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i minerali tossici
La contaminazione ambientale: i minerali tossici
Alcuni minerali, come piombo e mercurio, sono tossici per il nostro organismo e purtroppo possono essere presenti negli alimenti a causa di contaminazioni ambientali dovute agli scarichi industriali. Questi minerali sono definiti infatti anche contaminanti ambientali. L’EFSA ha definito dei limiti di concentrazione di questi minerali negli alimenti e dei livelli massimi di ingestione.
Il piombo (Pb)
Il piombo è un minerale tossico il cui apporto settimanale non deve superare i 0,025 mg per chilogrammo di peso corporeo. Tuttavia esso può essere presente in quantità nocive nel cibo o nell’acqua per varie ragioni: essendo impiegato nell’industria, e quindi diffuso nell’ambiente, può arrivare all’uomo attraverso la catena alimentare e le vie respiratorie. Infatti: • può essere presente nelle tubature di acquedotti obsoleti; • può essere rilasciato dalle vernici utilizzate per decorare i piatti, in particolar modo quelli artigianali, se sono aggiunti aceto o limone (sostanze acide) che ne favoriscono il rilascio.
Dagli anni Settanta del XX secolo, in Europa sono state adottate misure per regolamentare i livelli di piombo nella benzina, nelle vernici, nelle lattine per alimenti e nelle tubature, ottenendo un notevole risultato nella riduzione dell’esposizione. Restano tuttavia alcune preoccupazioni dovute al fatto che il piombo può entrare nella catena alimentare. Particolarmente vulnerabili al piombo sono il feto e il neonato. Se la dieta di una donna in gravidanza o in allattamento è contaminata da piombo, il feto o il neonato subiscono gravi danni al sistema nervoso, poiché il piombo riesce sia a superare la barriera placentale sia a passare nel latte materno. Talvolta il piombo può oltrepassare la barriera ematoencefalica, influenzando negativamente lo sviluppo mentale e provocando sia una riduzione del quoziente intellettivo, sia una più grave encefalopatia conclamata.
Il mercurio (Hg)
Il mercurio minerale è un residuo industriale ed è ingerito dall’uomo attraverso il consumo di alcuni pesci che, una volta assunto, lo trasformano in metilmercurio. Quasi tutti i pesci contengono piccolissime quantità di questo minerale, che si accumula però nei pesci di grossa taglia (quelli che si nutrono di altri pesci) e che vivono più a lungo (pesce spada, sgombro, tonno, squalo). La quantità massima di mercurio ammessa nel pesce fresco è di 0,7 mg/kg, come stabilito dalla normativa europea e italiana. Il consiglio è quindi di limitare il consumo di questi pesci, sconsigliandolo del tutto alle donne in gravidanza o in allattamento e ai bambini di età inferiore a 3 anni.