Società, famiglia e figli di Caterina Michieletto
La missione educativa
dei genitori E
ducazione, una parola che affonda le sue radici nel latino “educere” letteralmente “trarre fuori, allevare, accompagnare”, si potrebbe dire che il latino, spesso etichettato come “lingua morta”, restituisce un significato quanto mai vivo e attuale della funzione educativa. L’educazione si snoda nell’arco dell’età evolutiva, cioè dalla nascita fino al compimento del diciottesimo anno di età: è in questo lasso di tempo che si compie l’educazione dei figli, una delle missioni più importanti, ma anche più impegnative per i genitori. Si può dire che la gioia di essere genitori fa parte di un “pacchetto tutto compreso” contenente anche fatiche, incertezze e paura di sbagliare. Del resto, è risaputo che essere genitori non sia semplice e che comporta un carico di responsabilità e di impegno che si protrae fino all’età adulta dei figli e spesso anche oltre. Nonostante questo rilievo attribuito al ruolo educativo dei genitori si è assistito negli ultimi anni ad un’inversione di tendenza, causata da fattori esterni che hanno portato a ritenere meno determinante il riferimento genitoriale nella vita dei figli, nella loro educazione individuale, sociale, affettiva e morale. Per fattori esterni si allude ad una politica del lavoro che è ancora distante dalla necessità per i genitori di coniugare il lavoro con l’impegno nella famiglia. Non solo, l’era dei cosiddetti “nativi digitali” è costellata dall’influenza, già in età molto precoce, dei social network ai quali sembra essere stata data “in appalto” una funzione, quella educativa, che non può compiersi per il tramite del mondo di Internet che offre tutto sul mercato, intendendo con tutto buono e cattivo.
Indubbiamente, l’educazione si configura come policentrica, dal momento che si compie per il tramite di differenti attori, la scuola, il gruppo “dei pari”, ossia il gruppo di amiche e amici, il gruppo della parrocchia, il centro sportivo… Pertanto, le occasioni di apprendimento e di crescita umana sono molteplici, tuttavia il ruolo di protagonisti dev’essere riconosciuto ai genitori, i primi accompagnatori nella trama della vita dei propri figli, coloro che “donano radici per ricordare e ali per volare”. Per quale motivo i genitori non possono abdicare al loro ruolo? Giovanni Bollea, neuropsichiatra infantile, cultore e sostenitore dell’educazione dei figli con amore, disponibilità all’ascolto ed esempio, poneva una riflessione molto acuta rispetto al rapporto genitori e figli che spiega la natura insostituibile dell’azione educativa dei genitori. Bollea affermava nel suo libro “Le madri non sbagliano mai”, che ogni nuova generazione è trasgressiva nei confronti dei genitori, quale contrasto positivo che aggiunge nuove idee e risorse nell’ambiente culturale, morale, politico e sociale. Tuttavia, accanto a questa “trasgressività positiva”, convivono forme di trasgressività negativa, di differente intensità e gravità, intese come comportamenti a rischio e distruttivi che purtroppo si rivoltano contro i giovani e loro famiglie. La prima e fondamentale forma di prevenzione di queste insidie avviene nel nucleo famigliare, tramite quell’attività di travaso di
valori, di principi, di regole di comportamento, di esperienza che diventano parte del bagaglio educativo dei figli. Gettando queste fondamenta solide per la costruzione della persona individuo e della persona cittadino si potranno respingere le spinte a quelle trasgressioni negative che dall’esterno irrompono nella vita dei giovani. Nell’adempiere al ruolo di educatori i genitori definiscono i punti cardinali del percorso dei propri figli, trasmettendo loro un messaggio che può essere valido per affrontare i molti ostacoli che si pongono nel proprio percorso: nella vita bisogna seguire la “stella polare” e non le “stelle cadenti”. Una direzione che nella mia esperienza personale ho trovato spesso nelle parole incoraggianti e rassicuranti: “la buona volontà premia sempre”. Quello che si instaura tra genitori e figli è raffigurabile come un rapporto a vasi comunicanti, in cui è l’amore per i figli e l’amore per i genitori che alimentati fin dall’inizio consolidano l’esclusività di questo rapporto, pertanto la preziosità e l’unicità della funzione educativa dei genitori.
43