retail&food 01-02 2022

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retailfood gennaio • febbraio 2022 • 5,00 - In caso di mancato recapito inviare al CMP di Milano Roserio per la restituzione al mittente previo pagamento resi

TRAVEL RETAIL SHOPPING CENTER

Food e investimenti si torna al ristorante FOCUS: Signorvino, Poke Sun Rice Antica Focacceria

Pharma-retail, grandi manovre in corso Brand “anti-social” strategia giusta?



Editoriale

Siamo in crisi, dateci soldi! Ovvero il PNRR e i suoi misteri

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ra Omicron e Quirinale è sparito il PNRR. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, oltre ad avere un bruttissimo nome, sembra essersi perso nelle nebbie della burocrazia. E nemmeno la scintillante firma di Mario Draghi in calce al Piano emette luce sufficiente perché si riesca a ritrovarne traccia. L’Italia è la prima beneficiaria per valore di fondi stanziati dal Next Generation EU che – con il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (RRF) e il Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori d’Europa (REACT-EU) – ha partorito il PNRR nazionale. Nella presentazione del PNRR (vedi QR code) si legge che “il solo RRF garantisce risorse per 191,5 miliardi di euro, da impiegare nel periodo 2021-2026, delle quali 68,9 miliardi sono sovvenzioni a fondo perduto. L’Italia intende inoltre utilizzare appieno la propria capacità di finanziamento tramite i prestiti della RRF, che per il nostro Paese è stimata in 122,6 miliardi”. Una montagna, una valanga, uno tsunami di quattrini. Considerata la “crisi Covid”, l’endemica magrezza del PIL nostrano, il basso valore dei salari, l’alto tasso di disoccupazione, l’inflazione, la mostruosa cifra dell’evasione fiscale, la drammatica situazione di scuola e sanità, la sostenibilità energetica ecc… gli oltre 200 miliardi stanziati dalla EU sarebbero più di un vaccino per i problemi italiani, potrebbero essere la soluzione definitiva. E invece? Silenzio assordante. Sui progetti, sui tempi, sugli assegnatari dei fondi. Intanto il 2021 è bello che andato e il tempo vola... Il retail, la ristorazione, il travel, settori che seguiamo e raccontiamo su queste pagine e che più di tanti altri hanno sofferto in questi anni di pandemia, non paiono così interessati all’argomento. I leader dei grandi gruppi, i presidenti delle cento associazioni di categoria, tacciono sull’argomento; perché travolti dall’ondata Omicron o perché impegnati a commentare altro, a dolersi con il Governo per il Green Pass, con gli epidemiologi per le loro raccomandazioni o a raccontare le proprie performance personali sui social. Come se, proprio in queste settimane, non fosse necessario (indispensabile!) avere un ruolo attivo, ritrovare unità e una voce sola e forte, lavorare giorno e notte per arrivare a proporre progetti e linee di sviluppo, coerenti con Next Generation EU e quindi in grado di intercettare i fondi del PNRR. Perché? I misteri del PNRR… Andrea Aiello

Inquadra il QR code per scaricare il PNRR gennaio · febbraio 2022 | retail food

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INFORMARSI È UN BENE, NON FARLO MALE: LEGGI RETAIL&food RETAIL&food è l’unica rivista italiana specializzata nel travel retail, un settore in forte crescita e con buone prospettive di sviluppo anche per i prossimi anni. Inoltre R&f è uno dei mezzi più apprezzati e consultati da retailers e operatori attivi in outlet e centri commerciali. Con oltre 10.000 lettori a numero, una presenza qualificata presso tutte le fiere di settore. 10 numeri all’anno, più di 9.000 iscritti alla newsletter, 1 pagina facebook, 181.000 pagine viste grazie allo sfoglio on line della rivista, retail&food è oggi uno dei mezzi più letti, consultati e apprezzati dalle business communities di riferimento.

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Anno 17 · numero 1-2 - gennaio • febbraio 2022 Direttore responsabile Andrea Aiello Coordinamento editoriale Adriano Lovera - adriano.lovera@retailfood.it In redazione Paola Oriunno - paola.oriunno@retailfood.it Contatti info@retailfood.it - www.retailfood.it Pubblicità e traffico pubblicitario Roberta Motta - roberta.motta@edifis.it Hanno collaborato Massimo Luigi Andreis, Alessandro Barzaghi, Roberto Bramati, Giulia Comparini, Luca Esposito, Francesco Fasulo, Roberta Motta, Beatrice Ramazzotti, Kevin Rozario Grafica Mariella Salvi Foto Archivio Edifis, Flickr, Fotolia, iStockphoto Stampa Aziende Grafiche Printing S.r.l. - Via Milano 3/5 20068 Peschiera Borromeo (MI) Prezzo di una copia € 5,00 - Arretrati € 10,00 Abbonamento Italia: € 50,00 Europa: € 90,00 Resto del mondo: € 110,00 abbonamenti@edifis.it Amministrazione amministrazione@edifis.it

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE EDITORIA DI SETTORE


N. 1-2 gennaio • febbraio 2022

SOMMARIO

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4 News 15 News Opening 18 Opening Luxury 19 Cambio poltrone 20 Sostenibilità

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22 CONSUMI

PROSPETTIVE 2022, tutti i trend da tenere d’occhio

53 GDO RAPPRESENTANZA Distribuzione moderna e mali antichi

26 TREND FARMACIE

Pharma, rivoluzione retail BRAND ANALYSIS

29 Signorvino diventa grande 32 Cresce la rete R-Store, specialisti della “mela”

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Brand “anti” social, strategia giusta?

37 MISTERY SHOPPING FOOD Sabato sera da NIMA

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40 OPERAZIONE RILANCIO

Ritorno al futuro, Antica Focacceria

42 NUOVI FORMAT

Una ciotola di salute, Poke Sun Rice

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FOOD&RETAIL STORIE Da una pompa di benzina nasce l’impero retail

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56 60 64

World Travel Retail News International La Foto

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TRAVEL RETAIL RESTYLING Rinasce il “Terrazzo” di Torino Porta Nuova

48 RISTORAZIONE STRATEGIE “Slow and steady” ricetta vincente

50 TREND REAL ESTATE Immobili commerciali con il fiato corto

52 MISTERY SHOPPING FAST FASHION UNIQLO, click & collect (quasi) promosso

RUBRICHE

4 STOCK OPTION 8 RUBRICA LEGALE 11 IN BUONA COMPANY 14 DAL TABACCAIO 57 DUTY FREE WORLD 58 NEW MARKETS OUTLOOK gennaio · febbraio 2022 | retail food

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News

IGD, PIANO AL 2024 DA 82 MILIONI DI EURO DI INVESTIMENTI

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GD Siiq ha presentato un piano industriale 2022-2024 con oltre 80 milioni di euro di nuovi investimenti. Di questi, circa 24 milioni saranno spesi per progetti di rinnovamento del portafoglio di centri commerciali, tra cui il Portogrande di Ascoli Piceno, La Favorita di Mantova, Katanè di Catania e La Torre di Palermo. Altri 13 milioni saranno dedicati al completamento del progetto di sviluppo Officine Storiche a Livorno (rendering in foto): oltre 15.000 mq di retail, con apertura prevista all’inizio del secondo semestre 2022, e oltre 5.600 mq di residenziale. “Il piano industriale 2022-2024 ci vede fortemente impegnati in ottica Esg e con investimenti in innovazione e digitalizzazione dei nostri centri commerciali, con il fine di proiettarli

KEBHOUZE, IL FORMAT DI VACCHI PREPARA NUOVE APERTURE

Stock option |

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opo il grande successo per l’inaugurazione degli store milanesi di Paolo Sarpi e corso Buenos Aires, Kebhouze, la catena di kebab di Gianluca Vacchi ha inaugurato a dicembre il primo store romano al Centro Commerciale Euroma2. Ma le aperture di Kebhouze non si fermano qui. Il format dell’imprenditore con oltre 41 milioni di followers tra Instagram e TikTok è pronto ad aprire in altre tre regioni (Piemonte, Sicilia, Liguria) e ad aumentare i punti vendita a Roma e a Milano. “Gianluca Vacchi ha colto in un attimo il potenziale dietro l’idea che gli abbiamo proposto” dichiara Oliver Zon, uno dei giovani soci di Kebhouze, “è un piacere lavorare con lui perché ha una visione imprenditoriale all’americana, di grande dirompenza e profonda fiducia nei confronti del nostro team operativo: due caratteristiche fondamentali per permetterci di lavorare al massimo delle possibilità senza perdite di tempo”. Oltre al servizio in store o take away, Kebhouze sarà presente su tutte le piattaforme di delivery come Glovo, Deliveroo, Just Eat e Uber Eats.

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retail food | gennaio · febbraio 2022

nel futuro e preparali a nuove sfide di mercato”, ha spiegato Claudio Albertini, amministratore delegato di IGD-Immobiliare grande distribuzione Siiq.

NEUTRAL

BUY

INDITEX

Il colosso spagnolo del fast fashion viaggia a gonfie vele. Nei risultati diffusi a metà dicembre, ha mostrato entrate fiscali del terzo trimestre in aumento del 10% rispetto allo stesso periodo del 2019 e del 21% rispetto al 2020. Nei primi nove mesi, i ricavi complessivi hanno raggiunto i 19,33 miliardi di euro (+273% sul 2020). L’ottima performance è valsa il cambio di giudizio da parte di Goldman Sachs, alzato ora a “buy”.

ATLANTIA

Autostrade per l’Italia, controllata da Atlantia, di recente ha collocato obbligazioni per 1 miliardo di euro, in due tranches da 500 milioni, con durata 6 e 10 anni. La domanda da parte degli investitori istituzionali è stata più del doppio, circa 2,3 miliardi. Dovrebbe essere l’ultima operazione su Aspi gestita da Altantia, perché entro il primo trimestre le autostrade passeranno al consorzio composto da Cdp Equity, Blackstone e Macquarie.

HUGO BOSS

Grazie a un ultimo trimestre brillante, i risultati preliminari 2021 dicono che Hugo Boss ha superato gli obiettivi di vendit, rivisti al rialzo a ottobre, con l’attesa di +40% come ricavi. Su base preliminare, non ancora certificata, l’azienda di Metzingen ha registrato vendite per 2,78 miliardi, +43% rispetto a 1,9 miliardi del 2020. Solo l’1% sotto i 2,88 miliardi del 2019.

SELL

TOD’S

FOOT LOCKER

ABERCROMBIE & FITCH

NIKE

Il marchio del lusso della galassia di Diego Della Valle ha subito l’abbassamento del rating da parte degli analisti di Morgan Stanley, portato da “equal weight” a “underweight”, mentre il target price è rivisto da 54 a 42 euro. Sul lungo periodo, però, il titolo Tod’s non sembra in cattiva salute. A inizio 2021 era poco sopra i 25 euro mentre oggi, grazie a un lungo recupero, è stabilmente in zona 45-50 euro. Le vendite vanno bene. Il brand americano si aspetta ricavi netti 2021 a +20% sul 2020 e sopra del 2-3% rispetto al 2019. Però la società ha anche ammesso che sui conti dell’ultimo trimestre impatteranno gli effetti negativi di alcuni ritardi, a livello logistico e di magazzino, e di alcune restrizioni Covid. Il risultato a livello di profitti lordi dovrebbe rimanere il linea rispetto a quello del 2019.

ZEGNA

Buon esordio del colosso italiano del tessile di alta gamma, dopo la fusione con una Spac di Investindustrial. Il titolo, nei primi giorni dell’anno, è rimasto sempre intorno ai 10 dollari, stesso livello dell’esordio a Wall Street di dicembre. Tutto da verificare l’andamento sul lungo periodo.

Gli analisit di J.P. Morgan hanno rivisto al ribasso il rating di Foot Locker, portato da “neutral” ad “underweight”, con un taglio del target price sceso da 60 a 42 euro. La stessa società di calzature, in una nota, ha spiegato infatti come l’uscita dalla pandemia, prevista per il 2022, si stai rivelando più complicata del previsto, a causa di numerose variabili, tra cui i problemi di supply chain che stanno colpendo l’economia negli ultimi mesi. HSBC ha di recente abbassato il suo giudizio sul titolo, portandolo da “hold” a “buy”, con un target price a 182 dollar. La banca d’affari ha motivato la revisione con la debolezza dei risultati in Cina, mercato chiave per il colosso americano, con le vendite scese sensibilmente nel trimestre che terminava con novembre. Un calo, in Cina, che ha colpito anche rivali come Adidas.

KOHL’S

L’inflazione sta diventando un problema. Per questo, Ubs ha abbassato il giudizio sul titolo di Kohl’s, la più grande catena americana di grandi magazzini, portandolo da “neutral” a “sell”. Quasi dimezzato il target price, che scende da 66 a 38 dollari. Anche un eventuale rialzo dei tassi potrebbe impattare sul risultato fiscale di fine anno.


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News

OVS APRE 80 CORNER TALLY WEIJL

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VS avvia una collaborazione con il brand svizzero di moda Tally Weijl e apre 80 corner dedicati nei suoi store. Roma, Milano (in corso San Gottardo, nel centro commerciale di Citylife e in via Dante, proprio vicino al Duomo), Padova e Trieste. Sono alcune delle location OVS in cui è possibile trovare un corner dedicato a Tally Weijl, il marchio svizzero fondato da Tally Elfassi-Weijl e Beat Grüring negli anni ’80 che oggi conta 800 negozi in tutto il mondo. L’accordo prevede l’apertura di 80 corner, molti dei quali sono già stati realizzati. Il marchio di abbigliamento rivolto a un pubblico femminile Tally Weijl entra, quindi, nei negozi OVS che con questa nuova collaborazione cresce di gamma e continua nella propria espansione internazionale. Dopo l’annuncio dell’acquisizione di Gap in Italia a partire da febbraio 2022, OVS prosegue la sua crescita mettendo a segno nuove acquisizioni, puntando sulla qualità e aprendosi ad altri brand e talenti creativi per diversificare e segmentare ulteriormente la propria offerta.

DIEGO VALAZZA NOMINATO BUSINESS DEVELOPMENT DIRECTOR DI LENDLEASE

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endlease Italia, il gruppo internazionale di real estate, infrastrutture e rigenerazione di aree urbane, nomina Diego Valazza Business Development Director. Laureato al Politecnico di Torino, Diego Valazza inizia l’esperienza nel retail real estate nel 2004 operando nel Retail Leasing Department del gruppo COGEST Italia, ruolo che gli permette una visione integrata dei principali aspetti legati alla realizzazione e alla gestione di Gallerie Commerciali. Successivamente, nel 2015 entra in Westfield Corporation per seguire le attività di Leasing di Westfield Milano, primo progetto in sviluppo al di fuori del mercato anglosassone per la Società, a livello globale. Dopo un’esperienza in Unibal-Rodamco-Westfiled, nel 2019 entra in Lendlease come Senior Development Manager Retail. Oggi assume il ruolo di Business Development Director con la funzione di coordinamento delle attività di leasing su tutte le Asset Class negli sviluppi italiani di MIND - Milano Innovation District e Milano Santa Giulia.

ESSELUNGA ENTRA IN MIND MILANO INNOVATION DISTRICT

Rohlik Group

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endlease, il gruppo internazionale di real estate che sta sviluppando il distretto dell’innovazione nell’area tra Milano e Rho, ha siglato un accordo con Esselunga per l’ingresso in MIND, Milano Innovation District. L’azienda leader nel settore della grande distribuzione italiana a partire dal 2022 sarà presente all’interno del MIND Village con una superficie di 1.000 mq. “Siamo lieti di annunciare l’accordo siglato con Esselunga, un partner con cui condividiamo la visione del fareimpresa al servizio delle comunità, del territorio e dell’ambiente abbracciando appieno la visione di città del futuro e laboratorio dove testare soluzioni innovative su scala urbana”, ha commentato Andrea Ruckstuhl di Lendlease. Esselunga è tra le

OFFICINE S, APERTA A TORINO LA PIAZZA LINEARE PIÙ LUNGA D’EUROPA

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naugurata a Torino Officine S, la “piazza lineare” più lunga d’Europa dedicata a intrattenimento, sport e food. Dopo un’attenta opera di recupero e di riqualificazione, hanno finalmente ripreso vita le storiche Officine Savigliano di corso Mortara 24 a Torino. Officine S (come Savigliano, appunto) è un format originale di rigenerazione urbana che coniuga nuove esperienze di intrattenimento, food, eventi. Lo sviluppo del progetto porta la firma del gruppo Policentro, attivo da oltre 40 anni in Italia ed all’estero sul mercato della promozione e dello sviluppo di centri commerciali e polifunzionali, mentre la gestione è affidata a Odos Servizi, società specialistica di Odos Group. L’opening del nuovo spazio segna anche l’avvio di nuove aperture che nel 2022 interesseranno i 300 metri della “piazza lineare”. Circa 40 le insegne previste, alcune già inaugurate. Tra i nomi: Costadoro Social Coffee, Doppio Malto, il marchio di abbigliamento Zuiki e Miniso, il gadget store di ispirazione giapponese.

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prime aziende ad aderire come founders alla Federated InnovationTM @MIND, il modello collaborativo pubblico-privato promosso da Lendlease con il contributo di Cariplo Factory come soggetto catalizzatore. Ad oggi sono 36 le aziende che fanno parte dell’ecosistema di MIND e che svilupperanno progetti di innovazione nel campo delle Life Sciences e City of the Future.



La Rubrica legale | a cura di Cocuzza & Associati Studio Legale, Milano

Mediazione obbligatoria nel franchising e sfratto negli affitti di ramo d’azienda

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ella seduta d’Aula della Camera del 25 novembre 2021 è stato approvato definitivamente il disegno di legge C. 3289, (già approvato al Senato il 21 settembre 2021, S. 1662) che prevede una delega al Governo per adottare un decreto legislativo avente ad oggetto l’efficienza del processo civile e la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie. Gli schemi dei decreti legislativi verranno trasmessi alle Camere perché su di essi sia espresso il parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia, entro sessanta giorni. In caso di parere contrario, il Governo avrà ulteriore possibilità di insistere nelle proprie indicazioni. Si sottolinea dunque che tali previsioni potrebbero sino all’ultimo subire modificazioni rispetto all’originaria formulazione. Tra le numerose aree coperte dal disegno di legge si segnalano alcuni interventi di particolare rilievo per il mondo del retail. Un primo intervento riguarda la disciplina della mediazione ob-

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bligatoria, ad oggi necessaria a pena di improcedibilità della relativa domanda giudiziale esclusivamente per un elenco tassativo di istituti giuridici quali, per ciò che qui rileva, locazione, comodato e affitto di ramo d’azienda. Con il disegno di legge citato si prevede di estendere il ricorso obbligatorio alla mediazione in via preventiva a una serie di tipi di contratti, tra i quali, quelli in materia di affiliazione commerciale (franchising), opera, rete, somministrazione, consorzio e sub fornitura. Tale intervento del legislatore si inserisce nell’ottica del perseguimento di obiettivi di semplificazione, speditezza e razionalizzazione del processo civile. Rimane da determinare se la mediazione obbligatoria si sia rivelata in questi primi anni di applicazione come un valido strumento alternativo al giudizio ovvero di fatto una perdita di tempo che allunga i tempi di accesso alla giustizia. Quel che è certo è che l’iniziale scetticismo per questo strumento nuovo per il nostro ordinamento ha lasciato spazio a un giudizio più articolato: molto dipende in concreto dall’efficienza dell’organismo selezionato e dalla capacità del mediatore.

Avv. Alessandro Barzaghi

Un secondo intervento riguarda l’applicabilità della procedura di convalida, di licenza per scadenza del contratto e di sfratto per morosità ai contratti di affitto d’azienda e di comodato di beni immobili. La novità in tale ambito consiste nel fatto che per i sopra menzionati contratti era prima esclusa la possibilità di fare ricorso a tali riti speciali a cognizione sommaria previsti esclusivamente per la locazione, con necessità per le proprietà a far ricorso a procedure d’urgenza per la liberazione dei locali oggetto di affitto di ramo di azienda. Pertanto, con le nuove previsioni, diversamente dal passato, l’affittuario dell’azienda potrà essere sottoposto al procedimento di sfratto che consente un celere soddisfacimento delle pretese del soggetto agente. Una novità non trascurabile, soprattutto nel mondo dei centri commerciali e outlet, considerato che per anni l’impossibilità di esperire lo sfratto in danno dell’affittuario era stata portata come uno dei pochi punti favorevoli agli affittuari.



News

STORTELLINI SALE A QUATTRO E PROGRAMMA NUOVE APERTURE

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uarta apertura per Stortellini. Il format della pasta ripiena ready to go apre un nuovo corner in collaborazione con Areas Italia-My Chef. Il format romagnolo del tortellino da asporto, sviluppato da 3F Retail, apre il suo quarto punto vendita a Cascina Gobba, l’area di servizio sulla tangenziale est di Milano e tappa fissa giornaliera per migliaia di pendolari in viaggio verso il capoluogo lombardo. Dopo il debutto a ottobre 2020, il format entra ad aprile del 2021 nel canale travel con un corner all’interno di My Chef – San Zenone Est, l’area di servizio maggiormente frequentata sulla A1 in direzione nord, alle porte di Milano. Nel corso dell’anno, nonostante le difficoltà imposte dalla pandemia, il format ha continuato la sua crescita sempre nel canale travel mettendo a segno quest’ultima apertura di Cascina Gobba che si aggiunge a quelle di San Zenone, San Martino Est e Crocetta Nord. E la corsa del tortellino take away non si ferma qui: altri 7 nuovi corner sono previsti per il 2022.

OPERAZIONE ESSILUX: VISIONGROUP SI PRENDE I NEGOZI VISTASÌ

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l marchio VistaSì, con tutta la sua rete di 99 negozi nel nostro Paese, entra a far parte di Vision Group. L’accordo di cessione rientra fra i paletti antitrust che, già lo scorso marzo, Bruxelles aveva richiesto come condizione per approvare la maxi fusione fra EssilorLuxottica e gli olandesi di GrandVision. Dell’accordo fanno parte anche 75 negozi GrandVision in Italia, che ora potenzialmente potrebbero cambiare insegna. Anche questa operazione sarà comunque vagliata dall’Ue e dovrebbe concretizzarsi entro il primo trimestre 2022. Vision Group è un soggetto italiano, controllato dal 2014 con una quota del 46% da Arcadia Sgr, società di gestione del risparmio guidata da Guido Belli (partner e presidente) e Simone Arnaboldi (partner e amministratore delegato). Vision Group conta circa 2.100 punti vendita affiliati e ha sviluppato la rete di negozi, gestiti direttamente o in franchising, a marchio VisionOttica. “Siamo molto soddisfatti di questa acquisizione che ci consentirà di sviluppare ulteriormente in tutta Italia il network VisionOttica”, ha commentato invece Marco Procacciante, CEO di Vision Group.

CENTRO “GRAN ROMA”: LA GESTIONE PASSA A MULTI ITALY

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avills affida a Multi Italy la gestione del centro commerciale GranRoma, inaugurato nel maggio del 2019. Il centro, con una GLA di circa 30.700 mq disposta su due livelli, ospita oltre 100 negozi tra cui Zara, Maison du Monde, H&M, Cisalfa e Mediaworld e dispone di circa 1.600 posti auto. “Abbiamo molte idee su come far evolvere GranRoma per aumentarne ulteriormente il successo”, ha commentato Luca Maganuco, Managing Director di Multi in Italia e in Ungheria. “Tra gli obiettivi imminenti, il miglioramento del look’n feel, con il coinvolgimento del nostro studio interno di architettura, e il consolidamento del centro come punto di riferimento per i clienti del bacino primario”. “Questo rappresenta un traguardo importante per consolidare la performance di GranRoma, con un focus specifico sulla strategia ESG e sul miglioramento del merchandising mix del centro”, ha dichiarato Vincenzo Altieri, Retail Portfolio Manager di Savills Investment Management Italia. Con questo nuovo mandato, Multi Italy gestisce ora nove centri commerciali.

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In Buona Company di Beatrice Ramazzotti

L’addetto stampa Genere prevalente: Femmina Età media: 38 anni

IL MERCATO DI CORSO SARDEGNA A GENOVA RIAPRE CON UNA NUOVA VESTE

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opo 11 anni di chiusura, Genova rinnova e riapre con una nuova veste l’ex Mercato di Corso Sardegna, nel quartiere di San Fruttuoso. La struttura realizzata nel 1926 occupa una superficie di circa 23 mila metri quadrati e fino al 2009 ha ospitato il mercato ortofrutticolo all’ingrosso cittadino. Dopo un attento restauro conservativo che ha consentito di salvaguardare gli elementi architettonici di pregio, l’area diventa un grande centro commerciale che ospiterà negozi, bar, ristoranti, uffici, servizi al quartiere, spazi polifunzionali su una superficie di circa 10 mila metri quadrati. Il progetto di rigenerazione urbana del nuovo Mercato di Corso Sardegna è un project financing pubblico-privato tra il Comune di Genova e la società Mercato Corso Sardegna. Al momento sono aperti il parco pubblico e una Coop di mille metri quadri, ma nei prossimi mesi è prevista a ruota l’inaugurazione di altri 15 store. Molte le insegne note che fino a questo momento hanno aderito al progetto come Kasanova, La Piadineria, Bun, Pokéria by Nima, Old Wild West, Pizzium e le palestre Anytime Fitness.

GESA E MIR CAPITAL RILEVANO LE PIZZERIE FRA DIAVOLO

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l Gruppo Gesa, la holding titolare dei brand Cioccolatitaliani, Bun Burgers e Pizzeria Italiana Espressa, rileva con Mir Capital la maggioranza della catena di pizzerie Fra Diavolo. Gesa continua, così, la strategia di crescita e diversificazione del gruppo che 11 anni fa ha creato il concept Cioccolatitaliani. E dopo l’acquisizione di Bun Burgers a luglio del 2021, chiude l’anno entrando con l’appoggio del fondo italo-russo Mir Capital nel capitale del format Fra Diavolo. Il marchio nasce in Liguria nel 2018 da un’idea di Mauro D’Errico e Gianluca Lotta e conta oggi 8 locali in sette capoluoghi italiani. “L’apertura del capitale servirà a raddoppiare il numero di punti vendita già nel 2022 e aprire la strada verso una crescita struttura e uno sviluppo internazionale del format”, hanno dichiarato i due fondatori. “Gesa e Mir forniranno struttura e risorse finanziare ma la gestione operativa della controllata resterà nelle mani dei due fondatori”, dichiara Giovanni Ferrieri, presidente del Gruppo Gesa.

Cosa sognava di fare: Arrivare in ufficio non prima delle 10 e col telefono fisso all’orecchio. Salutare tutti con educazione, ma distrattamente perché ci sono cose più impellenti da fare e persone più importanti da seguire. Aprire l’agenda col dito libero e scorrere un fitto elenco di impegni fino a tarda sera, buttarsi nella lettura di quotidiani, agenzie, social, mail; aprire inviti in buste patinate. Fissare l’intervista con Il Sole 24 Ore, il pranzo col nuovo capo redattore di Repubblica, la call con l’Ansa, la telefonata col Tgcom, la conferenza stampa in Regione. Andare due, tre volte al mese a Roma, a Milano, a Napoli. Elargire consigli di linguaggio, stile e politica aziendale a tutti: dalla reception, all’AD, passando per il centro logistico. Rileggere l’intervista rilasciata a Forbes sul divanetto dal parrucchiere, spiando Diva e Donna con un occhio solo e senza farsene accorgere da nessuno. Cosa fa in realtà: Si sveglia al canto del gallo perché testate on-line e social le hanno rovinato la pacchia. Passa dalla calma piatta al tavolo di crisi nel giro di pochi secondi e da migliore amica a peggiore nemica dell’azienda nello stesso lasso di tempo. Entra in modalità ambasciatore per andare d’accordo un po’ con tutti e viene appellata col “voi”: voi giornalisti, voi della comunicazione, voi sempre su Facebook (“Scusi, che c’entra Facebook?”. “C’entra, c’entra!”). Passa da un articolo sul pet food, all’inflazione, alla piantumazione degli alberi. Vive col telefono in mano e viene colpevolizzata perché vive col telefono in mano. Passa tre quarti della propria carriera a spiegare cosa fa di mestiere. Il suo ufficio: incasinato e allegro, sugli scaffali giornali incellofanati del 2015 e vecchi ritagli, penne, bloc notes, evidenziatori, snack mangiati a metà, acqua, tanta acqua, cavalieri e cartelline stampa che non userà più, ma che non riesce a buttare perché la nostalgia – come dice Albano - è canaglia. Pensiero latente: il giorno che scoppio mi metto qui e scrivo un libro, un blog, un post in cui racconto tutto e vi rovino. “Pronto? Sì, certo, subito, 5 minuti e le mando tutto. Anche le foto, certo”.

gennaio · febbraio 2022 | retail food

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News

“TIBURTINO” DI GUIDONIA: APRE KFC E SI PREPARA I LOVE POKE

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GRANAROLO INAUGURA LA SECONDA “BOTTEGA” ITALIANA

inquina ravvicinata di nuove aperture al centro commerciale Tiburtino di Guidonia, in provincia di Roma. A impreziosire in modo particolare la galleria commerciale di Igd Siiq, è arrivato un nuovo punto ristorazione di KFC. Il pollo del Kentucky, nelle ultime settimane, ha messo a segno numerose aperture tra cui la centralissima piazza delle Erbe, a Verona, il centro commerciale Forum di Palermo, “Il Leone” di Lonato sul Garda, il Movieplex di Avellino e ora appunto anche al Tiburtino. In questo modo il fast food, guidato in Italia da Corrado Cagnola, supera il traguardo dei 50 punti vendita nel nostro Paese. Allo shopping center laziale, sono arrivati anche un punto Modus Profumerie, un negozio Boutique Casa, un altro a marchio M2 Sport e infine uno di Edas Italia, marchio di abbigliamento con numerosi rivenditori in Italia e in Europa, ma forte sulla piazza romana grazie ai flagship store in luoghi strategici come via del Corso, via Cavour, via De Pretis e il centro commerciale Roma Est. Intanto, sempre in tema ristorazione, è imminente anche l’arrivo al Tiburtino di un ristorante I Love Poke.

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opo Milano, Granarolo Bottega inaugura a Bologna la sua seconda rivendita in una delle vie più centrali della città. Nel frattempo, il Gruppo si apre anche al mercato statunitense. La “bottega” di Bologna occupa uno spazio di 170 mq ed è composta da un’area a libero servizio con prodotti freschi e un’area banco taglio servito. Il nome “bottega” richiama il concetto di negozio di vicinanza, in forte rapporto con la tradizione, ma al centro del progetto c’è anche l’impegno del Gruppo sui temi della sostenibilità: i nuovi store sono stati ideati per ridurre gli sprechi di prodotto a data corta, con un occhio anche al risparmio energetico attraverso una scelta di banchi frigo di nuova generazione a basso impatto ambientale. Granarolo Bottega Bologna va ad affiancarsi al negozio di Milano aperto a ottobre 2021 (uno spazio di 180 mq con 8 vetrine per dare massima visibilità al brand Granarolo ma anche ai marchi Yomo e Centrale del Latte Milano) e agli spacci degli stabilimenti produttivi di Bologna, Castelfranco Emilia (Modena) e Gioia del Colle (Bari). Dopo le botteghe di Milano e di Bologna, l’obiettivo di Granarolo è di inaugurare nel 2022 altri punti vendita nei centri cittadini italiani a gestione diretta del Gruppo.

KLÉPIERRE LANCIA LA SUA LOYALTY APP E PREMIA I VISITATORI PIÙ FEDELI

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lépierre lancia la sua Loyalty App in quattro mall del portfolio italiano: Io & Campania, Io & Porta di Roma, Io & Nave de Vero, Io & Le Gru. L’applicazione – già presente in oltre 20 centri commerciali Klépierre in Europa – al momento in Italia è attiva in quattro mall del portfolio nazionale: Porta Di Roma, Campania (Marcianise, Caserta), Nave De Vero (Verona) e Le Gru (Torino). L’iniziativa, che presto verrà estesa anche ad altri shopping center Klépierre, coinvolge oltre 500 punti di vendita. Tramite l’app, unica per ogni centro, i clienti possono accedere a offerte esclusive, partecipare a concorsi e usufruire di servizi speciali. “La Loyalty App permette a Klépierre di offrire un valore aggiunto ai visitatori dei propri centri e, allo stesso tempo, di fornire maggiore opportunità di vendita ai tenant”, dice Luis Pires, Head of Country di Klépierre Italia. “Una soluzione drive to store che sfrutta le potenzialità del canale digitale per amplificare la customer journey e rispondere alle nuove esigenze di acquisto”.

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BONATI SI PRENDE CELIO ITALIA: “OBIETTIVO 200 NEGOZI”

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onati Group, che già ha in portafoglio il brand Tally Weijl, ha acquisito il controllo di Celio Italia. “È stata un’opportunità che abbiamo colto al volo”, ha raccontato a retail&food il fondatore, Roberto Bonati, ora presidente di celio Italia. “La sollecitazione è arrivata anche dai nostri affiliati Tally Weijl che ci chiedevano un’alternativa non in concorrenza, ritagliata sull’uomo”. Celio è in Italia dal 1999 e oggi conta 52 negozi. Una decina di questi verranno chiusi. In compenso, il piano di sviluppo prevede una cinquantina di aperture in gestione diretta e un centinaio in affiliazione, così da arrivare nel giro di 4 anni a circa 200 store. Lo sviluppo avverrà sia nei centri cittadini sia nei centri commerciali, ma sempre scegliendo località da almeno 50.000 abitanti in su. Dal punto di vista societario, la Matrix Srl (del gruppo Bonati) ha acquisito la “vecchia” Celio Italia. Il rapporto che lega Matrix a Celio International è una sorta di “master franchising”, ma che rispetto a una stesura tradizionale conferisce a Bonati maggior flessibilità nel proporre nuovamente una quota di collezione disegnata specificamente per l’Italia.

POKE HOUSE INVESTE IN SWEETFIN

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a foodtech nata a fine 2018 da un’idea dei due giovani imprenditori Matteo Pichi e Vittoria Zanetti allarga ulteriormente i propri orizzonti e investe in Sweetfin, diventando primo azionista del brand di poke più amato della California. L’operazione porta così a 90 le insegne del gruppo. Poke House, che ha chiuso il 2021 con un fatturato superiore ai 40 milioni di euro, supporterà lo sviluppo di Sweetfin negli Stati Uniti attraverso un piano di sviluppo che prevede imminenti 40 nuove aperture nei prossimi anni tra la West Coast - dove Sweetfin è già presente con 14 locali tra Los Angeles, San Diego e Orange County - il Texas e l’Arizona, e attraverso la condivisione di know-how tecnologico, uno degli asset strategici più importanti del modello di business di Poke House, insieme al delivery.

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News

NUOVI FORMAT IN ITALIA PER STARBUCKS, INAUGURATO IL PRIMO DRIVE THRU

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a coffee company americana, in collaborazione con Percassi, introduce nuovi format in Italia fondendo l’esperienza fisica in-store con l’innovazione digitale. La prima novità è lo shop-in-shop Starbucks inaugurato a Il Centro di Arese. Il punto vendita è il primo della catena all’interno di un megastore Mondadori. Un negozio nel negozio, appunto. Il secondo format è il Kiosk, il nuovo shop aperto presso Il Terrazzo di Torino Porta Nuova, uno spazio di 2.000 metri quadrati di nuove aree commerciali Food & Restaurant. Infine, ha aperto i battenti anche il primo Drive Thru della sirena di Seattle all’interno di una stazione di servizio Q8 a Erbusco (Brescia). Una novità per il nostro Paese che darà ai clienti la possibilità di ordinare direttamente dalla loro auto. “Siamo entusiasti di introdurre in Italia nuovi format di store che sono stati attentamente scelti per dare vita al meglio della Starbucks Experience, assicurandoci di continuare a soddisfare le esigenze in evoluzione dei nostri clienti italiani”, commenta Vincenzo Catrambone, General Manager di Starbucks Italia.

DAL TABACCAIO F676+WF Milano

Il commercio è il motore della storia Ho l’orecchio assoluto. Si, sono come Bach, Mozart , Frank Sinatra, Hendrix. Loro con la musica e sono i miti, io nel mio piccolo riconosco se un mio cliente è del Cairo, Alessandria d’Egitto, Lagos, Quito, San Pietroburgo o Dacca. Riconosco gli accenti di tutto l’universo, margine di errore bassissimo se vedo anche la persona. Non serve ad una mazza dice mio fratello gemello, carino come sempre. Non è vero. Se abiti in mezzo alla strada un segnale di empatia verso chi “entra e compra” è fondamentale per stabilire un contatto. Sapere che la Juventus d’Egitto è lo Zamalek ti porterà ad avere un punto di incontro con i ragazzi del mercato al giovedì, sapere che nelle Filippine lo sport preferito è il basket, saper che lo Sri Lanka può vincere il mondiale di cricket è una forma di accoglienza e di apertura verso il mondo. Curiosare nei mondi altrui è importante per il commercio.

FATTORIE GAROFALO SCOMMETTE SU E-COMMERCE E TRAVEL RETAIL

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attorie Garofalo, l’azienda di mozzarella di bufala campana Dop, guarda al futuro e rilancia il processo di crescita con investimenti nel travel retail e nell’e-commerce. Dopo l’inaugurazione nel 2020 del primo Bufala di Fattorie Garofalo, shop-food-lounge a Campi Bisenzio nel centro commerciale fiorentino I Gigli, e il restyling del sito dell’Aeroporto di Napoli, il nuovo concept di Fattorie Garofalo atterra anche all’Aeroporto internazionale di Torino. Ma l’azienda di Capua non si ferma allo shop fisico, punta anche sul digitale. Nasce così bufala.shop, una piattaforma concepita per essere integrata con shop, bistrot e food lounge in una logica multicanale. La piattaforma è stata strutturata per rivolgersi al mercato italiano e a quello estero, nella logica di valorizzazione internazionale del prodotto e del brand.

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Marco Polo cercava nuovi mercati in oriente, noi abbiamo la fortuna di trovarci in casa i “nuovi consumatori”, accogliamoli. Poke, sushi, kebab, gyoza, curry, cumino sono già assimilati e dati per scontati dalle nuove generazioni indigene. Ananas e banane erano rare quando i miei nonni erano bambini. Il commercio è il motore della storia, abbiamo responsabilità sociali importanti e in momenti drammatici come questi sta a noi, in piccolo o in grande, fare la nostra parte. Riusciremo ad essere all’altezza?


News Opening

DOPPIO MALTO RIPARTE CON IL BOTTO

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opo un’estate 2021 alla conquista della Francia e del Regno Unito, anche i mesi a cavallo dell’anno scorso e del 2022 sono stati ricchi di novità per Doppio Malto. A dicembre era arrivata l’apertura di un pub a Torino, la quarta in Piemonte, all’interno del nuovo spazio Officine S situato in corso Mortara (in foto). A gennaio, invece, è arrivata l’apertura a Lentate sul Seveso (Monza Brianza), il 28esimo ristorante del brand. Si tratta di uno spazio di oltre 700 metri quadrati distribuito su tre livelli, completo di biliardini e campo da mini golf nel dehor. In totale, sono 20 i posti di lavoro generati dall’inaugurazione. “Nei prossimi mesi continueremo a perfezionare la ‘ricetta della felicità’ che finora ha fatto la fortuna di Doppio Malto: un mix di artigianalità, esperienza, cura dei dettagli e creatività” ha commentato Giovanni Porcu, ceo di Foodbrand, titolare del marchio. Forti di oltre 100 riconoscimenti internazionali, le 14 birre artigianali firmate Doppio Malto sono il fiore all’occhiello del marchio.

LOWENGRUBE RADDOPPIA IN CALABRIA

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l piano di sviluppo della rete in franchising Löwengrube continua la sua crescita a ritmo sostenuto, con il brand che dal 2014 ha portato alla nascita di 29 locali, nei tre format di stube, klein e wagen, finora distribuiti in 11 regioni italiane e 1 all’estero. Ora Löwengrube raddoppia in Calabria. Dopo Rende (Cs), arriva il pub di Lamezia Terme, all’interno del centro commerciale Due Mari, con il Löwengrube Wagen: la rivoluzione bavarese dello street food. Arredi in legno, ricette tipiche bavaresi e birre storiche spillate alla tedesca e servite da personale vestito con costumi bavaresi (lederhosen per gli uomini e dirndl per le donne) fanno del locale un vero avamposto della Baviera. Il 2021 aveva portato numerose iniziative per la catena fondata da Pietro Nicastro e Monica Fantoni, tra cui l’apertura della grande bierstube a Modena e l’avvio dello sviluppo all’estero con il locale all’Arena Center di Tirana, in Albania. Lo sviluppo estero dovrebbe proseguire in altre direzioni, tra cui i Balcani.

A FIUMICINO APRE IL MAXI DUTY FREE AELIA

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lo scalo di Roma Fiumicino a ospitare il duty free a marchio Aelia più grande del mondo. Il nuovo store, per una superficie di 3.000 metri quadrati, ha aperto all’interno del Terminal 1 (area Schengen), in una porzione di recente ampliata, così da aumentare lo spazio commerciale. Il duty free di Lagardère Travel Retail pone l’enfasi sulla dimensione locale e trovano spazio, tra gli altri, una zona dedicata ai marchi italiani del beauty, uno spazio più grande dedicato al concept food Bottega dei Sapori e con inserti di design made in Italy, che si possono ritrovare in tutto il negozio. La Bottega dei Sapori offre il meglio della gastronomia italiana e propone anche una zona adibita al “fresco”. “Apriamo il più grande negozio gestito da Lagardère Travel Retail, chiaro segno della nostra fiducia per il futuro del travel retail. In partnership con ADR abbiamo portato a termine un progetto molto ambizioso” ha commentato Alberto Niero, amministratore delegato di Lagardère Travel Retail Italy. ““Questo nuovo negozio, che fa parte del piano di ristrutturazione e ampliamento in corso di Fiumicino, sarà la porta di accesso alla nuova grande area Domestic/Schengen che aprirà la prossima primavera e contribuirà ad offrire ai passeggeri la migliore esperienza” secondo Marco Troncone, amministratore delegato di Aeroporti di Roma.

CAPATOAST ARRIVA IN “CENTRO”

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er Capatoast il 2021 si è chiuso con la nuova apertura all’interno dello shopping center Il Centro di Arese. Lo store è collocato nella food court al primo piano de Il Centro, con accesso dall’ingresso 4 presso la food court. Oltre al take away c’è la possibilità del consumo al tavolo con un’intera area riservata, brandizzata CapaToast. Alla guida del nuovo store, nella formula franchising, il gruppo I Baccanali. “Finalmente siamo a Il Centro, forse il centro commer-

ciale più importante d’Italia. Un grandissimo grazie ai miei colleghi che hanno lavorato come sempre da grande squadra. Un doveroso ringraziamento ai nostri affiliati Nicola, Alessandro e Diego, siamo già alla terza apertura insieme e sono certo che a brevissimo arriverà la quarta” ha commentato Marco Micaleff, partner e managing director di CapaToast. Il format, nato nel 2014 dall’idea di Paolo Castaldo e Antonio Pepe, è partito da Napoli e oggi in Italia è presente con quasi 40 punti vendita dislocati in 14 regioni. gennaio · febbraio 2022 | retail food

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News Opening

IL NUOVO NIKE IMPREZIOSISCE BUENOS AIRES

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a aperto i battenti poco prima di Natale il nuovo Nike store a Milano in zona Loreto. La location si trova all’interno del complesso commerciale-residenziale Corso Buenos Aires 59 (ex Le Corti Di Bayres), in una delle zone dello shopping più vivaci di Milano. Lo store, di circa 780 metri quadrati, è il 23esimo store Nike aperto da Percassi in Italia, partner licenziatario di Nike per il Sud Europa, per il quale ha realizzato anche le aperture di 2 negozi in Spagna, 3 in Portogallo e 3 in Grecia. “Sono molto soddisfatto di questa nuova apertura italiana, che si va ad aggiungere ad un’altra importante di novembre scorso ad Arese” ha commentato Matteo Morandi, amministratore delegato di Percassi Retail. “Siamo molto orgogliosi di essere partner di Nike da ben 21 anni, con cui condividiamo l’amore per lo sport e la stessa visione del marketplace del futuro, mettendo il consumatore al centro”.

PACIFIK POKE SI ALLARGA A TORINO

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l gruppo Pacifik Poke ha aperto a dicembre il suo ottavo punto vendita in Piemonte, a Torino, in via Breglio, zona Nord fuori dal centro cittadino. Il nuovo punto vendita propone sia il classico menù d’asporto, che si può trovare anche in delivery tramite Glovo, sia la formula con menù allargato dove, oltre alle iconiche “bowl hawaiane”, si trova una selezione di HawaiianTapas. Pacifik Poke è un brand nato proprio a Torino, da un gruppo di fondatori tra cui Pierfranco Masera e l’attuale amministratore delegato, Stefano Zenga. Il brand si è già allargato oltre i confini della Mole, con 10 ristoranti, tra cui due a Milano.

PRIMO NEGOZIO IN UMBRIA PER JYSK

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rima apertura in Umbria per il brand di prodotti per la casa JYSk, approdato al centro commerciale “Quasar Village” di Corciano, gestito da Ethos. L’accordo è stato siglato direttamente tra la proprietà del centro, PAC 2000A, e il colosso danese. Con 1235 mq di GLA dedicata, lo store è stato realizzato secondo l’innovativo Store Concept 3.0, una nuova concezione degli spazi adottata a livello mondiale, per offrire ai clienti maggiore ispirazione e una moderna esperienza di acquisto. Jysk è un gruppo da 65 milioni di euro di ricavi l’anno e 66 store presenti su gran parte del territorio nazionale. Propone un’ampia selezione di mobili, tessile per la casa, per il giardino e articoli decorativi d’ispirazione scandinava. Un ritmo serrato di nuove aperture, quello che la Consulting Company, partecipata da Conad Adriatico e PAC 2000A sta mantenendo e che proseguirà, come anticipato anche nel 2022 con ulteriori progetti di leasing.

KISENÈ INVESTE A SUD

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l 2021 si è chiuso con una tripla apertura nel Sud Italia per Kisenè, brand specializzato nel tessile e maglieria per la casa, arrivato così a 66 punti vendita in tutta Italia. Con una superficie di circa 150 mq, è arrivato il nuovo store di Reggio Calabria, ubicato nel centro commerciale Porto Bolaro. In Sicilia, invece, inaugurato il negozio di Milazzo, in provincia di Messina, che vanta una superficie di 165 mq e si trova all’interno del centro commerciale Parco Corolla. In provincia di Siracusa, invece, ecco il punto vendita di Augusta, nel centro cittadino, con una superficie di 120 metri quadri. Oltre ai prodotti a marchio proprietario, Kisené, Kiwear e Lovit, i negozi Kisenè commercializzano prodotti in licenza di importanti brand italiani ed internazionali tra cui Romeo Gigli, Disney, Marvel per il tessile casa, Kappa e Superga per pigiameria e biancheria intima, il più delle volte in esclusiva nazionale per le categorie di riferimento.

CIOCCOLATITALIANI APRE AL LINGOTTO

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ioccolatitaliani ha aperto un nuovo punto vendita al centro commerciale Lingotto di Torino. La holding Gesa, società che controlla i brand Cioccolatitaliani, Pizzeria Italiana Espressa (PIE) e BunBurgers, mantiene fede al piano annunciato in autunno, che aveva previsto l’assunzione di 150 nuovi dipendenti, da distribuire sia nei locali esistenti, sia nelle nuove aperture previste tra Milano, Torino e Brescia. Cioccolatitaliani è ormai arrivato al cinquantesimo negozio in Italia ed è presente in otto mercati stranieri. La società fondata da Giovanni (in foto) e Vincenzo Ferrieri, può contare sul sostegno del fondo di private equity italo-russo MirCapital che ad oggi detiene il 40% del capitale. Prossime tappe: portare all’estero anche i marchi legati alla pizza e agli hamburger.

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DA LUSH NUOVO FORMATO SEMPRE PIÙ GREEN

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ush, brand etico di cosmetici freschi e fatti a mano, ha aperto il punto vendita in corso Buenos Aires 53 a Milano con un format innovativo e un look rinnovato. Si tratta del primo negozio in Italia, il terzo in Europa, con un concept ancora più green, volto a migliorare la customer journey. “Il negozio milanese inaugura un format innovativo che apre la strada alla rigenerazione anche dei nostri store: grazie al riutilizzo di arredamento già esistente possiamo ridurre notevolmente il nostro impatto ambientale e dare ai punti vendita un look ancora più fresco e accattivante” dice Alessandro Andreanelli, managing director Lush. Uno dei focus principali del nuovo design è la riqualificazione e il riutilizzo degli elementi di arredo per ridurre l’impatto ambientale e gli sprechi. Inoltre, la location più ampia facilita l’esperienza di acquisto dei clienti grazie a una migliore disposizione delle categorie nel punto vendita e a una chiara suddivisione per aree. Ogni area sarà ben riconoscibile e caratterizzata da una propria identità, seguendo l’esempio dei concept store Lush di Tokyo, Liverpool, Monaco e del Fresh&Flower Shop di Parigi.

PER LE COVER “CARCASAS” FINE 2021 SPRINT

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egli ultimissimi giorni di dicembre scorso, appena prima di Natale, La casa de las Carcasas ha messo a segno una serie di nuove aperture, da Nord a Sud, che hanno portato a 49 il numero totale di negozi nel nostro Paese. Uno store ha aperto all’interno del centro commerciale Due Mari, a Maida, in provincia di Cosenza. Pochi giorni prima, invece, il marchio era arrivato anche a Bari, all’interno del parco commerciale Casamassima. In provincia di Milano, invece, sempre a dicembre è stato inaugurato lo store al centro commerciale Vimodrone, nell’omonima cittadina dell’hinterland. Sempre dicembre ha visto una nuova apertura a Pisa. La casa de las Carcasas Italia è stato protagonista di uno sviluppo rapido in Italia, con 38 aperture concentrate nel 2021. Oggi l’azienda in Italia coinvolge circa 400 collaboratori.

HEALTHY COLOR ARRIVA ANCHE SOTTO LA MOLE

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ealthy Color fast food (Sfera Ebbasta, Andrea Petagna, Marcelo Burlon) è approdata a Torino in piazza Carlo Felice, a pochi passi dalla stazione di Porta Nuova. L’apertura nel capoluogo piemontese arriva dopo il successo riscosso con il lancio dello store di Milano in via della Moscova e dei due locali di Roma. “Con Healthy Color mangiare sano è anche sinonimo di gusto e divertimento” dichiarano i tre fondatori. Anche a Torino, la consueta offerta “salutare” a base di poke, wok, burger, tartare, insalate, wrap, chips di platano e barbabietola, edamame. Più i burger di Beyond Meat, al 100% vegetali. Come per ogni store, l’interior design del fast food porta la firma degli street artist Motorefisico. Disponibile la consumazione sul posto e tramite delivery. L’intera linea di packaging brandizzata per il delivery e take away è eco-friendly. Anche la ormai iconica Healthy Water, l’acqua di Healthy Color, è confezionata in Tetrapak riciclabile.

HAMERICA’S ARRIVA ANCHE NELLA CAPITALE

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america’s, catena di cucina americana vicina ormai ai 30 ristoranti in circa 15 città, ha aperto il suo primo punto vendita del Centro Sud a Roma, in via Candia. Un passo importante per la creatura di Davide Gionfriddo, amministratore delegato di Foodelicious (proprietaria del marchio Hamerica’s) che invece verso la fine del 2021 si era distinta per una scelta altamente sostenibile: l’aper-

tura a Bologna di un locale interamente “plant based”, in collaborazione con Heura. Hamerica’s è un brand fondato nel 2018 dallo stesso Gionfriddo, che in precedenza aveva accumulato una lunga esperienza nel retail, in aziende come Percassi e Autogrill. Heura, invece, è un’azienda specializzata in carne vegetale, nata in Spagna ma ormai presente in 14 mercati. gennaio · febbraio 2022 | retail food

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News Luxury

I GIOIELLI HARRY WINSTON IN MONTENAPOLEONE

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Milano, in via Montenapoleone 14, ha aperto il nuovo “retail salon” del marchio di gioielli di lusso Harry Winston, che fa parte del gruppo Swatch, noto anche come “il re dei diamanti”. Harry Winston è un brand newyorkese fondato nel 1932, famoso per i suoi diamanti: ha acquisito, nel tempo, alcune delle gemme più famose al mondo, tra cui Jonker, Hope, Winston Legacy e Winston Blue Diamonds. Il brand si occupa anche di orologi e altri oggetti di lusso. Le distintive gallerie all’interno dedicate alla sposa e alle altre collezioni, sono state progettate per mettere in evidenza l’ampiezza dell’offerta. Le sale per le vendite private forniscono l’ambiente ideale per un’esperienza d’acquisto personalizzata

IL LUSSO A REGGIO CALABRIA GRAZIE ALL’IDEA EXAGGERATE

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inora a Reggio Calabria era impossibile trovare alcuni brand del lusso, da Gucci a Dolce&Gabbana, Vuitton e così via. Occorreva organizzare una trasferta a Milano, Roma o qualche altro centro di richiamo. Ora, dall’idea di due imprenditori, Antonio Smorto e Francesco Martino, ha aperto il negozio Exaggerate. Lo store propone una grande varietà di abbigliamento di lusso, ma dà un occhio di riguardo anche al segmento delle sneakers, un’attenzione che si deve al recente passato di cestista di Smorto, che ha giocato sempre nel capoluogo calabrese. In più, altra grande novità per una regione del Sud, si occuperà anche di ritiro e rivendita di articoli del lusso usati.

L’HUB SPIGA 26 ACCOGLIE SERGIO ROSSI

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opo l’annuncio di Moschino, ecco arrivare il secondo tenant del lusso all’interno di Spiga 26, il nuovo hub creativo nel cuore del Quadrilatero della moda di Milano, in cui Hines, player globale del real estate, ricopre il ruolo di investitore e development manager. A Palazzo Pertusati arriva anche Sergio Rossi, iconico marchio di calzature femminili, che esporrà la propria collezione a partire dalla primavera in uno spazio di 200 metri quadrati, disposti su due piani. Lo store di Sergio Rossi sarà improntato ai servizi digitali che rispondono alle attuali evoluzioni del mondo retail, in un’ottica di shopping omnichannel con possibilità di massima personalizzazione

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MONTBLANC CAMBIA “CASA” A FIRENZE

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ontblanc, La maison nel cosiddetto “luxury business lifestyle” rinnova la propria presenza a Firenze, trasferendo la storica boutique in una nuova location in via De’ Tornabuoni e presentando un innovativo concept di design organizzato, su uno spazio retail di 65 mq. Eleganza classica ed elementi contemporanei si fondono per celebrare la perfetta unione tra spirito pionieristico e tradizione artigianale. La nuova boutique ospita tutte le categorie di prodotto: dagli strumenti da scrittura all’orologeria, passando per la pelletteria, le nuove tecnologie e la gioielleria. Tutte creazioni realizzate dagli artigiani Montblanc nelle manifatture di Amburgo, Villeret e Firenze. È disponibile anche un esclusivo servizio di goffratura ed è possibile prenotare un appuntamento in boutique direttamente online.


CAMBIO DI POLTRONE NICOLE OTTO GLOBAL PRESIDENT THE NORTH FACE

Con effetto a partire da giugno, Nicole Otto diventa il nuovo “Global brand president” di The North Face. Riferirà direttamente a Steve Rendle, ceo di Vf Corporati on, il gruppo racchiude marchi coche Nicole Otto me Vans, Timberland, Dickies, oltre appunto a The North Face. Otto, americana, con studi all’Università dell’Iowa e un Mba in California, arriva da Nike dove ricopriva il ruolo di vice president di Nike Direct North America, dal 2018 fino a maggio 2021. In particolar modo, si è occupati di supervisionare la digital experience in Nike ed anche per questa competenza digitale è stata scelta da The North Face.

ELISA BACCHETTA PER IL FUND MANAGEMENT DI BNP REIM

Giro di nomine, in ambito europeo, per Bnp Paribas Reim, che gestisce oltre 4 miliardi di euro di assset a livello contiElisa Bacchetta nentale, nel segmento retail. Jean-Maxime Jouis, 36 anni, è stato nominato Global Head of Fund Management & Private Investors di BNP Paribas REIM. Per quanto riguarda il nostro mercato, invece, Elisa Bacchetta, 40 anni, è stata nominata Head of Fund Ma-

nagement di BNP Paribas REIM Italia. Laureata all’Università Bocconi di Milano in Economia Aziendale, vanta 15 anni di esperienza nel settore immobiliare. È entrata in BNP Paribas REIM nel 2007 e ha ricoperto i ruoli di Transaction Manager, Head of Acquisitions e Senior Fund Manager. Prima aveva lavorato per Ernst Young e per il gruppo Fondiaria SAI.

FRANCESCA ALTAMURA GUIDA LA SOSTENIBILITÀ IN CUSHMAN

Cushman & Wakefield, leader a livello globale nei servizi immobiliari, ha nominato Francesca Altamura “Sustainability Lead” per l’Italia. Altamura è una risorsa interna. Ha iniziato la propria carriera proprio in Cushman & Wakefield nel 2013, come Technical property manager, per poi negli anni successivi sviluppare competenze specifiche presso altre realtà del settore immobiliare a Lon- Francesca Altamura dra, ricoprendo le cariche di EMEA Energy and Sustainability manager e Senior energy consultant. Ha lavorato sia per investitori sia per occupiers. È laureata in Ingegneria Edile presso il Politecnico di Milano.

JURADO GENERAL MANAGER EMEA DI VTEX

Daniela Jurado è il nuovo General manager per tutta l’area Emea di Vtex, piattaforma che si rivolge a brand e retailer

di alto livello per tutte le esigenze che riguardano l’implementazione del digitale e dell’eCommerce. Sotto di sé, Jurado guiderà i team Sales&Marketing, Customer experien- Daniela Jurado ce, Growth engineering. Jurado era in Vtx dal 2015, dove si era occupato dell’area Latino-America, Brasile, per poi passare all’Europa occidentale, compresa la supervisione commerciale sull’Italia, Portogallo e Gran Bretagna.

GRETA BONSIGNORE ALLE RELAZIONI DI CARREFOUR

Greta Bonsignore è la nuova direttrice per la comunicazione esterna e interna, relazioni istituzionali e Csr di Carrefour Italia. “Carrefour Italia sta davve- Greta Bonsignore ro trasformando il proprio business model e la propria cultura, grazie a una visione moderna, persone di talento e un management capace di ascoltare, includere e ispirare il cambiamento” ha commentato Bonsignore, che arriva da quattro anni passati alla guida della comunicazione dei Walgreens Boots Alliance. Bonsignore ha studiato all’Università di Pavia e si è specializzata in media relations alla Business school del gruppo Sole 24 Ore.

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Sostenibilità

IN UK IL PRIMO MCDONALD’S A IMPATTO ZERO

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l gigante del fast food McDonald’s ha aperto il primo ristorante del Regno Unito a zero emissioni di CO2 nella città di Market Drayton, nello Shropshire. Per la realizzazione della corsia Drive-Thru sono stati utilizzati pneumatici riciclati, mentre per le decorazioni e i cordoli sono stati impiegati fondi di caffè e bottiglie di plastica. Lana britannica ed elettrodomestici, sempre tutto riciclato, sono stati impiegati per l’isolamento dell’edificio e per gli interni. Completano la costruzione, che secondo l’azienda sarà la prima di tanti altri ristoranti sostenibili con l’insegna McDonald’s, un giardino della biodiversità e un percorso naturalistico a beneficio della fauna locale. Un portavoce del gruppo ha dichiarato che il ristorante a zero emissioni è “una delle tante azioni che stiamo intraprendendo come azienda, incluso l’ambizioso piano di sostenibilità per raggiungere il nostro.

PER CDS HOLDING SOSTENIBILITÀ CERTIFICATA EY

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ds Holding ha pubblicato il Bilancio di sostenibilità 2020, certificato da EY e redatto secondo gli standard internazionali Gri (Global report initiative). Nel documento, Cds sintetizza i principali progetti in corso d’opera o portati a termine, sempre con un occhio al green, tra cui la riqualificazione del Waterfront di Genova, l’apertura di Adigeo, il primo shopping center a Verona, il centro commerciale Aura a Roma e l’Archimede a Siracusa. Cds, ricorda il documento, propone a tutti i clienti la certificazione dell’edificio secondo gli standard LEED, scelta che già in fase di cantiere comporta una determinata scelta dei materiali e delle procedure di smaltimento. Sostenibilità non è solo ambiente. “Cds” si legge, “si impegna a continuare a condurre le attività nel pieno rispetto delle leggi, mantenendo e rafforzando l’approccio etico, sia in ambito ambientale che sociale. L’obiettivo è di mantenere a zero il numero di episodi di corruzione accertati, di azioni legali in materia di comportamenti anticoncorrenziali, di violazioni dell’Antitrust e/o di violazioni di leggi di monopolio”.

PATAGONIA E SAMSUNG CONTRO LE MICROPLASTICHE

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l gigante tecnologico Samsung ha stretto una collaborazione con il marchio di abbigliamento outdoor Patagonia per sviluppare una nuova lavatrice che mira a ridurre al minimo l’impatto delle microplastiche. L’annuncio arriva dal CES 2022, una delle più importanti fiere dell’elettronica di consumo. L’azienda sudcoreana sarà supportata da Patagonia per una nuova lavatrice che consentirà di ridurre al minimo l’impatto delle microplastiche sull’ambiente. Una soluzione green che, dichiara Samsung, non comprometterà le alte prestazioni per le quali sono noti i loro elettrodomestici. Da parte sua, Patagonia fornirà al colosso tecnologico la sua expertise e le conoscenze nell’ambito della valutazione dell’impatto ambientale dei tessuti sportivi e lo farà mettendo a disposizione di Samsung materiali, tessuti, ricerche e dati raccolti negli anni.

ARRIVA IMPRENDIGREEN, IL BOLLINO DI CONFCOMMERCIO

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onfcommercio ha lanciato su scala nazionale l’iniziativa Imprendigreen, una sorta di certificazione che verrà rilasciata alle imprese e associazioni territoriali e di categoria, impegnate in comportamenti virtuosi e buone pratiche in chiave sostenibile. Per ottenere il riconoscimento, occorre compilare una check-list redatta tenendo conto delle peculiarità di ogni settore economico.

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retail food | gennaio · febbraio 2022

I soggetti “promossi” godranno di alcuni vantaggi, come ad esempio la partecipazione a moduli formativi sulle tematiche della sostenibilità, organizzati con partner di qualità tra cui Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa, l’Enea, l’Asvis e il Conai. Inoltre, avranno a disposizione convenzioni riservate con l’Enea, Uniter (in modo da avviare percorsi di certificazione volontaria) e con istituti di credito sensibili a questo tema.


PRINTEMPS SVELA IL SETTIMO PIANO DEDICATO AL RI-USO

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grandi magazzini Printemps hanno inaugurato uno spazio da 1.300 metri quadrati al settimo piano, interamente dedicati al “circular fashion”. Immerso nella luce naturale e con una vista panoramica di Parigi, lo spazio combina un innovativo servizio di riacquisto, da parte di esperti di abiti di seconda mano; una linea curata di articoli vintage, che unisce lusso e accessibilità; e una selezione di marchi di moda, bellezza e lifestyle impegnati in progetti come l’upcycling, l’art-cycling, la riparazione, la personalizzazione e il second hand. Il settimo piano dello storico edificio parigino era rimasto chiuso al pubblico per decenni e ora ha ritrovato questa nuova veste, grazie anche a un lavoro di riqualificazione della cupola Binet e del “Pont d’Argent”, due strutture che richiamano la Tour Eiffel.

ITALIANI A TAVOLA SEMPRE PIÙ “VEGAN”

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l 14% degli italiani si dichiara disponibile a seguire un regime alimentare vergano, in primo luogo perché riconosce a questa scelta un basso impatto ambientale (nel 57% delle risposte) ed effetti benefici sulla salute (55%). Già il 28% degli italiani, almeno una volta, ha ordinato al ristorante piatti specificamente vegani e il 14% lo ha fatto tramite food delivery. Sono alcuni dei risultati emersi da un recente sondaggio condotto da Just Eat in collaborazione con BVA Doxa, per saggiare la propensione degli italiani verso questo tipo di consumo. Pur essendo un popolo onnivoro per tradizione, il 67% del campione dichiara comunque di aver ridotto il consumo di carne nell’ultimo anno, sia per motivi di salute (45%), sia per una maggior attenzione all’impatto della produzione sull’ambiente (28%). Il fenomeno coinvolge il cibo cucinato a casa, la ristorazione e ormai anche il delivery. A questo proposito, Just Eat ha calcolato che nel 2021 è cresciuto del 31% il numero di ristoranti vegano presenti sul proprio sito/app (nel 2020 c’era stato un autentico boom: +160%). Hambuerger vegano e pizza vegana al top delle preferenze.

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Consumi Prospettive future

2022, TUTTI I TREND da tenere d’occhio di Paola Oriunno

Nuovi format, digitale, inflazione, effetto delle vaccinazioni. Tante variabili e opportunità per un nuovo anno di ripartenza

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i respira aria di ripresa nel retail italiano. Dopo il crollo del 2020 che ha bruciato dieci anni di crescita dei consumi, il trend del 2021 ha fatto registrare numeri positivi. Secondo l’analisi semestrale condotta da, nell’anno appena concluso il numero di negozi che hanno abbassato la saracinesca si è attestato a quota 255 contro le 428 previste a inizio anno. Il bilancio è migliorabile ma fa ben sperare. Il secondo anno di pandemia ha cambiato volto al retail e ha reso ancora più omnicanale l’esperienza di acquisto. In quale direzione si andrà?

Torna la voglia di shopping in-store Gli italiani tornano nelle piazze dello shopping. È quanto emerge anche dal secondo rapporto Censis-Confimprese 2021. L’accelerazione del digitale non arresta la voglia di accedere ai canali fisici. Ma a un patto: i negozi dovranno cambiare radicalmente i propri obiettivi e la capacità di attrarre i clienti. Le persone vogliono che lo shopping sia un’esperienza felice, senza stress, conveniente, personalizzata e con un buon rapporto qualità-prezzo. E in uno scenario in conti-


51,6%

la percentuale degli “internauti” che effettua almeno un acquisto online al mese

24%

consumatori italiani interessati ad acquisti a distanza con realtà aumentata

nua evoluzione, in cui cambiano velocemente i comportamenti di acquisto e di consumo, sono molteplici le sfide con cui si devono confrontare gli operatori.

L’ottimismo dei vaccinati: il 72% al centro commerciale Ottimismo. Sarà questa la keyword del 2022 secondo l’ultimo PwC 2021 Global Consumer Insights Pulse Survey. Il sondaggio, che ha coinvolto circa 10 mila consumatori in 26 Paesi, ha rilevato che chi è vaccinato è molto più ottimista sul futuro rispetto a chi deve ancora ricevere la profilassi. “Il fatto che i cittadini si sentano più ottimisti è promettente” dice Erika Andreetta, Consumer Markets Consulting Leader, PwC Italia. “Inoltre, è particolarmente importante che i leader aziendali prendano in considerazione i fattori che influenzano l’ottimismo e che si possono controllare o influenzare, come il lavoro agile e le vaccinazioni”. Di pari passo con l’aumento dell’ottimismo, i consumatori pianificano di spendere di più per le at-

Erika Andreetta, Partner PwC Italia e Consumer Market Consulting Leader

L’ascesa del Social Commerce

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a possibilità di effettuare l’acquisto di un prodotto o di un servizio all’interno delle principali piattaforme social sarà sempre più centrale. Dopo Instagram e Facebook, anche Pinterest lancia il suo social commerce e si allea con Spotify aprendosi a un mercato di 450 milioni di persone nel mondo. Al momento il canale è disponibile in Australia, Austria, Brasile. Grazie alla partnership tra i due colossi, più di 1,7 milioni di merchant Shopify in tutto il mondo potranno vendere i loro prodotti su Pinterest e concludere gli acquisti direttamente sulle piattaforme senza, quindi, interrompere il customer journey nel social. Il 37% dei manager intervistati dalla ricerca McKynsey ha citato il social commerce tra i primi tre temi destinati ad avere un impatto sul proprio business nel 2022.

tività fuori casa, dagli acquisti in negozio, all’intrattenimento, ai viaggi. Dai dati PwC emerge che il 48% visita un negozio fisico almeno una volta alla settimana e il 72% afferma di essere propenso a visitare un centro commerciale nei prossimi 6 mesi. Circa un terzo dei consumatori a livello globale prevede di aumentare la spesa per viaggi nei prossimi sei mesi e l’82% di questi è almeno parzialmente vaccinato.

Vola il franchising grazie alla generazione Yolo Un settore che ha mostrato una grande capacità di adattamento sia al contesto pandemico sia ai cambiamenti strutturali della società in generale e dei consumi in partico-

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Consumi Prospettive future La realtà aumentata fa bene all’ambiente

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lare è il franchising. Secondo uno studio del Centro studi retail di Confimprese, per il 2022 le nuove aperture sono attese in crescita del 15% rispetto all’anno che sta per finire, con la ristorazione a fare da traino. E negli Stati Uniti la Yolo Generation sta dettando la linea. Si vive una volta sola, quindi largo alle passioni anche a scapito del posto fisso. Questo fenomeno sta interessando i più giovani ma anche la fascia di età compresa tra 26 e 41 anni finalmente anche qui in Italia. Il franchising può essere un’occasione per rischiare con misura grazie al sostegno che la rete mette a disposizione sin da subito attraverso procedure agevolate di accesso al credito. Un dettaglio non da poco, dato che l’avvio di un’attività in proprio richiede un investimento ritagliato e adattato a ogni possibilità e capacità economica.

Fashion: prezzi in aumento per il 67% dei manager La ripresa dell’industria della moda a livello mondiale è attesa per il 2022, con vendite che supereranno del 3-8% i livelli registrati nel 2019. A segnalare questi numeri è l’indagine annuale The State of Fashion 2022, pubblicata da McKinsey & company insieme a Bof-Business of fashion. Ma la velocità della ripresa sarà diversa a seconda delle aree geografiche, con Cina e Usa che traineranno la crescita economica, mentre in Eu24

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Gli utenti più attivi nel food delivery si confermano essere i Millennials che, insieme alla Generazione Z e X, raggiungono l’87% (indagine JustEat)

ropa risulterà più lenta. I problemi relativi alla supply chain rappresentano la principale fonte di preoccupazione per l’industria, con l’87% dei manager intervistati che prevede un impatto negativo sui margini nel 2022 a causa delle interruzioni della catena di approvvigionamento. La combinazione di carenza di materie prime, colli di bottiglia nei trasporti e maggiori costi di spedizione farà gonfiare ulteriormente i costi di produzione e causerà squilibri tra domanda e offerta, provocando una crescita dei prezzi finali: il 67% dei manager intervistati si aspetta infatti di aumentare i prezzi retail nel 2022, mentre il 15% stima addirittura un rialzo dei prezzi di almeno il 10%. I canali digitali sempre più sofisticati sono diventati cruciali per i brand di moda che cercano di raggiungere i consumatori più giovani. Il metaverso occupa un posto di rilievo tra i trend 2022 con il boom degli NFT, il gaming e la moda digitale diventati mainstream – già negli ultimi mesi alcuni brand hanno aperto negozi virtuali, creato abiti per avatar e organizzato eventi digitali – e anche il social shopping sarà un tema chiave. Secondo la ricerca McKinsey, per il 73% degli intervistati avrà impatto sul proprio business.

a realtà aumentata potrà dare un impulso allo shopping, ma soprattutto, un contributo ecosostenibile al fashion system. Ad affermarlo è lo studio “Il futuro dello shopping ” realizzato da Snapchat e condotto da Foresight factory in 12 Paesi a livello globale, compresa l’Italia. Secondo la ricerca della piattaforma social, in Italia la tecnologia immersiva potrebbe evitare quasi 2 resi su 5 di capi d’abbigliamento acquistati online con un risparmio medio di 272 milioni di euro. Più del 40% dei resi, infatti, continuano a essere legati a errori di taglia, un problema che il try-on potrebbe risolvere. È già stimato che il prossimo anno il 24% dei consumatori italiani incrementerà l’utilizzo di questo servizio, che di fatto ti consente di provare il prodotto virtualmente. Entro il 2025 in Italia 3 acquirenti su 10 della Gen Z (i nati tra il 1995 e il 2010) utilizzeranno la realtà aumentata prima di fare acquisti. Le principali motivazioni? La possibilità di capire come starebbero i prodotti, vederli a 360 gradi e capirne la dimensione esatta. Secondo l’indagine di Snapchat, gli italiani preferirebbero l’utilizzo del try-on soprattutto per abbigliamento e settore beauty.

Food delivery da 1,5 miliardi Il settore del digital food delivery continua la sua corsa inarrestabile, registrando una crescita del 59% rispetto al 2020 e generando un valore di 1,5 miliardi di euro. Una spinta guidata dall’evoluzione tecnologica ma anche dall’accelerazione dovuta all’emergenza pandemica durante la quale il food delivery si è dimostrato essere uno strumento essenziale tanto per le persone, quanto per la ristorazione. È quanto emerge dall’ultimo Osservatorio sul settore di Just Eat. Nell’ultimo anno il 50% dei ristoranti ha scelto il digitale per ampliare il proprio business e la clientela. Inoltre, si è registrato un ulteriore 12% di espansione e rafforzamento della presenza territoriale. I risultati emersi aggiornano in primis la classifica delle cucine più ordinate dagli italiani, dove regina indiscussa resta la pizza. Sul podio si confermano ancora l’hamburger e il giapponese. E se al quarto posto si posiziona nuovamente la cucina cinese, è in quinta posizione che si trova la prima novità, il poke. Cresce anche la cucina salutare, con sempre più persone che prestano maggiore attenzione a quello che mangiano. ¢



Trend Farmacie

PHARMA,

rivoluzione retail di Paola Oriunno

Ingresso di capitali esteri, franchising, fusioni e acquisizioni. Tutto si muove veloce e l’onda arriva anche in Italia

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’era una volta la farmacia tradizionale, con il bancone a segnare un confine invalicabile tra il paziente e il farmacista, figura territoriale di riferimento per la comunità. C’è ancora? Negli ultimi 5 anni, dopo l’introduzione nel 2017 del Ddl Concorrenza che ha permesso l’ingresso nel settore delle società di capitali cambiando le regole tradizionali di acquisizione e gestione delle farmacie, il mondo del retail farmaceutico si è evoluto. E tra nuove acquisizioni di grandi brand internazionali e la nascita di network territoriali, i punti vendita sono diventati anche altro e gli “store” (perché di questo ormai si tratta) sono in cerca di nuovi significati e funzionalità.

le. L’arrivo del capitale nella proprietà degli esercizi ha accelerato questo processo e secondo l’analisi della società di consulenza e analisi TradeLab sull’evoluzione di reti e catene della farmacia, da qui al 2025 una farmacia su due entrerà in un network o in una catena. Come reagisce il consumatore di fronte a tanta offerta? Senza dubbio, opterò per un canale di vendita sulla base della convenienza economica e dei servizi offerti, una scelta che sarà sempre a favore della grande distribuzione e a sfavore delle strutture di piccole dimensioni. Chi vincerà la grande sfida del retail farmaceutico? Chi saprà vendersi meglio, offrirà servizi personalizzati e proporrà prodotti e prezzi migliori.

Entro il 2025, una su due sarà “di catena”

Medi-Market, la parafarmacia taglia XL

Il mercato della salute oggi transita attraverso tre differenti tipologie distributive: farmacie, parafarmacie e corner di distribuzione di farmaci nei punti di vendita della Gdo. Senza dimenticare i network: gruppi di farmacisti che si accorpano pur mantenendo ciascuno la propria indipendenza gestiona-

Nei prossimi anni, dunque, il mercato del retailing farmaceutico sarà sempre più vivace in termini di concorrenza fra canali, con le catene che dovranno attivare nuovi e più incisivi strumenti di comunicazione e di marketing per stare al passo con i competitor. “Il claim delle parafarmacie Medi-Market è ‘PrezzoScelta-Consiglio’” ha spiegato a retail&food Alessandro Catelli, responsabile Marketing della società. “Prezzo, perché abbiamo deciso di praticare un prezzo molto concorrenziale, attivando anche sconti di fi-

Walmart Health, lo store della salute

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opo le aperture nel 2019 in Arkansas e Georgia, Walmart Health si espande anche in Florida e Illinois. Oggi conta in totale 22 centri sanitari, veri e propri supermarket della salute, strutture stand alone realizzate accanto allo store classico che offrono dall’assistenza sanitaria di base agli esami di laboratorio. Dallo store al medico e viceversa, sotto la stessa insegna. L’idea vincente di Walmart nasce dal fatto che il colosso americano dispone di corner “in store” per la vendita di medicinali con obbligo di ricetta in quasi tutti i suoi 4.700 magazzini. E il fatturato che assicurano queste farmacie interne rappresenta il 9% circa del giro d’affari complessivo del gruppo, 36 miliardi di dollari su un totale di 332. Non è da trascurare neanche l’accessibilità ai corner della salute: il 90% degli americani, infatti, vive entro 10 miglia da un negozio Walmart.

ne serie su alcune linee. Scelta: garantiamo molto più assortimento rispetto alle farmacie tradizionali anche grazie agli spazi extra large dei nostri store, circa 500 mq. Consiglio: i farmacisti e gli addetti alla vendita vengono formati settimanalmente e sono a dispo-

Secondo un’indagine Doxa voluta dall’Osservatorio Fedeltà dell’Università di Parma il 28% dei consumatori partecipa ad almeno uno dei programmi fedeltà proposti dalle farmacie. Sei anni fa erano solo il 10%.

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Trend Farmacie sizione negli store in modo libero, senza più il limite del bancone tradizionale”. Leader in Belgio nel settore della salute e del benessere, Medi-Market conta oltre 80 mega-punti vendita in Belgio, Lussemburgo e Francia e due web shops. “Il gruppo è entrato in Italia nel 2019 con l’acquisizione di quattro negozi del marchio Parashop. Oggi conta 9 store in centri commerciali e centro città ed è in programma, a breve, l’apertura di un nuovo punto vendita a Milano di circa 250 mq, uno spazio che noi consideriamo una taglia M. Non abbiamo preferenze sulla scelta della location, città o centro commerciale, e non ci precludiamo la possibilità di aprire al Sud. Il nostro piano di

sviluppo per il 2022 prevede altri 4/5 punti vendita e per il 2023 puntiamo al raddoppio” continua il responsabile marketing. Intanto, il gruppo ha chiuso il 2021 con due aperture taglia extralarge al Parco commerciale Meraville e al Castel Guelfo The Style Outlets entrambi a Bologna, confermando così una predilezione per i grandi spazi degli shopping center.

Lo shopping dei grandi gruppi In Italia, lo shopping delle grandi catene è appena iniziato ed è ancora giovane. All’estero è un’altra storia, questi mercati sono più maturi e rappresentano la quota di mercato maggiore. Gli scenari che si stanno aprendo nel retail delle farmacie vedono tra i principali attori nomi come Boots, la nota catena di drugstore inglese che nel nostro Paese conta attualmente 12 farmacie tra Milano, Roma e località turistiche come Cortina d’Am28

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pezzo e Porto Cervo. L’insegna si sta espandendo anche al Sud, in Sicilia, dove ha già acquistato una struttura e nell’area tra Rimini e Cesena con 15 acquisizioni. Anche il format delle farmacie Lloyds, insegna di Admenta Italia, cresce e rafforza la presenza nel Nord e Centro, con il marchio Lloyds Farmacia e Farmacia Comunale con più di 260 store e una vasta gamma di servizi in farmacia e digitali. Vaccinazioni anti-Covid comprese. Dall’avvio nel 2012 del progetto di franchising, conta ad oggi oltre 50 farmacie private affiliate.

Hippocrates Holding ci mette un punto Ed è ancora al Nord che Hippocrates Holding, società per azioni che da maggio 2018 investe nel settore della farmacia italiana, lancia la sua farmacia flagship Lafarmacia. (Lafarmaciapunto): uno spazio su due piani di 450 mq nel cuore di Milano. Un’apertura in linea con la filosofia delle farmacie del gruppo composto da oltre 100 farmacie e 700 dipendenti in tutto il Nord Italia. “L’apertura della farmacia, che segna il lancio del nostro brand e del nostro format Lafarmacia., nasce dalla visione di unire la figura del farmacista, su cui lavoriamo attraverso continui progetti di formazione, ad un approccio innovativo che comprenda consulenza professionale, servi-

zi tecnologici ed eventi dedicati”, spiegano Davide Tavaniello e Rodolfo Guarino, co-founder e amministratori delegati di Hippocrates. Il brand rivede in chiave moderna il tradizionale ruolo del farmacista come figura di riferimento all’interno della comunità, e quello della farmacia come presidio sanitario territoriale attraverso accoglienza, servizi e ascolto continuo.

Farmacista o store manager? Cambiano gli spazi, sempre più grandi, e cambia il concetto di farmacia che progressivamente si trasforma in punto vendita specializzato e in centro servizi. Anche il farmacista modifica veste, assumendo anche il ruolo di store manager in grandi punti vendita che, nel caso del gruppo franco-belga, diventano outlet del. “Il farmacista è sempre valorizzato. Certo, diventa anche store manager, ma la sua professionalità non viene meno e diventa parte del progetto Medi-Market. La sua visione a 360 gradi del punto vendita, dai magazzini alla consulenza, trasforma il suo ruolo e lo arricchisce. Lo store è casa sua ma il limite del bancone viene superato”, continua Alessandro Catelli. Una formula che funziona? Sembrerebbe di sì. “In una giornata normale su ogni punto vendita transitano 300 persone per 300 scontrini. Durante gli eventi promozionali i nostri punti vendita arrivano anche a 800 persone al giorno”, conclude il responsabile marketing del gruppo. ¢


Brand analysis

SIGNORVINO diventa grande

di Adriano Lovera

Sbarco all’estero e al Sud, 50 milioni di ricavi e spinta sulla natura “premium” dell’enoteca gastronomica. Sono gli obiettivi del prossimo biennio del brand di Calzedonia

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ignorvino vuole diventare grande. Il marchio di enoteche gastronomiche, parte del gruppo Calzedonia, prepara un biennio 2022-2023 che dovrebbe rappresentare il momento della svolta: espansione in tutta Italia, compresi Centro-Sud, e sbarco all’estero. Un risultato ragguardevole, considerando che arriviamo da un biennio tra i più difficili. Ma anche una sfida con qualche incognita, dal momento che Signorvino cerca di espandersi in tanti canali differenti e punta a mantenere una doppia natura, di luogo in cui si va per mangiare, ma soprattutto di enoteca punto di riferimento per gli appassionati delle bottiglie di qualità. gennaio · febbraio 2022 | retail food

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Brand analysis Lo sviluppo della rete

Importante il piano di espansione a livello retail. Il 2021 si è chiuso con 25 negozi, di cui sei nuovi di zecca aperti l’anno scorso. Nel 2022 sono in rampa di lancio altri 10 locali, tra cui Torino e Bologna, entrambi all’interno di centri commerciali, rispettivamente Le Gru e il Gran Reno. Ci sarà un ulteriore sviluppo a Roma, dove Signorvino è già presente, e si lavorerà ancora nel Triveneto, zona forte per eccellenza della società che ha mantenuto il proprio quartier generale in provincia di Verona, nella sede del gruppo. Dopo, più probabilmente nel 2023, arriverà anche il Sud. Napoli dovrebbe essere la prima città ad aprire al pubblico, ma si sta già ragionando su Bari e Palermo. Il 2023 dovrebbe vedere l’apertura di altre 10 location complessivamente.

Bilancio: 50 milioni nel mirino

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ignorvino ha chiuso il 2021 con un giro d’affari di 35 milioni di euro e una rete di 25 negozi. La suddivisione dei ricavi è per il 45% derivante dall’enoteca e per il 55% dalla ristorazione, con una crescita forte del canale e-commerce (+27% sul 2020). Nel 2022 sono previste 10 nuove inaugurazioni e ricavi per 50 milioni.

“Nel mirino, poi, c’è l’espansione all’estero” ha spiegato Federico Veronesi, general manager di Signorvino. “Si partirà dall’Est Europa, in particolare a Varsavia. La nostra presenza a livello retail, con gli altri marchi del gruppo, ci pone in una posizione di vantaggio perché abbiamo già la conoscenza del territorio e del mercato”. Il gruppo ha una forte esperienza retail e questo lo favorisce nel trovare location idonee.

La sfida shopping center

FedericoVeronesi, general manager di Signorvino, con Luca Pizzighella, direttore commerciale

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L’espansione della rete di negozi avviene seguendo tre direttrici: centri città, centri commerciali e le cosiddette “traffic road” (strade di passaggio, fuori casello). Di quest’ultimo tipo ce n’è già un esempio in Veneto, tra Verona e la Valpolicella. Ma se le strade dei centri città sono una garanzia, il centro commerciale rappresenta un po’ una sfida. Gli shopping center sono grandi

Osservatorio vino: rossi al top, con il 17,4% delle bottiglie sopra i 100 euro

l consueto osservatorio di Signorvino è un ottimo strumento per conoscere l’attitudine degli italiani verso il vino. Nel 2021 il brand ha venduto più di 1 milione di bottiglie, per la precisione 1.007.905. La categoria più richiesta nel 2021 è stata quella dei “rossi”, con il 48,5%, seguita dalle bollicine che coprono invece un 27,8% del totale. La denominazione più venduta nei locali Signorvino è il Franciacorta, seguito dall’Amarone della Valpolicella. Due scelte che rispecchiano senz’altro la forza geografica del brand, tra il Veneto e la zona del Garda. Sul podio per la categoria bollicine si trovano Prosecco DOC Extra Dry, Franciacorta Extra Brut e Prosecco Valdobbiadene Superiore Brut. Mentre per i vini rossi, in cima si posiziona il Valpolicella Superiore Ripasso, Amarone Classico della Valpolicella e Primitivo di Manduria. Le denominazioni che hanno registrato l’aumento maggiore nelle vendite sono state il Primitivo di Manduria (+15%), il Franciacorta (+28%), il Prosecco (+36%) e il Trento Doc (+42%). La denominazione che è cresciuta di più in assoluto è l’Etna con un trend del +82%. Per quanto riguarda i prezzi delle bottiglie acquistate, il 39,6% delle referenze resta all’interno della fascia 4,90-19,90 euro, il 18,2% tra 20 e 30 euro, per arrivare a una fascia top numerosa, il 17,4% delle bottiglie, vendute a un prezzo superiore ai 100 euro. 30

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Prezzi medi bottiglie vendute

Fascia di prezzo Referenze (in euro) 4,9 – 19,9 19,9 – 29,9 29,9 – 49,9 49,9 – 99,9 Oltre 100 euro

39,6% 18,2% 15,8% 9% 17,4%

aggregatori di persone, naturalmente rappresentanti di target differenti, ma piuttosto frequentati da famiglie che associano gli acquisti a un pranzo o una cena. Più arduo pensare al centro commerciale come punto di riferimento per l’appassionato di vino, in cerca di una bottiglia particolare. Come far convivere queste due anime? “Il formato “centro commerciale” è senz’altro in divenire. Ma noi pensiamo di poterci stare e sempre mantenendo una qualità “premium”. Anzi, questa nostra caratteristica permette ai centri commerciali di aumentare il proprio livello di qualità complessivo, c’è bisogno di un concept come il nostro che si definisce enoteca con cucina” spiega Luca Pizzighella, direttore commerciale di Signorvino. Il posizionamento è strategico. “Nei centri non andiamo nella food court, ma preferiamo restare nella corsia dei negozi, nel pieno del passaggio retail, perché il nostro obiettivo è dare da mangiare ma soprattutto fare in modo che i clienti si portino a casa una buona

bottiglia. Insomma, la sfida è portare un prodotto come il vino a essere protagonista nei cosiddetti acquisti d’impulso”. In questo senso, è utile ricordare come il cliente di Signorvino sia portatore di uno scontrino medio sensibilmente più alto rispetto alla media, circa 15 euro a bottiglia, mentre l’acquirente di “bianchi” e “rossi” nella Gdo si ferma intorno ai 6 euro.

E-Commerce: ordine medio di 8 bottiglie Accanto al retail, e non potrebbe essere altrimenti, anche l’e-commerce e il digitale rivestono un ruolo imprescindibile per Signorvino. “Nel 2021 abbiamo svolto un lavoro importante sulla digitalizzazione, migliorando e ottimizzando il nostro e-commerce (che è stato lanciato a maggio del 2020), il servizio di O2O e stringendo una nuova partnership con Glovo, sia per la parte del food take away ma anche per la consegna a domicilio del vino, per dare al nostro cliente un ulteriore servizio. È stato inoltre sviluppato il canale B2B stringendo nuove partnership importanti attraverso la realizzazione di etichette e progetti dedicati” ha spiegato Pizzighella. Le vendite on line, nel corso del 2021, sono cresciute del 27% anno su anno e si tratta del canale che ha mostrato il tasso di progressione più veloce. Sul canale ecommerce, in media gli ordini sono composti da 8 bottiglie, con uno scontrino medio dai 106 euro, mentre nel canale retail di solito l’acquisto è di 4 bottiglie per uno scon-

Top 10 delle denominazioni vendute

1 Franciacorta 2 Amarone della Valpolicella 3 Prosecco Doc e Docg 4 Valpolicella Ripasso 5 Trento Doc 6 Barolo 7 Lugana 8 Brunello di Montalcino 9 Bolgheri 10 Primitivo trino di 44 euro. Signorvino ha approfondito i dati relativi al canale on line, un lavoro da cui emerge che il cliente tipo è al 62% uomo con un’età media di circa 43 anni. Rispetto al 2020, tuttavia, l’incidenza dei maschi è calata. Le utenti donna, inoltre, sono più giovani, il 32% ha un’età compresa tra i 30 e 40 anni e il 29% tra i 20 e 30. ¢ gennaio · febbraio 2022 | retail food

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Brand analysis

Cresce la rete R-Store,

specialisti della “mela” di Adriano Lovera

Tra i maggiori Apple premium reseller, l’azienda napoletana copre oggi dieci regioni. “La pandemia è stata dura. Ma ha creato un’opportunità”

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ata a Napoli nel 2008, come spinoff di azienda specializzata nella vendita dì soluzioni tecnologiche nel mondo delle arti grafiche, oggi R-Store è uno dei punti di riferimento preferiti degli utenti Apple in dieci regioni italiane. Fra i principali “Apple Premium Reseller” del nostro Paese, RStore vanta una rete di 33 punti vendita, da Trieste fino a Ragusa, quattro uffici e oltre 300 collaboratori. E sfodera numeri importanti. “Il fatturato 2021 dovrebbe chiudersi fra i 170 e 180 milioni di euro, un miglioramento di circa il 20%, in parte dovuto a nuo-

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retail food | gennaio · febbraio 2022

GIANCARLO FIMIANI, AMMINISTRATORE DELEGATO E CO FONDATORE DI R-STORE SPA APPLE PREMIUM RESELLER

ve acquisizioni, in parte a crescita organica” racconta a retail&food Giancarlo Fimiani, amministratore delegato e co fondatore.

Forte selezione all’ingresso È un mondo complicato, basato su una forte selezione, quello degli Apple Premium Reseller. In sostanza, a livello di vendita e di

assistenza, sono i negozi più simili che ci siano a un Apple Store diretto. Lavorano tutti in gestione diretta, niente franchising, rispettando un preciso contratto firmato con la casa “della mela”. “Quando abbiamo iniziato, nel 2008, in Italia eravamo un centinaio. Poi, soprattutto attraverso un processo di acquisizioni, siamo rimasti in quattro. Noi abbiamo nove negozi in Campania, ma siamo gli unici a coprire quattro città principali come Roma,


Ricavi da retail e da altre 5 business unit

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l marchio R-Store, nella mente dei consumatori, è associato soprattutto ai negozi di vendita e assistenza. In realtà il gruppo, che sfiora i 200 milioni di ricavi, è attivo su diversi fronti. La business unit “retail” è quella principale. Accanto a questa c’è la parte “service”, ossia quella della riparazione dei prodotti, che occupa circa 65 tecnici. Segue il segmento “education”, che si rivolge in egual misura a studenti e famiglie, insegnanti, scuole e università. R-Store, in qualità di Apple Authorised Education Specialist, mette a disposizione di questi soggetti formazione in ambito didattico, per sviluppare e rendere unica l’esperienza di apprendimento. Segue una divisione squisitamente b2b che si occupa di “vendita alle aziende”, una divisione “wholesale” che riguarda invece la vendita all’ingrosso nei confronti dei rivenditori al dettaglio, infine la parte “on line”, ossia quella di e-commerce, sviluppata essenzialmente tramite Amazon. un centro assistenza nell’area esterna, dove prima c’era il negozio Folletto. Ma come nasce un nuovo store di tipo premium-reseller?

Servizio personalizzato Uno dei servizi di punta di R-Store si chiama R-ForYou. Prevede la possibilità di avere a disposizione un personal shopper dello store più vicino, che da remoto offre consulenza e assiste il cliente durante gli acquisti, che poi possono essere finalizzati in negozio.

Milano, Napoli, Palermo e arriviamo in dieci regioni. Questo ci dà una connotazione di catena nazionale”.

Dal Covid, limiti e opportunità L’ultimo biennio è stato difficile anche per R-Store, specialmente per le aperture a singhiozzo e le esigenze di sanificazione e di distanze di sicurezza che abbiamo imparato a conoscere in pandemia. “Avevamo tante preoccupazioni. Nel periodo peggiore della crisi, a un certo punto abbiamo deciso di chiudere i negozi prima ancora che il Governo dispones-

Mix vincente di strada e shopping center

se l’obbligo” racconta Fimiani. Poi, via via, il panorama si è rischiarato. E in qualche modo, il Covid ha creato delle opportunità. “In effetti, tra smart working e didattica a distanza, in tanti hanno toccato con mano la necessità di avere in mano una tecnologia valida e stabile. Questo ci ha avvantaggiato, perché senz’altro i prodotti Apple rispondono a queste caratteristiche”. Un altro effetto collaterale della pandemia è stato la chiusura di diverse attività, che hanno lasciato locali vuoti, sia nelle città sia nei centri commerciali. Anche questo, per i marchi in espansione, ha creato l’opportunità di prendere possesso di negozi in location interessanti. Il 2021 è stato un anno caratterizzato da numerose aperture, per R-Store. Tra le ultime, è arrivato lo store dentro il centro commerciale I Due Mari di Madia, in provincia di Catanzaro. È il terzo in Calabria, oltre a quelli di Reggio e Rende, in provincia di Cosenza. Poco prima, è arrivata un’ulteriore fase di espansione nell’area di maggior prestigio, quella milanese, con l’apertura dello store a Milano, in corso di Porta Romana, e un nuovo punto vendita di 250 mq all’interno de Il Centro di Arese. Sempre a Milano, c’è stato anche il raddoppio della presenza allo shopping center CityLife, perché accanto al negozio già esistente, R-Store ha aperto

“L’interazione con Apple è molto stretta. Noi proponiamo delle location, ma poi si decide insieme, dopo attente valutazioni di geo marketing. Per esempio, la terza apertura in Calabria è andata a coprire una porzione di territorio piuttosto ampia, che risultava scoperta. Ma oggi tutta l’Italia è già molto presidiata. Apple, giustamente, è molto selettiva e ogni apertura prevede un iter che dura mesi, perché procediamo solo se siamo sicuri, non si improvvisa”. I negozi R-Store vanno da una superficie minima di vendita di 80 mq, fino anche a 200 in alcuni casi. Meglio la strada o il centro commerciale? “Dal mio punto di vista, prediligo il centro storico, nel caso delle grandi città. Se invece parliamo di piccole province, il centro non garantirebbe un bacino d’utenza sufficiente, allora ben venga lo shopping center perché funziona da aggregatore di persone, specialmente se è di qualità e con un’area food adeguata. Però, per essere preso in considerazione, deve avere una dimensione rilevante, almeno da 100 negozi totali in su” spiega ancora Fimiani. Il 2022 sarà soprattutto un anno di consolidamento. “Ci saranno nuove aperture, ma ancora non si possono svelare. Poi abbiamo in programma il rinnovo di almeno 5 o 6 punti vendita importanti. E andremo a consolidare altre business unit, oltre al retail”. Ultima curiosità. Mai pensato di sbarcare nel travel retail? “Ci ho pensato più volte. Come viaggiatore l’idea non mi dispiace. Ma temo che i costi di gestione del negozio sarebbero troppo elevati”. ¢ gennaio · febbraio 2022 | retail food

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Brand analysis

di Paola Oriunno

Cresce la fronda dei big che abbandonano i social network. Una scelta che spiazza fan e marketers. Facebook & co. servono ancora? Analisi del fenomeno insieme a un esperto

Brand “anti” social,

?

strategia giusta

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ziende e social network: una relazione complicata. Se il 2021 per molti brand è stato contrassegnato da nuove strategie e investimenti sui principali social, per altre è stato l’anno del blackout o della pausa di riflessione. Il fenomeno dei marchi anti-social non è nuovo. Già nel 2019 Lush, il colosso inglese della cosmetica green, aveva annunciato l’uscita dai social in segno di protesta contro il potere degli algoritmi, responsabili secondo il ceo di provocare problemi di salute mentale sui più giovani. Il riferimento è soprattutto al macrocosmo di Facebook (oggi Meta). L’avvento eccezionale della pandemia nel 2020 ha però ridimensionato la protesta e il brand ha

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retail food | gennaio · febbraio 2022

riacceso i profili per mantenere l’unico contatto possibile con i clienti in tempi di chiusure dei negozi e di distanziamento sociale.

Ribelli, ma solo a metà “Ho trascorso tutta la vita a evitare di utilizzare ingredienti dannosi nei miei prodotti”, ha dichiarato Mark Constantine Obe, Co-Founder, CEO & Product Inventor di Lush. “Oggi ci sono prove schiaccianti che evidenziano quanto siamo a rischio quando utilizziamo i social media. Non ho intenzione di esporre i miei clienti a questo rischio, per cui è il momento di uscire dal giro”. Ecco, quindi, che Lush ci riprova e a novembre 2021 (il

giorno del Black Friday) dice di nuovo basta ed esce da Instagram, Facebook, TikTok e Snapchat. Non social a caso, quindi, ma i più seguiti dalla sua giovane ed estesa community. Dopo lo scandalo dei Facebook Papers, tutti gli account social, le pagine del marchio, dei negozi e delle figure aziendali vengono disattivati in tutto il mondo e l’azienda si impegna a investire altrove per connettersi e costruire


Ryan Gellert, Ceo di Patagonia (in basso) e Mark Constantine, Ceo di Lush (a sinistra) contro Mark Zuckerberg responsabile, secondo i due brand, di diffondere discorsi di odio e disinformazione sui suoi social.

canali di comunicazione migliori. Il ceo non perde l’aplomb e dichiara al quotidiano The Guardian di essere addirittura “felice di perdere 13 milioni di dollari” se questa mossa attirerà l’attenzione sugli effetti devastanti dei social media sulla salute mentale. I suoi account Facebook e Instagram avevano 10,6 milioni di follower e il vuoto si tradurrà in un calo delle vendite stimato in 10 milioni di sterline. Con 400 negozi in tutto il mondo e un fatturato di oltre 500 milioni di euro, Lush decide, però, di mantenere attivi i suoi canali LinkedIn, Pinterest, Twitter e YouTube, consapevole che abbandonare la sua presenza su alcuni canali media significherà anche una perdita di entrate e un cambiamento nella strategia digitale. “La scelta di lasciare i social da una parte è una mossa interessante, perché richia-

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Vola il mercato della pubblicità sui social

ma all’idea della responsabilità opo la brusca frenata del mercato dell’advertising nel periodo della pandemia, che tutti dobbiamo sentire sulle Emarketer prevede una ripresa spinta soprattutnostre spalle, aziende in primis, to dal mondo social che ha l’aumento più consisulla forma che stiamo dando stente pari al 41,9%. Instagram, diventata la piattaalle nostre interazioni comuforma di riferimento dopo il sorpasso di Facebook, nicative. Dall’altra c’è il rischio crescerà fino a oltre un terzo del mercato globale che sia un’azione velleitaria. Le social entro il 2023. TikTok, con un aumento della persone sono sui social. Belli o spesa pubblicitaria del 151,5% nel 2021, si prevede brutti che siano è lì che bisogna registrerà una crescita del 75,4% nel 2022. stare, se si vuole davvero fare qualcosa. In altre parole: se un sistema non ti convince lo camOcchio al “woke washing” bi da dentro dandoti da fare o lo critichi da fuori rifiutandolo?”, commenta Bruno MaSfruttare grandi temi di discussione pubstroianni, social media manager di trasmisblica, come lo scandalo dei Facebook Papers, e sioni Rai, insegnante al Master in Pubblicimostrare un improvviso attivismo per alcune tà all’Università di Firenze e Teoria e pratica aziende potrebbe rivelarsi anche un’abile stradell’argomentazione digitale all’Università tegia di marketing per guadagnare nuove fette di Padova, autore del libro “La disputa felice. di consumatori. Il rischio di “woke washing”, Dissentire senza litigare sui social network, così è chiamato il fenomeno, è dietro l’angolo. sui media e in pubblico” (Franco Cesati Edi“Nel nostro sistema iper-comunicativo ogni tore). “Ormai siamo un’umanità “irrimediaatto diventa un prodotto di comunicazione a bilmente connessa”. Se anche si può rinuncui corrisponde un ritorno di investimento in ciare a quelli che definiamo social, non ci si termini di reputazione. In questo schema si può disconnettere del tutto. E poi i social non rischia di scadere in un forte opportunismo sono tutta la Rete, ma solo una delle possibie talvolta addirittura nella manipolazione”, lità di connessione tra persone, sicuramente spiega Bruno Mastroianni. “Per questo credo quella più semplice e immediata”, continua che il criterio migliore sia sempre quello dell’esperto. la responsabilità intesa come spinta a sentire gennaio · febbraio 2022 | retail food

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Brand analysis proprio il compito di migliorare le cose, anche quando non dipendono direttamente da sé. Responsabile è chi si sente dentro il problema e da dentro fa tutto quello che può per cambiare le cose. La tentazione invece di tirarsi fuori dai social e criticare può portare alla deresponsabilizzazione: sentire i problemi come di altri è un modo per allontanarli da sé. Consolatorio, ma porta a non incidere sulla realtà”, continua l’esperto.

“Stop Hate For Profits” Lush non è stata l’unica azienda a prendere una posizione anti-social tanto forte. I marchi di abbigliamento outdoor North Face e Patagonia hanno interrotto le campagne pubblicitarie a pagamento su Facebook da giugno 2020. Le due aziende hanno aderito alla campagna “Stop Hate For Profits” che ha coinvolto più di 1.200 multinazionali tra cui Coca-Cola, Unilever, Levi’s. Con

Lush, Coca Cola, The North Face, Patagonia sono alcune delle aziende che hanno preso una posizione decisa contro i social network. Una scelta etica, ma anche di marketing, che fa molto discutere.

book dia la priorità alle persone e al pianeta e non al profitto”, dice il CEO di Patagonia. E c’è, poi, chi abbandona i social in silenzio, senza clamori e comunicati. È il caso del marchio del lusso Bottega Veneta che all’inizio del 2021 ha chiuso i suoi profili aziendali su Facebook, Instagram e Twitter. Non ci sono notizie ufficiali in merito alle reali motivazioni, ma a giudicare dai nuovi progetti omnichannel del brand emerge un approccio diverso alla comunicazione e l’introduzione di nuove strategie di digital marketing che non hanno certo bisogno del mondo di Zuckerberg per crescere e moltiplicarsi.

no il cosiddetto social listening sono diversi. Clienti, prospect, partner professionali e potenziali candidati potranno avere un’idea chiara della cultura aziendale grazie al tono delle comunicazioni, agli argomenti trattati, il modo di interagire con la community. “Nessun interlocutore può pensare di agire oggi rinunciando alla connessione. Scegliere come e dove questa connessione possa avvenire non è sbagliato, anzi lo definirei virtuoso. Nel dare tutta la colpa ai social, però, credo si rischi di confondere l’ambiente con il suo protagonista, che è sempre l’uomo. È molto importante che tutti sentiamo la responsabilità di quale forma stiamo dando alle nostre connessioni, chiedendo a chi gestisce le piattaforme di rispondere a criteri che favoriscano le buone relazioni comunicative”, sottolinea Mastroianni.

Esserci o non esserci?

l’intenzione di boicottare Facebook, questi marchi hanno scelto di interrompere la loro spesa pubblicitaria sulla piattaforma. Il motivo? La rabbia e la stanchezza di vedere associati i propri contenuti sponsorizzati accanto ad altri razzisti o violenti. Il ceo di Patagonia Ryan Gellert ha affidato a LinkedIn (un social, tra l’altro) la diffusione dell’annuncio: “Riteniamo che Facebook abbia la responsabilità di assicurarsi che i suoi prodotti non facciano danni e, fino a quando non lo faranno, Patagonia continuerà a boicottare le campagne advertising. Incoraggiamo altre aziende a unirsi a noi per fare in modo che Face36

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È davvero tutta colpa dei social? Mark Zuckerberg ha le sue responsabilità nella promozione di contenuti oscuri e divisivi, ma non è certo l’unico imputato. Etichettare i social network come il male assoluto è illusorio se non si contestualizza lo scenario complessivo. Essere sui social media per un’azienda non è utile solo a costruire e mantenere delle relazioni, ma anche a raccogliere dati per monitorare la brand awareness. L’analisi può avvenire in molti modi e gli strumenti che consento-

Le posizioni anti-social di Lush, Patagonia, Bottega Veneta sono l’inizio di un trend? Esiste, in realtà, una via di mezzo fatta di cura delle persone attraverso le conversazioni e attenzione alle parole, valida soprattutto per aziende più piccole e per le start up che si affacciano adesso sul mercato. “Le persone sono sui social. Se si vuole avere a che fare con le persone bisogna stare lì. Questo va al di là di puri criteri commerciali di business. La scelta di esserci e di curare relazioni significative con le persone è un atto che ha a che fare più con l’identità delle aziende che con il semplice marketing. Il modo di stare su Facebook per una media o piccola azienda non è solo immagine, ma sostanza. Potremmo dire: da come curi i tuoi spazi online ti dirò chi sei. Avere strategie chiare di moderazione, usare toni e stili adeguati, investire risorse (soprattutto umane) per curare le interazioni, vuol dire dimostrare di che pasta si è fatti. Non è solo per vendere, è per essere” conclude Bruno Mastroianni. Oggi limitarsi a offrire un ottimo prodotto non è abbastanza. Bisogna che le persone amino non solo ciò che offri, ma anche chi sei. ¢


Mistery Shopping Food

Sabato sera da NIMA di Adriano Lovera

Cibo fresco, scontrino ok, ma con tempi di attesa da migliorare per la sushi-uramakeria del gruppo GoodEat

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età gennaio, superati indenni pranzi e cene di Natale, perché pure in pandemia cotechino e panettone devono farsi largo in cucina, è arrivato il momento per cambiare sapore. Un bel sabato sera, dedicato al sushi. Proviamo NIMA Sushi & Uramakeria, a Milano, catena piuttosto rinomata, arrivata a contare 13 ristoranti in Italia, proprietà della società GoodEat.

Menù vario con tre opzioni È il momento di prenotare. NIMA non dispone di una app proprietaria, ma la prenotazione dal sito Internet funziona bene. Troviamo posto in via Vittor Pisani, riceviamo subito la mail di conferma e alle 20 ci presentiamo al ristorante, dove il personale recupera subito il nostro codice. Un controllo ai Green Pass e siamo a tavola. Primo impatto: le sedute sono comode. Per fortuna, qualcuno rinuncia alla moda tanto in voga delle sedioline strette di legno, ideate da qualche maligno designer per farti fuggire il prima possibile. La temperatura è accettabile. Qualche freddoloso potrebbe lamentarsi, perché il piano inferiore comunica con il dehor (anch’esso chiuso, ma esterno), ma tutto sommato si può cenare tranquilli. Il menù, come d’abitudine, si scarica come “allegato” tramite il Qr Code, con alcune opzioni: due “all you can eat” da 26,9 o 29,9 euro, più il menù alla carta. Scegliamo questo, così da mettere insieme un po’ di assaggi: un paio di antipastini fritti e non, una tartare e un sashimi di tonno, uramaki all’astice, il classico padthai, più un calice di vino e una buona bottiglia di “Minha”, la birra artigianale della catena.

L’intoppo con la cucina Il locale è ben illuminato, c’è una musica continua in sottofondo, ma che tutto sommato non infastidisce, e mano mano che il tempo passa il locale si riempie, anche nel piano supe-

NIMA Sushi & Uramakeria via Vittor Pisani 14, Milano testato sabato sera, 15 gennaio 2021 Location Menu Servizio Interattività Rapporto- qualità prezzo * insufficiente ** sufficiente *** buono **** ottimo

*** *** ** ** ***

riore. Il problema, però, è che davvero il tempo passa. Dopo 30 minuti dall’ordine, che in un locale di sushi sono già un’eternità, il cameriere ci chiede se stessimo aspettando le pietanze. “Eh sì, non è arrivato nulla”. Capita un intoppo. L’addetto si scusa, dice che l’ordine non era arrivato in cucina e che recupereranno in fretta. In effetti ci provano, con il recupero. Il pesce crudo arriva subito, il cucinato dopo alcuni minuti. Ormai sono più delle 21, oltre un’ora dal nostro arrivo. Al di là del nostro inconveniente, la sensazione, però, è che anche gli altri tavoli vadano allo stesso ritmo. Si vedono tanti commensali seduti, ma pochi piatti andare su e giù, con quel ritmo che ci si aspetterebbe di sabato sera, nel centro di Milano.

Pesce fresco e saporito La rapidità è in effetti un elemento su cui NIMA deve lavorare. Viste le circostanze ci sono delle attenuanti, perché nel momento in cui scriviamo tante attività di ristorazione sono alle prese con personale ridotto, in sala e in cucina, a causa dei contagi. Potrebbe essere questo il motivo. Ed è un peccato perché in fondo il cibo è buono. Non siamo a livello “top di gamma”, e infatti anche lo scontrino si posiziona in una fascia media per la città, ma senz’altro molto sopra un comune all-you-can eat di periferia. Le palline fritte di antipasto sono saporite e asciutte, il tonno crudo è fresco, i maki fatti bene, con la giusta compattezza del riso e buon sapore (anche se non tutti precisi come forma), forse il pad thai, pur positivo, manca un po’ di gusto. È comunque una buona cena. Testimoniata dal fatto che, quando usciamo dal locale, alle 21.30 c’è gente fuori, in attesa che si liberi un tavolo. NIMA è promosso, pronto per il salto di qualità definitivo. ¢ gennaio · febbraio 2022 | retail food

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COMITATO PROMOTORE Rosario Ambrosino • A.D. Gruppo Elior Italia

Alessandro Pirinoli• Managing Director Compass Group Italia

Stefano Biaggi • Presidente e A.D. Sodexo Italia

Tommaso Putin • Resp. Pianificazione e controllo

Cristian Biasoni • A.D. Chef Express - Presidente AIGRIM

Serenissima Ristorazione

Corrado Cagnola • A.D. KFC Italy

Massimiliano Santoro • Director Publ. Affairs

Sergio Castelli • A.D. Areas Italia

and Europe Business Dvlp. Autogrill

Roberto Colombo • Amministratore Delegato Sebeto

Antonio Savoia • Presidente Edifis

Massimiliano Fabbro • A.D. Fabbro - Presidente Anir

Carlo Scarsciotti • Presidente Angem Portavoce Oricon

Mario Federico • A.D. McDonald’s Italia

Renato Spotti • A.D. Dussmann Service

Andrea Laguardia • Resp. di settore Legacoop

Lino Stoppani • Presidente Fipe

Produzione & Servizi

Andrea Valota • General Manager La Piadineria

Chiara Nasi • Presidente CIRFOOD

Danilo Villa • Direttore Generale CAMST

Alberto Niero • Ceo Italia Lagardère Travel Retail

Lino Volpe • Presidente Gruppo Elior Italia

Ernesto Pellegrini • Presidente Gruppo Pellegrini

Progetto1_Layout 1 23/04/19 15:41 Pagina 1

Ristorando Eventi Per informazioni sul Convegno e sponsorizzazioni: convegni@edifis.it - pubblicita@edifis.it


9-10 GIUGNO

i Convegni di

Ristorando

in collaborazione con:

Media partners:

Ristorando 11a EDIZIONE MOSTRA CONVEGNO Centro Convegni “Le Stelline“ Milano - Corso Magenta, 61 PLATINUM SPONSOR

GOLD SPONSOR

SILVER SPONSOR

ASSOCIAZIONI PARTNER

AIGRIM Associazione Imprese Grande Ristorazione Multilocalizzate


Operazione Rilancio

L

a garanzia di un’offerta genuinamente siciliana dal 1834 a oggi: è ciò che il cliente trova da Antica Focacceria San Francesco, il format sviluppato da CIRFOOD che riprende il suo cammino di crescita. Dopo due anni di pandemia, è tempo di portare verso nuove destinazioni i piatti nati nel cuore della Vucciria a Palermo: ad oggi sono 12 i ristoranti aperti in Italia, 8 in conduzione diretta e 4 in franchising. Dopo le prime replicazioni realizzate dagli storici proprietari del marchio, la famiglia Conticello, nel 2013 arriva Feltrinelli e nel 2016 nasce FC Retail, una joint venture tra il colosso dell’editoria milanese e il gigante del foodservice CIRFOOD. Che nel 2019 creava al suo interno una costola dedicata al mondo della ristorazione commerciale, CIRFOOD Retail. È questa società che nel 2020 rileva in toto il marchio, affidandone lo sviluppo, insieme agli altri del portfolio aziendale, all’amministratore delegato, Leopoldo Resta.

Tradizione di sei generazioni Dallo sfincione alla caponata, dalle arancine agli involtini di pesce spada, dal celeberrimo panino “ca meusa” alle panelle fino ai dessert come il biancomangiare: sono questi, oggi come ieri, alcuni dei pezzi forti, come sottolineano i fratelli Vincenzo

RITORNO AL FUTURO di M.L.Andreis

CIRFOOD Retail è pronta a ridare slancio allo sviluppo di Antica Focacceria San Francesco, insieme agli storici proprietari Conticello e Fabio Conticello, di recente tornati come consulenti a dare il loro contributo al consolidamento di un format che apparteneva alla loro famiglia da 6 generazioni. Fin da quando cioè, con la Trinacria saldamente parte del Regno delle Due Sicilie, dopo 25 anni passati come maestro di cucina al servizio dei principi di Cattolica, l’antenato Salvatore Alaimo riceveva in dono la cappella sconsacrata di un antico palazzo nel cuore di Palermo, sulla cui porta appendeva una 40

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tavola di legno con l’incisione “Focacceria”, decidendo di cucinare per il popolo. Vincenzo e Fabio Conticello, ultimi eredi del fondatore, prendono in mano la gestione di Antica Focacceria di San Francesco nel 1984, con un sogno nel cassetto: portare l’insegna di famiglia al di fuori della Sicilia, con punti vendita in tutta Italia ed anche all’estero. Passano ancora parecchi anni perché il sogno si realizzi con le aperture a Milano nel 2009 e a Fiumicino nel 2011, quindi altri 4


punti di vendita seguono a Roma e Milano nel 2012, prima che nel 2013 arrivi il Gruppo Feltrinelli.

Tre aperture in rampa di lancio La pandemia ha rallentato i piani di sviluppo nonostante un big come CIRFOOD alle spalle, nondimeno anch’esso colpito dalla crisi nel suo core business, la ristorazione collettiva: “Per la prima volta come nel film Rocky IV, Ivan Drago era stato colpito all’improvviso e sanguinava”, confessa Leopoldo Resta. “Nonostante le difficoltà, abbiamo aperto due locali nel corso del 2020 e

nel 2022 abbiamo in programma di aprirne almeno altri tre: a Roma, a Torino e nell’aeroporto Punta Raisi di Palermo, dove parteciperemo alla gara per la concessione”. Palermo, appunto: è con la città e con le sue tradizioni che l’ad di CIRFOOD Retail vuole mantenere un ancoraggio forte: “Il ritorno dei fratelli Conticello è una leva strategica: li abbiamo voluti nuovamente a bordo non solo perché rappresentano la continuità con una storia importante, ma perché sono la miglior garanzia di tutela del marchio da tentazioni efficientiste, che in passato si sono rivelate inadeguate e paradossali, come spostare la produzione di tutti i preparati a Milano, per poi distribuirli in tutte le location italiane, compresa quella palermitana”. L’approccio di CIRFOOD Retail peraltro non è quello di un fondo di investimento, speculativo, ma industriale. “Da ristoratori, nonostante il freno della pandemia, non possiamo non essere presenti a Roma, dove apriremo a breve in un crocevia pulsante della Capitale, per poi portare a termine l’opening di Torino e parteciperemo alla gara per l’aeroporto Falcone e Borsellino, porta di ingresso alla Sicilia”.

Lotta alla criminalità “Focacceria San Francesco è un pezzo di storia della nostra città ma anche un simbolo di come Palermo sia città accogliente, senza distinzioni di ceti, nella convinzione che dal ricco al povero, dall’italiano all’immigrato, tutti devono vivere insieme nello stesso luogo, sentendosene parte e rappresentanti, a partire dal centro storico, in balia della mafia quando sono diventato sindaco per la prima volta nel 1985”, così Leoluca Orlando, primo cittadino del capoluogo siciliano, che ha sottolineato come la Focacceria sia un luogo di incontro, che ha tenuto viva l’anima popolare della Vucciria quando era ormai disabitata, rappresentando l’unico punto luce (anche nel senso let-

Da destra a sinistra, Leopoldo Resta, Vincenzo Conticello, Leoluca Orlando, Fabio Conticello e il figlio Antonio

terale!) della zona negli anni del colpevole abbandono del centro cittadino ai traffici criminali, alla prostituzione e allo spaccio. Una lotta, quella alla mafia, di cui è stata protagonista anche la famiglia Conticello. E segnatamente Vincenzo. Che, nel 2005, denunciava pizzo ed estorsioni subite: una vicenda giudiziaria lunga, dolorosa e ovviamente pericolosa, che ha costretto la famiglia a reinventare e cambiare completamente vita: “Mi sono ritrovato all’improvviso da uomo libero a uomo sotto scorta, costretto a lasciare Palermo. Questo aveva influito anche nella gestione del punto vendita, rallentando lo sviluppo. Bisognava prima far passare la tempesta e attendere che le acque si calmassero”. Il nemico non era di quelli da sottovalutare, perché, come diceva Falcone, “quando hai un conto aperto con Cosa Nostra, rimane aperto per tutta la vita”.

Pane e storia Ma ne è valsa la pena: oggi Antica focacceria è un tempio delle street food ante litteram, membro del circuito dei locali storici italiani con specialità capaci di attrarre appassionati del buon cibo di ogni ceto sociale, all’insegna del cibo locale di qualità. Un leitmotiv nella strategia di CIRFOOD Retail, come sottolinea di nuovo Resta: “Forti del successo di Fiumicino dove siamo stati i primi a fare un›offerta ristorativa regionale, vogliamo continuare ad acquisire marchi di qualità, mantenendone l›autenticità eil legame con il territorio”. Detto, fatto: a Palermo sono i Conticello a fare spesso acquisti di pesce e verdure fresche nel vicino mercato della Kalsa personalmente, con cui poi vengono preparati, abbattuti e confezionati in monoporzione i cibi inviati in tutti e 12 i punti vendita della format, dove, come è bello ricordare, non si mangia solo pane, ma “pane e storia”. ¢ gennaio · febbraio 2022 | retail food

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Nuovi Format

di M.L. Andreis

Nato nel 2019 a Vicenza, Poke Sun Rice ha già aperto 13 locali. Punta a 20 nuovi ristoranti nel 2022 e ha già l’estero nel mirino

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ivere il cibo come una esperienza di viaggio: è da qui che è partita l’avventura di Poke Sun Rice nel 2019, con l’obiettivo fin dalla nascita di diventare un punto di riferimento non solo nella proposta a base poke da cui ha preso il via ma di essere percepita come una catena healthy food, che propugna uno stile di vita sano e sportivo. Oggi il format nato a Vicenza conta su 13 location attive, di cui due, Modena e Trento, aperte a dicembre. Il ristorante trentino è il primo con la formula dell’affiliazione, gli altri sono a conduzione diretta. Una crescita notevole quella del format creato da TBT Food, se si considera che è avvenuta nel biennio della pandemia: dopo le prime opening nell’area vicentina infatti, il neonato concept ha dovuto fare i conti con il primo e il secondo lockdown del 2020, aprendo comunque due negozi in un annus horribilis (anche) per la ristorazione. Ma è stato il 2021 l’anno del rilancio, con 10 tagli del nastro. “Per il 2022 puntiamo ad aprire una ventina di locali” esordisce Mario Traverso, cofondatore con altri tre soci e legale rappresentante di TBT Food. Mario Traverso, co founder di TBT Food

Esordio al centro commerciale Con una presenza equamente distribuita tra centri commerciali e città, Poke Sun Rice propone innanzitutto le ormai conosciutissime bowl a base di pesce crudo. “Mangiare sano non fa rima con mangiare triste”, spiega ancora Traverso. “Ma certamente significa coniugare il piacere del palato con la leggerez42

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UNA CIOTOLA di salute za. Vogliamo accostare il nostro prodotto allo sport. Chi fa attività sportiva può contare da noi su una pausa pranzo ideale, un complemento del suo allenamento, del suo stile di vita. Se infatti il poke si può comporre e condire in molti modi, nella bowl posso anche solo mettere salmone e riso, una ‘dieta da palestra’ insomma. Che va bene anche per chi, pur stando seduto a un tavolo per ore, con questo piatto può minimizzare il danno senza rinunciare al gusto”. Light, Happy Turkey, Shrim-

ps & Friends, Poke Wave, Strong, Veg: sono queste le diverse proposte food del marchio, all’insegna di piatti colorati, alla moda, extra tasty e soprattutto sani. Un messaggio che si completa con l’impegno per una alimentazione che contribuisca al benessere non solo personale ma anche del nostro pianeta: “Da febbraio nei nostri locali si usa solo materiale riciclato. Abbiamo ridotto al massimo la plastica, utilizziamo posate e bacchette di legno sia per il consumo in loco che per l’asporto


e il delivery”, riprende l’imprenditore. Che, sul tema delle modalità di consumo, mette in evidenza come il 40% in media delle vendite sia riferibile a take away e consegna, con una preponderanza della prima specie nelle location di provincia e nei centri commerciali. Proprio quest’ultimo è stato il canale dove è avvenuta la sperimentazione del brand, alle Piramidi di Vicenza. “Abbiamo aperto nel 2019 già con l’intenzione di diventare una catena. Per testare nel modo migliore la risposta del pubblico a una proposta che nell’area vicentina era allora inedita, l’abbiamo portata in una struttura ‘insolita’ con ben nove ingressi diversi. Insomma: una sfida nella sfida. Ebbene, nonostante la chiusura dopo pochi mesi causa Covid, subito dopo la prima riapertura del maggio 2020 la gente ci veniva a cercare: eravamo l’unico punto di vendita aperto nel centro, e i clienti dovevano passare per una scala esterna per raggiungerci”. Rinfrancati da questa risposta, a luglio 2020 apre una location nel centro storico di Vicenza: “Nonostante fosse in una via secondaria benché con un buon flusso, il locale ha fatto subito il boom”.

Location premium in città Di qui la scelta di campo, per lo sviluppo cittadino, di location premium, con dimensioni superiori agli 80 metri quadri e con 20/25 sedute, cui si sommano quelle dei

dehor esterni nella bella stagione. A tale riguardo, secondo Traverso “grazie ai dehor le piazze e le strade delle città sono rinate, sono più belle, con gente organizzata in modo ordinato. L’uso del suolo pubblico attrezzato per la ristorazione non solo dà maggior decoro alle città ma offre la possibilità, specie a chi ha spazi interni piccoli, di allargare la sua attività e di conseguenza anche i collaboratori, con beneficio anche a livello di occupazione. Ci auguriamo che il suolo pubblico possa essere concesso gratuitamente o con dei contributi come per le luminarie o la pulizia”. Sono 5 in media gli addetti per ciascuno punto vendita, tutti formati o dalla casa madre su location già attive oppure, nel caso di negozi lontani dal quartier generale, attraverso accordi con grandi hotel limitrofi alla location in allestimento. “Ci tengo a rimarcare che l’80% delle nostre collaboratrice sono donne e che l’età media degli addetti è di 21 anni”.

Una road map ambiziosa Poke Sun Rice ha tre fornitori principali, dall’allestimento del negozio alle materie prime. Dice Traverso: “Si tratta di grosse realtà che operano a livello europeo”, che possono quindi assistere/seguire il marchio anche in un futuro sviluppo oltreconfine. “Siamo nati con una road map molto precisa e ambiziosa: puntiamo a diventare una realtà attiva anche all’estero, anche attraverso il lancio di altri format sui quali stiamo già ragionando: vogliamo essere una ‘fabbrica’ di nuovi concept, da lanciare in Italia per poi portarli fuori dai nostri confini”, confida il giovane imprendi-

tore. Uno sviluppo per il quale non si esclude il sostegno di un partner, così come l’impiego del franchising, che prevede una formula che consente all’affiliato di appoggiarsi alla casa madre per quanto concerne l’individuazione della location, il supporto per ottenere un finanziamento, il marketing, il menu e l’approvvigionamento delle materie prime, lo store concept, il training per l’apertura affiancato dai manager di area e la formazione del personale. “Per lo sviluppo in franchising, selezioniamo affiliati con un progetto di ‘catena nella catena’. Realtà insomma che aspirino a diventare master franchisee o lo siano già, magari anche in ambiti non food. Non vogliamo dare in ‘sperimentazione’ il nostro marchio: quello lo abbiamo fatto noi con impegno dedizione e fatica”. E con successo, tanto è vero che proprio il riscontro del brand ha portato ad individuare il primo affiliato nella location di Trento: la partnership nasce qui su basi particolari: “Sono la nostra agenzia di marketing che, visto come operiamo e l’esito che stiamo avendo, ha deciso di lanciarsi nella ristorazione entrando nella nostra ‘famiglia’: il che, inutile nasconderlo, rafforza la nostra confidenza in loro e nella loro strategia di comunicazione del brand”. Dopo la fase del “fai da te” con il locale presso le Piramidi arredato direttamente dai quattro soci fondatori di TBT Food secondo il pionieristico motto della “minima spesa per la massima resa”, per fare l’upgrade del layout nel rispetto della base di partenza è intervenuto Costa Group, che, da par suo, ha saputo interpretare al meglio lo spirito del format: qualità di prodotto e di servizio. Un tema quest’ultimo particolarmente caro a Traverso: “I nostri dipendenti non sono numeri e loro non vedono i clienti come tali. La bellezza del layout deve corrispondere al livello del servizio, per una pausa pranzo che sia un viaggio: non sei a Milano o Vicenza ma sei in viaggio verso i paradisi in cui nasce il poke”. È questo il compito affidato allo store manager al suo vice e ai banconieri presenti su ciascun punto vendita di Poke Sun Rice: accompagnare i clienti in questa nuova avventura nel mare magnum del gusto. ¢ gennaio · febbraio 2022 | retail food

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Food&Retail Storie

Da una pompa di benzina

nasce l’impero retail

I

mmaginate due giovani immigrati indiani, cresciuti in Inghilterra, in un modesto quartiere di Blackburn. Che dopo 20 anni costruiscono un impero partendo da una pompa di benzina. È la storia vera dei fratelli Issa, Moshin e Zuber, oggi cinquantenni. Il padre, proveniente dalla regione indiana del Gujarat, aveva lavorato nel tessile, poi nelle costruzioni, infine era riuscito a mettere le mani su una stazione di benzina. I ragazzi hanno respirato “ottani” sin da piccoli. Quella prima stazione di benzina di famiglia, nel 2001, si è però trasformato nella prima tappa di una corsa straordinaria.

L’intuizione del food La società nasce con il nome di Euro Garages. Al ritmo di una decina di nuove acquisizioni l’anno, dopo un decennio i distributori di carburante in portafoglio diventano circa 70. Poi, soprattutto dal 2011, è arrivata l’intuizione: puntare sul food, un’arma formidabile per catturare i clienti con il serbatoio in riserva. Non basta mettere a disposizione un tramezzino o uno snack confezionato, perché la ristora44

retail food | gennaio · febbraio 2022

di Adriano Lovera

È il miracolo dei fratelli Issa, di origini indiane. Partiti da un sobborgo di Blackburn, sono grandi franchisee di marchi come KFC, Starbucks, Subway. In Italia controllano 1.200 stazioni Esso e lavorano con brand come Carrefour, Vergnano, Burger King

zione può essere un traino unico, per tanti target, dalla famiglia a chi si sposta per lavoro. In quello stesso anno arrivano le prime partnership con marchi noti, come Subway, Starbucks, Burger King, per lo più sul mercato inglese. Così nel 2013 i siti del gruppo erano già passati a 137, triplicati nel 2016. Il grande balzo arriva nel 2018, quando i grandi marchi di carburanti in Europa sono alle prese con una rete ormai troppo estesa, difficile da mantenere, visto lo stallo del settore auto e la tematica ambientale che imponeva un cambio di passo sui carburanti puliti.

I fratelli Issa, Moshin e Zuber


2021 a ritmo di acquisizioni food

I

The “italian” job Nel 2018, EG Group acquista un ramo d’azienda di Esso Italiana che porta con sé circa 1.200 stazioni di rifornimento. Ma intanto rileva oltre 1.000 punti vendita Esso in Germania e circa 100 in Olanda. Nel mercato dei carburanti, si trattava di un cambiamento epocale, poiché Esso passava anche in Italia al cosiddetto modello di “grossista con marchio”. In sostanza, i retailer prendono in uso il marchio ma gestiscono in maniera autonoma l’impianto, pagando un margine, stabilendo il prezzo, mantenendo però un vincolo di approvvigionamento in esclusiva. “La

ExxonMobil ha già applicato con successo il modello ‘Branded Wholesaler’ nel Nord America e in altri paesi dell’Europa occidentale. Attraverso questa partnership strategica con EG Italia completiamo il nostro passaggio al nuovo modello di business dal quale ci aspettiamo grandi risultati” aveva dichiarato il presidente e a.d. di Esso Italiana, Gianni Murano. Il grosso investimento sulle stazioni di servizio (alcune gestite direttamente, altre con gestori “ereditati” dal passato) è stata la chiave per entrare sul nostro mercato. Ora lo sviluppo segue diverse linee. “Il gruppo nasce con una natura retail. L’ingresso in Italia è avvenuto tramite l’acquisizione delle stazioni Esso, ma da subito l’obiettivo era sviluppare la parte non-oil, con le stesse strategie già applicate negli altri mercati europei” spiega a retail&food Maurizio Mangione, Country Manager di EG Italia. A luglio il piano “retail” era partito con il primo convenience store a marchio EG Group in un’area di servizio in Toscana, sull’autostrada A1. Nelle stazioni di servizio gestite direttamente, EG Italia opera in collaborazione con marchi di primo ordine, quali Carrefour Italia, per la parte market, e Caffè Vergnano per la parte bar. Su questo fronte, l’ultima novità, di fine 2021, è stata l’inaugurazione di due convenience store a marchio EG Group sulle stazioni di servizio

Bilancio da colosso miliardario

E

g Group, a livello mondiale, è un colosso che ha chiuso il bilancio 2020 con oltre 6.000 siti in portafoglio tra negozi, minimarket, pompe di benzina, ristorazione, 21 miliardi dollari ricavi, 3,6 miliardi di profitti lordi, 1,44 miliardi di adjusted Ebitda e 45.000 dipendenti. Di quei 6.000 siti, 3.091 sono in Europa Continentale (Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Germania, Italia), 666 in Regno Unito e Irlanda, 1.700 negli Usa e 540 in Australia. Il segmento “carburanti” frutta circa il 52% dei profitti (lordi), con partner quali Bp, Esso, Shell, Texaco; la sezione “grocery&merchandise” circa il 40% dei ricavi, mentre quella definita “foodservice” l’8%. Quest’ultima comprende importanti marchi terzi quali Subway, Starbucks e KFC, nonché i marchi di proprietà tra cui LEON, Cooplands, Go Fresh e Cumberland Farms.

l 2020, ancora con i piedi dentro la pandemia, si era chiuso con un botto. Insieme a TDR Capital, il gruppo aveva acquistato dal colosso Walmart la catena di supermercati Asda, per 6,8 miliardi di sterline. Ed è la prima volta che il brand ha una proprietà inglese. La strada delle acquisizioni è proseguita quest’anno. Sono arrivati i 34 store (carburante e mini market) della catena americana Sprint Food/Sprint Kitchen. A settembre, Eg Group ha allargato il portafoglio di ristoranti KFC acquisendo i 52 punti di Amsric Group, portando così a 220 il proprio numero di Kentucky Fried Chicken e diventando il più grande franchisee di KFC in Europa occidentale. In autunno, è arrivata anche l’operazione su Cooplands, azienda di prodotti da forno del Regno Unito, con tre panifici, che distribuisce i prodotti a circa 180 negozi e caffetterie.

gemelle a Roncadelle (tangenziale di Brescia). Al tempo stesso è partito il progetto “Burger King”. Il primo ristorante in gestione diretta è a Milano città (via Leoncavallo), cui ne seguirà un altro a Settimo Milanese; entrambi gli store saranno oggetto di operazioni di refitting. “L’approccio del gruppo è quello di proporre al cliente un’offerta completa e di qualità, puntando a mantenere uno standard di servizo elevato e valorizzando i brand (oil e non-oil) presenti sulle stazioni di servizio.” aggiunge Mangione.

Due terzi delle attività a proprietà e gestione diretta

Il gruppo opera secondo un modello di business misto. Secondo dati diffusi dalla società, il 64% dei siti (fra distributori, grocery e food) rispondono all’acronomio “Co-co”, che sta per company owned-company operated. Quindi, proprietà e gestione diretta. Il 25% è invece di tipo “Con-co”, ossia “company owned-not company operated”, dove il dealer o il franchisee è responsabile per tutte le operazioni non fuel. Nell’11% dei casi, invece, sia la proprietà sia la gestione sono di terze parti. In Italia, la gran parte delle stazioni ricadono nel secondo esempio, anche se dal 2020, sia nel nostro mercato sia in Germania, alcuni Esso sono stati selezionati per essere riconvertiti integralmente in “Coco”. ¢ gennaio · febbraio 2022 | retail food

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Travel retail Restyling

di Adriano Lovera

Grandi Stazioni Retail inaugura la nuova area food, con un investimento da 20 milioni. Novità anche a Roma e Genova

Rinasce il “Terrazzo” di Torino Porta Nuova

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erto il ritorno di fiamma del Covid, durante le scorse vacanze, ha fatto spegnere il sorriso al settore del travel retail, con spostamenti ancora limitati. Eppure gli investimenti non mancano. Uno dei più consistenti, da 20 milioni di euro, è quello messo in campo da Grandi Stazioni Retail, che a metà dicembre ha inaugurato la nuova area food della stazione di Torino Porta Nuova. Posto al primo piano, “Il Terrazzo” è una lounge circolare da 2.000 metri quadrati complessivi,

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accessibile da sette punti, che mette a disposizione della clientela 10 ristoranti e 4 chioschi e ha portato alla creazione di 250 posti di lavoro. “Siamo orgogliosi di questo risultato, che conclude un ciclo di interventi importanti tra cui l’apertura del Mercato Centrale, alla stazione Centrale di Milano, e l’inaugurazione della food court alla stazione di Napoli” ha commentato l’amministratore delegato di Grandi Stazioni Retail, Alberto Baldan, affiancato per l’occasione dal presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio.

Alberto Baldan e Alberto Cirio


¢

PRONTO NEL 2023 IL “CITY AIRPORT” DI GENOVA

A

Presenti tutti i big “Il contesto richiedeva un format di alto livello e siamo felici di aver portato a Torino un simbolo di Roma, un segnale di ottimismo e di fiducia per il rilancio della città” ha commentato Cristian Biasoni, amministratore delegato di Chef Express, riferito al nuovo Harry’s Bar che per la prima volta “esce” da Roma. Il nuovo Harry’s Bar Torino è una location di pregio, con 30 posti a sedere e possibilità di servizio al tavolo. Il progetto architettonico è dello Studio Iosa Ghini Associati di Bologna. Chef Express ha aperto alla stazione torinese anche un McDonald’s e presto opererà altre aperture nelle stazioni di Firenze, Roma e Genova. Per Rossopomodoro, la nuova apertura di Torino Porta Nuova potenzia la presenza del marchio in Piemonte portando a 10 i suoi ristoranti (Alessandria, Cinzano, Moncalieri, Torino Lingotto, Torino Centro, Area 12, Parco Dora, Pinerolo e Settimo Torinese). E in stazione è presente anche il corner ‘A Puteca. Autogrill arriva invece con l’Heineken Beer bar e Old Wild West. Il marchio rafforza così la sua presenza nelle stazioni ferroviarie, salite a 13, dove opera gestendo 38 concept, che includono brand come Bistrot, Spizzico, Motta, Tentazioni, Ciao, Time Cafè, A Cafè, Momento, oltre ad una serie di altri marchi gestiti in licenza. Punto Grill Services porta invece a Torino Kono Creperia (chiosco di crepes dolci e salate) e Waikiki Pokè, brand che ormai ha superato i 20 punti vendita in Italia nell’ormai affollato campo delle bowl. Percassi, invece, a Porta Nuova ha aperto uno Starbucks formato “kiosk”. Completa l’offerta una nuova Piadineria. Uno dei fiori all’occhiello della food hall di Stazione Termini, a Roma, è la pasticceria Rinaldini. Il marchio si è da poco spostato, in spazi più ampi e comodi. La nuova apertura è stata condotta in collaborazione con 3F Retail e con il gruppo Areas-MyChef che gestisce lo spazio

mmonta a 20 milioni di euro l’investimento (11,3 stanziati dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale e 5 dalla Regione Liguria) per i lavori di ampliamento del terminal passeggeri dell’aeroporto Cristoforo Colombo di Genova, che prende la dicitura di “City airport”. È previsto un nuovo fabbricato di circa 5.500 metri quadri, su tre livelli, e il restyling dell’edificio esistente concentrato in particolare sull’area accettazione e imbarchi. I lavori saranno completati entro due anni. Durante i lavori l’aeroporto continuerà a operare regolarmente. Nella prima fase, circa un anno, arriveranno le nuove zone commerciali e di ristorazione, oltre al raddoppio dei varchi di accesso. Il nuovo terminal sarà più luminoso, grazie ad ampie vetrate affacciate sul mare, e sarà caratterizzato da soffitti più alti e percorsi più agevoli. Il progetto definitivo è firmato One Works. Oltre all’ampliamento e ammodernamento del terminal, un altro importante intervento riguarderà la pista di volo, lunga 3km, che a marzo sarà oggetto di rifacimento. L’intervento prolungherà la vita utile della pista, prevenendone il deterioramento delle caratteristiche tecniche. L’intervento, che segue il rifacimento integrale completato nel 2001 in occasione del G8, sarà realizzato tramite alcune chiusure notturne dell’infrastruttura e 8 giorni di chiusura totale delle operazioni, programmati tra l’11 ed il 20 marzo 2022.

Un occhio all’ambiente

Il nuovo spazio è stato ridisegnato pensando all’efficienza energetica e alle abitudini moderne di consumatori e viaggiatori. Il pavimento nelle aree centrali è in bamboo e il sistema di aerazione/condizionamento è basato su rigorosi criteri di risparmio energetico. Sono state realizzate due grandi vetrate, di oltre 230 mq complessivi, mentre per il confort dei visitatori ci sono sedute in legno, tavoli per il coworking, aree di ricarica device, Bancomat e toilette. Il progetto è stato condotto in collaborazione con lo Studio Retail Design di Paolo Lucchetta. ¢ gennaio · febbraio 2022 | retail food

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Ristorazione Strategie

“Slow and steady” ricetta vincente

Approcci al mercato, accordi contrattuali e sviluppo del franchising in Europa. Che cosa ci aspetta nel 2022 dal report di WhiteSpace Partners

L’

Europa, e l’Italia, sono nel mirin o dei grand i brand Usa della ristorazione. E già il 2022, contesto permettendo, potrebbe far arrivare da noi qualche player ancora assente. Con quale formula? Area developer, master franchising, joint venture o formule miste. Tutto dipende dalle specificità del mercato. Ma la parola d’ordine è flessibilità. Il tema è al centro del dettagliato report “Cracking European Restaurant Franchising: markets, models & mega players” redatto dalla multinazionale della consulenza Whit eSpace Partners, che ha analizzato le modalità di espansione in Europa di alcune grandi catene.

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Il modello dipende dal Paese Burger King, per esempio, è una catena che nella maggior parte degli stati europei (Italia compresa) è entrata utilizzando la formula del “master franchising”, quel contratto, in sostanza, in cui il soggetto locale acquista dal franchisor il diritto esclusivo di concludere contratti di sub-franchising. Lo stesso modello è quello preferito da Domino’s Pizza e da Pizza Hut. Oppure c’è chi predilige l’utilizzo dell’”Area Developer”, ossia la selezione di un partner privilegiato, cui è affidata direttamente l’apertura e la gestione dei punti vendita. È un modello chiaramen-


Vincent Mourre, ceo di WhiteSpace Partners te visibile nell’espansione di Starbucks in Italia, che si appoggia unicamente al partner Percassi. Lo stesso fa Five Guys con Statuto (anche se il marchio Usa, negli altri mercati, utilizza invece la formula della joint venture). “Quale che sia la preferenza del brand, il nostro lavoro mette in luce la flessibilità che domina sul mercato” commenta Vincent Mourre, ceo e co-founder di WhiteSpaces. “I vari Paesi sono diversi tra loro e la strategia di espansione deriva da queste caratteristiche. Per citare due esempi, l’uno opposto all’altro, in Gran Bretagna il franchising è molto sviluppato ed è più semplice reperire un grande franchisee, che magari già gestisca 100 o 200 ristoranti di un brand. Di contro, in Germania, quasi non esistono operatori di questo tipo e allora sono preferibili altre formule” aggiunge Mourre.

Non solo la disponibilità del partner giusto, ma anche la dimensione del mercato, le sue dinamiche interne, eventuali vincoli normativi, sono elementi che influenzano la scelta. In generale, il report evidenzia come la strategia vincente sia la “slow and steady”, che si può tradurre con “avanti piano, ma con costanza”. “Se prendiamo il punto di vista di un grand brand americano, l’Europa non è la prima destinazione che viene in mente per l’espansione. Spaventa la diversità di lingue, usi e contesti tra Paesi. Prima si pensa ad Asia e Medio Oriente” suggerisce Mourre. E l’Italia?

L’Italia fa gola a metà “L’Italia è vista come il più piccolo tra i quattro grandi mercati dell’Europa continentale, dopo Germania, Francia e Spagna. Demograficamente è un Paese da 60 milioni di abitanti, ma la realtà è che gli operatori considerano Milano, le regioni forti del Nord come Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna, poi Roma, ma con qualche riserva,

mentre il Sud resta un grande punto interrogativo” ammette Mourre. Però c’è anche il rovescio della medaglia positivo. Perché da noi c’è ancora molto spazio da colmare. “In Italia la penetrazione dei grandi brand della ristorazione internazionali è ancora relativamente limitata, e lo stesso segmento dei centri commerciali di qualità non è ancora maturo. Di conseguenza, c’è un grande potenziale”. Per fare un esempio, la stessa WhiteSpace ha svolto il ruolo di advisory nella definizione del recente accordo tra la catena scozzese BrewDog e 4Food, per lo sviluppo nel Nord Italia.

Marchi da tenere d’occhio “Il 2022 vedrà l’ingresso in Europa e in Italia di qualche brand internazionale ancora assente. Ma i nomi, almeno per quanto riguarda le trattative che seguiamo direttamente, sono ancora top secret” dice il ceo di WhiteSpace. E in effetti, basterebbe pensare a nomi come Taco Bell o Chipotle, per comprendere come ci siano catene da centinaia o migliaia di punti vendita oltre Oceano, che quasi non hanno approcciato l’Europa. Ci sono però anche brand di matrice europea che hanno avuto un ottimo successo in patria e hanno intrapreso lo sviluppo oltre confine, con un ritmo che potrebbe accelerare. Il report segnala Pret A Manger, dean&david, L’Osteria, BrewDog, Amorino e Vapiano. Cui va aggiunto Dodo Pizza. Come si può notare, diversi nomi “italian sounding”, ma che in realtà non partono dall’Italia, Paese che fatica a esportare all’estero le proprie catene. Amorino è francese, l’Osteria e Vapiano sono tedesche. Per non parlare di Latagliatella, un brand sviluppato ormai da decenni dagli spagnoli di AmRest. A.L. gennaio · febbraio 2022 | retail food

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Trend Real Estate

IMMOBILI COMMERCIALI con il fiato corto

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e varianti e i casi Covid non lasciano ancora tranquilli. Di certo, a livello di consumi, c’è voglia di ripresa. Ma è ancora difficile ipotizzare quando questo potrà riflettersi in un deciso rimbalzo sui valori immobiliari dei negozi. Il segmento del real estate commerciale arriva da un lungo periodo di calo costante dei valori di compravendita e dei canoni d’affitto. Negli ultimi dieci anni i prezzi sono diminuiti del 38% nelle vie di passaggio e del 42,5% nelle vie non di passaggio, secondo l’ultimo osservatorio sul settore diffuso da Tecnocasa, mentre i canoni di locazione hanno registrato una contrazione del 36% sulle vie non di passaggio e di qualche punto percentuale in più su quelle più trafficate.

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Poco “key money” e spostamento in periferia Anche su questo fronte, la pandemia è stata uno shock. Il periodo di aperture a singhiozzo che abbiamo alle spalle ha portato a diverse chiusure, con molti marchi noti che hanno ridotto il numero degli store nel nostro Paese oppure li hanno ceduti. Spesso le chiusure hanno riguardato attività a carattere famigliare, non appartenenti a catene. Nel solo 2020, Confcommercio calcola 240.000 attività non alimentari in meno (non sempre si tratta di chiusure, ma è il saldo negativo tra attività aperte e chiuse). Quando anche i negozi hanno resistito, si è proceduto con la rinegoziazione dei canoni d’affitto. “La ristorazione, partico-


Fonte: Tecnocasa

NAPOLI CITTÀ CHIAIA - POSILLIPO CENTRO DANTE FUORIGROTTA ROMA CITTÀ EUR - COLOMBO - ARDEATINO TRASTEVERE - TESTACCIO SAN GIOVANNI IN LATERANO MILANO CITTÀ CENTRO - VIA TORINO CERCHIA - NAVIGLI FIERA - DE ANGELI TORINO CITTÀ VIA ROMA VIA GARIBALDI CROCETTA PALERMO CITTÀ SCIUTI - RESTIVO - LAZIO FIRENZE CITTÀ DUOMO - SIGNORIA SANTA CROCE CENTRO SAN NICCOLÒ VENEZIA CITTÀ CENTRO VERONA CITTÀ CENTRO STORICO PEDONALE CENTRO STORICO PORTA NUOVA

COMPRAVENDITA (euro/mq) Via di passaggio Via non di passaggio 7000 4500 5500

2000 2000 1850

1200 420 500

500 180 240

4500 6000 3500

1500 2500 1600

500 500 420

100 180 216

14500 6300 5000

6500 3500 1800

1200 500 250

450 270 90

7900 5000 2500

2000 1650 1500

960 480 300

225 144 120

1955

1135

190

85

29980 4350 3500

7380 1430 1500

1870 335 300

450 80 132

8000

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12000 6000 4000

4500 2500 2000

1200 650 600

480 210 300

I retail park battono gli shopping center

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LOCAZIONE (euro/mq/anno) Via di passaggio Via non di passaggio

er la prima volta nella storia, i rendimenti dei retail park europei raggiungono il livello dei centri commerciali: 5,43% di media. Questo è quanto emerge da un report di Savills che ha analizzato le transazioni di retail park in tutta Europa. Nel 2021, nell’intero settore retail, sono stati investiti oltre 5,1 miliardi di euro in nove paesi europei, tra cui l’Italia. Solo durante il terzo trimestre gli investimenti sono aumentati di ben il 46% rispetto all’anno precedente, con la maggior parte dei capitali diretti nel Regno Unito (46%), Germania (37%) e Francia (12%). L’aumento degli investimenti in retail park e in retail warehouse è stato del 29% durante i primi tre trimestri dell’anno, superiore di ben 20% alla media del quinquennio: si tratta di una tendenza al rialzo che Savills prevede sia destinata a continuare.

larmente colpita, è in parte sopravvissuta grazie al delivery e alla possibilità, nei mesi estivi, di occupare gli spazi esterni. Nelle top location si sono liberati spazi e questo sta spingendo le operazioni di riposizionamento, rese possibili dal fatto che si ricorre sempre meno al pagamento delle key money e che, in molti casi, sono stati rinegoziati i canoni di locazione” segnala lo studio di Tecnocasa. È evidente che in un periodo di crisi, dove molti negozi sono rimasti vuoti per mancanza di ricavi, questa sorta di “buonuscita forzata” (il key money, appunto) non potesse incontrare grandi favori sul mercato. Un altro trend riguarda la spostamento, dal centro alla periferia dove i canoni sono più abbordabili, di quelle attività commerciali che però non necessitano di particolare visibilità. Una dinamica che in parte rimette in moto gli scambi. “C’è interesse da parte degli investitori, che restano prudenti, alla ricerca di immobili spesso già locati da tempo ad inquilini affidabili e con rendimenti che possono superare anche il 10 % annuo lordo, soprattutto per le posizioni più periferiche e rischiose” segnala ancora Tecnocasa. A.L. gennaio · febbraio 2022 | retail food

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Mistery Shopping Fast fashion

UNIQLO, click & collect

(quasi) promosso di Paola Oriunno

Abbiamo provato il servizio “ordina e ritira” dell’insegna giapponese di abbigliamento nota per i capi basici di qualità e a prezzi accessibili. Ecco com’è andata

T

empo di saldi. E anche di code, folla e mascherine. La pandemia non molla il colpo in questo inizio d’anno e le restrizioni non invogliano a buttarsi nella mischia dello shopping. Decidiamo, così, di acquistare abbigliamento a marchio Uniqlo attraverso il servizio “click & collect”, un modello di acquisto sempre più apprezzato dai consumatori poiché coniuga l’ampia scelta dell’e-commerce alla comodità di ritirare con tempistiche flessibili. Il “clicca e ritira”, inoltre, dà la possibilità a chi si trova in negozio e non trova la taglia e il colore del modello prescelto, di ordinarlo e ritirarlo senza costi aggiuntivi. E l’idea di scegliere, cliccare comodamente da casa e ritirare nella scenografica location di Cordusio, senza ressa e code, è molto allettante. È qui, infatti, che ha sede lo store Uniqlo, articolato sui 3 piani del palazzo progettato alla fine dell’800 dall’ingegnere Francesco Ballorino e acquistato nel 2016 per 120 milioni di euro da un fondo immobiliare, che poi l’ha affittato al celebre brand giapponese. Oggi Uniqlo è di proprietà della società Fast Retailing che ha archiviato l’anno fiscale 2021 con un balzo di fatturato e utile: circa 16 miliardi di euro, in aumento del 6,2% su base annua. E a trainare la sua corsa sarebbe proprio Uniqlo International, che ha visto salire le vendite a 7 miliardi di euro (+10,2%) e ha aumentato quelle sull’e-commerce del 20% su base annua.

Quel fastidioso pop-up Lo shopping sul sito web uniqlo.com/it parte bene. La navigazione è piacevole e “user friendly”. Il menu, i testi e le descrizioni dei prodotti sono molto chiari e ben tradotti in italiano, un dettaglio non da poco per un sito internazionale. Peccato per il pop-up della newsletter un po’ troppo invadente. L’invito a iscriversi per ottenere vantaggi e sconti ha disturbato la navigazione in più occasioni. I pop52

retail food | gennaio · febbraio 2022

UNIQLO – CLICK & COLLECT Piazza Cordusio Milano lunedì 10 / venerdì 14 gennaio

Location Servizio Interattività Assortimento * insufficiente ** sufficiente *** buono **** ottimo

**** ** *** ****

up sono un valido strumento di marketing, ma se vengono utilizzati in modo così massiccio interrompono la lettura e la navigazione. E, si sa, un lettore irritato non solo non si iscriverà alla newsletter ma probabilmente abbandonerà immediatamente il sito.

Ho effettuato l’ordine. E adesso? Nonostante le azioni di disturbo del popup abbiamo portato avanti o shopping. Una volta inserito il capo prescelto nel carrello, l’acquisto è filato liscio. Abbiamo individuato facilmente il servizio click & collect tra le modalità di consegna. Nessun costo aggiuntivo è previsto per questo tipo di servizio, mentre per la spedizione a casa i costi partono da 5,9 euro. Non c’è stata richiesta nessuna registrazione sul sito e una

volta effettuato il pagamento è arrivata subito la mail di conferma: l’ordine sarà elaborato entro 3 giorni (non sono un po’ troppi?) e il pagamento ci verrà addebitato non appena la spedizione del pacco sarà confermata. Non rimane che aspettare la mail di spedizione dell’ordine. Abbiamo molto apprezzato le informazioni, grandi, chiare, su un eventuale cambio o annullamento dell’ordine.

Ritiro in negozio, che confusione Dopo 3 giorni esatti dall’acquisto, arriva la mail che ci comunica che il pacco è pronto per il ritiro nello store Uniqlo di Milano. La mail riporta un numero di ordine, il nome del corriere (UPS) e le informazioni per il ritiro per il quale basta avere un documento di identità e la mail di conferma. Abbiamo sette giorni di tempo per farlo, trascorso questo tempo il pacco tornerà in magazzino e ci sarà rimborsata la somma pagata. La mail, purtroppo, non riporta altri dettagli e non abbiamo idea di dove andare una volta arrivati in negozio. Alle casse? In un’area dedicata del negozio? Non è segnalato. Così, una volta nello store, ci guardiamo intorno spaesati e ci rivolgiamo direttamente alle casse. Dopo 5 minuti di coda, ci spiegano che il servizio “click & collect” si trova al piano superiore, a destra e poi in fondo dove c’è una parete arancione. Bene. Ma non sarebbe stato meglio inserire qualche indicazione all’ingresso dello store? Trovato l’angolo del click & collect, mostriamo la mail di conferma, la carta d’identità e dopo pochi minuti riceviamo il nostro maglione, ben ripiegato e avvolto nel doppio imballaggio di plastica del corriere UPS. Nel complesso, l’esperienza di acquisto è stata positiva e lo shopping online promosso, nonostante l’invadenza del pop-up e le indicazioni per il ritiro completamenti assenti. Promosso, con qualche riserva. ¢


Gdo Rappresentanza

Distribuzione moderna e mali antichi

L

a grande distribuzione non sembra in grado di prendere coscienza del proprio ruolo e del proprio peso nella gestione delle differenti fasi della pandemia. Giorgio Santambrogio, nella sua qualità di vice presidente di Federdistribuzione non poteva reagire diversamente. Ha così ribadito il ruolo a favore delle imprese della sua associazione e l’impegno di chi vi aderisce nel portare avanti “politiche deflattive a favore di decine di milioni di clienti/ cittadini italiani”. Ovviamente nessuno lo nega. Federdistribuzione, Confcommercio, Confesercenti e Coop

sanno benissimo che una delle chiavi del loro successo e della loro credibilità, in questi momenti di disorientamento, è nel cercare di far coincidere l’interesse delle imprese con quello dei consumatori. Da qui la resistenza alle richieste, anche se per certi versi giustificate, dei comparti a monte della distribuzione. E la proposta di affrontare il tema insieme, magari sotto l’egida della stessa confederazione (vedi la scelta di adesione del Retail Institute a Confindustria intellect). Tutto questo, però, non è sufficiente se l’associazionismo di impresa vuole contare sul serio.

Debolezza del mandato È però un errore pensare che questo attenga esclusivamente all’incaMario Sassi Senior advisor e blogger pacità delle diverse associazioni di essere protagoniste in un contesto così complesso. Attiene innanzitutto alle imprese che danno loro mandato. E questo mandato è oggettivamente debole. In Italia le farmacie hanno capito da tempo la differenza tra strategia di lobby, ruolo sociale, unità del comparto e concorrenza. La GDO, no. Quindi l’esame di coscienza lo dovrebbero fare gennaio · febbraio 2022 | retail food

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Gdo Rappresentanza

Durante la pandemia e nei momenti tesi dei vari lockdown, la grande distribuzione italiana ha perso l’occasione per compattarsi e aumentare il proprio peso nei confronti delle istituzioni e del resto dell’economia

nessuno era preparato, e non certo per responsabilità interne, le differenti insegne hanno reagito bene. Quindi cosa è mancato?

Egoismi senza strategia comune innanzitutto le imprese più che le numerose associazioni che le rappresentano. Le insegne della GDO, dall’inizio della pandemia, si sono limitate a fare bene il loro lavoro. Hanno accettato limiti e chiusure di interi reparti, a volte incomprensibili. Hanno preteso dai loro collaboratori il massimo impegno, si sono fatte carico di costi, di frenate e accelerazioni del proprio business, purché le attività restassero aperte, garantendo il servizio sia sul piano quantitativo che qualitativo. Salvo i primi momenti, a cui 54

retail food | gennaio · febbraio 2022

È mancata la capacità, e quindi la volontà, di capitalizzare questo ruolo positivo nei confronti delle istituzioni, della politica e del Paese. Non solo sul versante dei costi e dei prezzi, dove ogni insegna (chi più chi meno) ha pensato bene di giocare per sé, ma anche sul versante degli approvvigionamenti, dell’offerta di mascherine e della messa a disposizione degli hub vaccinali. Questi aspetti sono stati visti e interpretati come elementi di differenziazione e di competizione nel comparto. Non come elementi di una negoziazione a tut-


fase che coinvolge in profondità anche gli orientamenti del consumatore che quindi vanno reinterpretati. E per questo servono unità, visione collettiva, lungimiranza e risorse economiche.

Troppe sigle nel nuovo scenario

to campo con le istituzioni. Ha prevalso il tatticismo dei rispettivi direttori commerciali, dell’ossessione della controcifra, del “predicare bene e razzolare male” tipico della mancanza di visione politica del comparto. Altrove non è andata così. In Francia la GDO ha dato un segnale forte di protagonismo e di capacità di gestione della fase. Non si è persa dietro panettoni o arance nevel sottocosto mentre infuriava il covid-19. Né facendo promesse vane

sui prezzi nel lungo periodo. Da noi la sensazione che ha prevalso è che, prima o poi, si ritornerà alla situazione precedente. Bisogna quindi limitarsi a gestire questa fase evitando le “buche più dure”. Pochi hanno colto che i cambiamenti indotti forzatamente dalla gestione dell’emergenza si trascineranno per anni modificando in profondità il DNA del nostro Paese. E quindi del comparto. È ormai iniziata una nuova

Il ciclo che ha preceduto la pandemia sta volgendo al termine. Il ruolo della rappresentanza sociale ed economica è destinato inevitabilmente ad assumere un peso e una responsabilità maggiori. Il PNRR è lo strumento operativo di questo cambiamento, ma dietro c’è la dimensione del debito accumulato da gestire in rapporto alle esigenze delle prossime generazioni, la transizione ecologica con le sue conseguenze sul piano della tenu-

ta sociale, l’impatto sui consumi, l’innovazione tecnologica. C’è un senso di comunità da ricostruire. E, nella nuova comunità, non sarà “solo” l’intraprendenza delle singole imprese a fare la differenza come in passato. Le risorse necessarie a questo riorientamento complessivo della società, sia economiche sia umane, necessitano di una visione e di uno sforzo che impongono un salto di qualità anche dei contesti asso-

ciativi. Pensare di affrontare questa fase con quattro associazioni in concorrenza tra di loro è semplicemente ridicolo. E dovrebbe far riflettere il fatto che le due insegne maggiori non siano in Federdistribuzione, ma il loro peso politico e strategico si intersechi con altri comparti economici rappresentati da Confcommercio o presenti nel sistema cooperativo più generale. Il punto non è quindi la somma algebrica delle insegne che garantisce ascolto e rap-

presentatività reale, ma l’essere o meno parte di una interlocuzione forte in grado di proporre e accettare mediazioni tra interessi differenti. È chiaro che, più che essere “costretti” a scegliere tra Confindustria e Confcommercio (o Confesercenti), il tema è se continuare a parlarsi addosso puntando su strapuntini occasionali, lasciando alle insegne più grandi il campo libero dell’interlocuzione che conta, o aprire un terreno di confronto nuovo avendo come obiettivo la riunificazione del comparto nei modi e nelle forme ancora tutte da identificare. La decisione spetta ovviamente alle imprese perché le rispettive rappresentanze sono, per loro natura, autoreferenziali. Il ciclo che ha preceduto la pandemia e che ci sta accompagnando nella sua convulsa gestione segnala l’esigenza di un cambio di strategia associativa. Verrà colto o prevarrà la navigazione a vista a cui siamo purtroppo abituati? Mario Sassi www.mariosassi.it gennaio · febbraio 2022 | retail food

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World Travel Retail NUOVO “TEMPIO” BULGARI A HEATHROW

LONDRA – A dicembre, Bulgari insieme a Dufry Group ha inaugurato un nuovo negozio al Terminal 3 dello scalo di Heathrow, uno spazio di 91 metri quadrati, disegnati da Peter Marino, ispirati al nuovo format della griffe che cerca di ricordare un tempio della Roma antica. “Abbiamo aperto questo negozio esclusivo nonostante le difficoltà, perché crediamo fortemente nel rimbalzo del travel retail” ha detto Jonathan Brinbaum, managing director per il travel retail in Europa di Bulgari. “Il Terminal 3 è la location ideale per un brand iconico quale Bulgari e abbiamo già i primi feedback molto positivi da parte degli utenti” secondo Fred Creighton, ceo di Dufry per la Gran Bretagna.

GEBR HEINEMANN A COPENAGHEN FINO AL 2025

COPENAGHEN – Gebr Heinemann e la società di gestione dello scalo della capitale danese hanno prolungato di due anni l’accordo commerciale esistente, la cui scadenza è ora fissata al febbraio 2025. Fino a quella data, la controllata Gebr Heinemann Retail Aps manterrà la gestione di sei negozi tax free nello scalo, per una superficie complessiva di cieca 3.600 metri quadrati. L’accordo include già un’opzione per altri 5 anni. Durante questo periodo, l’operatore dovrebbe godere anche di un ampliamento previsto al Terminal 3, che porterebbe a un amento della superficie commerciale di altri 3.500 metri quadrati. Il rapporto tra Heinemann e l’aeroporto della capitale era iniziato nel 2007. “Anche durante la pandemia, siamo riusciti a mantenere una visione positiva e centrare il focus su nuove opportunità” ha commentato il Coo dello scalo, Peter Krogsgaard.

TURISTI CINESI, NIENTE RECUPERO NEL 2021

PECHINO – L’anno che si è chiuso da poco non ha fatto segnare il rimbalzo sperato per quanto riguarda il numero di cinesi che hanno effettuato viaggi internazionali. L’istituto di ricerca pubblico che elabora i dati (Cotri) ha registrato 8,5 milioni di cittadini che hanno varcato i confini lo scorso anno, un dato ancora di circa il 5% sotto i livelli pre pandemia e ben distante dai 10 milioni che si erano toccati nel 2000. La meta più battuta è stata Macau, che comunque resta una penisola solo in parte “internazionale” visto il suo statuto speciale, ma sotto stretto controllo cinese. Lo stesso istituto segnala come al momento sia impossibile fornire previsioni per il 2022, anche perché la variante Omicron ha subito penalizzato i viaggi dall’inizio dell’anno.

BALENCIAGA SCEGLIE SCHIPHOL PER L’ESORDIO EUROPEO

AMSTERDAM – Apertura all’insegna del lusso nella Lounge 2 dell’aeroporto di Schiphol, dove è arrivato uno store di Balenciaga. Per il brand del luxury si tratta del primo negozio all’interno di uno scalo europeo, un esordio arrivato grazie al lavoro di Lagardere Travel Retail, che ora ne cura la gestione. La Lounge 2, dopo i controlli, è un’area destinata in prevalenza ai viaggiatori internazionali, dove già figurano brand quali Bvlgari, Gucci, Hermés e Burberry. Anche questo negozio è disegnato seguendo il nuovo concept del marchio, definito come “Raw architecture”, cioè un design dalle linee grezze, che fornisce una sensazione di work in progress. 56

retail food | gennaio · febbraio 2022

DUBAI DUTY FREE, MAXI RIMBALZO NEL 2021

DUBAI CITY – Dubai Duty Free ha pubblicato i dati relativi al 2021, mettendo in mostra un balzo delle vendite addirittura del 40% rispetto al 2020, con 976 milioni di dollari. Il dato è ancora largamente inferiore al 2019, quando i ricavi avevano toccato la cifra record di 2 miliardi di dollari, ma è comunque superiore alle attese e fa ben sperare per l’anno in corso, dove fino a tutto marzo è ancora in corso l’Expo. Come di consueto, profumi (19,6% sul totale), liquori (17%), tabacco (10%), gioielli (8%) sono in cima alla lista degli oggetti più venduti. Il canale on line ha contato per il 5% del totale. “Nel complesso è stato un buon anno, nonostante la complessità della pandemia” ha commentato Colm McLoughlin, ceo ed executive vice chairman di Dubai Duty Free. “Nel primo trimestre dell’anno, concluderemo la riapertura di un negozio Chanel nell’area A, mentre è in arrivo un nuovo Cartier nell’area B” ha aggiunto il manager.

NOVITÀ RETAIL E +58% DI PAX AL PULKOVO

SAN PIETROBURGO – La fine del 2021 ha portato una ventata di novità all’aeroporto internazionale Pulkovo di San Pietroburgo, il quarto per numero di passeggeri di tutta la Russia (18 milioni nel 2021). Tra ristorazione e altre categorie sono stati aperti otto nuovi negozi, presentati da Northern Capital Gateway LLC, la società che ha in mano la gestione dello scalo, parte di Fraport Group. Ora


duty free world | sono disponibili un bar “Beer & Tapas” e un “Beef”, entrambi a cura di Stroganoff group, cui si affianca un BUD Burger (brand della birra Budweiser) e un Morkovka, marchio ispirato all’healthy food. In ambito fashion arriva un Beriozka, negozio multimarca con prodotti che vanno da Guess a Diesel fino ad Armani, poi ancora un minimarket, uno Youpiter e un Tech To Go. Secondo dati forniti dalla società di gestione, nel 2021 i ricavi dei tenant aeroportuali sono cresciuti del 58% rispetto al 2020.

VINCI SI PRENDE IL PICCOLO SCALO DEL MONTE BIANCO

ANNECY – Dopo aver siglato un accordo con il governo regionale dell’Alta Savoia, il gruppo Vinci dal 1 gennaio ha iniziato a gestire le operazioni dell’aeroporto Annecy-Mont Blanc, portando così a 12 il numero di scali francesi in portafoglio. L’accordo ha una durata di 15 anni. Vinci e la regione hanno messo sul piatto un investimento da 10 milioni di euro per lo sviluppo dello scalo montano, con una particolare attenzione all’aspetto ambientale, visto che l’obiettivo è di renderlo una struttura a impatto zero entro il 2030. A mezz’ora da Ginevra, da Chambery, da località di sci come Albertville, “l’aeroporto di Annecy Mont-Blanc è specializzato sia nell’aviazione d’affari sia nel leisure, con un ruolo chiave nel rafforzare l’attrattiva della regione nordalpina” ha commentato Nicolas Notebaert, amministratore delegato di Vinci Concessions e presidente di Vinci Airports.

by Kevin Rozario

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London kevin.rozario.uk@gmail.com

Tech and travel retail are taking off Tecnologia e travel retail pronti al decollo

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he word ‘digital’ can be a confusing term in travel retail. It has been used for anything from simple LED banners used in stores to showcase promotions or products, to fullscale online e-commerce platforms developed by airports like London Heathrow and Singapore Changi. These are, however, very different types of developments. One is just another way of advertising in-store and the other is a more in-depth and costly attempt to create a new sales channel within travel retail. In both cases, these efforts were started and implemented before the Covid-19 pandemic began. Last year saw an altogether more interesting development in the digital sphere in airport retailing: the arrival of technologies such as Amazon’s Just Walk Out implemented by Dufry-owned Hudson; Zippin’s checkout-free concept with food retailer SSP and Americanas; and MishiPay’s mobile self-checkout with Paradies Lagardère. In all cases, these pilots and tech expansions are happening in the Americas, with European travel retail jogging along in the slow lane. Of course, some of the retail partners of these tech companies are part of bigger groups that are Europe-based. But on the surface, the United States is perceived as the driver of these new retail concepts, and Europe a backwater. The pandemic has accelerated the need for contactless and quick shopping in busy locations like airports, without waiting in line. Tech start-ups looking to eventually float are eagerly seeking out any channels that can utilise their concepts and equipment, and airport shops are an ideal choice. They have high footfall in short time periods and they serve shoppers who are in a hurry to get to their gates. More tech companies will doubtless make their way into airports this year. The advantage of the technology is that it has been tested and fine-tuned in domestic markets with retail chains such as Amazon Fresh, Decathlon, Lawson in Japan, and Muji. Case studies show that these self-serve, self-checkout formats can lift sales per basket; MishiPay says shoppers spend 14% more. Hudson’s CEO Jordi Martin-Consuegra says its pilots “are exceeding expectations” and that the retailer was “meeting business plan expectations within the first week”. Travellers are clearly open to new ideas, so slow lane travel retailers need to do some catching up.

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parola ‘digitale’ può essere un termine che confonde nel travel retail. È stata usata per qualsiasi cosa, dai semplici banner LED usati nei negozi per mostrare promozioni o prodotti, alle piattaforme di e-commerce online sviluppate da aeroporti come Londra Heathrow e Singapore Changi. Questi sono, tuttavia, tipi di sviluppi molto diversi. Il primo è solo un altro modo di fare pubblicità in negozio, mentre l’altro è un tentativo più profondo e costoso di creare un nuovo canale di vendita all’interno del travel retail. In entrambi i casi, questi sforzi sono stati avviati e implementati prima dell’inizio della pandemia di Covid-19. L’anno scorso ha visto uno sviluppo molto più interessante nella sfera digitale del retail aeroportuale: l’arrivo di tecnologie come il Just Walk Out di Amazon, implementato da Hudson (gruppo Dufry); il concetto di “free check ouy” di Zippin, con i brand di alimentari SSP e Americanas; e la cassa self mobile di MishiPay con Paradies Lagardère. In tutti i casi, questi progetti pilota e gli sviluppi tecnologici stanno avvenendo in America, con il travel retail europeo che si muove nella “corsia lenta”. Naturalmente, alcuni dei partner retail di queste aziende tecnologiche fanno parte di gruppi più grandi che hanno sede in Europa. Ma in realtà, gli Stati Uniti sono percepiti come il motore di questi nuovi concetti di vendita al dettaglio, e l’Europa come un’appendice remota... La pandemia ha accelerato il bisogno di acquisti senza contatto e veloci in luoghi affollati come gli aeroporti, senza dover stare in fila. Le start-up tecnologiche che cercano di galleggiare sono alla ricerca di qualsiasi canale che possa utilizzare i loro concetti e le loro attrezzature, e i negozi negli aeroporti sono una scelta ideale. Hanno un’alta affluenza in brevi periodi di tempo e servono acquirenti che hanno fretta di arrivare ai loro gate. Altre aziende tecnologiche si faranno senza dubbio strada negli aeroporti quest’anno. Il vantaggio della tecnologia è che è stata testata e messa a punto nei mercati nazionali con catene di negozi come Amazon Fresh, Decathlon, Lawson in Giappone e Muji. Le case history mostrano che questi formati di self-service e self-checkout possono aumentare le vendite; MishiPay dice che gli acquirenti spendono il 14% in più. L’amministratore delegato di Hudson’s, Jordi Martin-Consuegra, dice che i suoi esperimenti pilota “stanno superando le aspettative” e che il rivenditore “ha raggiunto I suoi target nel giro della prima settimana”. I viaggiatori sono chiaramente aperti a nuove idee, quindi i rivenditori che viaggiano in corsia lenta devono recuperare.

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f International News

New Markets Outlook | a cura di Luca Esposito | esposito_mail@yahoo.it

La crescita di importanza della Shanghai fashion week

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opo Milano, Parigi, New York e Londra, le quattro capitali mondiali della moda, Shanghai si è ormai prepotentemente affermata come la nuova capitale della moda in oriente. La metropoli cinese è diventata uno dei territori più fertili a livello globale per la sperimentazione in ambito fashion, anticipando molte tendenze e diventando un trampolino di lancio per designer emergenti ormai riconosciuto dal mondo occidentale. Come unica fiera ufficiale della Shanghai Fashion Week, la Mode Shanghai Fashion Trade Show si è impegnata nel soddisfare due esigenze convergenti: da un lato il miglioramento dell’industria della moda, grazie a servizi altamente efficienti, ricche risorse e un’offerta completa su tutta la gamma dei canali multimediali e, dall’altro, il rafforzamento del mercato al dettaglio della moda nazionale cinese, grazie ad una piattaforma di business ottimizzata per i buyer e gli addetti ai lavori del settore. La fiera, giunta alla quattordicesima edizione (è stata fondata nel 2015),

propone due eventi all’anno su un’area espositiva di 12.000 mq. con circa 110 sfilate, più di 6.400 marchi partecipanti provenienti da più di 50 paesi e con un numero totale di visitatori che ha superato le 160.000 unità. In particolare, analizzando i dati riportati sul sito ufficiale (www.shanghaifashionweek.com) notiamo come sia equilibrato il mix dei settori merceologici rappresentati (abbigliamento 41%, borse e accessori 28% e calzature 9%), così come gli interessi mostrati dai buyer nei confronti di tali settori (abbigliamento 32%, borse e accessori 31% e calzature 14%). Altrettanto interessante è il mix dei visitatori con una predominanza degli operatori professionali, su tutti i buyer (44%), i media (11%) e operatori finanziari e commerciali (31%). Quindi un’audience composta prevalentemente da operatori di settore che per il 70% proviene dalle regioni cinesi collocate più ad est, quelle che offrono le maggiori opportunità (Fig.1). Mentre, analizzando la distribuzione geografica dei marchi ospitati duran-

Fig.1: Professional Audience regional distribution ratio at Mode Shanghai Fashion Trade Show

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te una delle ultime edizioni, si nota come accanto a quelli cinesi (298) ci siano anche 122 marchi asiatici, 32 americani e 121 europei, di cui ben 47 provenienti dall’Italia. Ciò a testimonianza di come la Mode Shanghai Fashion Trade Show offra una valida opportunità alle aziende oltreoceano per comprendere il mercato della moda in Cina attraverso una esperienza diretta in cui si possa essere protagonisti, promuovendo e facendo conoscere il proprio marchio sul territorio. Sotto questo aspetto, è da non sottovalutare la copertura editoriale che viene garantita, integrata con tutti i media disponibili, tradizionali e multimediali. Oltre alle sinergie con i principali media della moda ( Vogue, Elle, WWD, ecc.), va considerato che l’hashtag della Shanghai Fashion Week su Weibo ha 2,1 miliardi di visitatori e quasi 2 miliardi di interazioni, mentre quello della Mode Shanghai fashion Show sempre su Weibo ha circa 8 milioni di visitatori. A cui si aggiungono, circa 110.000 lettori su Litter Red (Xiaohongshu in cinese, la risposta della Cina a Istagram) e circa 83.000 visitatori su Bilibili (soprannominato anche B Site, un sito web per la condivisione di video). Analizzando infine le tempistiche per una eventuale partecipazione di un’azienda alla Fiera, ricordiamo, come dicevamo all’inizio, che essa programma due edizioni all’anno, la Spring Summer 2022 che si è tenuta lo scorso ottobre e l’Autumn Winter 2022 che si terrà il prossimo aprile (più probabilmente fine marzo). La programmazione a monte di quest’ultima inizia con la registrazione e la conferma alla partecipazione entro il 31 gennaio per terminare a valle con la raccolta degli ordini fino ad agosto.


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f International News TIKTOK PREPARA 300 DARK KITCHEN NEGLI USA

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app TikTok ha annunciato che da marzo 2022 aprirà 300 dark kitchen negli Usa in collaborazione con Virtual Dining Concepts. I ristoranti che consegneranno negli Stati Uniti i piatti più apprezzati e di tendenza nell’app. Il lancio delle dark kitchen e del delivery di TikTok sarà avviato in collaborazione con Virtual Dining Concepts, la società americana specializzata nello sviluppo di soluzioni dedicate ai ristoranti tradizionali che intendono entrare nel mondo delle consegne a domicilio. La Virtual Dining Concepts ha già una solida esperienza nel lancio di brand virtuali. Primo fra tutti MrBeast Burger, la start up da un milione di hamburger venduti in tre mesi grazie al lancio su YouTube dell’influencer Jimmy Donaldson, che ora ha già raggiunto i 1.500 punti vendita tra Stati Uniti, Canada e Gran Bretagna. Cucine “senza”. Senza vetrina, senza sala, senza servizio, in pratica senza ristorante. Con l’unico obiettivo di preparare piatti on demand e con-

segnarli. Quello delle dark kitchen o ghost kitchen è un format in forte ascesa soprattutto negli anni difficili della pandemia perché abbatte i costi di affitto e sconfigge l’elevato turnover dei locali. Un modello di ristorazione che piace sempre di più, in rapida crescita anche in Italia.

CENTRAL GROUP PER IL RILANCIO DI SELFRIDGES

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lla fine del 2021 la famiglia Weston ha venduto la catena di grandi magazzini al gruppo thailandese Central Group e all’austriaca Signa Holding per quasi 5 miliardi di euro. Entrambe le parti hanno acquisito una partecipazione del 50 % nell’impresa comune. I piani del presidente di Signa, Dieter Berninghaus, per il sito di Oxford Street prevedono non solo un rinnovamento della foud hall, ma anche la creazione di appartamenti. Inoltre, la parte dell’edificio che fino al 2008 ha ospotato un hotel potrebbe tornare alla sua precedente destinazione. Secondo i dati di CoStar Group, società specializzata in ricerche e analisi per il real estate, la Gran Bretagna ha perso l’83% dei suoi principali grandi magazzini negli ultimi cinque anni a causa del cambiamento delle abitudini di acquisto e della pandemia.

C&A RINNOVA I NEGOZI E PUNTA FORTE SULL’ON LINE

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&A, colosso olandese della moda a basso prezzo, presente anche in Italia, punta forte sulle vendite on line. Giny Boer, l’amministratore delegato arrivato al timone della parte europea nell’agosto del 2020, ha dichiarato che entro il 2025 punta a generare il 50% dei ricavi dal canale on line, mentre ora questa quota si ferma intorno al 20%. Non è chiaro se questa strategia comporterà la chiusura di alcuni grandi magazzini, anzi, è stata operata da poco una nuova apertura in Germania, a Kamen. Iil gruppo ha anche sottoscritto una partnership con Zalando, operativa in sette mercati europei, ma non per l’Italia. “Molte persone ci conoscono solo per i negozi, ma devono pensare a noi anche per quanto riguarda l’e-commerce, soprattutto la fascia giovane” ha commentato il ceo. Allo stesso tempo, i gruppo ha dato vita a un piano di restyling di 200 negozi in Europa che dovrebbe concludersi proprio entro febbraio 2022.

METAVERSO, NUOVI PROGETTI PER NIKE, ADIDAS E H&M

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entre H&M smentisce – per il momento – l’apertura di uno store nel metaverso di Ceek City, volano i progetti e gli affari digitali per Nike e Adidas che acquistano parcelle di “terreni” virtuali sulle grandi piattaforme online e disegnano collezioni phygital. Secondo l’ultima analisi di Morgan Stanley, entro il 2030 i nuovi territori digitali potrebbero generare per i grandi marchi un giro d’affari di 50 miliardi di dollari. Il fashion retail si è affacciato nel metaverso già nel 2021 sostituendo l’interesse per l’e-commerce esploso con la pandemia con quello per le nuove tecnologie. Tante le società che stanno già usando le piattaforme

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virtuali di gaming per mostrare il proprio abbigliamento e ingaggiare gli utenti in modi nuovi. Tra queste, Ralph Lauren, Vans e Nike che utilizzano il gioco interattivo Roblox per proporre a decine di milioni di giocatori le loro collezioni phygital. Anche Adidas Originals è sbarcata nei mondi virtuali su blockchain e ha da poco acquistato uno spazio nel metaverso di The Sandbox. Niente metaverso, invece, per H&M. Almeno per il momento. La voce dell’apertura di uno store nel metaverso è stata smentita con un tweet da Ceek e successivamente anche dal portavoce del colosso del fast fashion svedese.


GETIR SI PRENDE LA RIVALE BRITANNICA WEEZY

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etir, azienda leader nel delivery ultraveloce della spesa, continua la sua espansione. La startup turca, che a settembre 2021 è approdata anche in Italia dove consegna in pochi minuti (per il momento solo a Milano) la spesa a domicilio, alla fine del 2021 ha acquisito la startup inglese Weezy, prima realtà del Regno Unito a proporre il quick-commerce, con un ampio assortimento di prodotti freschi e locali. Weezy, fondata due anni fa da Kristof Van Beveren e Alec Dent, ha registrato una crescita vertiginosa durante la pandemia. Ora ha oltre 700 dipendenti, numero che include anche i riders, stipendiati dalla stessa Weezy. Insieme a Getir, conterà più di 4.000 dipendenti a livello globale.

MACY’S AVANZA CON LE CHIUSURE NEGLI STATES

USA: WALMART ESTENDE IL SERVIZIO INHOME

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l gigante americano del retail Walmart ha annunciato che estenderà il suo servizio di consegna InHome a un totale di 30 milioni di famiglie e raggiungerà anche grandi metropoli come Los Angeles e Chicago. Il servizio InHome, nato nel 2019, consente agli “shopper” Walmart di entrare direttamente nelle case e di consegnare la spesa fresca nel frigorifero anche quando i proprietari non sono presenti. Una webcam al collo dello shopper permette ai clienti di osservare da remoto la consegna all’interno della loro casa. Il servizio InHome di Walmart costa 19,95 dollari al mese. Il colosso della spesa ha dichiarato che assumerà 3.000 dipendenti per supportare questa nuova espansione.

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acy’s prosegue il suo piano triennale di riposizionamento negli Usa, che comprende anche la chiusura di alcuni negozi della rete fisica. A gennaio, il colosso ha diramato un elenco con una dozzina di nuovi store che verranno abbandonati, nel corso del primo trimestre dell’anno. L’elenco comprende anche uno store The Blooomingdale all’interno dell’outlet Miromar, in Florida. “I negozi restano una parte fondamentale del nostro sistema omnichannel, ma il business evolve e dobbiamo ottimizzare e riposizionare la rete per supportare la crescita e aumentare la quota di mercato” ha detto un portavoce. Nel complesso, entro il 2023, il piano prevede la chiusura di circa 125 negozi.

BOOM CRUMBL COOKIES: 180 NEGOZI APERTI IN PANDEMIA

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on oltre 300 punti vendita aperti in 4 anni in 36 stati, Crumbl Cookies, l’insegna di cookie farciti conquista gli States. Dall’inizio della pandemia, il brand americano che propone più di 170 gusti di biscotti ha inaugurato 180 nuovi negozi, segno che il dolcetto non conosce crisi, e altri ne stanno aprendo: circa 8-10 a settimana. Il CEO e co-fondatore Jason McGowan che ha finanziato la società senza investitori afferma che l’obiettivo è di crescere rapidamente in tutta la nazione e di aprire altri punti vendita tra 600 e 750 entro la fine del 2022. Fin dall’inizio della sua attività, l’azienda ha sostenuto la sua traiettoria di crescita con un forte investimento in tecnologia, fondamentale per gestire i laboratori e i forni per la cottura perfetta, i tempi di consegna, l’app, le recensioni, il servizio clienti. Per ottenere ulteriori feedback, Crumbl Cookies attraverso la sua app invia un messaggio ai clienti chiedendo informazioni sulla loro esperienza e dando loro l’opportunità di caricare una foto del loro ordine. La catena condivide questi dati con i suoi partner in franchising. Attraverso queste metriche, gli operatori possono vedere le loro prestazioni rispetto ad altri e migliorare il servizio. gennaio · febbraio 2022 | retail food

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f International News LULULEMON DI CORSA, APRE ANCORA A HONG KONG

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ululemon, brand canadese di abbigliamento sportivo e athleisure, apre il suo nono store a Hong Kong, il primo fronte-strada nella città asiatica. Il nuovo punto vendita è su due piani e occupa una superficie 350 mq del vivace quartiere di Central. “Siamo entusiasti di lanciare il nostro primo negozio street-front a Hong Kong su Queen’s Road Central”, ha dichiarato Gareth Pope, Senior Vice Presidente di Lululemon Asia Pacific. “L’apertura della nona sede a Hong Kong e dell’88° negozio nella regione sottolinea la forza di questo mercato e il nostro slancio di crescita nell’area asiatica. Stabilire la nostra presenza in questo luogo iconico ci avvicinerà ancora di più alla nostra community”. Dopo l’annuncio nel 2020 dell’acquisizione di Mirror – start up di fitness proprietaria di un dispositivo per il fitness online in realtà aumentata – e l’inserimento dello “specchio virtuale” in 40 store in Canada, Lululemon continua la sua inarrestabile crescita in Asia, Uk e punta a rafforzare anche la sua presenza in Europa. Il gruppo canadese di abbigliamento sportivo ha, infatti, appena aperto nuovi punti vendita a Londra e a Dublino e oggi sfiora i 500 store nel mondo.

IN OLANDA ECCO GLI STORE AUTOMATICI DI JD.COM

STARBUCKS E AMAZON GO: PRIMO PICKUP CAFÈ A NY

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tarbucks ha aperto a New York il suo primo Pickup Cafè in collaborazione con Amazon Go. Lo store si avvale della funzione “ordina in anticipo” dell’app Starbucks e della tecnologia Just Walk Out di Amazon Go. Il risultato è un’esperienza di pagamento semplice e un servizio di consegna veloce che avviene in una lounge ampia e moderna con spazi di lavoro individuali e tavoli con prese di corrente e porte USB. Il nuovo negozio offre il menu Starbucks completo e un assortimento di cibi e bevande DI Amazon Go, tra cui insalate, panini, prodotti da forno e snack al quale, però, si accede solo attraverso l’app Amazon, passando la carta di credito sul totem-scanner oppure il palmo della mano per chi è già registrato al programma Amazon One.

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l colosso cinese dell commercio elettronico JD.com lo aveva promesso, ed è stato di parola. Lo sbarco in Europa è arrivato, con l’apertura dei primi store completamente automatici in Olanda. Per la precisione, si tratta di due pick-up points a Leida e Rotterdam, mentre altri due a Utrchet e Amsterdam sono già in rampa di lancio. Il brand scelto per quest’avventura europea è Ochama (acronimo che sta per “omnichannel” e “amazing”). I negozi-robot offrono sia food sia non food e si parla di un assortimento di 7.000 referenze. Jd.com, accreditato come il terzo retailer on line al mondo, è noto anche nel settore travel retail per la sua joint venture con Lagardere Travel Retail. Per gli utenti che prenotano il prodotto dal cellulare, quasi sempre viene assicurata la reperibilità in giornata.

JACK IN THE BOX-DEL TACO, FUSIONE DA MEZZO MILIARDO

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ack in the Box, catena di ristoranti specializzata in hamburger e stake, ha acquisito per 575 milioni di dollari la catena di cibo messicano Del Taco. Entrambi i brand sono molto forti in California e hanno qualche appendice al di fuori, come Nevada, Arizona e Texas. Oltre alla presenza geografica simile, entrambi devono buona parte dei loro ricavi al segmento “drive-thru”. L’integrazione permetterà al gruppo di crescere, per ora mantenendo i brand ben separati. Per farsi un’idea della dimensione, Jack in the Box è diverse volte più piccolo rispetto ai vari McDonald’s e Burger King, mentre Del Taco è circa un decimo del big Taco Bell. “L’unione ci porterà a godere di economie di scala e pensiamo che potremmo iniziare lo sviluppo in tutto la nazione” hanno commentato i manager.

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retail food | gennaio · febbraio 2022


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retail food | gennaio · febbraio 2022


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