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cap.13 • La chiave del mistero

Capitolo 13

La chiave del mistero

Il mattino seguente alle sette erano già tutti in piedi. Irene era ansiosa di rivedere Pulce e stavano facendo colazione all’aperto, quando si sentì abbaiare. Niky corse al parapetto della nave: «Mamma, vieni! C’è Pulce!»

Irene prese qualcosa da una ciotolina sul tavolo, corse a vedere poi si precipitò giù per la passerella. Appena la vide Pulce si mise ad abbaiare, guaire di felicità, girare intorno per afferrarsi la coda e tirare il guinzaglietto che teneva un marinaio. Insomma, il cagnolino era l’immagine della felicità. Irene si chinò, lo accarezzò e gli diede qualcosa da mangiare, lui le saltò in braccio, le fece perdere l’equilibrio e lei cadde seduta a terra.

Irene non riuscì più a salire sulla nave e per

l’escursione al museo dovette aspettare che gli altri fossero pronti e la raggiungessero.

Il professore chiamò un taxi abbastanza grande per tutti e il gruppo partì. Il museo si trovava su una collinetta a sud della città. Quando arrivarono, la cassiera stava ancora organizzando la scrivania per iniziare il lavoro.

«Siamo i primi!» rise Marco.

«No, signore. È molto presto, ma sono già arrivati altri due visitatori» disse la cassiera.

«Posso portare il cane?» chiese Irene.

«Veramente, non si potrebbe, ma se lo tiene in braccio, farò finta di non averlo visto. Sa, ho un cagnolino anch’io» sussurrò la donna alla cassa.

Il gruppo entrò. Niky e Karim camminavano davanti a tutti, di fianco al professore.

Il museo era più grande di quanto pensassero e le sale si susseguivano l’una dopo l’altra.

Finalmente Karim vide un cartello con una freccia che indicava la direzione per la statua.

Tutti la seguirono e improvvisamente si trovarono di fronte alla grande statua nera del faraone. La sala era deserta e illuminata da faretti che lasciavano molti angoli bui.

Niky era emozionatissima. Si avvicinò e appoggiò le mani alla transenna di corda che circonda-

va la statua. «Eccolo. Guardate lì. Sotto l’ombelico… la cintura… lo scarabeo».

«Hai l’amuleto?» le chiese il professore.

«Sì». Niky lo prese dalla tasca dei jeans e glielo porse. Le tremavano le mani, anzi, tremava tutta. «La prego, lo faccia lei. Io sono troppo agitata».

«No, cara. Fatti forza. Deve essere tuo l’onore».

Niky si guardò intorno, lanciò uno sguardo a Karim, cercò con gli occhi mamma e papà e vide che stavano osservando una teca insieme a Zahra e al console.

Nessuno, non c’era nessun altro.

«Adesso» disse il professore.

Niky scavalcò la transenna e appoggiò lo scarabeo di diaspro verde sul cartiglio di Thutmosi.

Si sentì il rumore di uno scatto TAC! Poi il rumore di qualcosa che scorreva SHHH. Tutti alzarono lo sguardo.

«La barba!» gridò Karim. La barba del faraone si era staccata dal viso e scendeva lentamente lungo due sottili cilindri di pietra scoprendo un tubo marrone chiaro. Poi si fermò. Un rotolo di papiro cadde a terra. I due ragazzi e il professore erano senza parole.

Il console si avvicinò. «Che cosa è successo?» e

stava per chinarsi a raccogliere il papiro, quando da un angolo buio Lucy e Herby Amstrong gli balzarono addosso. Il console cadde.

Lucy afferrò il rotolo. «È mio! È mio!» Goffamente la donna cominciò a correre preceduta dal marito. Marco tentò di fermarla, ma lei gli assestò una gomitata nel fianco che lo fece piegare in due.

«Cornflakes! Pulce, prendila!» gridò Irene.

Pulce partì all’attacco, azzannò la lunga gonna della Amstrong e cominciò a tirare. La gonna scese fino alle ginocchia scoprendo lunghi mutandoni a fiori e intrappolando le gambe della donna che cadde rovinosamente a terra. Il console e il professore la bloccarono. Niky recuperò il rotolo.

«Presto, chiamate la polizia!» gridò Zahra.

Subito arrivò la sovrintendente del museo. Niky le diede il papiro e quando

Nonna, hai fatto la scoperta del secolo!

lei lo srotolò, lentamente e in religioso silenzio, gli occhi le si riempirono di lacrime; quasi non svenne dall’emozione. Thutmosi terzo e la regina Hatshepsut erano seduti l’uno accanto all’altro su un grande trono e ognuno teneva in grembo il proprio cartiglio. Intorno all’immagine c’era una serie di geroglifici. Il professore li decifrò.

Grazie regina Hatshepsut di avermi consigliato negli anni della giovinezza. Per ragion di stato il tuo viso verrà cancellato da ogni luogo, ma mai dal mio ricordo.

«Ma allora, professore è questo il segreto del faraone! Thutmosi non odiava la sua matrigna, anzi in questo papiro la ringrazia» esplose Niky.

«Chissà cara… pensa che l’ottanta per cento dei tesori e dei misteri dell’antico Egitto sono ancora sepolti sotto la sabia del deserto, quindi, molto di quello che si sa ora, può ancora cambiare».

«E non scavano?»

Il professore rise. «Certo che scavano, ma è un lavoro lungo. Molto lungo».

Nicky rimase in silenzio ascoltando le sirene

della polizia che si avvicinaNonna, vorrei che vano sempre di più. tu fossi qui.

Dopo qualche minuto arri- Rispondimi. varono gli agenti capitanati dall’ispettore Umar Said che riportarono l’ordine e assicurarono Lucy Amstrong alla giustizia. Herby fu fermato due ore dopo, mentre comprava un biglietto aereo per Londra. Fu lui a confessare i tentativi di furto dello scarabeo e l’intrusione nella cabina di Niky.

Anche tutti gli altri furono interrogati e finalmente i due ragazzi poterono raccontare la verità.

«Perché non ci avete detto niente?» chiesero incredule Zahra e Irene.

«Ho provato» rispose Niky, «ma tu dici sempre che ho troppa immaginazione».

«Beh, adesso bisogna festeggiare!» intervenne il console. «Questa ragazza ha solo dodici anni e ha fatto una delle più grandi scoperte su Hatshepsut. Pensate che importanti archeologi stanno cercando di scoprire il mistero della sua identità da un centinaio d’anni».

«Non è merito mio. È stata mia nonna a ritrovare lo scarabeo. Quello che è successo dopo è stata tutta una serie di coincidenze. E poi se non ci fos-

se stato Pulce» continuò Niky Nonna, perché prendendo in braccio il cockenon rispondi? rino, «non so come sarebbe andata a finire».

«Probabile» osservò il professore, «ma se tu non avessi colto le coincidenze nessuno avrebbe mai scoperto il vero volto della regina e la relazione di fiducia che esisteva tra i due».

Quella sera i Renetti non partirono per l’Italia, Marco decise che festeggiare Niky era la cosa più importante e i problemi dello studio… potevano aspettare.

Tutto il gruppo si trasferì dalla nave al Old Cataract, un antico e lussuoso albergo di Assuan.

«Papà, sai che questo è l’albergo dove è stato ambientato Assassinio sul Nilo?»

«Sì, Niky. Lo so».

«E non sei emozionato? È il tuo film preferito!»

«È vero, ma da oggi non è più Poirot il mio investigatore preferito».

«Incredibile! E chi è?»

«Una certa ragazzina, con i capelli rossi… con gli occhi blu… un po’ ribelle… la conosci?»

«Uffa, papà. Non prendermi in giro».

«Non sto scherzando. Sei stata grande, Niky».

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