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Dossier

Un nome inglese per un progetto italiano

Last Minute Market (LMM) è una società fondata dall’università di Bologna, che gestisce più di quaranta progetti in tutta Italia per recuperare i cibi non venduti ma ancora commestibili o prodotti che non possono essere tenuti in commercio (per esempio i farmaci che stanno per scadere). La società mette in contatto direttamente la domanda e l’offerta, cioè chi ha bisogno dei prodotti e chi li può fornire (agricoltori, industrie, magazzini, negozi, mense scolastiche).

Lo scopo, ovviamente, è di recuperare quanto più possibile per ridurre lo spreco. Obiettivo raggiunto per esempio a Verona, dove dalle mense di otto scuole si recuperano 8 tonnellate all’anno di cibi cotti, che corrispondono a 15.000 pasti.

Tra le iniziative di LMM c’è anche una Dichiara-zione contro lo spreco alimentare presentata al Parlamento Europeo a Bruxelles con l’obiettivo di ridurre lo spreco alimentare del 50% entro il 2025. La campagna si propone di sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema. Basandosi sui contenuti della Dichiarazione, è sta-ta presentata al Parlamento Europeo una Proposta su come evitare lo spreco di alimenti: strategie per migliorare l’efficienza della catena alimentare nell’U-nione Europea. L’iniziativa si propone di sensibiliz-zare sul tema i governi nazionali, i quali si attiveranno per educare i cittadini, a partire dagli studenti, e di programmare la ridistribuzione degli alimenti non consumati ai cittadini più poveri.

Una banca del cibo

Cominciò tutto a Phoenix, negli Stati Uniti, dove viveva John Van Engel. Questo signore osservava, camminando per le strade della sua città, che negozi e ristoranti buttavano un sacco di cibo. Vedeva anche poveri che frugavano tra gli scarti dei mercati e perfino nell’immondizia alla ricerca di qualcosa da mangiare. Allora gli venne l’idea di passare ogni sera a ritirare il cibo avanzato per poi distribuirlo a chi non ne aveva. Presto, altre persone decisero di dargli una mano. Nacque così il primo Banco Alimentare, con il nome di St. Mary Food Bank. Oggi questa speciale banca del cibo è attiva non solo negli USA, ma anche in Canada e in Europa. In Italia si chiama Banco Alimentare.

Geniale, il Banco Alimentare!

Dal 1989 anche in Italia è presente la Fondazione Banco Alimentare. Funziona proprio come una banca: c’è chi deposita e chi preleva. Però, al posto dei soldi, girano scatolette di carne, pacchi di pasta, cassette di frutta… Infatti, il Banco raccoglie le eccedenze alimentari praticamente in tutte le fasi della filiera, dai campi fino ai ristoranti, e ridistribuisce ad associazioni che aiutano i poveri. Ritira anche cibi cotti, pane e frutta da mense scolastiche, aziendali e da società di catering. Ogni anno organizza la Giornata della colletta alimentare, l’ultimo sabato di novembre, durante la quale è possibile acquistare, presso i negozi che aderiscono all’iniziativa, prodotti che vengono consegnati ai volontari dell’associazione.

Partire dall’informazione

Lo spreco di cibo che vedi passando per una piazza cittadina dopo il mercato è una piccola parte di un fenomeno vastissimo.

FAO

La FAO (Food and Agriculture Organization), l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, ha calcolato che la quantità di cibo sprecato nei paesi industrializzati corrisponde a 222 milioni di tonnellate ed è quasi pari all’intera produzione di cibo, 230 milioni di tonnellate, dell’Africa subsahariana.

Finisce nella spazzatura l’equivalente di quanto una zona vasta due volte e mezza l’Europa produce per sfamare i suoi abitanti, all’incirca 800 milioni di persone. Purtroppo sono dati poco conosciuti. Riflettere su queste cifre è già un modo per affrontare il problema.

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