Italia oggi di Caterina Michieletto
La BUROCRAZIA VIAGGIA a DUE VELOCITÀ
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avigare nel “mare” della burocrazia comporta cavalcare onde e affrontare tempeste che possono rallentare se non impedire il raggiungimento di obiettivi strategici per la collettività. Una metafora che vuole descrivere la gestione burocratica del territorio italiano e un tentativo di rispondere a quella domanda che è da tutti posta: se la burocrazia è nata come modello che avrebbe dovuto rendere più razionale l’attività amministrativa, perché essa ha prodotto più difficoltà e posto maggiori limiti di quelli che ha risolto? C’è da chiarire una verità che è sotto gli occhi di tutti e cioè che la burocrazia in Italia viaggia a due velocità… Da un lato c’è un binario ad alta velocità che dimostra come la macchina burocratica sia un ingranaggio che può funzionare ed è su questa traiettoria che vediamo opere pubbliche realizzate in tempi ragionevoli, manutenzione adeguata delle infrastrutture e
degli edifici, investimenti pubblici per rispondere prontamente alle esigenze della collettività radicata sul territorio. Ne è un esempio la ricostruzione del ponte di Genova. Dall’altro lato c’è un binario che prima di giungere a destinazione deve fare molte fermate e con fatica raggiunge ogni stazione. Su questa direzione si incrociano opere pubbliche programmate e progettate ma poi non portate ad esecuzione, gli “edifici incompiuti”, i disastri idro-geologici causati non solo da eventi atmosferici imprevedibili, ma anche dalla scarsa prevenzione e da controlli tecnici sporadici. Indagare le cause dell’inefficienza nella gestione burocratica del territorio significa in primo luogo focalizzare la disciplina normativa dei lavori pubblici. Il riferimento è al Codice dei contratti pubblici, d.lgs. n.50/2016 che ha dato attuazione alle direttive europee del 2014 relative all’aggiudicazione dei
contratti pubblici di concessione e di appalto. Da questo primo dato si ricava l’importanza che la normativa dell’Unione Europea ha assunto in questa materia sotto due profili: innanzitutto trasparenza e pubblicità del procedimento di affidamento dei lavori pubblici, per garantire che le imprese intenzionate ad aderire al bando possano partecipare in un regime di tutela della concorrenza e di parità di trattamento; in secondo luogo l’attenzione alle esigenze di contabilità pubblica, dal momento che si tratta di risorse provenienti dal gettito fiscale e quindi dai contribuenti. Posta questa panoramica sui contratti pubblici è giunto il momento di mettere a fuoco le situazioni in cui queste procedure esplicite sulla carta si scontrano con la realtà della burocrazia che rallenta ed in certi casi distrugge. In Italia molti opere pubbliche strategiche sono finanziate dai fondi strutturali dell’UE, ossia investimenti che l’UE indirizza ai Paesi membri per sostenere lo sviluppo economico mirando in ogni intervento alla sostenibilità ambientale. L’Italia ha ricevuto 44 miliardi di euro come fondi strutturali prima della pandemia covid-19 e paradossalmente si è riusciti a mettere a frutto solo il 30,4 % di questa pacchetto di finanziamenti. Sulla base dei piani di sviluppo finanziati dall’UE le pubbliche amministrazioni interessate avviano la procedura per individuare le imprese offerenti, valutarne le offerte, verificarne i requisiti di partecipazione e concludere
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