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L’arte dell’allevamento ornitologico
di SERGIOPALMA, foto S. PALMAe FOI
Due ordini di considerazioni portano verso una contrapposizione. Una fa notare che in natura è presente sia la regolarità di perfette geometrie e cromie, sia l’assoluta irregolarità di forme e colori. Nell’una o nell’altra l’espressione artistica è solo una mera questione di gusto. Si può sostenere che, comunque, ci sia artificio dove è presente l’intervento dell’uomo. Tutto quello che appare più naturale della natura stessa, ma costruito dall’uomo, è artificiale. Non è sul piano geometrico -
Il maestro sa di non sapere, l’allievo presume di sapere (proverbio cinese)
cromatico che si deve cercare la conciliazione tra artificio e natura, ma ad un livello diverso, molto più elevato. Qualcuno sosterrà che ogni artificio, anche quello più lontano dalla natura, è in realtà un prodotto della natura stessa, se si parte dal presupposto che l’uomo stesso è un prodotto della natura. Da questo punto di vista allora, l’allevamento e la selezione del canarino non è inferiore ad altre forme d’arte esistenti. Superato il dubbio sulla presunta artificiosità delle forme dei Canarini di Forma e Posizione, si può affrontare quello relativo alla natura artistica. Un accostamento potrebbe essere fatto con l’arte della scultura o anche della pittura.
Nell’allevare uccelli si seleziona, si allena, si modella. Nella scultura si lavora il materiale nella forma che si desidera, nella pittura si fissano i colori che si preferiscono. In tutti e tre i casi l’uomo lavora non imponendo una forma ma assecondando il materiale a sua disposizione. L’allevatore dirige la forma secondo il proprio progetto, assecondando la natura del materiale (uccelli) che fa riprodurre. Negli uccelli, tuttavia, la natura viva impone una più intima intesa tra uomo e soggetto. Il prodotto finale dell’allevamento è il risultato di una volontà esterna (uomo) e di una volontà interna (genetica). Volontà soggettiva che non può essere violata, elemento base sul quale si innesta l’azione dell’uomo, che deve accompagnare per molte generazioni i cicli di crescita degli uccelli dato che gli animali sono in evoluzione continua nella forma, nella taglia e nei colori. Non è statica, è opera d’arte vivente e vitale,che viene violata da chi è capace di manipolarla e che la deve accompagnare per tutta la vita nei vari cicli selettivi dell’evoluzione. L’uccello allevato in ambiente controllato, infatti, rientra a pieno titolo nel concetto di arte, poiché la presenza
dell’allevatore condiziona ed esalta le caratteristiche che più lo aggradano. L’allevatore, come un artista, deve sempre più ridurre l’esaltazione della propria centralità dando rilievo alla sua “opera d’arte”. È una vera complicità nella quale il ruolo primario è riservato al canarino. Potrebbe sembrare che con tecniche particolari l’uomo imponga una costrizione. In realtà, è soltanto un procedere nel massimo rispetto della fisiologia degli animali, ai quali si impone sin dall’inizio una strategia artisticoselettiva con lo scopo di ottenere degli apprezzabili risultati. Si può parlare di una condizione di totale simbiosi che permette di comprendere a fondo la natura dei soggetti selezionati. Ecco che l’intervento dell’allevatore diviene un agire all’interno stesso dell’esemplare che seleziona. Si può interpretare come estrinsecazione della personalità dell’alleva -
tore, una stabilizzazione della peculiarità principale alla quale si è data priorità nella selezione. Il selezionare allevando è una disciplina formativa, come ogni altra via di educazione. È anche osservazione del la natura, con la capacità di cogliere ogni elemento capace di assoggettarsi al volere dell’uomo. Alcuni pensieri orientali dicono che anche la mente umana appartiene all’arte umana. Infatti, essa è capace di modellare pensieri, compor ta - menti, usi e abitudini. Gli uccelli destinati alla selezione rimangono natura inviolata in determinate caratteristiche. L’uomo, con il suo in ter vento, li inserisce in un contesto part icolare, cercando di ottenere quello che più lo rappresenta nell’inconscio. Il fallimento di un progetto selettivo, per la mancanza dell’espressione di alcune peculiarità volute, rende possibile la comprensione profonda della natura, con l’esasperazione di caratteristiche salienti destinate a far implodere il progetto. Il diuturno impegno in allevamento ed il raggiungimento dell’obbiettivo concedono all’allevatore una tranquillità interiore di cui tanto si parla nella pet-therapy. Questo è uno dei
tanti esempi attraverso cui la natura, usata nei nostri laboratori di arte vivente, cede parti della sua pace all’uomo, che è capace di trasformare il frutto in progetti finalizzati. La tranquillità è infatti intesa come uno spazio mentale libero da preconcetti, un “vuoto” di sollecitazioni provenienti da esperienze diverse. In tal modo, il canarino si manifesta come prodotto dell’“arte”, grazie al vuoto che gira attorno alle sue piume ed alla gabbia. In tutto ciò qualcuno potreb - be eccepire l’eccesso di artificiosità, il distacco dalla wild-nature. In realtà, non si fa che esaltare l’armonia che, peraltro, si riscontra nella natura stessa ma che non appare perché sommersa dalla quantità di elementi che la costituiscono fino a che l’uomo non la estrapola con il suo acume, proprio attraverso la selezione. Se si osservano gli uccelli selvatici, le forme e le cromie, ci si accorge della quantità e
qualità estetiche dissimili che non possono essere percepite con precisione. Proprio nei nostri allevamenti è più evidente l’importanza dei dettagli e delle differenze tra soggetto e soggetto. La serenità appare caratteristica primaria dell’allevatore perché una selezione ben riuscita comunica la sicurezza di chi per anni ha operato contro avversità di ogni tipo. Infine, la profondità del pensiero strettamente associato a quello della tranquillità, indica la capacità di cogliere la natura nelle piccole differenze dei soggetti, portando a verifi
care meccanismi nascosti della trasmissione genetica e della propria capacità di mettersi in discussione. La cura dei soggetti induce a una continua ve rifica delle proprie doti e delle proprie capacità. La profondità di pensiero è una caratteristica che interessa l’allevatore ma anche, allo stesso tempo, conduce ad evocare tutto ciò che non è scritto e riportato negli stan dard ma immediatamente percetti bile dagli attenti osservatori, dalle situazioni ambientali e dall’insieme dei processi evolutivi dei soggetti allevati. I termini “estetica” e “bellezza”, nella loro principale accezione, hanno un significato molto soggettivo; se l’osservatore si limita a guardare con occhi staccati dalla percezione del sentimento, non è capace di cogliere le difficoltà e i disagi che l’allevatore ha incontrato nell’ottenimento della sua opera.