BUONE NOTIZIE
Ogni giorno i mass media ci bombardano con notizie tragiche, cronaca nera, a volte falsi allarmi di epidemie in arrivo, altre volte imminenti guerre mondiali. La “strategia della tensione” è un metodo diffuso, un popolo che ha paura è più facile da governare. A noi piace andare controcorrente e abbiamo deciso di dedicare la nostra rubrica solo alle buone notizie. Be happy!
In Svizzera il tragitto casa-ufficio entra a far parte dell’orario di lavoro Da quest’anno i dipendenti pubblici che lavorano durante gli spostamenti su treno o bus potranno uscire prima dall’ufficio. Si stima infatti, che in media i dipendenti impieghino circa 62 minuti al giorno per recarsi in ufficio e la maggior parte del tempo del viaggio venga spesso sfruttata per portarsi avanti con il lavoro. Di fatto le nuove tecnologie lo consentono. Ecco perché la Svizzera ha deciso di riconoscere ai lavoratori il tempo del tragitto quando questo viene effettivamente impiegato per dedicarsi alle proprie mansioni, conteggiandolo nell’orario di lavoro e retribuendolo in quanto tale. Infatti, se in passato le persone, una volta uscite dall’ufficio, lasciavano sulla scrivania le scartoffie per poi rivederle il giorno seguente, adesso non è più così. 10 · DOLCE VITA · marzo-aprile 2020
Inazione climatica: la prima causa dal basso contro lo Stato italiano È partita la prima causa contro lo Stato per inazione climatica. L’iniziativa dal basso ha preso il nome di Giudizio Universale e come spiega la sua portavoce serve a «chiedere allo Stato Italiano di attuare misure più stringenti per rispondere ai cambiamenti climatici e invertire il processo: se non ci pensiamo noi, nessuno lo farà al posto nostro». Attualmente l’Italia vanta risultati energetici e ambientali più elevati di quelli chiesti dall’Unione europea per il 2020, ma la maggior parte dei progressi sono stati raggiunti tra il 2013 e il 2015. Negli anni successivi, l’azione per contenere i cambiamenti climatici ha rallentato, le emissioni si sono livellate e le rinnovabili hanno tirato il freno.
In Cile le comunità indigene fermano il gigante del litio Il Tribunale per l’Ambiente della città di Antofagasta ha accolto la denuncia delle comunità indigene di Atacama contro la SQM, la società chimica e mineraria del Cile, accusata di un uso sconsiderato delle risorse idriche per le sue attività. La società è il secondo produttore mondiale di litio, elemento chiave per le batterie che alimentano i veicoli elettrici. L’aumento della domanda di litio, considerato il petrolio del futuro, ha sollevato dubbi sul fatto che l’arido deserto settentrionale del Cile possa sostenere i livelli attuali (e futuri) della produzione del metallo e il tribunale ha preferito far prevalere il principio di precauzione anche tenendo conto della «particolare fragilità» dell’ecosistema di Atacama.
Europa: la stretta su imballaggi e plastica monouso La Commissione europea ha stabilito il divieto dell’uso degli imballaggi e confezioni di plastica e di consentire solo quello in plastica riciclata a partire dal 2030. Inoltre entro lo stesso termine verrà limitato l'uso delle microplastiche. La direttiva sulle plastiche monouso, il cui via libera definitivo è arrivato lo scorso anno, prevedeva già la messa al bando di alcuni prodotti (cotton fioc, posate, piatti e bastoncini per palloncini) e una serie di misure per scoraggiare l’uso di imballaggi con questo tipo di materiale. Purtroppo l’orizzonte del 2030 appare un po’ troppo lontano rispetto a una vera e propria emergenza che sta assumendo, giorno dopo giorno, dimensioni estremamente preoccupanti.
La Colombia dice basta alla caccia sportiva Ad anni di distanza, la Colombia segue l’esempio del Costa Rica, il primo paese dell’America Latina ad aver vietato la caccia sportiva nel proprio territorio. Una recente sentenza della Corte Costituzionale ha infatti deciso che dal 6 febbraio in Colombia non è più consentito uccidere gli animali per “sport”. Il giudice ha stabilito che questa pratica va contro l’interesse dell’ambiente affermando che il Paese ha il dovere di difendere la propria fauna. Le motivazioni dietro la decisione sono inequivocabili: poiché la caccia sportiva nel Paese non è giustificata in termini di sussistenza o controllo della popolazione della specie, non esiste un motivo valido per permettere la caccia a fronte della sofferenza provocata agli animali.