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Colori

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Spazio Club

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di GIOVANNICANALIe GIULIANOFERRARI, foto da INTERNET(AUTORI VARI)

Quelli che percepiamo sono prodotti da un fenomeno di riflessione della luce sui corpi colpiti

In queste righe non parleremo solo dei colori nel canarino o negli uccelli in genere, ma faremo qualche cenno alla natura dei colori in senso generale. L’argomento non è semplice e richiederebbe ben altro livello di approfondimento; inoltre, l’ottica non è del tutto una scienza esatta, benché se ne siano inte res - sati diversi illustri studiosi, come Leonardo, Newton, Einstein ed altri ancora, anche perché la percezione dei colori può avere variazioni individuali. I colori che percepiamo sono prodotti da un fenomeno di riflessione della luce sui corpi colpiti. La luce solare è composta da radiazioni di molte frequenze diverse, che vengono percepite dai nostri occhi come i vari colori dell’iride. La consideriamo bianca, poiché quando un corpo riflette contemporaneamente tutti i colori visibili della luce appare bianco. Quando un corpo appare nero è perché assorbe tutti i colori e non riflette nessuna frequenza dello spettro visibile. Se la superficie di un corpo riflette solo le frequenze di un certo colore e assorbe tutte le altre ci appare di quel colore, cioè un corpo appare rosso quando riflette la luce rossa, appare blu quando riflette la luce blu, e così via. Quando un corpo riflette contemporaneamente più colori si può verificare un complesso insieme di fenomeni, di riflessione, interferenza e diffrazione che dipendono anche dalla struttura della sua superficie e che possono produrre colori intermedi o diversi da quelli dei raggi incidenti. Queste diversità di assorbimenti e riflessioni si possono evidenziare con ben noti esperimenti: per esempio,

Nel triangolo centrale sono rappresentati i tre colori primari: giallo, rosso e blu, circondati dai triangoli dei tre colori secondari: verde, arancio e viola, mentre nella corona circolare esterna figurano i colori terziari in gradazione: i più caldi nel semicerchio a destra e i più freddi a sinistra

appiccicando delle cartine bagnate di diversi colori ad un vetro esposto al sole. La prima a cadere è quella nera, perché il nero non riflette ma assorbe tutte le frequenze, comprese quelle della luce infrarossa, che trasferisce calore e la fa asciugare rapidamente. Poi cadono quelle degli altri colori in successione, mentre l’ultima è la bianca, perché il bianco riflette tutte le frequenze cromatiche e assorbe meno calore. Se il cruscotto della nostra auto è nero ma non lucido, non è per eleganza, ma perché non emettendo riflessi non ci infastidisce. In compenso, si scalda molto di più al sole. La neve invece è abbagliante (riflette tutto) e bisogna proteggersi con occhiali scuri adeguati, come dalla luce diretta del sole.

Vespa di terra (Vespula germanica), foto: extensionaus.com.au

Serpente corallo (Micrurus fulvius), foto: Floridensis.com, autore: Janson Jones

Possiamo verificare che la luce solare comprende tutti i colori dell’iride facendo un esperimento da scuola elementare, cioè facendo girare vorticosamente un disco colorato a spicchi dei colori dell’iride, che così apparirà bianco. Newton dimostrò in un importante esperimento che, fa - cendo attraversare un prisma cristallino da un raggio di luce solare, si ottiene per rifrazione la scomposizione del bianco (spettro visibile della radiazione solare) proprio nei colori dell’iride. I colori, che sono poi quelli dell’arcobaleno, sfumano con continuità l’uno nell’altro ma vengono per convenzione raggruppati in sette fasce, benché non vi siano confini definiti scientificamente tra l’una e l’altra. Il numero sette venne forse utilizzato anche perché cabalistico e facile da memorizzare, tant’è che viene usato per i giorni della settimana, i peccati capitali, e tantissimo altro. Tradizionalmente i colori dell’arcobaleno vengono così distinti: rosso, arancio, giallo, verde, blu, indaco e violetto. Il vio - letto è prodotto da lunghezze d’onda molto corte e quindi ad alta fre - quenza, mentre il rosso è generato da onde più lunghe e quindi a più bassa frequenza. La vista umana ha dei limiti e come noto non possiamo vedere al di sopra del violetto (ultravioletto) né al di sotto del rosso (infrarosso). Quando parliamo di color “viola” riferendoci a certi piumaggi, in qualche caso potremmo sbagliare, poiché potrebbe essere invece “violetto”. Infatti, il viola deriva dal miscuglio di pigmenti blu e rossi e riflette una lunghezza d’onda circa intermedia, a seconda delle percentuali dei due colori, comunque ben diversa dalla radiazione della luce violetto, che pure percepiamo come simile. Supponiamo che questo possa essere il caso del pappagallino ondulato apparentemente viola, ma che non ha pigmenti rossi (e neppure blu, che è colore prodotto da un effetto strutturale) e potrebbe quindi essere violetto. Per accertarlo occorrerebbero prove complesse che non ci risulta siano state fatte finora.

Rana dorata o rana freccia (Phyllobates terribilis), foto: commons.wikimedia.org, autore: Marcel Burkhard

Salamandra infraimmaculata, foto: wikipedia.org, autore: Lior Fainshil

Certi animali possono avere uno spettro visivo diverso dal nostro. Molti uccelli vedono l’ultravioletto e alcuni animali che vivono al buio “vedono” anche l’infrarosso. Quindi, quando diciamo che una specie è priva di dicromatismo sessuale, cioè che maschi e femmine non hanno colori diversi, può darsi che questo non sia vero, poiché po trebbe esservi una differenza, per esempio una “sfu ma - tura” dell’ultravioletto, che noi non possiamo vedere, ma gli uccelli sì. Certo non ci è dato sapere quali altri “colori” si celano alla nostra vista, per i limiti suddetti. Chiamiamo primari i colori dall’unione dei quali si possono ricavare tutti gli altri. Si distinguono in primari lucee primari pigmento: i primari luce sono rosso, blu e verde, mentre i primari pigmento sono rosso, blu e giallo. Non si tratta di differenze trascurabili, tutt’altro. Facendo convergere i fasci di luce dei tre primari luce rosso, blu e verde si ottiene il bianco, mentre mescolando i primari pigmento, cioè vernici, inchiostri, tempere, ecc. di colore rosso, blu e giallo si ottiene il nero. Ora, fra bianco e nero la differenza non è piccola! I colori che si ottengono mescolando i primari sono detti secondari o anche terziari se le unioni sono più di una, oppure si parla, secondo Boyle, di colori semplici e composti. Va detto che il verde, che è un primario nei colori luce, nei pigmenti è un secondario che si ottiene unendo giallo e blu. Il verde richiede cioè la presenza di un pigmento giallo, tranne che nel piumaggio dei Turachi, che hanno un vero pigmento verde, la turaco-verdina. A sua volta il giallo, primario nei pigmenti, nei colori luce è secondario e si ottiene unendo rosso e verde. Anche altre unioni danno effetti diversi fra i primari luce e pigmento. Per esempio, sovrapponendo due fasci di primari luce rosso e blu si ottiene il magenta (un rosa - viola vivace), mentre unendo pigmenti rosso e blu si ha il viola. Da notare che l’u - nione di pigmenti rossi e verdi dà un marrone ma che anche unendo tinte rosse e nere si ha un marrone.

Uccello del paradiso (Paradisaea raggiana), foto: commons.wikimedia.org, autore: David J. Stang

Aggiungendo bianco ai pigmen ti si ottengono tutti i colori chiari, come azzurro (bianco più blu) o rosa (rosso più bianco), e così via.

Storno di Hildebrandt (Lamprotornis hildebrandti), foto: en.wikipedia.org, autore: Noel Feans

Ci sono anche dei trucchi: per fare apparire il bianco più splendente si mette una goccia di blu e magari anche di viola. Queste aggiunte mi ni - me non sono percepite dall’occhio come distinte ma danno l’impressione di un bianco più splendente, come desiderato. Ben lo sappiamo, per via dei piumaggi dei canarini bianchi che traggono giovamento da certi additivi messi nell’acqua del bagno. La miscela di pigmenti gialli e rossi dà l’arancio, che può avere diverse gradazioni, virando più verso il giallo o più verso il rosso a seconda delle rispettive percentuali. Ben lo sanno gli allevatori di canarini a fattori rossi che, oltre a ricercare il rosso più deciso con la selezione dei ripro dut - tori (non abbastanza in verità), si aiutano con i coloranti. Si parla anche di colori freddi e caldi, dove per caldi ci si riferisce al rosso, all’arancio ed al giallo, generati dalle frequenze più basse (onde lunghe) mentre si dicono freddi il violetto, il blu, l’azzurro e il viola (a frequenze più alte). Altri colori si considerano di solito neutri, come pure il bianco e il nero. Sulla sensazione di caldo e freddo, cioè sulla maggiore o minore lunghezza d’onda, possono esserci delle sensibilità soggettive diverse, legate anche a toni particolari. Il giallo verdo - gnolo, come il color li mone nel canarino, è certo meno caldo del giallo oro. Colori neutri possono apparire più sul freddo se vicini a colori caldi, mentre se affiancati a colori freddi tendono più al caldo. Ci sono poi vari inganni ottici. Ben sappiamo che strisce orizzontali fanno apparire la figura più grossa, mentre le strisce verticali più snella. Il bianco ingrossa ed il nero snellisce, ben lo sanno le gentili signore. Una chiazza di colore caldo sullo sfondo di colore freddo appare più grande e vicina, mentre la superficie coperta da tinta fredda affiancata a una calda appare al contrario più piccola e lontana. Questo effetto di apparente sporgenza e rientranza viene utilizzato a scopo mimetico, per esempio per rompere e rendere confusa la sagoma umana nelle uniformi da combattimento, e appare

anche nel manto o nel piumaggio di molte specie animali che alternano macchie chiare al fondo scuro: fra le tante, zebre, cerbiatti, storni, nocciolaie, quaglie. Ci sono poi i colori complementari, cioè quelli che sono opposti sul cerchio di Itten, che sono rosso e verde, giallo e viola, arancio e blu. Questi colori, se vicini, si esaltano reciprocamente. Un aspetto fisiologico particolarissimo è dato dal fatto che quando si fissa a lungo una figura e poi si strizzano gli occhi per un attimo vediamo la stessa figura nel suo colore complementare: nel caso fosse un gli altri per il velenosissimo polpo ad anelli, i serpenti corallo, le sala man - dre pezzate e le raganelle tropicali dalla cui pelle gli indios ricavano il veleno per le loro frecce, ma anche per la tossica farfalla monarca americana e per le nostre comuni vespe gialle e nere. Di inganni ottici sappiamo qualcosa anche in canaricoltura, per esempio che i melanici a fondo bianco o avorio appaiono più bruni perché risulta più evidenziato il colore scuro. Nel piumaggio degli uccelli (ma non solo, anche per altre strutture in insetti e rettili) gli inganni ottici sono

Papa della Luisiana (Passerina ciris), foto: wikipedia.org, autore: Dan Pancamo

quadrato rosso, vedremmo un quadrato verde. Accostamenti cromatici vistosi si trovano in natura quando servono ad attirare l’attenzione (per esempio nel corteggiamento), a segnalare ai conspecifici l’affinità o a costituire segnale per l’orien - tamento del gruppo (si pensi al sottocoda bianco di molti cervidi, come il capriolo, o al codione bianco del ciuffolotto). Tinte sgargianti possono avere anche una funzione “aposematica”, se servono a dissuadere i predatori avvertendoli che chi le sfoggia è un a - nimale pericoloso o tossico: vale tra frequenti, poiché esistono colori strutturali che non corrispondono al pigmento in sé ma sono prodotti da conformazione dell’epidermide, del - le penne e delle barbule e pos sono apparire viola, violetto, blu, azzurro, verde. È stato citato più volte il caso della penna blu di pappagallo che al microscopio appare marrone scuro. I colori strutturali sono infatti prodotti appunto da strutture della penna, di regola nelle parti contenenti eumelanina. Queste conformazioni possono causare anche fenomeni diversi quali la diffusione, o scattering, e l’interferenza, né si può escludere qual- che aspetto di diffrazione, ma non c’è rifrazione come, sbagliando, si sostiene a volte. Quando c’è interferenza si verificano molti effetti cangianti. Da effetti strutturali abbiamo nel canarino la tonalità limone e l’azzurrino di certe mutazioni (segnatamente l’opale). Nell’opale ci sono anche stranezze, visto che l’azzurro non si manifesta nei fondi bianchi e inoltre, nei piumaggi a fondo rosso intenso, non appare nelle strie ma può apparire nelle marcature. Sono fenomeni difficili da spiegare, ma che vanno almeno segnalati. Quello che appare evidente è che i granuli di eu me - lanina, per ottenere effetti azzurrini, debbano essere di ridottissime dimensioni o modificati. Particolarità ci sono anche in altri casi: sappiamo che puntini di colori diversi finiscono col confondersi e dare la visione di un altro colore. Questo fenomeno ha dato il via alla corrente pittorica del puntinismo, che poi ha aperto la strada al divisio - nismo. I quadri puntinisti ottengono l’effetto voluto se guardati da lontano: allora non si vedono, per esem - pio, i puntini rossi e gialli distinti, ma un diffuso arancione. A distanza ravvicinata si svela il trucco. È un effetto analogo a quello su cui si basa la televisione a colori e che si verifica nel mantello dei cavalli roani, nel pelame dell’aguti e nel piumaggio dello storno o della nocciolaia, che da lontano sembrano di tinta unita, perché le minuscole aree di colore diverso si fondono con quello prevalente delle penne e dei peli contigui. Per definire univocamente i colori nelle loro infinite sfumature sono stati proposti vari sistemi di classificazione, più o meno utilizzabili in campi diversi: alcuni sono maggiormente usati in certi settori industriali e commerciali, altri in campo arti - stico, ecc. Purtroppo, in queste classificazioni non sempre vi sono cor - rispondenze facilmente trasfe ribili nel linguaggio comune. Personalmente abbiamo una certa pre ferenza per la Tabella colori interattiva codice RGB in italiano, tut - tavia sappiamo che è difficile met - tere d’accordo tutti.

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