L'ora del racconto - sample

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Maristella Maggi

Invito alla lettura

L’ora del racconto

L’ORA DEL RACCONTO

Nel presente volume sono riunite fiabe classiche e fiabe moderne inedite che conducono l’attenzione verso importanti temi del nostro tempo: – il rispetto e la difesa del Pianeta – la solidarietà verso chi è nel bisogno e l’accettazione di chi viene da altre terre – la Bellezza (della natura, della poesia, dei rapporti interpersonali) come antidoto alla solitudine dell’uomo moderno.

L’ORA DEL RACCONTO

Maristella Maggi

C’era una volta, e c’è ancora, la fiaba bella che parla di re e regine, di principi, principesse e di castelli incantati, ma non solo. A un lettore o lettrice attenti non sfugge che essa, attraverso la narrazione sempre piacevole, insegna soprattutto la vita, preparando a capire come in essa, e in tutte le azioni dell’uomo, si trovano insieme, in modo conflittuale il bene e il male. Così la lettura delle fiabe aiutava e aiuta anche oggi i futuri adulti, e tutti i lettori in genere, a entrare in contatto con i problemi della vita e, attraverso la riflessione che ne segue, insegna ad affrontarli.

RACCONTI D’AUTORE

LeggerMENTE è la nuova collana di narrativa per la scuola secondaria. Il suo obiettivo principale è offrire ai ragazzi libri classici o inediti, storie di attualità o di fantasia, per riscoprire pagina dopo pagina il piacere della lettura.

Fiabe classiche e moderne

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Gruppo Editoriale ELi


EDUCAZIONE CIVICA

Le fiabe moderne inserite in questo volume includono argomenti collegati all’Agenda 2030 (obiettivo 11 - Città e comunità sostenibili, obiettivo 15 - Vita sulla terra) e sviluppano il tema della convivenza civile, che è il fondamento dell’educazione civica.

Maristella Maggi L’ora del racconto Responsabile editoriale: Beatrice Loreti Art director: Marco Mercatali Responsabile di produzione: Francesco Capitano Progetto grafico: Sergio Elisei Impaginazione: Diletta Brutti Illustrazioni: Carla Manea Foto: Shutterstock © 2022 La Spiga Edizioni Via Brecce, 100 – Loreto tel. 071 750 701 info@elilaspigaedizioni.it www.gruppoeli.it Stampato in Italia presso Tecnostampa - Pigini Group Printing Division - Loreto - Trevi 22.83.103.0 ISBN 978-88-468-4289-3 Le fotocopie non autorizzate sono illegali. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione totale o parziale così come la sua trasmissione sotto qualsiasi forma o con qualunque mezzo senza previa autorizzazione scritta da parte dell’editore.


INDICE Invito alla lettura

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FIABE CLASSICHE Hänsel e Gretel – Wilhelm e Jacob Grimm

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Cenerentola – Charles Perrault

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La piccola fiammiferaia – Hans Christian Andersen

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FIABE MODERNE Officina Ariazzurrina

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Incantesimo nel bosco

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C’è posto per me?

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Focus La fiaba è un intrattenimento, un esercizio di fantasia o un incontro formativo-educativo?

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La fiammiferaia, Cenerentola e Hänsel e Gretel sono giovani resilienti?

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Quando il pericolo non è più tanto lontano

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Attività didattiche

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INVITO ALLA LETTURA I primi tempi in cui insegnavo, erano gli anni 80, le colleghe più all’avanguardia e aggiornate, nonostante il panorama aggiornamento non fosse ricco di proposte come oggi, vantavano nelle loro classi l’attività didattica denominata L’ora del racconto. Questa pratica, che pur non godeva dell’unanime consenso docente, a me sembrava straordinariamente felice e l’esempio delle colleghe innovatrici assolutamente da seguire. Così l’attività L’ora del racconto divenne anche per me pratica quotidiana e tale è rimasta per tutti gli anni del mio insegnamento, certamente adattandosi alle varie realtà di classe. Almeno dieci minuti di lettura ad alta voce da parte dell’insegnante, senza interruzioni, purché mantenuti quotidianamente, producono effetti positivi inimmaginabili in termini di coinvolgimento emotivo, di apprendimento o consolidamento del piacere di leggere e soprattutto di consolidamento o potenziamento della capacità di scrivere. Innegabile quindi il vantaggio che tale attività porta alla produzione scritta. Altra perla nelle mani dell’insegnante di Lettere è l’ora curricolare di Narrativa, collocata una volta la settimana nell’orario così come le altre discipline. Una volta la settimana in classe, per un’intera ora di lezione, si legge e si lavora tutti allo stesso libro di Narrativa. Lo svolgimento ottimale dell’ora di Narrativa dovrebbe seguire questo schema. I ragazzi, a turno, su base volontaria (solo chi lo desidera) leggono ad alta voce un brano del libro scelto; l’insegnante controlla l’ordinato avvicendamento dei lettori. Uno o più paragrafi verranno letti ad alta voce dall’insegnante stesso. I ragazzi saranno “armati” di matita, per sottolineare, annotare appunti, particolarità varie e vivere emotivamente la pagina; in questo modo l’attività diventa gratificante e molto coinvolgente. A casa i ragazzi continuano la lettura individualmente secondo le indicazioni e il numero di pagine stabilite dall’insegnante. Nel dettaglio: • uno o due capitoli letti in classe con matita alla mano, per sottolineature, note a margine, appunti vari; • discussioni in classe relativamente a problematiche sollevate, grandi temi toccati, riflessioni linguistiche, lessicali ed etimologiche (detta

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così sembra una cosa noiosa, ma ai ragazzi piace moltissimo smontare le parole per scovarne significati e derivazioni e addirittura per giocare con esse); • a seguire un capitolo assegnato come lettura a casa, ma rivisto nei suoi tratti essenziali la settimana successiva in classe. Senza sentimentalismi posso dire che l’ora di Narrativa, con le discussioni e le riflessioni che ne seguono in classe, rimane uno tra i momenti più qualificanti dell’attività didattica. Il tempo impiegato in tal modo è redditizio perché viene generosamente restituito a livello educativo, formativo e didattico. La classi che per tutto un anno scolastico leggono e discutono in merito ad un libro sono attive, partecipanti, sviluppano interessi, sanno parlare argomentando e nelle discussioni interagiscono dialetticamente con insegnanti e compagni. E proprio in quest’ottica di grande fiducia nelle potenzialità della lettura in classe, si colloca il presente volume. Le fiabe classiche che vi sono presentate sono le stesse di sempre, ma riscritte con un lessico moderno, ricco, vario e mirato, così da risultarne accattivante la lettura e utile ai fini del potenziamento delle competenze linguistiche di comunicazione nella madrelingua e di produzione scritta della stessa. Le fiabe moderne inedite, incentrate su problematiche di grande attualità, offrono preziosi spunti di riflessione e di discussione su tematiche relazionali, sociali e ambientali, rafforzando le competenze civiche di cittadinanza e di produzione della lingua orale. Tre sono i temi delle fiabe moderne: • Ecologia. Per quanto ancora la Terra riuscirà a sopportare i soprusi dell’inquinamento? Importanza dei comportamenti virtuosi individuali. • Umanesimo moderno. Importanza delle relazioni sociali interpersonali nel mondo ipermoderno sempre più tecnologizzato • Solidarietà. Accettazione e accoglienza nei confronti di chi si trova in situazioni di disagio. Prendersi cura. Nell’apparato didattico molti spunti di analisi, comprensione del testo e produzione scritta. Buona lettura!

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Fiabe classiche

Hänsel e Gretel Wilhelm e Jacob Grimm

In un tempo lontano, al limitare di un bosco, viveva il taglialegna Gustav con i figli e la seconda moglie Irda. I figli, che si chiamavano Hänsel e Gretel, erano bravi, obbedienti e molto laboriosi. Senza che nessuno lo chiedesse, essi si davano da fare spontaneamente in lavoretti utili: prendevano l’acqua al ruscello, pulivano la radura davanti a casa e raccoglievano rami secchi per il camino. Inoltre, poiché spesso accadeva che in casa il pane scarseggiasse, erano diventati molto abili nella ricerca di frutti selvatici, bacche e radici commestibili. Irda, sposata dopo che la prima moglie era morta dando alla luce Gretel, era una donna dura e autoritaria, spesso imbronciata e poco incline al sorriso; a modo suo, però, voleva bene ai bambini e sicuramente questo era il motivo per cui Gustav l’aveva presa con sé. Di fatto però la famiglia era molto povera, e il taglialegna riusciva a malapena a sfamare consorte e figlioli, spesso per sé dimezzava la razione di cibo o, addirittura, saltava il pasto. Venne purtroppo un tempo di piogge torrenziali, violente come non se n’erano mai viste. Gustav non poteva lavorare nel bosco, i figli non riuscivano a raccogliere nulla da mangiare e la moglie non poteva andare in città a vendere i cestini di giunco che intrecciava. Ben presto la fame cominciò a tormentarli. Una sera, mentre l’uomo si girava e rigirava nel letto poiché brutti pensieri lo tenevano sveglio, Irda parlò così: “Non possiamo andare avanti in questo modo, la miseria ci ucciderà. Salviamo almeno i due bambini!” “Salvarli?” “Certo, marito mio...” 6


Hänsel e Gretel

“Hai qualche idea?” “Sì, tu però ti dovrai fidare di me.” Gustav balzò a sedere di colpo: “Ti ascolto.” “Domani all’alba sveglieremo i bambini. A ognuno daremo un pezzetto di pane, poi tu li condurrai nel folto bosco, accenderai loro un fuoco e li lascerai soli rassicurandoli sul fatto che tornerai a prenderli prima che faccia buio.” “Non è una soluzione, è una crudeltà, non me la sento di fare una cosa simile!” “Non possiamo più nutrirli, credi che non mi sia accorta che tu rinunci al cibo?” “Nel bosco sarebbero sbranati dalle bestie feroci.” “Morirebbero lo stesso se restassero con noi. Di fame. Anzi, moriremmo tutti, loro e noi…” “No, non posso, mi sembrerebbe di tradirli.” “Devi trovare il coraggio! Assolutamente! Non possiamo…” “Ora basta! Non dire altro! Non lo farò, e non voglio sentire più nulla!” La donna non si diede per vinta e per tutta la notte furono parole, lacrime e suppliche. Tanto disse, tanto si disperò che alla fine l’uomo cedette. “E va bene, voglio darti retta, ma…” “No! – s’irrigidì la donna – niente ma, lo faccio per il bene di tutti e non sopporto l’ingratitudine.” Allora il marito non disse altro e si girò su un fianco per cercare di riaddormentarsi, ma la notte passò insonne. Anche i due bambini erano rimasti svegli per la fame, e avevano sentito la conversazione dei genitori. Gretel pensava che per loro fosse finita e incominciò a singhiozzare. “No, non piangere sorellina, non devi preoccuparti, so io come fare per ritrovare la strada di casa.” La bambina si asciugò le lacrime. “Davvero? – bisbigliò – Cosa vuoi fare?” “Fidati. Zitta però, nessuno ci deve sentire.” 7


L’ora del racconto

Si alzò dal letto, indossò la sua giacca di panno e uscì. Fuori la notte era chiara e serena, la luna alta nel cielo illuminava tutto d’argento. Il paesaggio brillava di una luce incantata, sembrava una magia. Häns si sentì accolto da quello splendore, s’incantò a guardare il blu e pregò. MAMMA che vivi di azzurro chiarore mamma che sempre ci mandi il tuo amore seguici ora nel nuovo cammino dacci la mano, a noi resta vicino. È cupo e scuro di notte il bosco fitto di ombre che io non conosco mandaci lucciole con bianche fiammelle e chiara lanterna di luna e di stelle. Ci aspetta un lungo, oscuro cammino oh mamma vegliaci, resta vicino via la paura dagli occhi e dal cuore dall’alto mandaci, mamma, il tuo amore. In quel momento Hänsel vide formarsi una scia di luce, una pioggerella scintillante che scese dall’alto e si adagiò sui sassi bianchi del vialetto. Grazie, mammina! Con il cuore che batteva forte si chinò e cercò di raccogliere quanti più sassi poté, un bacio al cielo, poi via, rapido in casa. La sorellina lo aspettava sveglia, seduta sul letto. “Ecco Gretel – disse lui mostrando le tasche gonfie – siamo salvi, puoi tornare a dormire ora. Il bosco di notte non ci farà più paura. Possiamo tornare a dormire.” Appoggiò la testa sul cuscino e si riaddormentò. La bambina avrebbe voluto sapere di più, ma poiché si fidava molto del fratellino non chiese altro e lo lasciò dormire. 8


Hänsel e Gretel

L’indomani, non erano ancora spuntate le luci dell’aurora che la matrigna era già andata a svegliarli: “Forza, piccoli, giù dal letto! Andremo nel bosco oggi, su su, non perdiamo tempo. Per ognuno un pezzetto di pane, non mangiatelo subito, mi raccomando, cercate di farvelo durare almeno tutta la mattina.” Gretel tese le mani per prendere i due pezzi di pane perché sapeva che il fratello aveva le tasche occupate. La matrigna si fermò, sembrò incantarsi, fissò la bambina negli occhi per un tempo che a lei sembrò interminabile, ma le consegnò entrambi i pezzi di pane. Partirono. Dopo poca strada Hänsel si fermò e si voltò a guardare la casa; lo rifece di lì a poco e nuovamente per altre volte. “Cosa guardi, Hänsel? – chiese il padre – Perché ti volti?” “Saluto il mio gattino bianco che è salito fin sul tetto per salutarmi.” “No, non è il tuo gattino, ti pare? – precisò la matrigna – È il sole del mattino che fa scintillare le pietre del tetto.” In verità Hänsel non aveva salutato il gattino, ma ogni volta aveva lasciato cadere sul sentiero uno dei sassolini bianchi che aveva raccolto la notte precedente e che brillavano come piccoli lumi. Giunti in mezzo al bosco, il padre disse: “Eccoci arrivati, ma è un po’ freddo qui. Bambini, andate a raccogliere rametti come sapete fare bene, poi accenderemo un fuoco e ci riposeremo al caldo.” Hänsel e Gretel obbedirono e radunarono una certa quantità di rametti, poi accesero il fuoco. In breve la fiamma si fece alta. “Ora sì che si sta bene. Bambini, sedetevi qua e aspettateci.” “Perché non restiamo insieme?” – chiese Hänsel fingendo naturalezza. “No – si affrettò a precisare la madre – noi dobbiamo andare a spaccare legna nel bosco. Voi restate qua.” Il padre provò a sorridere. “Tranquilli, torneremo a prendervi dopo il lavoro. Aspettate qui da bravi.” Così partirono. Il padre si voltò più volte a salutare i bambini, 9


L’ora del racconto

essi lo seguirono con lo sguardo finché poterono, poi si sedettero accanto al fuoco. Chiacchierarono un po’ e a mezzogiorno ciascuno mangiò il suo pezzo di pane. Nel bosco risuonavano i colpi delle accette e Gretel disse: “Senti i rami cadere, Häns, vuol dire che i genitori sono ancora nel bosco. Andiamo verso di loro.” “Nostro padre ci ha detto di aspettarli qui e noi faremo così.” Gretel sentì le lacrime salirgli in gola ma non disse nulla. Raccolsero altri rametti per alimentare il fuoco, e si addormentarono. Quando si svegliarono il sole non c’era più e le ombre cominciavano ad allungarsi. Camminarono un po’ intorno alla radura e raccolsero qualche bacca. “Meglio non allontanarci dal fuoco, Gretel, tra poco sarà buio e forse, chissà, magari nostro padre ci ha ripensato e verrà a prenderci…” Le ore passavano, il cielo si tinse di blu e il bosco si riempì di ombre. Del padre e della matrigna nessuna traccia. Gretel cominciò a piangere. “È tutto buio, è tutto buio, come faremo a tornare a casa?” “Aspetta – la tranquillizzò Häns – quando sorgerà la luna, sapremo dove andare.” E così fu. Alla luce della luna i ciottoli s’illuminarono come diamanti. Häns prese Gretel per mano e si avviarono. Un sasso dopo l’altro, camminarono per tutta la notte e solo al mattino giunsero davanti alla loro casa. Bussarono. Quando il padre li vide fu felicissimo e li abbracciò con le lacrime agli occhi. La matrigna, che già era sicura di essersene liberata per sempre, finse contentezza, ma dentro di sé era davvero furibonda. La sua rabbia esplose poco dopo, una sera, quando il pane era venuto nuovamente a mancare. I bambini la udirono sfogarsi con il padre: “Una volta è andata e io non ho detto nulla, ora però basta 10


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L’ora del racconto

davvero! La fame ci ucciderà. I bambini devono tornare nel bosco, non c’è scelta. Li accompagneremo nel punto in cui è più intricato, così che non potranno uscirne!” “No! Le bestie feroci…” “Storie, i bambini sono agili, si arrampicheranno sugli alberi. Se la caveranno.” L’uomo provò a dire che lui avrebbe rinunciato al suo cibo per i figli, ma la moglie gli voltò le spalle, si alzò e uscì sbattendo la porta. Il poveretto, avendo già ceduto una volta, non trovò il coraggio di tirarsi indietro. Hänsel allora si sedette sul letto in attesa che i genitori si addormentassero. Udì la matrigna chiudere a chiave la porta, il leggero russare del padre, poi il silenzio. Allora si alzò, si diresse in punta di piedi alla porta del giardino, ma la trovò chiusa. La chiave non era neppure nella toppa. La cercò intorno con gli occhi. Nulla. A Gretel che gli aveva chiesto dei sassolini disse la verità: “No, sorellina, non ho potuto raccoglierli questa volta, ma non temere, ce la caveremo. Ora dormi tranquilla.” All’alba tutti svegli. La matrigna diede a ognuno un piccolissimo pezzetto di pane, ancora più piccolo della volta precedente. Hänsel adocchiò la porta del giardino e vide che era ancora chiusa. Pensò che avrebbe preso i sassolini non appena fossero usciti, ma la matrigna gli teneva gli occhi talmente incollati addosso che non ci provò nemmeno a chinarsi per raccoglierli. Così, cammin facendo, sbriciolò il suo pezzetto di pane gettando le briciole per terra. “Perché ti fermi anche questa volta, Hänsel? È il tuo gattino?” – chiese il padre. “No, è il mio dolce piccione bianco che vuole dirmi addio. Eccolo là sul tetto…” “Ancora con queste storie! – brontolò Irda – Te l’ho già detto! È il primo sole che brilla sul comignolo.” Hänsel non disse nulla ma continuava a spargere le briciole lungo il sentiero. 12


Hänsel e Gretel

Si inoltrarono nel folto del bosco e giunsero in un punto che non avevano mai visto prima. La matrigna disse loro di accendere un fuoco e di sedersi lì accanto ad aspettarli; sarebbero tornati a prenderli verso sera. A mezzogiorno, poiché Hänsel aveva sbriciolato tutto il suo pane, Gretel divise il suo piccolissimo pezzo con lui. Le ore passavano, e dopo mezzogiorno si fece sera e infine notte, ma dei genitori nemmeno l’ombra. Hänsel lesse ansia negli occhi della sorella e disse: “Non devi preoccuparti, aspettiamo che sorga la luna; la luce illuminerà le briciole e noi troveremo la via di casa.” Sorse la luna alta e chiara. Delle briciole però nessuna traccia. Gli uccellini del bosco se ne erano nutriti. Hänsel non si perse d’animo. “Niente paura, troveremo la strada. Vieni con me, so dove andare.” Ma non fu così. Camminarono e camminarono a lungo nella notte, ma ben presto si persero nel grande bosco, e quando si sedettero per riposare, si addormentarono di colpo per la gran stanchezza e la fame. Il mattino seguente, quando il sole era apparso nel cielo, i bambini ripresero il cammino, finché Gretel disse che era sfinita. “Va bene, Gretel, arriviamo a quella radura e ci riposiamo all’ombra.” “Ho fame – pigolò la bambina – cerchiamo qualcosa da mangiare.” “Qualcosa da mangiare… – pensò Häns – è un bel problema…” Giunti però alla radura, rimasero a bocca aperta. In uno spiazzo fiorito di rose e margherite c’era una casina fatta di biscotti, con il tetto di rosso marzapane, le persiane di croccante di mandorle e i vetri di zucchero trasparente. Sembrava spuntata dal nulla. I bambini erano incantati. “Mai visto niente di simile, sorellina!” “Ma… è tutto vero? Vedi quello che vedo io, Häns? Una casa da mangiare?” “Esattamente, ed è proprio quello che faremo. La mangeremo!” 13


L’ora del racconto

“Io mangerò un pezzo di tetto; tu, Gretel, mangia un pezzo di finestra.” Quando Gretel incominciò a rosicchiare lo zucchero, una voce dall’interno gridò: Cos’è questo rumorino? Forse è un picchio? Un topolino? Chi è entrato nel giardino? Chi sgranocchia, chi rosicchia, chi distrugge? Accipicchia! La mia casa, le mie aiuole, il mio prato di viole poi il tetto, i vetri rotti presi a morsi e a pizzicotti. Chi si aggira nei paraggi? Dei terribili selvaggi? Delle furie, invasori Cavallette e distruttori! Via di qui, andate via Che la casa è solo mia anzi no, restate un poco per scaldarvi c’è un bel fuoco non andate, no restate e mangiate, su, mangiate… D’un tratto la porta di cioccolato si aprì e ne uscì una vecchina tutta rugosa e malferma sulle gambe. I bambini si spaventarono tanto che lasciarono cadere quello che avevano in mano. Ma la donna li rassicurò: “Non temete, cari, venite dentro, siete i benvenuti.” Li prese gentilmente per mano e li condusse nella sua casetta. Servì loro una cena ricca e squisita, a base di latte, miele, frittelle e frutta, poi li condusse in una camera in cui li attendevano due lettini bianchi e morbidi. 14


Hänsel e Gretel

Hänsel e Gretel vi si adagiarono e si addormentarono di colpo. Ma la vecchia era una strega malvagia che attirava i bambini con il trucco della casetta di zucchero e poi li mangiava. Quando un bambino cadeva nella sua trappola, lei lo uccideva e lo cucinava. Quel mattino, prima che i bambini si svegliassero, la strega si alzò e andò ai loro lettini per rimirarli. “Dormono come angioletti ora, ma tra pochi giorni saranno un gustoso pranzetto!” Poi sollevò Hänsel e lo rinchiuse in una gabbia per polli che si trovava in uno spiazzo erboso dietro la casa. Quando il povero bambino si svegliò, si spaventò moltissimo, non capiva dove fosse capitato e nemmeno dove fosse sua sorella. Fece per gridare aiuto ma sentì la voce della vecchia, che non era più dolce e gentile come l’avevano conosciuta il giorno prima. “Alzati da quel letto, pigrona, e vai in cucina a preparare qualcosa di buono per tuo fratello. Ora lui è fuori, chiuso in gabbia, lì dovrà ingrassare, e tu dovrai nutrirlo.” Il bambino capì tutto. Gretel si spaventò e cominciò a piangere, ma la strega la costrinse a obbedire. Così, al povero Hansel che doveva ingrassare venivano preparati ogni giorno cibi prelibati; mentre la bambina doveva accontentarsi di bucce di patate. Quando la vecchia si avvicinava alla gabbia per controllare che le dita di Hänsel fossero ingrassate, il bambino le porgeva un ossicino di pollo. “Ma come sei magro, proprio non c’è verso di farti metter su chili, mica posso mangiarti così magro! Gretel, la colpa è tua, devi portargli più cibo!” La bambina dovette raddoppiare il suo lavoro cucinando senza sosta. Dopo quattro settimane nelle quali Hänsel continuava a sporgere l’ossicino di pollo, la vecchia prese una decisione: “Basta! Grasso o magro che sia, domani cucinerò tuo fratello. Porta l’acqua per la cottura, nel frattempo io impasterò il pane da cuocere nel forno.” Gretel si sentì morire a quelle parole, ma non 15


L’ora del racconto

disse nulla e portò l’acqua che sarebbe servita per cucinare Hänsel. Il mattino seguente, all’alba, la bambina si alzò per accendere il fuoco nel camino e appendervi il paiolo pieno d’acqua. Poco dopo la strega accese il forno per cuocervi il pane. Gretel piangeva in silenzio e pensava che se li avessero divorati le bestie feroci del bosco almeno non sarebbero stati divisi e lei non avrebbe dovuto sopportare la pena di dover preparare qualcosa che serviva alla morte del fratellino. S’inginocchiò e si mise a pregare. Proprio in quel momento la vecchia gridò: “Ehi, dove sei? Vieni subito qui e controlla che il pane sia ben cotto e dorato; i miei occhi sono tanto deboli, non riescono a vedere fin là. Vieni, e se non vedi bene ti spingerò proprio dentro il forno, così potrai controllare meglio.” In verità, il piano della malvagia era di chiuderla dentro il forno per mangiarsela arrosto! Gretel però sospettò qualcosa, giocò d’astuzia e disse: “Non vorrei deluderti, non sono mai entrata in un forno, fammi vedere tu come si fa.” La vecchia sbuffò. “Buona a nulla, guarda e impara!” Si sedette sull’asse del pane e, piegando un ginocchio, s’infilò nel forno. Gretel allora la spinse in fondo, più in fondo possibile, chiuse in fretta la porta e ne bloccò l’apertura. Di lì a poco la vecchia incominciò a gridare che le aprisse, che la togliesse di lì, ma Gretel si tappò le orecchie e scappò lontano. E così a bruciare fu lei, la strega, lei che aveva pensato a quel tremendo progetto e che progettava cose terribili; bruciava la cattiva, vittima della sua perfidia, bruciava perché era malefica e aveva architettato malvagità. Bruciava e nulla poté salvarla. E Gretel, con il cuore finalmente leggero, volò da Hänsel, aprì la porticina della gabbia e gridò: “Vieni, fratellino, sei libero, anzi, siamo liberi!” Allora Hänsel uscì, si avvinghiò alla sorella e pianse di gioia con lei. Poi, vispi come fringuelli, tornarono alla casina di zucchero. 16


Hänsel e Gretel

Entrarono dalla porta di cioccolato e quello che apparve ai loro occhi li lasciò senza parole. Tutta la casetta era piena di monete d’oro, di perle e di pietre preziose, una vera fortuna! I bambini si guardarono negli occhi e sorrisero. “Che bello Hänsel, non soffriremo più la fame, finalmente! Evviva, evviva, prendiamo tutto!” “No – disse Hänsel facendosi serio – non dobbiamo essere avidi, perché l’avidità rende il cuore duro e cattivo. Prenderemo solo quanto ci permetterà di vivere dignitosamente, il resto lo lasciamo dove si trova.” Si riempirono le tasche e lasciarono il resto, poi uscirono dal giardino e si misero in cerca della via di casa. Cercarono il fiume perché Häns era sicuro che la strada giusta era nelle vicinanze del corso d’acqua. Lo cercarono a lungo, senza mai perdere la speranza. Cammina, cammina vi giunsero finalmente, ma ponti non ce n’erano, grossi massi neppure. Come fare ad attraversarlo? A nuoto non sarebbero mai riusciti… Ma la loro mamma, che li proteggeva dal cielo, venne in loro aiuto anche questa volta. Da un cespuglio lungo la riva sgusciò fuori un’anatrina tutta bianca. Gretel la chiamò: Ehi ehi bella anatrina, amica bianca che scivoli nell’acqua e non sei stanca io e mio fratello non sappiamo come fare questo largo fiume dobbiamo attraversare forse è melmoso, forse è profondo ma noi vorremmo tanto tornare al nostro mondo. Bella anatrina, piumette di neve, Ci aiuti a trovare la strada più lieve? A casa vorremmo dal babbo tornare Tu, dolce amica, ci puoi aiutare? L’anatrina che si era fermata ad ascoltare la bambina, riprese a zampettare e si diresse verso di loro. 17


L’ora del racconto

Ecco, vi offro il mio bianco veliero A casa, certo, tornate davvero Venite con me, piccoli amici Vi aspettano ora giorni felici! Prima Gretel e poi Hänsel, abbracciati all’anatra gentile, raggiunsero l’altra parte del fiume. In poco tempo ritrovarono la strada di casa. Ecco la loro casetta in fondo al vialetto di larici. Era pomeriggio inoltrato e il sole inondava ogni cosa con la sua polvere d’oro fino. Tutto sembrava come un tempo! Il padre in giardino stava spaccando legna. Gretel lo chiamò da lontano. L’uomo si fermò di scatto, gettò a terra la scure, alzò il capo e si illuminò. “Bambini! Bambini miei, ma siete davvero voi? Sono l’uomo più felice della terra ora!” I bambini lo raggiunsero correndo, lui allargò le braccia. Si strinsero piangendo in un lungo abbraccio silenzioso. Poi il padre si sciolse gentilmente da loro: “E ora entriamo in casa, così mi raccontate.” Entrarono. “Sapete, Irda è morta di morte naturale e io sono rimasto solo; in fondo al cuore lei non aveva cattiveria però si è pentita per quanto aveva fatto e più di una volta abbiamo pensato di venire a cercarvi, ma c’era sempre il problema di come sfamarvi, perché la povertà non ci ha mai lasciato, quella c’è sempre, anche ora…” Gretel sfiorò la mano del padre. “Ora non sarai più solo, padre, prepareremo qualcosa di buono da mangiare – disse Hansel – e resteremo seduti a farci compagnia.” Il padre chinò il capo, come mortificato. “Sarebbe molto bello, ma non ho che un mazzetto di erbe, radici commestibili e tre castagne secche per la cena, le cose non sono molto diverse da un tempo, come vedete.” 18


Hänsel e Gretel

I suoi figli si scambiarono un’occhiata di intesa. Parlò Häns per primo. “Caro padre, da questo momento in poi, invece, le cose saranno molto diverse. Abbiamo di che vivere sereni per sempre ora e la povertà rimarrà solo un brutto ricordo che svanirà.” Così sul tavolo della cucina i bambini riversarono il contenuto delle loro tasche: monete d’oro, perle e pietre preziose… Il padre sgranò gli occhi per lo stupore. “Ma…? Ma… Cosa significa? Per chi sono? Non ci serve tutta quella ricchezza. Ciò che non è nostro…” “Sono nostri, non temere, e sono per noi. Non sono tanti, giusto quelli che ci servono e ci basteranno. Il destino li ha messi sulla nostra strada, ce li ha fatti incontrare, vero sorellina?” “Sì, è così, non preoccuparti di nulla, sono per noi. Sconfiggeranno la miseria! Un momento, anche questa è per noi…” La bambina mise una mano in tasca e ne trasse una piuma bianca, quella dell’anatrina candida. “Ecco, vedi? La mamma ce l’ha mandata in soccorso, senza di lei il fiume sarebbe stato impraticabile e di certo non ci saremmo incontrati! Ora invece siamo qua, felici e per sempre: tu, Hänsel, io e la mamma. Cosa vogliamo di più?” “Nulla, bambini miei, nulla!” – rispose il padre asciugandosi una lacrima. Fuori le ombre del tramonto cominciavano ad allungarsi e il cielo si colorò di rame. Il padre accese una candela e la mise sulla tavola, tra le castagne, le buone erbe e le radici. I bambini sorrisero. In quel momento la luna, tutta scintillante nei suoi veli argentati, spuntò.

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Fiabe classiche

Cenerentola Charles Perrault

C’era una volta un ricco mercante che viveva con la moglie Diamantina e la figlia Albarosa in una bellissima casa. Nelle stanze piene di sole c’erano lampadari di cristallo, grandi tappeti fatti venire dall’Oriente e morbidi divani di seta dai colori vivaci. Un nido caldo e confortevole in cui la famiglia viveva serenamente, condividendo ogni giorno l’affetto e la gioia di stare insieme. Una vita felice in cui tutto sembrava andare per il meglio, fino al giorno in cui l’adorata moglie si ammalò. Immediatamente il mercante mandò a chiamare i migliori medici del regno e consultò indovini di ogni tipo. Vennero dottori, sapienti, farmacisti e astronomi, vennero persino maghi, saltimbanchi, e addirittura cantastorie, ma nessuno riuscì a trovare un rimedio che potesse guarire la donna. Ognuno dei sapienti provò a prescrivere la sua specialità: chi pillole, chi unguenti, chi infusi d’erbe, chi panni caldi e chi persino aria di montagna. Qualcuno lesse storie antiche e racconti allegri, qualcuno danzò nella stanza, qualcuno fece fluttuare fumi colorati da vasi e alambicchi. Tutto inutile! La salute di Diamantina peggiorava di giorno in giorno e quando la poveretta capì di essere vicina alla fine, parlò così alla figlia: “Continua ad essere buona e obbediente come sei sempre stata, bambina mia, e fa’ tutto quello che tuo padre ti dirà. Con lui accanto non dovrai temere nulla e io ti guarderò dal cielo.” Poi la donna chiuse gli occhi e lasciò il mondo dei vivi. In quel momento Albarosa pensò di morire, abbracciò la mamma e si abbandonò a un pianto dirotto. Si sentiva così sola e disperata! 20


Cenerentola

Passarono i giorni, i mesi, un anno, la vita continuava. Albarosa faceva le cose di sempre, cercando di farle al meglio, ricacciava indietro le lacrime, cercava di non cedere allo sconforto, e quando ripensava alle parole della madre, capiva di non essere sola e la tristezza si sollevava dal suo cuore addolorato. Non così per il padre che non si dava pace, e nonostante volesse molto bene alla sua bambina, si sentiva triste e disperato. Un giorno, dopo tutti quei mesi di solitudine, gli capitò di incontrare a una festa la giovane e bellissima vedova Torvalda. Si fermò a conversare con lei e la invitò a ballare. In quel momento sentì riaccendersi nel cuore una fiammella di speranza, lo interpretò come un messaggio del destino e prese la decisione di sposarsi nuovamente. Da buon padre, preparò la sua bambina con un discorso attento e amorevole. “Va bene, padre mio – commentò Albarosa non senza un certo tremito nella voce – quello che vuoi tu lo voglio anch’io. Ti auguro felicità.”– e non aggiunse altro. La nuova moglie era molto bella, ma egoista, superba, sfacciatamente ambiziosa e cattiva d’animo. Disposta a tutto pur di primeggiare, non esitava a schiacciare chi le stava di fronte. Assai brutte e cattive erano le sue due figlie, Ezzeria e Griselda. Talmente cattive che quando adocchiarono la figlia del mercante, leggiadra e vestita con buon gusto, divorate dall’ invidia, strinsero tra loro un patto malvagio. Decisero che ne avrebbero fatto la loro serva. Giurarono persino. Inizialmente, poiché il mercante vigilava attentamente sulla sua bambina, che amava come la sua stessa vita, si dovettero accontentare di dispetti, risatine e prese in giro. “Non abbiamo fretta” – si dissero. Una volta che l’uomo avesse allentato la sorveglianza, avrebbero mostrato a quella chi comandava veramente nella casa. L’occasione propizia si presentò quando il mercante dovette partire per un viaggio d’affari. L’uomo riunì tutta la famiglia in salotto e raccomandò di restare uniti durante la sua assenza. 21


L’ora del racconto

“In particolare – disse – vi chiedo comprensione e solidarietà nei confronti di Albarosa che ancora soffre per la perdita della sua cara mamma e si ritrova, anche se temporaneamente, senza suo padre.” Le due sorellastre si scambiarono un’occhiata di perfida intesa e, non appena il mercante si fu allontanato, misero in atto il loro terribile piano. “Ehi tu, qui in salotto sul divano non puoi stare – gridò Ezzeria – c’è molto da fare in casa. Prendi questi stracci da lavoro, indossali e datti da fare.” Albarosa non credeva alle sue orecchie. Pensava dapprima che la sorellastra non dicesse sul serio ma si accorse presto che quella diceva la verità quando l’altra aggiunse: “Non guardarci in quel modo! Hai capito benissimo, sarai la nostra serva d’ora in poi e vivrai in cucina, accanto al fuoco. È inteso che ti rivolgerai a nostra madre e a noi e chiamandoci signora e signorine. Chiaro? E ora, vattene, esci di qui!” Torvalda non aggiunse nulla, ma si limitò a ridacchiare. “Vai, bambina cara, vai…” Ricacciando indietro le lacrime e a capo chino, Albarosa lasciò la stanza. Cominciava per lei una vita difficile, fatta di fatiche, umiliazioni e tanti pianti in solitudine tra la cenere del camino. Lei che di quella bella casa era la reginetta, di colpo ne era diventata la serva. Si alzava prima che il gallo cantasse per prendere l’acqua dal pozzo, accendere il fuoco e cucinare per le nuove padrone, le quali – sfaticate! – dormivano fino a tarda ora. Non passava giorno che le tre non la rimproverassero o non la prendessero in giro: “Ragazza, dove sei, dormi? – urlava Ezzeria – Presto, aiutami a scendere dal letto che oggi sono stanchissima! Prestoooo.” “Serva – la scherniva Griselda – dov’è il mio abito rosa? Ti avevo detto di prepararmelo per questa mattina! Buona a nulla!” “Ma, signorina… – provava a dire la povera bambina – me l’avete dato solo ieri sera…” 22


Cenerentola

“E allora? Dovevi stirarlo di notte! Sei una buona a nulla! Lo voglio subito, ora, qui!” La ragazza volava via e si affrettava a eseguire l’ordine con il cuore che le batteva forte forte. A volte la matrigna fingeva di preoccuparsi per lei, ma voleva solo deriderla. “Ehi, come hai trascorso la notte nella tua bella stanza camino? Bene, vero?” “No, male, malissimo” – avrebbe voluto risponderle poiché non c’era più nulla di bene, di buono e di bello da quando nella sua vita erano capitate loro. Solo giorni faticosi e tristi, lavoro, cenere e lacrime. Eppure lei era paziente e sopportava tutto in silenzio, forte del fatto che l’arrivo di suo padre avrebbe sistemato ogni cosa. Era questione di mesi ormai, forse di settimane… non rimaneva che attendere, poi tutto sarebbe cambiato. Quando era tanto triste si accoccolava vicino al fuoco e pensava; i pensieri la portavano al sorriso di sua madre e a quello di suo padre che era in viaggio verso di lei. Allora si sentiva meglio. Vicino al fuoco c’era una tana di topolini bianchi che le si erano affezionati. In cambio della loro presenza affettuosa, lei portava briciole e pezzetti di formaggio. Una sera, poiché fuori il vento fischiava rabbioso e il freddo si faceva tanto sentire, Albarosa divenne ancora più triste, mise tanta legna sul fuoco, si fece più vicina al camino e pianse. In quel momento la fiamma si alzò, si agitò scoppiettando, e sulla parete di mattoni apparve un viso sorridente. La fanciulla indietreggiò. “Non aver paura, piccola, sono la tua fata madrina e sono qui per aiutarti. La tua vita non è stata facile, lo so, ma io ti aiuterò e verrò da te ogni volta che ne avrai bisogno.” Poi il viso sparì e Albarosa, in quel bel calduccio accogliente, si addormentò. Il mattino dopo si sentiva straordinariamente tranquilla, e riuscì persino a sorridere alle sorellastre quando le incontrò per la colazione. 23


L’ora del racconto

“La donna di cenere!” – sghignazzò Griselda. “Ma quanto sei brutta stamattina? – rincarò Ezzeria – Hai dormito nel carbone?” Albarosa non capiva, ma le bastò specchiarsi di sfuggita nell’acqua del secchiello di legno per capire: aveva le guance e il collo completamente sporchi di cenere! Provò a sorridere, ma quelle la zittirono in malo modo. “Cosa c’è da ridere? – l’aggredì Ezzeria – Sei un mostro!” E Griselda non fu da meno: “Ridi ridi, sciocca! Da oggi in poi tu sarai Cenerentola, sì, ti chiamerai così, perché la cenere è il tuo regno triste e buio e lì tu devi restare!” “Pensatela un po’ come vi pare” – mormorò tra sé la fanciulla alla quale la visione della fata madrina aveva donato straordinaria contentezza – “io non mi sento certo di cenere, e nemmeno triste e buia!” Il destino però aveva conservato per Albarosa un altro duro colpo. Il padre, mentre si trovava ancora in viaggio, sì ammalò gravemente e in poco tempo morì senza aver potuto rivedere l’adorata figlia. La matrigna, da donna senza cuore qual era, diede la notizia alla bambina senza curarsi di trovare parole pietose e delicate, le sbatté in faccia la dolorosa realtà passando di sfuggita dalla porta della cucina. “Ehi, tuo padre è morto.” Le sorellastre, dal canto loro, si guardarono bene dal consolarla. Anzi, già l’indomani, sapendola ormai sola, si accanirono ancor più contro di lei, e presero a ordinarle lavori più lunghi e faticosi. Quella stessa notte, però, la buona madrina si materializzò ancora vicino al camino, e consolò la poveretta. “Non piangere, cara, nonostante tutto, tu non sei sola. Da oggi io sarò sempre con te, in qualsiasi momento.” E anche questa volta Albarosa si addormentò più leggera. I giorni passavano faticosi e sempre uguali per lei, mentre le sorellastre poltrivano sui divani e comandavano a bacchetta. “Cenerentola, portami i nastri!” 24


Cenerentola

“Cenerentola, il profumo!” “Lo specchio è impolverato!” “Sul pavimento c’è una goccia d’acqua!” “E sul mio comò c’è un capello!” “Cenerentolaaaaa!” “Cenerentolaaaaa!” Albarosa correva da una stanza all’altra più veloce di una trottola: annodava, lisciava, pettinava, spolverava, cucinava e puliva, puliva, puliva. Mai un attimo di pace, mai una parola che non fosse un ordine, mai una gentilezza! Un bel giorno il figlio del Re diede un gran ballo al quale invitò tutte le persone importanti. La famiglia del ricco mercante, essendo stato lui una persona che contava, fu invitata. Quando il messaggero reale portò l’invito, le figlie della matrigna lanciarono gridolini di gioia. Per giorni e giorni si affaccendarono in preparativi. Correvano da una stanza all’altra agitatissime. L’abito, i capelli, le scarpe, i profumi, tutto doveva essere perfetto! Cenerentola dovette faticare non poco per star dietro ai loro capricci. Niente sembrava andasse bene! Fecero aprire armadi e bauli, ordinarono di lavare e stirare sei abiti a testa, e sottogonne, e nastri e fazzoletti, e borse e borsettine. Ogni giorno la scena si ripeteva. Non c’era angolo della casa che non fosse occupato da abiti, piume, fiocchi, cappelli, guanti e profumi. Una baraonda da non credere e tutti quei preparativi sfinirono la povera bambina che assunse un’aria stanchissima, quasi ammalata. “Guardati! Certo non potresti mai venire al ballo” – ridacchiò un mattino Ezzeria. “Ultimamente hai una faccia da far spavento” – rincarò Griselda. “Magari tu l’avresti anche sperato, vero?” – la stuzzicò la matrigna. Cenerentola taceva e pensava che anche a lei sarebbe tanto piaciuto andare alla festa, ma al momento non osò dire nulla. Solo la sera, prima che la matrigna si ritirasse nella sua stanza, prese coraggio e si decise a parlarle. 25


L’ora del racconto

“Scusate signora madre – cominciò lei con gentilezza – questa mattina avete detto il vero. Anch’io ho sperato di venire al ballo.” La matrigna sgranò gli occhi. Cenerentola si affrettò a precisare: “Non che io osi pensare di sposare il re, questo no, mai, solo mi piacerebbe partecipare al ballo.” “Al ballo? Tu? No, assolutamente no! Non hai un abito adatto e… ci faresti sfigurare.” “Signora madre – riprese lei con straordinario coraggio – ho quello che mi ha lasciato la mia cara mamma, lo tengo in soffitta…” “Ah davvero? Lo tieni nascosto, quindi…” “No no… voi mi avete detto di far sparire tutta la mia roba.” “Non rispondere così, sfacciata! Tu l’hai nascosto, lo so! Fatica sprecata, comunque, perché sarà stato mangiato dalle tarme! Sarà impresentabile, quindi non verrai! Non verrai e basta!” Cenerentola cominciò a piangere sommessamente: “No, no, non è mangiato dalle tarme, io lo guardo ogni giorno e lo spazzolo per togliere la polvere, vi prego, vi prego, signora madre…” “Ah che noiosa! Che lagna insopportabile! – si stizzì la matrigna – Purché tu ti tolga di torno voglio darti una possibilità. Seguimi in cucina!” Albarosa la seguì. Torvalda prese un grosso sacco di lenticchie e le scagliò nella cenere. “Se per domani mattina le avrai raccolte tutte, verrai al ballo. Tutte, non una di meno!” “Grazie grazie – trillò la fanciulla mentre si asciugava le lacrime – entrerò nel salone dopo che voi sarete passate, cercherò di starvi lontana, non vi farò sfigurare, vedrete!” Risatina gelida della matrigna: “Pensa a raccogliere le lenticchie ora. Buonanotte…” Rimasta sola Cenerentola cominciò il lavoro. Si chinò tra la cenere e ne raccolse moltissime, ma più ne raccoglieva e più quelle sembravano aumentare, e quando sentì che l’orologio della torre stava battendo il primo colpo della mezzanotte, cominciò a dubitare della riuscita. 26


Cenerentola

Al terzo colpo era sfinita e dolorante, con la cenere in gola e le mani che le bruciavano da non dire. Lasciò il lavoro, si sedette sconsolata sui mattoni e cominciò a piangere. Fu in quel momento che la fata madrina arrivò. “Le tue lacrime mi hanno chiamata, Albarosa, vieni, alzati, non piangere più.” Con un tocco della sua bacchetta aprì una finestra e chiamò a raccolta colombi e tortorelle che in un tempo rapidissimo pic pic pic raccolsero fino all’ultima lenticchia.” Alla piccola non sembrava vero. “Grazie, grazie mia buona madrina!” “Ora siediti qua e riposa per qualche ora, non puoi andare al ballo con questi occhietti stanchi.” “Al ballo?” Cenerentola non credeva alle sue orecchie, ma si fidò della madrina. Si accoccolò al calduccio del focolare e si addormentò serena. Il gallo non aveva ancora cantato che matrigna e sorellastre si alzarono. La piccola, pur così assonnata, fu costretta a seguirle nei loro agitati preparativi, tra urla di rabbia e pianti nervosi. “Calmatevi, bambine – provò a dire la madre preoccupata per quelle scene isteriche – vi verranno gli occhi rossi e l’aria sciupata!” Niente da fare! Le due continuarono a urlare rabbiose, lanciandosi l’un l’altra insulti e oggetti. Finalmente, dopo un tempo che a Cenerentola sembrò interminabile, le tre furono pronte. Fuori in giardino c’era una carrozza lussuosa fatta venire per l’occasione. Certo non avevano badato a spese quelle! Ad una ad una le gonne fruscianti presero posto sui sedili di broccato e le scarpette di fine raso variopinto sparirono all’interno della vettura. Poi via, nella notte di sogno! Cenerentola rimase a guardare incantata, finché il rumore delle ruote non si perse nella notte. Allora si sentì invadere da una tristezza profonda e rientrò in casa. Lì le sorellastre avevano lasciato una baraonda incredibile, tutto era sottosopra. Come avrebbe potuto 27


L’ora del racconto

fare a sistemare? Raggiunse il camino, raccolse il viso tra le mani e cominciò a piangere. Si sentiva sola, tanto sola! Pensava a sua madre, a suo padre, alla sua condizione di serva, e i singhiozzi la soffocavano quasi, quando un tocco gentile venne a sfiorarla. Sussultò. Cos’era stato? “Voi? Voi… siete qui, cara madrina” – sussurrò la piccola sorridendo. “Sorridi, brava! Non devi disperarti, ma chiamarmi con il pensiero quando sei in difficoltà e io verrò da te. Ti senti tradita, vero? La matrigna si è presa gioco di te e tu vorresti andare al ballo?” “Sì” – rispose la piccola. “Per prima cosa basta lacrime.” Albarosa alzò il viso. “Bene, ora fa’ come ti dico e in quattro e quattr’otto sarai scintillante, pronta per il ballo.” “Per il ballo?” “Sì, ora però datti da fare. Vai nell’orto e portami una zucca matura, la più bella che trovi, poi chiama quei topini bianchi con i quali giocherelli la sera. In giardino, dietro alla fontanella, troverai un topo più grosso, sembra minaccioso ma non devi aver paura, è innocuo. Porta anche lui. Invita anche sei lucertole, le troverai vicino all’aiuola delle fragole, sempre in giardino. Presto, corri!” Cenerentola volò davvero e tornò di lì a poco con tutto quello che le era stato chiesto; non era stato facile convincere il grosso sorcio a seguirla in cucina, ma ci era riuscita e ora quello era lì, tutto impettito, con tanto di baffoni e lunga coda. La madrina allora fece volteggiare nell’aria la sua bacchetta, e la grossa zucca divenne un’elegante carrozza dorata, tutta foderata di seta arancione e sormontata da una corona di cristallo verde. I sei topini vennero tramutati in altrettanti cavalli bianchi, le lucertole in valletti seri ed elegantemente vestiti di verde e il topone si ritrovò cocchiere alla guida della carrozza, agghindato di tutto punto, con panciotto e cappello a cilindro. 28


Cenerentola

Albarosa non credeva ai suoi occhi, ringraziava e ringraziava la madrina a ogni trasformazione. “Il meglio deve ancora venire, bambina mia. Chiudi gli occhi, cara!” La fata prese la bacchetta e nell’aria disegnò un fiore. L’aria si mosse un pochino e Cenerentola avvertì come un frullio d’ali sul capo, poi una musica delicata che la avvolgeva. “Puoi aprire gli occhi, ora.” “Ohhh…!” – La bambina era senza parole! I suoi abiti non erano più i vecchi stracci da sguattera che le avevano gettato addosso le sorellastre, no! Ora lei riluceva in un gonfio abito tutto dorato, stretto in vita da una cintura di diamanti, arricchito da fiocchi rosa sulla gonna e da perle lucenti sul corpetto. Ai piedi scintillavano delicate scarpine di purissimo cristallo! Un abbigliamento così ricco e così raffinato non s’era mai visto! Albarosa abbracciò la madrina, la donna sorrise, la bacchetta parlò: Albarosa, mia cara bambina Ti attende ora la notte turchina Sei buona e bella, tu non sei fatta per il camino e la pignatta Presto, cocchiere, sprona i cavalli Porta la piccola ai lieti balli Sarai guardata, ammirata e invidiata Sarà una notte per te fatata. “Bene, bambina mia – sorrise la fata – puoi chiudere la bocca ora.” Cenerentola eseguì. “Ecco, sei pronta per andare al ballo, ricordati però che prima che l’orologio della torre rintocchi il dodicesimo colpo della notte, dovrai essere qua. Non scordartene, cara, perché a mezzanotte in punto l’incantesimo finirà e tu ti ritroverai con i soliti stracci sporchi di cenere. Siamo intesi?” “Sì, intesi” – soffiò lei baciando e abbracciando la madrina, poi 29


L’ora del racconto

raggiunse il giardino. La splendida carrozza l’accolse e lei volò via nella notte azzurra, seguita da una coda lucente di stelle e stelline. La corsa si fermò davanti all’ingresso del castello, illuminato come fosse giorno. I valletti lucertola accorsero. Non appena Cenerentola mise il piedino fuori dalla carrozza una pioggia scintillante riempì l’aria. A qualcuno sembrò di udire un tintinnio di cristallo. Chi si trovava ancora fuori s’incantò per lo stupore. I paggi del re accorsero in ammirazione e scortarono Albarosa su per lo scalone fino alla grande sala delle danze. Quando entrò, tutti si voltarono, i musicanti smisero di suonare, i balli si interruppero, sorellastre e matrigna ammutolirono. Un brusio di meraviglia riempì il locale. Il vecchio re sgranò gli occhi. Il principe, che si trovava in fondo al salone, la scorse da lontano, la raggiunse in un baleno, e ne rimase esterrefatto. “Voi… voi siete… chi siete? Volete… potete farmi l’onore di danzare con me?” “Sì” – rispose Cenerentola in un soffio. Il principe sembrava confuso. “Sì? Avete detto sì?” “Sì” – ripeté lei. Allora la prese per mano. Danzarono ininterrottamente per tutta la sera. Il figlio del re non aveva occhi che per la fanciulla. Nessun altro cavaliere osò avvicinarsi alla bellissima dama che tutti credevano una principessa. Lei si sentiva straordinariamente felice, e pensava che niente al mondo avrebbe potuto turbarla. Ma l’orologio della torre cominciò a battere i suoi rintocchi e la voce della madrina le bisbigliò dolcemente all’orecchio: Bambina, presto lascia ora i balli Fuori ti attendono cocchio e cavalli Prima che i colpi al campanile Siano dodici, devi fuggire… 30


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L’ora del racconto

Questo era il patto, non ti scordare Tra fuoco e cenere devi tornare. Non esser triste, non c’è ragione Comincia per te una nuova canzone Di vita nuova, libera e piena Di tempo felice, di aria serena Con me al tuo fianco sarai sicura Matrigna e sorelle? Niente paura! Non chiedere altro, non posso dire Ascolta la torre, devi fuggire… E in quel momento, proprio in quel momento, l’orologio della torre batté il primo dei dodici rintocchi. “Oh, no! – Cenerentola si sentì morire! – E ora che mi accadrà? Sono perduta!” Di colpo lasciò la mano del suo cavaliere, e via, più veloce del vento! Fuggì così precipitosamente che una delle meravigliose scarpette di cristallo le sgusciò da un piede e rimase lì, luminosa e solitaria, sullo scalone d’entrata. Sembrava una stella! La fanciulla si girò appena, ma non si curò di tornare a raccoglierla, temeva la fine dell’incantesimo… La raccolse invece il principe che non si era capacitato della fuga della sua ballerina. Si era precipitato immediatamente dietro a lei, ma invano, e già si sentiva perduto per la sua assenza. “Perché è fuggita? Dov’è? Dov’è? Non posso vivere senza di lei…” In lontananza vide la carrozza che, in fondo al viale, usciva di gran carriera dai giardini del castello, cercò di seguirla con gli occhi ma quella sparì. Allora provò una tristezza profonda, dolorosa. La scarpetta lucente era lì nelle sue mani, ma la meravigliosa fanciulla che l’aveva calzata fino a poco prima non c’era più. Si sentì perduto, come avrebbe fatto senza di lei? Nei giorni seguenti girava e rigirava per le stanze del castello in preda a un’inquietudine profonda, niente gli dava pace. Né i magnifici fiori che 32


Cenerentola

ornavano i giardini reali, né le fontanelle d’acqua purissima che chiocciavano tra le aiuole, né il melodioso canto degli uccelletti che svolazzavano tra limoni e mandarini. Nulla. Solo la vista della scarpetta scintillante, che lui custodiva gelosamente, lo rasserenava in parte. La guardava, la accarezzava, e sospirava. Si domandava il perché di quella fuga precipitosa, ma non trovava risposta. Un giorno ebbe un’idea! “Userò la scarpina per… Ma certo, come ho fatto a non pensarci prima?” Andò dal re. “Padre, questa scarpina appartiene alla fanciulla che avete visto ballare con me e io non avrò pace fino a quando non l’avrò ritrovata.” “Capisco… Quella creatura incantevole… Dove si trova ora?” Il principe abbassò il capo. “Non lo so, non ne ho idea, ma io non posso vivere senza di lei, la devo trovare. A tutti i costi!” Il re ci pensò un po’. “Farò portare la scarpina in tutte le case del regno. Troveremo sicuramente la fanciulla.” Così avvenne. Per giorni e giorni i messaggeri del re portarono la scarpetta di cristallo nelle abitazioni dei sudditi, ma della bellissima dama sembrava non esserci traccia. Accadde però che in una delle ultime abitazioni i paggi del re intravidero, nel fondo di una stanza, una figuretta che trafficava svelta vicino al camino. Appariva nera di fumo e spettinata, ma si muoveva con gentilezza ed era pur sempre una fanciulla. “E quella chi è? – s’informò il paggio – Si direbbe una giovane donna…” “Ma chi? – ridacchiò Ezzeria – La regina della cenere?” “Forse un tempo era una giovane donna – rincarò Griselda – ora è un mucchietto di stracci, una povera Cenerentola…” Ma il paggio fu categorico: “Chiamatela, ditele di venire qua.” “Una stracciona così, vi prego! Ci farà sfigurare!” “Ora basta! – incalzò quello – Il re è stato chiaro! Tutte le ragazze devono provare la scarpetta. Tutte senza esclusione!” 33


L’ora del racconto

E così fu. Non appena il paggio porse alla leggiadra fanciulla la scarpetta, il piedino gentile entrò senza difficoltà. “Evviva, le ricerche sono finite!” – si rallegrò il paggio più anziano. “Dunque la principessa fuggita a mezzanotte era proprio lei! – constatò l’altro – Non ci posso credere che la bellissima dama e questa povera servetta relegata tra la cenere siano la stessa persona!” Allo stesso modo incredule erano matrigna e sorellastre. “Infatti non lo sono!” – strillò la matrigna con la voce arrochita dalla rabbia. Avanzò verso Cenerentola facendo l’atto di prenderla per un braccio. “Ferma dove siete! – intimò il paggio anziano – Non sfioratela nemmeno! Cenerentola verrà con noi!” “In qualità di madre e per il bene della mia bambina, mi oppongo.” Il paggio non si scompose. “Seguitemi, cara fanciulla, ho l’ordine di condurvi alla reggia, siete rimasta anche troppo con questa gentaglia.” “Un momento! – tentò di imporsi la donna – Non avete sentito quello che ho detto. Mia figlia resta qui! Non avete sentito? Ehi…” Ma in quel momento, come in un sogno, il principe arrivò. Scese da cavallo, entrò nella casa e rimase immobile. Con aria sognante guardava la fanciulla senza riuscire a proferir parola. Era profondamente incantato. Alla vista del suo compagno di ballo, anche Albarosa rimase muta, ma sorrise. Poi guardò le sorelle e la matrigna e quasi si dispiacque per loro. Erano sconvolte e avevano espressioni tragiche. Il principe pareva una statua. Intervenne allora la buona madrina che con una pioggia di stelline tolse il velo di incantamento dagli occhi del principe. Lui si riebbe. “Voi… siete voi… sì, vi ho ritrovata finalmente, mia magnifica dama! Ora non vi lascerò più, mai più!” La prese gentilmente per mano e le sussurrò: “Resterete sem34


Cenerentola

pre con me, luce della mia vita, sempre con me! Seguitemi…” La matrigna fece un passo avanti e provò ad aprir bocca, ma il paggio anziano la fulminò con lo sguardo. “Zitta ora! Non una parola! La vostra volontà non conta più, ormai. Fatevi in là, per favore, lasciate passare sua maestà.” La donna si morse il labbro, fulminò la figliastra con lo sguardo ma obbedì. Così Cenerentola, tutta avvolta di luce, salì sul cavallo bianco del principe e, come in un sogno, volò con lui verso la reggia. Mentre si lasciava trasportare dal magnifico destriero, andò con il pensiero alla sua adorata mamma e al caro padre che non era più tornato dal lungo viaggio, ma fu un pensiero breve, perché in un batter di ciglia l’agile cavallo era giunto alla reggia. A un suo nitrito, i servitori accorsero e già si stavano chiedendo chi fosse quella fanciulla, magnifica sì, ma vestita di stracci e quasi scalza, quando il principe disse loro: “Lasciate, faccio io.” Ed ecco che Cenerentola, la mano in quella del suo principe, entrò nella reggia. Il vecchio re quando vide la ragazza pensò che suo figlio doveva essere ammattito per condurre a palazzo una povera servetta di quella specie, ma non appena nella sala comparve il paggio che su un cuscino reggeva la scarpetta di cristallo tutto gli fu chiaro. Allora il sovrano si fece incontro alla coppia e sorridendo disse loro: “Tutto è bene quel che finisce bene, cari figli. Oggi per il mio regno è un gran giorno. I miei sudditi avranno una nuova principessa e la discendenza reale sarà assicurata.” Cenerentola ringraziò, fece un inchino al re e guardò il suo principe. Lui la circondò con un amorevole abbraccio. “Sei felice, Albarosa?” “Tanto, tantissimo” – bisbigliò lei. “Presto! – disse allora il sovrano – Si organizzino i festeggiamenti! Presto, si programmi ogni cosa, al più presto celebreremo le nozze! Siete contenti? Ehi, dico a voi… Mi sentite?” 35


L’ora del racconto

No, i due giovani non lo sentivano, se ne stavano abbracciati, persi nel loro magnifico mondo d’affetti in cui non c’era più posto per il dolore, la tristezza, le prepotenze e le umiliazioni. Sorridevano e non pensavano ad altro. Il vecchio re si sistemò la corona sul capo e brontolò: “Valli a capire i giovani! Ah, benedetta gioventù, ai miei tempi sì che…” Poi si interruppe perché la corona sembrava volergli scivolare nuovamente dal capo. Se la risistemò ancora una volta. “Ohi ohi, anche la corona non vuol più stare al suo posto…” Il principe e Albarosa sorrisero, il re li guardò. “Forse è venuto il momento di passarla a qualcun altro. A qualcuno che non si trova molto lontano… Cosa ne pensate?” E ancora una volta i due giovani innamorati sorrisero.

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Titolo

La fiaba è un intrattenimento, un esercizio di fantasia o un incontro formativo-educativo?

Il 27 giugno 2005 l’Unesco ha stabilito che le fiabe dei fratelli Jacob e Whilhem Grimm siano da considerare patrimonio culturale dell’umanità. Le motivazioni addotte sono state le seguenti: “Con la Bibbia di Lutero, rappresentano il libro di cultura tedesca più diffuso nel mondo, la prima sintesi sistematica e la documentazione scientifica della tradizione europea e orientale delle fiabe”. Va anche detto che i fratelli Grimm, sia come scrittori di fiabe originali sia come adattatori (molto celebri le loro riscritture), furono sempre caratterizzati da una vena di sano ottimismo, fatto questo che li portava a propendere, in tutte le loro opere, per il lieto fine; in questo modo, leggerli portava con sé la speranza di un avvenire migliore, fatto certamente non da poco! In Cappuccetto Rosso felice è stata l’idea di introdurre la provvidenziale figura del cacciatore a salvare bambina e nonna, niente finale sanguinario come era stato previsto da Perrault. Al di là di questo, comunque, possiamo dire che l’importanza delle fiabe nella vita di bambini e bambine, ragazzi e ragazze e anche persone adulte, non è cosa da poco. 95


Esse sviluppano negli ascoltatori resistenza emotiva e capacità di sviluppare il pensiero critico. In un ambiente sicuro, qual è quello delle fiabe, che privilegia solitamente una relazione a due, i bambini e le bambine e i ragazzi e le ragazze possono assistere da spettatori a problemi reali, anche impegnativi, spaventosi e densi di pericoli; accompagnati dalle parole del lettore e dal dialogo che ne segue, essi possono “ritornare” con sollievo nella loro zona di comfort (cameretta, classe, biblioteca o ambiente comunque favorevole). Qualcuno sostiene che il mondo è già un’avventura difficile e pertanto i bambini non hanno bisogno di essere messi di fronte a problemi di disagio e sofferenza; gli studiosi di letteratura replicano che proprio per questa “non semplicità” della vita è conveniente che i bambini possano guardare ai problemi reali facendolo attraverso un filtro affettivo, qual è quello della fantasia e della voce narrante. Fondamentale è la redenzione finale, il lieto fine e l’impronta di positività e ottimismo che ciò genera. 96


In proposito le illuminanti parole dello scrittore Gilbert Keith Chesterton: “Le fiabe e le favole non dicono ai bambini che esistono i draghi. I bambini sanno già che esistono i draghi. Le fiabe dicono ai bambini che i draghi possono essere uccisi.” Anche lo sviluppo della fantasia che la frequentazione delle fiabe favorisce è un aspetto importante. Lo scienziato Albert Einstein sostiene: “Quando esamino me stesso e i miei metodi di pensiero, giungo alla conclusione che il dono della fantasia ha significato per me più di qualsiasi talento per il pensiero astratto, positivo”.

Albert Einstein

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La fiammiferaia, Cenerentola e Hänsel e Gretel sono giovani resilienti?

Cenerentola

In questi ultimi tempi la parola resilienza è molto in voga. Viene abbondantemente usata in più ambiti ed è addirittura diventata soggetto di gadget vari, di scritte su capi di abbigliamento e addirittura di tatuaggi tra i giovani. Sicuramente il concetto che essa porta è influente e positivo riconducendo alla capacità che ogni individuo ha di fronteggiare le difficoltà della vita e lo stress che ne consegue, uscendone più forte, più consapevole e quindi vincente; la persona resiliente prende atto delle difficoltà che si trova a vivere, non si abbatte, non abbandona il campo, ma resiste e riorganizza positivamente la “nuova” vita e le proprie abitudini, superando la negatività del momento, anzi, potremmo dire, lavorando all’interno della negatività per trasformarla a suo vantaggio. Così è stato per la piccola fiammiferaia che, rimasta orfana, di fronte alle difficoltà spaventose della sua famiglia, ha continuato a impegnarsi, lavorando al freddo e nelle situazioni più avverse, non abbandonando mai il lavoro che le dava da vivere. 98


Titolo Così per la valorosa Cenerentola, che ha cercato forza e conforto nei frammenti di luce che la vita continuava a spargere sul suo cammino: la sensazione di avere la madre sempre vicina, l’idea gioiosa di rivedere il padre, e quella di intrattenersi con i topolini del focolare la sera. Analogamente Häns, di fronte al terribile piano della matrigna, si è appellato alla sua inventiva e creatività e ha trovato inizialmente la via della salvezza; così come Gretel che, nonostante l’età, attraverso parole sagge, ha saputo piegare una situazione difficilissima a suo vantaggio. Ma nella lingua italiana il significato etimologico qual è? La nostra lingua risale all’origine latina del nome: il verbo resilire, composto da re-salire veniva usato nel significato di salire di nuovo / saltare / rimbalzare /tornare indietro. Da qui il passo è breve. Rimbalzare, tornare indietro fa riferimento al tornare alle condizioni positive che contraddistinguevano il periodo prima dell’evento negativo, delle difficoltà, del disagio.

Hänsel e Gretel

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Rimbalzare rimanda anche all’idea di saltare in modo elastico evitando rotture, fratture, danni pesanti; una promessa di salvezza, insomma. In Italia il nome compare nell’intitolazione del piano politico economico che si farà carico di portare il Paese fuori dalla crisi, attingendo a tutte le risorse nascoste che il periodo di crisi ha messo in luce. Dal punto di vista ecologico anche la Natura, sempre nostra alleata e maestra di vita, sa essere resiliente in certi contesti riparando i danni che l’uomo arreca all’ecosistema... certo non tutti! In metallurgia resilienza è anche la capacità di certi materiali di assorbire l’urto senza rompersi. Dal punto di vista psicologico abbiamo visto essere la capacità che ogni individuo possiede di risollevarsi da difficoltà di vario genere, da traumi, da eventi luttuosi, attingendo alle sue risorse interiori. Tante forme attive. Intelligentemente resiliente è la sapienza del saggio cinese che, di fronte a venti impetuosi e difficili, invita a non alzare muri, ma a costruire mulini a vento!

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Quando il pericolo non è più tanto lontano

Il Segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres si esprime in questi termini a proposito dell’emergenza climatica globale. “Il 2021 è un anno decisivo per affrontare l’emergenza climatica globale. La scienza è chiara: per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi centigradi, dobbiamo ridurre le emissioni globali del 45% entro il 2030 dai livelli del 2010”. “È un allarme rosso per il nostro Pianeta – continua Guterres – i governi non sono neanche lontanamente vicini al livello di ambizione necessario per limitare i cambiamenti climatici a 1,5 gradi e raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi. I principali Paesi, responsabili delle emissioni, devono intensificare gli obiettivi di riduzione delle emissioni per il 2030. Questo deve avvenire prima della Conferenza sul clima delle Nazioni Unite di novembre a Glasgow”. Si evince come il tempo dell’azione sia ormai improcrastinabile. Si deve agire subito, da ora, adottando provvedimenti urgenti. Al di là di quello che i governanti potrebbero mettere in campo, che speriamo avvenga in tempi brevi, ognuno di noi deve cominciare a fare la sua piccola (ma non per questo non preziosa) parte. Come? Nella propria vita, nelle scelte di ogni giorno, nel quotidiano. La fiaba Incantesimo nel bosco è rivelatrice a questo proposito. Le campane blu di Convolvolo annunciano un pericolo imminente, che sa di catastrofe, che sa di buio, il Verdeazzurro signore della Natura parla di fine vicina, ahimè. 101


Ma è sufficiente l’azione del singolo a ridare la speranza, a riaccendere una fiammella di luce. Piccoli comportamenti virtuosi che salvaguardano la natura, piccoli, ma non isolati... Ecco alcune tra le mosse virtuose che anche tu puoi mettere in atto. • Ridurre il consumo di acqua L’acqua è un bene assai prezioso che purtroppo viene sprecato in grande misura nel quotidiano. Cerca, a casa e a scuola di non lasciare scorrere l’acqua del rubinetto troppo a lungo, se non ti serve (quando ti spazzoli i denti, per esempio); usa di preferenza la doccia rispetto alla vasca da bagno e convinci i tuoi genitori a utilizzare lavatrice e lavastoviglie sempre a pieno carico. • Usare meno l’automobile Quando è possibile, non farti accompagnare in auto, prendi i mezzi pubblici o, se le distanze lo permettono, usa la tua bici o vai a piedi. In alcuni comuni italiani è attivato un servizio gestito da adulti e denominato PIEDIBUS che accompagna i bambini a piedi nelle varie scuole. Scegliendo di non usare l’automobile, ne guadagna l’ambiente e la nostra salute. • Non sprecare energia elettrica Ormai sembra proprio che non possiamo più fare a meno di energia elettrica, proprio per questo è importante non abusarne e controllarne l’uso. Stacca la presa degli elettrodomestici quando non li utilizzi e spegni la luce ogni volta che esci da una stanza. Chiedi ai tuoi genitori se in casa sono montate lampadine a risparmio energetico.

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Titolo

• Fare la raccolta differenziata Differenziare i rifiuti, cercando di riciclare il più possibile. Evitare di sprecare materiali, e ancor di più cibo, non usare piatti e posate di plastica, e riutilizzare tutto quello che può essere riutilizzato. • Fare una “spesa pulita e rispettosa” Volendo ridurre il più possibile i rifiuti, soprattutto quelli di plastica, chiedi ai tuoi genitori di usare delle borse di tela per la spesa e, quando possibile, acquistare prodotti sfusi, liberi da voluminosi incarti inquinanti. • Usare la carta riciclata Scegli di usare di preferenza la carta riciclata e non stampare quanto non è proprio necessario. • Ottimizzare il riscaldamento Controlla se il riscaldamento della tua casa è a una temperatura superiore ai 19°; semmai chiedi ai genitori di abbassarlo. • Scegliere detergenti e detersivi ecologici Se i prodotti per la pulizia del corpo e della casa sono detergenti e cosmetici ecobio non contengono sostanze tossiche e ciò è un valido aiuto per l’ambiente. Ricordiamoci che questi gesti, apparentemente piccoli, possono fare più di quanto immaginiamo! 103


UNA VISIONE GLOBALE Obiettivi: Ricostruire il significato globale del testo. Sviluppare un’interpretazione del testo, a partire dal suo contenuto e/o dalla sua forma, andando al di là di una comprensione letterale.

LA TRAMA 1 Completa. Il seguente volume è una ........................ di opere di autori diversi. Ogni opera si chiama ......................................, genere letterario antico che nasce dalla tradizione ................................; essa ha solitamente uno sviluppo medio-breve che porta in scena avvenimenti e personaggi ................................ e magici. Scopo della fiaba è intrattenere piacevolmente, ................................, far sognare, ma non solo. Le fiabe hanno un valore ............................... di relazione tra adulto e bambino che attraverso l’ascolto e il dialogo comincia a riflettere sulla vita, sulle sue dinamiche e sui ..... ........................... delle persone. Le fiabe moderne portano in scena temi ..............................., ma mantengono lo sviluppo e le ................................ propri del genere. moderno • raccolta • fiaba • finalità • comportamenti • attuali • popolare • divertire • fantastici • educativo 2 Inserisci il giusto completamento, scegliendolo tra quelli collocati in tabella e riportati sotto a ogni fiaba.

HÄNSEL E GRETEL In un tempo lontano, al limitare di un bosco, viveva .............................. ......................... . I figli, che si chiamavano .................................................... ................................................................... . La moglie, Irda, sposata dopo che la prima era morta dando alla luce Gretel, ......................................... ....................................... . Di fatto però la famiglia era molto povera, e il taglialegna riusciva a malapena a sfamare consorte e figlioli.

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Così, in un giorno in cui in casa non c’era neppure un tozzo di pane, Irda ............................................................................................................. . I due bambini erano rimasti svegli per la fame, ....................................... ........................................................................... . Gretel pensava che per loro .................................................................. . Hänsel la tranquillizzò dicendo che lui aveva avuto un’idea che li avrebbe salvati. Infatti, durante il tragitto, ............................................... che aveva raccolto la notte precedente. Le ore passavano, il bosco si riempì di ombre. Del padre e della madre nessuna traccia. Seguendo i sassolini camminarono per tutta la notte e al mattino .................................... ........................... . Bussarono. Quando il padre li vide fu felicissimo e li abbracciò con le lacrime agli occhi, ma la matrigna era davvero furibonda e convinse il marito a riportare i bambini nel bosco. Questa volta Hänsel lungo il tragitto sbriciolò un pezzetto di pane, convinto che sarebbe servito per segnare la strada del ritorno, ........................................................................................................................... Il mattino seguente, i bambini ripresero a cercare la via di casa e si imbatterono .......................................................................... i vetri di zucchero trasparente. Sembrava spuntata dal nulla. Affamati com’erano i bambini presero a rosicchiare tetto e finestra, ma una porta ................................................................................................................. . In verità si trattava di una strega e ................................................................ ........................................................ . Hans venne messo in gabbia e Gretel costretta a nutrire forzatamente il fratello perché ingrassasse. .......... ................................................................ , avrebbe mangiato i bambini uno dopo l’altro, cominciando da Häns. Così ............................................................................... . Quando la vecchia si avvicinava alla gabbia per controllare che le dita di Hänsel fossero ingrassate, .......................................................................................................... ........................................ ; per un po’ di mesi, le cose andarono avanti così, ............................................................................... com’era. Ordinò a Gretel di accendere e pulire il forno e alla bambina, .......................... ............................................. . Chiese .................................................................. ............. perché lei non aveva mai pulito un forno in vita sua. Così, quando la strega .............................................. la bambina spinse la malvagia verso le fiamme e chiuse la bocca del forno. Finalmente liberi dalla prigionia, i bambini, aiutati ........................................................ ....................... e abbracciarono il loro amato padre.

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il taglialegna Gustav con i figli e la moglie. in un’incredibile casetta fatta di biscotti, con il tetto di marzapane e ben presto i bambini capirono di essere in trappola. prese la decisione: avrebbero portato i bambini nel bosco e lì li avrebbero lasciati. Il piano della strega era terribile era una donna dura e autoritaria, spesso imbronciata e poco incline al sorriso. Hänsel e Gretel, erano bravi, obbedienti e molto laboriosi. fosse finita e incominciò a singhiozzare. il bambino le porgeva un ossicino di pollo da un’anatrina bianca incontrata lungo il percorso, trovarono la via di casa i bambini organizzarono un piano. giunsero davanti alla loro casa. aveva lasciato cadere sul sentiero dei sassolini bianchi e avevano sentito la conversazione dei genitori. ma gli uccellini le beccarono una dopo l’altra e così i bambini dovettero trascorrere la notte nel bosco. si aprì pian piano e ne uscì una vecchina dall’aspetto dolce che li invitò a restare. tra le lacrime, venne un’idea. alla strega di mostrarle come poteva fare si avvicinò per mostrarglielo ma un brutto giorno la strega si stancò e disse che l’avrebbe mangiato così

CENERENTOLA C’era una volta un ricco mercante che viveva con .................................. .................................................................. in una bellissima casa. Un triste giorno l’adorata moglie si ammalò. L’uomo ............................. ................................................................................................................. e consultò indovini di ogni tipo. Nulla, ahimè! La salute di Diamantina peggiorava di giorno in giorno e la poveretta morì.

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Passarono i giorni, i mesi, un anno, la vita continuava. Albarosa .. ............................................................................................. non essere sola. Il padre invece non si dava pace, e quando dopo molti mesi di solitudine, gli capitò di incontrare ad una festa la giovane e bellissima vedova Torvalda, ............................................................................ ............................... Albarosa augurò al padre felicità. La nuova moglie ................................................................................................. Assai brutte, e cattive le sue due figlie, Ezzeria e Griselda ............................................... ................................................................ divorate dall’ invidia, decisero che ne avrebbero fatto la loro serva. Un giorno il mercante partì per un viaggio d’affari. L’uomo riunì tutta la famiglia in salotto e .................................................. .................................................. assenza. In particolare ................................... ............................................................................ per la perdita della sua cara mamma. Non appena il mercante si fu allontanato, le due misero in atto il loro terribile piano. Dissero a Cenerentola ............................... .................................................................................................................................... Cominciava per la povera bambina una vita difficile, fatta di fatiche, umiliazioni, e tanti pianti in solitudine tra la cenere del camino. Quando era tanto triste si accoccolava vicino al fuoco e pensava; i pensieri la portavano dal sorriso di sua madre e da suo padre che era in viaggio verso di lei. Allora si sentiva meglio. Una sera, poiché fuori il vento fischiava rabbioso e il freddo si faceva tanto sentire, Albarosa per cercare di alleggerire la sua tristezza, mise tanta legna al fuoco e si fece più vicina al camino. In quel momento la fiamma si alzò e sulla parete di mattoni apparve un viso sorridente. L’apparizione .......................................................... ...............................................era lì per aiutarla. Il destino però aveva conservato per Albarosa un altro duro colpo. Il padre, mentre si trovava ancora in viaggio, ........................................................................... .............................................................................................. adorata figlia. Le terribili sorellastre, sapendola ormai sola, si accanirono ancor più contro di lei, e presero a ordinarle lavori lunghi e molto faticosi. Un bel giorno il figlio del Re diede un gran ballo al quale invitò tutte le persone importanti. La famiglia del ricco mercante, ............ .............................................................................................................................. Solo la sera prima che la matrigna si ritirasse nella sua stanza Cenerentola prese coraggio e le chiese di poter andare con loro

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al ballo. ......................................................................................... Cenerentola prego, supplicò e pianse la matrigna ................................................... .............................................. volle darle una possibilità. Così entrò in cucina, prese un grosso sacco di lenticchie e le scagliò nella cenere, dicendole che avrebbe dovuto raccoglierle tutte prima che fosse giorno. Fu in quel momento che la fata madrina arrivò. Con un ...... .............................................................................................. che in un tempo rapidissimo pic pic pic raccolsero fino all’ultima lenticchia. Poi si fece portare una zucca matura, le disse di chiamare i topini bianchi con i quali giocherellava la sera e il grosso topo che circolava in giardino. Chiese di invitare anche sei lucertole, sempre abitanti del giardino. La grossa zucca divenne un’elegante carrozza dorata, tutta foderata di seta arancione e sormontata da una corona di cristallo verde. La bambina era senza parole! ........................................... ................................................................... Ora lei riluceva in un abito tutto dorato, stretto in vita da una cintura di diamanti, arricchito da fiocchi rosa sulla gonna e da perle lucenti sul corpetto. Ai piedi ....... ............................................................................................................................! La fata le raccomandò che prima che l’orologio della torre rintoccasse il dodicesimo colpo della notte, lei doveva essere di ritorno. Quando lei entrò, tutti si voltarono verso di lei, sorellastre e matrigna ammutolirono. Un brusio di meraviglia riempì il locale. Il principe, che si trovava in fondo al salone, la scorse da lontano, la raggiunse in un baleno, e ne rimase esterrefatto. Ballarono a lungo guardandosi negli occhi ma ............................................................................ ......................................................... Fuggì così precipitosamente che una delle meravigliose scarpette di cristallo le sgusciò da un piede e rimase sullo scalone d’entrata. Nei giorni seguenti il principe non si dava pace. Un giorno ebbe un’idea! Avrebbe usato la scarpina per trovare la fanciulla. Per giorni e giorni i messaggeri del re portarono la scarpetta di cristallo nelle abitazioni dei sudditi, ma ...................................................................... ........................................................................................................... Finché un giorno si trovò la ragazza. Non appena il paggio porse alla fanciulla la scarpetta, ........................................................ Il principe pensava di sognare! La fanciulla che tanto aveva desiderato, ora era lì davanti ai suoi occhi.

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Così Cenerentola, ............................................................................... come in un sogno, volò con lui verso la reggia per diventarne la sposa. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22

Talmente cattive che quando adocchiarono la figlia del mercante, leggiadra e vestita con buon gusto, che da quel momento sarebbe stata la loro serva e avrebbe vissuto in cucina, accanto al fuoco. mandò immediatamente a chiamare i migliori medici del regno La donna rispose che no, che le avrebbe fatte sfigurare. I suoi abiti non erano più i vecchi stracci da sguattera che le avevano gettato addosso le sorellastre! la moglie Diamantina e la figlia Albarosa scintillavano delicate scarpine di purissimo cristallo! tocco della sua bacchetta aprì una finestra e chiamò a raccolta colombi e tortorelle chiese comprensione e solidarietà nei confronti di Albarosa che stava ancora soffrendo si ammalò gravemente e in poco tempo morì senza aver potuto rivedere l’ tutta avvolta di luce, salì sul cavallo bianco del principe e, scintillavano delicate scarpine di purissimo cristallo! faceva le cose di sempre e quando ripensava alle parole della madre, capiva di disse sì che era troppo noiosa, ma per toglierla di torno, quando mancava poco alla mezzanotte la fanciulla fuggi come il vento raccomandò di restare uniti durante la sua. essendo stato lui una persona che contava, fu invitata. prese la decisione di sposarsi nuovamente. della bellissima dama sembrava non esserci più alcuna traccia. era molto bella, ma cattiva d’animo. era in carne ed ossa e le disse che era la fata madrina e che il piedino gentile entrò senza difficoltà.

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LA PICCOLA FIAMMIFERAIA Era la notte ................................................................................. Faceva molto freddo. In quel gelo, una povera bambina camminava tutta sola, e a ogni passo sentiva brividi giù per la schiena. L’abito consumato ... .................................................................................................................................. Nessuno però comprava e lei non aveva neppure un soldo da portare a casa, suo padre l’avrebbe certamente picchiata per quello. Quando c’era la mamma, ........................................................... ......................................................................... a bere e aveva perso il lavoro. Fortunatamente c’era la nonna e la bambina si era stretta a lei. Ma un brutto giorno anche la nonna si era ammalata gravemente, ed era morta. La bambina era rimasta completamente sola. Non mangiava da giorni e si sentiva tanto debole. Aveva fame e freddo, molto freddo. ............................................................. fiammiferi. Lo tolse dalla scatola, lo sfregò contro il muro, .................. .................................................................................................................................... .................................................................................................................................... In quello scintillio le sembrò di vedere una grossa stufa di rame con un bel fuoco di legna. Fece per avvicinare i piedini... ma la fiamma si spense e la stufa scomparve........................................................ ..................................................................................................................................... un’elegante tavola apparecchiata con cura. Sulla tovaglia bianca c’erano piatti colmi di cose buonissime. C’era persino un’oca arrosto lucida e fumante che le fece l’occhiolino e si diresse verso di lei. La bambina tese le mani per afferrarla, ma in quell’istante ...... ..................................................................................................................................... ..................................................................................................................................... Accese un terzo fiammifero. Nella luce apparve un magnifico albero pieno di addobbi e di candele. Poi accadde ........................................................................................................... .................................................................................................................................... .................................................................................................................................... Accese un altro fiammifero. Ed ecco che nella luce le apparve la sua amata nonna! Con il filo di voce ........................................................ .................................................................................................................................... Tese le braccia più in alto che poté e chiuse gli occhi e si lasciò trasportare.

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I primi passanti che uscirono di casa il mattino seguente .................... ..................................................................................................................................... ............................................................ alla tristezza della povera bambina. Ma lei ....................................................................................................................... .................................................................................................................................... Mai più triste, né sola, né affamata né infreddolita, mai più! .............. ..................................................................................................................................... in quel posto magnifico nell’alto dei cieli. Lassù c’era la pace e la felicità senza fine. 1

il prodigio. Nello stesso istante, le fiammelle di tutte le candele volarono in alto, sempre più in alto, e si trasformarono in stelle.

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La nonna era venuta a prenderla e l’aveva portata ad incontrare la mamma, lassù

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trovarono il corpicino senza vita della bambina dei fiammiferi e si commossero pensando alla solitudine e

4 che le era rimasto lei le gridò di non lasciarla sola. 5 in quella notte non era stata triste e nemmeno sola! 6

Per dare un po’ di sollievo alle dita congelate, pensò che poteva accendere uno dei suoi

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il fiammifero si spense, la visione scomparve e al suo posto rimase il muro freddo e opaco.

8 di san Silvestro, l’ultima notte dell’anno 9

tutto era diverso, ma quando la mamma era morta, suo padre non aveva resistito al dolore, aveva cominciato

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ed ecco, si accese una fiamma calda e splendente che disegnò un piccolo sole tutto intorno

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la riparava ben poco, lei procedeva nella neve fitta e sperava di vendere qualcuno dei fiammiferi che portava con sé.

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Accese un secondo fiammifero che generò una luce intensa, apparve

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OFFICINA ARIAZZURRINA 3 Individua le sintesi corrette, tra le tre differenti versioni. a) A Boscodeilarici la situazione sta veramente peggiorando. L’uomo continua, incurante del degrado che crea, a usare il Bosco a suo piacimento, senza rispettare nulla. Gli animaletti suoi abitanti sono veramente preoccupati perché hanno saputo che anche nelle valli intorno al loro bosco e in pianura la situazione non è diversa. Madama Volpe e Riccio decidono di andare dal grande Pantarè, il Verdeazzurro signore della Natura. Pantarè li ascolta e concede un periodo di prova nel quale l’uomo dovrà dimostrare di meritarsi la bellezza, i colori e la purezza della Natura; se così non dovesse accadere, una coltre grigia scenderà a coprire tutto. Dopo un primo periodo di incertezza, l’uomo finalmente dà prova di coraggio e amore per la Natura, attraverso l’amore di un bambino per il bosco la cura di una Guardia Forestale per un cucciolo ferito. La Terra è salva! b) A Boscodeilarici la situazione sta veramente peggiorando. L’uomo continua, incurante del degrado che crea, a usare il Bosco a suo piacimento, senza rispettare nulla. Gli animaletti suoi abitanti sono veramente preoccupati perché hanno saputo che anche nelle valli intorno al loro bosco e in pianura la situazione non è diversa. Madama Volpe e Riccio decidono di andare alla Montagnasospesa. Pantarè li ascolta e concede un periodo di prova nel quale l’uomo dovrà dimostrare di meritarsi la bellezza, i colori e la purezza della Natura; se così non dovesse accadere, le campane blu di Convolvolo avvertiranno del pericolo. Dopo un primo periodo di incertezza, l’uomo finalmente dà prova di coraggio e amore per la Natura, attraverso l’amore di un bambino per il verde e la cura di una Guardia Forestale per un cucciolo ferito. La Terra è salva! c) A Boscodeilarici la situazione sta un po’ peggiorando. L’uomo continua, incurante del degrado che crea, a usare il Bosco a suo piacimento, senza rispettare nulla. Gli animaletti suoi abitanti sono veramente preoccupati perché hanno saputo che invece in pianura la situazione è molto diversa. Madama Volpe e Riccio decidono di andare dal grande Pantarè, il Verdeazzurro signore della Natura. Pantarè li ascolta e concede un periodo di prova nel quale gli abitanti della pianura dovranno dimostrare di meritarsi la bellezza, i colori e la purezza della Natura; se così non dovesse accadere, una coltre grigia scenderà a coprire anche la pianura. Dopo un primo periodo di incertezza, l’uomo dà una prova di coraggio liberando tutte le aiuole cittadine dai rifiuti, ma è troppo poco! La pianura non è ancora salva!

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STRUTTURA E CONTENUTI DELLA FIABA 4 Completa la seguente tabella inserendo, per ogni fiaba: a) le diverse parti strutturali delle quali la fiaba è composta b) il ruolo di ogni personaggio o elemento che interviene nella vicenda.

STRUTTURA DELLA FIABA CENER. FIAMM.

HÄNSEL INCANTES. C’È POSTO OFFICINA

SITUAZIONE INIZIALE

ALLONTANAMENTO O PARTENZA

DANNEGGIAMENTO

INTERVENTO DEL DONATORE/TRICE Comparsa di MEZZO MAGICO O ELEMENTI FANTASTICI CONCLUSIONE

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I PERSONAGGI A ogni personaggio, attribuisci almeno tre qualità. Madama Volpe è ........................................................................................................... Riccio è ............................................................................................................................. La Fata dell’Acqua è ..................................................................................................... Pantarè è ......................................................................................................................... Kaleidos è ....................................................................................................................... Severio Quadri è ........................................................................................................... Il signor Bianchis è ....................................................................................................... Erino è ............................................................................................................................... Spino è ............................................................................................................................. Gliss è ................................................................................................................................ Quercino è ....................................................................................................................... Quali sono le qualità che ammiri maggiormente in Madama Volpe? ............................................................................................................................................. ............................................................................................................................................. ............................................................................................................................................. In Kaleidos? ............................................................................................................................................. ............................................................................................................................................. ............................................................................................................................................. E in Erino? ............................................................................................................................................. ............................................................................................................................................. ............................................................................................................................................. Pensi che potresti essere amico di alcuni dei personaggi incontrati? Di quali? ............................................................................................................................................. ............................................................................................................................................. .............................................................................................................................................

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IL RUOLO RUOLO DEI PERSONAGGI CENER. FIAMM.

HÄNSEL INCANTES. C’È POSTO OFFICINA

PROTAGONISTA ANTAGONISTA DONATORE/TRICE del mezzo/i magico/ci MEZZO MAGICO o ELEMENTI FANTASTICI EROE/EROINA

IL LESSICO SPECIFICO • C’era una volta • Come volevasi dimostrare • Aggiungere acqua quanto basta • Da lontano appare un lumicino

• • • •

Cammina cammina Ripetere da * a* E vissero felici e contenti Cuocere a temperatura moderata

Individua il lessico specifico tipico del genere e componi una frase di senso compiuto: • C’era una volta ........................................................................................................ ....................................................................................................................................... • ....................................................................................................................................... ....................................................................................................................................... • ....................................................................................................................................... ....................................................................................................................................... • ....................................................................................................................................... .......................................................................................................................................

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I TEMI Individua le tematiche affrontate dalle fiabe, sottolineandole tra quelle elencate. • La bellezza rasserenante della natura. • L’importanza della solidarietà e dell’apertura nei confronti del prossimo. • Lo straordinario valore del denaro e del possesso privato. - La vita e il comportamento di alcuni animali durante il letargo. • L’esaltazione dell’aggressività vista come mezzo per conquistarsi un posto nel mondo. • La condanna della guerra considerata crudele e sanguinosa. • L’inutilità dell’arte e della Natura nella vita delle persone. • L’inquinamento del suolo, dell’aria e delle acque è un pericolo lontano. • L’importanza dell’attenzione nei confronti dell’ambiente. • I cambiamenti, anche grandi, cominciano con le “piccole” azioni del singolo. • L’inquinamento del suolo, dell’aria e delle acque è un pericolo reale e riguarda il nostro tempo. • La tenacia, il non arrendersi mai, porta a considerevoli risultati.

LO STILE Le fiabe classiche che sono qui raccolte sono rimaste fedeli nel contenuto, ma riscritte con un linguaggio moderno e arricchite con l’inserimento di filastrocche e poesie. Come hai trovato l’adattamento? • Di difficile lettura • Di facile lettura • Non molto semplice in alcuni punti

• Gradevole • Non mi è piaciuto

Le fiabe moderne qui contenute per te sono state .................................... • Di difficile lettura • Di facile lettura • Non molto semplici in alcuni punti

• Gradevoli • Non mi sono piaciute

Conosci altre fiabe moderne? Quali? .............................................................................................................................................. ..............................................................................................................................................

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CAMMIN FACENDO Obiettivi: Individuare informazioni date esplicitamente nel testo. Ricostruire il significato di una parte più o meno estesa del testo. Riconoscere e comprendere il significato letterale e figurato di parole ed espressioni. Riconoscere le relazioni tra parole, i campi semantici. Cogliere le relazioni di coesione logica. 1 Indica, nella colonna laterale di ogni tabella, se le affermazioni contenute sono vere (V) o false (F). Di ogni affermazione che ritieni falsa, spiegane il motivo sul tuo quaderno. CENERENTOLA

V F

C’era una volta un mercante assai povero che viveva con la famiglia in una casa diroccata. Un giorno la moglie del mercante si ammalò gravemente e morì. Anche la figlia del mercante schiacciata da tanto dolore morì. Tempo dopo il mercante si risposò nuovamente con la bellissima Torvalda che aveva due figlie. Matrigna e sorellastre si dimostrarono molto affettuose con Cenerentola. Un giorno il figlio del re annunciò che intendeva scegliersi una sposa e per quel motivo avrebbe dato un ballo. Le sorellastre dissero che non erano interessate all’avvenimento. Cenerentola disse che le avrebbe fatto piacere parteciparvi. La matrigna aiutò Cenerentola a prepararsi per il ballo. La matrigna fa di tutto per impedire a Cenerentola di andare al ballo. In aiuto di Cenerentola interviene la sua fata Madrina che le dona abiti e carrozza. Cenerentola balla con il principe ma allo scoccare della mezzanotte lascia precipitosamente la sala. Fuggendo la fanciulla perde la borsetta. Il principe fa cercare la fanciulla per tutto il regno. Il principe porta Cenerentola sul suo cavallo bianco e la conduce al castello per le nozze.

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LA PICCOLA FIAMMIFERAIA

V F

In una caldissima notte d’estate, una povera bambina camminava tutta sola. La bambina vendeva fiammiferi agli angoli delle strade. I fiammiferi sono un tipo di cibo da passeggio che si consuma per strada. Nessun passante comprava e lei non aveva neppure un soldo da portare a casa, suo padre l’avrebbe certamente picchiata per quello. La mamma era partita per l’America e non era più tornata. Fortunatamente c’era la nonna e la bambina si era stretta a lei. Ma un brutto giorno, dopo una breve malattia, anche la nonna era morta. Quella sera la neve cadeva abbondantemente e le strade erano completamente bianche. Entrò in un caffè per riscaldarsi un po’ e incontrare amici. Per dare un po’ di sollievo alle dita congelate, accese i suoi fiammiferi. Apparvero una tavola imbandita, uno scintillante albero di Natale e, da ultimo, la sua adorata nonna. La nonna allungò le braccia verso la nipotina che tese le braccia più in alto che poté e si affidò all’abbraccio morbido della nonna che la portò su su verso il Paradiso. HÄNSEL E GRETEL In un tempo lontano, al limitare del bosco, viveva la povera famiglia del taglialegna Gustav con i figli e la seconda moglie. La nuova moglie del taglialegna stanca di soffrire la fame decise di portare i bambini nel bosco. Gustav si dichiarò subito del tutto d’accordo. Hänsel però, grazie ai sassolini lasciati cadere lungo il percorso, ritrovò subito la strada di casa. La matrigna, piena di rabbia, riportò i bambini una seconda volta nel bosco e questa volta a nulla servirono le briciole di Häns. Nel bosco i bambini incontrarono una buona fata. Nel bosco i bambini s’imbatterono in una strana casina di dolciumi, cominciarono a cibarsene e vennero fatti prigionieri dalla sua vecchia proprietaria. La donna era una poetessa. I bambini non si liberarono mai da quella prigione e rimasero per sempre con la donna. I bambini riuscirono ad ingannare la vecchina e a tornare dal padre.

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V F


2 Rispondi sul quaderno in modo completo alle seguenti domande. CENERENTOLA • Come affronta la vita Albarosa dopo il grande dolore? E suo padre? • Perché le sorellastre fanno un patto d’intesa a discapito di Albarosa? Riescono nel loro intento? • Perché Albarosa sopporta tutto senza ribellarsi? • Perché la matrigna e le sorellastre le impediscono di andare al ballo? • Perché la Fata Madrina va da lei? Con quali risultati? LA PICCOLA FIAMMIFERAIA • Perché la bambina vagava tutta sola nella fredda notte d’inverno? • Perché suo padre non si occupava di lei? • Perché la bambina “spreca” i suoi fiammiferi? • Perché la nonna la porta con sé? • Perché i passanti sono così dispiaciuti il mattino del primo giorno dell’anno? HÄNSEL E GRETEL • Perché la matrigna non vuole tenere con sè i bambini? E il padre? • Perché Hänsel pensa allo stratagemma dei sassolini e delle briciole? Con quali risultati? • Perché la vecchina li fa prigionieri? • Come e perché la vecchina cade nella trappola di Gretel? • Perché i bambini decidono di tornare a casa? Prendono tutto il denaro? Perché?

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Inserendo il numero appropriato nella prima colonna della seguente tabella, ricostruisci l’ordine con cui le sequenze elencate si susseguono nel testo narrativo. INCANTESIMO NEL BOSCO 3

1

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Anche Madama Volpe è preoccupata, dice che la faccenda sta diventando insopportabile e propone di andare da Pantarè, il Verdeazzurrosignore della Natura. Il Verdeazzurrosignore sa perché i due animaletti sono lì e chiede loro di avere ancora pazienza; dice che presto l’uomo si accorgerà del male che sta facendo alla Terra e allora sicuramente cambierà atteggiamento. Poi la salvezza! Un bambino che porta nel bosco tre pianticelle d’acero trovate nei vasi sul suo balcone e una guardia forestale che restituisce al bosco un cucciolo di capriolo curato. C’era una volta, in una valle tutta verde, un bellissimo bosco di Larici che in ogni stagione mostrava smaglianti colori, ma in autunno dava il meglio di sé accendendosi di tutte le tonalità del sole, dell’oro e dei rubini. La strada che conduce da Pantarè non è né breve né facile da percorrere, ma i due amici si impegnano tanto e ce la fanno. Un po’ discutendo, un po’ sostando giungono alla Grande Montagna Sospesa. Decide di stendere su ogni mare, su ogni foresta, su ogni orizzonte una gran nube scura che nasconda ogni elemento naturale. Dice che rimarrà solo il grigio dell’asfalto e del cemento e l’uomo vivrà nel deserto che ha preparato con le sue mani. Si dichiara molto addolorato per aver dovuto prendere quella decisione, ma aggiunge che non ha potuto fare altrimenti. Lungo il tragitto, i due amici notano con disappunto quante brutte tracce di inciviltà sono state disseminate nel bosco. Oltre ai rifiuti, in alcuni spiazzi erbosi e sotto gli alberi, si notano tristi cerchi neri che indicano il punto in cui qualcuno ha acceso un fuoco! In seguito ad ulteriori lamentele, Pantarè decide che è venuto il momento di radunare il Gran Consiglio del bosco al completo. Emana una convocazione rapida, affidandola alle ali di tutti i venti e il Consiglio ha presto inizio. Pantarè non ha dubbi: l’uomo e la Natura sono troppo importanti l’uno per l’altro e per nessun motivo devono essere divisi. Chiede di far attenzione al suono delle campane sentinella che segnaleranno i massimi momenti di pericolo. Riccio, al ritorno dalla sua gita domenicale, trova davanti alla sua tana ogni sorta d’immondizia. Cartacce, lattine, piatti e bicchieri di plastica, bottiglie e vassoi d’alluminio. Il mucchio era così alto che ne ostruiva addirittura l’ingresso. E in effetti le campane sentinella suonano per tre volte, a significare che la fine di tutto è vicina.


C’È POSTO PER ME? Quella notte però era fredda, molto fredda e il vento di tramontana spingeva soffi gelati dentro la tana. Erino si svegliò colto da brividi e pensò che era meglio mettere qualcosa vicino all’ingresso. Alla fine anche Quercino viene fatto entrare. Il povero ghiro ormai disperava di salvarsi, ma ecco, da lontano, gli era apparso un lumicino. Una tana? Si era fatto coraggio e, un po’ cadendo, un po’ rialzandosi, si era trascinato verso la lucina che brillava.

1

Poi la salvezza! Un bambino che porta nel bosco tre pianticelle d’acero trovate nei vasi sul suo balcone e una guardia forestale che restituisce al bosco un cucciolo di capriolo curato. Dopo un autunno di arancio e oro era arrivato l’inverno tutto bianco e lucente di ghiaccio. La neve copriva strade, prati e giardini come un mantello. Candele di ghiaccio scintillavano sui cornicioni dei tetti e dalle bocche delle fontanelle. Il freddo mordeva, specialmente di notte. Ma la notte non è ancora finita! Colpi di tosse. Fuori dalla tana qualcuno ha bisogno d’aiuto... A quel punto la situazione si sblocca. Il più giovane dei ricci spalanca la porta. Gliss è lì accasciato all’ingresso. Ma fuori dalla tana le cose non andavano altrettanto bene. All’imbrunire aveva cominciato a nevicare fitto e in poco tempo ogni campo e ogni sentiero si era coperto di neve. Camminare risultava difficile. In quella tormenta un povero ghiro si stava trascinando a fatica, a testa bassa cercava di proteggersi gli occhi, ma non vedeva nulla davanti a sé e soprattutto non conosceva la strada. Momenti di panico perché Erino dice di voler chiudere fuori qualcuno, in verità si riferisce solamente al... Poi una voce rabbiosa e sonnolenta dall’interno gli chiede chi sia e da dove venga. E dopo aver ammucchiato altre foglie vicino alla porta d’ingresso, nella tana si creò un bel calduccio. I due cugini si augurarono sonni tranquilli. Gliss viene portato nella tana al caldo. Bussò piano. Una, due, tre volte. Attese. Bussò ancora e poi ancora. Nulla. Niente da fare, dicono i ricci, non c’è posto per i ghiri in quella tana, i ghiri sono stranieri! È Quercino, un topo campagnolo, è fradicio e infreddolito. Gli animali che andavano in letargo avevano da tempo raggiunto le loro tane asciutte. C’erano semi, granelli, nocciole, bacche e piccoli frutti e c’era un bel tepore che faceva dimenticare la brutta stagione; al coperto gli animali si sentivano sicuri e sereni. Anche i ricci Erino e Spino dormivano tranquilli. Di fronte al rifiuto, il ghiro Gliss comincia a singhiozzare disperatamente, poi cade svenuto.

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4

Spiega il significato dei termini posti in grassetto. “Ma quanti vandali sono stati qui ieri? Un esercito sembrerebbe...” .................................................................................................................................... Passò di lì la bella Madama Volpe, tutta avvolta nella sua splendida pelliccia color tramonto. ................................................................................................................................... “Eh … immagino ... – fece lui sognante – quando andiamo?” ................................................................................................................................... “Qui fiorisce tutto in qualsiasi periodo dell’anno, non c’è stagionalità”. ................................................................................................................................... “Scusate, non volevo sembrare irriverente!” ................................................................................................................................... Poi un tuono rotolò nell’aria e lame di lampi tagliarono l’orizzonte. ................................................................................................................................... I denti della tagliola sono solo un brutto ricordo. ................................................................................................................................... Rimasero nell’aria profumi di rosa e d’albicocca e sui visi dei consiglieri un’aria di perplessità. ................................................................................................................................... Non capì se era la pioggia che dava lucciconi ai suoi occhi o altro. ...................................................................................................................................

5

Spiega in modo esauriente il significato delle parole sottolineate. La verità non è mai irriverente, anzi, anche se è non è facile da dire, e da accettare, è meglio di qualsiasi finzione. ................................................................................................................................... Le parole vanno, prendono il volo e questo vi insegni che esse vanno sempre controllate prima di lasciarle libere. ................................................................................................................................... L’uomo? Di fronte all’oro perde del tutto la testa. ................................................................................................................................... “Per aspera ad astra”. ................................................................................................................................... Non capì se era la pioggia che dava lucciconi ai suoi occhi o altro. ...................................................................................................................................

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6

Spiega il significato dei termini posti in grassetto. Potremmo definire questa fiaba una solidalfiaba. .................................................................................................................................... Il freddo mordeva, specialmente di notte. .................................................................................................................................... La pesante porta di legno li avrebbe protetti da ogni intrusione. .................................................................................................................................... Procedeva alla cieca, fermandosi ogni tanto. .................................................................................................................................... “Per carità! Non sei neppure un riccio, cosa vuoi? Non sei dei nostri, con che coraggio osi presentarti?” .................................................................................................................................... Spino però si sentiva in colpa, non poteva starsene tranquillo a letto fingendo di non sapere. ....................................................................................................................................

7

Spiega in modo esauriente il significato delle espressioni sottolineate. Una sensazione di solitudine e di abbandono gli si allargava nell’animo. .................................................................................................................................... Vi arrivò fradicio e ghiacciato, ma essere davanti a una porta gli scaldò il cuore. .................................................................................................................................... “Tale e quale alla cicala, tu! Comodo, eh? Perché non ti sei preparato la tana come noi?” .................................................................................................................................... Erino con il suo vocione da finto cattivo stava dicendo: .................................................................................................................................... Si avvicinò alla porta e senza chiedere informazioni la aprì. ....................................................................................................................................

8

Spiega il significato dei termini posti in grassetto. Ecco il nostro gioiello, il trionfo sul passato contadino rozzo e mortificante. .................................................................................................................................... Solo qualche raro ciuffo d’erba riusciva di tanto in tanto a farsi tenacemente strada sbucando dall’asfalto. ....................................................................................................................................

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Alcuni ragazzi vi avevano creato laboratori di origami e di scrittura poetica. .................................................................................................................................... Colorata e ammiccante come un sentiero di luce. In un cortiletto interno, avesse osato smantellare il cemento. .................................................................................................................................... Per essere più sicuri aggiungiamo un tocco di modernità che li farà contenti. .................................................................................................................................... Così che il taglio nel suo insieme rimandava l’immagine di un grande arcobaleno. .................................................................................................................................... 9

Spiega in modo esauriente il significato delle espressioni sottolineate. Qualcun altro però non taceva, si lamentava apertamente e chiedeva consensi. .................................................................................................................................... “Abbiamo scelto il vostro bene, il massimo, vi abbiamo anche alleggerito dal peso della decisione, perché di fatto non avete scelta, dovete solo fidarvi e lasciare l’arretratezza delle vostre case!” .................................................................................................................................... Ai suoi lati, il negozio dei depuratori all’azoto e ai sali d’ammonio per l’acqua domestica, e quello dei detersivi che rendono il bucato splendente di luce artificiale sembrarono improvvisamente tristi e soffocanti. .................................................................................................................................... La nonna di Nina apprezzò la tenda, disse che si sentiva in compagnia di un pezzetto di cielo e si sentì più serena e meno isolata. .................................................................................................................................... Ciò che Kaleidos stava mettendo in moto nella grigia Urbetta era davvero prodigioso. I non rassegnati potevano avere una speranza … ....................................................................................................................................

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10 Commenta liberamente (sul quaderno) riferendo il tuo

pensiero, le tue letture e le tue esperienze personali in proposito. a) Un’amicizia è cosa sempre preziosa, la compagnia di un altro è sempre ricchezza, indipendentemente da tutto. Gli amici non si valutano per il loro ruolo nel mondo, o per la loro furberia, si accolgono per quello che portano, cioè se stessi. La vera povertà è la solitudine, caro! b) Noi abbiamo bisogno della Natura, è vero, ma lei per mantenersi sana, accogliente e materna ha assolutamente bisogno di noi, del nostro modo di fare corretto e del nostro rispetto. c) Ci sono diversi modi di guardare la realtà: sopra, sotto, davanti, dietro, tutti ugualmente validi, inoltre il cambio di prospettiva è ricchezza perché aumenta e arricchisce la nostra conoscenza. Non tutto è come sembra a prima vista, dietro l’apparenza, spesso c’è una realtà del tutto diversa.

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DIVENTA SCRITTORE Obiettivi: Sviluppare la competenza di scrittura attraverso attività di rielaborazione e di scrittura creativa In questa sezione troverai proposte di scrittura creativa o rielaborazione. Sviluppa in modo creativo i seguenti spunti. CENERENTOLA • Il padre di Cenerentola torna dal viaggio e scopre la figlia in cucina a fare la serva. • La Fata Madrina punisce la cattiveria delle sorellastre. • Accortasi di aver perso la scarpina durante la fuga di mezzanotte, Cenerentola torna sui suoi passi per riprenderla. LA PICCOLA FIAMMIFERAIA • Loschi individui vorrebbero impadronirsi dei fiammiferi della bambina, ma… • La tavola imbandita permette alla piccola di accostarsi. • Dialogo tra la nonna e la bambina. HÄNSEL E GRETEL • Lungo il tragitto i sassolini bianchi mettono radici e si trasformano in… che… • Morta la strega i bambini tornano alla casina di marzapane e… • Dialogo tra un gufetto del bosco e i bambini. INCANTESIMO • C’è una porta minuscola alla base di un grande platano, Riccio prova ad entrarvi. • Alcuni ragazzi di città organizzano una passeggiata ecologica finalizzata a ripulire il bosco. • Dialogo tra Pantarè e il colibrì.

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C’È POSTO PER ME • I ricci Erino e Spino lasciano la tana per andare in cerca di mele. • Spino prepara un cartello che invita chi è in difficoltà a bussare alla loro tana. • Prima di riaddormentarsi, essendo in quattro nella tana, gli animaletti possono raccontarsi quattro brevi fiabe della Buonanotte. OFFICINA ARIAZZURRINA • Panico a Urbetta. Ogni pomeriggio in cielo “fioriscono” i colori. • Kaleidos compone una breve ballata sulla bellezza dei colori, della poesia e del verde in città. • Proponi altre 3 “magie” simili a quelle che Kaleidos ha già donato agli abitanti di Urbetta. Utilizzando ognuna delle frasi tipiche del genere, componi un periodo fiabesco di almeno 10 righe: • • • •

C’era una volta Da lontano appare un lumicino Cammina cammina E vissero felici e contenti

• C’era una volta......................................................................................................... ....................................................................................................................................... • ....................................................................................................................................... ....................................................................................................................................... • ....................................................................................................................................... ....................................................................................................................................... • ....................................................................................................................................... .......................................................................................................................................

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I GRANDI CLASSICI

ORA E POI

G. Boccaccio Decameron Amori, duelli, magie. L’epica medievale a cura di A. Cristofori M. Shelley Frankenstein B. Stoker Dracula A. Mazzaferro La storia di Odisseo F.H. Burnett Il giardino segreto M. Maggi Enea D. Alighieri La Divina Commedia A. Manzoni I Promessi Sposi M. de Cervantes Don Chisciotte W. Shakespeare Le più belle opere raccontate ai ragazzi E. Salgari Sandokan J. London Il richiamo della foresta J. Verne Ventimila leghe sotto i mari M. Twain Le avventure di Tom Sawyer A. de Saint-Exupéry Il piccolo principe L. Pirandello Novelle scelte L’ira di Achille a cura di M. Maggi R.L. Stevenson L’isola del tesoro Vamba Il giornalino di Gian Burrasca G. Verga I Malavoglia L. Ariosto Orlando furioso F. Sarcuno Mitica Grecia C. Goldoni Pazzi per le vacanze Boccaccio e altri autori Novelle comiche e di beffa A. Dumas Robin Hood F. Molnár I ragazzi della via Pál Il diario di Anna Frank a cura di M. Maggi Le Metamorfosi a cura di M. Giuliani A. Cristofori, D. Vitulano Il cerchio mitico H. Melville Moby Dick

La Seconda Guerra Mondiale a cura di M.C. Sampaolesi Carte da lettera a cura di V. M. Nicolosi R. Melchiorre Sulle tracce di Gandhi F. Piccini, S. Savini Sotto il segno della bilancia G. Di Vita Onde - Uomini in viaggio G. Di Vita Alya e Dirar G. Di Vita Il Muro M. Maggi Quando si aprirono le porte M. Maggi E il vento si fermò ad Auschwitz E. Colonnesi, S. Galligani Storia di Zhang E. Colonnesi, S. Galligani Viaggio a Kabul C. Scarpelli Il bullo innamorato F. Sarcuno Il diario di Edo R. Melchiorre Madiba M. Papeschi Sulle tracce della Grande Guerra A. di Prisco Il poeta favoloso M. Strianese Il domatore di libri M. Giannattasio Trappola nella rete R. Melchiorre Il ragazzo di Capaci C. Scarpelli Mi piace R. Melchiorre Il diario segreto di Leonardo M. Giannattasio Chi vuol esser lieto sia R. Melchiorre Il bosco di Sofia M. Castagna Grosso guaio a Cinecittà World P. Palliccia, E. Cordioli, D. Conati Petrarca. Il poeta incoronato R. Melchiorre Dante Alighieri. Il racconto di una vita M. Giannattasio E più bello sarà l’arcobaleno

RACCONTI D’AUTORE Favole di ieri, di oggi, di sempre a cura di M. Maggi E.A. Poe Racconti di paura C. Dickens Canto di Natale R.L. Stevenson Dr Jekyll e Mr Hyde G. Verga Rosso Malpelo J.K. Jerome Storie di fantasmi per il dopocena O. Wilde Il fantasma di Canterville A.C. Doyle Le avventure di Sherlock Holmes La rosa rossa a cura di M. Giuliani Mistero e paura a cura di M.C. Sampaolesi Il filo di Arianna a cura di M. Giuliani M. Maggi L’ora del racconto

NON SOLO LETTERE M. Carpineti Un occhio nello spazio A. Cristofori Viva Verdi P. Ercolini Il valzer del bosco M. Papeschi, S. Azzolari 1848 L. Corvatta Una missione speciale A. Sòcrati L’uovo cosmico

ATTUALMENTE G. Di Vita Costituzione e legalità. La convivenza civile come arricchimento e libertà V. Giuliani E tu? Percorsi di cittadinanza attiva per comprendere il nostro tempo S. Lisi, C. Piccinini, F. Senigagliesi Sguardo sul mondo. Problematiche di attualità e spunti di riflessione R. Melchiorre Storie di oggi. L’attualità raccontata ai ragazzi L. Pagliari Cyberbullismo. Le storie vere di chi lo ha sconfitto M. Sboarina Guarda lontano


La collana è rivolta ai ragazzi che si accostano per la prima volta alla filosofia. Una disciplina che insegna a pensare con la propria testa e a porsi in maniera critica nei confronti di ciò che si studia e apprende. Attraverso il racconto delle vite dei filosofi, i giovani lettori conosceranno le origini del pensiero e affronteranno in maniera divertente i grandi temi che l’uomo si è sempre posto durante il suo cammino di scoperta del mondo.

Gli inventori del Pensiero

Gli inventori del Pensiero

Armando Massarenti

SOCRATE

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QUELL’ADORABILE ROMPISCATOLE

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Questo volume sprovvisto del talloncino a fianco è da considerarsi campione gratuito fuori commercio.

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Armando Massarenti, filosofo e giornalista, oltre a occuparsi per i bambini degli “Inventori del pensiero”, ha scritto tanti libri, C’era un tra cui Il lancio del nano, Istruzioni per rendersi felici e Metti l’amore Si chia a volta un bambi mava sopra ogni cosa. no F

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Per capire come la pensava Socrate, il grande filosofo vissuto ad Atene tra il 470 e il 399 a.C., bisogna capire che tipo fosse. Bello non era e si lavava anche poco, ma soprattutto, per tutta la sua lunga vita, non ha mai smesso di fare domande mettendo in difficoltà le persone che incontrava. Era insomma un “rompiscatole” e questo gli costò molto caro. In realtà era un grande, simpatico, a tratti adorabile rompiscatole, perché le sue domande, per quanto fastidiose, avevano un unico scopo: quello di scoprire qual è il bene per sé e per tutti gli uomini.

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