2 minute read

Momenti bui e difficili ci attendono

Dopo la crisi pandemica e le connesse difficoltà di approvvigionamento, che ha visto tutti gli uffici acquisti degli enti operanti a qualsiasi titolo nel settore sanitario impegnati in una – silenziosa ma operosa e spesso dimenticata - prima linea per tutto il 2020. Dopo lo sforzo, immane e congiunto, richiesto all’intero SSN per l’attuazione di una fruttuosa ed efficace, ma faticosa, campagna vaccinale per tutto il 2021. Dopo l’impegno e l’ingegno profusi per riuscire a continuare a garantire il rispetto dei principi di economicità e congruità negli acquisti pubblici a fronte di mercati turbati da fenomeni speculativi e segnati da rilevanti effetti distorsivi, sui costi della logistica internazionale prima e sui prezzi delle materie poi, culminati con la crisi energetica aggravata dal conflitto internazionale in corso. Dopo essere stati chiamati a partecipare più che attivamente nel 2022 a quell’ambizioso progetto che è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), curando la babele di acquisti necessari per la sua attuazione, tentando di rispettare la costellazione di milestone fissate nell’ottimismo post pandemico dal legislatore europeo. E quest’anno, il nuovo Codice. Previsto dalla legge delega al Governo del giugno 2022 al dichiarato fine di razionalizzare, riordinare e semplificare la disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, oltre che di evitare l’avvio di procedure di infrazione da parte della Commissione europea, dovrà essere adottato entro giugno 2023 costituendo attuazione dello stesso PNRR quale riforma abilitante. Nel momento in cui scrivo lo schema di decreto legislativo, approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri a metà dicembre, è ancora all’esame delle commissioni parlamentari competenti, ma ha già provocato, per alcune delle modifiche sostanziali introdotte, reazioni caleidoscopiche da parte di Comuni, sindacati, associazioni di categoria e imprese, fino alla stessa ANAC, che ha richiesto a gran voce una serie di modifiche invocando prudenza. Ad oggi quindi non si sa ancora che sembianze assumerà la versione finale del Codice, quella che sarà approvata e che – una volta letta, analizzata, studiata e, per quanto possibile, digerita – dovremo arrivare, se non ad amare, quantomeno ad accettare. L’unica certezza è che momenti bui e difficili ci attendono. Presto dovremo affrontare la scelta fra ciò che è giusto – nuovo Codice - e ciò che è facile - norme e prassi ormai consolidate. La fatica di Sisifo del provveditore, destinato a dover riapprendere daccapo il proprio lavoro, ciclicamente, a distanza di qualche anno nella migliore delle ipotesi, in una sorta di giorno della marmotta permanente. E di fronte a questo ennesimo sforzo erculeo che ci viene richiesto, come professionisti, l’unica possibile via è quella tracciata da chi ci ha preceduto, dal 1960 ad oggi, rimanendo tutti - centrali regionali e aziende sanitarie, IRCCS e case di riposo – uniti attraverso la preziosa rete composta dalle associazioni regionali e dalla federazione nazionale, condividendo esperienze, idee e soluzioni, nella consapevolezza che solo insieme, si vince.

This article is from: