STORIA E CULTURA
Mediatori di bovini: l’Italia che resiste Un tempo erano diffusissimi, ora molto meno, ma gli spazi ci sono ancora, soprattutto per chi opera nella qualità di Sebastiano Corona
S
econdo gli esperti di Impresa 4.0, molte professioni del futuro al momento ancora non esistono e sono di difficile previsione. D’altra parte, ci sono mestieri in via di estinzione o che, essendo poco rispondenti alle esigenze attuali, si sono dovuti fortemente trasformare. Tra quelli che, nonostante la diffusione sempre
più scarsa, sono ancora in essere, c’è il mediatore di bovini, una figura sempre più rara, ma ancora presente in alcuni ambienti legati alla nostra zootecnia. «Noi facciamo da intermediari tra gli allevatori e i grossisti o i macellai»: sentenzia DECIMO PILOTTO di Tombolo (PD). Il riferimento al comune non è casuale, poiché il piccolo paesino
veneto è considerato la capitale dei mediatori di bovini. Un lavoro che qui si è tramandato di padre in figlio, da almeno tre generazioni, certamente quello che nella storia recente ha dato i natali alla maggior parte dei professionisti del settore. Si tratta di una figura purtroppo sempre meno richiesta dal mercato, poiché le relazioni commerciali
Sul commercio di bovini, soprattutto francesi e dell’Est Europa, Tombolo, in provincia di Padova, ha costruito negli ultimi lustri la sua ricchezza e la sua fama, tanto da aver dedicato alla figura del mediatore un monumento dello scultore Romeo Sandrin e una piazza, la piazza dei Mediatori e del Commercio antistante il Municipio. 116
Eurocarni, 6/20