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Affermazioni, dubbi, domande
di GIOVANNICANALI, FOTOAUTORI VARI
Sull’opale e dintorni Già da tempo sento da più parti fare affermazioni, avanzare dubbi e fare domande su temi in parte pregnanti, ma anche francamente superati. Si continua ad affermare che mogano e opale siano solo generati da selezioni opposte, quando è stato spiegato con argomenti più che sufficienti ed inconfutabili essere mutazioni diver - se ancorché alleliche. Vero è che gli intermedi e le diverse condizioni di tipicità possono essere ingannevoli e fuorvianti, ma aspetti sufficientemente chiari ci sono. L’opale abbassa l’eumelanina nella pagina inferiore della penna, fenomeno per ora unico, mentre il mogano la lascia nella posizione naturale e cioè nella pagina superiore. Inoltre, il mogano inibisce la feomelanina, mentre l’opale la riduce soltanto. Quanto all’eumelanina, l’opale la riduce maggiormente, ingenerando effetti azzurrini nelle condizioni idonee, cosa che non accade mai con il mogano. In aggiunta, il bruno mogano è palesemente diverso dal bruno opale, oltre che per la feomelanina inibita anche per il disegno molto diverso, più evidente e bruno, non azzurrino. Semmai, non dimentichiamo che l’azzurro è la caratteristica fondamentale dell’opale! E dove può esserci deve esserci! Non pretendiamolo quindi nei fondi bianchi, nei neri brinati ecc. dove non può esserci, ma dove può esserci ci sia, pena l’atipicità più grave per un opale. Si badi che non siamo nel campo delle opinioni, poiché argomenti certi consentono di avere certezze e preferire opale fasulli senza azzurro non è un’opinione, ma un grave errore certo, e non mi turbo minimamente se all’estero sbagliano così. C’è anche chi ritiene che l’opale non abbia alleli; ebbene, ciò è palesemen - te errato, i risultati degli accoppiamenti non ammettono dubbi. In par
Nero opale intenso giallo
ticolare, l’onice ha caratteristiche sue particolari con l’effetto di diffusione ed accoppiato con l’opale dà degli intermedi (così graziosi che non mi sarebbe dispiaciuto riconoscerli); ebbene, questi intermedi accoppiati fra di loro danno percentuali precise: 50% di intermedi, 25% di opale e 25% di onice.
Ovviamente, neppure l’onice abbassa la melanina. Non bisogna poi dimenticare la mutazione da me chiamata “ossidiana”, pure allelica all’opale, che riduce sia eumelanina che feomelanina in modo minore dell’opale e senza effetti azzurrini e pure senza abbassamento della melanina. Solo una mutazione può abbassare la melanina ed una selezione non la risolleva di certo. Per dare una spiegazione a queste diverse forme si è pensato anche ad un fattore di melanizzazione che indurrebbe un inscurimento. Ebbene, questa tesi è meno palesemente errata di quella della selezione; tuttavia, ad un attento esame non regge: infatti, se ci fosse questo fattore di metanizzazione dovrebbe agire anche sui classici. In altri termini, i portatori di onice e di mogano dovrebbero essere più scuri dei classici non imparentati, se non tutti (indipendenza dei caratteri) certo in numero elevato e, direi,
Se ci fosse un fattore di melanizzazione, i portatori di onice e di mogano dovrebbero essere più scuri dei classici non imparentati
tutti in ceppi consolidati. Vero che si potrebbe ipotizzare un linkagecon il gene dell’opale, allora l’ipotesi ci potrebbe stare ad una valutazione superficiale, se il fattore di melanizzazione fosse un carattere recessivo, ma visti i risultati degli accoppiamenti no; sarebbe necessariamente a dominanza intermedia e quindi non ci sta. Inoltre, melanizzazione ed inscurimento non sarebbe comunque ipotizzabile, poiché non potrebbe rialzare la melanina dalla pagina inferiore
Nero mogano mosaico rosso maschio, foto Antonio Javier Sanz
della pen na, aspetto basilare dell’opale che viene sottovalutato. Il fatto, poi, che la mutazione opale, nei galli, non abbia alleli, come si è sostenuto, non significa nulla. Intanto bisogna vedere se la mutazione è proprio la stessa, somigliare non basta, e poi vi sono altri aspetti da consi - derare. Non si vede perché una certa mutazione non possa avere alleli. Inoltre, non è affatto detto che mutazioni alleliche non siano avvenute. Potrebbero semplicemente non essere state rilevate. Una massaia che avesse a - vuto un pollastro onice o mogano avrebbe potuto benissimo destinarlo alla pentola, poiché casualmente meno grosso di un altro diverso come colore, da tenere da razza. Anche nel nostro ambiente, diverse mutazioni antiche non sono state valorizzate e perdute, poi quando ricomparse in tempi recenti, invece, sono state tenute in gran conto, a volte anche troppo.
Sul perla La situazione è davvero difficile e a differenza dei casi precedenti non ho molte certezze, ma molti dubbi. Quello che ritengo certo è che sia una mutazione e molto probabilmente ad espressività variabile. Si è ipotizzato esserci di mezzo il gene, normalmente indicato con la lettera C se normale, che mutando dà anche il carattere Himalaya, vale a dire che sarebbe avvenuta la stessa mutazione che comporta un carattere sensibilissimo alla temperatura, noto in diversi mammiferi. È lo stesso gene che, con diversa mutazione, produce albi nis - mo. Sono ben noti e segnalati in letteratura scientifica i casi del coniglio così mutato, cioè Himalaya, e del gatto siamese. Nei punti del corpo più esposti, e cioè orecchie, muso segnatamente naso, coda, gamba e soprattutto piedi, il colore è scuro, mentre nel resto del corpo è più chiaro. Nelle diverse stagioni l’evidenza può cambiare. L’importanza della temperatura è stata dimostrata anche sperimentalmente rasando il pelo; infatti, il pelo rasato in estate nelle parti scure cresce più chiaro, mente rasato nelle parti chiare d’inverno cresce più scuro.
Ora, che nel canarino perla sia coinvolta la stessa mutazione o magari simile non lo posso escludere, ma lo ritengo ben poco probabile. Sull’aspetto fronte ci potremmo stare, ma mica poi tanto, visto che nel canarino normale la fronte non evidenzia melanine di quel genere, essendo prevalentemente lipocromica. E la mutazione suddetta non aumenta le melanine, ma non le inibisce o riduce in zone fredde. La storia diventa assai dubbia su ali e coda. La coda del gatto (e dei mammiferi in genere) e quella di un canarino (e degli uccelli in genere) sono parti ben diverse. La coda del gatto ha le ossa, la carne, le vene le arterie ecc..; la coda del canarino è costituita da penne che sono produzioni cutanee di cheratina e che sono paragonabili ai nostri capelli. Inoltre, la penna in crescita è alimentata dal follicolo, mentre quella già cresciuta è praticamente un organo morto. Tagliare la coda ad un gatto e tagliarla ad un canarino sarebbe cosa ben diversa: fiumi di sangue da una parte e nulla dall’altra. La parte del corpo del canarino ove è situato lo pterilio che genera le timoniere è indubbiamente periferica; forse, si potrebbe ipotizzare, più fredda. Si badi che ho detto “forse”, ma allora tutta la penna dovrebbe essere più scura, mentre spesso invece è solo la punta e non si vede perché solo la punta, o comunque la parte finale. Lo stesso discorso si può fare con le penne remiganti e copritrici che crescono sull’ala, perché spesso solo le punte? Sembrerebbero in linea con l’ipotesi Himalaya l’alula e le grandi copritrici delle primarie, tutte scure, ma ci possono essere altre spiegazioni, come l’elevata quantità di eumelanina specialmente sull’alula. Un altro aspetto è dato dal fatto che le punte di remiganti e timoniere sono in alcune specie colorate diversamente e più scure; nel canarino in livrea selvatica non si nota, ma alcuni fenomeni genetici mettono in luce qualcosa di particolare in quei punti. Nel satiné senza disegno (nero o agata a seconda delle opinioni) la punta delle remiganti presenta qualcosa di particolare, cioè una sfumatura brunella simile a quella del disegno
del satiné con disegno. Questa caratteristica consentiva di distinguere i rubini diluiti dai satiné senza disegno. Un altro caso è dato dall’ali grigie; si consideri che il pastello è una mutazione, ma l’effetto ali grigie è dato da geni modificatori. Ebbene, quando l’effetto è massimo tutto il piumaggio diventa grigio alluminio come eumelanina, ma quando l’effetto non è massimo rimangono orli antracite a livelli estremamente diversificati; la punta delle timoniere e soprattutto quella delle remiganti sono le ultime a cedere all’effetto additivo dei geni modificatori.
Nero onice mosaico rosso maschio, foto: E. del Pozzo
Tanto che le punte antracite delle remiganti primarie, se ridotte, sono tollerate (ma non costituiscono pregio come taluno vorrebbe) e si può avere l’ottimo anche con questo difetto. Nulla di strano, quindi, che anche nel perla si possano avere parti scure sulle punte di remiganti copritrici e timoniere. Inoltre, si consideri che le melanine del perla appaiono diverse da quelle del classico, mentre per quello che ne so io la mutazione Himalaya non dovrebbe modificare significativamente ma ridurre le melanine; potremmo ipotizzare una mutazione simile, ma le osservazioni precedenti non la rendono probabile. Un vero rebus che mi mette in serissima difficoltà è la comparsa del cosiddetto tipo 2 che presenta mag -
gio re espressione melanica ed appare, almeno a mio gusto, molto meno bello, però è sempre la tipicità da ricercare. Non ho trovato spiegazioni logiche convincenti, quindi non credo di poter essere molto di aiuto su questo punto, almeno per ora. Da conside ra re anche altre mutazioni interagenti (in particolare l’all black)
Ibrido di Carpodaco messicano Grigio x Canarino Perla, foto e all. B. Zamagni
come ha fatto G. Zambetta con la CTN su I. O. n°3 / 2020, un intervento che ho apprezzato. Mi è anche passato per la testa un pensiero, e immagino anche ad altri, ma lo ritengo errato; lo esprimo solo per suggerire qualcosa, magari di ulteriore. Ho pensato che il tipo “dicia mo 1” potesse essere un’interazione magari onice - perla anche se gli allevatori lo avevano escluso, ma poi ho pensato che il grigio scurissimo, che appare in parte di ali e coda, è più scuro di quello dell’onice, le cui marcature sono in effetti un po’ più chiare; una situa - zione che escluderebbe l’interazione, a meno che non si volesse pensare ad un antagonismo. Di norma le interazioni costituiscono la somma delle azioni dei due caratteri che interagiscono, ma esistono eccezioni. In alcuni casi ab biamo un effetto maggiore per sinergismo, come per bianco domi nante ed avorio, in altri un effetto minore per un antagonismo, come in pastello e satiné o in jaspe ed agata. Sono casi che ho già trattato in altre sedi. Trattasi, comunque, di fenomeni rari e ritengo infondata la cosa, anche per descrizioni che mi sono state date, però non ho mai visto un sicuro onice perla dal vero. La foto del citato articolo sembra eloquente per escludere la suddetta ipotesi. Non ho citato nomi, in certi passaggi, perché mi sono espresso su voci, magari tratte da interventi in social che non frequento; non ho o non ricordo pubblicazioni ufficiali su certi aspetti, quindi non ho fatto citazioni, soprattutto per non travisare il pensiero di qualcuno. Spero che vi siano interventi quali - ficati ulteriori per rispondere alle domande che ci si devono porre sulla migliore tipicità del perla. Seguo con attenzione la cosa; del resto, sono stato uno dei primi ad intervenire sul perla, prima di tutto per affermare essere una mutazione, circostanza all’inizio messa in dubbio, poi per valutare l’espressione del carattere perla. Operazione non facile, anche perché ritengo che si tratti di una mutazione ad espressività variabile e, come tale, difficile da inquadrare.