INFORMANDO [SCENARI DI INFORMATION & DIGITAL TECHNOLOGIES]
SMART WORKING. LO CONOSCIAMO VERAMENTE? Massimo Nannini* Smart working, di questi tempi ne abbiamo tutti sentito parlare ed i più fortunati ne hanno potuto usufruire spinti se non obbligati dalla stringente necessità di rimanere a casa per limitare la diffusione del virus. Ma abbiamo capito veramente cosa significa effettivamente questa definizione? Prima di tutto smart working non è sinonimo di lavoro flessibile né tanto meno di telelavoro, spesso poi associato alla figura del libero professionista/freelance che per definizione presta la sua attività lavorativa con orari flessibili ed applicativi software che gli permettono di lavorare ovunque si trovi. Allo stesso modo lo smart working non è da confondere con la possibilità di lavorare qualche giorno della settimana al di fuori della sede abituale, oppure ancora lavorare in modo “flessibile”, applicando questa flessibilità a concetti temporali, spaziali oppure ancora contrattuali. Ma quindi che cosa è lo smart working? Personalmente ritengo sia corretto associare il concetto di smart working al concetto di Agile working visto come insieme di pratiche che permettono alle organizzazioni di stabilire la forza lavoro ottimale ed usufruire dei benefici generati da una sempre maggiore integrazione tra risorse e domanda di servizi, produttività incrementale e capacità di attrarre e talenti. Nelle moderne organizzazioni, l’Agile working riflette poi l’approccio dell’Agile Project Management, ossia la metodologia agile per la gestione dei progetti, molto utilizzata oggigiorno in ambito software development, ma che viste 74
EDITORIALE DELFINO
le sue peculiarità, può risultare efficacie ed efficiente nella gestione di progetti non strettamente legati al software. Un nuovo approccio Smart working dunque come definizione di un nuovo modo di lavorare e di collaborare all’interno di una organizzazione in cui alla base troviamo tre elementi fondamentali: • la revisione delle leadership e del rapporto tra manager e collaboratore passando dal concetto di controllo al concetto di fiducia. (BEHAVIORS) • il ricorso a tecnologie collaborative quali software, piattaforme e dispositivi che permettano la facile condivisione della conoscenza e non delle informazioni come erroneamente pensiamo. (BYTES) • la riorganizzazione del layout degli spazi di lavoro con l’ottica di pensare all’ufficio come spazio ove potersi incontrare avendo così la libertà di scegliere il luogo da cui lavorare. (BRICKS) Questo nuovo approccio pone al centro dell’organizzazione la persona, facendo convergere le necessità e gli obbiettivi personali con quelle dell’organizzazione spostando di fatto il baricentro del rapporto verso la responsabilizzazione del lavoratore. Così facendo il lavoratore diventa proprietario del proprio lavoro e consapevole dei risultati da raggiungere. Tutto ciò implica un significativo cambio di paradigma nel modo pensare le strutture organizzative aziendali, il lavoro e la gestione dei processi