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Un sogno che si realizza

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La cenere di legna

La cenere di legna

Lucherino europeo (Spinus spinus) x Crociere dell’Himalaya (Loxia curvirostra hymalayensis)

testo e foto di SIMONEOLGIATI

La storia di questa ibridazione iniziò quando mi ritrovai spaiato un maschio di Lucherino bruno portatore di pastello acquistato, alla 29ª edizione di Fringillia, allo scopo di ibridarlo con una femmina di Venturone corso. Il progetto venne bocciato per privilegiare la riproduzione in purezza dei rari Carduelis corsicana. Nei giorni successivi mi arrovellai nella ricerca di una buona femmina da accoppiare allo scapolo con l’obiet - tivo di realizzare ibridi inediti o comunque rari, soprattutto in riferimento alla prole femminile mutata. Dopo aver riflettuto a lungo, la scelta ricadde su due specie: il Canarino solforato ed il Crociere dell’Himalaya. Scelsi queste due perché entrambe sono in grado di trasmettere la propria forma e taglia alla prole, nonché un ottimo colore e un disegno inconfondibile. Purtroppo, le mie fantasie si scontrarono con l’impos - sibilità di reperire una femmina delle specie sopra ci tate, nonostante i diversi contatti che avevo trovato. Sembrava proprio che il progetto dovesse naufragare ancor prima di iniziare. Nel momento in cui mi arresi all’idea di provare l’ibrido pastello bruno col Canarino, ricevetti un messaggio da un mio caro amico, il mitico Marco Pagani, che mi diceva che aveva disponibile un’ottima femmina novella di Crociere dell’Himalaya. Non stavo più nella pelle! Fissato il ritiro il sabato dell’esposizione internazionale di Reggio Emilia, passai i giorni che mi separavano dalla prenotazione alla

Verso la metà del mese di febbraio, vidi la femmina con dei fili di juta nel becco, segno inequivocabile del suo desiderio di riprodursi

mostra in uno stato di febbricitante agitazione. Giunto il momento del ritiro, rimasi colpito dalla bellezza del soggetto nelle mie mani: ottima men - te colorato, con una forma perfetta e di una docilità disarmante. Una volta portata a casa, alloggiai la Crociera in una gabbia da 60 centimetri all’in - glese assieme al suo compagno Lucherino, in modo tale che po tessero familiarizzare fin da subito. L’alimentazione fornita era uguale per entrambi e molto spartana, basata su un misto di semi composto per la mag - gior parte di scagliola e arricchito con piccole percentuali di perilla, girasoli-

La coppia riproduttrice

no nero, lattuga, panico giallo con l’aggiunta di pinoli forniti in linguetta. All’avvicinarsi del periodo ripro - duttivo, iniziai a fornire del cous cous ammollato in acqua e asciugato con pastone all’uovo fatto in casa, ricco di proteine e semi germinati essiccati. Grazie a questa alimentazione, la coppia giunse in ottima forma al periodo riproduttivo, non dimostrando particolari segni di aggressività durante i mesi di convivenza. Verso la metà del mese di febbraio, vidi la femmina con dei fili di juta nel becco, segno inequivocabile del suo desiderio di riprodursi. Allora mi apprestai a posizionare due nidi: uno interno, di metallo e leggermente infrascato, nell’angolo destro del gab bione e uno esterno di plastica bianca dalla parte opposta. La Crociera scel se il primo e costruì una coppetta perfettamente circolare usando soprattutto juta e sisal. Una volta che il nido venne terminato, vi furono deposte tre grosse uova che, purtroppo, non vennero assolutamente covate. Fortunatamente, potei passare le preziose uova a balia, ma purtroppo risultarono infeconde. Lo stesso accadde alla covata successiva, sebbene la femmina avesse utilizzato il nido esterno, e questo mi demo - ralizzò non poco. Tutto cambiò alla terza covata, avvenuta a metà marzo: la Crociera costruì un nuovo nido nella coppetta interna di metallo e iniziò immediatamente a covare le uniche due uova deposte. Era così attaccata al suo nido che era praticamente impossibile allontanarla. Un giorno, però, riuscii a scorgerla sul posatoio, così ne approfittai per verificare la fecondità delle uova: finalmente si vedevano due cuoricini battere! Non riuscivo a trattenere la gioia e la felicità e attesi il giorno della schiusa con emozione, ma anche con una certa ansia: la femmina avrebbe allevato? Come si sarebbe compor - tata una volta anellata la prole? Il maschio avrebbe disturbato la Crociera? Il 29 marzo 2019 accadde uno degli eventi più belli della mia vita: un uovo si schiuse, regalandomi un pullo di taglia ridotta e con tantissimo piumino nero che reclamava a gran voce l’imbeccata. Dopo aver scattato un paio di foto di rito, riposi il piccolo nel suo nido. Nei giorni che seguirono, le mie preoccupazioni si placarono: la neomamma imbeccò e scaldò diligentemente l’unico piccolo nato, aiutata dal premuroso Lucherino; l’anello non causò alcun problema, come se la femmina fosse già abituata a tale pratica.

Il pullo ancestrale con la sorellina mutata nei primissimi giorni di vita

Gli ibridi durante l’implumo

Il primogenito anellato

I due fratelli di nido a muta conclusa

Il piccolo si involò al sedicesimo gior - no di vita, dimostrandosi già abbastanza abile nel volo, nonostante la coda corta e la giovane età. Pur trop - po, mi accorsi troppo tardi di un difet - to alla zampa destra, probabilmente dovuto al fatto che, essendo figlio unico, avesse dovuto soppor tare tutto il peso della madre durante lo sviluppo. Nonostante ciò, a 35 giorni l’ibridino, un maschio ancestrale, si rese indipendente, venne separato dai ge ni to - ri e stabulato con altre fem mine di riserva in un gabbione da 120. Dopo la terza deposizione pensai che la Crociera si fermasse, invece decise di sorprendermi ancora una volta, regalandomi altre tre uova ad aprile inoltrato. Sfortunatamente questo nido, sebbene la covata fosse fecon - da, venne distrutto dalla Crociera, probabilmente per il meteo instabile che caratterizzò la scorsa primavera. A maggio iniziò un forte caldo che mi fece pensare allo stop totale delle attività riproduttive della Loxia: eppure, nella prima decade costruì per la quinta volta il nido e depose addirittura 4 uova, che covò diligentemente fino al 22 dello stesso mese, quando si schiuse un pullo molto vivace e sempre ricco di piumino. Il giorno dopo, ovvero quello del mio ventesimo compleanno, un altro piccolo venne alla luce. Solo in quel momento, confrontando i due pulcini, mi accorsi che il primogenito era leggermente diverso dal fratellino appena schiuso: dopo un attimo di smarrimento, capii che la prima nata era una femmina bruna! Non potevo credere ai miei occhi: oltre ad aver ottenuto già un ibrido inedito per l’Italia nella covata precedente, ora avevo anche una ante prima mondiale tra le mie mani! A pensarci, mentre scrivo queste righe, ho ancora la pelle d’oca. Tutto andò come per il primo ibrido: la femmina imbeccò diligentemente i piccoli con il solito pastone umido de scrit - to in precedenza, aiutata anche dal premuroso partner. Sempre a sedici giorni si involarono, a trenta cinque si resero indipendenti e ven nero isolati in una gabbia da 55 per favorire una buona muta, evitando così che litigassero con soggetti adulti, rischiando di rovinarsi il prezioso piumaggio. Tutti e tre gli ibridi, due maschi ancestrali e una femmina bruna, completarono la muta verso la metà di settembre e il loro carattere mansueto e confidente fu favorito dall’alloggiamento in gabbie di ridotte dimensioni

La femmina di Crociere in cova

e dal continuo maneggio durante la permanenza nel nido, che ha consentito ai piccoli di conoscermi meglio ed essere meno stressabili in gara. Ad ottobre partecipai alla mostra internazionale di Malpensa, svoltasi in quel di Busto Arsizio e organizzata anche dalla mia associazione, l’Associazione Ornitologi Varesini, iscrivendo anche l’ibrido maschio sano di Lucherino x Crociere dell’Himalaya che si aggiudicò il primo posto con 91 punti, anche se gareggiò in solitaria. La prima uscita andò più che bene e rimasi molto soddisfatto del risultato del giovane ibrido “inedito”. La tappa successiva fu alla 30ª edi zione di Fringillia, la mostra più importante e competitiva relativa ai Fringillidi e loro ibridi, dove i migliori allevatori espongono i propri sog getti, che vengono valutati dai più bravi giudici in circolazione. Mi presentai il venerdì all’ingabbio con i tre Lucherino x Crociere dell’Himalaya e due Verdone x Canarina, decisamente emozionato e al tempo stesso teso, accompagnato dalla mia Lisa, che ha dovuto sopportarmi per tutti e tre i giorni della fiera. Il sabato attesi trepidante la con clu - sione del giudizio, aggirandomi ansiosamente per la mostra scambio; al pomeriggio mi avventurai lungo le cavalle per sincerarmi dello stato di salute dei miei beniamini, valutare la concorrenza, prendere qualche spunto di ispirazione e, per ultimo ma non meno importante, scoprire il punteggio dei miei soggetti esposti. Con mia somma gioia, scoprii che i due Lucherino x Crociere, fratelli di nido, erano saliti sul podio, col maschio al terzo posto e la femmina al primo, mentre il primogenito, ovviamente, venne squalificato per il difetto irreparabile alla zampa destra. Ero veramente eufo rico per il risultato, visto il livello della competizione e molto soddisfatto dei miei beniamini. Ma qualcos’altro doveva ancora accadere. Il giorno dopo, sfogliando il catalogo, scoprii che mi ero aggiudicato anche il premio dei migliori tre ibridi col Crociere! Appena lessi la notizia stavo per svenire dall’emozione, non ci potevo credere. Andai a ritirare il premio: trattenevo a stento la gioia, nonostante la stanchezza dei tre giorni

Questa è la storia di un’ibridazione inedita per l’Italia, nella forma ancestrale, e mondiale per la forma mutata

trascorsi in fiera. Questa è la storia di un’ibridazione inedita per l’Italia, nella forma ancestrale, e mondiale per la forma mutata; l’ibrido si presenta come un incrocio simile al Crociere dell’Himalaya come corporatura, mentre per colori e disegni il Lucherino è decisamente predominante, così come lo è per il comportamento. Visto il fenotipo, è ovvio che non sia uno degli incroci più appariscenti che si possano ottenere, ma il fatto di realizzare qualcosa di molto raro, o addirittura per la prima volta al mondo, mi riempie di orgoglio e soddisfazione. Quale sarà il prossimo passo? Ho ancora tante coppie ibride in cantiere, alcune inedite e altre no, ma spero vivamente di poterne scrivere i risultati su questa rivista e di diffondere an cora di più questa stupenda arte che è l’ibridazione.

Il primogenito a muta completata

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