INNOVATION ON THE ROAD [EXPLORE, CHANGE, STAND OUT TO THE WORLD]
#CORONAVIRUS TUTTO CAMBIERÀ? Luca Signorin* Niente sarà come prima. Forse non abbiamo ancora raggiunto la consapevolezza, ma questa crisi ci costringerà a cambiare ed a rivedere tutto in una ottica diversa. Da sempre sento parlare del “fallimento del Sistema Italia”, un sistema economico perennemente sull’orlo del collasso e sempre costretto ad affrontare situazioni di emergenza. Dal settore dei trasporti con Alitalia ed AirItaly, fino alle crisi bancarie (Banca Popolare di Bari l’ultima in ordine cronologico), passando per le crisi di ILVA e Whirlpool, senza contare le “scontate” emergenze generate dalla fragilità del nostro territorio (ponti crollati, frane, smottamenti e terremoti). Già queste sarebbero sufficienti per non annoiarsi ma, per non farci mancare nulla, abbiamo anche una emergenza sanitaria da dovere affrontare ed in questo ultimo contesto emerge tutta l’instabilità del Sistema Italia nel suo aspetto più intimo, evidenziando uno scarso (forse inesistente) senso etico ed un basso livello culturale. Che siamo un paese fermo, lo sento dire troppo spesso. Ora che veramente SIAMO TUTTI FERMI, abbiamo il tempo necessario e sufficiente per pensare a come e da dove ripartire. Questo virus si sta dimostrando molto più forte di qualsiasi superpotenza e sta mettendo in discussione il modello di organizzazione economica in cui viviamo. Il Welfare State in cui siamo avrebbe dovuto essere il giusto compromesso tra i modelli capitalisti e socialisti del XIX secolo ed invece ci troviamo ad uno scenario alla deriva. Viviamo una crisi delle economie private dove l’eccessiva regolamentazione governativa non facilita lo sviluppo economico, congiunta ad una crisi della economia pubblica gravata da una incapacità 72
EDITORIALE DELFINO
di gestire direttamente le attività produttive dello Stato. Dopo anni di tagli in nome della Spending Review, subiamo le restrizioni al minimo di quelle che dovrebbero le estensioni universalistiche dell’assistenza sociale (sussidi di disoccupazione, pensioni e assistenza sanitaria). Questo virus è un attacco democratico sia al potere che alla libertà personale, non fa distinzioni di genere e non considera classi e privilegi. Ci ritroviamo improvvisamente con il capitalismo ammanettato e con la propria libertà di azione a controllo che viene a mancare. Nonostante la presenza e la disponibilità dei mezzi di produzione non trova il modo di gestire il motore il primario costituito dalla forza lavoro. La forza del mondo industriale, globalizzato e delocalizzato in nome del contenimento dei costi, si trova inerme e obbligato ad affrontare difficoltà ed imprevisti che non trovano soluzione semplice ed immediata. A questa debolezza del capitalismo però manca la contrapposizione del socialismo come veicolo per la ricostruzione del senso di comunità. In questa crisi ci siamo accorti che il perseverare nel nostro individualismo collettivo ci ha fatto dimenticare il significato di quei valori che sono stati protagoni-