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Il mio mondo finirà con te, di Lucio Zaniboni, pag

IL MIO MONDO FINIRÀ CON TE

di Lucio Zaniboni

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CARMELO Aliberti, critico letterario, saggista e poeta ci propone una seconda opera narrativa: “Il mio mondo finirà con te” mantenendo il piano propositivo e strutturale di “Briciole di un sogno” con cui voleva dare una scossa al mondo letterario attuale, appiattito da una narrativa usa e getta che sforna libri a gogo con la durata di un rasoio monouso.

Narrativa, storia, saggistica, poesia e denuncia qui si fondono in un tessuto nuovo che incide per intensità etica e possibilità di approccio.

La trama è semplice: Carlo, uomo del Sud, letterato, cresciuto in una famiglia che gli ha trasmesso ideali fondanti, con un gruppo di amici della stessa tempra morale, dà vita a un giornale, importante, pur nelle sue modeste proporzioni, a cercare di diffondere cultura e speranza in un futuro migliore.

Si innamora di Anna che lo ricambia con uguale sentimento, ma il loro amore svanisce all'improvviso per la morte inaspettata della ragazza.

Lo sconforto sembra trascinare il giovane in un gorgo senza fine, quando casualmente conosce Rosa che riesce a risollevargli il morale e ridargli nuova speranza di vita.

Anche questa volta il destino sembra accanirsi contro di lui. Dopo un periodo di giorni felici, improvvisamente Rosa si allontana, sparisce e nulla si sa più di lei.

Il mondo di Carlo sembra finire (il motivo del titolo), ma l'incontro con un pastore lo scuote e nasce la riflessione sulla vita che può divenire missione di aiuto al prossimo. Così Carlo si riprende e vivrà per diffondere fraternità intorno a sé.

Sfondo di questa trama, ma anche parte essenziale del libro, è la denuncia sociale.

Il nostro è un mondo in cui il capitale depaupera sempre più i popoli, siano essi dediti all'agricoltura, come i tanti contadini della zona messinese (nativa dell'autore) e della Sicilia in genere o degli operai costretti alle catene di montaggio nelle fabbriche del Nord.

C'è la fame di milioni di esseri che, con esodo da terre aride, cercano scampo verso paesi che diano loro un pane e sono respinti come animali infestanti; c'è il caporalato del

Sud (e non) che costringe a turni inumani di lavoro i raccoglitori di ortofrutticoli, con paghe da miseria e angherie e violenze di ogni specie.

In più non vi è zona della terra dove non alligni la guerra, perché i grandi blocchi nazionali reggono le fila delle lotte, apparentemente tese a raggiungere esiti di giustizia, progresso e civiltà, invece realmente intesa a conquiste territoriali e impadronimento di materie prime per interesse economico.

Aliberti in una visione universale ci mostra i mali del mondo dalla prima guerra (mondiale) ai giorni nostri.

Non nega il progresso tecnico che ha portato migliori condizioni di vita e alleggerito la fatica, ma che contemporaneamente ha snaturato il rapporto uomo-terra-dio.

Rileva quante atrocità l'umanità ha dovuto vedere, come i campi di sterminio, la persecuzione delle razze, il mancato rispetto del pensiero individuale, la caduta dell'eticità, il femminicidio...

Ecco, la figura della donna in Aliberti è particolare, sia essa madre, sposa o figlia. È l'amore che l'autore ha provato e prova per le donne della sua vita (la madre e la sposa).

In “Briciole di un sogno” va ricordata la meravigliosa dedica alla compagna della sua vita, di una liricità straordinaria.

Fra i protagonisti del romanzo, figura minore, ma rilevante, c'è Pino, reduce dalla missione in Afghanistan che racconta le atrocità colà avvenute, non tutte per colpa deitalebani e delle varie etnie del territorio. A causa di queste traumatiche esperienze, in cui si era trovato, nel desiderio di essere di aiuto al prossimo in una missione umanitaria, era ritornato affranto e deluso dagli esiti raggiunti. Non si pensi a questo punto che l'opera sia solo ciò (già non è poco); c'è un mondo descritto e vibrato in pagine partecipate e partecipanti. Vi è il mare con i pescatori di pescispada, con la visione della coppia ittica legata da un amore profondo, in cui lascia un segno la sofferenza reale del pesce che vede strapparsi l'amata dall'arpione... C'è la Valle di Templi, simbolo del mondo classico, gloria dell'arte, dell'ingegno e creatività, della storia e dei miti.

Non manca il richiamo all'età d'oro di Pericle che diede ad Atene il suo contributo per una democrazia reale, in cui tutti, anche i più poveri, avessero diritto di voto.

Anche qui, si evince chiaramente come nell'epoca attuale la libertà di idee, espressione e volontà individuale siano spesso più apparenti che reali.

“Il mio mondo finirà con te” ha pagine descrittive che avvincono. Si sente la profonda conoscenza della terra in cui l'autore è nato, ha vissuto, ha compiuto i suoi studi e ricorda con l'affetto di un figlio. A ogni passo il lettore troverà qualcosa di nuovo, una notizia, un arricchimento... Numerose le citazioni, l'uso del dialetto, i richiami poetici, con versi di Dante, Quasimodo, Levi, dell'autore...

Dire che il libro è interessante è superfluo e banale. È il mondo nella sua totalità, con la meraviglia della natura che dovrebbe essere tutelata, perché reca l'impronta del creatore e non martoriata per speculazione.

È la terra che l'autore vorrebbe in pace, democratica, umana, in cui ognuno possa esplicare se stesso dignitosamente, con la propria identità, nel cammino terreno verso la foce divina.

Lucio Zaniboni

ALLE FONTI DEL CIANE

Rane mimetizzate nel verde dei licheni e dei papiri ci salutano con l’allegro gre-gre d’un concerto inatteso. Nell’aria mattinale le libellule danzano e le rondini sfrecciano disegnando d’intorno larghe onde di voli che s’innalzano alte nel cielo e s’abbassano fino a sfiorare appena col petto lo specchio d’acqua. Nei lontani millenni non diversa era la scena. Uguale il copione della commedia eterna che chiamiamo esistenza. Cambiano gli attori, ma forse son solo le maschere che mutano mentre uno stesso spirito si muove. Teocrito rivive in ciascuno di noi. Restano intrisi d’eterno presente i nostri canti e le nostre fatiche. E sono antiche le cose più nuove. E sono nuove le cose antiche.

Nino Ferraù

Da: Grumi di terra, Edizioni G. B. M., 1988

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