Il Giardiniere 029 Luglio - Agosto 2021 completo

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PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI

giardiniere N° 029

IL

Luglio – Agosto 2021

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In copertina un progetto coordinato da Mario Tedeschi, capo giardiniere di Hortensia Garden Design, protagonista della cover story

+PROGETTO

Architettura fa rima con natura in un nuovo complesso di Merano

+PIANTE

LA NUOVA RIVISTA PER IL GIARDINIERE

Urge una pianificazione condivisa tra vivaismo e giardinaggio professionale SERVIZIO A PAG. 31

FOCUS MOTOSEGHE Come cambia la regina delle attrezzature per la cura degli alberi

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EDITORIA LE | 1

Il numero di luglio-agosto è sempre un po’ particolare. Viene scritto in piena estate – quest’anno falcidiata dai devastanti effetti del cambiamento climatico – ma guarda già all’autunno. Se dovessi condensarlo in un’unica parola, userei il termine “attenzione”. Intesa non come monito allo stare in guardia, ma nel suo significato di cura, di sguardo attento. Il perché lo scoprirete sfogliandolo. Anticipo solo che, a pag. 12, troverete l’intervista al capo giardiniere di Hortensia Garden Design, Mario Tedeschi, che si prende a cuore i suoi collaboratori e fa di tutto per accontentare i committenti. A pag. 16 Valerio Pasi continua, con la sua consueta competenza, nell’approfondimento tecnico dedicato ai tappeti erbosi: dopo aver visto sullo scorso numero le operazioni preliminari, la semina e la concimazione, si concentra ora sulle principali patologie a cui è soggetto il prato, illustrando le soluzioni per mantenerlo in salute. Più attenzione di così!

E poi cura assoluta degli spazi verdi nel progetto presentato a pag. 22: si tratta di un nuovo complesso abitativo a Merano progettato da Pohl Immobilen e dallo studio viennese DMAA. Un autentico ritorno alla natura, espresso anche dalla disposizione degli elementi architettonici. E ancora, alzi la mano chi non mette il massimo dell’attenzione nella scelta delle motoseghe? Ecco, il focus di questo numero è proprio su questa tipologia di attrezzature con una breve panoramica delle principali aziende del settore. E poi ancora molto altro, ma stop, mi taccio. Noi ci mettiamo tanta cura nella costruzione della nostra rivista, speriamo davvero che, nel leggere le nostre parole, questa attenzione arrivi a voi. Come stimolo a dare sempre del proprio meglio – ciascuno nel proprio ruolo – e a tutelare la meravigliosa professione del giardiniere.

di Francesco Tozzi

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EDITORIA LE | 2

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DIVIDE ET IMPERA

ualche giorno fa ho fatto una ricerca su Google per capire quante associazioni di giardinaggio siano presenti sul territorio e sono rimasto basito dal risultato. Senza entrare nei particolari, si tratta di un fiume di risorse che, abbandonato il percorso principale, si disperdono in mille rivoli sempre più deboli, diventando di fatto piccole associazioni locali destinate a non crescere o, nel peggiore dei casi, a scomparire. Un problema, questo, tutto nostro: fare associazione tra professionisti sembra pura utopia nel nostro Paese, a meno di non essere ingabbiati per legge o con la promessa di vantaggi economici o di “cartello”; allora, in questi casi, con fatica, ci si consorzia, ci si allea e si trova il collante per stare insieme. Il giardino dovrebbe insegnarci l’importanza delle consociazioni tra piante, della collaborazione tra insetti utili e parassiti, l’arricchimento costante del terreno per renderlo fertile e produttivo. E invece, difficilmente abbiamo imparato, o impariamo, dal nostro mestiere, sempre troppo presi a farci la guerra tra giardinieri, dimenticandoci di quanto potremmo essere realmente forti e incisivi, uniti da un unico interesse comune: creare il bello e difenderlo! Purtroppo, la regola che vige è divide et impera. Nulla di meglio per creare attriti e rivalità, mentre collaborare e comunicare, sotterrando l’ascia di guerra, sarebbe un vero atto rivoluzionario.

Nei miei numerosi anni di attività ho assistito a diversi tentativi di associazionismo e, io stesso, in collaborazione con alcuni colleghi, ho provato a mettere insieme diverse realtà; diverse, ma unite tutte dallo stesso scopo: migliorare, con un confronto continuo, la nostra professione. Il risultato anche in questo caso è stato un naufragio totale e le falle sono state provocate da individualismo, presunzione, incapacità di fare squadra, solo per citare alcuni degli ostacoli più insormontabili. Ha senso creare divisioni all’interno di una professione caratterizzata da molte sfumature? Ha senso perdere lungo il percorso risorse e capacità? Ha senso, in una professione ricca e colorata come la nostra, creare associazioni che lavorano ognuna in una direzione differente? La risposta, per quanto mi riguarda, è semplice e credo seriamente nel tentativo di creare un dialogo tra le persone, mettendo poi sul tavolo l’interesse condiviso; è prioritario provare a costruire

Il giardino dovrebbe insegnarci l’importanza delle consociazioni tra piante, della collaborazione tra insetti utili e parassiti, l’arricchimento costante del terreno per renderlo fertile e produttivo 6

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Gli uomini si dividono in quelli che costruiscono e quelli che piantano. I costruttori concludono il loro lavoro e, presto o tardi, sono colti dalla noia. Quelli che piantano sono soggetti a piogge o tempeste, ma il giardino non cesserà mai di crescere Paulo Coelho

nuovamente un luogo comune nel quale stare, nel quale trovarsi e confrontarsi, nel quale trovare supporto e stimoli nuovi. Siamo indietro anni luce rispetto a quello che succede al di là delle Alpi. E non parlo di chissà quali regole o tecnologie, ma semplicemente di alcune voci di un paio di statuti che ho avuto modo di leggere, i quali recitano che gli scopi associativi, prima di tutto, sono di supporto alla categoria e al miglioramento della professione. Ecco, basterebbe questo per iniziare. Quale può essere la direzione? Senza dubbio mettere da parte attriti e personalismi di ogni genere: non è necessario starsi per forza simpatici – nemmeno nelle più grandi società per azioni funziona così – ma avere uno scopo comune, un focus da raggiungere che ci identifichi nel percorso.

Credo che solo così ci sarà in futuro la possibilità di poter parlare di associazioni di giardinieri, ma anche di consorzio tra giardinieri, rispettando le differenze regionali a livello climatico e sociale, ma riuscendo comunque a essere forti e compatti verso l’unico vero interesse comune: restituire a questa professione la dignità che merita e soprattutto il suo ruolo fondamentale di creatrice e curatrice di bellezza. Noi siamo l’unica soluzione, non esiste formula o tecnologia, bisogna semplicemente tornare al Giardino, e da lì ricominciare a costruire.

di Sandro Degni

Noi siamo l’unica soluzione, non esiste formula o tecnologia,

bisogna semplicemente tornare al Giardino, e da lì ricominciare a costruire

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Il cantiere

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Come un ponte…

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Tappeto erboso, prevenire e curare

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Architettura fa rima con natura

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La regina della cura degli alberi

di Daniela Stasi

di Valerio Pasi

di Nora Adamsberg di Anita Cavalli

Vai su radiogarden.it e ascolta IL giardiniere Voice! Lo trovi nella sezione “giardinieri”

gestione

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Banco di prova

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Il giardino di Villa Mirabello

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Pianificare, pianificare, pianificare

di Massimiliano Marzorati a cura degli studenti del corso per Esperto di giardini e parchi storici della Scuola Agraria del Parco di Monza

di Marta Meggiolaro

sCOPERTE 40 Verso il giardiniere certificato

SOMMARIO N°029

di Daniela Stasi, foto Fondazione Minoprio

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Testare i prodotti sul campo

di Irene Nuvola

44 Les fleurs gagnantes

di Costanza di Matteo

46 Dai binari nascono i fior

di Viola Delfino, foto di Rodolfo Gentili


N˚ 029 LUGLIO / AGOSTO 2021 DIRETTORE RESPONSABILE Francesco Tozzi / f.tozzi@laboratorioverde.net RESPONSABILE EDITORIALE Daniela Stasi / d.stasi@laboratorioverde.net IN REDAZIONE Alice Nicole Ginosa

di Francesco Tozzi

06 Editoriale/2

testo di Sandro Degni

30 News 47 Prontuario

di Lucio Brioschi

50 L’opinione

di Anna Zottola

GRAFICA Testo&Immagine snc / testoeimmagine@fastwebnet.it PRODUZIONE E SEGRETERIA Katiuscia Morello / k.morello@laboratorioverde.net PROMOZIONE E SVILUPPO Matteo Ragni / m.ragni@laboratorioverde.net Stefano Carlin / s.carlin@ laboratorioverde.net STAMPA Press Up - via Caduti sul lavoro 36, Settevene (VT) DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Edizioni Laboratorio Verde srls, via E. Cosenz 35, 20158 Milano Tel. +39 02 4244 8445 info@laboratorioverde.net | www.laboratorioverde.net Flortecnica e vivaismo, periodico mensile registrato presso il Tribunale di Piacenza n. 275 del 8/03/1977 – n. R.O.C. 15/171. Spedizione Posta Target Magazine autorizzazione LOMBARDIA/00202/02.2014/CONV.

e d i z io n i

rubriche 05 Editoriale/1

COLLABORATORI Nora Adamsberg, Jessica Bertoni, Lucio Brioschi, Anita Cavalli, Sandro Degni, Viola Delfino, Massimiliano Marzorati, Costanza di Matteo, Marta Meggiolaro, Irene Nuvola, Valerio Pasi, Rachele Pozzato, Matteo Ragni, Anna Zottola

Laboratorio

verde

Casa editrice specializzata nei settori florovivaismo, garden e interior AMMINISTRATORE UNICO Francesco Tozzi SEGRETERIA GENERALE Katiuscia Morello Edizioni Laboratorio Verde srls edita i seguenti prodotti: • GreenUp • Flortecnica e vivaismo • Agenda del Verde • I Quaderni di greenup • Calendario del Verde Rappresentante e collaborazioni: • floorewall.com Edizioni Laboratorio Verde srls, titolare del trattamento dei dati relativi ai destinatari della presente pubblicazione, informa che le finalità di tale trattamento sono rivolte a consentire l’invio della presente rivista, e/o altre di propria edizione, allo scopo di agevolare l’aggiornamento dell’informazione tecnica, nonché alle operazioni necessarie alla gestione amministrativa e contabile dell’abbonamento. Edizioni Laboratorio Verde srls riconosce e garantisce ai medesimi destinatari i diritti di cui all’art. 7 del D.Lgs. 196/03.

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CONTRIBUTI

JESSICA BERTONI Consulente e collaboratrice. Laureata in Economia e Commercio, abilitata alla professione di dottore commercialista, sulle nostre testate ci svela, in modo semplice e diretto, come si può stare sempre informati anche sui temi più ostici. Suoi gli argomenti economici, finanziari e amministrativi.

CAMILLO DE BENI Dottore agronomo e specialista nella gestione agronomica dei manti erbosi, con una ventennale esperienza nell’uso di prodotti naturali e biologici per la cura del verde ornamentale in ambito pubblico e privato. Ha contribuito, già dalla fine degli anni ’90, a introdurre e sviluppare protocolli per l’uso di biotecnologie e di metodologie finalizzate all’incremento di bio-fertilità nei terreni, con l’applicazione di micorrize, batteri benefici, antagonisti naturali per le patologie fungine e biostimolanti per l’incremento della vitalità nelle piante e nei manti erbosi.

Sandro Degni

VALERIO PASI

La sua formazione ha inizio con il corso di realizzazione e manutenzione per parchi e giardini della Scuola Agraria del Parco di Monza, al quale segue nel 1998 la fondazione dell’azienda 100giardini. Lavora con diversi studi di architettura e garden center di Milano e provincia. Nel 2013 con il gruppo di professionisti Giga-G realizza il progetto “Locus genii”, vincitore del Festival Internazionale dei Giardini nel parco del Domaine di Chaumont-sur-Loire, in Francia. Fonda poi lo studio di progettazione Verde Officina.

Dottore agronomo, da più di 20 anni si occupa principalmente di verde ornamentale e di pianificazione del territorio per gli aspetti legati all’agricoltura e alle foreste. Diversi gli ambiti: consulenza agronomica, di lotta integrata e biologica alle aziende di produzione nel settore florovivaistico, orticolo e dei piccoli frutti; valutazione dei rischi legati alla stabilità degli alberi pubblici e privati; attività inerenti le trasformazioni territoriali quali quelle di boschi, progetti del verde, sistemazioni idraulico-forestali; consulenza alle pubbliche amministrazioni.

MATTEO RAGNI

Anna Zottola

Si è diplomato presso la Scuola di Minoprio come agrotecnico, e dopo aver seguito due progetti di sviluppo agricolo prima in Kosovo e poi in Libano, è rientrato in Italia e si occupa di rappresentare alcune aziende israeliane e olandesi leader nella produzione di giovani piante. Lavora anche come consulente per imprese floricole e vivaistiche, soprattutto in materia di scelte assortimentali e piani colturali. Da oltre cinque anni è, prima collaboratore, poi consulente tecnico-editoriale per le riviste GreenUp e Flortecnica e vivaismo di Edizioni Laboratorio Verde.

La passione per le piante e per le tematiche socio-educative si conciliano dopo la laurea in Scienze Agrarie con una lunga esperienza di ricerca, docenza e poi gestione della Scuola di Minoprio. Creando la filiera formativa completa, ha tessuto reti nei settori a indirizzo vegetale. Tra i premi: il “Memorial Fabio Rizzi”, il riconoscimento alla carriera in occasione di Myplant & Garden e da Regione Lombardia per l’eccellenza dei risultati raggiunti. Ora collabora con enti e organizzazioni per progetti di formazione e sviluppo del verde.

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IL CANTIERE | in copertina

Mario Tedeschi, il protagonista dell’intervista di questo numero.

Come un pon t

…tra la progettazione e la realizzazione. Si definisce così Mario Tedeschi, capo giardiniere di Hortensia Garden Design. Ed è proprio così, da lui prende forma la gestione operativa di ogni lavoro. In una piacevole chiacchierata ci ha svelato le peculiarità del suo ruolo di Daniela Stasi TEMPO DI LETTU R A: 8 minuti

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Q

uando pensiamo a chi intervistare in queste pagine, che ormai da qualche tempo aprono ogni numero della nostra rivista, cerchiamo di scegliere giardiniere e giardinieri che possano rappresentare, ciascuno a modo loro, l’enorme e sfaccettato mondo del giardinaggio professionale – chi frequenta altri settori, non si rende conto di quanto sia vario l’universo dei professionisti del verde. Questa volta abbiamo optato per un capo giardiniere, ruolo interessante da indagare, e abbiamo fatto una piacevole e interessante chiacchierata con Mario Tedeschi dello studio milanese di progettazione e realizzazione giardini Hortensia Garden Design (www.hortensia. it). L’intervista – finalmente – è avvenuta in presenza, debitamente a distanza, seduti intorno a un tavolone. Mario, aria pacata e sorriso costante, ci ha raccontato quali sono le sue responsabilità nei confronti dei suoi collaboratori, dei clienti e dei progettisti, che contano su di lui per vedere

realizzate le loro idee. Un ponte, così si è definito, tra la progettazione e la realizzazione. Lasciamo la parola a lui. Come e perché hai deciso di diventare giardiniere? Nel lontano 1992 mi sono diplomato all’istituto tecnico agrario, scelto perché da sempre mi piaceva stare all’aperto e a contatto con gli animali. Dopo la maturità ho tentato altre strade, nel negozio di famiglia e frequentando diversi corsi per poter lavorare al computer. Ma il desiderio di avere a che fare con la natura era più forte, così ho cercato lavoro nel settore del verde, prima in un negozietto di piante e poi come giardiniere presso una grande azienda. Ho lavorato un solo giorno e me ne sono andato: non avendo dimestichezza con la pala, il piccone e la carriola, non ho calibrato bene le forze


Nelle foto alcuni dei progetti realizzati da Hortensia Garden Design, coordinati nella fase realizzativa da Mario Tedeschi.

n te…

e alla sera ero distrutto. Passato lo sconforto iniziale, ci ho riprovato. E da lì non ho più smesso. Ho lavorato in diverse realtà e ho imparato il mestiere di giardiniere: a riconoscere le piante, potarle, rinvasarle e i modi per faticare meno e non farsi del male. Questo aspetto sembra scontato ma non lo è. In un lavoro come il nostro, è importantissimo tutelare il proprio corpo, altrimenti lo si logora presto. Il corpo, nel tempo, reagisce a seconda di come ti muovi, di come sollevi i pesi, di come sforzi la schiena. Nella mia vita lavorativa c’è anche una parentesi di una decina di anni in cui ho aperto una società, ma poi sono tornato a fare il dipendente, fino ad arrivare, nel 2013, a Hortensia.

Oggi sei capo giardiniere, nel dettaglio di cosa ti occupi? Ho il compito di curare le richieste dei clienti e di spiegarle ai giardinieri, indirizzandoli su come lavorare al meglio, meno faticosamente e con la migliore resa. Il tuo ruolo quindi è meno operativo? Sì, è più di carattere gestionale. Di tanto in tanto lavoro anche io in giardino altrimenti morirei – sorride – ma la mia giornata-tipo è scandita da preventivi, scelta delle piante e dei materiali di complemento (attività che svolgo insieme al mio

Ho imparato il mestiere di giardiniere: a riconoscere le piante, potarle, rinvasarle e i modi per faticare meno e non farsi del male.

In un lavoro come il nostro, è importantissimo tutelare il proprio corpo, altrimenti lo si logora presto N°029

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IL CANTIERE | in copertina

Sei un giardiniere e vuoi raccontarci la tua storia? Scrivi a

collaboratori, dare loro le indicazioni più corrette per lo svolgimento del lavoro, sia ai clienti e alle loro esigenze. E spesso avere a che fare con alcuni clienti non è semplice, pensano alle piante come a degli oggetti, dimenticandosi che si tratta di esseri viventi che hanno bisogno di cura. Quella dimenticanza purtroppo genera spesso richieste bizzarre.

d.stasi@laboratorioverde.net

Quale o quali i tuoi punti di forza? Avere già in mente come va svolta l’attività. Nel tempo, con l’esperienza, ho acquisito la capacità di avere una visione d’insieme: riesco a comprendere la richiesta del cliente, l’obiettivo del nostro intervento e a visualizzare le varie fasi in cui suddividere il lavoro.

collega Nicola) e coordinamento delle tempistiche per l’arrivo in cantiere di tutto ciò che occorre per costruire il terrazzo o il giardino. Oltre alla calendarizzazione della manutenzione ordinaria. Mi interfaccio con i clienti e con gli architetti, sono una sorta di ponte tra la progettazione e la realizzazione; e naturalmente con i giardinieri, una decina di persone, suddivise in più squadre, di solito a coppie. Quali sono le principali criticità nel tuo lavoro? Ricordarsi tutto! In un giorno è necessario coordinare più squadre e più cantieri, dalla realizzazione alla manutenzione. Devo prestare la massima attenzione sia ai miei

La mia più

grande soddisfazione sul lavoro è vedere uno spazio trasformato, da zero ad area verde, o da giardino o terrazzo trascurato a luogo rinato

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N°029

Come definiresti il mestiere di giardiniere oggi? Negli anni ho notato un grande cambiamento nei giardinieri. Oggi la maggior parte studiano, vogliono imparare, si aggiornano. Il giardiniere oggi non è più quello che fa tutto il giorno lo stesso lavoro: oltre a conoscere le piante e le loro esigenze, deve avere competenze trasversali, di idraulico, agronomo, muratore, progettista. Deve essere anche un po’ meteorologo, affrontare le conseguenze del cambiamento climatico che, volente o nolente, si riflettono sui giardini. Tra la visione ideale dell’essere giardiniere e la realtà dei fatti trovi dissonanze? Diciamo che mi capita ancora di conoscere giardinieri che hanno difficoltà a considerare le piante qualcosa di vivo e ad adattarsi ai cambiamenti. Secondo me dipende davvero tanto dal luogo e dalla realtà in cui si lavora: c’è una grande differenza, per esempio, tra chi opera a Milano o in altre grandi città e chi in provincia e tra chi lavora per il pubblico e chi per il privato. Cosa è prioritario per te nel giardinaggio professionale? La formazione, innanzitutto. Sull’uso dei fitofarmaci, sull’utilizzo di prodotti naturali, sull’aggiornamento delle normative in materia di opere verdi. Infine, qual è la tua più grande soddisfazione sul lavoro? Vedere uno spazio trasformato, da zero ad area verde, o da giardino o terrazzo trascurato a luogo rinato.



IL CANTIERE | tecniche

Infestanti e sclerotinia.

Proseguiamo l’approfondimento tecnico sul prato, concentrandoci sulle principali patologie a cui è soggetto. Ecco come schivare le problematiche e come affrontarle di Valerio Pasi TEMPO DI LETTU R A: 12 minuti

E

ccoci al “secondo capitolo” della serie di approfondimenti sulle regole di base per l’impianto e la cura del tappeto erboso residenziale. Dopo aver visto sullo scorso numero (a pag. 16) le operazioni preliminari, la semina e la concimazione, in questo articolo ci concentriamo sulle principali patologie a cui è soggetto il prato. Dopo averle descritte, illustriamo le soluzioni per un manto erboso in salute.

IN PRIMAVERA E AUTUNNO

Durante la stagione di crescita del tappeto erboso si possono manifestare patologie che vengono favorite dall’aumento delle temperature e dell’umidità dell’aria. Una patologia frequente nella stagione primaverile è causata dalla Scletotinia homeocarpa, che si manifesta con la comparsa di macchie tondeggianti abbastanza regolari delle dimensioni di una moneta, da cui il nome inglese

Tappeto er 16

prevenire e c u N°029


Durante la stagione di crescita del tappeto erboso si possono manifestare patologie che vengono favorite

dall’aumento delle temperature e dell’umidità dell’aria di Dollar spot. Il fungo attacca solo i tessuti fogliari e l’erba colpita si dissecca. È più frequente su varietà sensibili di loietto e poa con clima umido, abbondante e persistente rugiada e carenza di azoto. Il patogeno riesce a permanere nel tappeto erboso all’interno dei residui vegetali che costituiscono il feltro. Un’altra patologia tipica dei periodi primaverili e autunnali umidi è causata da Laetisaria fuciformis ed è conosciuta come “Filo rosso” per la colorazione rosata o rosso arancio che assume la lamina fogliare colpita dal fungo. Vengono attaccate tutte le principali specie da tappeto erboso, ma in modo particolare le festuche fini e il loietto. Si evidenziano delle chiazze irregolari, di dimensioni variabili da pochi centimetri fino a oltre 50, ove sono colpite solo le foglie dell’erba. La malattia è favorita da condizioni di elevata umidità con persistenza della rugiada e da bassi livelli di concimazione azotata.

Il primo può causare gravi danni molto estesi in quanto si espande velocemente in modo aggressivo, compromettendo tutte le parti della pianta e causando quindi la morte del prato a partire da piccole chiazze irregolari che diventano sempre più grandi dove l’erba assume un aspetto marcescente. La seconda compare con macchie piuttosto estese, dove è riconoscibile una sorta di anello con colorazione più chiara, che poi diventa più scura.

QUANDO LE TEMPERATURE AUMENTANO

In estate, con l’aumentare delle temperature, sono soggette in particolar modo all’attacco dei funghi le specie microterme, in quanto il loro metabolismo rallenta e diventano quindi più suscettibili. I patogeni più frequenti sono gli agenti del marciume radicale (Pythium spp.) e della macchia bruna (Rhizoctonia solani).

erbos o,

c urare

I PRINCIPALI PATOGENI • Scletotinia homeocarpa • Laetisaria fuciformis • Pythium spp. • Rhizoctonia solani

Popillia japonica su tappeto erboso.


IL CANTIERE | tecniche Rhizoctonia solani.

COME RIPARARE I DANNI • Scegliere il momento più indicato per la germinazione dei semi nel caso di un nuovo impianto o di una trasemina • Nel caso di trasemina, rimuovere i residui di erba morta o malata e il feltro • Approfondire la lavorazione con l’arieggiatore per uno o due centimetri di profondità • Se necessario, livellare il piano spargendo del top soil sabbioso e incorporarlo al terreno smosso sottostante • Procedere con la trasemina • Dopo la semina, concimazione starter ad alto tenore in fosforo e azoto a lenta cessione, gestione attenta dell’irrigazione e protezione con reti delle aree traseminate

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Forte attacco di Pythium spp.

Le chiazze diventano più estese e, all’interno, si manifestano inizialmente disseccamenti; poi l’erba recupera vitalità ed emette nuova vegetazione, assumendo l’aspetto tipico.

LE FASI DELLA GESTIONE OTTIMALE

In generale, per la migliore gestione delle patologie del tappeto erboso, si devono attuare tutte le misure genetiche, agronomiche e biologiche. Si inizia dalla scelta delle specie e varietà, prediligendo quelle che presentano caratteristiche di resistenza ai diversi patogeni in funzione del clima locale. Dal punto di vista agronomico, diventa molto

importante una corretta concimazione del tappeto, con apporti equilibrati e costanti dei nutrienti, in particolare azoto, in grado di ritardare l’insorgenza delle malattie e di ridurne l’estensione e la gravità. Occorre anche favorire la riduzione del feltro con una raccolta migliore dell’erba tagliata e con l’arieggiatura a fine inverno e in autunno, con contestuale raccolta del feltro. Un ruolo importante riveste l’irrigazione del tappeto, che deve essere effettuata evitando le ore serali e intervenendo a tarda notte o al mattino presto, in modo da ridurre anche la persistenza della rugiada, che verrà convogliata al terreno. Un’attenzione particolare va dedicata al tosaerba in quanto nella


In estate, con l’aumentare delle temperature, sono soggette in particolar modo all’attacco dei funghi le specie microterme, in quanto il loro metabolismo rallenta e diventano quindi più suscettibili agenti biotici o abiotici in grado di indurre, nella pianta, la biosintesi di metaboliti (fitoalessine) implicati nelle risposte difensive. Sono utili anche prodotti contenenti silicio, fosfiti, biostimolanti e tutti quelli in grado di agire da antistress, che possono essere applicati sia per via radicale che per via fogliare. Come ultima ratio resta l’applicazione di fungicidi specifici per tappeto erboso, da utilizzarsi sempre secondo la normativa vigente (DM 22 gennaio 2014 - PAN). Anche gli insetti possono provocare danni al tappeto erboso, ma di questi ne abbiamo parlato ampiamente sul numero 27 (a pag. 16).

INTERVENTI A FINE STAGIONE

stagione caldo-umida diviene facilmente veicolo di trasmissione dei patogeni se non si interviene con un’accurata pulizia tra un taglio e l’altro o tra un cliente e il successivo. Utili possono essere i prodotti contenenti i cosiddetti elicitori, ovvero

Alla fine della stagione, il tappeto erboso si presenta generalmente con vari difetti, più o meno importanti a seconda dell’incidenza degli stress idrici, degli attacchi fungini e parassitari. Le aree prive di erba tendono a diventare terreno di conquista per le malerbe e il muschio, trasformandosi quindi in focolai di invasione nel tappeto erboso. Per decidere quale tipo di intervento attuare occorre valutare l’estensione dei danni, scegliendo se fare un nuovo impianto, fare una trasemina o utilizzare del tappeto precoltivato. Per riparare i danni sul tappeto, occorre scegliere il momento più indicato, ovvero quando la temperatura del terreno e il livello d’umidità sono favorevoli alla germinazione dei semi nel caso di un nuovo impianto o di una trasemina. Ovviamente se

ACCORGIMENTI PER LA TRASEMINA Nel caso in cui il terreno fosse particolarmente compattato, si consiglia, prima di traseminare o di stendere un tappeto precoltivato (a zolle), effettuare una bucatura con punte piene o una carotatura con fustelle, che dovranno approfondirsi il più possibile. Esistono macchine abbastanza piccole per essere utilizzate anche in giardini di dimensioni ridotte che solitamente riescono a bucare fino a 5-7 centimetri di profondità. Con la bucatura e la carotatura si può pensare anche di apportare sabbia silicea lavata e vagliata nel caso di terreni molto compattati e poco drenanti, con matrice argillosa o limosa, in quantità variabile da 4 a 8 litri per metro quadrato. La sabbia va sparsa prima della bucatura, in modo molto omogeneo a mano o con apposite macchine spandisabbia. Dopo la bucatura si passerà una rete o una scopa metallica per far penetrare il più possibile la sabbia (e le eventuali “carote”) nei fori. N°029

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IL CANTIERE | tecniche

COME EVITARE I PROBLEMI • Scegliere specie e varietà resistenti ai patogeni • Concimare correttamente • Favorire la riduzione del feltro • Irrigare a tarda notte o al mattino presto • Pulire accuratamente il tosaerba • Utilizzare prodotti contenenti elicitori e quelli contenenti silicio, fosfiti, biostimolanti • Applicare fungicidi specifici per tappeto erboso

Danni al tappeto a zolle.

è presente l’impianto di irrigazione le possibilità di successo sono più alte. Nel caso si proceda con una trasemina, si attua la rimozione dei residui di erba Dettaglio degli effetti morta o malata e del da Pythium spp. feltro ove presente. Se la superficie del terreno è sufficientemente morbida, si può effettuare direttamente la trasemina, altrimenti occorre approfondire la lavorazione con l’arieggiatore per uno o due centimetri di profondità. Qualora sia necessario, livellare il piano spargendo del top soil preferibilmente sabbioso e incorporarlo al terreno smosso sottostante. Si può quindi procedere con la trasemina, valutando molto bene la quantità di seme a seconda si tratti di aree completamente spoglie, cui corrisponde una dose piena di seme, o di aree diradate, ove la dose di seme va ridotta fino al 50%. La trasemina può essere effettuata a spaglio manualmente oppure con apposite macchine, nel caso di superfici sufficientemente estese (approfondimento nel box “Accorgimenti per la trasemina”).

Rhizoctonia solani.

Dopo la semina, si seguiranno le stesse regole valide per un nuovo impianto, con concimazione starter ad alto tenore in fosforo e azoto a lenta cessione, gestione attenta dell’irrigazione e protezione con reti delle aree traseminate da eventuali presenze sgradite (piccioni e altri uccelli, animali granivori).

Per la migliore gestione delle patologie del tappeto erboso, si

devono attuare tutte le misure genetiche, agronomiche e biologiche 20

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IL CANTIERE | progetto

Architettura f a con natura Il verde è il principio ispiratore del complesso abitativo progettato a Merano dallo studio viennese DMAA. A voi i dettagli di Nora Adamsberg

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anorami suggestivi, appartamenti privi di barriere architettoniche e tanto tanto verde a fare da cornice. Si presenta così il nuovo complesso residenziale Antonianum di Merano, situato a due passi dal centro storico. Uno spazio abitativo esclusivo commissionato dal gruppo Pohl Immobilien, importante realtà del settore

immobiliare con sede a Bolzano, e progettato dal rinomato studio viennese DMAA Delugan Meissl Associated, fondato da Roman Delugan, archistar internazionale, originario proprio di Merano. L’intero complesso, in parte finanziato da una campagna online di equity crowdfunding (che, chiusa lo scorso marzo, ha raccolto il 105% del suo obbiettivo pari a 1.155.000 milioni di euro), abbraccia le nuove esigenze abitative dettate dalla pandemia Covid, presentando spazi multifunzionali e flessibili che permettono di riconvertire gli ambienti ogni volta che ce ne sia necessità, sia per situazioni di svago che per l’home


f a rima

OGNI CASA È DEDICATA A UNA PIANTA ◗ House A, Olea europaea: il fronte principale di questa casa è rivolto a sud, sulla corte interna con una serie di olivi. Sul retro, ovvero sull’ingresso principale, si trova l’incantevole giardino boschivo con il noce ultracentenario, immerso tra felci, erbacee, arbusti e fiori. I giardini privati della casa sono bordati di lavanda, rosmarino, cannucce di palude, tasso sempreverde e di echinacee color porpora. ◗ House B, Arbutus unedo: questa casa è dedicata all’arbuto, una pianta sempreverde, arbustiva o arborea, tipica dell’ambiente mediterraneo. Quest’arbusto si trova tutt’attorno alla casa, alternato al melograno. Anche nei giardini privati degli appartamenti trova impiego l’arbuto, circondato, oltre che dalla lavanda e dal rosmarino, da cannucce di palude e da echinacee color porpora. Nella parte posteriore della casa, la betulla rammenta i tempi antichi. ◗ House C, Punica granatum: qui il melograno è al centro. Assieme alle ortensie, alle rose banksiae e alle cannucce di palude, gli arbusti di melograno fiancheggiano i vialetti e l’ingresso della casa. Nei giardini privati della casa si trovano, oltre ai melograni circondati da lavanda, rosmarino e canne palustri, anche una quercia rossa, un Ginkgo biloba e una Liquidambar.

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IL CANTIERE | progetto

CONTINUITÀ CON IL PAESAGGIO I pergolati esterni, elementi caratterizzanti il progetto, non solo collegano tra loro i vari livelli dell’edificio formando un insieme di generose dimensioni, ma uniscono anche l’edificio stesso con lo spazio esterno interposto e la relativa vegetazione: nasce così un ibrido tra lo spazio costruito e l’ambiente naturale. Su una scala più ampia, il tema della continuità è ripreso anche nel paesaggio, in cui da un lato l’edificio con il suo volume si inserisce perfettamente nell’esistente e dall’altro il paesaggio “fluisce” nel costruito sia in termini spaziali che a livello visivo.

office. Il complesso comprende tre edifici a tre piani in cui sono stati realizzati complessivamente 25 appartamenti, di cui 10 con giardino e altri 10 con terrazzo, e un attico. Tutti e tre gli edifici sono equilibrati da elementi di collegamento verticali e orizzontali a diversi livelli. Nell’architettura ideata e realizzata per il progetto, il legame con la natura svolge un ruolo essenziale. Vediamo come.

IL VERDE PROTAGONISTA

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Tema centrale dell’Antonianum è il ritorno alla natura. Nell’insieme, il complesso è circondato da una vegetazione alpina-mediterranea ispirata al paesaggio circostante. I giardini comuni sono suddivisi in cinque aree: a nord il giardino boschivo, al centro la corte con le palme e la corte interna con gli olivi e a ovest l’angolo delle erbe e delle bacche commestibili. Tutti i vialetti vengono ombreggiati da pergolati verdi, che collegano tra loro le case del complesso a vari livelli. Ogni casa è dedicata a una pianta: così, gli abitanti della casa A rivolta a sud godono di una vista su una serie di olivi, la casa B è circondata da arbusti di arbuto, mentre nei giardini della casa C il melograno è il tema centrale. La progettazione paesaggistica e dei giardini è stata curata, assieme allo Studio DMMA, dall’architetto paesaggista Nikolaus Messmer.

LA PAROLA A ROMAN DELUGAN, AUTORE DEL PROGETTO

A Merano ho trascorso la mia infanzia e adolescenza. Abitavo a meno di tre minuti a piedi da dove oggi sorge l’Antonianum, all’epoca non c’era ancora nessuna costruzione e noi bambini disponevamo di un enorme spazio verde in cui giocare in mezzo alla natura incontaminata. Il prato, la natura, il nascondersi e il trovarsi, sono tutti ricordi che ho cercato di incorporare nel nuovo progetto. Architettura e natura trovano qui un punto di fusione.

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IL CANTIERE | focus motoseghe

La regina DELla cura degli alberi

Uno speciale approfondimento con le proposte di tre dei principali marchi del settore. Per comprendere come sta cambiando sua maestà la motosega e su quali caratteristiche puntano i costruttori di Anita Cavalli

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ome su ogni numero, da qualche mese a questa parte, eccoci con un focus dedicato a una ben specifica tipologia di prodotto. Qui ci siamo concentrati su quella che è considerata l’attrezzatura con la A maiuscola per la cura degli alberi: la motosega. Passiamo in rassegna le novità di tre dei principali marchi presenti sul mercato a livello internazionale: Echo, Husqvarna e Pellenc. Marchi che stanno contribuendo all’evoluzione

delle motoseghe stesse, portando innovazione sia in termini di ergonomia – fondamentale per questo tipo di prodotto – sia per quanto riguarda le emissioni: zero nel caso delle attrezzature a batteria, decisamente ridotte rispetto al passato nel caso di motori tradizionali. L’attenzione dei progettisti si posa sempre di più anche sui componenti, che diventano sempre più leggeri – proprio per favorire la maneggevolezza e la semplicità d’uso – e duraturi nel tempo. Non sveliamo altro, buona lettura!

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IL CANTIERE | focus motoseghe

Tutte le info su echo-italia.it

PENSATA PER DURARE NEL TEMPO

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settembre la gamma professionale X Series di Echo si amplia con l’arrivo della nuova motosega CS-4310SX per medi abbattimenti. La sua principale peculiarità è la leggerezza, dimostrata, così come comunica il produttore, dal migliore

INDOLE HI-TECH CS-4310SX è costruita per garantire la massima durata nel tempo, grazie all’alta qualità dei propri componenti e alla tecnologia applicata di ultima generazione: ◗ motore a lavaggio stratificato; ◗ filtro dell’aria progettato per un utilizzo intensivo; ◗ impugnatura con rivestimento in gomma per un maggiore comfort; ◗ freno catena ancorato in due punti; ◗ sistema G-force per migliorare il raffreddamento del motore e la pulizia del filtro aria; ◗ aperture del tappo dei due serbatoi con clip, senza l’utilizzo di utensili; ◗ dadi anti caduta del carter catena, tendicatena laterale.

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rapporto peso-potenza della propria categoria. A caratterizzarla, l’elevato bilanciamento e la maneggevolezza. Questo modello, come tutti quelli che fanno parte della gamma X Series di Echo, vanta anche bassissime vibrazioni e lunga operatività. I motori, inoltre, offrono una combinazione ottimale di peso contenuto e prestazioni notevoli. Da segnalare, infine, che per il professionista la garanzia è estendibile da uno a due anni, tramite la registrazione del prodotto nella sezione “Supporto” del sito www.echo-italia.it.


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usqvarna lancia l’ultima generazione di motoseghe professionali da 90 cc di cilindrata con aumentata capacità di taglio e migliore rapporto peso-potenza. I modelli sono due: 592 XP® e 585, entrambi in grado di coniugare elevata efficienza a un livello di manovrabilità davvero inusuale per motoseghe di questa dimensione e cilindrata. Il robusto motore da 90 cc è stato montato in due motoseghe capaci di rispondere a esigenze differenti. Vediamo quali. Il modello 592 XP® è stato sviluppato pensando agli utenti più esigenti per offrire loro una migliore capacità di taglio e il migliore rapporto pesopotenza della categoria (entrambe le caratteristiche sono state testate rispetto al concorrente più vicino nella stessa classe di cilindrata; per saperne di più inquadra il qr code!). Può gestire barre da 36” ed è disponibile accoppiato alla nuova barra leggera Husqvarna X-Tough Light, che si abbina alle catene X-Cut C85 e C83. Grazie al suo motore X-Torq, le emissioni sono ridotte, ma allo

stesso tempo le prestazioni vengono spinte oltre il limite. La tecnologia di avviamento semplificato, reso possibile dall’Autotune 3.0, assicura l’accensione veloce del motore in ogni condizione lavorativa. La 592 XP®, inoltre, è provvista di dispositivo di connessione Bluetooth che, insieme al Fleet Services, può tenere traccia del lavoro svolto. Il modello Husqvarna 585, invece, si contraddistingue per la semplicità d’impiego e la robustezza. Dotato del carburatore a spillo tradizionale, che può essere facilmente regolato, anch’esso può gestire barre da 36” oltre alla nuova X-Tough Light e anche in questo caso, così come per la 592 XP®, le catene X-Cut C85 e C83 migliorano la capacità di taglio.

MENO PESO PIÙ POTENZA Vai su husqvarna.com per saperne di più sulla capacità di taglio! L’EVOLUZIONE DELLE BARRE Sviluppate da Husqvarna insieme a Tsumura/Suehiro Seiko Co LTD, apprezzato e riconosciuto produttore di barre per motoseghe, le nuove Husqvarna X-Tough Light sono caratterizzate dal corpo solido e leggero con strategici inserti in resine che ne riducono il peso. Maneggevolezza e robustezza coesistono così in un unico prodotto. Inoltre, l’elevata rigidità che rende le barre più massicce, migliora notevolmente la qualità del taglio. E ancora, da segnalare: il supporto a tre rivetti RSN e il foro dell’olio ottimizzato; la durezza del canale guida, che assicura intervalli di manutenzione più lunghi; il puntale, che migliora le già elevate prestazioni. Le X-Tough Light da 3/8” sono disponibili con lunghezze fino a 36”/90 cm e sono compatibili con le motoseghe Husqvarna dai 60 cc con attacco barra grande. N°029

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IL CANTIERE | focus motoseghe

Trovi i dati tecnici su pellencitalia.com

A 4,5 METRI DI ALTEZZA… DA TERRA I BREVETTI PELLENC • Tensione automatica catena • Lubrificazione elettronica • Sistema di inclinazione • Chiave di serraggio

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i chiama Selion Telescopic Evolution ed è la motosega Selion di Pellenc su asta telescopica. Disponibile in due modelli, T175/225 e T220/300, è pensata sia per l’ambiente urbano sia per quelli forestale e agricolo. A contraddistinguerla, un’elevata maneggevolezza e la leggerezza: 3,25 kg per la T175/225 e 3,60 per la T220/300. Il peso contenuto, tra l’altro, favorisce la precisione di

taglio e la stabilità. L’asta consente il taglio di rami fino a un’altezza di 4,5 metri. A favore di una maggiore produttività: il motore brushless da 1.200 W, il tensionamento automatico della catena e l’autonomia di almeno una giornata di lavoro. Da segnalare, inoltre, il software di taglio, che permette di dosare lo sforzo, e la guida Precision a passo stretto. La durata è garantita dal motore senza usura (fino al 30% in meno di olio per catena), dall’uso di olio biodegradabile per la catena e dallo snodo della testa in acciaio. La testa è inclinabile multiposizione -45°/+90° e si adatta così a ogni tipologia di lavoro.


LA MECCANICA NELL´AGENDA POLITICA

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on si può parlare di motoseghe, e senza una politica quindi di attrezzature per il verde, senza specifica per il settore. menzionare quanto la meccanizzazione Nell’aprire l’incontro, il sia il grande alleato della transizione ecologica presidente di FederUnacoma, e della sostenibilità delle attività economiche. Alessandro Malavolti, ha illustrato i contenuti È pertanto fondamentale che del “Documento di posizione” il mondo politico ne abbia elaborato dalla federazione per consapevolezza. A tal proposito è ribadire al mondo politico e alle forte e chiaro il messaggio emerso istituzioni il ruolo fondamentale dal forum “Meccanizzazione: della meccanizzazione per più risorse per la transizione l’economia agricola, l’ambiente ecologica” organizzato a luglio, e il territorio, e per sottolineare nell’ambito della parte pubblica la necessità di una strategia dell’assemblea annuale di organica di sviluppo del settore. FederUnacoma: il Piano Nazionale Il documento elenca in nove di Ripresa e Resilienza (PNRR) punti le priorità e le richieste che Scarica rappresenta un’opportunità per rappresentano una sorta di “agenda il documento la meccanica agricola e del verde, politica” sulla quale aggregare le programmatico ma rischia di rimanere inefficace di FederUnacoma organizzazioni di filiera.

I NOVE PUNTI • Potenziare l’intervento pubblico • Aumentare le risorse finanziarie • Ampliare l’ambito d’intervento • Cumulabilità delle risorse • Monitoraggio delle fasi attuative • Nuovi protocolli per il digitale • La ricerca per il settore • Adeguamento del sistema formativo • Nuovo impegno per la divulgazione

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NEWS DA L MERCATO

News SALVARE IL PIANETA PIANTANDO ALBERI Diventare il punto di riferimento scientifico per chi crede sia ancora possibile salvare il pianeta piantando alberi e gestendo in modo corretto quelli esistenti. Questo l’obiettivo della Fondazione AlberItalia, nata per promuovere la piantagione di alberi per contrastare la crisi climatica. Tra le adesioni anche quella di SIA, Società Italiana di Arboricoltura all’interno di un cluster che vede la presenza di PEFC Italia, Assofloro e ReteClima. Da segnalare il “Contalberi”: basta compilare la scheda nell’apposita sezione del sito web per comunicare quante piante si sono messe a dimora; AlberItalia valuta la completezza delle informazioni e gli alberi inseriti entrano così a far parte di quelli conteggiati dalla Fondazione. Info: www.alberitalia.it

SPECIALIZZARSI IN VERDE D’INTERNI

EIMA INTERNATIONAL, TUTTO PRONTO PER OTTOBRE

La kermesse della meccanizzazione agricola conferma le date dal 19 al 23 ottobre nel quartiere fieristico di Bologna. Forte di circa 1.600 aziende espositrici già prenotate (tra cui una larga rappresentanza anche di aziende produttrici di macchine e attrezzature per il giardinaggio), il 30% delle quali di provenienza estera, la rassegna sarà un appuntamento di notevole importanza dopo la lunga pausa dovuta all’emergenza sanitaria. Dopo i nuovi padiglioni 29 e 30, inaugurati nell’edizione 2018, Eima International vedrà il varo del padiglione 37, oltre che un restyling dei camminamenti, delle aree ristoro e dei servizi, un ulteriore passo verso la completa ristrutturazione del comprensorio fieristico. Sul fronte della sicurezza sanitaria sono previsti sistemi per garantire il distanziamento dei visitatori, percorsi per la gestione dei flussi, supporti informatici per monitorare la distribuzione del pubblico nei padiglioni, presidi sanitari e di controllo, oltre a sistemi per l’acquisto online dei biglietti e per la prenotazione degli incontri d’affari. Info: www.eima.it

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Iscrizioni aperte al Corso di specializzazione in Verde Indoor organizzato da Italian Design Institute di Milano, un’occasione per i professionisti del verde per andare ad arricchire i propri servizi. Il percorso è strutturato in tre fasi: lezioni propedeutiche (libri di testo e piattaforma e-learning); lezioni in full immersion in aula o online; project work pratico-formativo. Al termine, Italian Design Institute procederà all’aggiornamento del curriculum e alla successiva divulgazione, con una lettera di presentazione dedicata. Il programma formativo prevede i seguenti temi: il verde architettonico, la funzione delle forme e dei volumi nel progetto del verde, il verde pensile, il verde parietale, il giardino verticale, il verde indoor e, infine, giardini e terrazze: il progetto del verde. Info: www.italiandesigninstitute.com


Radio Garden, uno strumento in più... SCOPRI DI COSA SI TRATTA SU RADIOGARDEN.IT


GESTIONE | formazione/1 in collaborazione con

BANCO di pro v La formazione è un osservatorio privilegiato per comprendere come vengono accolte le attrezzature a batteria. Ecco qui le riflessioni di un docente che propone ai suoi allievi l’uso di entrambi gli approcci, quello di nuova generazione e quello di Massimiliano Marzorati orientato al futuro

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ra le molteplici attività formative e informative, gli studenti della Fondazione Minoprio hanno anche la possibilità di conoscere e utilizzare un’ampia gamma di attrezzature per la manutenzione del verde, sia a batteria che con motore a scoppio, fornite dai diversi sponsor con cui l’ente collabora. Vediamo qui di seguito gli aspetti positivi durante la formazione e l’addestramento degli allievi e i nuovi aspetti da tenere in considerazione rispetto al motore a scoppio.

SISTEMA BEN ACCETTO DAI NEOFITI

Riscontriamo un migliore approccio nei confronti dei sistemi a batteria da parte degli studenti che non hanno mai utilizzato nessun tipo di attrezzatura e una maggiore efficacia nella comunicazione tra docente e studenti, in quanto la macchina non emette rumore. Inoltre, in genere, il peso delle attrezzature a batteria è inferiore a quello delle attrezzature a motore e, dettaglio non trascurabile quando si parla di formazione, gli studenti non hanno alcuna responsabilità nella gestione della tanica del carburante: si evitano così


o va Per maggiori informazioni

www.fondazioneminoprio.it

i rischi dovuti all’eventuale sversamento di benzina o miscela o allo scambio di taniche sul cantiere. Nei momenti di manutenzione ordinaria nel Parco Botanico il sistema a batteria permette di lavorare con riduzione dei decibel soprattutto quando i lavori sono eseguiti da più squadre di lavoro in cantieri limitrofi. E ancora, l’utilizzo dei robot tagliaerba a batteria consente di avere un tappeto erboso sempre in ordine e permette di dedicarsi ad altre attività.

PRESTAZIONI PIÙ COMPLESSE DA GESTIRE

D’altro canto, abbiamo notato una certa diffidenza verso il sistema a batteria da parte degli studenti già abituati al lavoro e all’utilizzo delle macchine alimentate con motore endotermico. È richiesta una maggior attenzione nell’organizzazione dei lavori da svolgere nel cantiere in quanto bisogna valutare attentamente l’utilizzo delle batterie con le diverse attrezzature;

il rischio è dover interrompere il lavoro di manutenzione per mancanza di energia. Gli allievi hanno maggiore difficoltà nel gestire le prestazioni della macchina dato il minore rumore mentre è in funzione. Perché? Per loro la minore emissione sonora equivale a una macchina che non sta lavorando in modo adeguato. Le macchine a batteria, al momento, non sempre possono sostituire quelle a motore, per esempio nelle zone con l’erba più alta e nelle aree incolte.

INTERROGATIVI APERTI

L’opinione pubblica è molto sensibile ai temi legati alla salvaguardia dell’ambiente e alla salute della popolazione, e anche all’interno delle clausole contrattuali e dei criteri premianti dei CAM per l’affidamento del servizio di gestione e manutenzione del verde pubblico si legge chiaramente una propensione ai sistemi a batteria. Sistemi che, per definizione, permettono di escludere tutta una serie di problemi di salute per l’operatore legati alle vibrazioni, all’emissione di sostanze nocive, al rumore. Rimangono comunque degli interrogativi che non hanno ancora delle risposte certe… Eccone una su tutte: la produzione di batterie al litio porterà a un aumento nella produzione di CO2 nel corso dell’intero ciclo produttivo? Cosa comporterà per l’ambiente il riciclo delle batterie? Chiudiamo così, con due punti di domanda. Certi che il futuro ci darà presto le risposte. N°029

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GESTIONE | formazione/2 in collaborazione con Il viale dei carpini che collegava Villa Mirabellino con Villa Mirabello sullo sfondo in una xilografia di Ernesto Mancastroppa del 1894 (fonte: Wikipedia).

Il giardino di

Villa Mirab e I

Eccoci all’ultima tappa del viaggio nei giardini storici oggetto di studio dei giardinieri che hanno frequentato il corso per Esperto di giardini e parchi storici della Scuola Agraria del Parco di Monza. Qui, il parco storico circondato da mura più grande in Europa. Un gioiello poco conosciuto, oggi in stato di abbandono, da valorizzare a cura degli studenti del corso per Esperto di giardini e parchi storici della Scuola Agraria del Parco di Monza

n questo numero pubblichiamo il lavoro di gruppo svolto dagli studenti del corso per Esperto di giardini e parchi storici della Scuola Agraria del Parco di Monza. Oggetto del loro studio, l’area che comprende Villa Mirabello che, meno nota rispetto alla Reggia di Monza, è situata all’interno dello stesso Parco, a nord della città, tra i comuni di Monza, Lesmo, Villasanta, Vedano al Lambro e Biassono, su una superficie pari a 688 ettari. Forse pochi sanno che questo parco storico è il più grande circondato da mura in Europa.

L’ARCHITETTURA DEL GIARDINO

Il complesso del Mirabello viene realizzato tra il 1666 e il 1675 sulle rovine di un antico castello per

Viale Carpini, panoramica.


GLI AUTORI DELL’ARTICOLO

Per maggiori informazioni

www.monzaflora.it

Come già anticipato, in questo numero pubblichiamo il lavoro di gruppo svolto dagli studenti del corso per Esperto di giardini e parchi storici promosso dalla Scuola Agraria del Parco di Monza. Oggi sono tutti impegnati a operare nel settore del verde, anche con esperienze di manutenzione di spazi di rilevanza storica. Nello studio qui presentato sono intervenuti: Anna Gregoris (già conosciuta sul numero 26 de IL giardiniere) per l’analisi storica e degli elementi architettonici; Irene Guida (già incontrata sul numero 27) per i testi e l’impaginazione dell’elaborato; Stefano Gavin (già conosciuto sul numero 28) per il rilievo botanico; e infine, Andrea Stucchi, per l’analisi del ripristino dei luoghi, con Giacomo Daverio, che ha curato la fotografia del progetto. Gli aspetti didattici del progetto sono stati curati dall’architetto Raffaella Laviscio e dall’esperta di giardinaggio storico Maria Cristina Cesana.

Villa Mirabello vista dal sentiero che la collega a Villa Mirabellino (fonte foto: Wikipedia).

b ello diventare un modello di nuova villa di campagna. Un’ampia corte situata sul fronte principale era attraversata da un viale rettilineo che conduceva alla dimora attraverso aiuole di forma regolare e simmetrica, nel rispetto dei canoni rinascimentali. Lo stretto rapporto tra gli spazi interni delle sale e quelle del giardino aveva lo scopo di creare significativi assi prospettici che si prolungavano nel paesaggio circostante. Questa scelta progettuale permane anche nel secolo successivo, tra il 1725 e il 1796, quando l’edificio viene trasformato dal cardinale Angelo Maria Durini in un centro culturale e mondano, costruendo quella che viene chiamata Villa Mirabellino. Posizionata su una lieve collina, era completamente terrazzata per consentire le produzioni agricole a tutto il personale che lavorava per il cardinale. Dalla

ricerca nell’archivio storico sono emersi i giardini all’italiana, cintati da mura, con ricchi frutteti e ortaglie, secondo la teoria dell’”elasticità dell’utile”. Numerose, se pur nascoste e spesso stratificate, sono invece ancora sotto gli occhi di tutti alcune tracce storiche, individuate dai corsisti: i sentieri in rizzarda lombarda e le bordure in rocaille, un lettorino per la semina delle piante orticole, il resto di un ninfeo.

Scalini lato terrazze.


GESTIONE | formazione/2

PATRIMONIO BOTANICO

Villa Mirabello (fonte foto: Wikipedia).

L’area studiata durante il corso di specializzazione ha coinvolto in particolare il lato ovest, ossia il retro della villa, che guarda dall’altura verso il fiume Lambro, e il lato sud, quello che ai tempi era il giardino privato del cardinale Durini. L’analisi arborea, eseguita dagli studenti mediante il software gestionale GreenSpaces di R3 Gis, di cui sulla nostra rivista abbiamo parlato più volte, ha censito 88 alberi, dei quali alcuni solitari e in buone condizioni. Tra questi, due esemplari monumentali di Cedrus deodara, posti all’interno di aiuole bordate da siepi di Ligustro, un Cedrus atlantica ‘glauca’, un esemplare dal portamento piramidale di Quercus robur e, infine, faggi e tigli,

Vuoi saperne di più sul corso per Esperto di giardini e parchi storici? Trovi due approfondimenti sulle pagine della nostra rivista: uno sul numero 022 a pag. 48, l’altro sul numero 025 a pag. 32.

originari del giardino ottocentesco. Purtroppo, la diffusione della Robinia, del Diospyros lotus (Kako a forma di dattero) e del Sambuco, hanno condizionato fortemente l’attuale disordine dell’intera area.

LA GESTIONE E GLI USI: CRITICITÀ E POTENZIALITÀ

Attualmente questi spazi versano in uno stato di abbandono. La Scuola Agraria del Parco di Monza ha messo a disposizione il progetto degli studenti del corso: un piano di riqualificazione con recupero dei canali ottici fra l’ingresso del giardino-cortile e le visuali paesaggistiche, con il rinnovo del disegno formale del giardino in base alla documentazione storica raccolta degli archivi. Si auspica che la necessaria sensibilità e una misurata capacità di investimento possa accompagnare nei prossimi anni l’istituzione pubblica che gestisce l’intero Parco, per restituire questo importante patrimonio culturale e storico a tutti.

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GESTIONE | produzione vivaistica

PIANIFICARE, PIANIFICARE, PIANIFICARE

Questa la parola chiave emersa durante il recente incontro della Consulta Nazionale Florovivaismo Coldiretti. Il forte incremento di alberi in ambito urbano, su cui punta anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), richiede infatti investimenti a lungo termine nella coltivazione. Urge quindi che il vivaismo e il giardinaggio professionale di Marta Meggiolaro camminino insieme verso il futuro

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a va sans dire, il giardinaggio professionale è fortemente intrecciato al settore florovivaistico. Ma non solo perché la materia prima di chi progetta e realizza giardini è rappresentata dalle piante. Anche e soprattutto perché la produzione florovivaistica condiziona le scelte di progettazione e realizzazione di aree verdi (materiale a disposizione, tempi di consegna, qualità del prodotto, etc…) e, dal canto suo, il giardinaggio professionale influenza la produzione (richiesta di determinate varietà, tempi di richiesta, etc…). Così, per capire un po’ più il presente e immaginare il futuro, lo scorso fine giugno abbiamo partecipato all’incontro promosso dalla Consulta Nazionale Florovivaismo

Coldiretti, dal titolo: “Il vivaismo italiano post Covid-19. Esigenze, opportunità, sinergie”. Insieme a Nada Forbici, coordinatrice della Consulta, erano presenti alcuni vivaisti di riferimento come Mario Faro, Fabrizio Tesi, Vannino Vannucci e Paolo Arienti. Fra i temi emersi, le problematiche causate dalla pandemia, le esigenze del comparto e le opportunità rappresentate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che punta in modo importante su azioni di incremento di alberi in ambito urbano.

TEMPO DI LETTU R A: 8 minuti

LE DIFFICOLTÀ DEI PRODUTTORI

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) pone l’accento proprio sul ruolo determinante delle alberature nel migliorare l’ambiente e la salute N°029

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GESTIONE | produzione vivaistica

Se dovessero effettivamente essere

attuati tutti gli interventi di forestazione urbana di cui si parla, i vivai italiani, pubblici e privati, non sarebbero in grado di soddisfare le richieste

Vai qui per saperne di più sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nelle città. Aumentare la loro presenza nel contesto urbano richiede però competenze specifiche e alta qualità sia nella produzione vivaistica sia nelle cure post impianto. Ecco che allora il settore florovivaistico assume un ruolo fondamentale, quello di produrre le piante maggiormente adatte a fornire benefici per l’ambiente e la salute. Una delle maggiori difficoltà che i produttori di piante si trovano a dover fronteggiare è il rischio economico che deriva dalla costruzione di serre, dall’acquisto o affitto di terreni, dalla necessità di maggiori attrezzature che sono richieste dalla coltivazione di un numero di piante molto superiore rispetto agli anni passati. Un investimento notevole che però viene ripagato, se viene ripagato, solo diversi anni dopo. Gli alberi infatti impiegano circa tre-quattro anni (uno-due se si parla di materiale forestale) per arrivare alla minima dimensione vendibile, per alcune specie si parla di sei-sette anni: è difficile prevedere la domanda del mercato con così tanto anticipo. Mentre gli investimenti sono immediati, il ritorno è, spesso, lontano nel tempo e per limitare la probabilità di dover buttare via gli alberi, i vivai di solito coltivano ciò che è necessario per adempiere ai contratti già in essere, ma sono molto cauti nel pianificare l’impianto di nuove superfici. È per questo che oggi ci troviamo a dover fronteggiare una grave carenza di alberi, così come accade

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dopo stagioni estreme di incendi, tempeste e altre catastrofi. Per discernere al meglio in quale direzione occorra investire, si sono mossi gli istituti di ricerca, come il gruppo “Fitorimedio e mitigazione ambientale” dell’Istituto per la BioEconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IBE-CNR) di Bologna, che a Canneto sull’Oglio ha in corso il progetto Vivam (“FloroVIVaismo di qualità per la mitigazione e sostenibilità Ambientale”), che ha lo scopo di rendere consapevoli i produttori sulla potenzialità di mitigazione della CO2 e di inquinanti atmosferici di diverse specie prodotte nel territorio. Le informazioni pratiche raccolte durante il progetto consentiranno di fornire strumenti efficaci per la crescita delle stesse aziende, per soddisfare le richieste dei mercati nazionali e internazionali, sempre più attenti e consapevoli degli aspetti ambientali, con il prodotto vivaistico italiano.

VERSO I CONTRATTI DI COLTIVAZIONE

Diventa evidente che l’unico modo per rendere efficace la produzione e gli interventi di forestazione urbana è quello proposto da Nada Forbici, presidente Assofloro e coordinattrice Consulta Nazionale Florovivaismo Coldiretti: «Una pianta ha necessità di anni per essere


L’ATTENZIONE NON DEVE CALARE Il momento è favorevole: numeri alla mano, secondo l’indagine Coldiretti/ Ixè, nel periodo post Covid, il 68% degli italiani ha ricercato piante e fiori per il proprio verde privato. Ma non solo, il desiderio di verde ha orientato anche la scelta delle destinazioni per le vacanze estive: tre milioni di italiani, infatti, le trascorrono in parchi, oasi naturalistiche e riserve. La stessa tendenza si registra anche all’estero con un aumento del 33% delle esportazioni di piante Made in Italy nel primo trimestre del 2021. Segni che permettono di respirare dopo il danno subito dalla pandemia, che ammonta in totale a 1,7 miliardi di euro, con il settore florovivaistico tra i più colpiti, come ha ricordato il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, che ha aggiunto: «È necessario che il dialogo continui perché istituzioni e cittadini riconoscano nel comparto qualcosa di straordinario e una risposta alla sfide ambientali che stiamo vivendo».

prodotta e non si può avere una grande risposta a una grande richiesta se negli anni passati si è prodotto meno a causa della minore domanda. Se dovessero effettivamente essere attuati tutti gli interventi di forestazione urbana di cui si parla, i vivai italiani, pubblici e privati, non sarebbero in grado di soddisfare le richieste. Già nel corso di quest’anno, con la partenza di importanti progetti di riqualificazione verde delle città, si sono verificati problemi di reperimento di alberi e arbusti. La richiesta non è solo quella di alberature, ma anche di arbusti: si pensi infatti ai progetti di depavimentazione e di inverdimento di tetti e pareti verdi che stanno spingendo e finanziando città come Milano e Torino. La situazione è ancora più grave per quanto riguarda la vivaistica forestale, cioè la produzione di quelle piante che vengono utilizzate per la realizzazione di boschi urbani e periurbani. Attualmente nel contesto nazionale e internazionale la quantità e la qualità del prodotto vivaistico forestale assume sempre più importanza non solo per interventi con finalità produttivi ma anche per azioni di forestazione diverse, come il recupero di aree degradate (cave e discariche), la ricostituzione di boschi e nuovi interventi di forestazione che hanno lo scopo di contrastare gli effetti negativi del mutamento climatico. Ma anche secondo il Rapporto sulle foreste del Mipaaf la produzione di piante di provenienza certificata da parte dei vivai forestali regionali non è minimante sufficiente alla richiesta odierna e ancora di meno

a soddisfare quella legata ai grandi progetti di forestazione. Su questo fronte la Consulta sta lavorando perché l’ente pubblico possa stipulare contratti di coltivazione direttamente con l’azienda che può essere così in grado di programmare le proprie produzioni. E per quanto riguarda le piantine forestali si sta lavorando in sinergia con il Mipaaf perché i vivai privati possano affiancare quelli pubblici, secondo procedure stabilite, nella coltivazione di materiale certificato. È chiaro che gli investimenti da parte dei vivai privati possono essere giustificati se c’è la garanzia di acquisto da parte dell’ente pubblico, attraverso i contratti di coltivazione e migliorando i prezzari regionali perché le piante vengano pagate il giusto».

Mentre gli investimenti sono immediati, il ritorno è, spesso, lontano nel tempo e per limitare la probabilità di dover buttare via gli alberi, i vivai di solito coltivano ciò che è necessario per adempiere ai contratti già in essere, ma sono molto cauti nel pianificare l’impianto di nuove superfici N°029

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SCOPERTE | associazioni

Verso il giardinie r

certificato A TEMPO DI LETTU R A: 4 minuti

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IPV, Associazione Italiana Ecco qualche numero: oltre 700 gli iscritti (ndr, Professionisti del Verde, non è era necessario iscriversi per partecipare) e circa nuova agli eventi. Ma l’edizione 45 espositori presenti, dei segmenti più diversi, dell’AIPV Day, svoltasi il 9 luglio dai vivai ai produttori di sementi, dalle case nel parco botanico della Fondazione costruttrici di macchine e attrezzature al mondo Minoprio, si può considerare a tutti gli effetti una dell’irrigazione. «L’AIPV Day 2021 ha lasciato prima volta. Perché? Per la formula adottata, un il sorriso tipico della prima volta – racconta mix di dimostrazioni e prove in campo Alessio Borselli, responsabile di macchine, attrezzature e soluzioni comunicazione di AIPV – I Per maggiori info proposte dagli espositori, e un fitto su eventi futuri: calendario di workshop e seminari www.aipv.it tecnici. L’idea era quella di offrire ai professionisti del settore una giornata di approfondimento e aggiornamento e, allo stesso tempo, di poter mostrare loro lo stato dell’arte dei prodotti per il giardinaggio professionale. Ecco qui cosa ci siamo appuntati sul taccuino.

SOSTENIBILITÀ TRA TEORIA E PRATICA

Tema portante: la sostenibilità nella cura e nella gestione del verde, sviluppato appunto attraverso tavoli tecnici di approfondimento e prove pratiche, grazie alla collaborazione attiva delle aziende del settore e di enti formatori e associazioni.

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Nelle immagini alcuni scorci dell’AIPV Day svoltosi a inizio luglio nel parco botanico della Fondazione Minoprio.


Un breve reportage dell’AIPV Day, la giornata dedicata ai professionisti della filiera verde svoltasi a inizio luglio nel parco botanico della Fondazione Minoprio. Incontri e confronti per dare ulteriore valore a chi lavora nel settore di Daniela Stasi , foto Fondazione Minoprio visitatori sono stati soddisfatti dell’alto contenuto tecnico dei seminari, anche gli espositori sembravano contenti ma per comprendere gli aspetti da migliorare invieremo loro un questionario di soddisfazione». Voi, come organizzatori, siete soddisfatti? «Sì, in particolare dell’impronta tecnica che abbiamo voluto dare ai seminari – continua Borselli – Questa edizione è stata organizzata con l’obiettivo di andare verso il giardiniere 4.0 e il giardiniere certificato, figura quest’ultima che stiamo portando avanti insieme al marchio di qualità VivaiFiori, di cui anche AIPV fa parte». Ora che le fondamenta sono state gettate, AIPV sta già programmando le prossime attività, come la partecipazione all’Eima, in calendario a Bologna dal 19 al 23 ottobre.

e re

o

Qui l’intervista completa a Rossano Caporalini raccolta da Andrea Baffigo per Radio Garden

PRENDERSI CURA DELL’AMBIENTE Fulcro dei seminari tecnici, come anticipato, l’evoluzione del professionista verso il giardiniere 4.0 e il giardiniere certificato. Ma di cosa si tratta? Rossano Caporalini, uno dei vicepresidenti di AIPV, lo ha spiegato ad Andrea Baffigo, ai microfoni di Radio Garden. Riprendiamo qui un breve passaggio e vi invitiamo ad andare ad ascoltare l’intervista completa su radiogarden.it: «Il giardiniere 4.0 deve seguire i tempi della natura, perché è la natura che fa da maestra e segna la strada. E poi è un giardiniere evoluto, perché è sicuramente formato e in futuro sarà certificato. Cura il verde e cura l’ambiente e, quindi, si prende cura anche del benessere dei cittadini. Inoltre, ha uno sguardo rivolto all’ecosostenibilità». In che modo sarà conseguita la certificazione? «Per essere certificati, i giardinieri dovranno seguire una modalità di lavoro ben definita, attenersi a un certo standard e dovrà utilizzare determinati prodotti e materiali durante le sue fasi lavorative. Tutto questo lo porterà alla certificazione, che rappresenta una garanzia di qualità soprattutto per l’utente finale». N°029

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SCOPERTE | eventi

TESTARE

i prodotti sul campo

Per maggiori info: www.demogreen.it

I NUMERI • Più di 50 espositori • 5.000 partecipanti attesi • Oltre 25 ettari

Il 17 e il 18 settembre al Parco Esposizioni di Novegro, nei pressi dell’aeroporto di Linate, appuntamento con Demogreen, con prove pratiche ed eventi dimostrativi. IL giardiniere è tra i media partner e dà un codice omaggio per iscriversi gratis di Irene Nuvola

TEMPO DI LETTU R A: 2 minuti

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T

orna, puntuale come un orologio svizzero, l’appuntamento con Demogreen, la fiera dei professionisti del verde per i professionisti del verde. In programma il 17 e il 18 settembre

al Parco esposizioni di Novegro, nei pressi dell’aeroporto di Linate, si prefigge il preciso intento di fare conoscere agli operatori del settore i produttori di tutte le categorie merceologiche coinvolte nell’attività di giardiniere (macchine, attrezzature, irrigazione, sementi, etc). In che modo? Dando la possibilità di testare i prodotti mediante prove direttamente sul campo. Lo spazio espositivo si presta a tale scopo, mette a disposizione infatti più di 25 ettari per test pratici ed eventi dimostrativi. La nuova Inquadra il QR, edizione, infine, ospiterà compila il form le principali associazioni e ottieni il tuo del comparto biglietto! florovivaistico.



SCOPERTE | vegetali/1

les fleurs g TEMPO DI LETTU R A: 4 minuti

Dal francese, “i fiori vincenti”, il nome che Morel ha dato ai suoi prodotti inediti, 13 novità che raccolgono il meglio della sua ricerca. Piante facili da coltivare, più forti, più robuste. Ciclamini che profumano di nuovo di Costanza di Matteo P MIDI +® ROSA CON OCCHIO Fa parte della linea OUTstanding Cyclamen, i ciclamini che vengono selezionati da Morel per le elevate performance all’esterno. Buon effetto quando viene usato per creare grandi macchie di colore, anche in mix con il resto della serie. Per vasi da 10,5 a 15 centimetri di diametro.

H METIS® VIOLA ACCESO Portamento rotondo, colore luminoso che si mantiene acceso per lungo tempo. I fiori si innalzano su una bella massa di piccole foglie scure. Adatto a vasi da 9 a 12 centimetri.

R LATINIA SUCCESS® ROSA

CHIARO CON OCCHIO Si aggiunge alla serie Success® un colore complementare che va ad arricchire l’offerta. Bello il contrasto fra il colore dei petali, un rosa tenue e il vibrante viola dell’occhio. È una varietà molto fiorifera, che crea un bel bouquet centrale. La forma è tonda e si mantiene anche in caso di temperature alte. Adatta per vasi da 10,5 a 15 centimetri di diametro.

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R HALIOS® ROSSO SCARLATTO EVOLUTION Uno dei rossi novità proposti da Morel per il 2021-2022. Questa varietà presenta un colore intenso e stabile, che non delude. È una pianta robusta, molto resistente alla botrite, anche nei giorni corti; in più, è adatta a vasi grandi (15-22 centimetri) e può essere proposta come fioritura tardiva. È l’asso di quadri da calare alla fine della stagione.


s gagnantes M

Più info su

orel è una nota www.cyclamen.com azienda ibridatrice francese. Il suo lavoro, quest’anno, si è concentrato sul guardare oltre la pandemia per prevedere i cambiamenti nelle abitudini dei consumatori. Ed ecco Les fleurs gagnantes, cioè “i fiori vincenti”, il catalogo che presenta i suoi prodotti inediti, 13 novità che raccolgono il meglio della sua ricerca: si tratta di piante facili da coltivare e dalle notevoli performance. Spiccano i due nuovi Halios® rossi, più robusti e voluminosi; le gamme Midi+® e Indiaka®, caratterizzate da omogeneità e dall’ottima tenuta in esterno; interessanti anche i nuovi colori della linea Metis®, Success®, Curly®. Le schede tecniche di tutte le varietà sono disponibili presso Morel; qui vi offriamo un’anteprima. Q INDIAKA® MELANGE MIX

Fioritura precoce sincronizzata per questi quattro colori, che hanno anche taglia uniforme. Il mix è composto per il 20% dal color salmone, 20% dal fucsia, 30% dal viola e 30% dal magenta. Per vasi da 10,5 a 15 centimetri di diametro.

R FALBALA® ROSA

EVOLUTION Una varietà nuova, particolare e inedita, che presenta caratteristiche ancora migliorate rispetto alla generazione precedente. I fiori presentano la forma a campana, con petali ondulati e frangiati. Sono piante regolari, rotonde e compatte, con un fogliame altamente decorativo. La fioritura è precoce. Adatto a vasi dai 12 ai 17 centimetri di diametro.

P HALIOS® CURLY MAGENTA È la versione migliorata della varietà già in commercio. Il colore è più scuro, intenso e profondo, anche in condizioni di alta luminosità in autunno. La pianta è robusta, dotata di steli spessi e di foglie scure. Per vasi dai 15 ai 22 centimetri di diametro.

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SCOPERTE | vegetali/2

Dai binari bi

nascono i fior

Papavero cornuto (Glaucium flavum ‘Crantz’) al deposito ferroviario di Milano-San Rocco; sullo sfondo il più comune papavero rosso o rosolaccio (Papaver rhoeas).

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li ambienti urbani più ignorati dagli interventi umani e dalla pianificazione urbanistica ospitano il maggior numero di specie, incluse alcune vere e proprie rarità. A rivelarlo è una ricerca biennale congiunta condotta dai team del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra dell’Università di Milano-Bicocca e del Museo di Storia Naturale di Milano, i cui risultati sono stati

MURA OSPITALI Nella stessa ricerca viene posta l’attenzione anche su altri ambienti cittadini generalmente poco considerati. Ad esempio, le mura antiche, come quelle del Castello Sforzesco, ospitano specie sorprendenti come lo ieracio milanese (Hieracium australe subsp. australe).

Meliloto giallo (Trigonella officinalis (L.) Coulot & Rabaute) al Castello Sforzesco.

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Dallo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca e del Museo di Storia Naturale di Milano emerge che le aree urbane meno interessate da interventi umani, come quelle ferroviarie, sono serbatoi di biodiversità vegetale di Viola Delfino, foto di Rodolfo Gentili pubblicati sulla rivista internazionale Urban Forestry and Urban Greening. Lo studio, coordinato da Sandra Citterio e Rodolfo Gentili di Milano-Bicocca e da Gabriele Galasso del Museo di Storia Naturale di Milano, ha analizzato la distribuzione della biodiversità vegetale urbana nei principali paesaggi del capoluogo lombardo: le aree edificate, le principali arterie stradali coi loro viali alberati, le aree verdi e le aree ferroviarie.

RIFUGIO DI SPECIE QUASI SCOMPARSE

La ricerca, in particolare, sottolinea l’importanza delle aree ferroviarie nel loro complesso (binari morti, adiacenze, vasche di lavaggio dei treni con formazione di pozze temporanee, massicciate, spazi tra i binari, zone a prateria e ad arbusti ecc.) come rifugio urbano per numerose specie, alcune ormai del tutto scomparse dagli altri ambienti cittadini. Le aree ferroviarie si rivelano altresì importanti per la presenza di numerose specie a fiore utili per le api e gli altri insetti impollinatori e, inoltre, perché rappresentano un corridoio di verde naturale per la rete ecologica cittadina. Lo studio suggerisce, dunque, di includere tali aree nella pianificazione delle reti Per maggiori info: verdi cittadine per sostenere la natura dei paesaggi www.unimib.it urbani: la loro sostituzione con altre tipologie di verde “pianificato” e “costruito” provocherebbe un danno alla flora con perdita della biodiversità.


IL PRONTUARIO

Evoluzione

Ascolta il podcast su radiogarden.it!

tra figure del settore

In questo articolo rispondiamo a una domanda oggi frequente: il vivaista/ giardiniere può diventare gardenista? E lo facciamo analizzando i cinque principali rischi in cui ci si può imbattere di fronte a una tale scelta di Lucio Brioschi

origine può essere la stessa. Esperienza, competenze, capacità tecniche, conoscenza del prodotto-pianta, sono alla base di una possibile evoluzione verso il mondo dei garden center. Forse però più che domandarci se da vivaisti/giardinieri possiamo evolvere in gardenisti, c’è da chiederci perché sia necessaria una tale evoluzione.

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LE RAGIONI DEL CAMBIAMENTO

nzitutto per vivaista/giardiniere intendiamo colui che, con professionalità, ha coltivato piante da esterno in zolla o contenitore per venderle all’ingrosso o al dettaglio, o per utilizzarle direttamente in quanto proprietario anche di azienda che realizza giardini. L’evoluzione diviene tanto più necessaria quanto più il vivaio originario si trova stretto dall’urbanizzazione, senza per altro poter essere destinato ad altre funzioni (aree edificabile, ecc.).

È utile quindi per: • integrare maggiormente il reddito derivato dall’attività di produzione/progettazione; • dotarsi di liquidità che, per quanto oscillante lungo l’anno, è senza dubbio utile alla gestione, sempreché questa sia ben pensata.

L’evoluzione è tanto più necessaria quanto più l’andamento stagionale unito a quello economico non permettono più all’azienda di avere risorse per sostenere il calo di fatturato, calo imputabile alle diseconomie che si creano quando su superfici troppo esigue si coltivano piante in numeri troppo bassi per risultare competitivi sul mercato. Una simile azienda non ha molte opportunità per svilupparsi e allora, se vuole restare sul mercato, deve necessariamente ripensarsi. Ovviamente, e lo diciamo perché non vi siano dubbi, se l’azienda vivaistica può estendersi, ampliarsi, creare sinergie con altre aziende

L’evoluzione è tanto più necessaria quanto più l’andamento stagionale unito a quello economico non permettono più all’azienda di avere risorse per sostenere il calo di fatturato N°029

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IL PRONTUARIO

Si può essere ottimi imprenditori nel proprio campo specifico ma affrontare altre vie non sempre risulta così semplice

vivaistiche, è logico che l’evoluzione verso il garden center non sia così impellente e vitale.

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MOLTO PIÙ DI UNA SERRA

a torniamo a noi. Il vivaista/ giardiniere che spinto dalle circostanze volesse evolvere verso il garden center, può certamente trarre spunti dal mercato, visitando ora questo, ora quel punto vendita che più lo stimola e gli suggerisce le soluzioni da adottare. Questa fase sebbene entusiasmante risulta pericolosa, perché proprio qui, si decide come affrontare gli anni a venire e si possono commettere molti passi falsi. Non perché non si conosca il mercato, non perché non si sia buoni imprenditori, ma solo per il fatto che si conosce solo una parte del mercato: si può essere ottimi imprenditori nel proprio campo specifico ma affrontare altre vie non sempre risulta così semplice. E non sempre tutti i rischi sono lì, davanti ai nostri occhi perché li si possa pesare e affrontare. Ecco i principali:

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• il primo rischio che si corre è posizionare il garden là dove si hanno i terreni dell’azienda vivaistica. Forse è una eccellente posizione, forse no, ma non sapendolo si affronteranno nel futuro ingenti costi che difficilmente potranno essere remunerati, e ciò potrà creare difficoltà finanziarie; • il secondo rischio è dato dal fatto che per molti il garden è solo una serra dove si mettono i prodotti e si vende. Sebbene il modello base sia esattamente così, di fatto la situazione è un più complessa.

Il secondo punto deve essere necessariamente approfondito. Anzitutto, lo spazio da destinare alla serra, quanto grande deve essere? Quale orientamento deve avere? Come divido e ripartisco lo spazio tra i diversi prodotti che vado a esporre? Ripetiamo, si può fare tutto, ma farlo bene e con successo richiede passi ben ponderati. Pertanto, la riflessione sulle dimensioni da occupare è d’obbligo, anche perché sia che si tratti di un multi-tunnel o di una serra ferro vetro, i costi sono determinati proprio dalla struttura, dalla tipologia e soprattutto dalle dimensioni.


N

LA SCELTA DEI FORNITORI

on è tutto. Continuiamo con l’elenco dei rischi:

• terzo rischio, non ponderare bene la scelta dei fornitori; • quarto rischio, quello di pensare che il garden center si limiti alle sole piante e a qualche prodotto complementare.

Se devo aprire un garden – e voglio farlo bene, così come ho saputo coltivare bene le piante anni addietro e così come ho realizzato giardini degni di nota – non posso mettere insieme pavimenti di un tipo con arredamenti procurati qua e là, avvalendomi solo di fornitori che concedono espositori in comodato d’uso gratuito. Da vivaista/ progettista del verde: avrei mai acquistato materiale da riprodurre e/o coltivare se fosse stato difforme? Oppure, avrei preso da più fornitori materiali di propagazione disparati per poi presentare alla mia clientela un assortimento molto variegato non in specie e varietà ma in dimensioni, in sviluppo, chiedendo magari lo stesso prezzo sia per le piante di un certo valore che per quelle poco apprezzabili? Sono sicuro che la risposta è no. Ecco perché occorre pensare bene a ciò che si sta facendo, proprio per evitare l’effetto arlecchino che poi la nostra attività presenterebbe al mercato. Per quanto riguarda, invece, il pensare che il garden si limiti alle sole piante e a qualche prodotto

complementare, si tratta di un rischio molto comune. Garden center significa completezza di assortimento, difficile da gestire e difficile da pensare. Ma, se definito correttamente, diventa fonte di grande soddisfazione. Non limitiamoci quindi ad acquistare qualche prodotto dal primo che passa, ma consideriamo attentamente cosa andremo a vendere non solo perché lo conosciamo, ma perché il cliente ce lo chiederà prima o poi. Un elemento che aumenta la difficoltà è la possibilità di gestire l’attività in trasformazione in modo commerciale o meno, ma questo è un punto che merita una trattazione caso per caso e non limitatamente con un semplice articolo.

LE LOGICHE DI GESTIONE DEL PERSONALE

I

nfine, il quinto rischio: il personale. Gestire un garden center a livello famigliare è possibile, a patto però che si facciano i giusti conteggi sui costi. E per farli è necessario considerare il costo da sostenere qualora i collaboratori non fossero di famiglia. Di garden nati dal vivaismo, forti del nucleo famigliare e della sua storia, ce ne sono davvero tanti, ma occorre riflettere se per caso parte di questa manodopera dovesse lasciare l’attività, cosa accadrebbe? Si potrebbe ancora andare avanti? E come? Quindi occorre prepararsi a gestire la nuova attività con altre logiche. Che si possono imparare. In definitiva, possiamo rispondere alla domanda iniziale: sì. Sì, il vivaista può diventare gardenista a patto che rifletta su questi cinque rischi, li faccia propri e li affronti così come ha sempre affrontato i problemi colturali e quelli inerenti alla progettazione e alla realizzazione giardini: con tenacia e determinazione.

Garden center significa completezza di assortimento, difficile da gestire e difficile da pensare. Ma, se definito correttamente, diventa fonte di grande soddisfazione N°029

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L’OPINIONE

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Gli alberi

non sono oggetti di Anna Zottola

I

n questo periodo mi capita spesso di occuparmi della vita degli alberi, o ancora più spesso del loro fine vita, per cause prodotte dalla inesperta manutenzione dell’uomo. Ci si accorge, e un po’ ci si sorprende ancora, a malincuore, che le scelte, sia da parte del privato, sia degli enti pubblici, siano spesso accompagnate da un involontario fattore di scarsa, o del tutto nulla, conoscenza e consapevolezza di cosa significhi essere un albero. Alberi piantati in poco spazio, lasciati a ridosso di infrastrutture, abbandonati per anni, senza alcun monitoraggio. Nei decenni scorsi le conoscenze scientifiche in arboricoltura erano ancora poco approfondite, anche se le teorie sulla vita biologica degli alberi, studiate e diffuse dell’americano Alex Shigo negli anni ’90, già circolavano tra gli esperti agronomi

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italiani. Ciononostante, molti errori si sono susseguiti negli anni, piantando alberi senza rispetto della geografia del luogo, senza sufficiente spazio per farli diventare “grandi”, senza analisi dei terreni, senza corrette potature e senza le cure, e le manutenzioni necessarie nel corso della loro vita. Questo fa veramente pensare. Forse c’erano eccessivi accomodamenti con la committenza, a scapito di un maggiore impegno nello spiegare, e far comprendere, che il mondo degli alberi è descritto da una scienza, che ha altrettanta dignità e valore delle altre. Proprio in questi anni si sta diffondendo la cultura del vivere all’aperto e della rivalutazione di parchi e giardini, e le conoscenze scientifiche e le competenze dei tecnici dovrebbero assumere maggiore importanza. Sta anche emergendo la tendenza a “forestare” le città, perché gli alberi ci donano ossigeno, riducono la concentrazione di anidride carbonica, creano l’ombra e assorbono gli agenti inquinanti. Ma se gli alberi non li piantiamo con i criteri corretti, quelli del buon “padre” che nutre i propri figli, in questo caso fino alla loro naturale morte, incorreremo, noi e le prossime generazioni, a cercare sempre soluzioni improvvisate, e spesso inefficaci, come gli abbattimenti. E come dare torto al paesaggista, e allievo di Russel Page, Paolo Pejrone che, nel suo ultimo libro, I dubbi del giardiniere. Storie di slow gardening, scrive: “Forse troppo spesso finiamo per trasformare gli alberi in oggetti”. Noi tecnici abbiamo, invece, il dovere – e il piacere per tutto ciò che impariamo dagli alberi – di trasmettere le nostre conoscenze a coloro che “ignorano” le loro reali necessità.


y LA CASA EDITRICE

DEL VERDE

Flortecnica e vivaismo TRADE MAGAZINE BIMESTRALE DI AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE PER LA FLORICOLTURA E IL VIVAISMO

415

dal 1977 informa il settore

Aprile / Giugno • anno 2021

PROGETTAZIONE COSTRUZIONE GESTIONE E MANUTENZIONE PROFESSIONALE DEGLI SPAZI VERDI

giardiniere N° 029

IL

Luglio – Agosto 2021

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PNRR, in primo piano investimenti

a lungo termine sulle alberature

In copertina un progetto coordinato da Mario Tedeschi, capo giardiniere di Hortensia Garden Design, protagonista della cover story

+PROGETTO

Architettura fa rima con natura in un nuovo complesso di Merano

+PIANTE

12 PRIMO PIANO / novità

Le nuove varietà di Morel, Panam e Schoneveld

PRODUZIONE 22 intervista/1 Davide Bodei:

“Per andare avanti, non puoi fermarti"

40 MERCATI / andamenti

Coldiretti: peserà il costo delle materie prime

32 intervista/2 Anna Sandrini:

Urge una pianificazione LA NUOVA RIVISTA condivisa tra vivaismo e giardinaggio professionale PER IL GIARDINIERE

SERVIZIO A PAG. 31

FOCUS MOTOSEGHE Come cambia la regina delle attrezzature per la cura degli alberi

“Serve un cambio di prospettiva”

La rivista si può anche ascoltare su radiogarden.it

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professionisti e consumatori. Uno sguardo a 360° che ci rende il punto di

riferimento preciso e aggiornato nel panorama dell’editoria specializzata. Edizioni Laboratorio Verde è la casa editrice di chi ama e lavora con il verde: la vostra casa.

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