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cap.1 • Un viaggio all’improvviso
Capitolo 1
Un viaggio all’improvviso
Come ogni mattina, Irene entrò in camera di Nicole, le diede un bacio e aprì le persiane.
«Mamma, ti scongiuro, lasciami dormire ancora un po’. È domenica. Ti prego».
«Su su, dormigliona, abbiamo un sacco di cose da fare. E poi oggi torna nonna Amanda, dobbiamo andare a prenderla in stazione».
«La nonna?! Non doveva tornare la settimana prossima?»
«Sì, ma ieri sera tardi ha chiamato dicendo che non si sentiva molto bene e preferiva tornare a casa subito».
Nicole balzò fuori dalle coperte e si inginocchiò allarmata sul letto. «Che cos’ha? Ha chiamato il dottore? Non è niente di grave, vero?!»
«Tranquilla tesoro, non preoccuparti. Io penso che non abbia proprio nulla. Conoscendo lei e sua sorella, avranno sicuramente litigato. Si adorano, si telefonano ogni mezz’ora, ma non riescono a stare insieme un giorno senza bisticciare».
«Come te e Pulce» scoppiò a ridere Nicole.
Sentendo il suo nome, Pulce si precipitò nella stanza abbaiando, poi addentò il piumone e cominciò a tirarlo ringhiando.
«Eccolo, che distrugge un’altra coperta. Pulce smettila! Hai capito, smettila subito!» sbottò Irene. Poi si chinò verso il cucciolo e disse qualcosa sottovoce.
Pulce si irrigidì, lasciò immediatamente il piumone, strisciò ai piedi della padrona e la fissò con gli occhi languidi e la lingua fuori.
«Ecco, bravo!» esclamò Irene soddisfatta. «È così che si comporta un bravo cagnolino».
Pulce non era un bravo cagnolino, era un cucciolo tremendo con l’argento vivo addosso che combinava guai a non finire, ma era identico alla cockerina che Irene aveva da bambina. Così, quando due mesi prima lo aveva visto al canile, se ne era innamorata immediatamente. Era entrata e se l’era portato a casa con tanto di cesta, ciotola, osso di gomma e tutto quello che serviva.
«Che cosa gli hai detto?» chiese Nicole.
«Niente di speciale» rispose la mamma. «Sai, farsi ubbidire dai cuccioli è un’arte speciale. E adesso, andiamo a fare colazione. L’ha preparata papà».
Nicole sobbalzò. «Mamma, per favore…»
«Su, non fare storie, sai quanto gli piace cucinare».
«Lo so, ma perché non cucina a pranzo? Mangiare tutta quella roba la mattina appena svegli è impossibile».
Quando Irene e Nicole entrarono in cucina Marco stava preparando il caffè, con tanto di grembiule e cappello da cuoco che aveva comperato addirittura in Francia, durante il suo ultimo viaggio.
«Ciao, papà».
«Ecco le mie principesse. Benarrivate! Prego, accomodatevi».
«Che cosa hai preparato di buono?» chiese la mamma.
«Pane tostato con burro e marmellata, caffè e latte, tè e una bella macedonia di frutta fresca allo yogurt» rispose il papà spegnendo la caffettiera.
Nicole si sorprese. «Tutto qua? Niente frittelle?
Niente uova con pancetta? Niente crêpes al cioccolato? Niente affettati e formaggi?»
«Beh, so che il mattino non vi piace mangiare molto, così ho pensato…»
La mamma si insospettì. «Marco, è successo qualcosa?»
Per tutta risposta papà cominciò a muoversi da una parte all’altra della cucina camminando con le braccia e la testa di profilo. «Vi dice niente questo?»
«Hai cucinato la faraona» rispose Irene.
«È uscito il videogioco della mummia quattro» gridò Nicole inginocchiandosi sulla sedia. «Oppure, hai comprato il dvd di Poirot, Assassinio sul Nilo. Hai rotto la videocassetta a furia di guardarlo».
Marco scosse la testa. «No, no, no. Tutto sbagliato, mie care, si tratta di una cosa molto più importante, eccezionale, magnifica, stupenda».
«Dobbiamo preoccuparci?» chiese Irene perplessa.
«Assolutamente no. Questa mattina ho aperto la posta elettronica e c’era una mail».
«Una sola? Beh, sì questa è davvero una cosa strana» disse Niky.
«Infatti, di solito ne ricevi almeno venti al gior-
no» aggiunse la mamma. «Non scherzate, sentite un po’ che cosa mi scrivono». Con aria misteriosa, Marco tolse un foglio piegato dalla tasca del grembiule, lo aprì, si infilò gli occhiali e cominciò a leggere.
Il Cairo, 7 maggio Pregiatissimo Studio Associato Renetti e Bini
È con piacere che il Ministero Egiziano per lo Sviluppo Energia Alternativa vi informa che è stato approvato lo stanziamento economico relativo al progetto da voi presentato per la realizzazione e messa in opera di un impianto di produzione di energia eolica. Pertanto un vostro rappresentante è invitato a raggiungere Il Cairo per la definizione dei dettagli tecnici. Consapevole dell’inadeguata urgenza, il ministero avrà il piacere di ospitare…
Irene spalancò la bocca dallo stupore. «Vai in Egitto, papà?» chiese Nicole calma.
«Sì. E c’è di più…»
«Marco, mi avevi promesso che almeno per un anno saresti rimasto in Italia. Non stai lavorando a un impianto in Puglia?»
«È vero, ma qui posso delegare. In Egitto, invece, devo occuparmi io dell’inizio lavori, e c’è di più…»
La mamma si agitò moltissimo. «E quando dovresti partire?»
«Il 22 maggio, tra due settimane. E c’è di più…»
Irene scattò in piedi inciampando in Pulce e esplose. «Il 22 maggio?! Parti quattro giorni prima dell’anniversario del nostro matrimonio e non fai che ripetere e c’è di più. Che cosa può esserci di più?»
Marco si avvicinò a Irene e le circondò la vita. «C’è che verrete anche tu e Nicole, amore mio. I lavori inizieranno a settembre, ora si tratta solo di un sopralluogo, di un incontro per definire i dettagli tecnici dell’accordo. È un viaggio di una settimana. Ci offrono un soggiorno in uno degli alberghi più esclusivi del Cairo. Non è magnifico?»
Certo che era magnifico! Nicole lanciò un grido di felicità. Pulce si spaventò e cominciò ad abbaiare e a girare su se stesso nel tentativo di prendersi la coda.
Irene aggrottò le sopracciglia. «No, no e poi no. La bambina non può perdere una settimana di lezioni proprio alla fine dell’anno».
«Mamma, non sono una bambina. Poi quest’anno non mi sono mai ammalata. Non ho perso nemmeno un giorno di scuola».
«No, Nicole. Tu rimarrai a casa con nonna Amanda e Pulce. Poi a settembre se sarà il caso ci trasferiremo tutti per il tempo che servirà».
«Ti prego, mamma. A me piace stare con la nonna, ma l’Egitto, il deserto, le piramidi e poi l’aereo…»
In quel momento squillò il campanello. Nicole corse ad aprire la porta. «Nonna Amanda! Come sei arrivata?»
«In taxi, amore mio».
Irene si affrettò all’ingresso. «Mamma, hai preso il treno prima del previsto. Perché non mi hai avvisata?»
«È domenica, non volevo disturbarvi».
Irene scrutò sua madre. «Come stai?»
«Niente di grave, solo un brutto raffreddore».
«Non mi sembri raffreddata, mamma. Hai bisticciato con zia Evelina?»
«Assolutamente no, cara. E in effetti, adesso sto meglio, l’aria del treno deve avermi fatto bene».
Irene sospirò, sapeva bene che contraddire sua madre era praticamente impossibile.
«Niky, amore, c’è papà?»
«Sì, signora Amanda, ci sono» gridò il papà dalla cucina. «Lasci stare la valigia, prendo le sue chiavi e gliela porto in casa».
«Grazie, Marco caro. Sai alla mia età… la mia schiena non è più quella di una volta e poi con questo raffreddore» replicò la nonna strizzando l’occhio a Nicole.
Nonna Amanda condivideva con la figlia una casa bifamiliare; era una donna minuta, ma energica, attiva, indipendente e soprattutto sana come un pesce. Era un’archeologa e il mal di schiena di cui ogni tanto soffriva era causato da tutto il tempo che aveva passato negli scavi di mezzo mondo. Aveva amici sparsi nei cinque continenti, un’intensa vita sociale e mai, nemmeno per tutto l’oro del mondo, si sarebbe persa l’occasione di un viaggio. Non programmava mai nulla: se voleva partire, partiva, se voleva tornare, tornava, e per non dare troppe spiegazioni a Irene che si preoccupava sempre troppo, si inventava piccoli malanni o le scuse più strane.
Nicole la adorava e nonna Amanda adorava Nicole.
Marco portò la valigia in casa di nonna Amanda e tornò in cucina.
«Prende una tazza di tè con noi?» chiese il papà. «Irene vorrebbe parlarle».
«Sì, volentieri. Un tè è proprio quello che ci vuole. Di che cosa mi vuoi parlare, cara?»
«Ecco, vedi mamma, Marco e il suo studio hanno vinto l’appalto per un impianto in Egitto e…»
«Complimenti. Bravo, sei davvero in gamba. Che soddisfazione! Quando partite?»
«Appunto, mamma. La partenza è per il 22 maggio. Staremo via una settimana».
«Stupendo! Potrete festeggiare l’anniversario del vostro matrimonio sul Nilo. L’Egitto è uno dei Paesi che preferisco, ci ho passato tanto di quel tempo… certo non è più quello di una volta, ma per Nicole sarà un’esperienza indimenticabile».
«Veramente mamma, Nicole…»
«Non penserete di lasciarla a casa, vero?!»
«Beh, sai…»
«Ferma, non dire una parola di più. Se è per questioni economiche, regalo io il viaggio a Niky».
«No, non si tratta di questo».
«E di che cosa allora? Tu sei sempre venuta con me e tuo padre, ti abbiamo portata dal Messico
alla Groenlandia e non ci sono mai stati problemi».
«Sì, va bene, ma… la scuola?»
«La scuola? Benedetta figliola, sei una pittrice, ma secondo me tu passi troppo tempo tra i tuoi pennelli e i tuoi colori. Sei fuori dal mondo. Parlerò io con Achille, il preside intendo. Assegneranno a Nicole dei compiti da fare, lei li spedirà via mail e… dov’è il problema?»
Niky lanciò un grido di felicità, le si tuffò addosso e la abbracciò forte. «Grazie, nonna. Sei grande!»
«Lo so bene, amore mio. Certo non potevo farti perdere un’occasione del genere. Su, ora vieni con me, mentre preparo i bagagli ti racconterò qualcosa dell’Egitto».
«Prepari? Vorrai dire disfi i bagagli, nonna».
«No, cara. Hai capito bene. Mi hanno invitata a un convegno in Bretagna. Sembra abbiano trovato nuove tracce dell’esistenza di Re Artù e sai, per il mio lavoro… Beh, ragazzi, io vado. Grazie per il tè. Allora vieni, Niky?»
Ciao Lisa, vado in Egitto!
«Sì, sì, ciao mamma, ciao papà. Io vado dalla nonna».
Irene era sbigottita. «Mia madre riesce sempre a piani-
ficare la mia vita».
«Non direi, cara» la contraddisse Marco. «Forse eri tu che volevi pianificare la sua lasciando a casa Nicole».
Irene gli lanciò un’occhiata di fuoco, ma prima di potergli rispondere a tono, ebbe un sussulto. «E Pulce? Mia madre non lo terrebbe mai e se Nicole viene con noi, come facciamo con il cucciolo?»
«Possiamo lasciarlo in una pensione per cani».
«In una pensione? Mai. Piuttosto rimango a casa anch’io».
«Ma figurati! Vorrà dire che portiamo anche il cane, va bene?!»
«Stai parlando seriamente?»
«Sì, amore. Pulce verrà con noi, contenta?»
«Marco, sei un tesoro».
«Anche tu, amore. Però, adesso è meglio mettersi al lavoro, organizzare un viaggio per tre persone e un cane non è uno scherzo».
Per Marco e Irene le due settimane prima della partenza trascorsero in un soffio. Per Nicole furono interminabili. Aveva dodici anni e per la sua
età aveva già viaggiato molto. A cinque anni l’avevano portata a Parigi e a Euro Disney, ma era passato molto tempo e per ricordarsi di esserci stata doveva guardare le foto. Era stata in Sicilia in treno, in Austria in auto e in Sardegna con il traghetto. Da due anni però, da quando papà si era licenziato dalla ditta in cui lavorava e aveva aperto lo studio, non era più andata all’estero o in posti lontani.
Niky era elettrizzata, considerava quello in Egitto il suo primo vero viaggio e per quanto si sforzasse non riusciva a pensare ad altro.
La scuola era diventata una tortura. Gli insegnanti la richiamavano in continuazione. La Marchini di matematica poi era uno strazio: «Stai attenta, Nicole. Nicole, mi ascolti? Sai a che pagina siamo? Nicole, scendi dalle nuvole».
Fu proprio a lei che Niky, durante lo svolgimento collettivo di un problema di geometria, rispose: «Non sono tra le nuvole prof, sono nel deserto».
L’insegnante di matematica ebbe una reazione terribile: scattò in piedi. «Sei una maleducata».
Niky era impietrita, si sentiva il viso in fiamme e gli occhi pieni di lacrime, ma non voleva piangere; non davanti ai maschi.
Niky! Che fortuna!!!
Lisa, la sua migliore amica e compagna di banco, le strinse la mano per farle coraggio. «Dai Niky, fai finta di niente. Sai come è fatta la Marchini. Quella grida sempre, ma non è cattiva».
Una lacrima scese lungo la guancia di Niky, le arrivò al mento e PLIC, cadde sul problema di geometria. Proprio in quel momento, a salvare il suo quaderno da una vera e propria inondazione, arrivò l’insegnante di italiano che stava facendo lezione in seconda A e fortunatamente prese le sue difese. «Mariateresa, non credo che Nicole volesse risponderti sgarbatamente. Certo era distratta e questo non va bene. È una sognatrice e fantastica spesso. È anche molto vivace e impulsiva, ma non ha mai dato problemi di comportamento. Non ha mai mancato di rispetto a un insegnante».
Nicole si scusò moltissimo e per il resto della mattinata fece l’impossibile per non distrarsi e per farsi perdonare dalla prof Marchini. Il pomeriggio furono chiamati i suoi genitori e alla fine si sistemò tutto. Niky se la cavò, si fa per dire, con una strigliata da parte di mamma e papà e il compito ecologico di ripulire, per tre giorni dopo le lezioni, il cortile della scuola.