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LE STRADE DEL VINO NEL LAZIO
di Laura Becchis
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Come tutte le strade portano a Roma, le strade del vino nel Lazio portano a casa a ben 3 DOCG, 26 DOC e 6 IGT (dati aggiornati al 2014 ).
Terreni vulcanici, escursioni termiche e vicinanza al mare fanno un mix esplosivo per la produzione vinicola di questa terra in cui i bianchi predominano, ma si stanno facendo largo anche i rossi; la tendenza a spostarsi da una produzione massiva verso la ricerca di un più attento e mirato occhio alla qualità e all’eccellenza soprattutto autoctona, stanno premiando la nostra Regione.
Proveremo insieme a percorrere idealmente – per ora – le strade del vino nel Lazio partendo da Roma e i suoi Castelli Romani per poi spingerci verso sud e risalire con qualche deviazione verso l’interno e toccare insieme le realtà vinicole di questo nostro Lazio.
Nelle immediate vicinanze di Roma –nelle colline dei Castelli Romani – a Frascati troviamo subito 2 delle 3 DOCG: Frascati Superiore e Cannellino di Frascati – minimo 70% di Malvasia con Trebbiano giallo o Toscano, Bellone, Bombino bianco, Greco bianco da soli o uniti per un 30% massimo consentito.
A queste si affiancano le innumerevoli DOC – Castelli Romani DOC, Frascati DOC, Colli Albani DOC, Marino DOC, Velletri DOC , Zagarolo DOC, Velletri DOC solo per citarne alcune, prevalentemente costituiti da uve Malvasia e Trebbiano.
Allontanandoci da Roma verso Sud, avvicinandoci al litorale incontriamo Circeo Nettuno e Terracina DOC e il Lazio IGT Moscato di Terracina secco clone autoctono del Moscato bianco.
Per rimanere in provincia di Latina, vinificato da uve di diversi vitigni prodotte nel ristretto territorio di Cori e parzialmente di Cisterna, si ottiene Cori DOC : Malvasia di Candia, Trebbiano Toscano e anche Trebbiano Giallo e Bellone.
I 3 Cesanese (Cesanese del Piglio, Cesanese di Olevano Romano e l’ormai raro Cesanese di Affile) i protagonisti oramai noti della zona del frosinate a cui si è aggiunto anche la DOC di Atina che da valore al cabernet nel Lazio.
Il Cesanese del Piglio ha 3 DOCG : Cesanese di Affile e/o Cesanese comune 90% minimo; vitigni complementari, idonei alla coltivazione per la Regione Lazio, per non più del 10%.
La provincia del viterbese non può che portarci al celebre Est! Est! Est! di Montefiascone che ci accompagna sin dall’inizio del XII secolo in cui – si racconta – il Vescovo Monsignor Giovanni Defuk , al seguito dell’imperatore Enrico V, avesse incaricato il suo coppiere a selezionare per lui i migliori vini scrivendo “Est!” vicino alle porte delle osterie.
Fermatosi a Montefiascone segnalò la presenza di un vino così buono con un “Est! Est! Est!”: Procanico (Trebbiano Toscano), Malvasia Bianca Toscana e Rossetto prodotto anche nel tipo spumante. Il Grechetto, vitigno coltivato soprattutto nelle zone del Viterbese ai confini con l’Umbria ottenuto da uve Greco Bianco al 85% minimo, il Viganello DOC, l’Orvieto DOC e un po’ più a nord, il celebre vino dolce Aleatico di Grado-li DOC completano la produzione dei Colli Etruschi Viterbesi.
La leggenda vuole che in una grotta poco fuori il paese di Gradoli (chiamata ancora oggi Poggio del Diavolo) vivesse un demonio; questo era solito terrorizzare con brutti scherzi gli abitanti di Gradoli. Molti giovani valorosi avevano tentato di ucciderlo ma erano stati tutti sconfitti. Un giorno il demonio, tornando a casa, trovò un leone che dormiva nella sua grotta. Tentò di svegliarlo e di cacciarlo, ma il leone riuscì a sconfiggerlo e il povero demonio dovette sprofondare nell’Inferno. Il suo bastone però rimase conficcato nel terreno. Il leone casualmente vi dormì sopra e l’indomani sul bastone era cresciuta una vite: la vite dell’Aleatico. Per riconoscenza gli abitanti di Gradoli misero nel loro stemma proprio il leone e il bastone con la vite.
Tornando verso Roma ci fermiamo ancora lunga la costa per incontrare il Tarquinia DOC ed il Cerveteri DOC ambedue bianchi secchi, frizzanti e amabili. Trebbiano Toscano eTrebbiano Giallo per un minimo del 50% a cui si aggiungono Malvasia di candia e/o Malvasia del Lazio per un massimo del 35%. A questi possono essere aggiunte – per un massimo del 30% – altre uve a bacca bianca della zona ad esclusione del Pinot Grigio.
Abbiamo così segnato quelle che saranno, magari non tutte, le tappe della nostra attività sul campo fra le strade del vino nel Lazio nel prossimo autunno – concedetecelo fa caldo ora – alla scoperta delle note e meno cantine, produttori grandi e piccoli di questo nostro prezioso territorio.
Bibliografia
Vini D’Italia, Mondadori
Giuseppe sicheri, Il libro completo del vino, De Agostini
Luca Maroni, Conoscere il vino, La Feltrinelli
Giravino, Movimento Turismo del Vino Wikipedia