POMEZIA-NOTIZIE
Ottobre 2021
È giunto il momento (per noi!) di
LEGGERE E APPROFONDIRE
LIBERO de LIBERO di Domenico Defelice
P
UR risiedendo a Roma, negli anni sessanta, e pur frequentando associazioni e cenacoli, mai abbiamo avuto occasione d’incontrare Libero de Libero, né di leggere e approfondire la sua poesia. A nominarci per la prima volta questo poeta a noi sconosciuto è stato, nel 1975, l’amico carissimo prof. Nicola Napolitano – Preside dell’Istituto Tecnico “Filangeri” di Formia, anche lui poeta e scrittore - in un piccolissimo ambiente romano ricavato nelle mura di Porta San Giovanni. Era in compagnia di una giovane donna, bellissima e tizianesca, poetessa e pittrice siciliana. Da circa due anni dirigevamo Pomezia-Notizie, da noi fondata nel luglio del 1973, e l’incontro era stato da lui caldeggiato perché pubblicassimo nelle nostre Edizioni la silloge della sua amica, per a quale egli aveva scritto una lusinghiera Prefazione. “La metto in buone mani”, disse Napolitano rivolto alla
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donna; “Defelice non si interessa solo di poesia, ma anche di arte; assomiglia un po’, per darti un’idea, a Libero de Libero, critico d’arte e poeta della nostra vicina Fondi”. C’era sembrata solo una battuta, pure poco felice - non conoscendo, noi, nel modo più assoluto, ripetiamo, Libero de Libro - e come tale l’accennammo, qualche mese dopo, a Ada Capuana, consegnandole, per una recensione, il volumetto da noi stampato in bella veste tipografica. “Guarda che non c’è proprio da ridere”, rispose la pronipote di Luigi Capuana, docente negli istituti romani, attrice e poetessa, pittrice e ceramista. In via Appia Nuova, allora, Ada Capuana curava la redazione romana del nostro mensile e organizzava riunioni di scrittori e artisti nella sua “Assolatella”. “Ci sono dei punti in comune tra te e il poeta di Fondi: egli, per esempio, si interessa di critica d’arte, come fai tu; ha scritto, tra i tanti, un bel saggio su Masaccio e ne sta preparando un altro su Sinisgalli”. Era appena uscito il nostro primo lavoro in quest’ambito: Andare a quadri, frutto di una nostra assidua frequentazione con pittori e nel quale figurano Carlo Levi, Mauro D’Ottavi, Eleuterio Gazzetti, Antonio Folichetti, Romualdo Marzulli, Saverio Scutellà, Maria Elena Di Stefano, Elio Giori, Lillo Messina e via elencando. Cari e indimenticabili amici, Nicola e Ada, i quali, come tanti “altri se n’andarono in furia,/sfasciando l’orto e schiantando cancelli”; “senza notizie ognuno partì” – scrive Libero de Libero - “nella notte/che viaggia come un treno”; “Rondini morte sono gli amici” – continua de Libero -, ma “che danno piume alla [nostra] luce”. E forse avevano ragione nel dire che qualcosa, della nostra attività e della nostra esistenza, non certamente allo stesso livello, fosse in parallelo con Libero de Libero. Una casa con “alberi [che] fanno verde cielo”, la sua come la nostra, e, in quella casa, la sua infanzia “cresciuta come falsa pianta”, al pari della nostra. Famiglia numerosa, la sua, e