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Il ruolo della diagnostica per il restauro architettonico

Irene Centauro

Università degli Studi di Firenze

Abstract

La diagnostica applicata al restauro architettonico permette di caratterizzare chimicamente e fisicamente i materiali costitutivi del Bene, analizzarne le alterazioni strutturali, identificare le tipologie di degrado e le relative cause e conseguenze, giungendo infine ad individuare le soluzioni più efficaci e idonee per mitigare, arrestare o neutralizzare i processi di deterioramento in atto. La diagnostica è inoltre una fase fondamentale nel progetto di restauro perché può fornire informazioni anche sulle tecniche di esecuzione e su precedenti interventi eseguiti sul manufatto, aiutando dunque a ricostruirne la storia e orientando il progettista e i restauratori nelle scelte progettuali. Le tecniche diagnostiche applicabili in ambito di Beni Culturali e in particolare nel restauro architettonico sono innumerevoli e proprio per questo la scelta di quelle più idonee al singolo oggetto di studio rappresenta una fase cruciale nella pianificazione dell’intervento, al fine di evitare un inutile dispendio di tempo e risorse economiche e di ottenere, invece, informazioni preziose sul manufatto ed i suoi materiali costitutivi.

The diagnostics applied to the architectural restoration allows to chemically and physically characterize the constituent materials of the buildings, analyse their structural alterations, identify the types of deterioration and their causes and consequences, finally reaching to identify the most effective and suitable solutions to mitigate, stop or neutralize ongoing decay processes. Moreover, diagnostics is a fundamental phase in the restoration project because it can also provides informations on the execution techniques and previous interventions carried out on the building, thus helping to reconstruct its history and guiding the designer and restorers in the planning choices. There are innumerable diagnostic techniques that can be used in the field of Cultural Heritage and in particular in the architectural restoration; for this reason choose the most suitable ones for every different object of study represents a crucial phase in the planning of the intervention, in order both to avoid unnecessary waste of time and economic resources and also to obtain precious information on the building and its constituent materials.

Il ruolo della diagnostica per il restauro architettonico

La diagnostica applicata al restauro architettonico costituisce una serie di prove, indagini e misure preliminari alla scelta dell’intervento conservativo e/o di restauro, finalizzate ad approfondire la conoscenza del manufatto, dei suoi materiali costitutivi e del suo stato di conservazione. Attraverso le indagini diagnostiche è possibile caratterizzare chimicamente e fisicamente i materiali costitutivi del Bene, analizzarne le alterazioni strutturali, identificare le tipologie di degrado e le relative cause e conseguenze, giungendo infine ad individuare le soluzioni più efficaci e idonee per mitigare, arrestare o neutralizzare i processi di deterioramento in atto. La diagnostica è inoltre una fase fondamentale nel progetto di restauro perché può fornire informazioni anche sulle tecniche di esecuzione e su precedenti interventi eseguiti sul manufatto, aiutando dunque a ricostruirne la storia e orientando il progettista e i restauratori nella scelta, ad esempio, dei prodotti e dei metodi per la

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Microscopio ottico polarizzatore

pulitura, il consolidamento e la protezione delle superfici e dei materiali, anche in relazione alle caratteristiche climatiche e micro-climatiche del contesto ambientale in cui essi si trovano. L’acquisizione delle informazioni inerenti ai materiali è dunque indispensabile anche per poter formulare ipotesi e previsioni sulla risposta del manufatto ad interventi manutentivi e di restauro. Affrontare le problematiche connesse al restauro e alla conservazione dei manufatti architettonici basandosi su metodologie scientifiche è una prassi consolidata ormai da tempo, ma di fatto ancora troppo spesso poco applicata, non solo a causa della effettiva scarsità di risorse economiche generalmente disponibili per affrontare l’intervento, ma anche per altri fattori legati ad un approccio superficiale all’intervento di restauro: scarsa propensione ad avvalersi di professionalità tecnico-scientifiche specifiche ‘diverse’ dalle tradizionali figure coinvolte nel progetto, che porta a tralasciare la fase diagnostica; diffusa convinzione, soprattutto in ambito privato, che la diagnostica a qualsiasi livello di approfondimento rappresenti una fase economicamente troppo dispendiosa; viceversa, esecuzione di analisi molto sofisticate e costose ma inutili ai fini dell’intervento, anche a causa della difficoltà nell’interpretazione dei risultati prodotti dalle prove diagnostiche. Esistono infine ragioni da ricondurre a dei ‘vuoti normativi’: pur essendo la fase diagnostica prevista dal “Codice dei contratti pubblici”1 all’interno del progetto di restauro e pur essendo state recentemente definite le competenze e le conoscenze della figura professionale dell’esperto di diagnostica e di scienze e tecnologia applicate ai beni culturali2, persiste ancora di fatto la mancanza di una valorizzazione giuridica – unita all’assenza di uno specifico Ordine Professionale – di tale figura. Alla luce di quanto detto, occorre però sottolineare che, all’interno del progetto di restauro, la fase diagnostica acquista validità solo se affianca ed è affiancata dalle altre fasi del processo di conoscenza del manufatto, quali la ricerca storico-bibliografica ed archivistica, il rilievo metrico e morfologico e, non ultima, l’osservazione diretta (Gattuso et al. 2010; Musso, 2006). Tralasciare una di queste fasi comporta infatti il rischio di optare per interventi e metodi impropri se non addirittura dannosi per il Bene stesso, anche in ragione della complessità e varietà di materiali, condizioni conservative e tecniche di esecuzione in campo architettonico ed artistico che rendono

1 D.Lgs. 50/2016 e ss.mm.ii, Capo III – Appalti nel settore dei Beni Culturali, art. 147 (Livelli e contenuti della progettazione), c.3: “Per i lavori di monitoraggio, manutenzione o restauro di beni culturali mobili, superfici decorate di beni architettonici e materiali storicizzati di beni immobili di interesse storico artistico o archeologico, il progetto di fattibilità comprende oltre alla scheda tecnica di cui al comma 2, le ricerche preliminari, le relazioni illustrative e il calcolo sommario di spesa. Il progetto definitivo approfondisce gli studi condotti con il progetto di fattibilità, individuando, anche attraverso indagini diagnostiche e conoscitive multidisciplinari, i fattori di degrado e i metodi di intervento. Il progetto esecutivo indica, nel dettaglio, le esatte metodologie operative, i materiali da utilizzare e le modalità tecnico-esecutive degli interventi ed è elaborato sulla base di indagini dirette ed adeguate campionature di intervento, giustificate dall’unicità dell’intervento conservativo. Il progetto esecutivo contiene anche un Piano di monitoraggio e manutenzione”. 2 D.M. 244 20/05/2019 - Regolamento concernente la procedura per la formazione degli elenchi nazionali di archeologi, archivisti, bibliotecari, demoetnoantropologi, antropologi fisici, esperti di diagnostica e di scienza e tecnologia applicate ai beni culturali e storici dell’arte, in possesso dei requisiti individuati ai sensi della Legge 22 luglio 2014, n. 110 modifica al Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, di cui al D.Lgs. n. 42 del 2004, in materia di professionisti dei beni culturali, e istituzione di elenchi nazionali dei suddetti professionisti.

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