Storia Apuane: magia d'inverno in vesti invernali, vie di roccia estive. C’è stato inoltre il contributo dei pisani Amoretti e Di Vestea negli anni Venti, poi una fase di stasi e fino agli anni Sessanta non ci sono state salite importanti. Dopo cos’è scattato? Nel 1960 Cosimo Zappelli al Pizzo delle Saette apre un itinerario di gran classe. Nel ‘62 Sorgato, Rulli e Zaccaria realizzano la prima invernale della OppioColnaghi al Pizzo d’Uccello. Nel marzo del ‘67 Crescimbeni, Verin e Verbi salgono la Biagi-Nerli. Alcuni lucchesi, tra cui Marcello Pesi, Roberto Da Porto e Francesco Pollastrini, hanno cominciato a fare cose nuove, intuendo che conveniva segare i manici delle piccozze. Da Porto era stato al Ben Nevis con Grassi e Casarotto, forse ha copiato dagli scozzesi queste picche di 50 cm. Nell’altra mano, un chiodo da ghiaccio come secondo attrezzo. La salita simbolo di questa tecnica è stata la Nord-Est della Pania Secca: anziché seguire la linea estiva, Pesi e Da Porto sono rimasti in aperta parete, con muretti fino a 90 gradi. Poi nel ‘70 c’è stata la prima ripetizione della Via dei Genovesi al Pizzo d’Uccello: il livello tecnico cresceva, ma si cercava di pulire gli appoggi per salire a mani nude... Ancora non si conosceva la piolet traction. Quando è stata adottata? Nel 1969, ma i primi si sono ritrovati ad usarla senza saperlo...
Alberto Benassi nella ripetizione della Via dei genovesi sulla nord del Pizzo d’ Uccello. Foto: Arch. A. Benassi Pania della Croce salendo la classica via Amoretti-Di Vestea al Colle della Lettera. Foto: Mario Zorrone
Alberto Benassi Via dei genovesi, Pizzo d’Uccello. Foto: Arch. A.Benassi
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autore dell’incantesimo è il mare: dalla Pania dista meno di venti km, gli sbalzi di temperatura sono rapidi. La neve si scioglie e rigela, si crea un ghiaccio che non è mai vetroso come quello di cascata. Come è iniziata l’esplorazione delle Apuane in inverno? I primi, accompagnati da guide del Nord, sono stati gli inglesi a fine Ottocento: Utterson Kelso, Freshfield... Firenze era capitale e sede universitaria, giravano molti anglosassoni e da lì vedevano le Apuane all’orizzonte. Il livello era basso, si cercavano canali facili. A inizio Novecento i liguri Figari e Questa hanno cominciato a ripetere,
In che senso? Francesco Cantini e Marco De Bertoldi stavano aprendo al Pizzo d’Uccello la Via di sinistra del 1969. Sull’ultimo tiro hanno trovato 40 metri di ghiaccio fino a 80 gradi. Allora hanno improvvisato una piolet traction in anticipo sui tempi, utilizzando due picche. È stato un exploit, anche se non gli hanno poi dato peso. Così è passato in sordina... C’è voluta un’evoluzione di una decina di anni perché si andasse a scovare linee di goulotte. Era un’altra mentalità: anziché cercare la roccia, o affrontare una cascata trovata per caso, si puntava a linee che dessero continuità all’ascensione. Nel 1980 i lucchesi Luca Dini e Faliero Macarini salgono i 300 metri del Couloir Nord della Roccandagia, estrema per l’epoca. Una delle spinte maggiori, nei primi anni Ottanta, è stata una serata a Pietrasanta con Gian Carlo Grassi, che ci ha aperto la mente.