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La befana: tra storie e misteri

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di Patrizia Rapposelli

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LA BEFANA, TRA STORIE E MISTERO

Ogni anno, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, una vecchina- piuttosto povera e bruttina- viaggia su una scopa, in lungo e in largo, portando doni a tutti i bambini. Nell’immaginario collettivo, vola sui tetti e, calandosi dai camini, riempie le calze vuote lasciate dai bimbi. Caramelle, cioccolatini, noci e mandarini. Giocattoli e piccoli pensieri. Carboni per i più monelli. Sotto il peso di un sacco colmo di regali chiude tutte le feste natalizie. Molte storie aleggiano intorno a questa vecchina, il cui nome non è altro che Befana. Non tutti sanno che, questa vecchietta famosa in tutto il Paese, ha un retaggio culturale che unisce sacro e profano. La sua storia ha inizio nella notte dei tempi e discende da tradizioni magiche precristiane. La figura cristiana dei doni portati dai Re Magi alla grotta del bambino Gesù incontra la rappresentazione laica medievale che trae origine da Madre Natura, che si fa cenere e si rigenera, e prima di morire distribuisce gli ultimi omaggi. L’immagine della Befana è nata forse da antichi riti propiziatori pagani, poi ereditati dai romani. La tradizione popolare, nella dodicesima notte dopo il Natale, celebra la rinascita della natura. Un tempo era usuale credere che misteriose figure femminili volassero sui campi per propiziare i futuri raccolti, guidati dalla Dea della caccia e della vegetazione -Diana- vestite di stracci a segnare la poca generosità della natura invernale. Altri narrano di una Madre Natura, rinsecchita e imbruttita, che volava da sola nei cieli elargendo le sementi -doni- che sarebbero fiorite nell’anno successivo. Secca, poteva essere bruciata e rigenerarsi con la luna nuova. Ancora oggi, in alcuni Paesi, è tradizione bruciare scope vecchie e fantocci di paglia raffiguranti la vecchietta bitorzoluta. I miti attorno alla figura della Befana, narrano il legame con la tradizione cristiana. Infatti, alcune credenze popolari cristiane raccontano che i re magi chiesero ad una vecchietta, quale fosse la strada per giungere alla grotta di Betlemme e di seguirli nel cammino verso il bambino Gesù. La donna rifiutò l’invito, presto se ne pentì. E da allora vagherebbe di casa in casa, consegnando dolciumi e doni agli altri bambini, sperando di espiare la sua colpa. L’abitudine di portare del carbone ai fanciulli più monelli, sarebbe legata al personaggio di Babbo Natale, o, per alcuni, alla divinità romana Stenia, simbolo dell’anno nuovo, celebrata con lo scambio di omaggi augurali durante i Saturnali – ciclo di festività della religione romana dedicate al dio Saturno-. L’esistenza di questa vecchina, dal naso adunco e lo scialle nero sulle spalle ricurve, è il frutto di credenze pagane che incontrano le leggende popolari cristiane. Le storie sono tante, ma di sicuro la Befana lascia ciò che le sta intorno avvolto nel lenzuolo indecifrabile di ciò che si chiama mistero.

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