Rivista digitale di viaggi, borghi e turismo slow
Anno 2 Numero 20 Edizione gratuita
SPECIALE RIEVOCAZIONI E TRADIZIONI Greccio, il borgo del presepe vivente Valle di Cembra e Altopiano di Piné, gioielli d’Italia Tradizioni, suggestioni senza tempo Rievocazioni, appuntamento con la storia
Oltreconfine:
Austria, folklore e atmosfera
Lifestyle:
Piemonte, tutto e il contrario di tutto
In tavola:
prodotti tipici, rigorosamente unici
Leggende e curiosità
www.e-borghitravel.com
craiweb.it craiweb.it
S
I
COPR
Clicca sull’icona “scopri“ quando la trovi per approfondire la tua lettura e scoprire ulteriori dettagli dal sito e-borghi.com
Non perdere nessuna uscita di e-borghi travel. Iscriviti alla newsletter e potrai scaricare la rivista!
Presepe della Marineria, Cesenatico Buffy1982*
® e-borghi travel 20 • 2020 www.e-borghitravel.com Publisher Giusi Spina direzione@3scomunicazione.com Coordinatore editoriale Luciana Francesca Rebonato coordinamento@e-borghi.com Art director Ivan Pisoni grafica@e-borghi.com Segreteria di redazione Simona Poerio segreteria@e-borghi.com Hanno collaborato a questo numero Antonella Andretta, Alessandra Boiardi, Oriana Davini, Simona PK Daviddi, Gaia Guarino, Luca Sartori, Nicoletta Toffano Revisione Bozze Luca Sartori Promozione e Pubblicità 3S Comunicazione – Milano Cosimo Pareschi pareschi@e-borghi.com Redazione 3S Comunicazione Corso Buenos Aires, 92, 20124 Milano info@3scomunicazione.com tel. 0287071950 – fax 0287071968 Crediti fotografici: * Shutterstock.com L’uso del nostro sito o della nostra rivista digitale è soggetta ai seguenti termini: Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di www.e-borghitravel.com può essere riprodotta, memorizzata in un sistema di recupero o trasmessa, in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronica, meccanica, fotocopia, registrazione o altro, senza previa autorizzazione scritta da parte di 3S Comunicazione. Nonostante l’accurata verifica delle informazioni contenute in questo numero, la 3S Comunicazione non può accettare responsabilità per errori od omissioni. Le opinioni espresse dai contributori non sono necessariamente quelle di 3S Comunicazione. Salvo diversa indicazione, il copyright del contributo individuale è quello dei contributori. È stato fatto ogni sforzo per rintracciare i titolari di copyright delle immagini, laddove non scattate dai nostri fotografi. Ci scusiamo in anticipo per eventuali omissioni e saremo lieti di inserire l’eventuale specifica in ogni pubblicazione successiva. © 2019 - 2020 e-borghi®
ie
Con il patrocinio di
ne
As Band
ra
Paesi ei
iazione d soc
A ra n cio
Marchio di qualità turistico ambientale per l’entroterra del Touring Club Italiano
IL VINO SCOPRI
Località Prione di Sermerio 25010 Tremosine sul Garda (BS) +39 339 1168644 info@aziendaagricolaprione.it www.aziendaagricolaprione.it
L’OLIO SCOPRI
3S Comunicazione per e-borghi travel
ditoriale
eLuciana Francesca Rebonato facebook.com/lfrancesca.rebonato
I
l presente intrecciato al passato e affacciato sul futuro. Una quotidianità, prima di oggi. E invece. La messa in scena dell’ordinario è diventata un sogno dal volto straordinario, la voce narrante un susseguirsi di cambi di scena e di attesa. Ma l’Italia e il mondo intero, nel mese più intimista dell’anno, non rinunciano all’atmosfera e, in presenza o in digitale, partecipano a manifestazioni e celebrazioni a ogni latitudine e longitudine. Per riassaporare il gusto dell’emozione, quindi, abbiamo dedicato lo speciale di questo e-borghi travel alle rievocazioni e alle tradizioni a iniziare da Greccio, la “Betlemme francescana”, che dal 1974 mette in scena la “Rievocazione storica del primo presepe vivente del mondo”, quest’anno in modalità remota e in streaming. Per un elisir di suggestioni, guardate il video che abbiamo appositamente girato nel territorio. Riflettori accesi anche su “Trecentesca” a Morimondo - a due passi da Milano -, sul “Palio del principe” a Bisignano - in Calabria- e sulla “Messa dello spadone” a Cividale del Friuli. E poi le tradizioni, essenza della memoria del Belpaese. Ve ne proponiamo tre, tutte singolari, come il presepe galleggiante di Cesenatico, allestito sulle antiche barche del Museo della Marineria e nel porto-canale progettato da Leonardo Da Vinci. Si prosegue con la Focara di Novoli, il più grande falò del Mediterraneo, propiziatoria magia del fuoco nella Puglia salentina e dal grande coinvolgimento emotivo mentre con lo sguardo rivolto ai prossimi mesi ci si dirige nella valle del Gran San Bernardo - Valle d’Aosta -, scenario dello storico carnevale della Coumba Freida, che anima la valle alpina da secoli. E antico nonché colorato è il Carnevale di Grauno, in Trentino, protagonista di un focus nel servizio sulla Valle di Cembra e sull’Altopiano di Piné, un mosaico di borghi incastonati nella natura, il trionfo di tradizione, sport e cultura. Opportunità e ricorrenze che diventano il passaporto per viaggi nel tempo e nella fantasia, nella storia e nella religione, negli aneddoti e nelle leggende, nel sacro e nel profano. Come nel caso dei borghi oltreconfine, in Austria, da scoprire come doni sotto l’abete. O da cercare in un’icona di collaudate certezze e inedite sorprese, come il Piemonte. O ancora nel rito delle prelibatezze gastronomiche natalizie, quando nell’aria si sprigiona il profumo di specialità che racchiudono saperi e sapori antichi. «La tradizione … consiste nel mantenere viva una fiamma», asseriva Jean Léon Jaurès. Sì, c’è urgenza di calore, di questi tempi. Luciana Francesca Rebonato Coordinatore editoriale
Rievocazione storica “Ritorna il Patriarca“ Foto Petrussi, Città di Cividale del Friuli
Sommario Greccio
Valle di Cembra e Altopiano di PinĂŠ
Rievocazioni, storia in diretta
Tradizioni italiane, riti del tempo
Un Natale, mille tradizioni
Caseificio Sociale Val di Fassa
Territori, lifestyle e design
Oltreconfine: Austria
Leggende
CuriositĂ
In copertina: Trecentesca, Morimondo Camillo Balossini / Sara Celia Colciago, Compagnia di Porta Giovia
Piemonte. L’esperienza che non ti aspetti.
Greccio, il borgo del presepe
Simona PK Daviddi
facebook.com/simona.pk.daviddi
Massimo Rinaldi
massimorinaldifotografo.it
iamo nella suggestiva Valle Reatina, in Lazio, in un territorio di raro fascino incastonato in un contesto naturale ancora incontaminato. Proprio l’esuberanza della natura, insieme alla spiritualità che da sempre si respira nei borghi come nei boschi, deve aver fatto innamorare (anche) San Francesco di questi luoghi – secondo le cronache, il Santo di Assisi andò per la prima volta a Greccio intorno al 1209 –, tanto da fargli decidere di stabilirvisi per un certo periodo. Ed è San Francesco che, nell’autunno del 1223, dopo un
S
viaggio in Palestina, chiede a papa Onorio III il permesso di realizzare a Greccio – che gli ricorda emotivamente Betlemme –, per la prima volta nella storia del cristianesimo, la rappresentazione della nascita di Gesù. Nella notte di Natale di quell’anno, in una grotta del piccolo borgo, nasce così il primo Presepe vivente, al quale prenderà parte tutta la popolazione. Da allora Greccio diventerà un punto di riferimento per la cristianità e sarà conosciuta in tutto il mondo come la “Betlemme Francescana”.
O IV
O ESCLU E D S VI
Tra storia e leggenda ome abbiamo già accennato, la prima volta che San Francesco andò a Greccio fu intorno al 1209. La leggenda narra che egli si costruì una capanna tra due carpini sul Monte Lacerone, da dove ogni giorno si recava a predicare alle popolazioni della campagna. Tra coloro che andavano ad ascoltare la parola del giovane frate, c’era Giovanni Velita, il signore di Greccio, che divenne uno dei migliori amici di Francesco; quando il castellano chiese al Santo di scegliere una dimora più vicina al borgo, Francesco accettò la proposta, di-
C
cendo però che avrebbe rimesso la scelta della nuova dimora non alla sua volontà ma a un tizzone lanciato in aria da un fanciullo. Sempre secondo la leggenda, trovato un fanciullo di quattro anni, Francesco lo invitò a lanciare il tizzone in aria “et el focoso tizzone, sì come un dardo dall’arco scoccato, volando veloce se ne andò a incendiare una selvaggia selva, sopra a un monticello (…), alla lunghezza de uno bon miglio et più”. Proprio nella località ripida e scoscesa dove era atterrato il tizzone, Francesco stabilì il proprio eremo.
Santuario di Greccio e-borghi
Il Presepe oggi a tradizione francescana è viva ancora ai giorni nostri, grazie agli sforzi della Pro Loco di Greccio, che fin dal 1974 ogni Natale ripropone la “Rievocazione storica del primo Presepe Vivente del mondo”, che fa giungere nel piccolo centro laziale migliaia di turisti provenienti da ogni dove. Gli “ingredienti” sono quelli delle grandi produzioni artistiche: scenografia spettacolare, un ottimo gioco di luci, una sceneggiatura sempre diversa e affidata a una regista professionista, costumi sontuosi e curati fin nei minimi dettagli e, last but not least, la devozione degli interpreti – tutti nativi di Greccio – unitamente alla bellezza mozzafiato del luogo. La rappresentazione si svolge, infatti, nell’area sottostante il Santuario Francescano, un imponente complesso architettonico che sembra sorgere dalla nuda roccia, edificato sopra la grotta che vide per la
L
prima volta la rappresentazione della Natività e dove Francesco aveva stabilito il proprio eremo. Come molte manifestazioni, purtroppo, l’emergenza Covid-19 ha portato all’annullamento
dell’edizione 2020, ma i preparativi fervono già per il Natale 2021, mentre per quest’anno sono allo studio attività sostitutive, anche in modalità remota e in streaming.
Maxgio1974*
ValerioMei*
Non solo a Natale l pittoresco centro storico di Greccio, appollaiato su un colle incastonato nel verde infinito, merita in realtà una visita in ogni stagione dell’anno: il delizioso borgo medievale è infatti ricco di tesori architettonici – e pittorici! –, che si svelano man mano che ci si addentra tra le sue stradine acciottolate, dominate dai resti di un poderoso castello risalente all’XI secolo. Contraltare spirituale è l’antica Chiesa Parrocchiale di S. Michele Arcangelo, con la vicina torre campanaria secentesca, mentre
I
degna di nota è anche la barocca Chiesa di Santa Maria del Giglio, i cui interni sono ornati da stucchi preziosi. Il modo migliore per scoprire il cuore del paese, però, è seguire l’affascinante “Sentiero degli artisti”, che si snoda dal Museo dei Presepi – appena fuori dal centro storico – e porta alla scoperta di 26 affreschi a tema francescano realizzati da altrettanti pittori internazionali sui muri in pietra delle antiche case, trasformando Greccio in un vero e proprio museo di arte contemporanea en plein air.
Santuario di Greccio e-borghi
Greccio
TORNA TORNA AL AL SOMMARIO SOMMARIO
e-borghi - Giuseppe Falagario
COMUNE DI GRECCIO
Roma
Proloco Greccio PIazza Roma 11, 02045, Greccio tel. 0746 753883 www.prolocogreccio.it prolocogreccio@tiscali.it
COPR
I
S
Rieti
Rieti, Lazio Abitanti: 1.554 Altitudine: 388 m s.l.m. Superficie: 17,86 km² Santo Patrono: San Michele Archangelo - 29/10
Da oltre 30 anni SULLE VOSTRE TAVOLE anticapastasabina.it facebook.com/anticapastasabina 3S Comunicazione per e-borghi travel
Gaia Guarino
facebook.com/gaia.guarino
U
n portagioie da aprire delicatamente e di cui apprezzarne ogni singolo prezioso. Dalla magia dei laghi ghiacciati ai sapori tradizionali, la Valle di Cembra e l’Altopiano di Piné custodiscono numerosi tesori. Si tratta dei borghi locali, ognuno con la sua storia, le sue usanze e le sue curiosità. Sono luoghi nascosti, abbracciati dalle montagne ma facilmente accessibili, ideali per chi cerca una vacanza rilassante all’insegna del turismo lento o anche per chi invece va a caccia di sport e – perché no – di un pizzico di adrena-
lina. Il territorio offre diverse opportunità, dalle ciaspolate al chiaro di luna o al tramonto, quando il pallido sole invernale tinge di rosso le cime delle Dolomiti di Brenta, al nordic walking durante il giorno, dalle escursioni a cavallo nei boschi innevati al brivido della velocità sul ghiaccio dell’anello olimpico. Montagne dolci e adatte a tutti, per respirare la bellezza dei panorami e dimenticarsi dello stress all’aria aperta. La quotidianità cambia, ci si ricarica tuffandosi in un’esplosione di natura che lascia senza parole.
Valle di Cembra e Altopiano di Piné abbracci tra natura, sport, cultura e tradizione
Baselga di Piné A.p.T. Piné Cembra - A. Franceschi
Trekking alla Cros del Cuc Bedollo A.p.T. Piné Cembra - A. Monticelli
Le mille sfumature del territorio M
etti una giornata di sport, un trekking più o meno impegnativo, un giro a cavallo, volteggi sui pattini o magari un allenamento di tiro con l’arco. O ancora immagina una gita a base di cultura, magari per musei, con qualche ora dedicata alla conoscenza. La cornice perfetta? Quella del buon cibo. Farsi coinvolgere dai sapori locali è molto semplice, sull’Altopiano di Piné e in Valle di Cembra: numerose sono, infatti, le proposte enogastronomiche per assaporare i prodotti della terra, quei sapori genuini di un tempo, i profumi.
Baselga di Piné A.p.T. Piné Cembra - A. Franceschi
Grumes A.p.T. Piné Cembra - D. Lira
La nostalgia di un’antica ricetta che continua a vivere in un piatto. Formaggi, miele, salumi e altri ingredienti a chilometro zero portano in tavola l’allegria, e cosa sarebbe un pasto se ci si dimenticasse del vino o della birra artigianale prodotta con i cereali coltivati local-
mente? I vigneti terrazzati della Valle di Cembra non deludono nemmeno i palati più sopraffini. Avventurarsi tra le cantine e le distillerie è un’esperienza unica, una degustazione da mettere nella propria bucket list per…inebriarsi. Versare per credere!
Vigneti Giovo A.p.T. Piné Cembra - L. Lona
Malga Stramaiolo, Passo Redebus A.p.T. PinĂŠ Cembra - A. Monticelli
S
I
COPR
Grauno, lo sguardo sulla Valle di Cembra B
envenuti nel paese più alto della Valle di Cembra. Al confine con la Valle di Fiemme sorge Grauno, un piccolissimo borgo sito a poco meno di 1.000 metri d’altitudine adagiato sulle sponde dell’Avisio. Questo territorio, dichiarato Paesaggio Storico Rurale, presenta i caratteristici terrazzi che dalle pendici del Dosso del Colle si spingono fino al torrente. Grazie alla tenacia delle colture eroiche sono stati creati oltre settecento chilometri di muretti a secco divenuti recentemente Patrimonio Immateriale Unesco, dove si preserva ben salda la cultura del vino. Sono parecchie le cantine vinicole, sebbene negli ultimi anni non solo l’uva abbia fatto da padrone. I frutti di bosco si sono ritagliati il loro posto tra le colture locali affiancando altre importanti risorse come, per esempio, il legno che si ricava dai boschi vicini. L’architettura di Grauno presenta tratti distintivi come i portici e i bei balconi delle case, ma a dominare la vista è la Chiesa Parrocchiale di San Martino che con il suo campanile si fa notare già a distanza.
Grauno e-borghi - Giuseppe Falagario
Architetture rurali a Grauno A.p.T. Piné Cembra - Stefano Campo
e-borghi- Giuseppe Falagario
e-borghi- Giuseppe Falagario
Na tonda par Graun A.p.T. PinĂŠ Cembra - Stefano Campo
Commedia Carnevale di Grauno A.p.T. Piné Cembra - Proloco Grauno
Il Carnevale di Grauno, tanti colori per un evento speciale I
l febbraio di Grauno è colorato dal Carnevale. È un imperdibile appuntamento noto in tutto il Trentino, un programma che ogni anno si riempie di eventi e che sfocia nell’entusiasmo del Martedì Grasso. Particolarmente intrigante, coinvolge tutti i residenti e gli ospiti che possono così conoscere il piacere della tradizione. Il Carnevale di Grauno si conserva immutato nel tempo, durante quelle giornate il borgo prende vita con svariate manifestazioni, anche se ciò che si attende con trepidazione è il rituale del rogo del pino, un’usanza che simboleggia un augurio di fecondità. Prima di arrivare al clou del Carnevale, vi è una preparazione specifica che prende avvio durante la notte dell’Epifania con un cerimoniale particolareggiato. Il falò viene acceso la sera dopo l’Ave Maria quando parte il corteo con in testa i suonatori di fisarmonica. Sarà poi l’ultimo sposo dell’anno insieme alla sua consorte ad accendere la fiamma che renderà il pino visibile da qualsiasi punto della Valle di Cembra.
Carnevale di Grauno A.p.T. Piné Cembra - Proloco Grauno
Carnevale di Grauno A.p.T. PinĂŠ Cembra - Proloco Grauno
Carnevale di Grauno A.p.T. PinĂŠ Cembra - Proloco Grauno
Piazzo di Segonzano, l’incontro tra storia e natura S
zo deve parte della sua fama alle tele di Albrecht Dürer che. durante il suo passaggio in Italia sul finire del Quattrocento, lo ritrasse nei suoi acquerelli. Un’autentica meraviglia sono, inoltre, le Piramidi di Terra, un fenomeno geologico rarissimo che risale all’ultima glaciazione e che porta il visitatore COPR
I
S
e fosse una fiaba, la storia di Piazzo di Segonzano inizierebbe con un classico “C’era una volta”. I nobili come protagonisti ci sono, così come il castello, una rilevante costruzione medievale. Le maestose mura merlate e la torre rappresentano una delle principali attrazioni del borgo. L’antico palaz-
Piazzo di Segonzano A.p.T. Piné Cembra - D. Mortara
Castello A.p.T. Piné Cembra - D. Mortara
Santuario Madonna dell’Aiuto A.p.T. Piné Cembra - Media In I. Albertini
davanti a creste, pinnacoli e altissime colonne sovrastate da un masso di porfido, roccia diffusissima nella zona che, grazie ai terreni terrazzati, ha permesso lo sviluppo di uve adatte per vini bianchi, rossi, base-spumante e grappe. Da mettere in lista la passeggiata alla vicina Cascata del Lupo e al Santuario della Madonna dell’Aiuto, dove viene conservato un quadro ritenuto miracoloso, giunto a Segonzano nel corso del XVII secolo e oggi meta di molti devoti.
Vigneti terrazzati attorno al Castello A.p.T. Piné Cembra - A. Monticelli
Vigneti innevati da Piazzo a Cembra A.p.T. Piné Cembra - Luis kostner
Piramidi di Segonzano A.p.T. PinĂŠ Cembra - A. Monticelli
Piazzo di Segonzano A.p.T. PinĂŠ Cembra - D. Mortara
Baselga di Piné e-borghi - Giuseppe Falagario
Agrigelateria A.p.T. Piné Cembra - A. Monticelli
A.p.T. Piné Cembra - A. Franceschi
Baselga di Piné, una girandola di emozioni U
Chiesa di San Mauro e-borghi - Giuseppe Falagario
COPR
I
S
n ventaglio di esperienze: se puoi immaginarlo, a Baselga di Piné puoi farlo! È il borgo principe dell’omonimo altopiano, un centro dove si può spaziare tra attività prettamente turistiche, ricreative e sportive. Un luogo dove vivere l’essenza della natura, magari sulle rive del Lago di Serraia, rilassandosi, divertendosi con gli sport d’acqua o degustando un gelato artigianale con i frutti di bosco locali. Ma Baselga di Piné è anche spiritualità: di grande interesse sono sia la Chiesa di San Mauro sia l’Antica Pieve di S. Maria Assunta, un tripudio di stili architettonici che si sono accavallati durante i vari rimaneggiamenti subiti dall’edificio. Nella frazione di Montagnaga si trova infine il più frequentato luogo mariano della regione, il Santuario della Madonna di Piné dove secondo la tradizione la Madonna sarebbe apparsa cinque volte a una pastorella del XVIII secolo. Gli appassionati di storia, inoltre, non possono perdersi l’Albergo Alla Corona, uno dei primi alberghi del luogo divenuto sede del Museo del Turismo Trentino.
Antica Pieve di Santa Maria Assunta e-borghi - Giuseppe Falagario
Monumento al Redentore alla “Comparsa� e-borghi - Giuseppe Falagario
L’emozione del ghiaccio U
n tempo si scivolava sui laghi, indossando un paio di pattini ci si spostava con eleganza e leggerezza. Baselga di Piné conserva questa tradizione e non a caso è uno dei templi del pattinaggio italiano. Il rumore delle lame sulla pista è un’emozione
Ice Rink Piné A.p.T. Piné Cembra
comprensibile soltanto a chi la vive, per questo vale la pena cimentarsi in questo sport. Allacciate i propri stivaletti e via. Questo borgo ospita lo stadio del ghiaccio Ice Rink Piné, scenario talvolta di Coppe del Mondo ed Europee per il pattinaggio di velocità, un
palazzetto aperto sia d’estate sia d’inverno con un ulteriore anello esterno, una pista artificiale olimpionica che si veste da novembre a marzo per la velocità on ice e da maggio a fine settembre per chi invece preferisce le rotelle su cemento. Una destinazione,
Ice Rink Piné e-borghi - Giuseppe Falagario
insomma, per chi vuole provare il brivido di uno degli sport più affascinanti, perfetta per i giovani d’età e per chi è giovane dentro e non teme gli scivoloni, perché l’importante non è come cadi, ma come ti rialzi. È questa la filosofia di un vero pattinatore.
Miola, dove il presepe prende vita U
na frazione di Baselga di Piné davvero particolare è Miola. Già il nome porta con sé un alone di mistero, c’è chi dice che significhi ‘metà’ o chi lo ricolleghi alla ‘roccia’, elemento caratterizzante le sue vie. In ogni caso, ciò che davvero la rappresenta è il
Miola e-borghi - Giuseppe Falagario
suo ruolo di paese dei presepi. Qui si viene incantati da una purissima atmosfera natalizia, una magia da svelare negli angoli più suggestivi del borgo. La tradizione dei presepi artistici ruba il cuore, senza contare le luci alle finestre, i portici, le piazzette de-
COPR
I
S
Presepi di Miola A.p.T. Piné Cembra - D Lira
corate a festa. Dicembre è il mese che più racconta l’essenza di questo posto. Miola è anche natura, impareggiabile la vista su alcune aree verdi circostanti come la collina boscosa di Dosso di Miola. Per chi si recasse qui durante l’estate, la data da segnare sul calendario è il 16 agosto, il giorno in cui si festeggia il santo patrono, San Rocco. È a lui che è dedicata la chiesa parrocchiale ed è per lui che con una processione lungo le vie si celebra la tradizionale sagra organizzata presso lo stadio del ghiaccio. Miola e-borghi - Giuseppe Falagario
Presepi di Miola A.p.T. Piné Cembra - D .Lira
Miola e-borghi - Giuseppe Falagario
Fornace, il brillare dell’argento F
e-borghi - Giuseppe Falagario
COPR
I
Chiesetta di Sant’Antonio e-borghi - Giuseppe Falagario
S
ornace, segni particolari estrazione e lavorazione del porfido. È questo il motore dell’economia ma il borgo si presenta ai visitatori con tante ricchezze. Percorrendo il percorso storico-culturale noto come Sentiero di Monte Piano, si parte dalla piazza del Castello, di origine medievale, sede del Comune e visitabile, e passo dopo passo ci s’imbatte nelle testimonianze dell’attività mineraria di epoca medievale. La storia di Fornace si incrocia con l’intensa pratica dell’estrazione dell’argento sul Monte Calisio, è probabile infatti che il nome Fornace derivi da fornas, cioè i forni per la fusione del prezioso metallo. Una chicca è la Chiesetta di S. Stefano con i suoi affreschi, è qui che è stato rinvenuto il trittico tardogotico, altare di S. Domenico, conservato presso il Museo Diocesano Tridentino. Chi volesse tuffarsi nel green prenda nota del Pian del Gacc, un punto di partenza per gli amanti del trekking e della mountain-bike e per chi desidera lasciarsi sedurre dalle leggende lungo il Sentiero degli Gnomi.
Castello Roccabruna A.p.T. PinĂŠ Cembra - A. Monticelli
Sentiero degli Gnomi A.p.T. PinĂŠ Cembra - A. Monticelli
Castello Roccabruna, Fornace e-borghi - Giuseppe Falagario
Civezzano e-borghi - Giuseppe Falagario
Lago Santa Colomba e-borghi - Giuseppe Falagario
Chiesa arcipretale di Santa Maria Assunta e-borghi - Giuseppe Falagario
Civezzano, l’architettura che seduce S
Castel Telvana e-borghi - Giuseppe Falagario
COPR
I
S
i poggia su un terrazzo glaciale e osserva il torrente Fersina. A pochi chilometri da Trento, si scorge Civezzano. I fautori dello slow tourism non possono che innamorarsi del piccolo lago di Santa Colomba. Circondato da una fitta pineta, nei mesi caldi è una calamita per gli amanti della natura, ideale per una nuotata e un po’ di sole. Questo specchio d’acqua, con la sua ricca fauna ittica, attira chi pratica la pesca sportiva, e costituisce il punto di partenza per itinerari escursionistici alla scoperta delle Canope, antiche miniere d’argento. Altro landmark è il castello che domina il borgo – Castel Telvana – di epoca medievale, che trasmette attraverso la sua architettura i cambiamenti intercorsi attraverso i secoli. E per chi senza arte non sa stare, l’ultima tappa non può che essere la Chiesa arcipretale di Santa Maria Assunta. Edificata nel XVI secolo sulle fondamenta di chiese romaniche e paleocristiane, si presenta vestita di preziosi affreschi rinascimentali che lasceranno gli occhi dei visitatori colmi di stupore.
Chiesa arcipretale di Santa Maria Assunta e-borghi - Giuseppe Falagario
Scorcio in Civezzano e-borghi - Giuseppe Falagario
TORNA AL SOMMARIO
EM
S
LE DI C
COPR
I
BRA •
ORGH I IB
LLA V AL
DE
Lago Santa Colomba, Civezzano A.p.T. PinĂŠ Cembra - A. Monticelli
Luca Sartori
twitter.com/LucaSartoriIT
I
n un paese così ricco di storia e cultura come l’Italia, a quello che è l’immenso patrimonio architettonico e artistico se ne unisce un altro di un altrettanto inestimabile valore. E’ quello delle rievocazioni storiche, gli appuntamenti con il ricordo di quello che è stato lo straordinario passato del nostro Paese. In ogni regione, in qualsiasi periodo dell’anno, si rievoca il passato, si racconta un frammento di quella che era la vita di un tempo, si rivivono i fatti che hanno cambiato una zona geografica, una vallata, una città o un piccolo borgo.
Su e giù per lo Stivale, dal mare ai monti, dalle colline alle pianure, è possibile scoprire l’Italia che è stata tra una sfilata e un palio, tra costumi d’epoca medievale, rinascimentale o barocca. In quelli che sono gli scenari che hanno fatto la storia, con le rievocazioni storiche se ne rivivono le emozioni e se ne respirano le atmosfere. Tra le mille rievocazioni italiane ne abbiamo scelte tre. La “Messa dello spadone” a Cividale del Friuli, “Trecentesca” a Morimondo, a due passi da Milano e il “Palio del principe” a Bisignano, in Calabria.
Rievocazioni, storia in diretta
Trecentesca, Morimondo Camillo Balossini / Sara Celia Colciago, Compagnia di Porta Giovia
Tra sacro e profano
COPR
I
S
U
n’attenta rievocazione storica catapulta Cividale del Friuli indietro nel tempo, al XIV secolo, ricostruendo un frammento importante della storia locale. E’ la “Messa dello spadone”, in calendario annualmente il giorno dell’Epifania. Al rito solenne - in latino, accompagnato da antichi canti aquileiesi - che si celebra dal mattino nel duomo della città - segue la rievocazione dell’entrata del patriarca Marquardo von Randeck, avvenuta nella stessa Cividale nel 1366. Protagonista della rievocazione è lo spadone, appartenuto al patriarca Marquardo von Randeck, che compare durante la cerimonia liturgica. Alla cerimonia si attribuiscono un significato liturgico e politico. Celebrata in passato dal patriarca all’atto del suo insediamento - che era anche uomo d’arma e detentore del potere tem-
Rievocazione storica Foto Petrussi, Città di Cividale del Friuli
Messa dello Spadone Foto Petrussi, Città di Cividale del Friuli
Rievocazione storica Foto Petrussi, CittĂ di Cividale del Friuli
porale del vasto Patriarcato di Aquileia -, duran- menti della stessa la spada con la mano destra e te la rievocazione di oggi vede il diacono, con l’evangeliario con la sinistra, evidente conferma un elmo piumato in testa, impugnare in vari mo- del doppio significato dell’evento.
Rievocazione storica Foto Petrussi, CittĂ di Cividale del Friuli
Cavalieri e nobildonne S
i respira il Medioevo, a Morimondo, quando va in scena “Trecentesca”. Nel mese di maggio degli anni dispari, nel piccolo borgo alle porte di Milano, si torna indietro nei secoli e si rivive la famosa battaglia di Casorate Primo. A fare da sfondo alla contesa c’era e c’è ancora la bella abbazia di Santa Maria. Tutto si svolse nel 1356 quando l’esercito di Lodrisio Visconti fu protagonista della contesa con le armate di Carlo IV di Boemia nei pressi di Casorate, dove il conte tedesco Corrado di Landau riportò una pesante sconfitta. “Trecentesca” riporta quest’angolo di terre milanesi indietro nei secoli, dove vengono ricreati ambienti dell’epoca tra cui villaggi e accampamenti con tende da guerra, cucine all’aperto, falò e animali allo spiedo e approvvigionamenti per i soldati. Centinaia di figuranti scendono in campo abbi-
Trecentesca, Morimondo Camillo Balossini / Sara Celia Colciago, Compagnia di Porta Giovia
gli antichi mestieri, il Museo dell’Abbazia di Morimondo e le erbe officinali, sfilate in costume, laboratori didattici dedicati all’arte dell’affresco e degustazioni tematiche. Medievali, naturalmente. COPR
I
S
gliati come un tempo, in un tripudio di cavalieri, nobildonne e soldati di ventura armati di corazze, spade, scudi e lance. Una “due giorni” di evento con tanto di mercato per conoscere i segreti de-
Trecentesca, Morimondo Camillo Balossini / Sara Celia Colciago, Compagnia di Porta Giovia
Trecentesca, Morimondo Camillo Balossini / Sara Celia Colciago, Compagnia di Porta Giovia
Il corteo storico Luisa Boscarelli, Centro Studi Il Palio
Giostra silana P
osto sulle ultime propaggini collinose della Sila greca, il borgo di Bisignano - Cosenza - domina la valle del Crati. Qui, nel nord della Calabria, l’ultima domenica del mese di giugno si tiene il “Palio del principe”, giostra cavalleresca di rievocazione medievale, dedicata alla venuta
dell’imperatore Carlo V d’Asburgo a Bisignano. Ospite di Pietrantonio Sanseverino principe di Bisignano nel 1535, Carlo V fu qui accolto con festeggiamenti regali, battute di caccia e tornei cavallereschi. In segno di riconoscenza per l’accoglienza ricevuta, Carlo V insignì il principe, alla
Bisignano Centro Studi Il Palio
Il palio Luisa Boscarelli, Centro Studi Il Palio
Centro Studi Il Palio
presenza della corte di Napoli, del Toson d’Oro, la massima onorificenza della corona spagnola. Il Palio vede in gara gli otto rioni del borgo. Dopo il tradizionale corteo storico in costumi rinascimentali - che rappresenta il preludio ai festeggiamenti in quanto rievoca la presa di possesso della città da parte di Giuseppe Leopoldo Sanseverino -, il clou della rievocazione è rappresentato dalla famosa giostra cavalleresca, ispirata alla famiglia dei Principi di Sanseverino, una delle più illustri e potenti dell’antico Regno di Napoli, che a Bisignano ebbe uno dei suoi feudi più importanti.
Centro Studi Il Palio
Durante il corteo storico del Palio di Bisignano Centro Studi Il Palio
Vino e olio del Parco Alto Garda Bresciano
Azienda Agricola ZANETTI ROBERTO
Via Alessandro Volta, 21 25010 – Voltino di Tremosine (BS) roberto@agricolazanetti.com +39 339 1855078
Nonsolovino shop
Via Antonio Moro, 6 25010 – Limone sul Garda (BS) nonsolovino@agricolazanetti.com +39 333 5251705
agricolazanetti.com
www.polonia.travel
POLONIA
L ASCIATI INCANTARE #poloniatravel #visitpoland
Durante il corteo storico del Palio di Bisignano Luisa Boscarelli, Centro Studi Il Palio
TORNA AL SOMMARIO
Il Palio di Bisignano Centro Studi Il Palio
Luca Sartori
twitter.com/LucaSartoriIT
Tradizioni italiane, riti del tempo
N
on c’è riuscito il tempo e non ci riuscirà neppure il Covid-19 a offuscare quelle che sono le innumerevoli tradizioni che animano il Belpaese. Eventi che hanno segnato e continuano a segnare la storia delle nostre città e dei nostri borghi, siano essi tra i monti, sulle rive del mare, tra le colline e lungo i fiumi. Eventi che da anni si rinnovano tra colori e profumi, usanze e abiti, atmosfere e suggestioni. Da nord a sud, da ovest a est, le tradizioni italiane sono elemento fondamentale di quell’uni-
verso che si chiama cultura, di quella moltitudine di dettagli che rendono un popolo unico, inimitabile. Tra le tradizioni della nostra Italia ne abbiamo scelte tre, tanto differenti tra loro quanto singolari e straordinariamente suggestive. La prima che andiamo a raccontarvi si svolge nel cuore delle Alpi, ai confini con la Svizzera. La seconda sulle rive dell’Adriatico, in una delle capitali della Romagna. La terza nell’estremo sud d’Italia, nel cuore del Salento e a due passi da Lecce.
Presepe della Marineria, Cesenatico GoneWithTheWind*
Suggestioni napoleoniche A
l mistero, alla storia e alla particolare stravaganza, si unisce la neve, che tra gennaio e febbraio nella valle del Gran San Bernardo, in Valle d’Aosta, è una costante. Lo storico carnevale della Coumba Freida, così com’è chiamata questa valle a nord di Aosta, la più gelida della regione alpina, coinvolge tutta la valle. Dal borgo di Allein a quello di Doues, da Saint-Rhémyen-Bosses a Saint-Oyen, da Etroubles a Gignod, gli antichi riti di questo carnevale si rinnovano ogni anno all’ombra della sagoma del Grand Combin, tra la pittoresca processione di maschere coloratissime che, di casa in casa, nei vari borghi, regala canti, balli e riti propiziatori di buona
Saint-Rhémy-en-Bosses Walking Nature World*
Archivio Regione Autonoma Valle d’Aosta
Etroubles gab90*
Archivio Regione Autonoma Valle d’Aosta
COPR
I
S
fortuna. Assoluta protagonista del carnevale è la Landzette, la maschera raffigurante in maniera caricaturale le uniformi militari napoleoniche. E proprio al passaggio delle truppe napoleonichenella valle nel maggio dell’Ottocento - durante la Campagna d’Italia - viene fatto risalire da molti questo carnevale, mentre altri ne collocano la nascita addirittura nel 1467. A Napoleone, che apre il corteo, si uniscono, tra gli altri, la guida - che porta la bandiera -, il diavolo, arlecchini e signorine, il matto e la matta, anziani straccioni in abito da sposi, poi l’orso e il suo domatore, e i figuranti di più recente apparizione, il medico, l’infermiere e il parroco.
Archivio Regione Autonoma Valle d’Aosta
Sipario marinaro C’
è tutto quanto lega Cesenatico al mare nello storico Presepe della Marineria. Ci sono le suggestioni dell’acqua, le atmosfere invernali e le mille luci della città e delle sue barche a regalare tanta poesia a uno dei centri più pittoreschi e animati durante l’estate della riviera romagnola. Sono le barche della Sezione Galleggiante del Museo della Marineria il scintillante palcoscenico del Presepe della Marineria, uno scenario magico che dal 1986 s’arricchisce di statue scolpite e di scorci ispirati alla gente comune di un borgo di pescatori che, attraverso le loro scene di vita quotidiana raccontano la vita di una città. Tra i burattinai e i falegnami, i pescatori e la pescivendola, la donna con le piadine, i bambini e i musicisti e ancora chi rammenda le reti e chi conduce le imbarcazioni, gli scenari si susseguono tra arte e un’atmosfera unica. Un’atmosfera resa magica dalle luci che illuminano le barche e si riflettono nelle acque del canale, esaltando la bellezza delle statue, a grandezza naturale, con i volti, le mani, i piedi scolpiti in legno di cirmolo, e gli abiti drappeggiati realizzati in tela irrigidita dalla cera pennellata a caldo su strutture create con la rete metallica. È il Porto Canale Leonardesco la platea privilegiata sul Presepe della Marineria. Qui, dopo il tramonto, dalla prima domenica di dicembre all’Epifania, lo spettacolo torna, come ogni anno, a incantare.
Paolo Trovo*
Cesenatico Paolo Trovo*
Fuoco antico È
un fuoco che incanta, che toglie il fiato. Un falò gigantesco, di oltre venti metri d’altezza, il più grande del Mediterraneo, al quale accorrono migliaia di pellegrini e turisti. Un culto che affonda le sue radici nel 1664, quando il vescovo Pappacoda dichiarò ufficialmente Sant’Antonio Abate protettore del borgo salentino in provincia di Lecce. Fu da quel momento che il centro del leccese divenne teatro di un rito sentitissimo in tutto il Salento, dove usanze, storia e religione si fondono in quella che è la festa del fuoco di Novoli. Al falò di un tempo, formato da fascine di tralci di vite recuperati dalla rimonta dei vigneti, realizzato dai maestri (i pignunai), gli unici a co-
Attorno alla festa popolare Vincenzo Cuomo, focara.it
Accensione Immaginario XII, focara.it
Antonio Scarcelli, viaggiareinpuglia.it
noscere la tecnica di costruzione del falò, si unisce la costruzione della Fòcara di oggi alla quale partecipano un centinaio di persone. Persone tutte in piedi sui pioli delle scale, utilizzate per trasportare i fasci fino alla cima dove questi ultimi vengono sistemati per bene. Proprio in cima viene poi posta la bandiera artistica raffigurante un Santo che, il giorno del grande falò, viene arsa con tutto il resto. Tra i riti più carichi di suggestione del meridione italiano, la Fòcara di Novoli del 16 gennaio è un momento dove al grande coinvolgimento emotivo di chi vi assiste si uniscono gli antichi valori dell’amore e della condivisione oltre a tanto, tanto calore.
Il santo e la Fòcara Vincenzo Cuomo, focara.it
La Fòcara di Novoli Giorgio Guarini, viaggiareinpuglia.it
Cantina Vigne Matte SRL Via tea 8, loc. Rolle, 31030, Cison di Valmarino +39 0438 975798 • info@vignematte.it • www.vignematte.it
TORNA AL SOMMARIO
La Fòcara di Novoli Paolo Laku, viaggiareinpuglia.it
Dalla nostra terra, dalla nostra passione Un’esperienza territoriale e gastronomica unica, tra natura e tradizione
www.alpedelgarda.it 3S Comunicazione per e-borghi travel
Oriana Davini
facebook.com/oriana.davini.7
Un solo Natale, mille tradizioni
Daneyal Asghar*
Un solo Natale, mille tradizioni
Natale ad Atrani DinoPh*
N
on c’è solo la sfida tra panettone e pandoro, presepe e albero: nessun altro periodo accende la luce sulla moltitudine di tradizioni italiane come il Natale. Del resto, siamo il paese dei mille campanili e sotto ognuno di essi si spande il profumo di prodotti tipici, rigorosamente unici. Perché il Natale è diverso non solo da regione a regione ma da borgo a borgo, da collina a collina, da comune a comune, da forno a forno, da famiglia a famiglia. E tutto ciò che arriva sulla tavola è frutto di tradizioni an-
tiche, usi e costumi che hanno attraversato i secoli, la storia, le guerre, gli spostamenti, le fusioni e i mescolamenti perché la cucina, si sa, ama attingere di qua e di là senza farsi troppi problemi. E allora capita che in Calabria, se siete a San Giovanni in Fiore, borgo considerato capitale della Sila oltre che patria dell’abate Gioacchino da Fiore, a Natale troverete ovunque la pitta ‘mpigliata, sfoglia farcita di miele e frutta secca che a Catanzaro cambia nome e diventa pitta ‘nchiusa.
Un solo Natale, mille tradizioni
Pitta ‘mpigliata Andrea Mangoni*
Un solo Natale, mille tradizioni Pizzone, Molise Giambattista Lazazzera*
Questione di mostaccioli
F
rutta secca, uvetta, vin cotto, agrumi e miele: è il caso di dire che cambiando la somma degli addendi cambia anche il risultato finale, almeno quando si parla di dolci natalizi. Le materie prime sono simili ma quello che esce dai forni ha volumi, forme, nomi, lingue e suoni diversi: impastando miele, farina, uova e zuccherini colorati otteniamo i mostaccioli, sinonimo di festa in Calabria e non solo. Celebri sono anche i mostaccioli di Oristano, in Sardegna: qui li chiamano mustazzolus, hanno la caratteri-
Un solo Natale, mille tradizioni
Mostaccioli Angelo Demelas*
stica forma a rombo e una lievitazione lentissima per fare in modo che durino il più a lungo possibile. Contrariamente alla versione calabrese, che prevede una spolverata di zuccherini colorati, la versione oristanese contempla solo un po’ di zucchero o glassa. In Abruzzo i mostaccioli sono invece ricoperti di cioccolato, ingrediente che hanno anche nell’impasto insieme a mandorle e mosto cotto, in Puglia si aggiunge la cannella, nei borghi del Molise si aggiunge anche una tazzina di caffè.
Un solo Natale, mille tradizioni
Un solo Natale, mille tradizioni
Mustazzolus di Oristano Alessio Orru*
Un solo Natale, mille tradizioni
Uno, cento, mille panettoni
E
al nord, quali sono i dolci della tavola natalizia? Facile, il panettone. Già , ma quale? Non esiste solo il panettone milanese. Nei borghi della Valtellina, da Teglio a Caspoggio, a dicembre si prepara la bisciola, dolce tipico che vanta il Marchio Collettivo Geografico la cui origine risale a Napoleone Bonaparte, che da queste parti passò per invadere il nord Italia. Avendo voglia di un dolce, chiese ai cuochi al seguito di prepararne uno usando i prodotti locali e nacque la bisciola, a base di uvetta, noci, fichi sec-
Teglio AerialVision_it*
chi, farina di segale, grappa, burro, zucchero, uova e lievito. A Bormio, invece, in onore di Santa Lucia, il 13 dicembre si prepara la cupeta valtellinese, una pasta a base di biscotti tritati e noci cotta lentamente nel miele e poi disposta tra due fogli di ostia. Andiamo verso il mare e troviamo il pandolce genovese, variante del panettone con frutta candita e anice: tipico di Genova e del ponente ligure, ad Alassio diventa il Pane del Marinaio, perde la parte alcolica e acquista un sapore piĂš delicato.
Un solo Natale, mille tradizioni
Bisciola valtellinese anna.q*
Un solo Natale, mille tradizioni
Un solo Natale, mille tradizioni
Pandolce genovese anna.q*
Capoliveri Balate Dorin*
Un solo Natale, mille tradizioni
Schiaccia briaca Digital signal*
D
a costa a costa, è facile scambiare usi, costumi e ricette, soprattutto quando c’è il mare a unire e dividere. E allora troviamo il Pane del Marinaio non solo in Liguria ma anche all’Isola d’Elba, da abbinare con una buona bottiglia di Aleatico dell’Elba Docg, il celebre vino rosso tipico dell’isola toscana. Attenzione, però, perché a Capoliveri e Rio Marina, ma potremmo includere anche molti altri borghi, il pasto delle feste si conclude con la schiaccia briaca, il dolce simbolo del Natale elba-
no: si tratta di una focaccia arricchita con frutta secca e olio d’oliva e “fatta ubriacare” con l’Aleatico o l’Alchèrmes oppure, nella versione in bianco di Capoliveri, con il Moscato. Salendo in montagna, tra i boschi di castagni che circondano Poggio e Marciana, la schiaccia diventa schiacciunta, dolce biscottato, friabile e croccante a base di strutto di maiale - ingrediente che dà un senso al nome visto che parliamo di una schiacciata particolarmente unta -, cosparso di zucchero semolato.
Un solo Natale, mille tradizioni
Storie di pani e marinai
admp.it | foto piai
COLTIVARE LA VITE SUL PUNTO PIÙ ELEVATO DEL CARTIZZE PER NOI È UN ONORE.
www.colvetoraz.it DA SEMPRE, RISPET TIAMO LE ARMONIE E I RITMI DI UNA NATURA UNICA E GENEROSA.
Le colline del Cartizze del Valdobbiadene DOCG, tra le più ardue da coltivare, sanno donare vini di straordinario equilibrio e seduzione. Con una passione e un’attenzione minuziosa nel preservare l’integrità espressiva del frutto originario, ci impegniamo ogni giorno per esprimere il meglio di questo ambiente ineguagliabile.
Col Vetoraz Spumanti Spa - Strada delle Treziese, 1 - Santo Stefano di Valdobbiadene (TV) - Tel. (+39) 0423.975291
TORNA AL SOMMARIO
Un solo Natale, mille tradizioni
Tramonto sull’Isola d’Elba GoneWithTheWind*
Caseificio Sociale Val di Fassa Alessandra Boiardi
«L
e mucche erano parte della famiglia, l’assieme faceva parte della comunità. Stalla, casa, fienile erano la fabbrica dove si produceva il necessario alla sopravvivenza. Tutto stava racchiuso in quel cerchio compatto e inespugnabile». Le parole sono dello scrittore e alpinista Mauro Corona, nel suo “Fantasmi di pietra”, e sono perfette per descrivere le origini del caseificio sociale Val di Fassa, una delle valli dolomitiche trentine più amate, da scoprire anche attraverso le sue storie più autentiche. Proprio
come quella del caseificio, una società cooperativa agricola fondata quasi sessant’anni fa che raggruppa circa una trentina di soci allevatori, tutti provenienti dal territorio fassano. Il caseificio dal 2012 ha la sua sede a Pera (San Giovanni di Fassa), lungo la statale delle Dolomiti, dove c’è anche la sede produttiva. Qui le sue attività diventano il fulcro delle tante iniziative che il caseificio propone ai suoi visitatori alla scoperta dell’attività produttiva, ma anche della tradizione più autentica.
S
I
COPR
C
onoscere da vicino la magia della trasformazione del latte, imparare i segreti dell’arte casearia, gustare appetitosi formaggi: una visita al caseificio Sociale Val di Fassa è una vera esperienza. Le visite guidate iniziano dal Museo Ladino “L Malgher’’, ospitato proprio nel caseificio, dove viene raccontata la storia della Val di Fassa, il suo territorio, la cultura e le sue tradizioni. Si passa poi al reparto di produzione, dove si assiste alla lavorazione del latte e alla trasformazione in formaggio, proseguendo nei reparti di stoccaggio dove è possibile vedere le sale delle salamoie e
il magazzino di stagionatura. Al termine della visita guidata, non manca un’ottima degustazione di formaggi, che si possono anche acquistare nel punto vendita del caseificio, insieme a tanti altri prodotti tipici trentini come vino, miele, confetture, salumi e tanto altro ancora. Oltre che a Pera,
questi prodotti si trovano anche nell’altro punto vendita del caseificio, a Campitello, presso la sede storica, dove su una bella terrazza al cospetto del Sassolungo ci si può fermare a gustare panini imbottiti, invitanti taglieri di formaggi e salumi, yogurt e panna fresca con i frutti di bosco.
I
l fiore all’occhiello del Caseificio Val di Fassa è il formaggio “Cuor di Fassa”, che in lingua ladino-fassana si dice “Cher de Fascia” e vanta il Marchio Qualità Trentino. Lo riconoscete per l’inconfondibile profumo di erbe e fiori dei pascoli alpini, prodotto esclusivamente con latte crudo intero, caglio e sale e stagionato su scaffali di abete per almeno sessanta giorni, dove le forme vengono bagnate ogni settimana con acqua tiepida. Il Cuor di Fassa Malga, contraddistinto dalla lettera “M”, viene prodotto con il latte d’alpeggio, munto d’estate dalle mucche al pascolo in alta montagna, al di sopra dei 1.800 metri d’altitudine. Altre due varianti del Cuor di Fassa sono il “Vajolet”, dal
profumo deciso e dal gusto intenso sul finale, e quello stagionato nel vino rosso, in cui si incontrano le eccellenze della montagna e della collina trentine. Ogni formaggio prodotto, oltre a essere ottimo al palato, ha la sua storia da raccontare, come il Trentingrana Dop, grana dalle caratteristi-
che tutte montane, e il Puzzone di Moena Dop, lo “Spretz Tsaorì”, oltre alla ricotta fresca, la Tosella, il delicato Marmolada, la Stica da sciogliere in padella, l’apprezzatissimo Dolomiti, il Malga Fuciade e le caciotte. Per ogni formaggio, una tradizione sapientemente tramandata, tutta da scoprire.
TORNA AL SOMMARIO
Piemonte. L’esperienza che non ti aspetti.
TERRITORI, LIFES TYLE E DESIGN
Antonella Andretta
www.facebook.com/antonella.andretta
L’ar te di chiamarsi
Piemonte
Natasha Breen*
Piazza Carignano, Torino RossHelen*
I
l Piemonte è come una camicia di seta preziosa che una giacca ben abbottonata lascia appena intravedere. Aprire quel bottone non è difficile: basta prendere l’auto o il treno e recarsi a Torino per scoprire una città in realtà assai lontana dai luoghi comuni che la vogliono grigia e austera quando invece è chiara di palazzi barocchi dalle facciate sinuose. Ma tutta la regione vive da sempre una sorta di dicotomia: sobria (“esageruma nen”, cioè “non esageriamo”, è una specie di mantra locale) e lussuosa allo stesso tem-
Rostislav Glinsky *
po, come i tartufi di Alba o i morbidi cachemire del distretto di Biella. Ma anche antica e moderna, tra i sacri monti con le cappelle barocche e le più importanti aziende del design italiano che sfornano idee futuristiche. Infine morigerata nel suo understatement un po’ blasé e allo stesso tempo amante dei suoi preziosi vini. Il Piemonte è così: tutto e il contrario di tutto. Ed è proprio per questo che ci piace così tanto: via allora a un viaggio tra il lifestyle, l’arte e il design di questa regione dalle mille sfaccettature.
Vino: tra coltura e cultura I
niziamo proprio dal vino, tra Langhe, Roero e Monferrato dove la vitivinicoltura ha modellato il paesaggio ispirandone la cultura. Ed è quello che si respira visitando le 14 enoteche regionali da cui parte un’intensa attività di valorizzazione di questi territori dichiarati Patrimonio dell’Umanità. Molte delle cantine del circuito risalgono al Medioevo, spesso collocate in edifici costruiti come fortezze e trasformati nel tempo in palazzi signorili dove ancora si narrano le storie che hanno reso celebri i nobili vini. Corre voce che fu la marchesa Giulia Falletti a inventare a Barolo (Cuneo) l’omonimo rosso: oggi la sua residenza è stata trasformata in una preziosa enoteca
che raccoglie più di 6mila bottiglie. La fortezza trecentesca che domina Grinzane Cavour (Cuneo), sede della prima cantina regionale inaugurata nel 1967, ospitò invece il conte Camillo Benso: si racconta che lo statista conferì nuova impronta all’agricoltura locale introducendo nuovi metodi di coltivazione. Sono ancora più lontane le origini del Brachetto d’Acqui, noto già in epoca romana con il nome di Vinum aquensis. E antichissime sono anche le mura di Palazzo Robellini, nel centro storico di Acqui Terme (Alessandria), che ospitano la cantina regionale dove si conservano ben 3.500 bottiglie dei produttori del Monferrato.
Barolo a Barolo Alessandro Cristiano*
Castello di Grinzane Cavour Rostislav Glinsky*
Acqui Terme maudanros*
Basilica di Superga shirmanov aleksey*
Interno di una cappella al Sacro Monte di Orta San Giulio Isogood_patrick*
Le forme dell’arte: dal Barocco… L
asciamo il Medioevo per approdare allo stile che caratterizza maggiormente il Piemonte: il Barocco. Il suo trionfo coincide con l’ascesa del regno Sabaudo, iniziata con il duca Emanuele Filiberto: tra la fine del Cinquecento e la metà del Settecento, ovunque si rinnovano e si costruiscono edifici che rispecchiano i criteri estetici e formali di questo stile ricco e complesso come l’epoca di cui è espressione. Sorgono palazzi (tra cui il Palazzo Reale di Torino e la Reggia di Venaria), chiese sontuose come la Basilica di Superga, ma anche pievi e sacri monti, questi ultimi strategicamente collocati sulle alture per contrastare il dilagare della religione lutera-
na e calvinista che furoreggiava oltralpe. Tra i tanti meravigliosi esempi di sacro monte sparsi tra Piemonte e Lombardia e tutelati dall’Unesco, abbiamo scelto quello di Orta San Giulio (Novara), unico dedicato a San Francesco (e non alla passione di Cristo come solitamente accade). Costituito da venti cappelle (con affreschi e gruppi di terracotta finemente lavorati che rappresentano la vita del santo) e una chiesa, sparse sull’altura boscosa che sovrasta Orta e realizzate a partire dal 1590 da artisti di fama. È un luogo di grande fascino e suggestione, al quale si accede attraversando una porta monumentale. Indimenticabile la vista sul lago che si gode dall’alto.
Isola di San Giulio, Lago d’Orta Lamax*
…Al design M
a restiamo sul Lago d’Orta che, dietro ai borghi romantici, ai monumenti arroccati e alle ville nobiliari, nasconde anche un’anima geniale che da questo minuscolo lembo del Piemonte ha viaggiato in tutto il mondo. Proprio in punta al lago si trova Omegna: si percorre la sua storia più lontana in una manciata di monumenti medievali, mentre altri manufatti raccontano una storia più recente legata all’eccellenza del Made in Italy. E’ qui, infatti, che si sviluppò a partire dagli anni Venti il cosiddetto “distretto del casalingo” grazie alla presenza di marchi celebri quali
Bialetti, Girmi, Lagostina e soprattutto Alessi: presso la sede dell’azienda un ricco museo espone la storia di un marchio che ha fondato il suo successo col “rendere straordinario l’ordinario”. E straordinaria, nel borgo gioiello di Pella, è anche la storia della produzione di rubinetteria di qualità: un racconto che parte addirittura dal Quattrocento, che si lega alla tradizione della fonderia di campane e si sviluppa in chiave industriale nel dopoguerra. Proprio nel 2020 è l’azienda Fantini ad aggiudicarsi l’ennesimo “Compasso d’Oro”, l’oscar del design, per l’AK/25 di Paik Sun Kim.
Pulcina Alessi Michaelspb*
Omegna elesi*
Moka Bialetti christianthiel.net*
Omegna a Natale Angelo Demelas*
Castello di Agliè Adriano Ricco*
I love cinema C
oncludiamo con una carrellata sulla settima arte: dai tempi di “Cabiria”, un kolossal dell’epoca del cinema muto girato a Torino nel 1914, ai virtuosismi dell’epoca digitale, il legame tra il cinema e il Piemonte è una tradizione ben radicata e non solo nel capoluogo (dove si trova anche il Museo Nazionale del Cinema e dove sono stati girati decine di film e fiction) ma un po’ ovunque. Le piste da sci del Sestriere ad esempio hanno fatto da sfondo alle scene iniziali del film “La solitudine dei numeri primi”. Il Castello ducale di Agliè ha invece ospitato i set di alcune tra le fiction di maggior successo degli ultimi anni, tra cui “Elisa di Rivom-
brosa” e “La Bella e la Bestia”. Il castello, prevalentemente settecentesco e appartenuto ai Savoia, è aperto al pubblico: aggirarsi nelle ricche sale è come fare un salto nel tempo e tornare ai fasti barocchi e rococò dell’epoca. Per i cinefili più accaniti e per chi è sempre alla ricerca del luogo sconosciuto, ricordiamo anche “Il vento fa il suo giro”, un film del 2005 girato nella Valle Maira, in provincia di Cuneo e non lontano dal confine, dove ancora si parla l’occitano (una variante antica del francese). Il film è ambientato nel minuscolo borgo di Ussolo, poco più di 170 abitanti, immerso nei boschi alpini a 1.300 metri di altitudine.
Museo Nazionale del Cinema, Torino Andrea Izzotti*
TORNA AL SOMMARIO
Rocca La Meja, Valle Maira ALESSANDRO GIAMELLO*
Vinosanto amabile “naturale” tipico, che viene ancora prodotto con metodi centenari così come tramandato dall’arte contadina umbro-toscana. Azienda Agricola Eugenio Bistarelli Località Consuma – Via Rosciano, 49 – 06010 Citerna (PG) +39 338 8526456 informazioni@vinsantolasoffitta.it vinsantolasoffitta.it 3S Comunicazione per e-borghi travel
Natale nei romantici borghi austriaci
N
on sappiamo se in Palestina, a Betlemme, ci fosse la neve o meno quando nacque il Messia, anche se è abbastanza improbabile. Resta invece il fatto che nell’immaginario collettivo il paesaggio tipico evocativo del Natale è quello imbiancato di un pendio montano cosparso di casette di legno circondate da abeti decorati, il tutto immerso in un’atmosfera di gioia in cui risuonano romantiche musiche tradizionali. Solo che questa immagine non appartiene affatto alla Palestina, ma all’Austria, che non a caso durante il periodo dell’Avvento gode di un particolare successo, grazie ai numerosissimi eventi e soprattutto ai mercatini natalizi, una tradizione che risale al XIV secolo, e che le località turistiche
Hallstatt leonov.o*
- da tempo immemore, prima del Covid - mettono in scena dall’ultima settimana di novembre fino alla vigilia di Natale. Presenti in tutti i maggiori centri come Innsbruck, Vienna, Salisburgo, Graz, Klagenfurt e Linz, tuttavia i più preziosi, come un dono in un piccolo pacchetto, sono da scoprire nei borghi minori.
Oltreconfine: Oltreconfine Francia
Nicoletta Toffano
facebook.com/nicoletta.toffano
Hall Cristian Andriana*
Oltreconfine: Austria
Avvento in stile tirolese nei borghi alpini U
n’atmosfera accogliente avvolge Hall in Tirol, la più grande “città vecchia” medievale del Tirolo settentrionale, nella quale spiccano due simboli: la zecca e la torre Münzerturm. È però durante il periodo natalizio che il bel borgo diventa magico quando sugli edifici della Oberer Stadtplatz vengono proiettati quotidianamente i numeri del calendario dell’Avvento e quando prende vita il vivace mercatino fatto di bancarelle colme di addobbi, di prodotti artigianali e di specialità gastronomiche casalinghe: come i biscotti
Linzeraugen, i Vanillekipferl, i Kokosbusserl, gli Zimtsterne, e l’immancabile strudel di mele, mentre i vapori del vin brulé riscaldano l’animo. Un ricco calendario di eventi e di intrattenimenti fa da cornice al mercatino; alcuni sono rivolti ai più piccoli: i pony con cui cavalcare nelle viuzze del centro storico, i raccontafavole, gli show di fuochi e i banchi per creare lavoretti a mano; altri momenti sono dedicati a un pubblico più adulto: una ricca serie di cori e gruppi musicali e le sfilate tradizionali come quella di San Nicolò del 6 dicembre.
Hall FooTToo*
Hall leonov.o *
Oltreconfine: Austria
Le forme
del Natale in Carinzia
I
n Carinzia la tradizione dell’Avvento è molto sentita: ci sono mercatini natalizi in tantissime località, ognuno con le sue particolarità. Da quello altissimo, raggiungibile solo in funivia di Petzen, a quello delle stelle e degli angeli nel borgo di Velden, fino a quello romantico affacciato sul lago nel borgo di Millstaettersee. È però Villach il luogo più coinvolgente dove sostare in attesa del Natale: innumerevoli casette di legno adornate a festa, la pista di pattinaggio, i raffinati intrattenimenti musicali e decine di eventi che trasportano in un
Villach Sergio Delle Vedove*
Villach Sicio*
Oltreconfine: Austria
Villach Sergio Delle Vedove*
clima di magia. Qui il tipico mercatino è diffuso in diverse sedi ognuna delle quali presenta un carattere distinto: intorno alla chiesa di Sankt Jakob si trova quello delle tradizioni con la proposta di migliaia di addobbi tipici; nella Hauptplatz l’interpretazione è gastronomica tra vino speziato e mosto caldo, biscotti e dolcetti che confondono i sensi con i loro profumi e sapori; il terzo mercatino ha luogo nel parco urbano, dove i protagonisti sono gli artisti e gli artigiani locali, che creano durante il Natale opere live.
Oltreconfine: Austria
Velden Harald Florian*
i Krampus Calin Stan*
Tra musiche e figuranti nel Burgenland È
nella regione più orientale dell’Austria, la Burgenland, in parte ungherese fino a un secolo fa, che i borghi gioiello offrono una ineguagliabile atmosfera natalizia. Ovunque si rimane avvolti dai profumi di cannella, vaniglia, arance e chiodi di garofano diffusi dal Glühwein, dai Kaiserschmarren e dai Vanillekipferl. Il momento più emozionante ha luogo la sera del 5 dicembre quando, all’imbrunire lungo le strade dei paesi, i ragazzi del posto travestiti da caproni impersonano i Krampus, figure diaboliche appartenenti alla tradizione cristiana. Immancabili anche in questa bella regione collinare i mercatini dei borghi come
Bevendo Glühwein berni0004*
Oltreconfine: Austria
Bad Sauerbrunn Julia Reschke*
quello di Bad Sauerbrunn, noto come “il Paese degli alberi di Natale”, o quello di Rust, città delle cicogne e del vino e poi quello raffinato di Eisenstadt, il capoluogo. Si svolge nel borgo antico, sede del bellissimo castello Esterházy,
uno dei meglio conservati dell’Austria, accompagnato da un ricchissimo calendario di eventi musicali dedicati ad Haydn, il “maestro” di Wolfgang Amadeus Mozart, qui anche celebrato in un interessante museo.
Rust Ggamies*
TORNA AL SOMMARIO
Castello di Esterhรกzy Michael Wapp*
Oltreconfine: Austria
Tartufi Bianconi
21, Nucleo S. Stefano Del Piano, 06012 Città di Castello (PG) +39 075851 1591 • info@tartufibianconi.it tartufibianconi.it
f i i 3S Comunicazione per e-borghi travel
Ivan Pisoni
facebook.com/pisoni.ivan.7
Leggende diventate rievocazioni storiche
re alt lte e mo end tĂ pri gg osi sco le uri ec
La leggenda di Berta Francesco Carmignoto facebook.com/laleggendadiberta/
Leggende diventate rievocazioni storiche
La tragica fine di Leonello Ritaldi S
iamo a Castel Ritaldi, nella valle del Sagrantino, tra Spoleto e Montefalco. Qui, parlando dell’omonimo castello con gli abitanti del posto, quasi sempre salta fuori la storia del fantasma. In molti dicono di aver sentito qualcosa, sibili o gemiti. Altri affermano che è solo la tramontana che fischia tra le torri o, magari, qualche vecchia grondaia che cigola. Gli anziani del paese, però, tramandano ancora le vecchie storie degli antichi sfarzi del maniero e di uno dei suoi nobili che venne misteriosamente ucciso ben cinque secoli fa. Si tratta del conte Leonello Ritaldi, un uomo colto, di bella presenza, disinvolto, sfrontato e amante dei piaceri. Fu durante un ricevimento che il conte conobbe la cele-
Il Palio del Fantasma Chiara Casali - facebook.com/paliodelfantasma/
bre Lucrezia Borgia e questa se ne invaghì immediatamente. Seppur all’inizio i due amoreggiassero con sguardi e atteggiamenti, Leonello rifiutò la nobildonna, tradendola con pensieri impuri, insultando il nome dei Borgia e disprezzando, davanti ai suoi amici, la governatrice del ducato di Spoleto. La famigerata nobile reagì male a tal spettacolo. Il conte Ritaldi venne ritrovato il giorno dopo misteriosamente morto e, guarda caso, per avvelenamento. Da allora si dice che il suo fantasma vaghi per i corridoi del castello. Per ricordare questo avvenimento, ogni anno dal 1984, si celebra il “Palio del Fantasma”, manifestazione in costume medievale con rievocazioni storiche, gare tra rioni e spettacoli.
Leggende diventate rievocazioni storiche
Il Palio del Fantasma Chiara Casali - facebook.com/paliodelfantasma/
Leggende diventate rievocazioni storiche La leggenda di Berta Francesco Carmignoto facebook.com/laleggendadiberta/
La leggenda di Berta Arnaldo Ferraretto - facebook.com/laleggendadiberta/
D
alle parti di Montegrotto Terme (Padova), viveva Berta, una povera contadina che oltre che al lavoro nei campi si dedicava al filato. Berta era sposata con un contadino dal cuore generoso che un giorno, perché non era riuscito a pagare una decima, venne imprigionato e condannato a morte dal signorotto locale. In quegli stessi giorni, circa nel 1084, Enrico IV - imperatore del Sacro Romano Impero - e sua moglie, l’imperatrice Berta di Savoia, si recarono in visita ai Signori da Montagnon, nelle terre dei Colli Euganei, per godere degli effetti benefici delle terme. Di ritorno a palazzo dopo una passeggiata, l’imperatrice venne avvicinata dalla povera Berta che le chie-
se la grazia per il suo sposo imprigionato. L’imperatrice s’impietosì e la concesse. Non sapendo come ringraziare la nobildonna, la povera filatrice le regalò una matassa del suo filo. L’imperatrice fu così sorpresa e commossa di quel dono spontaneo della plebea che decise di premiarla dando ordine di donare a Berta e al suo consorte tanto terreno quanto il filo di quella matassa poteva contenere. Saputa questa notizia, altre donne corsero dall’imperatrice con le loro matasse ma lei rispose loro con la storica frase “E’ finito il tempo in cui Berta filava”. La leggenda di Berta viene celebrata ogni anno a Montegrotto Terme grazie alla rievocazione storica “Il tempo di Berta”.
Leggende diventate rievocazioni storiche
La leggenda del filo di Berta
Leggende diventate rievocazioni storiche
I fantasmi del castello di Avella… C
irca nel Trecento, nell’era volgare, un cavaliere giunse ad Avella con la sua amata. Erano Cofroa e Bersaglia, lui figlio del re di Persia, lei un’umile serva. La loro unione non poteva essere accettata dal grande re il quale costrinse i due a fuggire lontano. Arrivati ad Avella con una grande quantità di tesori, Cofroa e Bersaglia si fecero subito ben volere dalla popolazione locale, così tanto da aiutare la coppia a edificare un castello. La vita era felice per i due
Il Castello Incantato, Avella Valentina Guerriero - BassaIrpinia.it - avellarte.it
amanti che avevano trovato finalmente il loro covo d’amore ma, in certi casi, a tanta felicità non si sopravvive. Dopo poco la bella Bersaglia morì e per la disperazione Cofroa decise di tornare in Persia. Era appena partito quando una voce, un canto di donna, lo distrasse dalla sua strada. Nel tentativo di seguire quel canto, il principe tornò sui suoi passi ma la sorgente di quel suono era introvabile e, lungo la collina, il suo cavallo s’imbizzarrì disarcionando-
lo. Riaperti gli occhi, Cofroa si convinse di aver davanti ai suoi occhi la sua amata ma questa svanì lasciando a terra un fazzoletto sporco di sangue dove egli lesse “Compagni in vita, saremo compagni anche in morte”. Rimontato a cavallo e confuso per l’accaduto, Cofroa cadde ancora a terra. Il suo cavallo era morto e lui si trovò non più nella sua terra ma in un cimitero con una
sola tomba aperta. Alla vista di quella tomba, il principe capì il messaggio e si lasciò cadere in quella fossa dove morì all’istante. Un attimo dopo l’atmosfera riprese le sembianze dei pressi del castello. Qui finisce la storia di Cofroa e Bersaglia ma altre leggende animano questo maniero. Forse a causa dei famosi tesori portati dalla Persia e mai ritrovati?
Leggende diventate rievocazioni storiche
Il Castello Incantato, Avella Valentina Guerriero - BassaIrpinia.it - avellarte.it
Leggende diventate rievocazioni storiche
TORNA AL SOMMARIO
Il Castello Incantato, Avella Valentina Guerriero - BassaIrpinia.it - avellarte.it
…E i tesori del castello di Avella I
l mistero del castello s’infittisce ed è proprio questa la ragione della nascita di diverse leggende come quella del Diavolo con i Piedi d’oca che, con una pistola, impedisce a chiunque di cercare un fantomatico tesoro nascosto nel castello. Un’altra storia parla di un prete coraggioso che convinse trenta uomini a cercare il misterioso tesoro, convincendoli che tutti gli spiriti che avrebbero incontrato sarebbero stati solo finzione. Nei meandri del castello il gruppo si trovò ad affrontare lo spirito di un monaco armato di cannone che allontanò i malcapitati a suon di poderosi calci scaglian-
doli lontano. C’è poi la storia di uno spirito che in sogno spiegò a un uomo della zona dove e come trovare il tesoro. Innanzitutto, dovevano essere in quattro. Anche in questo caso, lo spirito ammonì che avrebbero dovuto affrontare degli spiriti nel castello ma questi erano solo finzione. Avrebbero anche trovato un signore da portare fuori dal castello ma l’uomo, che all’inizio pesava molto poco, guadagnava sempre più peso man mano che si avvicinava all’uscita. E il tutto doveva essere fatto senza assolutamente proferir parola. Una volta lasciato fuori dal maniero il signore, il tesoro poteva
TORNA AL SOMMARIO
essere preso. I quattro entrarono e in primis videro un serpente gigantesco che tentò di fermarli, ma loro proseguirono. Poi dal pavimento iniziò a sgorgare tanta acqua da arrivare alle loro gole, ma anche in questo caso proseguirono. A quel punto dalle pareti fuoriuscì tanto fuoco da bruciarli in un attimo ma anche questo era un trucco. Arrivarono finalmente al signore che, in effetti pesava pochissimo. Lo caricarono e s’incamminarono verso l’uscita ma più vi si avvicinavano, più il signore pesava e il suo peso diventava insorreggibile, tanto che uno dei quattro, non potendone più, esclamò “Chi
t’è natu! Quantupisi!”. Immediatamente si scatenarono su di loro acqua, fuoco e saette, scagliandoli fuori e il signore si ritrovò all’interno del castello. Tornando ai giorni nostri, non è ben chiaro a quale fantasma l’evento “Castello Incantato” si riferisca, ma sta di fatto che da qualche anno, in una serata d’estate, il castello di Avella diventa un luogo ai confini della realtà dove la fantasia prende il sopravvento. Musiche, statue viventi, soldati medievali, il famoso serpente, una misteriosa dama, fuochi d’artificio... Ma… e il tesoro? Che sia il castello stesso il misterioso tesoro?
Leggende diventate rievocazioni storiche
Il Castello Incantato, Avella Valentina Guerriero - BassaIrpinia.it - avellarte.it
Ivan Pisoni
facebook.com/pisoni.ivan.7
lo sapevate che...
Dmytro Surkov*
lo sapevate che... rievocazioni davvero storiche
L
a rivalità e le imprese delle più note Repubbliche Marinare italiane: la celebrazione della loro storia in una tra le più spettacolari rievocazioni. Si tratta della Regata delle Antiche Repubbliche Marinare, l’evento sportivo istituito nel 1955 che vede ogni anno le repubbliche di Venezia, Genova, Amalfi
Il palio delle Antiche Repubbliche Marinare Chris Tempo*
e Pisa “scontrarsi” in una gara - naturalmente in mare - su speciali imbarcazioni, dette “Galeoni” e spinte dai migliori vogatori. L’evento, che si tiene a rotazione in una delle quattro capitali delle repubbliche, è preceduto da un corteo con oltre 320 figuranti, il tutto condito con un tipico gusto medievale.
U
na delle più antiche rievocazioni storiche d’Italia è quella dei Pugnaloni di Acquapendente. Celebrata da oltre otto secoli, la Festa di Mezzomaggio celebra la liberazione dal giogo del tirannico governatore Federico I Barbarossa, nel 1166. La festa è caratterizzata dai “pugnaloni”, opere composte da grandi pannelli disegnati e interamente coperti da petali di fiori, foglie e altri materiali vegetali per comporre un disegno usando la tecnica del mosaico.
I Pugnaloni di Acquapendente Proloco Acquapendente
lo sapevate che... rievocazioni davvero storiche
I Pugnaloni di Acquapendente Proloco Acquapendente
lo sapevate che... rievocazioni davvero storiche Emanuela Postacchini durante La Contesa del Secchio Alessio Beato - contesadelsecchio.org
L
a contesa dell’utilizzo di un pozzo è celebrata nella più antica rievocazione storica delle Marche. Siamo a Sant’Elpidio a Mare, dove ogni anno si svolge la Contesa del Secchio, un palio che vede quattro contrade scontrarsi in un gioco che potrebbe ricordare il basket. L’origine di questa rievocazione risale al lontano 1401, quando i Maggiorenti del Comune costruirono un pozzo nella piazza del paese, ma questo fu preso d’assalto da così tanta gente che per garantire ordine e un’equa distribuzione dell’acqua l’amministrazione dovette indire una gara. La contrada vincitrice avrebbe ottenuto il diritto di permettere alle proprie comari di essere le prime ad attingere al pozzo, poi via via quelle delle altre in base alla classifica. Il gioco? Semplice! Fare “canestro” lanciando delle palle di stoppa nel pozzo.
La Contesa del Secchio Alessio Beato - contesadelsecchio.org
U
na manifestazione che ricostruisce la vita quotidiana degli abitanti di un borgo e nel periodo compreso tra il 1250 e 1350. Si tratta del “Mercato delle Gaite� di Bevagna (Perugia), durante il quale tutti i cittadini sono impegnati nell’impresa. Dal 1983, infatti, un gruppo di studiosi esamina accuratamente lo Statuto del Comune di Bevagna da cui sono tratte le informazioni per la ricostruzione della vita politica, economica e sociale. Tutti in abiti medievali, i bevanati riaprono botteghe, banchi di mercato, taverne, antichi mestieri e sfide, come la gara dei mestieri, la gara gastronomica, la gara del mercato e la gara del tiro con l’arco.
Il Mercato delle Gaite Alessandro Firmalli - ilmercatodellegaite.it
lo sapevate che... rievocazioni davvero storiche
Il Mercato delle Gaite Danilo de Laurentiis - ilmercatodellegaite.it
lo sapevate che... rievocazioni davvero storiche
U
na rievocazione storica “multiepoca”? Perché no! Immaginate di camminare per le vie di un comune dove in una piazza trovate gli etruschi impegnati a fare campo, in un’altra dei cavalieri medievali scontrarsi a singolar tenzone, poi ancora drappelli di soldati Savoia o pattuglie dell’antica Roma. State partecipando a “Le Vie del Tempo”, il raduno di gruppi storici dalla preistoria alla seconda guerra mondiale che si svolge a Crevalcore (Bologna). L’evento, creato a scopo benefico, è volto ad animare il centro storico del paese che ancora oggi porta i segni del terremoto. I gruppi storici sono impegnati nel mostrare le proprie attività e ricerche tramite banchi didattici e numerose iniziative aperte al pubblico. Non mancano bancarelle con materiale storico e stand gastronomici.
Le Vie del Tempo facebook.com/Le-vie-del-tempo
Le Vie del Tempo facebook.com/Le-vie-del-tempo
TORNA AL SOMMARIO
E
siste una fiera-mercato interamente dedicata alle rievocazioni storiche. Si chiama “Armi&Bagagli”, si svolge a Piacenza Expo ed è il più grande mercato internazionale della rievocazione storica in Europa. Durante i tre giorni di fiera si vedono artigiani di tutte le epoche, giullari, musici, teatranti, gioco-
lieri, trampolieri, un’area riservata all’enogastronomia storica e tradizionale, nonchè eventi collaterali come “ExpoArc” dedicata al mondo dell’arco, “Piacenza Militaria” una storica mostra-mercato di collezionismo militare e “Coltelli”, mostra-mercato dedicata all’arte della coltelleria di pregio.
lo sapevate che... rievocazioni davvero storiche
Armi & Bagagli armiebagagli.org