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In treno fra le vette innevate
Ring delle Dolomiti
di Laura Mansini
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IN TRENO
FRA LE VETTE INNEVATE
Guai se non ci fossero i sogni non ci sarebbe futuro perché il futuro è fatto dai sognatori. Il Ring delle dolomiti è il grande sogno che unisce Bolzano, Belluno e Trento di cui si discute fra gli industriali delle tre province in attesa dei giochi olimpici invernali del 2026. Si parla di ferrovie e binari contro lo smog e a vantaggio dell’ambiente del turismo. Il primo sogno è l’aggiunta di 90 chilometri di binari ai 280 esistenti con cui si collegherebbe Dobbiaco a Calalzo di Cadore passando per Cortina d’Ampezzo e poi Feltre, Primolano, la Valsugana fino a Trento. Un circuito ferroviario che ripristinerebbe la centenaria ferrovia Dobbiaco Calalzo. A volte il nuovo è solo la riedizione di qualcosa che già c’era, ma bisogna ammettere che qualcuno ha sbagliato. Dobbiaco e Calalzo erano infatti state unite dalla ferrovia fin dal 1915 quando l’esercito austriaco doveva portare armi e soldati sul fronte dell’Isonzo. La Ferrovia delle Dolomiti era lunga 65,379 chilometri con binari a scartamento ridotto. Finita la guerra la ferrovia venne potenziata e funzionò con alti e bassi economici fino al 1964 quando i binari lasciarono spazio all’asfalto. Nel 1929 era stata perfino elettrificata realizzando il sogno odierno, ma già stantio, per la Valsugana. Il secondo è il Sogno dei sogni, ancora un collegamento ferroviario di 83 chilometri con cui collegare Bolzano a Cortina, attraverso 20 chilometri in galleria, passando da Ortisei e la ferrovia della valle dell’Avisio che da Trento porta a Canazei, passando da Cavalese, con 87 chilometri di tracciato di cui 37 in galleria. Ve lo ricordate? anche questa c’era già. Tutto già visto: tutti tracciati già costruiti all’inizio del 900 e poi dismessi. Quello che da 70 anni alcuni si ostinano a sognare è di approfittare del tracciato per Cavalese per liberare la ferrovia della Valsugana dalle gallerie di Povo, dove oggi s’infrangono i sogni di potenziamento perché tra curve e pareti s’incaglierebbero i pesanti locomotori elettrici. La soluzione potrebbe essere quella di portare i binari elettrificati fino a Civezzano e da qui proseguire per Levico, Borgo...... Venezia. L’attuale tracciato ferroviario resterebbe di tipo turistico e servizio per le scuole e lavoratori attorno al lago di Caldonazzo. Già che si sogna parliamo anche di turismo. C’è il Sogno di Avia Nova... Una funivia da Levico- Caldonazzo fino a Luserna alleggerendo il traffico stradale e poi una ferrovia che dal comune cimbro trasporti turisti e lavoratori fino a Folgaria, Lavarone... Asiago. Il modello, senza scomodare la Svizzera, potrebbe essere quello del Renon sopra Bolzano. Certo qualcuno i soldi deve pur metterceli e non solo l’ente pubblico che piange ma continua a finanziare rattoppi.