nexfinity ci è sembrata la scelta ideale per continuare a offrire il massimo della qualità e, al contempo, esplorare nuove possibilità applicative”. Contestualmente, grazie al front-end di Kodak, Fotofabriek punta a migliorare ulteriormente il controllo dei processi in una logica 4.0, per garantire l’efficienza del servizio e ridurre al minimo la percentuale d’errore.
strategie Stamperia Artistica Nazionale accoglie la sfida del digitale. E lo fa in grande, installando un reparto completo di soluzioni per la stampa e la finitura
Le soluzioni di finishing di Neopost per un reparto digitale a prova di futuro di Caterina Pucci // caterina@densitymedia.com
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tamperia Artistica Nazionale (SAN), storica tipografia piemontese, rinnova il proprio business inaugurando un nuovo reparto digitale. Quest’ultimo ospita una stampante Xerox Versant 3100, oltre che un’ampia gamma di soluzioni per la finitura fornite da Neopost. SAN nasce nel 1926, nel centro di Torino, e si specializza nella stampa editoriale e commerciale. Grazie alla qualità dei suoi stampati e alla cura del servizio clienti, SAN conquista clienti
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importanti come Fiat, Zanichelli, Einaudi e molti altri. Negli anni ‘80, l’azienda rinnova profondamente i suoi impianti, introducendo stampanti offset e soluzioni di prestampa all’avanguardia. Nel 2007 è la volta del trasferimento nell’attuale sede di Trofarello. Gli anni Duemila coincidono con un aumento progressivo delle commesse digitali che l’azienda affida inizialmente a terzi. Ma la richiesta di piccole tirature cresce ed esternalizzare la produzione digitale si rivela sempre meno conveniente. Così, nel 2017,
l’azienda si dota di un reparto digitale interno. A ciclo completo sia nell’offset che nel digitale Oggi SAN ha 80 dipendenti e un sito produttivo di 20.000 m2. L’imponente reparto di produzione offset ospita tre KBA Rapida 162, una KBA Rapida 105 e una MAN Ultra IV. Alla sala stampa si affiancano il reparto di prestampa e la legatoria, dove trovano spazio tecnologie per taglio, piega, brossura,
cucitura a filo refe, punto metallico, imballaggio etc. La combinazione di questi elementi rende SAN a tutti gli effetti un’azienda a “ciclo completo”. Al momento di investire nel nuovo reparto digitale, la scelta della stampante Xerox Versant 3100 è stata determinata dalla possibilità di aggiungere una gamma di opzioni di finitura in || In alto, a sinistra, la sede di Stamperia Artistica Nazionale a Trofarello (TO); a destra, un esempio di nobilitazione ottenuto con Duplo DuSense DDC-810.
strategie
intervista
a Pietro Carmagnola Responsabile Finanza, Amministrazione e Controllo di Stamperia Artistica Nazionale
“Duplo DuSense è la ciliegina sulla torta del nostro reparto digitale. La verniciatura UV piace ai clienti e crea valore aggiunto per i nostri prodotti.”
linea. Queste ultime permettono alla macchina di gestire più lavori nello stesso momento. Contestualmente, l’azienda si è dotata di tecnologie di finishing specifiche per le piccole e medie produzioni: plastificatore BAGEL Minilam formato B3, multifunzione Duplo DC‑646, brossuratrice poliuretanica Rigo con metticopertina automatico, nobilitatrice Duplo DuSense DDC‑810 per verniciatura spot UV. Con queste soluzioni SAN, oltre a gestire le produzioni digitali,
Quali sono state le riflessioni per cui avete scelto di dotarvi di un reparto digitale completo partendo da zero? Negli ultimi cinque anni si sono create condizioni favorevoli all’introduzione del digitale anche nella nostra azienda. Da una parte, le tecnologie di stampa hanno raggiunto un livello qualitativo equiparabile all’offset; dall’altra, è aumentata la richiesta di piccole tirature. In precedenza, esternalizzare la stampa dei piccoli lotti ci era sembrata la soluzione migliore. Ma ci siamo resi conto che questo non garantiva il controllo dei processi a cui siamo abituati. Per partire abbiamo selezionato le soluzioni che abbiamo ritenuto indispensabili. Nell’offset siamo abituati ad offrire un servizio completo e non volevamo che il reparto digitale fosse da meno. Di qui la scelta di affiancare a Xerox Versant 3100 le soluzioni di finitura Neopost. Per quanto riguarda la multifunzione Duplo DC-646, a convincerci è stata la possibilità di automatizzare il processo di taglio e cordonatura, così da essere competitivi anche sulle microtirature. snellisce la finitura delle tirature medio-piccole realizzate con stampa tradizionale. Nel nuovo reparto, l’azienda sta realizzando libri, opuscoli, cataloghi; ma anche copertine nobilitate per volumi stampati in offset. DuSense DDC‑810 è una nobilitatrice digitale, in grado di depositare vernice UV con uno spessore compreso tra 20 e 80 µm, su fogli con dimensione fino a 364x740 mm. La macchina può raggiungere una produttività di 1.080 fogli/ora e dispone di un
DC-646 richiede interventi minimi da parte dell’operatore e conseguentemente permette di contenere i costi di produzione. Di BAGEL Minilam abbiamo apprezzato il sistema ergonomico e veloce per il cambio delle bobine di film protettivo. Inoltre, il cilindro di riscaldamento a olio regola le fluttuazioni di temperatura e fa sì che il calore venga distribuito in maniera uniforme sull’intera ampiezza di lavorazione. Perché avete investito nella nobilitazione digitale? Eravamo alla ricerca di una soluzione in grado di differenziare la nostra offerta di lavori stampati in digitale. Duplo DuSense è la ciliegina sulla torta di un reparto che oggi possiamo definire quasi completo. Grazie alla verniciatura UV, realizziamo prodotti ad alto valore aggiunto, che ci permettono di uscire dalla logica del prezzo e puntare tutto sull’unicità del risultato offerto. Quali sfide vi aspettate dal futuro e quali ricadute credete che avrà l’investimento nel sistema di registrazione che corregge automaticamente, foglio per foglio, la corrispondenza tra stampa e nobilitazione. Duplo DC-646 è una multifunzione per taglio e cordonatura di fogli che supporta un foglio di 999 mm di lunghezza massima. Le impostazioni di produzione possono essere salvate e richiamate all’occorrenza. Il cambio di lavorazione diventa così un’operazione molto semplice, che richiede solo un minimo intervento umano. I fogli verniciati, infatti,
digitale sul vostro business? Ci definiamo un’azienda di dimensioni intermedie, sia in termini di organico che di fatturato, e questo ci espone a una duplice concorrenza. Da un lato, i grandi stampatori che hanno accesso a risorse più elevate delle nostre. Dall’altro, i piccoli stampatori che hanno un modello di business più snello e flessibile. Pur consapevoli di doverci adeguare ai prezzi imposti dal mercato, cerchiamo sempre di differenziare la nostra offerta. In quasi cento anni di attività, abbiamo acquisito una professionalità che ci permette di far fronte a ogni tipo di esigenza. Abbiamo affrontato molti cambiamenti, ma se c’è una cosa a cui non siamo disposti a rinunciare, questa è la vocazione all’eccellenza. Il nuovo reparto esiste da meno di sei mesi: è difficile fare un pronostico. Possiamo però dire che la combinazione tra offset e digitale si sta rivelando vincente. Oggi, siamo in grado di abbinare la produttività delle macchine tradizionali con le infinite possibilità di personalizzazione delle macchine digitali. Quando ci presentiamo ai clienti abbiamo una marcia in più. possono presentare dei problemi in abbinamento ai tradizionali sistemi di taglio a ghigliottina. Una peculiarità di DC-646 è che opera sul singolo foglio, assicurando precisione anche su lavorazioni con vernice e spessore. SAN si prepara dunque a scrivere un nuovo capitolo della sua storia, in cui il digitale sarà protagonista. || A sinistra, la plastificatrice BAGEL Minilam; sotto, la nobilitatrice digitale Duplo DuSense DDC-810.
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strategie Determinata ad affermare la propria leadership nell’output management, l’azienda torinese ha installato, prima in Italia, la nuova Ricoh Pro VC60000
Poligrafico Roggero e Tortia: ancora una volta primi nell’innovazione con Ricoh di Gabriele Lo Surdo // gabriele@densitymedia.com
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iamo una startup di quasi cento anni», scherza Riccardo Pesce, amministratore delegato di Poligrafico Roggero e Tortia (PRT), prima di iniziare a raccontarci della sua azienda. PRT nasce nello scorso secolo, all’inizio degli anni Venti (1921); effettivamente i cent’anni sono dietro l’angolo. Ma cosa può avere in comune un’azienda con così tanta storia sulle spalle con una startup? Basta dare un’occhiata ai suoi ultimi
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quarant’anni di storia per accorgersi che il paragone è tutt’altro che forzato. Dagli anni Settanta a oggi l’azienda ha vissuto grandi e frequenti trasformazioni, evolvendosi al modificarsi del mercato intorno a lei. Ma non è stato un affannoso inseguimento, dettato dall’ansia di rimanere indietro. PRT crede nell’innovazione come elemento differenziante e come strumento fondamentale per creare maggior soddisfazione nei propri clienti. Ecco perché la sua è una storia
di primati tecnologici. Per citarne solo alcuni: primi al mondo a installare la macchina da stampa digitale Infoprint 5000 nel 2007; unici in Italia a stampare su modulo continuo a 450 m/min con una Müller Martini Alprinta 74; primi in Italia a installare la macchina da stampa digitale Ricoh Pro VC60000 nel 2017. Ma l’innovazione non è solo una questione di macchinari. PRT è in costante evoluzione anche dal punto di vista strategico e dei servizi offerti. Gli scorsi quindici anni
sono stati caratterizzati da acquisizioni e aperture di nuove sedi, in Italia e all’estero, nonché da lanci di piattaforme software nell’ambito della gestione elettronica documentale e della posta ibrida. || In alto, la Ricoh Pro VC60000 installata presso gli stabilimenti PRT, a Beinasco (TO). Nella pagina a fianco, grazie a un accordo con Ricoh Italia, il servizio di posta ibriba PostaPronta, firmato PRT, può essere utilizzato direttamente dallo Smart Operation Panel delle multifunzione Ricoh di ultima generazione.
strategie Tre pilastri fondamentali PRT ha idee molto chiare: tre sono i pilatri sui quali costruisce la sua strategia di sviluppo. Il primo è la centralità del cliente: un argomento che oggi è sulla bocca di tutti ma che PRT approccia in modo estremamente concreto. «Il cliente è il punto di inizio di ogni nostro nuovo progetto», dichiara Pesce. Il secondo sono le persone: a loro è affidato il dialogo con il cliente, la ricerca della soluzione ideale per lui, il rispetto degli standard qualitativi in produzione. Il terzo sono le tecnologie: l’azienda può offrire ai clienti ciò che le sue tecnologie sono in grado di realizzare; evolversi tecnologicamente è indispensabile per offrire soluzioni efficaci e rimanere leader di mercato. Mai uguali a se stessi Dopo cinquant’anni di attività nelle arti grafiche tradizionali, negli anni Settanta, PRT cambia pelle una prima volta, convertendosi alla stampa di moduli continui. Successivamente, negli anni Novanta, l’azienda introduce le prime tecnologie a toner e inizia a proporsi sul mercato come print service provider specializzato in stampa transazionale (fatture, estratti conto etc.). A metà degli anni Duemila, PRT entra nella gestione elettronica documentale, fondando la società Intellidoc, e amplia i propri orizzonti oltralpe, acquisendo la società francese leader nella stampa transazionale “Centrale de Production” (oggi PRT-France). Tra il 2009 e il 2012, l’azienda piemontese investe nello sviluppo di PostaPronta, un soluzione software per posta ibrida on-demand. Il progetto è un successo e ne vengono vendute licenze negli Stati Uniti, in Francia, nei Paesi Bassi e in Giappone. Nel 2017, Ricoh Italia firma un accordo con PRT per integrare PostaPronta sulle sue multifunzione. Nello stesso anno PRT entra nel mercato statunitense fondando PRT America e lanciando il servizio myMailHouse.
Con Ricoh da oltre dieci anni Quando nel 2007 IBM e Ricoh hanno lanciato Infoprint 5000, la prima soluzione inkjet drop-ondemand ad alimentazione continua per la produzione di grandi volumi, PRT non ha avuto dubbi e si è assicurata la prima installazione al mondo. Con questa macchina ha potuto esplorare le potenzialità della stampa digitale a colori e ampliare la propria offerta includendo applicazioni transpromo. Nel 2013, PRT conferma la sua fiducia nelle tecnologie Ricoh acquistando una seconda Infoprint 5000 con la quale, tra gli altri servizi, risponde al crescente numero di commesse legate al progetto PostaPronta. Ultimo capitolo (per ora) della partneship tra PRT e Ricoh è stata l’introduzione
della Pro VC60000 nel 2017. «Il nostro obiettivo è avere clienti sempre più felici. Come? Innovando. Ma non possiamo riuscirci da soli, abbiamo bisogno di partner. – commenta Federico Tornielli, general manager di PRT – Ricoh è stata un partner fondamentale; le sue tecnologie e le sue persone ci hanno permesso di crescere e creare maggiore soddisfazione nei nostri clienti» Pro VC60000: competitiva fino a 150.000 copie Come detto, PRT vede nella tecnologia un potente strumento per l’innovazione. Che si tratti di software o di hardware, che si parli di tecnologie tradizionali o digitali. Oggi in azienda i grandi volumi sono affidati a due macchine
Riccardo Pesce Amministratore delegato Poligrafico Roggero e Tortia
“Oltre all’elevata produttività e alla straordinaria risoluzione, un aspetto di VC60000 che ci ha colpito è la sua compatibilità con carte pesanti fino a 250 g/m².”
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strategie Pro VC60000: l’inkjet ad alta velocità firmato Ricoh fa il salto di qualità Nel 2007, IBM e Ricoh lanciavano InfoPrint 5000, una macchina da stampa inkjet drop-on-demand destinata a scrivere la storia. Nei sei anni successivi sarebbero state stampate con questa tecnologia oltre 70 miliardi di pagine A4, in tutto il mondo. Sulla scia di questo successo Ricoh ha introdotto, nel 2014, Pro VC60000 (fig. 1). La
nuova piattaforma vanta caratteristiche straordinarie e racchiude al suo interno tutto il meglio della tecnologia inkjet proprietaria Ricoh. A partire dalle teste di stampa (fig. 2) che assicurano una risoluzione di stampa di 1.200x1.200 dpi. La macchina utilizza inchiostri a pigmento Ricoh, formulati appositamente per
offrire performance ottimali alle alte velocità (fig. 3). Da una parte le gocce non si deformano dopo essersi depositate sulla superficie del materiale, dall’altra si asciugano rapidamente. La produttività di Pro VC60000 è di 150 m/min a 600x600 dpi, e 50 m/min a 1.200x1.200 dpi. In configurazione standard la macchina può
stampare carte naturali o carte patinate pretrattate per l’inkjet. Due moduli opzionali – uno di pretrattamento e uno di asciugatura a lama d’aria – la rendono compatibile anche con carte standard per l’offset. Pro VC60000 è ideale per applicazioni direct mail, stampa editoriale e stampa commerciale.
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Lorenzo Clerici Direttore vendite dirette Ricoh Italia
“Come Ricoh Italia, abbiamo trovato in PRT un partner ideale per creare insieme qualcosa di diverso sul mercato.”
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roto-offset Müller Martini, una Concept NT e una Alprinta74. Nel reparto digitale lavorano invece una Infoprint 5000 e la nuova Ricoh Pro VC60000. «Ci permetterà di andare ad aggredire una parte dei volumi che normalmente stampiamo in offset, con grossi vantaggi nei tempi di consegna», spiega Pesce parlando di Pro VC60000. Numerosi i dettagli della macchina che hanno convinto PRT a sceglierla. La risoluzione massima di 1.200x1.200 dpi e le caratteristiche dei nuovi inchiostri pigmentati stanno dando all’azienda la possibilità di proporre stampati promozionali e commerciali di alta qualità. Al
contempo la produttività massima di 150 m/min ha spostato verso l’alto il punto di pareggio con l’offset. «Stiamo realizzando con Pro VC60000 commesse fino a 150mila copie; la qualità è quella che i clienti richiedono e, soprattutto, è costante», prosegue Pesce. Infine la compatibilità della nuova macchina con carte di grammature fino a 250 g/m2 sta contribuendo ad aprire ulteriori nuovi scenari di business che PRT sta ancora esplorando. PostaPronta: la posta ibrida Made in Italy La produttività e la qualità di Pro VC60000 serviranno anche
a fronteggiare i volumi di stampa provenienti da PostaPronta, la posta ibrida firmata PRT. Sempre più utenti – privati, professionisti e aziende – scelgono di affidare la postalizzazione dei propri documenti a questo servizio. Ma come funziona? Semplice: occorre registrarsi sul sito, effettuare una ricarica del proprio credito, installare il programma PostaPronta e seguire le indicazioni del wizard al suo interno. Qualsiasi tipo di file può essere recapitato in forma cartacea senza sforzo. Il servizio è accessibile anche mediante stampante virtuale o, grazie a un accordo con Ricoh Italia, dal touch panel delle sue multifunzione di ultima generazione.
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strategie Attenta a qualità, costi e reali vantaggi operativi, la trevigiana Graficart ha introdotto una Agfa Jeti Tauro H2500 LED per efficientare la produzione di packaging e display
L’inkjet di grande formato affianca l’offset e reinventa l’industria cartotecnica di Caterina Pucci // caterina@densitymedia.com
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a coestistenza tra tecnologie di stampa analogica e digitale è una prospettiva che sempre più aziende stanno prendendo in considerazione. Personalizzazione e capacità di far fronte alle basse tirature sono i vantaggi già noti delle tecnologie digitali. Ma cosa hanno da offrire in più le macchine di ultima generazione? Qualità finalmente apprezzata anche dal mondo offset, affidabilità e produttività per affrontare
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anche picchi di produzione. Se finora la maggior parte degli operatori dell’offset si è rivolta alle tecnologie a foglio per il proprio battesimo digitale, la nuova generazione di stampanti inkjet industriali di grande formato sembra aprire nuovi scenari. Embematico è il caso di Graficart, storica cartotecnica trevigiana, che ha investito su una Agfa Jeti Tauro H2500 LED. Una macchina che sin dall’installazione, alla fine del 2017, ha progressivamente assorbito volumi di
lavoro precedentemente realizzati in offset, rivelandosi ideale per la produzione di packaging, materiali per il punto vendita e stampati promozionali. La compatibilità con infiniti materiali e il formato, che eccede quello delle macchine offset già in azienda, hanno aperto le porte a nuovi scenari applicativi, finora solo parzialmente esplorati.
Clientela di qualità e applicazioni di pregio In quasi 40 anni di attività, Graficart si è conquistata la fiducia di una nutrita clientela, sia a livello locale che internazionale. L’azienda offre ai propri clienti soluzioni altamente personalizzate, sviluppate su misura per le loro esigenze. Questo le permette di intercettare
|| In alto, a sinistra, la Agfa Jeti Tauro H2500 LED installata presso Graficart. A destra, il plotter da taglio Esko Kongsberg XP, che si trova all’interno del reparto di finitura dell’azienda.
strategie l’interesse di interlocutori esigenti, come i brand del lusso, alla ricerca di stampati che eccellano per qualità e ricercatezza. Il reparto di produzione di Graficart è imponente. La sala stampa ospita cinque macchine offset ciascuna con una differente configurazione, fino a un massimo di 10 colori e un formato 100x140 cm. Il reparto cartotecnico è attrezzato con un’ampia gamma di accoppiatrici, plastificatrici, fustellatrici, piega-incolla automatiche e macchine per la stampa a caldo e a rilievo. L’esteso parco di tecnologie e le elevate competenze tecniche del personale, che oggi conta 100 dipendenti, consentono all’azienda di far fronte a ogni tipo di progetto. Un’azienda a ciclo completo La peculiarità di Graficart è aver saputo riunire sotto lo stesso tetto due anime profondamente diverse. Da un lato la stampa commerciale, nelle sue numerose declinazioni, dal catalogo al manifesto. Dall’altro la cartotecnica: espositori da terra e da banco, scatole e astucci per il confezionamento di prodotti di pregio. La cifra stilistica resta, in ogni caso, l’alto valore aggiunto conferito ad ogni applicazione. I 7.000 m2 di superficie produttiva ospitano
un team di esperti di prestampa, impaginazione, progettazione, stampa, cartotecnica, finitura e legatoria. Un ruolo indispensabile è svolto dai reparti di assemblaggio, confezionamento e logistica: che offrono ai clienti del retail la possibilità non solo di produrre, ma anche di arrivare direttamente ad ogni singolo punto vendita. “Siamo in grado di gestire l’intera produzione internamente. Al cliente offriamo un prodotto chiavi in mano, che non necessita di ulteriori lavorazioni, garantendo tempi di consegna estremamente veloci”, spiega Moretto. La scelta del grande formato Al momento di investire in una soluzione digitale, Moretto si è lasciato guidare dall’esperienza e dal desiderio di non uniformarsi alle scelte degli altri. Molte cartotecniche si sono orientate verso soluzioni a foglio perché hanno visto nel digitale a foglio l’ideale prosecuzione dell’offset. Graficart ha preferito investire nel grande formato. Dapprima con una soluzione entry level, in seguito introducendo Jeti Tauro H2500 LED. “A colpirmi sono state le caratteristiche d’insieme di questa macchina: buona produttività, un formato versatile, alta qualità dell’immagine, esteso gamut
|| Un operatore lavora su una Roland R900 100x140 installata presso Graficart. Il parco macchine offset dell’azienda comprende inoltre una Heidelberg Speedmaster CD 102 - 6 LX, una Heidelberg Speedmaster SM 102 - 10P, una Heidelberg Speedmaster 74 - 6 LX, una Heidelberg Speedmaster 52 - 4.
|| In alto, la Jeti Tauro di Graficart configurata per la movimentazione manuale dei supporti, mediante tavoli di carico e scarico con rulliere. Qui sopra, i pin di registrazione retrattili presenti sul tavolo di carico della configurazione automatizzata di Jeti Tauro.
Jeti Tauro H2500 LED, scalabile e votata all’automazione Jeti Tauro H2500 LED è una stampante inkjet ibrida UV LED. La macchina ha luce di stampa di 2.540 mm e può produrre fino a 275 m2/h. Progettata per stampare direttamente su una vasta gamma di materiali rigidi e flessibili per la comunicazione visiva e applicazioni industriali, Jeti Tauro ha dimostrato di adattarsi bene anche al settore della cartotecnica. La stampante è equipaggiata con teste Ricoh Gen5 con dimensione di goccia minima di 7 pl e risoluzione fino a 725x1.200 dpi. Alla configurazione a 6 colori (CMYKLmLc) è possibile aggiungere bianco e primer opzionali. I fluidi utilizzati nella fase di pretrattamento
favoriscono l’adesione degli inchiostri ai supporti più critici, garantendo elevata qualità, adesione e resistenza della stampa all’abrasione. Il curing UV-LED è ideale per stampare su materiali termosensibili, come plastica e cartone ondulato. Le chimiche ad alta pigmentazione consentono di ridurre il consumo di inchiostro, senza compromettere la qualità degli stampati. Per semplificare le operazioni di carico e scarico dei materiali, è disponibile l’automazione 3/4, che prevede uno stacker automatico e un feeder semiautomatico dotato di pin retrattili. Questi ultimi assicurano il posizionamento preciso dei materiali di stampa.
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strategie
intervista a Roberto Moretto Presidente di Graficart
“Molte cartotecniche hanno pagato cara la scelta di investire in soluzioni analogiche digitali sovradimensionate o finanziariamente insostenibili.”
cromatico e la possibilità di nobilitare la stampa con il bianco”, spiega Moretto. Inizialmente destinata a prototipi e bassi volumi, la stampante Agfa è stata presto impiegata per realizzare commesse on-demand e lavorazioni cartotecniche speciali. A Jeti Tauro H2500 LED si affiancano due cutter digitali Kongsberg e Zund, che consentono di realizzare piccoli lotti finiti, pronti per la consegna. “La combinazione di stampante e plotter da taglio digitale permette di realizzare, in tempi estremamente ridotti, piccole tirature, aggirando, inoltre, i costi di avviamento dell’offset”, aggiunge Moretto. I dettagli tecnici che fanno la differenza Jeti Tauro H2500 LED di Graficart gestisce un carico di lavoro che la tiene impegnata, quotidianamente, per un
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Molti stampatori offset hanno approcciato il digitale partendo dal piccolo formato. Graficart no... Come imprenditore, ho sempre cercato di orientarmi verso sistemi che apportassero un reale valore alla mia azienda. Abbiamo risentito degli effetti della crisi degli ultimi dieci anni, ma siamo sopravvissuti anche grazie a una gestione attenta e oculata delle risorse tecnologiche. Molte cartotecniche hanno pagato cara la scelta di investire in soluzioni analogiche e digitali sovradimensionate o finanziariamente insostenibili. Trovo che l’investimento nel digitale sia sensato solo se accompagnato da una chiara strategia di sviluppo. Jeti Tauro è arrivata quando abbiamo cercato di offrire ai nostri clienti un prodotto che avremmo avuto difficoltà a realizzare in offset, sia a livello tecnico che economico. Una stampante come Jeti Tauro permette di far fronte alla basse tirature, mantenendo un’elevata qualità degli stampati. Una caratteristica che ci consente di dialogare con brand del lusso e agenzie di comunicazione, alla intero turno di produzione. Un risultato sorprendente, che in azienda non immaginavano di poter raggiungere in tempi così brevi. Progettata per produrre 24/7, Jeti Tauro è già predisposta per la modalità 3/4, che automatizza le operazioni di carico e scarico e consente di stampare fino a 4 pannelli affiancati. La presenza dei pin di registrazione retrattili semplifica il posizionamento dei pannelli, mentre la potente aspirazione rende più sicuro il trasporto di materiali non perfettamente planari, come il cartone ondulato. Moretto è ottimista rispetto ai possibili impieghi di Jeti Tauro in azienda. “La macchina è già pronta ad accogliere volumi di produzione crescenti. La sua indiscutibile produttività e la qualità ineccepibile estendono gli orizzonti applicativi ben oltre ciò che riusciamo a immaginare in questo momento” conclude.
ricerca di prodotti ricercati e curati nel dettaglio. Vi spaventa il crescente successo della stampa online? L’esplosione dei web-to-print è una conseguenza dell’avvento di Internet, che ha stravolto le logiche di domanda e offerta. Graficart è figlia di un’altra epoca ed è fiera di preservare la propria tradizione artigianale. Chi sceglie Graficart non è attirato da un prezzo stracciato sulla sola componente stampa, ma sa di ricevere un’assistenza a 360°. Accompagniamo il cliente in tutte le fasi della produzione, dalla progettazione al confezionamento, fino alla logistica. Questo ci consente di creare un rapporto privilegiato con i nostri interlocutori. La fiducia che riusciamo a innescare nei clienti rappresenta una soddisfazione enorme. Non ha senso, per noi, allinearci a una tendenza che non fa parte della nostra storia e non ci rispecchia. Quanto è importante investire nella formazione? Ho sempre creduto fortemente nel dialogo scuola-azienda. È
un’occasione unica per gli studenti di apprendere sul campo, e per le aziende di scoprire nuovi talenti, che saranno i futuri professionisti delle arti grafiche. Da qui deriva il rapporto decennale che abbiamo costruito con l’Istituto Salesiano San Marco di Mestre, che si impegna da anni a fornire ai giovani un ampio bagaglio di competenze tecniche, ma anche di valori umani. È bello vedere che molti degli ex tirocinanti di Graficart, oggi vantano percorsi professionali solidi e in continua ascesa. Con una punta d’orgoglio posso dire che alcuni continuano a chiamarmi “maestro”. Quali sono i futuri sviluppi legati all’ingresso in azienda di Jeti Tauro H2500 LED? Jeti Tauro ha innescato un cambiamento inaspettato. Siamo intenzionati a incrementare i volumi, per sfruttare appieno la vocazione industriale della macchina, che è in grado di sostenere cicli di produzione intensivi. Al progressivo aumento dei quantitativi di stampa, faremo corrispondere un passaggio alla configurazione più automatizzata della macchina.
|| In alto, un espositore da terra realizzato da Graficart con Jeti Tauro H2500 LED: un esempio di come la macchina si presti alle applicazioni per la cartotecnica.
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strategie Con un investimento di dieci milioni di euro, l’outsider lituana ha creato la prima stampante digitale per wallpaper capace di creare effetti tattili e tridimensionali
Sostenibile, efficiente, digitale: così la produzione di parati secondo Veika di Gabriele Lo Surdo e Caterina Pucci
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e volessimo tracciare le origini della carta da parati, dovremmo partire dall’antica Cina, dove la carta è nata e dove, già nel 200 a.C., era diffusa l’usanza di incollare fogli di carta di riso alle pareti per decorarle. Il processo di produzione industriale è arrivato più tardi, intorno al 1750. E, nonostante l’evolversi delle tecnologie di stampa, è rimasto legato a metodi tradizionali. Affidabili e in linea con le aspettative di
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qualità dell’utenza, ma costosi e inquinanti. Almeno fino al 2015, quando un nuovo attore è entrato in scena, determinato a cambiare questa industria. A sfidare la tradizione è Veika. Per quasi trent’anni, questa azienda a conduzione familiare, con sede a Vilnius (Lituania), si è specializzata nella produzione di supporti, inchiostri e coating per il settore delle wallpaper. Complice il passaggio generazionale, Veika ha iniziato nel 2014 a sviluppare tecnologie che rendessero la produzione di carta
da parati più sostenibile e accessibile. Per prima cosa, l’azienda ha lanciato, nel 2015, un supporto completamente riciclabile e PVC free. In seguito, nel 2016, ha introdotto una stampante inkjet per carta da parati che permette di ottenere effetti tattili e tridimensionali in un singolo passaggio. Da est spira un vento di rivoluzione, il mercato saprà lasciarsi trasportare? Veika pensa di sì e continua a investire e perfezionarsi, mentre il suo fatturato ha raggiunto i 20 milioni di euro (2017).
Una rivoluzione che inizia dal supporto di stampa Il PVC è il materiale più utilizzato nella produzione industriale di carta da parati. La sua popolarità è dovuta al fatto che è durevole, se paragonato alla carta. È stato preferito ad altri materiali || In alto, a sinistra, una panoramica della sede di Veika a Vilnius, in Lituania. A destra, un esempio di stampa con effetto tridimensionale ottenuto con la tecnologia Dimense.
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intervista a Aleksey Etin CTO di Veika
“Continuiamo a credere che le cose si possano fare in maniera diversa, più sostenibile e rispettosa del mondo che lasceremo ai nostri figli.”
anche perché ha una struttura compatibile con le numerose post lavorazioni caratteristiche dell’industria del parato. Una su tutte: l’embossing chimico, che permette di creare effetti tattili tridimensionali sfruttando una reazione chimica innescata dal calore prodotto da una calandra. Infine, è apprezzato per essere un materiale molto economico. Per rendere il PVC soffice e flessibile, però, esso viene addizionato di sostanze chimiche dette plastificanti. Queste, essendo semi-volatili, tendono ad abbandonare il materiale. Per questo motivo, i produttori di
Come è nata l’idea di Ecodeco e Dimense? Ho sempre creduto che la tecnologia serva a migliorare la vita delle persone. Dopo gli studi scientifici, in Israele, sono rientrato in Lituania, nell’azienda di famiglia, e ho deciso di mettere a frutto le mie competenze nell’ambito in cui lavoriamo da decenni, quello dei parati. Le nostre tecnologie, chimiche e materiali, erano molto apprezzate. Però mi sono reso conto che era arrivato il momento di guardare al futuro in modo differente. Così ho individuato i punti deboli dei processi di produzione tradizionali e ho cercato di migliorarli. Il primo passo è stato cercare un’alternativa al PVC che, come sappiamo, è potenzialmente dannoso e difficile da smaltire: così è nato Ecodeco. Un materiale con le stesse proprietà fisiche del PVC, ma riciclabile e privo di componenti soggette a migrazione. Nel frattempo, sempre più produttori di carta da parati cominciavano a sperimentare le possibilità offerte dal digitale. Eppure, ancora nessuno era riuscito a sviluppare una tecnologia che garantisse risultati assimilabili a quelli dei processi analogici, in particolar modo sul fronte degli effetti tattili
e tridimensionali. Dimense è nata proprio per colmare questa lacuna, offrendo la possibilità di creare effetti a rilievo nel prodotto finito, in modo totalmente digitale e senza la necessità di post-lavorazioni. Entrambi i progetti hanno rappresentato un grande investimento per la nostra azienda. Però ero certo che saremmo riusciti a sviluppare soluzioni capaci di fare la differenza, rendendo questa industria più dinamica, sostenibile e rispettosa del mondo che lasceremo ai nostri figli.
Il digitale rappresenta un vantaggio nell’industria del parato, ma per quale utenza? Credo di poter individuare almeno tre potenziali utilizzatori. Il primo è lo stampatore di wallpaper tradizionale, che
Dopo Dimensor S, cosa state progettando per il futuro? Dimensor S ci ha permesso di dimostrare che è possibile ottenere con il digitale risultati comparabili a quelli delle tecnologie analogiche. A due anni dal lancio ufficiale a drupa 2016, registriamo un interesse crescente da parte dei produttori di carta da parati che richiedono modelli più performanti, in grado di sostenere elevati volumi di produzione. Per andare incontro alle loro esigenze, stiamo già lavorando a due nuovi modelli. A Dimensor S, che raggiunge una velocità di 20 m2/h, affiancheremo i modelli M e L, che potranno stampare a una velocità massima di 100 e 1.000 m2/h.
carta da parati in PVC devono obbligatoriamente investire in costose apparecchiature di depurazione dei fumi prodotti durante
le lavorazioni. Una parte di queste sostanze rimane anche all’interno del prodotto finito, creando un rischio di contaminazione. In
questo scenario si inserisce il progetto Ecodeco, figlio della mente brillante di Aleksey Etin, CTO di Veika. Dopo gli studi in Israele,
Avevi una visione chiara in mente, come l’hai realizzata? Per lo sviluppo di Ecodeco e del fluido speciale responsabile dell’embossing, mi sono affidato alla trentennale esperienza del nostro dipartimento di ricerca e sviluppo a Vilnius. Per quanto riguarda Dimensor S, abbiamo lavorato in partnership con un’azienda israeliana specializzata nello sviluppo di sistemi inkjet.
beneficerà di tempi e costi di produzione ridotti, oltre a poter includere nella sua offerta le piccole tirature, mantenendo un’elevata marginalità. Il secondo è lo stampatore digitale, che può ampliare il proprio portfolio di prodotti e offrire ai suoi clienti nuove opportunità per differenziarsi. Il terzo è il designer che potrà dare sfogo alla sua creatività. Infatti, superando i limiti dimensionali delle tecnologie analogiche, il digitale apre le porte a infinite nuove possibilità creative.
|| A sinistra, il nuovo edificio destinato alla produzione di Ecodeco, la prima carta da parati PVC e migration free sviluppata da Veika
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|| In alto, la tecnologia Dimense vista da vicino. A sinistra, sullo stampato viene depositato un liquido in corrispondenza delle parti dove si vuole ottenere lo spessore. A destra, l’effetto ottenuto dopo il passaggio in calandra. In basso, i tecnici del dipartimento di R&D svolgono test incrociati per analizzare le reazioni di chimiche e materiali.
Dario Zocco Ramazzo Marketing Coordinator di Fenix Digital Group
“Cercavamo per i nostri clienti una tecnologia unica e differenziante. Abbiamo trovato la risposta in Dimense.”
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dove si specializza in ingegneria chimica, Etin torna a Vilnius per prendere le redini dell’azienda di famiglia. I suoi progetti sono ambiziosi: vuole rivoluzionare il mondo delle wallpaper. Con una squadra di ricercatori, decide di creare un’alternativa ecologica al PVC, che sia in grado di assicurare le stesse prestazioni di quest’ultimo. Nasce così Ecodeco, un materiale riciclabile e privo delle sostanze chimiche soggette al fenomeno della migrazione. La fiducia in Ecodeco è tale che Veika investe nel progetto 10 milioni di euro, 5 dei quali per la costruzione di un nuovo impianto di produzione dedicato. «Produciamo circa 10 tonnellate al mese di Ecodeco, ma l’impianto ha una capacità di 1.500 tonnellate al mese. – spiega Etin – Contiamo di arrivare a produrre e vendere 500 tonnellate di Ecodeco al mese entro la fine dell’anno». Secondo le stime di Veika, il fatturato generato dal nuovo materiale crescerà di dieci volte nei prossimi
cinque anni. Tuttavia, l’introduzione di Ecodeco è solo il primo passo di un processo più radicale di trasformazione dell’industria del parato. Stampare wallpaper in 3D non è più un sogno per pochi Nella produzione tradizionale di wallpaper, i processi di stampa ed embossing prevedono l’utilizzo di matrici, come cilindri rotocalco e telai serigrafici. Queste tecnologie analogiche hanno limiti dimensionali e costi di avviamento elevati. I motivi stampati, infatti, non possono superare le misure della matrice utilizzata. Inoltre, per ottenere diversi effetti, è necessario dotarsi di matrice specifica per ciascuno di essi. È questa la ragione per cui la produzione di wallpaper è sempre stata compatibile solo con volumi di stampa medio-grandi, in grado di giustificarne i costi elevati. Per superare queste criticità, Veika ha sviluppato Dimense, una
tecnologia digitale che permettesse di stampare e creare effetti tridimensionali sul materiale, in un singolo passaggio. La prima stampante a utilizzare la tecnologia Dimense è Dimensor S, un sistema roll-to-roll con calandra in linea. Oltre alla quadricromia, l’engine di stampa inkjet ospita un quinto canale colore, che gestisce la chimica speciale responsabile dell’embossing. Durante la stampa, questo liquido viene gettato in corrispondenza delle aree dove si vuole ottenere spessore. Il calore sprigionato dalla calandra innesca la reazione chimica che porta il materiale ad aumentare di volume in corrispondenza delle zone “trattate”. Dimensor S utilizza inchiostri base acqua, sviluppati e prodotti da Veika. La combinazione tra stampante inkjet e calandra permette di velocizzare il processo produttivo, riducendo tempi di avviamento e costi di produzione. In questo modo, gli stampatori di wallpaper possono realizzare anche piccoli
strategie || In alto, Veika Dimense S, il primo sistema digitale di grande formato in grado di stampare carta da parati con effetti tridimensionali. In basso, la designer di Veika lavora alla creazione di un portfolio di applicazioni da realizzare con Dimense.
agli albori. Per stimolare il cambiamento, Veika sta lavorando attivamente su due fronti. Da una parte, rafforzando la sua presenza all’interno delle fiere e degli eventi dedicati al design e alla decorazione d’interni. Dall’altra, facendo formazione diretta agli stampatori, che possono servirsi delle tecnologie disponibili all’interno del suo showroom per realizzare i propri campioni personalizzati. Il futuro di Veika
lotti di carta da parati. La larghezza di stampa di 160 cm, inoltre, permette di lavorare con soggetti grafici di grandi dimensioni. Lasciando maggiore libertà creativa ai designer, la tecnologia Dimense va incontro alle nuove esigenze del mercato della decorazione d’interni, che impone sempre maggiore personalizzazione e un rinnovamento più frequente degli ambienti. Ad oggi, i sistemi Dimensor S vengono assemblati nel laboratorio israeliano specializzato in tecnologie inkjet, dove il progetto Dimense è nato. Entro la fine del 2018, la produzione verrà spostata presso la sede Veika, all’interno di nuovi spazi costruiti appositamente. Le grandi idee sono frutto di sperimentazione continua Fiore all’occhiello dell’azienda sono i laboratori in cui il team di
R&D, composto da 26 persone, si occupa di sviluppare, testare e perfezionare tecnologie. Alcuni di essi sono dedicati alle fasi di progettazione e ricerca su chimiche e materiali; altri alle fasi di testing dei prodotti, finalizzate a verificarne i comportamenti nelle più svariate circostanze, la resistenza agli agenti esterni e la compatibilità con gli standard che il mercato impone. Adiacenti ai laboratori sono presenti due impianti pilota, dove viene simulata la produzione di micro lotti di materiale vergine, nonché la stampa e la nobilitazione di wallpaper, utilizzando sia tecnologie analogiche che digitali. Sfruttare la tecnologia per creare un business unico Veika sa bene che per fare la differenza non basta introdurre sul mercato una nuova tecnologia: è necessario creare le condizioni
perché essa venga compresa e utilizzata in modo profittevole. Per questo, l’azienda ha coinvolto la designer Natalie Levkovska, incaricandola di elaborare una serie di disegni originali capaci di sfruttare appieno le potenzialità di Dimense, sia dal punto di vista visivo che tattile. I disegni realizzati saranno messi a disposizione dei clienti Veika in formato digitale e raccolti in un catalogo interamente stampato con Dimense. L’obiettivo è è offrire agli stampatori uno strumento per comprendere la nuova tecnologia e mostrarne ai clienti le potenzialità. «Quello che stiamo cercando di fare è spiegare ai produttori di wallpaper come possono sfruttare le tecnologie Dimense per differenziare il proprio business», spiega Etin. Se è vero, infatti, che il digitale è ormai radicato nelle arti grafiche, nell’industria del parato la sua adozione è ancora
Per Veika, i risultati finora raggiunti sono solamente un punto di partenza. Nel futuro, l’azienda continuerà a sviluppare i sistemi Dimensor. L’obiettivo è introdurre, entro i prossimi tre anni, due nuovi modelli più produttivi per andare incontro alle esigenze di stampatori medio-grandi. Mentre cresce l’interesse del mercato delle wallpaper nei confronti di questa tecnologia, nel nostro Paese c’è già qualcuno che ha saputo coglierne il valore per i propri clienti. Si tratta di Fenix Digital Group che, dal 2018, è distributore esclusivo di Dimense per il mercato italiano.
Arkadij Bliumin Business Development Manager di Veika
“Il progetto Dimense nasce per rendere la produzione di carta da parati ecosostenibile e accessibile a tutti.”
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strategie L’installazione di Kodak NexPress SX 3300 si è rivelata vincente per la tipografia emiliana, che allarga lo sguardo verso il mondo della cartotecnica leggera
Il digitale rinnova il look di Tipografia San Martino di Caterina Pucci // caterina@densitymedia.com
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er settori come la moda e la ceramica, un catalogo di qualità è ancora oggi lo strumento di promozione e di vendita per eccellenza. Una riproduzione fedele del prodotto reale influenza positivamente la percezione del marchio da parte dei consumatori, e le scelte di acquisto di questi ultimi. Per lo stampatore abituato a confrontarsi con questo tipo di clienti, l’adozione di una soluzione digitale è quindi condizionata
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dalla necessità di assicurare una qualità ineccepibile. In linea con questo principio, Tipografia San Martino ha scelto di introdurre, nel 2015, Kodak NexPress SX 3300. Oggi, l’azienda emiliana, affermata nell’ambito della stampa commerciale ed editoriale, non potrebbe dirsi più soddisfatta. Tanto da decidere di aggiornare la configurazione della macchina con il mettifoglio Long Sheet Feeder TPF 550, installato lo scorso aprile. L’obiettivo è ottimizzare la produttività di
NexPress, sfruttando al massimo la sua compatibilità con formati di stampa extra large. Qualità, produttività e flessibilità: grazie a queste caratteristiche, NexPress traghetta Tipografia San Martino in una nuova fase di crescita. Da una parte, infatti, l’azienda riesce a servire in maniera più efficace la sua clientela storica, alla ricerca di basse tirature con un’elevato grado di variabilizzazione. Dall’altra, si sta proponendo con successo in nuovi ambiti applicativi, come quello del packaging.
Il digitale come risposta a una clientela esigente Nel 1982 due giovani amici, Stefano Caffagni e Alfredo Lugli, fondano una piccola tipografia a San Martino in Rio (RE). L’azienda si specializza nella stampa di || In alto, a sinistra, un dettaglio di un catalogo realizzato con Kodak NexPress SX 3300; a destra, la macchina installata da Tipografia San Martino, a San Martino in Rio (RE). Nella pagina a fianco, l’azienda vista dall’esterno.
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intervista a Stefano Caffagni Marketing Manager di Tipografia San Martino
“Temevamo il passaggio dal tradizionale al digitale, ma NexPress SX 3300 si è rivelata all’altezza degli standard qualitativi dell’offset.”
brochure, opuscoli, cataloghi etc. Grazie alla vicinanza geografica ai distretti di Sassuolo e Carpi, acquisisce una clientela proveniente principalmente dai settori della ceramica e della moda. Due utenze diverse, ma unite dall’esigenza di stampati di alta qualità. Investire in soluzioni tradizionali sembra la strategia più indicata. L’azienda si dota di un reparto di produzione variegato. Sul fronte della stampa, il parco macchine include macchine offset 35x70, 50x70 e 70x100 cm. Sul fronte della finitura e del confezionamento, vengono progressivamente introdotte due linee di taglio e diverse soluzioni per brossura (con filo refe e punto metallico), cordonatura, piega e plastificazione. Nel 1991, la tipografia introduce anche un reparto di prestampa. All’inizio degli anni Duemila, tuttavia, la competizione dettata dall’online printing si fa sempre più serrata. La tecnologia tradizionale appare sempre meno adatta a rispondere
Perché vi siete orientati su NexPress SX 3300? Da anni pensavamo di introdurre in azienda una macchina digitale da produzione. Temevamo il passaggio dal tradizionale al digitale, ma Nexpress SX 3300 si è rivelata perfettamente in grado di eguagliare gli standard di qualità a cui avevamo abituato i nostri clienti. Inoltre, l’acquisto della macchina si è rivelato strategico perché ci ha permesso di differenziare il nostro business. Quali opportunità applicative ha reso possibili la nuova macchina? Oggi, oltre al mondo della stampa commerciale, serviamo il settore della cartotecnica leggera, prevalentemente in ambito parafarmaceutico e alimentare. Vi faccio due esempi. Siamo in Emilia, luogo di nascita di prodotti alimentari d’eccellenza. Spesso ci viene richiesto di stampare imballaggi dal design ricercato, con un alto grado di personalizzazione. Grazie a Nexpress, siamo alle richieste di un mercato che esige tirature più basse e tempi di consegna più serrati. Nel 2002, Tipografia San Martino comincia a sperimentare nel digitale, adottando soluzioni entry-level che però si dimostrano ancora “acerbe” per eguagliare gli standard qualitativi delle tecnologie tradizionali. «Abbiamo aspettato a lungo prima di trovare una
in grado di esaltare l’unicità del singolo imballaggio, valorizzando così anche il suo contenuto. Nell’ambito della moda, il designer di un noto brand ci ha proposto di realizzare un piccolo lotto di cataloghi sulla carta utilizzata per le etichette vinicole. Adoperare la tecnologia tradizionale per stampare un numero limitato di pezzi, con una tipologia di carta così “insolita” per questo genere di applicazione, sarebbe stato possibile, ma certamente poco conveniente. In conclusione, la compatibilità con diversi tipi di supporto e le nobilitazioni ci hanno permesso di realizzare prodotti ricercati, dal forte impatto visivo, sia nell’ambito della stampa commerciale che in quello del packaging. Del resto è cosa nota: l’occhio vuole la sua parte. Che rapporto avete con il mondo della stampa online? Qualche anno fa eravamo scettici, ma oggi, anche grazie all’arrivo di Nexpress, sappiamo di soluzione che affiancasse la flessibilità e la versatilità del digitale alla qualità dell’offset», spiega Caffagni. Nel 2015, l’azienda è finalmente pronta a introdurre una soluzione capace di affrontare anche tirature medie. La scelta cade su NexPress SX 3300 di Kodak. «Grazie a NexPress siamo riusciti a realizzare tutta una serie di commesse che sarebbe
poter affrontare questa sfida con serenità. Non abbiamo l’ambizione di sfidare i colossi dell’online printing, perché non è il nostro mestiere. Tuttavia, i nostri figli presto prenderanno il nostro posto e siamo convinti che sapranno cogliere tutte le opportunità offerte da questo mezzo. Nel 2015, abbiamo deciso di aprire il sito MyBrochure (mybrochure.it). Collegandosi alla piattaforma, è possibile scegliere tra un’ampia gamma di modelli di brochure, opuscoli, cartelline e piccoli imballaggi. Dopo aver scelto il modello, è possibile scaricare gratuitamente il tracciato fustella e personalizzarlo con la propria grafica. Selezionando il numero di pezzi, la tipologia di materiale e l’eventuale certificazione FCS da apporre sul prodotto finito, si può procedere all’ordine. Anche i meno esperti possono accedere facilmente al servizio, aiutandosi con i video esplicativi che abbiamo realizzato e messo a disposizione gratuitamente, per tutti gli utenti. stato poco competitivo stampare in offset, a causa dei tempi di avviamento troppo lunghi», prosegue Caffagni. La qualità dipende dalla stampante, ma non solo All’interno del reparto di produzione, analogico e digitale convivono e contribuiscono ad
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strategie || A sinistra, alcune delle applicazioni che Tipografia San Martino ha realizzato con Kodak NexPress SX 3300. L’offerta va dai cataloghi di moda ai piccoli imballaggi per il settore parafarmaceutico.
con il Long Sheet Feeder, NexPress SX 3300 permette di realizzare applicazioni extra formato o stampati a più ante. «Inizialmente NexPress doveva assorbire piccoli lotti in formato 35x50; ben presto ci siamo resi conto che avremmo potuto trasferire anche una parte dei lavori che eravamo abituati a stampare sulla macchina 70x100. – aggiunge Caffagni – Grazie al mettifoglio riusciamo a imporre più pagine sul lato lungo del foglio, ottimizzando ulteriormente la produttività.» A rafforzare la scelta di adottare Nexpress, c’è inoltre la possibilità di scegliere tra un gran numero di tinte spot, nobilitazioni ed effetti metallici. Una caratteristica che rende NexPress SX 3300 indicata tanto per l’ambito della moda, quanto per quello del packaging, in cui la personalizzazione gioca un ruolo chiave. Infine, la macchina si è rivelata una scelta ottimale per la capacità di stampare su un’ampia gamma di materiali. NexPress SX 3300 gestisce supporti fino a 400 gr.
Alfredo Lorenzini Marketing & EPS Category Manager MedPlus presso Eastman Kodak Company
“NexPress è pensata per stampatori che vogliano eguagliare le prestazioni delle soluzioni tradizionali in termini di qualità, precisione, formato.”
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assicurare un servizio eccellente in termini sia qualitativi sia produttivi. «Siamo una piccola azienda di 17 dipendenti – spiega Caffagni – Vogliamo mettere la tecnologia al servizio dei nostri clienti, garantendo la puntualità e la cura del dettaglio che da sempre ci caratterizzano». Tra i valori che l’azienda promuove, inoltre, c’è una grande attenzione alle tematiche ambientali. Grazie a un impianto fotovoltaico, Tipografia San Martino produce buona parte dell’energia elettrica utilizzata nel processo produttivo, per un valore di 20.000 kWh all’anno. Oltre a ciò, per ridurre al minimo l’impatto ambientale dei processi di stampa tradizionale, l’azienda utilizza solo lastre senza sviluppo Kodak Sonora XP. Tutti i prodotti
realizzati dalla tipografia sono infine certificati FSC. Perché proprio NexPress? La qualità di stampa ha giocato un ruolo determinante nell’adozione di NexPress da parte della tipografia. La presenza della quinta unità colore, e in particolare del Kodak Light Black HD, garantisce una riproduzione accurata di dettagli e sfumature. Anche la capacità di sostenere volumi elevati ha influenzato positivamente la scelta dell’azienda. Nella configurazione standard, la macchina è in grado di raggiungere una velocità di 2.727 fogli B3 (353x500 mm) all’ora. Un ulteriore fattore che i titolari hanno preso in considerazione è la flessibilità. In combinazione
Tradizione e innovazione NexPress ha permesso all’azienda di proporsi in maniera ancora più competitiva alla propria clientela storica. «Oggi, le aziende con cui lavoriamo hanno la necessità di cambiare spesso il proprio materiale di comunicazione; c’è la tendenza a ordinare piccoli lotti ma con maggior frequenza», spiega Caffagni. Contestualmente, Nexpress ha segnato l’ingresso di Tipografia San Martino nell’ambito della stampa di piccoli imballaggi, per i settori parafarmaceutico e alimentare. «Guardiamo con entusiasmo alla possibilità di ampliare il nostro portafoglio di prodotti. – conclude Caffagni – Differenziare, senza dimenticare da dove siamo partiti, è questa la sfida.»
strategie Con un business consolidato nel mailing e negli stampati promozionali, Irisco ha inserito due nuove inkjet Riso Comcolor GD 9630 nel proprio parco macchine
L’inkjet si affianca al toner e decreta il successo dei professionisti del marketing di Lorenzo Villa // lorenzo@densitymedia.com
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nsediata nel cuore della Toscana, Irisco rientra in quella categoria – forse un po’ atipica sulle nostre pagine – di aziende di stampa che hanno scelto il business dei servizi anziché la fornitura di stampati. Una differenza sottile, che si sostanzia in un focus sull’efficacia di un documento, piuttosto che sul documento stesso. Un’attività che più di uno stampatore commerciale tenderebbe a percepire come povera e svuotata di quella cura
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maniacale che le arti grafiche con la A miuscola considerano vitale. Ma non è così. Il secondo aspetto peculiare è che gli stampati di Irisco, in larga misura correlati a processi transazionali, pubbliche amministrazioni e promozioni, sono pressoché unici, con layout personalizzati e dati variabili. Caratteristiche che rendono la stampa digitale non solo un’opzione, ma l’unica via possibile. Questo ha portato l’azienda a costruire un parco macchine sempre più variegato e performante,
sia nel bianco e nero che nel colore. A guidarci nella nostra visita al sito produttivo di Empoli sono il co-fondatore Daniele Lippi e la responsabile di produzione, Eleonora Nacci. Dal mailing al promozionale e al commercial printing
cittadini e contribuenti. Per questo il nostro ingresso in azienda avviene in modalità “blindata”, ma sufficiente ad analizzare e comprendere la complessità dei diversi centri di lavoro. «Il bianco e nero resta predominante, ma diverse ragioni ci stanno portando sempre più verso il colore.
La sicurezza è tutto per un’azienda come Irisco, chiamata a trattare e gestire nella piena confidenzialità dati personali e informazioni sensibili di migliaia di
|| In alto, a sinistra, il reparto di prestampa di Irisco, dove vengono processati database e file di stampa. A destra, uno scorcio del reparto di produzione.
strategie Come e quando nasce Irisco? L’azienda nasce circa 7 anni fa, con l’obiettivo di fornire servizi per la postalizzazione. Poi ci siamo allargati alla grafica. Dal 2011 ad oggi siamo cresciuti esponenzialmente, anche grazie agli investimenti giusti in tecnologia.
intervista a Eleonora Nacci Responsabile di Produzione di Irisco
“Le aziende di servizi che ci affidano i loro volumi di bollettazione e imbustamento, sempre più spesso ci chiedono materiali promozionali e informativi.”
Con il colore riusciamo a sviluppare documenti più ricercati ed efficaci, che includono non solo un logo a colori ma anche immagini d’impatto – spiega Daniele Lippi – siamo coscienti che non tutti i documenti transazionali continueranno a viaggiare su carta, e ci stiamo organizzando per poter sviluppare un mix più bilanciato tra transazionale, commerciale e promozionale. Per questo cerchiamo tecnologie che non ci precludano alcuna possibilità». Un’affermazione suffragata
Cosa significa nel 2018 fare gli investimenti giusti? Di base avere tecnologia abilitante, efficiente e minimamente differenziante, che ci consenta di realizzare in modo eccellente le commesse che riceviamo. Ma anche di renderci propositivi nei confronti dei clienti. Per esempio avere una macchina a toner SRA3 a colori, ma equipaggiata con quinta stazione per bianco e clear, ci permette di realizzare copertine e brochure di grande valore, conquistando così una clientela abituata alla qualità offset. E’ vero che il 90% dei nostri clienti è legato alla postalizzazione, ma è altrettanto vero che le stesse pubbliche amministrazioni e le aziende di servizi che ci affidano i loro volumi di bollettazione e imbustamento, sempre più
dai fatti, a partire dalla stampa a toner, dove vengono impiegati engine di stampa a toner Canon e Ricoh, inclusa una Pro C7100x con quinta stazione colore e una Pro C9100. Idem nel finishing, dove i sistemi Neopost sono oggi affiancati da un parco di macchine Duplo per il confezionamento di stampati ad alto valore aggiunto. Da circa un anno, Irisco ha poi inserito due nuove Riso ComColor GD 9630, con tecnologia inkjet sembrano voler ridefinire i paradigmi della stampa a foglio.
spesso ci chiedono materiali promozionali e informativi. Aver introdotto macchinari di finishing per arti grafiche con brossura, cordonatura e sistemi multifunzione, ad esempio, è stato un fattore abilitante. Quanto il colore è un’esigenza diffusa? Non è determinante per multe e tasse, ma inizia ad esserlo per aziende che operano in concorrenza, cercano di rendersi più appealing e investono sull’aspetto grafico della bolletta. A volte inserendo un semplice logo colorato, ma sempre più spesso per veicolare promozioni. Qui la qualità attesa è sempre più alta. Per questo avete scelto l’inkjet per il vostro parco macchine? Onestamente eravamo piuttosto scettici e, in prima battuta, ci siamo chiesti se l’inkjet fosse realmente qualitativo, affidabile e capace di garantire le performance del toner, che è ormai una tecnologia matura. Sebbene Riso fosse già un nostro fornitore con macchine molto più basilari,
Toner e inkjet: concorrenti o complementari? Per imbattersi in un quesito di simile portata dobbiamo tornare indietro di almeno una ventina d’anni, quando la stampa digitale iniziava a strizzare l’occhio al mondo offset. Allo stesso modo, la recente comparsa sul mercato di sistemi inkjet a colori per la stampa a foglio pone dubbi e domande. Funzionerà? La qualità sarà quella necessaria? «Quando abbiamo
abbiamo svolto test intensivi su ComColor GD 9630 e alla fine ci ha convinti. Ne abbiamo apprezzato soprattutto la compattezza, la capacità carta fino a 5.000 fogli e il fatto che fosse pilotabile con i controlleri EFI Fiery, che ci danno una potenza di calcolo e una velocità straordinaria. La possibilità di alimentare carta fino al 340x550 mm, poi ci dà piena libertà nelle lavorazioni grafiche. Quali sono i plus tecnologici che vedi nell’inkjet? Anzitutto non c’è il fusore, che significa consumare meno energia, aumentare le carte compatibili, inclusa la carta chimica, e poter scendere di grammatura fino a 50 g/m2 e anche meno. Poi non c’è toner di scarto, non ci sono consumabili e la manutenzione è incredibilmente limitata, sebbene stiamo parlando di una macchina da quasi 10.000 fogli/ora. || Sotto, a sinistra, una delle due ComColor GD 9630 installate da Irisco. A destra, i lavori in arrivo dalla prestampa vengono gestiti a bordo macchina con i server EFI Fiery dedicati a Riso.
iniziato a valutarne l’acquisto eravamo scettici – spiega Eleonora Nacci – la nostra percezione dell’inkjet era legata all’hi-speed a bobina, adatto più agli estratti conto e alle bollette che alla produzione di stampati commerciali. Ma ci sbagliavamo». In effetti, già dai primi test, i tecnici di Irisco hanno rivalutato l’opzione inkjet a colori, che oggi si è guadagnata una posizione predominante nella sala stampa aziendale. Pur in piena complementarietà con il toner, che
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|| Le molteplici applicazioni realizzate da Irisco con tecnologie inkjet e a toner. 1) Brochure e prodotti di publishing stampati su carte naturali e patinate, con differenti finiture e rilegature. 2) Mailing imbustati per pubbliche amministrazioni. 3) Materiali di marketing, formulari e programmi di fidelizzazione. 4) Campagne di marketing 1:1 per retailer nazionali, regionali e consumer brand. 5) Stampati di pregio con verniciature spot e nobilitazioni.
viene utilizzato per le lavorazioni di altissima qualità fotografica su carte patinate. Ma gli spazi di crescita dell’inkjet – oggi possiamo affermarlo – si preannunciano straordinariamente ampi. ComColor GD 9630: il game changer nel print-for-pay? Accade di rado che un singolo brand tecnologico o una singola attrezzatura facciano una grande differenza per un intero settore. Sebbene Riso non sia l’unico
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costruttore impegnato nello sviluppo di tecnologia inkjet a foglio, è tuttavia innegabile che il brand giapponese si sia ritagliato il ruolo di apripista in un segmento ancora poco presidiato, quello dell’inkjet a foglio. E soprattutto sia riuscito a farlo con una piattaforma davvero molto compatta e accessibile. Già il ricco sample kit di ComColor GD 9630 ne testimonia l’enorme versatilità applicativa e la straordinaria compatibilità con le carte e i supporti più disparati: si va dalle
carte ultraleggere – naturali, riciclate, autocopianti – a partire da 46 g/m2 per la stampa di formulari e bugiardini di istruzioni, fino ai cartoncini da 400 g/m2 con superfici liscie, ma anche vergate e martellate. Alla base di tanta versatilità c’è appunto il motore di stampa inkjet a 5 colori (CMYK + grigio), che non implica alcuno stress termico per il materiale e garantisce la corretta formazione dell’immagine anche su supporti irregolari. Un engine che non è solo semplice, affidabile e
parco nei consumi energetici e di inchiostro, ma anche molto performante. Con un formato carta molto abbondante e adatto alle più evolute applicazioni graphic arts (340x550 mm), l’ammiraglia di casa Riso raggiunge la produttività di 5.280 fogli/ora in formato A3. Se la qualità di stampa è ancora “altra” rispetto a quella dell’offset e del toner, l’esperienza di Irisco e di altri operatori dimostra tuttavia che l’inkjet può realmente soddisfare le esigenze di ampie fasce del nostro mercato.
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Due cutter in uno? Elitron riduce i colli di bottiglia e apre nuovi scenari nel taglio
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e nei sistemi di stampa e taglio flatbed la ripartizione dell’area di lavoro in due zone è ormai assodata – spesso viene denominata “tandem” – la possibilità di effettuare in parallelo lavorazioni completamente diverse è invece una via ancora non percorsa. Per questo l’introduzione di Custom Cutting a FESPA 2018 è stata vista come una delle opzioni di automazione più autenticamente
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rivoluzionarie tra quelle presenti in fiera. Fermo restando il primato di Elitron nell’introdurre un cutter a doppia trave nei primi anni 2000, quella presentata su Kombo TH è una novità che mette l’utilizzatore nella condizione di avere due macchine indipendenti, che si spartiscono l’area di lavoro in modo flessibile. L’improbabile reso possibile? Chi conosce l’architettura di un
cutter flatbed sa quanti possono essere gli ostacoli nella realizzazione e gestione di una macchina simile. Ma è in questo che risiede l’unicità del sistema Kombo TH con Custom Cutting, di cui abbiamo voluto approfondire le funzionalità insieme al suo inventore, l’inossidabile fondatore di Elitron Giuseppe Gallucci. «Il percorso che ci ha condotti a Custom Cutting è riconducibile alla ricerca e sviluppo di Elitron, che nasce sempre da un’analisi accurata
delle modalità operative dei clienti, dall’ascolto delle loro esigenze e dalla volontà di elaborare soluzioni originali – spiega Gallucci – e in questo caso si è concentrata sulla criticità, espressa da molti utilizzatori, di dover attendere la conclusione di una lavorazione, ad esempio di fresatura, per poter avviare una seconda lavorazione, magari più rapida e soprattutto più urgente». Kombo TH, lo ricordiamo è una macchina di formato 3x2 equipaggiata con due travi e
tecnologie due teste di taglio multiutensile, il cui piano di aspirazione è dotato di 40 aree aspiranti indipendenti, attivabili in base al formato del materiale da lavorare. Questa è la premessa per poter suddividere il piano di taglio in due aree, per una maggiore produttività complessiva. Ma fin qui non ci sarebbe nulla di strano e inedito. La sfida: due macchine in una! La vera innovazione introdotta con Custom Cutting risiede nella capacità del software Elitron di suddividere e gestire il piano in due aree di lunghezza personalizzata, ciascuna completamente indipendente da quella adiacente. Con l’ulteriore possibilità di installare su ciascuna testa di taglio utensili differenti, alimentare due materiali di tipologia e spessore diversi, e naturalmente processare in parallelo due differenti file di taglio, senza mai pregiudicare la
precisione del posizionamento e il completo controllo delle singole lavorazioni da parte dell’operatore. «Custom Cutting dà la possibilità di effettuare, ad esempio, la fresatura di una lastra di metacrilato o Dibond da un lato, mentre sull’altra sezione del piano vengono prodotti in serie espositori in cartone ondulato, tagliati e cordonati», chiarisce Gallucci. Utopia tecnologica o vantaggio applicabile? Dopo il primo incontro ravvicinato a FESPA, al fine di comprendere le reali potenzialità di mercato e l’effettiva applicabilità di Custom Cutting, abbiamo raggiunto Tomasz Michno di Signum Reklama, il primo cliente che ha investito sulla nuova tecnologia. «Abbiamo deciso di acquistare Kombo TH perché è l’unica macchina che offre la possibilità di tagliare con due teste diversi
materiali, utilizzando contemporaneamente diversi utensili – ci spiega Michno – la nostra azienda lavora molto su diversi materiali e questa soluzione semplifica e velocizza significativamente l’esecuzione di ordini che, fino ad oggi, hanno rappresentato una grande sfida e un grande collo di bottiglia per noi. Oltre a consentirci di approcciare finalmente applicazioni cartotecniche che finora ci eravamo preclusi. Elitron ci ha convinti sia per la qualità costruttiva che per l’interfaccia software, e sebbene sia un brand poco conosciuto in Polonia, ci siamo basati sulla reputazione conquistata in Europa occidentale e in Nord America». I prossimi mesi ci diranno quanto Custom Cutting verrà percepita dal mercato come una tecnologia davvero rivoluzionaria, ma su una cosa non abbiamo dubbi: ancora una volta il costruttore marchigiano ha elaborato una soluzione originale
Tomasz Michno CEO di Signum Reklama
“ Questa soluzione semplifica e velocizza l’esecuzione di ordini che fino ad oggi hanno rappresentato un collo di bottiglia.” e inedita a una problematica comune. Senza dubbio una soluzione transitoria in vista di volumi significativi, ma che fino a ieri avrebbe implicato l’acquisto urgente di una seconda macchina di taglio o fresatura.
|| Qui sopra, a sinistra un dettaglio delle due teste di Kombo TH mentre eseguono in contemporanea una lavorazione di taglio e cordonatura (a sinistra) e una di fresatura (a destra) sulle due aree indipendenti del piano di taglio. A destra, una schematizzazione del cutter visto dall’alto, che esemplifica la possibilità di gestire due diversi lavori e materiali.
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tecnologie A Print4All Ricoh Italia ha accolto i professionisti della stampa in uno stand dal sapore vintage, creando il perfetto connubio tra tecnologia e creatività
Una storia di design italiano come emblema della diversity tecnologica di Ricoh di Caterina Pucci // caterina@densitymedia.com
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er la maggior parte degli stampatori, è difficile identificare le tecnologie e le applicazioni giuste per il proprio business di domani. Allo stesso modo, per un brand con un portfolio di soluzioni innovativo, vasto e sfaccettato, non sempre è facile rendere la propria offerta leggibile agli end-user. La divisione Commercial and Industrial Printing di Ricoh Italia affronta il suo decimo anno di vita con questa sfida ben chiara in mente.
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Archiviato un 2017 di ulteriore crescita, la business unit guidata da Giorgio Bavuso ha scelto di presentarsi a Print4All con uno stand tematico, in grado di valorizzare e armonizzare tecnologie, materiali e applicazioni solo apparentemente slegati tra loro. Il tema scelto è quello del design, declinato in una veste decisamente vintage. Lo stand, progettato dal designer Luigi Ferraro, si ispira infatti alla struttura curviforme del Padiglione Breda per la Fiera campionaria di Milano del 1952. Un
contenitore magico in cui Ricoh ha calato l’intero portfolio di tecnologie professionali per il printing, dalle macchine di piccolo e grande formato, fino alla stampa diretta su t-shirt. Toner: sempre più colori speciali e formati extralarge Allo stand sono state presentate in anteprima Ricoh Pro C9200 e Ricoh Pro C7200X. Sviluppata sulla base della serie Pro C9100, Pro C9200 introduce nuovi livelli
di produttività e qualità. I modelli sono due e raggiungono rispettivamente velocità di 115 e 135 pagine/minuto, con una risoluzione di 2.400x4.800 dpi. Per garantire un’altissima qualità dell’immagine, a bordo macchina è stato || In alto, a sinistra, lo stand di Ricoh a Print4All con, in primo piano, la stampante flatbed Ricoh Pro T7210. A destra, la nuova Ricoh Pro C9200. Nella pagina a fianco, applicazioni realizzate con i nuovi toner neon di Ricoh Pro C7200X e una t-shirt stampata con Ricoh Ri 3000.
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intervista a Giorgio Bavuso Direttore Commercial and Industrial Printing di Ricoh
“Ci è successo in numerose occasioni di vincere la competizione non solo sul fronte tecnico, ma anche su quello del servizio.” installato il dispositivo di calibrazione automatica in linea Auto Color Diagnosis, che mantiene costante la cromia degli stampati per l’intera durata di ciascuna tiratura. La serie Pro C9200 può gestire supporti fino a 1.260 mm di lunghezza nella stampa solo fronte, e fino a 1.030 mm in modalità fronte/retro. Anche Pro C7200X è disponibile in due modelli, rispettivamente da 85 e 95 pagine al minuto. La presenza della quinta stazione colore estende le possibilità applicative degli stampatori. Essa permette di aggiungere alla quadricromia standard un colore speciale a scelta tra rosa e giallo fluo, clear, bianco e invisible red. Anche Pro C7200X può stampare supporti fino a 1.260 mm di lunghezza in solo fronte e fino a 700 mm in modalità fronte/retro.
È realistico pensare che uno stampatore possa introdurre tecnologie inedite rispetto al proprio core business? Il settore delle arti grafiche è ancora orientato verso la verticalizzazione spinta e c’è la tendenza a investire ripetutamente nello stesso segmento. Tuttavia, il mondo della stampa non è immune ai cambiamenti del mercato. Laddove la stampa commerciale non assicura più le marginalità di un tempo, tipografi e centri servizi si stanno indirizzando sempre più verso nuovi settori in forte crescita. Ricoh cerca di assecondare questa tendenza, mettendo a disposizione dei clienti un portfolio di soluzioni variegato, che oggi strizza l’occhio al tessile e all’industria. Se escludiamo la stampa su ondulato, non c’è un segmento in cui non siamo presenti. Per lo stampatore, quanto la decorazione industriale. Ricoh Pro T7210 ha un piano di stampa di 3,20x2,10 m e raggiunge una velocità massima di 100 m2/h. La stampante può accogliere materiali con uno spessore massimo di 11 cm. Ricoh Pro L4100 è una stampante roll-to-roll con una velocità massima di 33,1 m2/h. La serie Pro L4100 e è equipaggiata con inchiostri latex, che coniugano asciugatura istantanea e bassi consumi energetici. La configurazione a 6 colori, con l’aggiunta di verde e arancio, amplia il gamut cromatico e consente di produrre
può essere vantaggioso affidarsi a Ricoh per tutte le sue esigenze di stampa? È abbastanza raro che uno stampatore si affidi a un unico costruttore, senza valutare tutte le alternative. Tuttavia, ci capita sempre più spesso di vincere la competizione non solo sulle specifiche tecniche, ma anche sui livelli di servizio e di vantaggio economico per il cliente. Al momento della scelta di una soluzione di stampa, il cliente prende in considerazione fattori che vanno al di là di una scheda tecnica. Abbiamo 50 tecnici dislocati su tutto il territorio italiano, che si occupano di assistere quotidianamente i clienti e indirizzare i prospect verso le soluzioni più indicate alle loro esigenze. Come state lavorando per accrescere la percezione del brand nel mercato italiano? immagini di altissima qualità. L’abbigliamento personalizzato è la nuova frontiera? Pur preservando il focus sulle tecnologie di produzione per le arti grafiche, Ricoh investe strategicamente per sviluppare nuovi segmenti di mercato. Print4All è stata l’occasione per dimostrare le potenzialità di due soluzioni per la stampa diretta su capi d’abbigliamento finiti: Ricoh Ri 100 e Ricoh Ri 3000. La prima è una piattaforma destinata a una
Al di là di Print4All, direi che per Ricoh questo è un momento chiave. Ricoh Pro C9200 e Ricoh Pro C7200X non rappresentano semplicemente un’evoluzione delle linee precedenti, ma segnano il passaggio alla next generation di macchine a foglio, in termini sia produttivi che qualitativi. A queste soluzioni si affiancano i sistemi inkjet per il settore industriale e le macchine per il direct-to-garment. Oltre al parco di tecnologie presentate sul nostro stand, siamo poi particolarmente fieri della partnership avviata con Heidelberg, che anche al Print4All ha dimostrato agli stampatori offset le potenzialità di Versafire. Una macchina da stampa digitale a marchio Heidelberg, ma basata su tecnologia Ricoh e abbinata al frontend proprietario Prinect. Una dimostrazione concreta del valore tecnologico e qualitativo delle nostre piattaforme digitali. clientela entry-level, in grado di stampare in quadricromia esclusivamente su supporti chiari. È una soluzione ideata per piccoli print shop che desiderano ampliare l’offerta, o retailer di abbigliamento che necessitano di personalizzazione just-in-time. Ri 3000, dotata di un canale per il bianco, è invece una stampante mid-range che può produrre immagini di qualità anche su capi scuri. Entrambi i modelli rappresentano un’alternativa efficace e accessibile alla tradizionale produzione serigrafica.
L’inkjet by Ricoh tra flatbed e roll-to-roll Presentata in anteprima a Viscom 2017, Ricoh Pro T7210 è la prima stampante flatbed UV di casa Ricoh, pensata per la stampa su materiali rigidi per la grafica e per
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tecnologie L’esclusiva chimica serigrafica dei Light Diffusing Inks, sviluppata dal brand italiano Eptainks, trionfa ai FESPA Awards e si prepara al debutto nell’inkjet
L’inchiostro che “accende” la stampa apre nuovi orizzonti nell’in-store marketing
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n un mercato del printing sempre più maturo e competitivo la sfida è differenziarsi, adottare e padroneggiare tecnologie e materiali in anticipo sui tempi e con una visione alternativa, mettere nelle mani di brand owner e creativi strumenti in grado di posizionare e far emergere il proprio prodotto, l’immagine aziendale e il messaggio in modo predominante. Parallelamente c’è un mercato decorativo in crescita esplosiva, dove la sfida è sempre
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più quella di trasformare gli ambienti in modo dinamico, cosi che non siano mai uguali e combinino caratteristiche funzionali ed estetiche. Una sfida che vede impegnati costruttori di macchine, produttori di materiali e player della chimica. Basata nello storico sito di Luisago e oggi tra i player piu innovativi nel campo serigrafico e dell’inkjet, negli ultimi tre anni Eptainks ha investito in un progetto di profonda ridefinizione delle sue principali famiglie di prodotti, dagli inchiostri
serigrafici UV al tessile, dalle fotoemulsioni alle applicazioni di sicurezza. Definendo in modo chiaro non solo le famiglie di prodotti, ma anche gli otto settori industriali identificati come i mercati applicativi chiave. Tra questi, due segmenti particolarmente promettenti sono quelli denominati “Signage” e “Habitat”, che Eptainks è in grado di servire con innovative chimiche serigrafiche e solide soluzioni inkjet. Cui si affiancano le specialties a marchio Eptatech – qui troviamo
fotoemulsioni, inchiostri conduttivi e chimiche ausiliarie – e una gamma sconfinata di coating a marchio Eptacoat. Su queste basi e su un processo di R&D continuo si fonda la storia di innovazione tecnologica che oggi vogliamo raccontarvi nel dettaglio, che ha dimostrato di poter aprire un range completamente nuovo di || In alto, a sinistra il display “Kiss Me” premiato ai FESPA Awards 2018. A destra Emanuele Albani e Annalisa Colombo di Eptainks a Print4All
tecnologie applicazioni per gli end-user del nostro settore. L’occasione per investigare sui Light Diffusing Inks nasce dalla recente candidatura ai FESPA Awards 2018 di un’applicazione realizzata con questo particolare prodotto. Una sfida che è infine sfociata nell’assegnazione del prestigioso premio. Perché e come nasce un inchiostro che diffonde la luce? Prima ancora di analizzarne le caratteristiche, c’è anzitutto da chiedersi cosa abbia condotto un grande produttore di inchiostri e vernici nella formulazione di un inchiostro così specialistico. Per questo abbiamo incontrato Annalisa Colombo, R&D Specialist di Eptainks. «La formulazione della chimica Light Diffusion nasce dalla crescente esigenza del mercato di avere a disposizione sistemi e materiali in grado di diffondere efficacemente la luce – spiega Colombo – L’obiettivo aziendale, su cui ci siamo concentrati come R&D, era quello di proporre una soluzione innovativa all’industria del lighting. Ovviamente una soluzione fluida, che si potesse stampare e magari colorare». L’illuminotecnica, in effetti, è una disciplina che nell’ultimo decennio ha dato impulso a una grande innovazione tecnologica, che vede impegnati i grandi brand del settore, ma anche un numero crescente di designer, architetti e produttori di materiali, pellicole, tessuti e soluzioni decorative. «Abbiamo fatto una ricerca di caratterizzazione ottica e abbiamo valutato l’efficienza del nostro prodotto abbinato a una sorgente luminosa LED, intesa come singolo chip e come striscia – continua Colombo – concentrandoci sull’esigenza del mercato di eliminare l’effetto abbagliante generato dai singoli punti di luce, diffondendo la luce in modo omogeneo. Sappiamo che anche produttori di polimeri, materiali tessili e lastre acriliche stanno cercando soluzioni di questo tipo, ma poter stendere un layer di Light Diffusing Ink sul materiale o su un
sottile film trasparente, è enormemente più economico». Quando l’applicazione vincente nasce dal caso… C’è da chiedersi come un’innovazione nata per soddisfare un bisogno industriale abbia potuto dare vita a uno straordinario progetto di comunicazione visiva. A raccontarcelo sono Samuele Parravicini e Alessia Bianchi, responsabili del dipartimento Marketing di Eptainks. «Tutto è nato per caso. Un giorno abbiamo lasciato Eptainks in tutta fretta a causa di un incidente in un’azienda vicina. Una mezza giornata di libertà inattesa, che abbiamo investito passeggiando per Como, in cerca di ispirazione – raccontano i due manager di Eptainks – quando a un certo punto ci siamo imbattuti nell’atelier di Mr Save The Wall, uno street artist emergente ma già noto: la sua specialità è realizzare murales senza imbrattare i muri cittadini. Gli abbiamo parlato della nostra azienda, dei nostri prodotti e abbiamo colto un interesse altissimo. Lui lavorava già con particolari vernici fotocromatiche invisibili alla luce del giorno, ma in grado di illuminarsi alla luce UV. Quando gli abbiamo parlato dei Light Diffusing Inks si è entusiasmato, perché una sorgente luminosa LED è oggi enormemente più diffusa ed economica». Un incontro fortuito, cui sia il giovane artista che il team di Eptainks decidono di dare seguito. «Abbiamo deciso di rivederci il giorno dopo ed è nata l’idea di realizzare un progetto comune, che la concomitanza dei FESPA Awards ha reso ancora più motivante e sfidante, e che abbiamo immediatamente condiviso con Polisettimo, una serigrafia specializzata nella produzione di espositori con cui stavamo collaborando – spiegano Bianchi e Parravicini – Da qui è nato un vero e proprio workshop multidisciplinare, in cui ciascuno ha investito le proprie migliori energie». Se Eptainks ha messo a disposizione dei partner le proprie competenze chimiche,
|| Il display “Kiss Me” realizzato in metacrilato trasparente con base LED, stampato con i Light Diffusing Inks. Sopra, in versione spenta; sotto, in versione illuminata.
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|| A sinistra, le superfici decorate con i Light Diffusing Inks trasparenti diffondono la luce del medesimo colore della sorgente luminosa utilizzata. Sopra, il display Kiss Me illuminato e affiancato al trofeo FESPA Awards 2018 nella categoria “Special Effects”.
Polisettimo ha disegnato e realizzato un supporto in metacrilato con LED integrati, mentre l’artista ha lavorato su un soggetto in grado di valorizzare l’effetto finale. Il risultato è stata un’opera unica, in grado di esprimere un potenziale sia funzionale che estetico e comunicativo. L’aggiunta di tre colori speciali, anch’essi Light Diffusing e formulati ad-hoc dal dipartimento R&D di Eptainks, è stata la ciliegina sulla torta in preparazione alla competizione. Verso l’impiego nell’inkjet La chimica dei Light Diffusion Inks è stata inizialmente sviluppata per un’applicazione serigrafica, ma Eptainks sta già lavorando per renderlo gettabile
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tramite teste inkjet. «La versione serigrafica è a base solvente ed è compatibile sia con materiali plastici che con il vetro, mentre per l’inkjet pensiamo a una chimica UV-curable – spiega Annalisa Colombo – entrambe le versioni sono a base acrilica e il nostro desiderio è che l’utilizzatore finale possa ottenere risultati equiparabili su entrambe le piattaforme». Nella versione trasparente lo speciale fluido di Eptainks diffonde la luce del medesimo colore della sorgente luminosa utilizzata, mentre nalla versione colorata (fluorescente) è in grado di attribuire un colore specifico a una sorgente luminosa neutra. Entrambe le versioni, in assenza di luce, sono completamente trasparenti e pressoché invisibili a occhio nudo.
Mille campi di applicazione, già esistenti e da inventare Il riconoscimento conquistato ai FESPA Awards dimostra che la tecnologia introdotta da Eptainks ha un grande potenziale, sia nell’industria – la tecnologia ha già riscosso interesse alle ultime edizioni di Glasstec e InPrint – che nelle applicazioni decorative. A livello funzionale, per esempio, è possibile dare vita a pareti completamente trasparenti che, attivando una sorgente LED sul perimetro, possono diventare completamente opache, senza l’utilizzo di tende o pellicole oscuranti. Qui le applicazioni potrebbero essere innumerevoli: pensiamo a vetrine, sale riunioni, pareti di separazione, box doccia, complementi
d’arredo. Nel campo grafico e decorativo, molto dipenderà da quanto designer e brand-owner sapranno cogliere le potenzialità dei Light Diffusing Inks. «L’attività del serigrafo, oggi, dipende molto dai trend dell’industria e dalle indicazioni dello specificatore – conclude la specialista dell’R&D – Per questo finora abbiamo avuto tante richieste e alcuni ordinativi, ma i piccoli e medi stampatori non hanno ancora identificato un mercato in grado di sviluppare volumi significativi». Come per ogni grande innovazione, probabilmente, anche i Light Diffusing Inks non dovrebbero essere assimilati a un normale inchiostro, ma considerati un’opportunità per pensare, progettare (e vendere) “out of the box”.
tecnologie La nuova stampante da produzione a foglio, unica al mondo con sei stazioni colore, aggiunge valore alle stampe in quadricromia, con i toner oro, argento e trasparente
Xerox Iridesse: più valore per stampatori e brand owner con il “beyond CMYK” di Gabriele Lo Surdo // gabriele@densitymedia.com
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o scorso maggio si è tenuta a Varsavia, in Polonia, l’edizione 2018 dello Xerox Forum. L’evento ha accolto oltre 200 clienti Xerox da ogni parte del mondo, circa 20 business partner dell’azienda e tutti i suoi top manager. Il tema dell’evento era “Definisci la tua strategia, crea il tuo futuro”. Tra gli innumerevoli appuntamenti in agenda: oltre 20 seminari dedicati ai trend del mercato, alle strategie di vendita, alla
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pianificazione d’impresa e alle applicazioni più redditizie. È in questa cornice che Xerox ha scelto di presentare, in anteprima internazionale, l’ultima nata tra le sue piattaforme a toner per la stampa di produzione: Iridesse. La macchina nasce con uno scopo ben preciso: offrire agli stampatori digitali l’opportunità di realizzare applicazioni uniche che permettano loro di aumentare i profitti, uscendo dalla logica del prezzo. Per questo Iridesse è la prima stampante digitale a toner
al mondo con 6 stazioni colore: quattro dedicate alla quadricromia standard, due a colori speciali a scelta tra oro, argento e clear. Ma è davvero così importante, per uno stampatore, poter nobilitare i suoi prodotti? Lo studio “Beyond CMYK: The Use of Special Effects in Digital Printing” di Keypoint Intelligence - InfoTrends (2016) riporta una previsione di forte crescita per il volume di stampati nobilitati (CAGR del 27% tra 2015 e 2020). Un sondaggio, parte dello stesso studio, mostra inoltre come
i print buyer siano favorevoli a pagare fino all’89% in più un prodotto nobilitato. È dunque evidente che, nel prossimo futuro, le applicazioni più remunerative saranno quelle che includeranno una forma di nobilitazione. Xerox però non si è accontentata di cavalcare quest’onda. Confermando la sua profonda conoscenza del mercato, ha creato Iridesse con caratteristiche che vanno al contempo oltre la quadricromia e oltre la nobilitazione digitale “mono-effetto”. Vediamole insieme.
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intervista
a Ragni Metha Vice President & General Manager Cut Sheet Business Team Graphic Communications Business Group di Xerox
“Il ‘beyond CMYK’ rappresenta una grande opportunità per gli stampatori: è un segmento in forte crescita.” Sei è il numero perfetto Aprendo gli sportelli frontali di Iridesse è difficile non accorgersi che nel suo engine di stampa c’è qualcosa di diverso dal solito. Le stazioni colore non sono né quattro – le care vecchie C, M, Y e K – né cinque – come la stessa Xerox ci aveva abituati a partire dal lancio delle sue 800i e 1000i. Due etichette, “SLV” e “CLR”, fugano ogni dubbio: Iridesse ha
Xerox offre una gamma di piattaforme a foglio molto ampia. In quali applicazioni vedi maggior potenziale? Penso che le più grandi opportunità siano in due aree. La prima riguarda le soluzioni a toner e l’introduzione del concetto “beyond CMYK” (oltre la quadricromia, ndr). Sia con iGen5, che con le Color 800i e 1000i, Xerox ha creato nuove opportunità per gli stampatori, permettendo loro di fare qualcosa di più di stampe standard in quadricromia. Abbiamo introdotto gamut esteso, bianco e trasparente con iGen5, nonché i colori metallici con 800i e 1000i. E stiamo continuando a investire in questa direzione: il lancio di Iridesse ne è la conferma. Esistono tre tipi di applicazioni: quelle in declino, quelle che sopravvivono e quelle in crescita. Il “beyond CMYK” è indubbiamente in crescita. L’altra area ricca di opportunità è quella dell’inkjet a foglio. Stiamo continuando a investire nello sviluppo di Brenva per renderla compatibile con una
gamma più ampia di applicazioni e supporti. L’inkjet è la tecnologia più conveniente per tutte quelle applicazioni in cui il prezzo è un fattore chiave. Innovazione per Xerox significa creare valore ma anche ridurre i costi.
sei stazioni colore. Wow! Quindi si possono fare contemporaneamente due nobilitazioni? Sì. Ma non solo: le due stazioni colore supplementari sono infatti disposte una prima e una dopo la quadricromia. Iridesse può quindi depositare oro o argento anche prima dei colori. Questo le permette di creare una serie infinita di effetti cromatici iridescenti (per l’appunto), basati sulla miscela tra base metallizzata e colore.
La stazione colore posta dopo la quadricromia, l’ultima, permette sia di applicare un’ulteriore colore metallico, che di finire lo stampato con il clear, spot o a tavola piena. Oltre che per ottenere l’effetto vernice, il clear può essere utilizzato per creare effetti tattili. È infatti possibile sovrapporne fino a sette strati (inserendo più volte i fogli stampati nella macchina) così da creare decorazioni a rilievo. Per la quadricromia, Iridesse
Oggi, quali caratteristiche di una macchina da stampa interessano maggiormente ai clienti? I clienti sono sempre alla ricerca di stampanti più veloci e di maggiore automazione. Il valore delle nostre tecnologie è proprio nella produttività abbinata alla gestione automatica del colore, della qualità e della finitura. La maggior preoccupazione per gli stampatori è ridurre le interazioni con la tecnologia necessarie per eseguire un lavoro. E questo non solo relativamente alla stampa in sé, ma anche alla preparazione dei file e alla finitura. Abbiamo lavorato a stretto contatto con EFI per semplificare e velocizzare la preparazione dei file. Insieme abbiamo creato un digital front-end
capace di gestire i sei colori di Iridesse senza creare complicazioni per la prestampa. Ma i file vengono disegnati dai creativi. Come prevedete che approccino il “beyond CMYK”? Stiamo preparando guide e tutorial proprio per loro. Nessuno stampatore desidera una macchina che imponga procedure complicate per sfruttarne appieno le capacità. Abbiamo sviluppato il software di Iridesse proprio perché non imponesse ai creativi di cambiare il loro modo di lavorare. Progettare file a sei colori non doveva rappresentare un ostacolo e così è stato. Iridesse è compatibile anche con la stampa di packaging? Una delle nostre priorità durante lo sviluppo di Iridesse era che potesse stampare su materiali di grammatura e spessore elevati. La capacità di gestire supporti fino a 400 gr/m² di peso la rende perfettamente compatibile con le piccole tirature di astucci in cartone teso. utilizza toner High Definition Emulsion Aggregate (HD EA) caratterizzati da bassa lucidità e particelle ultra sottili. SEGUE A PAG. 72
|| A sinistra, le sei stazioni colore di Xerox Iridesse con, in primo piano, il toner argento utilizzabile, in combinazione con i toner standard, per creare effetti metallizzati. Qui sotto, l’interfaccia grafica del nuovo Xerox EX-P 6 Print Server basato su tecnologia Fiery di EFI.
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intervista a Glen Robins Direttore vendite di IPW1
“La caratteristica più interessante di Iridesse è che genera più vendite perché permette di fare cose che altri non possono fare.”
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Quando è iniziata la vostra relazione con Xerox? Abbiamo iniziato a dialogare con Xerox circa sette anni fa. Poi, quando ci siamo trasferiti nella nostra attuale sede, ci siamo affidati esclusivamente a loro per rinnovare il nostro parco macchine. Negli anni successivi si è creato un rapporto ottimo con la loro forza vendita: potrei quasi dire che ci vogliamo bene. Hanno visto in noi un’azienda in crescita, ci hanno consigliati e supportati. Probabilmente è per questo che ci siamo ritrovati a essere il cliente beta per Iridesse. Raccontaci dell’introduzione di Iridesse. Quanto avete impiegato a scoprirne il potenziale? Quanto per farlo comprendere ai vostri clienti? Quando abbiamo saputo di essere in corsa per diventare cliente beta di Iridesse, siamo stati entusiasti perché ci avevano parlato delle cose straordinarie che poteva fare. Prima che arrivasse ci siamo preparati e abbiamo cominciato a preparare i clienti. La nostra azienda si trova nell’East End, una zona di Londra piena di agenzie pubblicitarie, agenzie di comunicazione e locali. Siamo fortunati, perché i
nostri clienti sono molto interessati a prodotti di alta qualità con finiture particolari. Non è stato difficile far capire loro che con Iridesse avremmo potuto offrire loro qualcosa di unico, mai visto prima in una stampa realizzata con tecnologia digitale. Quali caratteristiche della nuova stampante avete apprezzato maggiormente? Parlando esclusivamente di quadricromia, Iridesse è la miglior macchina da stampa digitale che io abbia mai visto sul mercato. È fantastica: è veloce e stampa bene su tantissimi materiali. Mi piace il modo in cui il toner viene depositato sul supporto senza creare nessuno spessore. Per i nostri clienti stampiamo sia in offset che in digitale. Nessuno di loro apprezza quando ci sono delle differenze tra le stampe realizzate con l’una o l’altra tecnologia. Lavoriamo molto con agenzie e gallerie d’arte che desiderano prodotti stampati su carta naturale, è la tendenza del momento. Su quel tipo di supporti è fondamentale che il toner sia piatto e non ne alteri l’effetto tattile. Anche il finitore in linea è fantastico, così come la possibilità di stampare su carta da 400 g/m2…
Ma, in definitiva, qual è la caratteristica più interessante di questa stampante? Facile: è il fatto che genera più vendite perché permette di fare cose che altri non possono fare. È stato difficle spiegare ai vostri clienti come preparare i file per Iridesse? È solo una questione di tempo. Non occorrono software o competenze particolari; per dare istruzioni alla macchina basta utilizzare i livelli e assegnare loro nomi specifici. Al resto pensa il RIP sviluppato appositamente da EFI. Abbiamo dato ai clienti indicazioni precise e la nostra prestampa li ha supportati nei primi tempi. Già al secondo o terzo lavoro non avevano più bisogno di noi. Puoi darci qualche numero su IPW1? L’azienda è sul mercato da “soli” 40 anni. Io e il mio socio Peter Wallace abbiamo iniziato a lavorare per il suo fondatore circa 35 anni fa. In seguito siamo subentrati alla proprietà originaria. Oggi siamo 14 persone e il nostro fatturato è di circa 2,7 milioni di euro. || In basso, alcuni dei lavori realizzati da IPW1 con Xerox Iridesse.
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intervista Mary Roddy Global Product Marketing Manager Charles Dickinson Product Manager di Xerox
Come si sono evolute, negli ultimi anni, le esigenze degli stampatori digitali? M.R. È stato un percorso interessante. Oggi i nostri clienti sono più aperti e cercano continuamente modi di aggiungere valore alle loro stampe. Abbiamo progettato Iridesse proprio perché offrisse loro la possibilità di creare nuovi prodotti di comunicazione, nobilitati come non era mai stato possibile fare in precedenza. Per esempio, i nostri clienti potranno offrire ai brand strumenti più efficaci per presentarsi sul mercato e accrescere la propria riconoscibilità. Inoltre potranno offrire massima libertà creativa a designer e agenzie, per di più a costi competitivi e con tempi di produzione rapidi. Abbiamo chiesto ad alcuni clienti del nostro cliente beta IPW1 di raccontarci come Iridesse li avesse aiutati a creare prodotti di comunicazione di maggiore impatto. Dalle loro risposte è emerso che i colori speciali sono uno dei fattori chiave ma non l’unico. Alcuni hanno semplicemente apprezzato la brillantezza dei colori, data dai nuovi toner HD EA, o l’incredibile definizione di stampa. Iridesse non è la prima stampante Xerox con colori speciali: cosa la rende unica? M.R. Nel 2015, avevamo già introdotto i toner metallici sulle stampanti Xerox 800i/1000i. Entrambe potevano essere
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Qualità, produttività e versatilità al top L’engine di stampa di Iridesse racchiude al suo interno tutto il meglio della tecnologia Xerox. La risoluzione di stampa è Ultra HD, ovvero di 2.400x2.400 dpi x 1 bit; la velocità massima è di 120 ppm (A4). I supporti compatibili sono innumerevoli, sia a livello di grammatura (da 52 a 400 g/m2) che di tipologia (carte naturali e patinate, carte goffrate, carte sintetiche,
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configurate con una quinta stazione colore, opzionale, per toner oro o argento. Erano ottime tecnologie, hanno avuto un grande successo, ma per stampare lavori con due colori speciali erano necessari due passaggi. Inoltre la produttività massima di 1000i era 100 ppm. Iridesse, grazie alle sei stazioni colore, permette di utilizzare due colori speciali contemporaneamente. In un solo passaggio, eseguito alla velocità nominale della macchina, la stampa è completa, senza complicazioni né rischio di errori. C.D. Iridesse non è la prima stampante ad avere stazioni colore aggiuntive oltre la quadricromia. Però è la prima che permette di usare i colori metallici come base per i colori standard, rendendo possibile la riproduzione di colori “misto-metallici” iridescenti. Non è tutto: dopo il metallico di base e la quadricromia, la sesta stazione può depositare un ulteriore colore metallico o il clear. Questo è assolutamente unico. Nel 2016 l’innovazione portata dai nostri toner metallici e quella portata dalla risoluzione Ultra-HD erano entrambe state premiate con un InterTech Technology Award. Iridesse combina entrambe queste tecnologie per offrire la massima qualità e il massimo valore. Gli stampatori stanno capendo il valore aggiunto di questa tecnologia? C.D. A giudicare dai feedback dei
poliestere, materiali adesivi etc.). Il formato massimo dei materiali alimentabili è 330x488mm. Il sistema di scansione Full Width Array automatizza tutte le procedure di calibrazione della stampante garantendo risultati costanti nelle lunghe tirature o tra tirature del medesimo lavoro eseguite a distanza di tempo.
capacità complessiva di 4.000 fogli. Opzionalmente è possibile configurarla con quattro cassetti carta aggiuntivi con una capacità di ulteriori 8.000 fogli. Per l’impilamento o la finitura dei fogli stampati sono disponibili diverse soluzioni tra cui impilatore ad alta capacità (singolo o doppio), cordonatore, taglio trilaterlare e booklet maker.
Opzioni per volumi consistenti e sistemi di finitura automatici
Software su misura
In configurazione base, Iridesse dispone di cassetti carta con una
Xerox e EFI hanno sviluppato per Iridesse un DFE dedicato, basato su tecnologia Fiery: Xerox EX-P 6
primi clienti, direi proprio di sì. Quasi tutti loro si sono trovati di fronte a richieste di lavori stampati e nobilitati, per esempio con oro, per il giorno successivo. Chiunque sa che le tecnologie tradizionali non permettono di realizzare questo tipo di lavorazione in un giorno. Dunque le uniche due alternative sono rinunciare a quel lavoro o realizzarlo in digitale. Con Iridesse gli stampatori possono rispondere “lo posso fare” e soddisfare il loro cliente finale. Inoltre, proponendo il lavoro allo stesso prezzo che avrebbero richiesto per produrlo in analogico, avranno una marginalità superiore. Oro e argento digitali costano poco più della quadricromia, ma molto meno del foil. Che consigli avete per i clienti che vogliono iniziare il loro percorso nel mondo del CMYK+? C.D. Prima di tutto devono capire a fondo le possibilità offerte dai colori speciali e imparare a proporle ai loro clienti in modo convincente. Per far ciò, un buon punto di partenza è realizzare un sample kit. Poi devono cercare di coinvolgere designer e agenzie; entusiasmarli mostrando loro cosa possono realizzare con questa tecnologia e quanto sia semplice. Saranno poi loro a proporre queste applicazioni ai loro clienti e a tornare dagli stampatori quando sarà il momento di realizzarle. Print Server. La nuova funzione Fiery Metallics semplifica la gestione dei colori speciali. Inoltre, il RIP lavora a 1.200x1.200 dpi x 10 bit per sfruttare appieno la risoluzione di stampa Ultra HD. Un nuovo mondo da scoprire Iridesse sposta i limiti applicativi del toner oltre l’orizzonte conosciuto e regala agli stampatori nuovi scenari di business da esplorare. Non vediamo l’ora di raccontarvi come, in Italia, sapremo cogliere questa opportunità.