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Essere con l’Africa e non per l’Africa
Tra volontariato e solidarietà
di Marco Nicolo’ Perinelli
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“Essere con l’Africa e non per l’Africa”
I 70 anni di “CUAMM – Medici con l’Africa” celebrati a Roma con Papa Francesco. Molti i volontari trentini all’Annual Meeting tenutosi nell’Aula Paolo VI del Vaticano.
Tra le migliaia di convenuti da tutta Italia c’eravamo anche noi trentini nell’Aula Paolo VI in Vaticano a Roma per celebrare, con Papa Francesco, i 70 anni di attività di una associazione, “CUAMM – Medici con l’Africa”, che nella nostra terra conta decine e decine di volontari. Circa cento, tra medici e associati, hanno deciso di festeggiare l’anniversario dell’Associazione, nata nel 1950 nel Collegio Universitario di Padova, grazie all’intuizione del professor Francesco Canova e del vescovo di Padova Mons. Girolamo Bortignon, con lo scopo di accogliere e preparare studenti di medicina italiani e stranieri desiderosi di dedicare un periodo della loro attività professionale al servizio degli ospedali missionari e delle popolazioni più bisognose nei paesi in via di sviluppo. Un incontro atteso da tempo, che non ha deluso le aspettative di chi ha potuto ascoltare le parole di Papa Francesco: “ Quando preghiamo “dacci oggi il nostro pane quotidiano”, dovremmo pensare bene a quello che diciamo, perché tanti, troppi uomini e donne, di questo pane, ricevono solo le briciole, o nemmeno quelle, semplicemente perché sono nati in certi luoghi del mondo. Penso a tante mamme, che non possono avere un parto sicuro e a volte perdono la vita; o a tanti bambini, che si spengono già nella prima infanzia” - ha detto Papa Francesco - “L’Africa ha voce, ma non si sente; voi dovete aprire possibilità perché si senta la voce dell’Africa; continuare a dare voce a quello che non si vede, alle sue fatiche e alle sue speranze, per smuovere la coscienza di un mondo a volte concentrato troppo su sé stesso e poco sull’altro. Infine, vi invito ad avere un’attenzione speciale per i giovani: a favorire in ogni modo,
Tra volontariato e solidarietà
nelle vostre attività, l’inserimento lavorativo della gioventù locale, così desiderosa di vivere il proprio futuro da protagonista soprattutto nei Paesi di origine”. Ad avviare la seconda parte della mattinata, condotta dal giornalista Piero Badaloni, il direttore del CUAMM, don Dante Carraro, che ha raccontato al pubblico presente che: “L’Africa sta tornando indietro, dalla pandemia alla guerra, fino alle speculazioni energetiche e finanziarie, stanno pesando in modo drammatico. L’impegno per la formazione dei giovani africani è stato uno dei temi principali del meeting: “Le risorse umane sono il patrimonio più importante per il CUAMM e per l’Africa – ha spiegato Giovanni Putoto, responsabile della Programmazione. L’investimento in formazione va fatto a tutti i livelli, dagli ospedali alle scuole fino alle università che formano medici, specialisti e manager, come nel caso del Master in Neonatologia di alto livello avviato in Mozambico, con la collaborazione dell’Università di Padova, quella di Maputo e quella Beira”. A guidare la delegazione trentina, il Presidente del CUAMM - Trentino, il pediatra Carmelo Fanelli, attivo in Alta Valsugana rientrato recentemente dall’Africa come altri medici volontari trentini fra i quali Fabio Battisti, Alberta Valente, Pietro Scartezzini, Giulia De Bertolis, Nadia Quaglia, Rossella Romano che si son fatti carico della missione di portare aiuto ai più piccoli e alle loro mamme in Africa. Il Gruppo Medici con l’Africa CUAMM – Trentino è nato nel 1993 dall’unione di alcuni medici trentini rientrati in Italia dopo aver trascorso un periodo di volontariato in Africa. Nel corso di questi anni, ormai quasi trenta, l’associazione ha maturato una profonda conoscenza del contesto africano e dei meccanismi di gestione ed implementazione di progetti di Cooperazione allo Sviluppo in campo sanitario avvalendosi di contributi pubblici in special modo della Provincia Autonoma di Trento, partners e donatori privati. Medici con l’Africa CUAMM Trentino ha per scopo principale quello di promuovere e sostenere progetti di cooperazione sanitari nei Paesi con risorse limitate privilegiando i programmi in cui operano volontari trentini. Oltre che in Africa, l’attività del gruppo è fortemente indirizzata anche ad iniziative di carattere solidale, culturale, sensibilizzazione, informazione, educazione alla globalità a livello scolastico sul territorio trentino per promuovere una cultura di solidarietà e presentare, oltre le problematiche, una immagine positiva dell’Africa come un continente in movimento dalle straordinarie potenzialità e valori.
L’associazione collabora con la Provincia Autonoma di Trento per promuovere e sostenere progetti di cooperazione in campo sanitario con i Paesi in via di sviluppo. Particolare attenzione viene data ai programmi in cui sono impegnati volontari trentini, promuovendo così una cultura di solidarietà in ambito locale.
Per non dimenticare
di Emanuele Paccher
PROMEMORIA AUSCHWITZ STA PER RIPARTIRE
Nostro dialogo con Ambra Dalmaso, Tutor di Castel Ivano
Come e perché ricordare certi orrori del passato? È da questa domanda che parte il progetto “Promemoria – Auschwitz 2023”, organizzato da Deina Trentino APS in collaborazione con Arci. Le pre-iscrizioni, possibili per i ragazzi e le ragazze tra i 17 e i 25 anni, sono aperte fino all’11 dicembre. La volontà è quella di non dimenticare, per capire ciò che è avvenuto in passato, per comprendere meglio il presente e per progettare il futuro in modo che certi orrori non si ripetano. I partecipanti faranno veramente “a schiaffi con la storia”, come dice Antonio Trombetta, presidente di Deina Trentino. Si soffrirà, ci si interrogherà sul come l’essere umano possa essere stato un simile mostro. E se ne uscirà arricchiti, più maturi e consapevoli. Anche molto diversi forse. Molti ex partecipanti sono concordi nel dire che “Una volta saliti sul treno non si scende più”. Un percorso impegnativo, con 4 incontri di preparazione, 2 visite sul territorio (una a Trento e una alla sinagoga di Merano) e 6 giorni di viaggio. Con destinazione finale il campo di concentramento di Auschwitz – Birkenau, luogo in cui la perfidia umana toccò il suo apice e riuscì a massacrare milioni di vite. Andando più nel dettaglio, i quattro incontri di preparazione si svolgono sotto la direzione e supervisione di alcuni “tutor”, ossia ragazzi e ragazze che decidono di dedicare il loro tempo all’insegnamento di ciò che è stato, cercando di stimolare lo scambio di opinioni all’interno del gruppo. Visto l’imminente avvio del progetto, abbiamo deciso di scambiare qualche parola con una di loro: Ambra Dalmaso, 22enne di Castel Ivano, tutor ormai da 3 anni.
Cosa significa fare memoria? E perché è giusto ricordare ancora degli avvenimenti che sono così lontani nel tempo?
Per non dimenticare
Ambra: “Fare memoria è importante perché permette di comprendere meglio il nostro presente. E permette di guardare alla quotidianità con un occhio più critico. Non siamo immuni da ciò che è successo 80 anni fa. Tutto si trasforma, e tutto ciò che è stato può tornare, magari in altre forme e con altre sfumature. È quindi importante imparare a vivere in maniera più attenta e consapevole, e credo che il viaggio di promemoria in questo senso sia molto importante. È un progetto di alcuni mesi che dà tanta consapevolezza”.
Perché hai deciso di dedicare il tuo tempo per questa attività? Cosa ti spinge a farlo?
Ambra: “Lo faccio perché Promemoria è un progetto in cui credo molto. A livello personale, e un po’ egoistico, ci dedico il mio tempo perché ogni volta mi insegna e mi regala molto. Sono curiosa, mi piace sorprendermi, scoprire nuove sfumature e riscoprirmi ogni volta. Dall’altro lato mi piace vedere quanto lasci anche a tutti i partecipanti, mi fa sentire parte di qualcosa di bello e grande. Poi dentro di me ho una convinzione, che sa anche un po’ di speranza: un mondo fatto di persone uscenti da progetti come questi è un mondo migliore”
Cosa pensi e speri che rimanga ai ragazzi che fanno questa esperienza?
Ambra: “Penso che ad ogni ragazzo rimangano nel cuore dettagli e ricordi diversi. L’auspicio è che, aldilà dei bei momenti, rimanga anche la consapevolezza di quello che questo percorso rappresenta, in modo da vivere la realtà sempre con un occhio critico. Potrei sintetizzare il tutto dicendo che mi auguro che ogni ragazzo si porti a casa almeno una parte di quello che questa esperienza significa per me”.
Credi che sia un’esperienza adatta a tutti?
Ambra: “Personalmente non credo ci siano requisiti fondamentali se non curiosità e tanta voglia di mettersi in gioco. È un percorso, come dicevamo prima, che dura alcuni mesi, e quindi è sicuramente un investimento in termini di tempo. Poi, per il resto, mi piace ricordarmi e ricordare che non c’è un modo giusto e un modo sbagliato per vivere e sentire un posto come Auschwitz. Ognuno è fatto in modo diverso e ha dei vissuti personali diversi. Credo che questo faccia parte del gioco, permetta di scoprirsi e che quindi non sia altro che un valore aggiunto all’esperienza”.
Borgo Valsugana
I nostri migliori Auguri per un Buon Natale e un Felice Anno Nuovo
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